Segni e suggelli significativi (1 Pietro 3:18-22)

Domenica 21 febbraio 2021 – Prima domenica di Quaresima

Letture bibliche:Salmo 25; Genesi 9:8-17; 1 Pietro 3:18-22; Marco 1:9-15

Una cordiale stretta di mano, un abbraccio sincero, un bacio intenso sono per noi espressione di amicizia, di amore, di riconoscenza. Altri ancora possono essere segni esteriori portatori di un significato che attraverso di essi viene confermato o rafforzato. Li troviamo prescritti da Dio stesso nella Bibbia, quelli che soprattutto segnano la stipula di patti e alleanze. L’arcobaleno, per esempio, è segno del patto stabilito da Dio con Noè e la sua famiglia dopo essere stati salvati dalle acque del diluvio. Il Battesimo e la Cena del Signore sono i segni e suggelli che il Signore Gesù ha istituito e che rappresentano l’opera da Lui compiuta per la salvezza dei Suoi dal peccato e dalle sue conseguenze. Tutto questo lo ritroviamo nella lettura biblica sulla quale ci concentreremo quest’oggi dalla prima epistola dell’apostolo Pietro. In essa troviamo come Antico e Nuovo Testamento siano in perfetta armonia.

Le Sacre Scritture della fede cristiana sono notoriamente divise in due sezioni: quella che chiamiamo Antico Testamento (la più vasta) e il Nuovo Testamento (che contiene i quattro vangeli e gli scritti canonici degli apostoli del Cristo). La distinzione tradizionale fra “antico” e “nuovo” Testamento, però, può essere oggi fuorviante, quasi che “antico” significasse “superato”, “inferiore” e che potesse essere ignorato per privilegiare soltanto il Nuovo. Grave errore! Per noi cristiani, tutt’ e due queste sezioni sono Parola di Dio ugualmente autorevoli e normative. Così la consideravano il Signore Gesù e i Suoi apostoli. Spesso quando citavano le Scritture ebraiche dicevano addirittura: “Perciò, come dice lo Spirito Santo” (Ebrei 3:7)! Riferendosi agli scritti della Bibbia ebraica, l’apostolo Paolo scrive: “Tutto quel che leggiamo nella Bibbia è stato scritto nel passato per istruirci e tener viva la nostra speranza, con la costanza e l’incoraggiamento che da essa ci vengono” (Romani 15:4).

Certo, l’Antico Testamento va letto sempre nella prospettiva del Nuovo, quella del Signore Gesù. Anche però il modo in cui il Nuovo Testamento interpreta l’Antico, i criteri interpretativi che esso utilizza, devono per noi essere considerati normativi. Tutta la Bibbia è, infatti, lo strumento attraverso il quale Dio continua oggi a parlarci, ed il Nuovo Testamento fa dell’Antico ampio uso per spiegarci autorevolmente il significato di ciò che è avvenuto nella vicenda di Gesù di Nazareth (la Sua Persona, opera ed insegnamento). Gesù stesso dice ai capi ebrei: Voi investigate le Scritture … ed esse sono quelle che testimoniano di me” (Giovanni 5:36).

Uno dei più importanti criteri interpretativi delle Scritture ebraiche utilizzati nel Nuovo Testamento è quello della tipologia, o esegesi tipica, vale a dire: molti fatti e prescrizioni dell’Antico Testamento sono considerate prefigurazioni profetiche di quello che sarebbe poi avvenuto nella vita di Gesù. Vediamo questo nel testo biblico che consideriamo quest’oggi tratto dalla prima epistola dell’apostolo Pietro. Molti critici moderni credono che, per gli apostoli stessi, questo metodo fosse semplicemente strumentale, e quindi o ingenuo o, peggio, errato e disonesto. Non è così: come conferma Gesù stesso quando si riferisce alle Scritture ebraiche, queste tipologie sono la più importante finalità di quegli scritti, vale a dire quella di annunciarci e spiegarci l’avvento del Cristo, la Sua Persona ed opera.

Ecco così il motivo per il quale conoscere l’Antico Testamento ed il metodo tipologico per interpretarlo sia essenziale. Se non comprendiamo questo metodo non comprenderemo mai veramente una questione, per esempio, come il Battesimo cristiano, menzionata nel nostro testo, ed incorreremmo (come spesso è successo) in notevoli equivoci ed idee errate al riguardo. Ascoltiamo, allora, il nostro testo:

“Cristo è morto, una volta per sempre, per i nostri peccati. Era innocente, eppure è morto per i malvagi, per riportarvi a Dio. Egli è stato ucciso nel corpo, ma lo Spirito di Dio lo ha fatto risorgere. E con la forza dello Spirito egli è andato ad annunziare la salvezza anche agli spiriti imprigionati, cioè a quelli che un tempo non ubbidivano a Dio. Mentre Noè costruiva l’arca, Dio li sopportava con pazienza; ma poi solamente otto persone, otto in tutto, entrarono nell’arca e si salvarono attraverso l’acqua. Quest’acqua era un’immagine del battesimo che ora salva voi. Il battesimo non è un lavaggio del corpo, per togliere via lo sporco; è invece un’invocazione a Dio, fatta con buona coscienza. Il battesimo vi salva perché Cristo è risorto. Egli ora si trova in cielo, accanto a Dio, e regna sopra tutti gli angeli, le forze e le potenze celesti” (1 Pietro 3:18-22).

In questo testo l’apostolo Pietro ci spiega il significato del battesimo cristiano, che trova la sua prefigurazione nell’episodio veterotestamentario della salvezza del patriarca Noè e della sua famiglia dalle acque del diluvio. Egli scrive: “Figura, questa, del battesimo, che ora salva voi; esso non è rimozione di sporcizia del corpo, ma invocazione di salvezza rivolta a Dio da parte di una buona coscienza, in virtù della risurrezione di Gesù Cristo”[1].

Ciò che la nostra versione italiana traduce qui con “figura”, nell’originale greco è espresso con “antitipo“, che è un termine importante. Nell’esegesi biblica il senso tipico è quello che si ha quando una persona, avvenimento o cosa dell’Antico Testamento è intesa significare una verità del Nuovo Testamento (da cui esegesi tipica). Come abbiamo detto, infatti, per gli scrittori del Nuovo Testamento, molto di ciò che è descritto nell’Antico Testamento assume la caratteristica di prefigurazione (raffigurazioni, anticipazioni profetiche simboliche o il “tipo“, impronte) che adombrano, abbozzano, molto tempo prima che si verificassero, ciò che riguarda il Signore e Salvatore Gesù Cristo (la Sua Persona, opera, dottrina, istituzioni) e dei quali così ne sono, in termine tecnico, l’antitipo (gr. ἀντίτυπος).

L’uso dei termini tipo-antitipo deriva soprattutto dagli scritti dell’apostolo Paolo: tutto, egli scrive, nel Vecchio Testamento accadeva «figuratamente» (τυπικῶς). Così, per esempio, Adamo è il tipo (τύπος) di Cristo (Romani 5:14). Gesù crocifisso è l’antitipo del serpente di bronzo inalberato da Mosè nel deserto (Giovanni 3:14 e ss.) a cui gli israeliti dovevano guardare per essere salvati dal veleno delle serpi che li avevano afflitti; Gesù sepolto e risorto il terzo giorno è l’antitipo del profeta Giona che era rimasto per tre giorni nel ventre di un cetaceo (Matteo 12:39 e ss.); Gesù come “pane” o nutrimento della nostra vita (rappresentato nella Santa Cena) è l’antitipo della manna caduta per quarant’anni nel deserto (Giovanni 6:25-59) che nutriva il popolo di Israele. La storia di Israele stessa è vista come una prefigurazione della vita di Gesù. Per esempio, la fuga della famiglia di Gesù in Egitto per trovarne protezione per il bambino Gesù, o il periodo di 40 giorni passato da Gesù nel deserto e le sue tentazioni che corrispondono agli avvenimenti dell’Esodo (Marco 1:9-15).

Così il Battesimo cristiano, in questa lettera di Pietro, è l’antitipo delle acque del diluvio che avevano sostenuto e salvato dalla morte chi aveva trovato rifugio nell’arca che Dio aveva fatto costruire da Noè[2].

Il versetto 21 dice: “Quest’acqua era un’immagine del battesimo che ora salva voi. Il battesimo non è un lavaggio del corpo, per togliere via lo sporco”. L’originale è molto conciso e difficile a rendersi letteralmente: “…la quale acqua, in quell’antitipo ch’è il battesimo, ora salva anche voi”.

L’antitipo è ciò che corrisponde al tipo, la realtà che corrisponde alla figura. “Il battesimo salva anche voi”, dice l’apostolo, ma appena ha scritto quelle parole, sente il bisogno di spiegarle onde non si creda che si attribuisca alcuna virtù spirituale all’elemento materiale e simbolico del sacramento. L’acqua toglie via lo sporco del corpo, ma non è che la figura della realtà spirituale che avviene nel battesimo cristiano per quelli che lo ricevono nelle disposizioni volute di ravvedimento e di fede in Cristo. Nel battesimo, i battezzandi, o i loro padrini e madrine, vi cercano e vi ricevono il suggello, la certezza che il perdono dei peccati si trova nell’opera di Cristo; che essi, tramite la fede in lui, sono o saranno certamente interiormente purificati dalle colpe e dalla sporcizia morale e spirituale causata dal peccato, così da poter gustare la pace di una buona coscienza in regola con Dio.

Il testo, poi, dice: “Il battesimo …  è invece un’invocazione a Dio, fatta con buona coscienza”. Che cosa vuol dire? Ciò che la nostra traduzione rende in questo modo, di fatto è stata intesa in diversi modi e sarebbe troppo lungo elencarli ora. C’è chi vi ha veduto da parte del battezzando un’aspirazione a Dio che parte da una coscienza onesta e sincera; chi vi ha veduto l’interrogazione rivolta al battezzando per saper se veramente vuole ottenere da Dio una buona coscienza liberata dal peso del peccato; chi vi ha veduto l’impegno solenne di servire il Signore con buona coscienza. Però, il senso più sicuro di questa espressione (eperòtema) che non s’incontra altrove nel Nuovo Testamento sembra essere quello di “richiesta” di “domanda”. Il battezzando (o i suoi sponsor) non vede nel battesimo solamente un rito esterno, ma ne intende il significato spirituale, e rivolge a Dio la preghiera intensa a che il sacrificio di Cristo sulla croce purifichi la sua coscienza liberandola dalle “opere morte” per diventare così adatto a servire Dio.

Si tratta di ciò che afferma la lettera agli Ebrei: “Il suo sangue purifica la nostra coscienza liberandola dalle opere morte, e ci rende adatti a servire il Dio vivente” (Ebrei 9:14). Nel battesimo il battezzando riceve così il segno della risposta di Dio: come l’acqua gli netta il corpo, così la grazia è intesa a purificargli l’anima. Si tratta di ciò che accade a Pentecoste dopo la predicazione di Pietro: “All’udire queste parole, i presenti si sentirono come trafiggere il cuore e chiesero a Pietro e agli altri apostoli: — Fratelli, che cosa dobbiamo fare? Pietro rispose: — Cambiate vita e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo. Riceverete il perdono dei vostri peccati e il dono dello Spirito Santo. Infatti, ciò che Dio ha promesso vale per voi, per i vostri figli e per quelli che sono lontani: tutti quelli che il Signore, Dio nostro, chiamerà” (Atti 2:37-39). E’ pure ciò che avviene alla conversione di Paolo: “Dunque, perché aspetti? Alzati e fatti battezzare! Invoca il nome del Signore e sarai liberato dai tuoi peccati” (Atti 22:16).

Pietro, infine, a questo aggiunge: “Il battesimo vi salva perché Cristo è risorto. Egli ora si trova in cielo, accanto a Dio, e regna sopra tutti gli angeli, le forze e le potenze celesti”. Anche qui bisogna fare attenzione: nel battesimo vi è salvezza, non perché quell’acqua abbia in sé stessa o abbia ricevuto misteriosamente la virtù di salvare, ma perché essa è pegno (segno e suggello) del perdono e della salvezza che si ottiene mediante la risurrezione di Gesù Cristo. Quella sola, la risurrezione di Cristo, garantisce che compiuta è la giustificazione del peccatore che per fede è unito ad essa e gli assicura il trionfo della vita nuova.

Come l’acqua del diluvio “fa pulizia” di un’umanità incredula e ribelle essendo essa espressione del giudizio e dell’ira di Dio, così quella stessa acqua sostiene l’arca del credente Noè e della sua famiglia trasportandoli verso la salvezza diventando espressione della Sua grazia. Per questo si può anche dire che l’acqua del battesimo cristiano “sostiene” l’arca di salvezza, che è il Salvatore Gesù Cristo. Il battesimo cristiano è segno particolarmente pregnante di ciò che afferma l’apostolo Paolo quando scrive: “Dio … ha unito voi a Gesù Cristo: egli è per noi la sapienza che viene da Dio. E Gesù Cristo ci rende graditi a Dio, ci dà la possibilità di vivere per lui e ci libera dal peccato” (1 Corinzi 1:30).

Come afferma il Catechismo maggiore di Westminster: “Il battesimo è un sacramento del Nuovo Testamento comandato da Cristo, nel quale il lavare con acqua nel nome del Padre, e del Figlio, e dello Spirito Santo, assume il significato di segno e suggello dell’innesto in Lui, della remissione dei peccati per mezzo del Suo sangue, della Rigenerazione per mezzo del suo Spirito, dell’Adozione e della risurrezione a vita eterna. Con esso i battezzandi sono solennemente ammessi nella Chiesa visibile ed entrano in un aperto e professato impegno ad appartenere completamente e soltanto al Signore” (CMW, D/R 165).

Onoriamo dunque l’Antico Testamento credendo che esso sia pienamente Parola di Dio, così come insegnava Gesù e i Suoi apostoli. Come loro riceviamo, leggiamo e ne studiamo i testi cercandovi la volontà rivelata di Dio e, soprattutto, trovandovi la prefigurazione dell’opera del Salvatore Gesù Cristo. Noè e la sua famiglia avrebbero potuto per sempre ricordare le spaventose acque del diluvio come il giudizio di Dio sul peccato sulle quali, però, galleggiava l’arca della grazia di Dio che da esse li salvava. Allo stesso modo noi guardiamo al nostro Battesimo rammentandoci di come esso sia il suggello della grazia che ci è data per fede nella Persona e nell’opera di Cristo. Tutto questo è davvero magnifico: che il Signore vi dia di poterne apprezzare tutta la grandezza.

Paolo Castellina, 15 febbraio 2021.


[1] “… ὃ καὶ ὑμᾶς ἀντίτυπον νῦν σῴζει βάπτισμα, οὐ σαρκὸς ἀπόθεσις ρύπου ἀλλὰ συνειδήσεως ἀγαθῆς ἐπερώτημα εἰς θεόν, δι᾿ ἀναστάσεως Ἰησοῦ Χριστοῦ” (1 Pietro 3:21).

[2] Nella lettera agli Ebrei (9:24), si fa uso del termine ἀντίτυπα per “tipi”, preferendo dare alle cose del Nuovo Testamento simboleggiate nel Vecchio il nome di “corpi” in contrapposizione alle loro immagini, concretate nella storia ebraica, che Paolo chiama ombre (Colossesi 2:17).