Scontro fra poteri (Atti 4: 5-12)

Domenica 25 Aprile 2021 – Quarta domenica di Pasqua

Letture bibliche: Salmo 23; Atti 4:5-12; 1 Giovanni 3:16-24; Giovanni 10:11-18

La storia di questo mondo è stata e rimane una lotta di potere fra gruppi e nazioni che si scontrano fra di loro per il predominio sul mondo. Coltivano grandi ambizioni e per realizzarle fanno uso di astuzia, inganno, menzogne e forza bruta. Re, presidenti, duci, partiti e leader politici, espressioni di ideologie e religioni (comprese versioni corrotte di cristianesimo), imprese commerciali comprese, si alternano in questa lotta, creando i loro proprii imperi e sbaragliando senza scrupoli i loro avversari.

Grazie a Dio, questi imperi, spesso dopo aver fatto immani danni al costo della vita di milioni di persone, cadono tutti l’uno dopo l’altro nelle loro contraddizioni rivelando “i loro piedi d’argilla”. L’immagine dei “piedi di argilla” proviene dalla Bibbia, nel libro del profeta Daniele. Il grande imperatore Nebukadnetsar sogna una notte un’enorme statua fatta di materiali diversi ma, appunto, con i piedi d’argilla. Non solo: una piccola pietra colpisce quella statua e tutto cade a terra frantumandosi. Daniele interpreta quel sogno dicendo che quell’enorme statua rappresenta gli imperi che si susseguono in questo mondo. Gli dice: “Mentre stavi guardando, una pietra si staccò, ma non per mano d’uomo, e colpì l’immagine sui suoi piedi di ferro e d’argilla e li frantumò. Allora il ferro, l’argilla, il bronzo, l’argento e l’oro furono frantumati insieme e diventarono come la pula sulle aie d’estate; il vento li portò via e di essi non si trovò più alcuna traccia” (Daniele 2:34-35).  

Che cos’è che fa cadere a terra questa statua frantumandosi del tutto? Nella Bibbia questa pietra rappresenta il Signore e Salvatore Gesù Cristo che, con una potenza diversa, sconosciuta a questo mondo, non di provenienza umana, sfida e fa cadere anche gli imperi più pretenziosi.

Quando i primi discepoli di Gesù, dopo la Sua risurrezione, ricevono lo Spirito Santo promesso, ricevono una forza straordinaria che dà loro un coraggio inaudito tanto da permettere loro, in nome di Gesù, di sconfiggere il male e di annunciare al mondo con determinazione l’Evangelo di Gesù Cristo. Questo li porta ad una franchezza che non avrebbero mai immaginato di poter avere con la quale sfidano le autorità che vorrebbero impedirglielo. Troviamo questo nel testo biblico che consideriamo quest’oggi, tratto dal libro degli Atti degli Apostoli al capitolo 4. Ascoltiamolo.

“Il giorno dopo i capi, gli anziani e gli scribi si radunarono in Gerusalemme,  insieme con Anna, sommo sacerdote, e con Caiafa, Giovanni, Alessandro e tutti quelli che appartenevano alla parentela dei sommi sacerdoti. E, fatti comparire là in mezzo Pietro e Giovanni, domandarono loro: «Con quale potere o in nome di chi avete fatto questo?». Allora Pietro, ripieno di Spirito Santo, disse loro: «Capi del popolo e anziani d’Israele, se oggi noi siamo giudicati intorno ad un beneficio fatto a un uomo infermo, per sapere come egli è stato guarito, sia noto a tutti voi e a tutto il popolo d’Israele che ciò è stato fatto nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti; in virtù di lui compare davanti a voi quest’uomo completamente guarito. Questi è la pietra che è stata da voi edificatori rigettata e che è divenuta la testata d’angolo. E in nessun altro vi è la salvezza, poiché non c’è alcun altro nome sotto il cielo che sia dato agli uomini, per mezzo del quale dobbiamo essere salvati»” (Atti 4: 5-12).

Il contesto di questo brano inizia con Atti 3, dove Pietro e Giovanni vanno al tempio di Gerusalemme nell’ora della preghiera. Incontrano un uomo zoppo fin dalla nascita. Gli amici  erano soliti portare l’uomo all’ingresso del tempio dove questi avrebbe chiesto l’elemosina: non aveva, infatti, altre risorse per vivere se non la solidarietà dei fratelli in fede. L’uomo pensa che Pietro e Giovanni gli avrebbero dato l’elemosina. Invece, Pietro, invece, gli dice: “Io non ho né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, alzati e cammina!” (3:6). Pietro così lo aiuta a rialzarsi e l’uomo comincia a “camminare, saltare e lodare Dio” (3:8). Questo avviene sotto gli occhi di tutti i fedeli. Mettere in grado di provvedere a sé stessi è infatti meglio dell’assistenzialismo! Quindi Luca ci riferisce come lo zoppo che era stato guarito si tenesse stretto a Pietro e Giovanni  e tutto il popolo attònito accorre verso di loro (3:11). In risposta allo stupore della folla, Pietro fa a tutti loro un discorso simile a quello che già aveva fatto a Pentecoste: un appello al ravvedimento ed alla fede in Cristo come Signore e Salvatore. Migliaia di persone accolgono questo messaggio. Che avviene dopo?

 1. In nome di chi? (5-7) 

“Il giorno dopo i capi, gli anziani e gli scribi si radunarono in Gerusalemme,  insieme con Anna, sommo sacerdote, e con Caiafa, Giovanni, Alessandro e tutti quelli che appartenevano alla parentela dei sommi sacerdoti. E, fatti comparire là in mezzo Pietro e Giovanni, domandarono loro: «Con quale potere o in nome di chi avete fatto questo?»“.

Questi “capi” (archontas) non erano autorità civili come Erode, ma autorità religiose, come il sommo sacerdote. Gli anziani (presbiteri) erano rappresentanti della comunità incaricati di responsabilità amministrative e giudiziarie. Gli scribi (grammateis) erano studiosi del diritto ebraico che avevano il compito di determinare come applicare la legge in situazioni specifiche. Questi tre gruppi costituivano la struttura di potere ebraica: il Sinedrio nazionale a Gerusalemme, l’autorità suprema responsabile  della vita religiosa del popolo ebraico. Contava 71 membri, tratti dall’élite religiosa della nazione. Comprendeva molti del partito dei sadducei (inclusi sacerdoti) e dei farisei (molti dei quali erano scribi). Avevano un potere che asserivano gelosamente e difendevano l’ortodossia stabilita. Per questo consideravano il movimento cristiano come pericoloso ed eversivo. Erano allarmati per il successo che questo continuava ad avere fra la popolazione. La soppressione di Gesù di Nazareth non aveva affatto fatto cessare la sua diffusione, anzi. Il potere del nome di Gesù era molto più grande di quanto avessero creduto.

Il Sinedrio si era riunito in semicerchio. Le persone che comparivano davanti al tribunale sarebbero state al centro. Tutto è progettato per intimidire coloro che si presentano davanti al Consiglio. I membri del Consiglio sarebbero seduti, probabilmente in posti elevati. Le persone esaminate sarebbero rimaste in piedi. I membri del consiglio sono ricchi, potenti e acculturati. Luca ci dice che Pietro e Giovanni, al contrario, erano “uomini incolti e ignoranti” (4:13), letteralmente “idioti” che sembrano però avere un potere stupefacente. Chiedono loro: “Con quale potere o in nome di chi avete fatto questo?”. I capi della nazione erano una casta amante della loro legalità: tutto doveva essere da loro autorizzato.

Vogliono sapere chi ha dato agli apostoli l’autorità di “fare questo” – una frase ambigua. Potrebbe voler dire chi ha dato agli apostoli l’autorità di guarire quello zoppo, e questa è l’interpretazione che Pietro attribuirà alla loro domanda nella sua risposta (v. 9). Tuttavia, Luca ci ha già informato che la loro vera preoccupazione non era la guarigione dello zoppo, ma la predicazione che affermava “in Gesù la risurrezione dai morti” (v. 2). Giuseppe Flavio ci dice che i farisei credevano nella risurrezione, ma i sadducei (che costituivano la maggior parte del sacerdozio e del Sinedrio) no. Era pure una questione di potere fra di loro. Nella maggior parte dei casi, i litiganti avrebbero fornito il nome di un’autorità che li aveva autorizzati o avrebbero riconosciuto di agire senza autorizzazione. La formulazione stessa di questa domanda offre a Pietro una meravigliosa opportunità di parlare del potere di Gesù, del potere che gli apostoli hanno avuto il privilegio di esercitare (guarire lo zoppo) mentre agivano nel nome di Gesù. Nel suo discorso alla folla Pietro aveva già corretto l’impressione della folla che fosse il potere degli apostoli a guarire l’uomo (3:12). Aveva chiarito: “E per la fede nel nome di Gesù, quest’uomo che voi vedete e conoscete è stato fortificato dal suo nome; e la fede, che si ha per mezzo suo, gli ha dato la completa guarigione delle membra, in presenza di tutti voi” (3:16). Ma andiamo avanti.

2. Nel nome di Gesù Cristo il Nazareno (8-10) 

“Allora Pietro, ripieno di Spirito Santo, disse loro: «Capi del popolo e anziani d’Israele, se oggi noi siamo giudicati intorno ad un beneficio fatto a un uomo infermo, per sapere come egli è stato guarito, sia noto a tutti voi e a tutto il popolo d’Israele che ciò è stato fatto nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti; in virtù di lui compare davanti a voi quest’uomo completamente guarito”.

Pietro così prende la parola come portavoce degli apostoli. E’ “pieno di Spirito Santo” secondo la promessa che aveva loro fatto Gesù e realizzata nel giorno di Pentecoste. Questo ci rammenta che gli apostoli stanno operando non per il loro potere ma per il potere di Dio. Pietro inizia il suo discorso rispettosamente, riconoscendo il consiglio in modo formale: “Capi del popolo e anziani d’Israele”. Non nega che l’autorità di un paese abbia un ruolo legittimo da svolgere. Questi governanti e anziani sono persone potenti, persone che hanno il potere di creare o distruggere la chiesa nascente, o almeno così sembrerebbe.

Pietro dice: “Oggi noi siamo giudicati intorno ad un beneficio fatto a un uomo infermo, per sapere come egli è stato guarito”. Come già notato, la principale preoccupazione del consiglio non era la guarigione dell’uomo, ma la predicazione, per loro insensata e sviante  “in Gesù la risurrezione dai morti” (v. 2). Hanno posto la domanda in modo tale che Pietro sia in grado di interpretare la loro preoccupazione come la guarigione dello zoppo. Questo gli dà l’opportunità di sottolineare l’ironia che lui e gli altri apostoli sono stati arrestati “solo” per aver compiuto una buona azione: guarire un uomo zoppo dalla nascita. In questo caso, il Sinedrio non aveva alcuna giustificazione per arrestare questi apostoli. Nella maggior parte delle circostanze, le autorità al potere onorerebbero le persone che hanno compiuto una buona azione, non è vero? Queste autorità, però, li arrestano.

Pietro si riferisce alla guarigione di quell’uomo. Il termine qui usato, però, è lo stesso che salvezza. Non è stato qualcosa di solo fisico, infatti, ma di salvezza spirituale: egli è entrato in rapporto salvifico con il Cristo, il Messia. Di fatti Pietro dice: “sia noto a tutti voi e a tutto il popolo d’Israele che ciò è stato fatto nel nome di Gesù Cristo il Nazareno”. Il Sinedrio vuole sapere “con quale potere, o in che nome” si trattava di azione”. Pietro risponde che stavano agendo con il nome di Gesù Cristo di Nazareth. E’ stato il potere di Gesù a guarire lo zoppo. Questo è particolarmente scioccante per loro. Gesù, libero predicatore della Galilea, del tutto estraneo alla classe dominante e messo a morte come un criminale, “bestemmiatore e falso profeta”, ancora agisce con potenza di guarire e salvare. Il fatto, poi, che l’uomo guarito si trovi pure lì in mezzo al consiglio rende chiaro che gli apostoli possiedono un potere insolito, ma gli apostoli hanno chiarito che il loro potere non ha origine da loro, ma proviene da Gesù, e Gesù da Dio Padre.

Il consilio aveva fatto arrestare gli apostoli e comparire davanti a loro in attesa che li dichiarassero colpevoli. Tuttavia, Pietro ha ora ribaltato la situazione – dichiarato colpevole il consiglio. Pietro aveva detto in precedenza che questi governanti avevano agito per ignoranza quando avevano fatto uccidere Gesù (3:17). Ma ora li mette di fronte alla loro colpa. Non possono più invocare l’ignoranza.

C’è ironia su ironia qui. I sadducei, che costituiscono la maggior parte del sacerdozio, non credono nella risurrezione dei morti, ma Dio ha risuscitato Gesù dai morti dopo averlo ucciso. Dio ha annullato il loro giudizio: ha rivelato che il consiglio agisce in opposizione alla volontà di Dio. Quando il consiglio aveva fatto crocifiggere Gesù, presumevano che la sua morte sarebbe stata definitiva. Tuttavia, la risurrezione di Gesù si rivela essere l’ultima parola.

3. In nessun altro vi è la salvezza (11-12) 

L’ultima parte del discorso di Pietro dice: “Questi è la pietra che è stata da voi edificatori rigettata e che è divenuta la testata d’angolo. E in nessun altro vi è la salvezza, poiché non c’è alcun altro nome sotto il cielo che sia dato agli uomini, per mezzo del quale dobbiamo essere salvati»”.

Pietro annuncia Gesù come “la pietra che è stata da voi edificatori rigettata e che è divenuta la testata d’angolo”. Sono le parole del Salmo 118:22. Nel suo contesto originale, quel salmo era un canto di vittoria di Davide, che esprimeva il suo ringraziamento per la salvezza che Dio gli aveva concesso. Era stato circondato da innumerevoli nemici, come se fosse circondato da uno sciame di api. Ma “nel nome dell’Eterno io li distruggerò” (118: 12)! Gesù aveva applicato questo versetto a sé stesso[1] , e i cristiani lo adottano rapidamente come messianico[2]. La parola “testata d’angolo” o “pietra angolare” si riferiva probabilmente a una grossa pietra che univa l’intersezione di due muri e li tiene insieme. Ma qualunque sia il significato della parola nel discorso normale, il significato qui è chiaro. Le autorità religiose (gli edificatori) avevano rifiutato Gesù, che si rivela, però, essere il fondamento della storia della salvezza.

L’affermazione più ardita di Pietro è quella finale: “in nessun altro vi è la salvezza, poiché non c’è alcun altro nome sotto il cielo che sia dato agli uomini, per mezzo del quale dobbiamo essere salvati” (v. 12). Questo verso esprime lo stesso pensiero in due modi diversi. Primo, non c’è salvezza davanti a Dio se non tramite Gesù. Secondo, il nome di Gesù è la chiave per tale salvezza. Pietro aveva già stabilito di aver guarito il cieco “nel nome di Gesù Cristo il Nazareno” (v. 10). Ora conclude dicendo che la salvezza dipende interamente dal potere del nome di Gesù. Nient’altro potrà avere lo stesso effetto. Pietro sta dicendo al consiglio (fatto di gente che si riteneva a posto davanti a Dio, certo più che qualunque altro), che devono cercare la salvezza tramite Gesù di Nazareth.

In un’epoca come la nostra dove “per amor di pace”, di tolleranza e benevolenza si dice spesso che “tutto è relativo” e che ogni credenza vada bene “basta che si sia sinceri”, le molte affermazioni del Nuovo Testamento che affermano a chiare lettere che Gesù è l’unica via che porti alla salvezza, ci mettono in imbarazzo. Ecco così che molti le ignorano (persino dai pulpiti) o si avventurano in contorti ragionamenti per dire che queste affermazioni “non vogliono dire quel che sembra, ma…”.  Non dire le cose come stanno, però, per timore della reazione negativa della gente equivale a vergognarsi del Signore e Salvatore Gesù Cristo, un peccato che è fatale per chi se ne rende colpevole.

Certo questo non era questo lo spirito degli apostoli: l’eventuale derisione della gente o le minacce delle autorità avverse a Gesù non li spaventavano. Dicono, disubbidendo alle ingiunzioni delle autorità: “Quanto a noi, non possiamo non parlare delle cose che abbiamo visto e udito” (Atti 4:20). Annunciando pure a loro l’Evangelo con ogni franchezza, la stessa franchezza che, come vediamo più avanti nel racconto, la comunità cristiana tutta chiederà in preghiera al Signore.

Epilogo 

A Pentecoste, Pietro aveva concluso il suo sermone dicendo: “Ravvedetevi e siate battezzati, ciascuno di voi, nel nome di Gesù Cristo per il perdono dei peccati, e riceverete il dono dello Spirito Santo” (2:38) . Non ripete quell’appello qui. Stabilisce semplicemente la colpa di questi membri del consiglio (vv. 10-11) e dice loro che è necessario che siano salvati facendo affidamento sul nome di Gesù. Questo costituisce un avvertimento che loro (e la loro nazione) sono in pericolo mortale se avessero continuato a rifiutare Gesù.

Gesù, però, è fedele. Io potrei deluderlo, ma Lui non mi ha mai deluso. A volte sono stato deluso da qualcosa che è avvenuto nella mia vita solo per apprendere in seguito che il Signore aveva in serbo per me qualcosa di meglio. Mi sento fiducioso quando incoraggio le persone a seguirlo, perché ha salvato così tante persone da una vita disastrosa. L’ho visto. Conosco queste persone. Sono una di loro. Ho fiducia che c’è davvero salvezza nel nome di Gesù dal male che ci attanaglia.

Nel seguito del racconto i membri del consiglio saranno perplessi dall’audacia di Pietro – e dalla testimonianza dell’uomo un tempo zoppo in loro presenza – così si incontreranno privatamente per decidere cosa fare. Ordineranno quindi a Pietro e Giovanni di non parlare o insegnare ulteriormente nel nome di Gesù, ma Pietro e Giovanni chiariranno che non hanno intenzione alcuna di obbedire a quel comando. Il concilio sarà ostacolato ad agire dalla popolarità degli apostoli presso il popolo (1:21). Nel prossimo capitolo leggeremo degli apostoli che guariscono molte persone nel Portico di Salomone (5:12-16), lo stesso luogo in cui avevano guarito lo zoppo. Il consiglio imprigionerà gli apostoli, ma Dio li libererà dalla prigione. Quindi il consiglio apprenderà che gli apostoli insistono a predicare alla folla. I membri del consiglio vorranno uccidere gli apostoli, ma Gamaliele, un fariseo e insegnante della legge, dirà al consiglio di consentire la possibilità che questo nuovo movimento sia da Dio. Il concilio farà flagellare gli apostoli, ma gli apostoli si rallegreranno delle loro sofferenze per Cristo e continueranno imperterriti la loro proclamazione (5:17-42) con franchezza e senza lasciarsi intimidire da niente e da nessuno. La abbiamo anche noi tale incrollabile franchezza? Sì, gli imperi cadranno e la legittima autorità di Dio e del Suo Cristo sarà rivendicata. Da che parte vi troverete voi?

Paolo Castellina, 19 aprile 2021


Note

[1]Luca 20:17; Matteo 21:42; Marco 12:10.

[2] Vedere anche Efesini 2:20; 1 Pietro 2: 6

Voci

Musiche utilizzate nel primo clip audio (culto)

  • Ernst Stolz, Salmo 23, Genevan Psalter, Goudimel setting.
  • Luciano De Felice, L’Eterno è il mio pastore (Salmo 23).
  • Junge Mitteldeutsches Barockansamble, Mon Dieu me paist sous sa puissance haute (Salmo 23)
  • Ernst Stolz, “Christus Wir sollen Loben”.
  • Ernst Stolz, Easy Duos, (1) Mrs. Nichols Almain, (2) Now Should I True Love know, (3) Cortesia amorosa, (4) Orlando Sleepeth, (5) The Frog Galliard.
  • Grimethorpe Collery Band, All Creatures of Our God and King.

Musiche utilizzate nel secondo clip audio (predicazione).

  • Giulia Parisi, Churchill Choir, “Nessuno è come Te”.
  • Holy Communion instrumental Duo, “No Other Name”.
  • Giulia Parisi, Jill McGregor, “Le tue meraviglie”.