L’eresia del riduzionismo “evangelico”

Uno dei più grossi problemi (ed irrilevanza) di tanto evangelicalismo contemporaneo è il suo palese riduzionismo, ridurre, cioè, ogni cosa ad una visione estremamente limitativa dell’Evangelo fatta solo di spiritualità e di salvezza individuale. Tipico è l’appunto che ripetutamente mi si fa, quando mi occupo di politica, ma anche di altri aspetti della cultura: “Pastore, torni a predicare e lasci perdere la politica”; oppure “Si occupi piuttosto di evangelizzazione: tutto il resto è una distrazione dal nostro compito principale”. Chi si esprime in questo modo, però, tradisce l’influenza di una sorta di eresia moderna molto radicata che non solo riduce ma anche confonde Evangelo con “salvezza” e i cui effetti sono molto negativi su tutta la testimonianza cristiana. Tant’è vero che molti oggi, più che “evangelici” andrebbero piuttosto chiamati “salvazionisti” o “soteristi”.

Fa parte dell’approccio storicamente riformato alla fede cristiana, che mi caratterizza, infatti, non solo occuparsi della “salvezza delle anime” ma interessarsi attivamente di politica, cultura, istruzione, arte, musica, medicina, scienza, ecc. sul presupposto che la signoria di Cristo deve essere applicata ad ogni sfera della vita umana. Il proposito di Dio con l’Evangelo di Cristo è redimere non solo “l’anima” delle persone (e proiettarle magari ad un regno di Dio futuro ed ultraterreno), ma redimere l’intero complesso della cultura umana contaminata e rovinata dal peccato. Il vangelo e la salvezza sono costituiti da molte sfaccettature e possono – e devono – essere affrontati da molte prospettive. Limitarla a una o due prospettive significa distorcere il quadro biblico multidimensionale. Gran parte della chiesa che vorrebbe essere fedele alla Bibbia degli ultimi 100 anni ha tristemente ristretto il vangelo così come è presentato nelle Sacre Scritture e di conseguenza fallisce nel suo compito di rivendicazione culturale, un aspetto indispensabile dell’Evangelo biblico. Chiariamo quindi i termini, e lo farò sulla base dell’articolo: “Gospel or Salvation?” di P. Andrew Sandlin in “Culture Change” pubblicato nel suo Blog il 22 gennaio 2021[1].

 Che cos’è la Salvezza 

Il termine “salvezza” traduce ciò che il Nuovo Testamento esprime in greco con soterìa. Significa liberazione, ricupero, incolumità, salvezza, ed anche salute[2].

Il significato di “salvezza” appare forse in modo più sorprendente nel contesto di 1 Tessalonicesi 5: 9, dove l’apostolo, rivolgendosi ai cristiani di Tessalonica, afferma: “Poiché Dio non ci ha destinati all’ira, ma ad ottenere salvezza per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo”. L’affermazione è preziosa in quanto non solo indica il significato di salvezza, ma anche il mezzo: l’opera compiuta da Gesù Cristo. Dal resto della Bibbia apprendiamo, infatti, che Dio, per mezzo di Gesù Cristo, ci salva dalle conseguenze temporali ed eterne del peccato, cioè dalla sua giusta “ira”, quella che condanna il peccato e chi lo commette.  Come? Mediante la morte espiatoria e vicaria (sostitutiva) sulla croce di Gesù, il Cristo. Questo messaggio sta al centro della Bibbia, non meno nell’AT che nel NT. I sacrifici che venivano offerti a Dio nel contesto dell’antica alleanza rappresentavano la morte di Gesù Cristo e fornivano temporaneamente l’espiazione fino a quando egli non fosse venuto per offrire sé stesso come espiazione finale e definitiva. Questa è una parte importante espresso nel Nuovo Testamento dall’epistola agli Ebrei. Si può dire che la salvezza sia quadruplice: siamo salvati dalla pena, dal potere, dalla presenza e dal piacere del peccato. Senza soteria (salvezza), si svuota la Bibbia dal suo messaggio di fondo: nessun ricupero, nessuna speranza – nessun vangelo. Senza soteria rimaniamo “morti nei falli e nei peccati” (Efesini 2:1). La  soteria  effettuata da Gesù è la gloria del vangelo. Questo è il motivo per cui Paolo scrive in Romani 1:16 che l’evangelo di Cristo … è la potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede”.

 Che cos’è l’Evangelo? 

Per quanto fondamentale, però, “salvezza” non è equiparabile tout court a Evangelo, perché quest’ultimo è un concetto molto più vasto: la comprende ma non lo esaurisce. Questo tanti oggi non lo comprendono ed operano un riduzionismo che ne pregiudica il messaggio. L’Evangelo non è salvezza dal giudizio di Dio, ma ciò che rende possibile tale salvezza.

L’Evangelo, in greco euangelion, significa buona novella, buona notizia. È affascinante considerare come gli antichi greci usassero la parola euangelion. Era strettamente associato al culto imperiale. L’imperatore emetteva una buona notizia, il suo evangelo. Lui stesso incarnava la buona notizia. L’imperatore era ritenuto in un certo senso divino. “Guariva”, compiva miracoli, era “il salvatore del mondo”. A tanto ammontavano le sue pretese! Come un dio proteggeva lo Stato. Grandi segni avevano accompagnato la sua nascita e la sua vita. Le sue parole erano diventate come scritture sacre. Concedeva un grande potere agli esseri umani sotto le sue cure. Non c’è da stupirsi che la sua vita, le sue azioni e le sue parole fossero celebrate come vangelo. L’imperatore stesso era una buona notizia!

L’uso del termine Evangelo da parte della Bibbia è simile, sebbene purificato. Possono essere rilevati almeno cinque significati sovrapposti nel Nuovo Testamento del termine Evangelo. L’evangelo, però, inizia nell’Antico Testamento.

Il primo messaggio evangelico della Bibbia si trova in Genesi 3:15, e Dio è il primo predicatore del vangelo al mondo: “E io porrò inimicizia fra te e la donna e fra il tuo seme e il seme di lei; esso ti schiaccerà il capo, e tu ferirai il suo calcagno”. Dio farà uso del “seme della donna” (Gesù, il Cristo) per “schiacciare il seme del serpente”, vale a dire di Satana e dei suoi servi. In effetti, questo è spesso chiamato proto-evangelo, letteralmente, il primo vangelo. Dal proto-evangelo edenico alla fine del Nuovo Testamento, la buona notizia è che Dio in Gesù Cristo sta sia definitivamente e gradualmente schiacciando l’Avversario di ogni bene, Satana, il mondo, la carne e il diavolo, sia ristabilendo e sviluppando gloriosamente l’ordine creato dal peccato e dalle sue conseguenze.

Proprio perché l’umanità è la creazione suprema di Dio, il suo “portatore di immagine”, il recupero e la restaurazione dell’umanità è la dimensione centrale dell’Evangelo. Questo è il motivo per cui gran parte delle epistole paoline, ad esempio, è dedicata alla soteriologia individuale. C’è però molto di più di questo, nonostante il fatto che così tanti lettori non sembrano riconoscerlo.

Poiché la cattiva notizia (peccato, anti-vangelo) ha un impatto su tutte le aree della creazione, così la buona notizia (vangelo) è intesa a rimodellare tutto il creato.

Gli evangelici di oggi (“persone del vangelo”) hanno spesso ridotto la soteriologia alla soteriologia individuale e, ancora più erroneamente, l’hanno equiparata all’Evangelo. E’ così che, quando ascoltano la parola  Evangelo comprendono: “salvezza dai miei peccati e, positivamente, nuova vita in Gesù Cristo”. Questa è una parte irriducibile del vangelo biblico, certo, ma è molto più che questo! Questi “evangelici” sono essenzialmente riduzionisti e così si tarpano le ali, mentre potrebbero usarle e “volare molto più in alto”.

 Conseguenze della confusione dell’Evangelo con la salvezza  individuale

Quali sono le conseguenze di confondere il Vangelo con la salvezza e ridurre il primo a quest’ultimo? Eccone tre:

In primo luogo, la soteriologia individuale esclude altri aspetti vitali della Fede. L’Evangelo è la buona notizia di redenzione cosmica, ma la salvezza (quasi sempre definita come salvezza individuale) riguarda il salvataggio dei peccatori, non della creazione  in toto, come richiede la Bibbia: “nella speranza che la creazione stessa venga essa pure liberata dalla servitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. Infatti noi sappiamo che fino ad ora tutto il mondo creato geme insieme ed è in travaglio” (Romani 8: 21-22).

Ciò significa che l’istruzione, la scienza, l’economia, la musica, la tecnologia, l’ambiente e la politica sono, nel peggiore dei casi, lasciati a sé stessi, il che significa: lasciati all’opera dei non credenti; e, nella migliore delle ipotesi, si presume che siano aree di vita “neutre” su cui sia i cristiani che i non cristiani possano arrivare a un accordo di buon senso. Il fatto che queste aree della vita che incidono in modo decisivo sul nostro mondo siano infestate dal peccato e necessitino di redenzione così come il singolo peccatore non si combina facilmente con il paradigma di una salvezza individuale quasi esclusiva. Il paradigma della salvezza (individuale) in contrasto con il paradigma del vangelo (onnicomprensivo) abbandona vaste aree del mondo allo sviluppo e al dominio del peccato.

Oggi abbiamo a che fare con un sistema educativo radicalmente secolare e un’arte rivoltosa (e rivoltante) e una scienza atea, in gran parte perché nell’ultimo secolo e mezzo i cristiani hanno ridotto l’Evangelo alla salvezza individuale (soterismo).

Sarebbe un errore, tuttavia, supporre che questo riduzionismo sia di epoca storica recente. Ha avvelenato tutti i settori della chiesa, già molto presto.

Il cattolicesimo romano. In Occidente, la chiesa romana ha adottato una soteriologia sacerdotale – salvezza mediata dall’istituzione ecclesiastica per mano dei sacerdoti nei sacramenti. Questo allontanamento dalla Bibbia non è stato prevalentemente accompagnato da alcuna preoccupazione distintamente cristiana per la cultura al di fuori della chiesa. Tutto al contrario. In epoca medievale, la chiesa aveva abbracciato la distinzione natura-grazia. La grazia, ridotta in gran parte alla salvezza individuale, era monopolizzata dalla chiesa, mentre il mondo al di fuori della chiesa era governato dalla “legge naturale” (= filosofica) a prescindere da ogni verità distintamente biblica. Col tempo, la cultura è stata de-cristianizzata e la società tenuta insieme solo a causa dell’elevata considerazione e del predominio culturale della chiesa. La chiesa è stata sacramentalizzata e la cultura secolarizzata.

La Riforma protestante ha ristabilito la verità biblica della salvezza (individuale) mediante la mediazione esclusiva di Gesù Cristo e per sola fede. Tuttavia, per la maggior parte, non ha messo in discussione l’idea occidentale del predominio del soterismo. Ha semplicemente reindirizzato quel soterismo dalla strumentalità della chiesa alla strumentalità della fede. Inoltre, l’esperienza di Martin Lutero di sollievo dal peso del suo peccato e l’imminente giudizio di Dio sono diventate il problema principale dell’uomo che la croce e la risurrezione risolvono. Nell’immagine biblica, però, la croce e la risurrezione risolvono un problema cosmico: una creazione infestata dal peccato, di cui l’uomo è il primo esempio. Il Cristo è pure colui per il quale “sono state create tutte le cose, quelle che sono nei cieli e quelle che sono sulla terra, le cose visibili e quelle invisibili” e che si è proposto di “riconciliare a sé, per mezzo di lui, tutte le cose, tanto quelle che sono sulla terra come quelle che sono nei cieli” (Colossesi 1:15-20)[3]. Non tutto è riconducibile alla salvezza individuale e questo non dev’essere l’unica sfera di testimonianza e di operare del cristiano.

In secondo luogo, quando equipariamo il Vangelo alla salvezza, degradiamo la visione del mondo creativa della Bibbia. I soteristi hanno poche ragioni per interpretare la salvezza (o anche l’Evangelo in termini di creazione, ma la creazione è precisamente ciò che il vangelo è calcolato per redimere. Ciò che è stato inquinato nel Giardino dell’Eden viene purificato dalla croce e dalla risurrezione. Il Secondo Adamo inverte il peccato e le conseguenze del primo Adamo.

Ma il soterismo non è la visione del mondo creazionale. Tende a un dualismo, anche allo gnosticismo, secondo il quale le questioni del corpo e di questa vita presente sono secondarie; e l’anima umana, definita (erroneamente, come nel platonismo) come parte interiore, immortale, immateriale, “spirituale” dell’uomo, è primaria. La salvezza proviene dal peccato individuale e porta così alla santificazione in questa vita e dall’imminente fuga e sollievo nella prossima. Ma questo è del tutto limitativo, ed anche alienante!

In questa prospettiva, il creato non è particolarmente importante nel piano di Dio, se non come il teatro in cui mostrare la sua grazia nel salvare i peccatori. L’idea che anche il teatro stesso debba essere riscattato non è un vero problema. E questo significa che qualsiasi lavoro incrementale per portare la verità cristiana all’interno dell’ordine creato diventa nel migliore dei casi un progetto accessorio e nel peggiore dei casi una distrazione dalla chiamata principale del cristiano: l’evangelizzazione personale e la santificazione individuale.

In terzo luogo, quando riduciamo il Vangelo a salvezza, tendiamo a ignorare gran parte e neutralizzare l’applicazione complessiva della Bibbia. Vero, uno dei temi centrale della Bibbia è la salvezza individuale e senza di essa non potremmo avere fede cristiana. Ma la Bibbia parla molto di più di questo, e certamente molto di più che della salvezza, come si intende di solito. La Bibbia semplicemente non è un libro soterista.

La Bibbia è la parola di Dio, e non è la parola di Dio solo in questioni soteriche relative alla chiesa, alla preghiera e all’evangelizzazione. Il fatto è che la Bibbia ha molto da dire su questioni evangeliche più ampie del soterismo, comprese le istruzioni (la sua legge) su tali argomenti, così tante che sembra quasi che si debba faticare intenzionalmente per mancarle. La legge di Dio copre argomenti culturali diversi come cibo, cucina, abbigliamento, pulizia personale, politica, istruzione, agricoltura, edilizia, musica, denaro, economia, guerra, salute, matrimonio, criminalità, penologia, aborto, omosessualità, abuso di sostanze e molto altro ancora, molto di più. Il problema non è che la Bibbia tace su argomenti culturali. Il problema è che molti cristiani  questi argomenti semplicemente li ignorano o li trovano insignificanti.

 Conclusione 

Da quando la riduzione del “vangelo” alla “salvezza” si è intensificata negli ultimi 150 anni in Occidente, la chiesa è diventata sempre più emaciata e inefficace. È facile incolpare gli effetti dei grandi mali gemelli dell’Illuminismo del XVIII secolo e della sua reazione del XIX secolo nel Romanticismo, nonché delle ideologie in crescita nel secolo scorso: darwinismo, marxismo, esistenzialismo, statalismo, modernismo e postmodernismo. E hanno davvero inferto colpi pesanti alla Fede. Coincidente con questi nemici, però, è stato il restringimento, la riduzione dell’Evangelo a salvezza individuale, uno sviluppo storico profondamente radicato il cui pericolo diventa più evidente man mano che la cultura diventa più depravata. Gli effetti dell’eresia sono sempre più pericolosi in retrospettiva che in prospettiva. E mentre l’equazione del vangelo con la salvezza non è un’eresia come  tale, come è stata storicamente definita, le sue conseguenze non sono state meno disastrose per il mondo di molte eresie reali. Dobbiamo quindi recuperare il cristianesimo evangelico complessivo, non solo il cristianesimo soteriologico. Si tratta della necessità più urgente del momento in cui viviamo.


[1] https://pandrewsandlin.substack.com/p/gospel-or-salvation

[2] http://www.laparola.net/vocab/parole.php?parola=swthr%85a

[3]Egli è l’immagine dell’invisibile Dio, il primogenito di ogni creatura, poiché in lui sono state create tutte le cose, quelle che sono nei cieli e quelle che sono sulla terra, le cose visibili e quelle invisibili: troni, signorie, principati e potestà; tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di ogni cosa e tutte le cose sussistono in lui. Egli stesso è il capo del corpo, cioè della chiesa; egli è il principio, il primogenito dai morti, affinché abbia il primato in ogni cosa, perché è piaciuto al Padre di far abitare in lui tutta la pienezza, e, avendo fatta la pace per mezzo del sangue della sua croce, di riconciliare a sé, per mezzo di lui, tutte le cose, tanto quelle che sono sulla terra come quelle che sono nei cieli” (Colossesi 1:15-20).