La Confessione di Magdeburgo (1550): il manifesto contro ogni tirannia

Il 13 aprile ricorre l’anniversario della pubblicazione della Confessione di Magdeburgo (1550), una confessione luterana poco conosciuta, ma che pone le basi bibliche e teologiche della necessaria resistenza da opporsi ad autorità civili e religiose inique. Per quanto sia vero che, come dice la Scrittura: “chi resiste all’autorità, resiste all’ordine di Dio; e quelli che vi resistono attireranno su di sé la condanna” (Romani 13:2), questo vale solo al riguardo di autorità fedeli alla Parola di Dio, non quelle inique e malvagie. In particolare la giusta resistenza verso di esse la possono e debbono opporre autorità di rango inferiore che così le si sostituiscono in difesa della legge di Dio e del popolo.  

La Confessione di Magdeburgo (ufficialmente: “la Confessione, Istruzione e Ammonizione dei pastori e predicatori delle comunità cristiane di Magdeburgo”) è una dichiarazione di fede luterana. È stata scritta da nove pastori e ministri della città di Magdeburgo e pubblicata 1l 13 aprile 1550 in risposta alla Disposizioni interinali di Augusta e all’imposizione del cattolicesimo romano. La Confessione spiega perché i capi della città si rifiutassero di obbedire alla legge imperiale e fossero pronti a resistere alla sua attuazione anche, se necessario, con la forza. La Confessione di Magdeburgo fa appello alla resistenza alla tirannia politica e sostiene che “poteri subordinati in uno stato, di fronte alla situazione in cui il potere supremo sta operando per distruggere la vera religione, possono andare oltre la non cooperazione con il potere supremo e aiutare i fedeli a resistervi”.

Tutto aveva avuto inizio quando Martin Lutero affigge le sue 95 tesi sulla porta della chiesa di Wittenberg nell’anno 1517. Viene però condannato dall’editto di Worms. Di fronte a una possibile morte come eretico, un magistrato di rango inferiore, il principe Federico di Sassonia, lo salva e gli fornìsce rifugio. Questo atto contribuisce a portare allo sviluppo della Dottrina del Magistrato Inferiore così come dettagliato nella Confessione di Magdeburgo.  Dopo la morte di Lutero, il re Carlo impone le Disposizioni Interinali di Augusta. Fa uso della forza militare per cercare di distruggere la Riforma. Avrebbe voluto costringere i cristiani tedeschi a ristabilire le pratiche cattoliche romane. Mentre molti capitolavano, una città resiste: Magdeburgo. E’ qui, infatti, che i magistrati inferiori, inizialmente utilizzati per attaccare la città, cambiano idea. Alla fine si ribellano per proteggere la gente dalla tirannia religiosa e civile. Difendono il popolo e sostengono la Legge, la Parola di Dio. Mentre le tensioni dell’assedio contro la loro città aumentavano, i pastori scrivono un documento che sarebbe diventato noto come la Confessione di Magdeburgo. E’ lì che essi articolano la dottrina e prendono la loro posizione in fedeltà a Cristo.

Storicamente, se non fosse stato per la ferma posizione dei cittadini di Magdeburgo, l’intero movimento della Riforma protestante non sarebbe stato che un capitolo irrilevante della storia. L’imperatore Carlo aveva infatti inteso ricattolicizzare il suo impero. Le azioni di questi riformatori condussero a due importanti concili e susseguenti trattati.

La Confessione di Magdeburgo e la resistenza di questi uomini ha poi fortemente influenzato il riformatore scozzese John Knox e Teodoro di Beza, successore di Giovanni Calvino. Sia Knox che Beza, fondandosi su di essa hanno sviluppato ulteriormente ciò che è poi stata conosciuta come la Dottrina del Magistrato Inferiore (o le divine prerogative del magistrato di rango inferiore).

Carter Lindberg la definisce “la prima giustificazione religiosa protestante del diritto di difesa contro le autorità superiori ingiuste”. John Witte osserva che Teodoro di Beza vedeva la Confessione di Magdeburgo come un esempio di come rispondere all’abuso politico della tirannia, e che era un importante distillato delle teorie della resistenza luterana più avanzate del momento che la tradizione calvinista abbia assorbito.

La Confessione di Magdeburgo è divisa in tre parti:  (1) Articoli della dottrina cristiana, che ribadisce la Confessione di fede augustana; (2) Al riguardo della resistenza; (3) Un’esortazione finale.

La Confessione di Magdeburgo non è mai stata tradotta in lingua italiana. Ne riportiamo qui degli stralci, rimandando ai “lavori in corso” presenti nel sito wiki di “Tempo di Riforma”.

(Dalla Prefazione:)

Non c’è dubbio che Dio con la sua grande misericordia ha suscitato il dottor Martin Lutero come terzo Elia, in modo che potesse rivelare in questi ultimi giorni l’Uomo del Peccato, il Figlio della Perdizione, l’Anticristo, regnante a Roma nel Tempio di Dio; allo stesso modo, per distruggerlo mediante lo Spirito della bocca di Cristo, e per ricostruire l’intera dottrina di Suo figlio. Dal momento che Dio ha suscitato Lutero per questo compito estremamente difficile, lo ha anche dotato allo stesso tempo, tramite lo Spirito Santo, con una forza singolare di fede nel suo cuore come una roccia inamovibile e con un’abilità viva nella sua bocca per insegnare e discutere. Accese la sua mente con il più ardente zelo per la Casa di Dio e la riempì del massimo odio del Papa e di ogni empietà. Gli diede un’udienza in gran parte dell’Impero Romano e tra alcuni altri regni e popoli, e difese gloriosamente sia la sua persona che la sua causa fino all’ultimo momento della sua vita.aveva comandato, Lutero lo intraprese felicemente, più felicemente lo vide attraverso e lo portò al più felice completamento nonostante le porte furenti del mondo e dell’inferno. E Dio ha benedetto quest’uomo, il Suo profeta, con così tante testimonianze notevoli e risultati favorevoli delle sue fatiche che alla fine non possono essere contati. Sebbene le fortune sia dello stesso uomo che di tutta questa dottrina sembrassero particolarmente in declino, quasi non meno di quanto lo siano in questo preciso momento, soprattutto perché i sostenitori nel caso recente erano ancora poveri e deboli, mentre i suoi nemici erano molto numerosi e potenzi, e inoltre erano legati insieme per questo scopo, che non erano disposti a riposare prima che Cesare perseguitasse con la sua furia, e che erano pronti a spendere le proprie risorse e la vita per estirpare questa intera dottrina (…) La verità, inoltre, non viene sconfitta dalle armi. La vittoria con le armi non è in grado di cambiare nulla sulla verità, né accompagna sempre la verità. Sappiamo che i profeti, Cristo e gli apostoli morirono tutti in modo simile e per una causa simile. Conosciamo l’ordinanza di Dio, secondo cui, subendo violenze ingiuste, torture, e morte, siamo conformati all’immagine del suo stesso Figlio. E quindi non c’è motivo della loro recente vittoria (militare) né che i nemici condannino la causa di Lutero, o che si vantino eccessivamente, o che i pii debbano svenire. La causa dei profeti, di Cristo e degli apostoli prima cominciarono veramente a manifestarsi inoppressione, e loro stessi dopo la loro morte iniziarono ad essere più gloriosi.A questo scopo Dio mise i suoi profeti e apostoli, affinché andassero avanti portando frutto e che i loro frutti rimanessero, e affinché egli stesso potere potesse mostrare nella debolezza, vita nella morte, gloria nella vergogna, Sua piantagione nel loro sradicamento. (…) E così Lutero, sebbene morto, vive per sempre se stesso e il frutto del suo lavoro, come se fosse un uomo morto, vive anche e vivrà, e fiorirà in tutte le epoche e tra le altre nazioni ancora. Né l’Anticristo riacquisterà mai la sua forza precedente, come testimoniano Daniele, Paolo e Giovanni, per quanto tenterà. Ma la confessione della dottrina di Lutero, che è la dottrina di Cristo stesso, come fu fatta per la prima volta ad Augusta, con la grande fede e la gloria di coloro che lo confessano, ora ad Amburgo è stata nuovamente respinta in un orribile crimine contro la coscienza dalla maggior parte dei principi e degli stati tedeschi che sono stati distrutti solo dall’esito della recente guerra.Era necessario che fossero accusati pubblicamente di questo crimine pubblico, sia individualmente dai propri pastori, sia come gruppo dai loro soprintendenti, e affinché diano pubblicamente le prove del loro pentimento. Finché ciò non accadrà, non rimarrà alcun luogo di perdono presso Dio, né la peste sarà rimossa dalle famiglie dei loro capi, né dal resto della Germania l’apostata. (…) Quindi, in questo scritto, prima di tutto ripeteremo solo – non discuteremo – gli articoli di dottrina resi chiari da Lutero e presentati ad Augusta come cristiani, ortodossi e cattolici, e finora non conquistati, come quelli che concordano con la dottrina di gli Apostoli e i Profeti, con i credi degli Apostoli, Niceno e Atanasiano, e con la chiesa più pura di tutte le epoche. Allo stesso tempo, aggiungeremo alcune cose lungo il percorso, poiché c’è un dissenso da questo consenso senza tempo della dottrina da parte dei papisti, degli interimisti, e degli adiaforisti, e allo stesso modo gli anabattisti, i sacramentari, e fanatici simili – da tutti noi .In secondo luogo, proveremo che la conservazione di questa dottrina è necessaria per un divino magistrato e che il dissenso di un pio magistrato è giusto, anche contro un superiore che usa le armi per costringere le chiese di Cristo giustamente istituite a deviare dalla verità riconosciuta e volgersi all’idolatria. Nella terza sezione di questo piccolo libro, avvertiremo tutti i devoti di tutte le chiese, sia magistrati che sudditi, e sottolineeremo, non solo quanto sia grande un crimine commesso da quegli uomini che portano aiuto ai nostri persecutori di questa dottrina e della Chiesa contro di noi, ma anche come coloro che non ci aiutano non sono senza colpa; e come entrambe queste cose, l’opposizione a noi e l’abbandono di noi, saranno pericolose per la loro salute fisica e la loro salvezza eterna, e per tutta la loro posterità. Nel tirare fuori queste proposizioni, poiché non desideriamo offendere insulti a nessuno, risparmieremo anche coloro che ci fanno del male, nella misura in cui la natura delle questioni di cui dobbiamo parlare lo consente, e nella misura in cui la ragione stessa del nostro compito ci permette di essere risparmiati risparmiandoli. Se qualcuno si aggrappa ancora a qualcosa in questo scritto detto piuttosto duramente contro se stesso o contro gli altri, consideri solo qual è l’argomento e che nella nostra chiamata, abbiamo dovuto anteporre la gloria di Dio alla gloria degli uomini, proprio come aveva fatto lui. a nella sua stessa chiamata; e che dovevamo valutare la salute di questo corpo mortale meno della salvezza eterna delle nostre anime; e che la conservazione di alcuni dei Suoi membri è più cara a Cristo dell’intero mondo rimanente degli empi, con tutti i suoi ornamenti e doni.

(Dalla seconda parte:)

Il magistrato è stato istituito da Dio affinché le buone opere siano onorate e per incutere timore a chi fa opere malvage (Romani 13). Quando, però, il magistrato fa l’opposto e comincia ad incutere timore a chi fa opere buone e ad onorare chi fa quelle malvage, egli perde la funzione che Dio gli aveva assegnato. Abusando della sua autorità, egli non serve più Dio, ma il diavolo. Di conseguenza, chi oppone resistenza a tale magistrato non resiste all’ordinanza di Dio, ma resiste al diavolo. Colui che resiste, però, è necessario che rimanga al proprio posto, quello a cui Dio lo ha chiamato. Spetterà così solo ad un altro magistrato che gli sia superiore, pari o inferiore di assolvere in sua vece al compito che doveva svolgere e al quale ha arrecato pregiudizio. Diventerà così quest’ultimo l’ordinanza di Dio affinché siano onorate le opere buone e incusso timore a chi ne fa di malvage, e questo in difesa dei propri cittadini per comando stesso di Dio. Il magistrato superiore che non assolve debitamente ai compiti ai quali è stato chiamato e non si fa così rispettare, e che non è legittimato a dare licenza di promuovere il male e perseguitare chi fa opere buone, disonora il diritto di Dio ed il diritto di natura.

Quando, inoltre, egli depone un magistrato di rango inferiore che non sia disposto ad ubbidirgli, e lo sostituisce con uno che sia disposto ad ubbidirgli in tale crimine, per il semplice fatto che ora onori e promuova opere malvage, e disonora e distrugge il bene, questi non è più espressione dell’ordinanza di Dio, ma dell’ordinanza del diavolo, e rende invalida la deposizione del buon magistrato di fronte al giudizio di Dio, e il deposto rimane ancora obbligato verso Dio di compiere il suo dovere di magistrato fra il suo popolo – vale a dire, promuovere le buone opere e riprovare il male in chiunque lo commetta, quand’anche si trattasse del suo superiore, così come Paolo dice in quel testo biblico (Romani 13) al quale nessuno fa eccezione: dovrà trattare il superiore come un tiranno ed un’ordinanza del diavolo. (…)

Quando Cristo comanda in modo affermativo: «Rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio» (Matteo 22:21) chiaramente ne deduciamo che esso includa anche il negativo opposto, proprio come nel Decalogo ogni comandamento negativo include la sua affermazione opposta. In forza, così, di questo precetto, le cose di Dio non devono essere rese a Cesare, esattamente come gli Apostoli trasmettono questa regola quando prescrivono: “Bisogna ubbidire a Dio piuttosto che agli uomini” (Atti 5:29). Rifiutando l’obbedienza ai superiori in quelle cose contrarie a Dio, essi non violano la maestà dei loro superiori, né possono essere per questo giudicati ostinati o ribelli, come dice Daniele: “Davanti a te, o re, non ho fatto alcun male” (Daniele 6:22). Egli era libero da questa accusa per due motivi: in primo luogo, coloro che esercitano la magistratura non esigono questa obbedienza come magistrati dall’ordinanza di Dio, ma come uomini, cioè, non avendo alcuna superiorità dalla parola di Dio. Sembra che gli apostoli volessero giudicare questo caso secondo i loro stessi dettami. Quindi, anche se rimasero veri magistrati, anche ancora, poiché nei ranghi umani la legge del potere superiore vince la legge dell’inferiore, quindi le leggi divine necessariamente prevalgono su quelle umane. (…)Se Dio avesse voluto che magistrati superiori diventassero tiranni inviolabili a causa del suo ordine e comandamento, quante cose empie e assurde ne sarebbero derivate? Principalmente ne conseguirebbe che Dio, con la sua stessa ordinanza e comando, stia rafforzando, anzi, onorando e favorendo le opere malvagie e ostacolando, anzi, distruggendo le buone opere; egli stabilirebbe cose contrarie alla natura stessa di Dio stesso in questa ordinanza con la quale ha istituito il magistrato; Dio non sarebbe meno contrario alla sua stessa ordinanza di quanto non lo sia per la razza umana. (…).

[Paolo E. Castellina, 10 aprile 2021]