Domenica 3 Novembre 2024 – Domenica della Memoria
[Culto completo con predicazione, 59′]
[Solo predicazione, 27′]
Il fenomeno dell’idolatria
Quando sentite la parola “idolatria”o “idoli”, che cosa vi viene subito in mente? Probabilmente l’immagine di popolazioni primitive che danzano attorno a delle statue o totem in cui credono vi sia lo spirito delle loro divinità e con l’intenzione di propiziarsele attraverso sacrifici. È così? Quello dell’idolatria è, di fatto, un fenomeno presente in tutte le culture, un tempo, ma anche oggi riproponendosi in forme più o meno raffinate.
Di questo fenomeno ce ne dà una spiegazione l’apostolo Paolo nella lettera ai cristiani di Roma. Dopo aver affermato che l’umanità possiede la capacità naturale di conoscere il Dio vero e vivente, alla cui immagine è stata creata, egli afferma: “… pur avendo conosciuto Dio, non l’hanno glorificato, né l’hanno ringraziato come Dio, ma si sono dati a vani ragionamenti e l’insensato loro cuore si è ottenebrato. Dicendosi sapienti, sono diventati stolti e hanno mutato la gloria dell’incorruttibile Dio in immagini simili a quelle dell’uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili” (Romani 1:21-23).
C’è modo e modo, però, di cadere nell’idolatria. La persona moderna e secolarizzata che si crede evoluta e che rifugge dalla “religione”, non è meno idolatra di quella “primitiva” – solo che la sua idolatria è più raffinata. Idolatria, infatti, per definizione, è tutto ciò che, nel cuore di una persona, prende il posto del Dio vero e vivente, oppure gli si pone accanto come se Dio fosse uno fra molte altre cose.
Confermando il principio fondamentale della fede di Israele, Gesù stesso, alla domanda: “Maestro, qual è, nella legge, il gran comandamento?” Egli risponde: “’Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l’anima tua e con tutta la mente tua’. Questo è il grande e il primo comandamento” (Matteo 22:36-38). L’idolatria, qualunque sia l’aspetto che possa prendere, incatena la vita di una persona, la disumanizza e alla fine la distrugge. La centralità del Dio vero e vivente nella vita di una persona o della società è la sola che possa garantire dignità e libertà all’essere umano. Chi o che cosa sta al centro della vostra vita e la determina? Chi o che cosa assorbe la vostra vita come ciò a cui date la massima devozione e per il quale vi impegnate in modo prevalente? Se non è il Dio vero e vivente, il Dio di Abraamo, Isacco e Giacobbe, il Dio di Gesù Cristo, state servendo degli idoli che alla fine vi distruggeranno.
Una strana ultima esortazione
L’idolatria può di fatto insinuarsi nella vita anche delle persone meglio intenzionate a starne lontano, anche nella vita di veri cristiani. Questo aveva spinto l’apostolo Giovanni a concludere la sua prima epistola con l’esortazione: “Figlioli, guardatevi dagli idoli” (1 Giovanni 5:21). Strano che abbia messo questo proprio alla fine della sua magnifica lettera …nella quale parla di tutt’altro!
L’esortazione finale nella Prima Epistola di Giovanni, “Figlioli, guardatevi dagli idoli” (1 Giovanni 5:21), è, infatti, apparentemente un comando isolato che può sembrare fuori contesto rispetto al resto della lettera. Tuttavia, può essere compreso meglio alla luce dell’intero messaggio dell’epistola e del contesto culturale e teologico del tempo.
Giovanni, nella sua epistola, si concentra sulla verità di chi è Dio e di chi è Cristo, opponendosi alle eresie, idee devianti, che stavano circolando nelle comunità cristiane del suo tempo. In particolare, l’apostolo combatte contro le dottrine gnostiche e docetiche, che negavano la piena umanità e divinità di Cristo. Una delle tematiche centrali dell’epistola è la conoscenza del vero Dio, resa possibile solo attraverso Cristo. Egli scrive poco prima dell’esortazione finale: “Noi sappiamo che siamo da Dio e che tutto il mondo giace nel maligno, ma sappiamo che il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato l’intelligenza per conoscere colui che è il vero; noi siamo in colui che è il vero, nel Figlio suo Gesù Cristo. Egli è il vero Dio e la vita eterna” (1 Giovanni 5:19-20).
Nel contesto di questo appello alla conoscenza del vero Dio, il comando di “guardarsi dagli idoli” non si riferisce soltanto a statue di divinità pagane, ma a qualunque rappresentazione errata di Dio che si allontani dalla verità rivelata in Cristo. Giovanni ammonisce i credenti di non cadere nella tentazione di seguire false dottrine o concezioni sbagliate di Dio, che possono, di fatto, essere considerate vere e proprie forme di idolatria.
All’epoca dell’apostolo Giovanni, l’idolatria pagana era certo ancora molto diffusa, specialmente nelle città dell’Asia Minore, dove erano presenti numerosi templi dedicati a divinità pagane. I cristiani, spesso, vivevano in un ambiente saturato di culti idolatrici e dovevano resistere alle pressioni sociali e culturali per conformarsi a tali pratiche. Sebbene Giovanni non affronti direttamente le pratiche pagane nell’epistola, l’esortazione può essere letta come un avvertimento contro il sincretismo, ossia il mescolare la fede cristiana con pratiche o credenze pagane. Si può anche vedere la sua esortazione come un avvertimento contro qualsiasi cosa che prenda il posto di Dio nel cuore del credente. Nella Scrittura, l’idolatria non è, infatti, limitata alla venerazione di immagini scolpite, ma può anche riferirsi a qualsiasi cosa a cui l’uomo dà priorità al di sopra di Dio, come il denaro, il potere, il piacere o altre passioni mondane. In questo senso, l’apostolo Giovanni avvertiva i suoi lettori di non permettere che nulla – che sia una dottrina falsa o un desiderio terreno – prenda il posto di Dio nella loro vita. Indubbiamente quel “Figlioli, guardatevi dagli idoli” conclude l’epistola con una nota solenne. Dopo aver trattato temi di amore, comunione e verità, egli termina con un invito alla vigilanza spirituale. È come se, avendo già delineato la bellezza e la profondità della comunione con Dio, sentisse il bisogno di avvertire i credenti contro ciò che potrebbe spezzare quella comunione: l’idolatria, in qualunque forma si presenti.
L’esortazione, quindi, “guardatevi dagli idoli” assume significati molteplici: un avvertimento contro le false dottrine, un richiamo alla purezza della fede in un contesto pagano, e un invito a custodire il cuore da qualunque cosa possa sostituirsi a Dio. Giovanni, essendo consapevole delle sfide spirituali che i cristiani del suo tempo affrontavano, sentiva la necessità di ribadire l’importanza di una fede genuina e pura, che non si lasciasse contaminare da false immagini di Dio o da desideri mondani.
Il messaggio di Giovanni in chiave anti-idolatrica
Cerchiamo allora di vedere, anche se solo sommariamente, in che modo questa esortazione finale: “Figlioli, guardatevi dagli idoli” sia una chiusura appropriata nel contesto dell’insegnamento di questa lettera di Giovanni. Anche se, infatti, l’idolatria non è trattata in maniera esplicita se non nel versetto finale, l’apostolo fornisce diversi insegnamenti che possono essere letti in chiave anti-idolatrica. La sua enfasi su verità, amore e comunione con Dio può essere vista come un contrasto implicito a tutte quelle forme di idolatria che deviano i credenti dalla vera adorazione. Se volessimo identificare alcuni punti chiave della lettera relativi all’idolatria, potremmo identificarne i seguenti:
1. Idolatria è la falsificazione della verità (1 Giovanni 1:5-10)
Giovanni scrive: “Dio è luce e in lui non c’è tenebra alcuna” (1:5). Giovanni inizia la sua epistola proclamando che Dio è luce e in Lui non c’è ombra di menzogna. Idolatria, in questo senso, è accettare qualcosa di falso come se fosse vero, camminare nelle tenebre invece che nella luce. L’idolatria distorce la verità su Dio, facendoci vivere nella menzogna. Quando si abbraccia un’idea di Dio che non corrisponde a quella rivelata dalla Scrittura, si cade nell’idolatria del pensiero, cioè l’adorazione di una divinità creata dalla mente umana. Quindi: la prima forma di idolatria da cui guardarsi è la distorsione della verità su Dio, che ci porta a vivere nelle tenebre del peccato. Cristo ci chiama a camminare nella luce della verità rivelata.
Ci dobbiamo così chiedere: Vivo io nella luce della verità di Dio, o ci sono aree della mia vita in cui preferisco, per immediata convenienza, nascondere la verità o vivere nella menzogna? Ho un’immagine di Dio conforme a ciò che Egli ha rivelato nella Scrittura, o mi sono creato una mia versione di Dio che si adatta meglio ai miei desideri e al mio stile di vita? Quando penso a Dio, lo vedo come Colui che richiede santità e verità, o mi sono abituato a scendere a compromessi con ciò che è peccato e che potrei considerare “conveniente”?
2. Idolatria è amare il mondo più di Dio (1 Giovanni 2:15-17)
Giovanni scrive: “Non amate il mondo né le cose che sono nel mondo. Se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui” (2:15). Giovanni ammonisce i cristiani contro l’amore per il mondo e i suoi desideri. Qui l’idolatria può essere vista come un attaccamento idolatrico a ciò che è temporaneo e terreno, come il potere, il denaro, il piacere, che prendono il posto di Dio nel cuore umano. Questa idolatria dei desideri mondani distoglie l’uomo dall’amore per Dio, facendo sì che egli adori i beni materiali invece del Creatore. Altra forma di idolatria, quindi, è l’amore disordinato per il mondo e i suoi piaceri, che ci separa dall’amore per Dio e ci porta a vivere per ciò che è transitorio.
Chiediamoci: Ci sono aspetti del mondo – potere, denaro, successo, piaceri – che stanno prendendo il posto di Dio nella mia vita? In che modo l’amore per le cose terrene influenza le mie decisioni quotidiane e la mia capacità di essere fedele a Cristo? Se dovessi fare un bilancio delle mie priorità, darei più importanza al mio rapporto con Dio o ai miei desideri e ambizioni personali?
3. Idolatria è negare Cristo come rivelazione di Dio (1 Giovanni 2:22-23)
L’apostolo scrive: “Chi è il bugiardo se non colui che nega che Gesù è il Cristo? Esso è l’anticristo, che nega il Padre e il Figlio” (2:22). Negare che Gesù è il Cristo, il Messia, e l’eterno Figlio di Dio equivale a creare una falsa immagine di Dio. L’idolatria non è solo adorare statue o immagini, ma anche rifiutare la piena rivelazione di Dio in Cristo. Riconoscere Gesù come il Figlio di Dio e il Messia è fondamentale per una fede autentica. Coloro che negano che Gesù sia il Cristo e ne attendono un altro, creano una divinità falsa, immaginaria, un idolo che non può salvare. Un’idolatria spirituale si manifesta quando si nega la centralità di Cristo nella rivelazione di Dio. Senza Cristo, l’immagine di Dio diventa un’idolatria che inganna.
Chiediamoci: Riconosco pienamente la signoria di Cristo nella mia vita, o ci sono aree in cui nego, implicitamente o esplicitamente, la sua autorità? Sono pienamente convinto che Gesù è il Figlio di Dio e il Messia, o mi sono lasciato influenzare da dubbi o false dottrine che mettono in discussione la sua divinità o umanità? Vivo una vita che testimonia la centralità di Cristo, o mi sono abituato a una fede superficiale che minimizza l’importanza dell’Evangelo?
4. Idolatria è amare con ipocrisia (1 Giovanni 3:16-18)
Giovanni scrive: “Figlioli, non amiamo a parole e con la lingua, ma a fatti e in verità” (3:18). L’idolatria può anche prendere la forma di una falsa manifestazione d’amore, cioè quando il credente ama a parole ma non con i fatti. Questo tipo di comportamento inganna sia noi stessi che gli altri, poiché l’amore vero è il riflesso dell’amore di Dio, che si è manifestato in Cristo. L’ipocrisia nell’amore può essere vista come un idolo: è una finta spiritualità che manca di autenticità. Quando amiamo solo a parole, senza manifestare l’amore di Dio nei fatti, creiamo un idolo di falsa spiritualità, che ci allontana dalla verità dell’amore cristiano.
Chiediamoci: Il mio amore per gli altri è autentico e visibile nei miei comportamenti, o mi limito a dichiarare a parole ciò che non vivo nei fatti? Ci sono persone o situazioni nella mia vita in cui sto mostrando un amore superficiale o ipocrita? In che modo posso dimostrare un amore più concreto, agendo in modo che rispecchi l’amore sacrificale di Cristo?
5. Idolatria è seguire lo spirito dell’errore (1 Giovanni 4:1-6)
Giovanni dice: “Diletti, non crediate a ogni spirito, ma provate gli spiriti per sapere se sono da Dio, perché molti falsi profeti sono venuti fuori nel mondo” (1 Giovanni 4:1). Qui l’apostolo avverte i credenti di non dare ascolto a ogni spirito, ma di provare gli spiriti per vedere se provengono da Dio. L’idolatria, infatti, può essere vista come seguire falsi insegnamenti o profeti che non sono davvero ispirati dallo Spirito Santo per quanto dicano di esserlo. Accettare lo spirito dell’errore equivale ad adorare un’idolatria spirituale, che distoglie dalla verità del Vangelo. Seguire falsi insegnamenti o profeti equivale a un’idolatria spirituale. Dobbiamo discernere gli spiriti per non cadere vittime di errori che ci allontanano da Dio.
Chiediamoci: Mi impegno a discernere gli insegnamenti che ascolto, confrontandoli con la Parola di Dio, o accetto passivamente qualsiasi cosa mi venga detta, senza spirito critico? Ci sono insegnamenti o ideologie che ho accolto nella mia vita che si discostano dalla verità rivelata in Cristo? Sono consapevole dei falsi spiriti che possono distogliermi dalla fede, e prego per il discernimento dello Spirito Santo per rimanere saldo nella verità?
6. Idolatria è non rimanere nella comunione con Dio (1 Giovanni 5:11-12)
L’apostolo scrive: “E la testimonianza è questa: Dio ci ha dato la vita eterna e questa vita è nel Figlio suo” (5:11). Giovanni afferma che la vita eterna è data da Dio attraverso Suo Figlio. L’idolatria è cercare la vita, la felicità o la salvezza in qualcosa o qualcuno che non sia Cristo. Chi cerca una vita al di fuori di questa comunione con Dio crea un idolo di autosufficienza o di salvezza umana. L’idolatria si manifesta quando cerchiamo la vita o la salvezza in qualcosa che non è Dio. La vera vita eterna si trova solo in Cristo.
Chiediamoci: Sto cercando la vita e la felicità in qualcosa o qualcuno che non sia Dio? Mi rivolgo a beni materiali, relazioni o successi per trovare soddisfazione, piuttosto che alla mia comunione con Cristo? In che modo posso approfondire il mio rapporto con Dio, assicurandomi di non cadere nell’idolatria dell’autosufficienza o della salvezza attraverso sforzi umani? La mia vita testimonia il fatto che ho trovato la vera vita in Cristo, o sto cercando altrove quella pienezza che solo Lui può dare?
Conclusione
L’apostolo Giovanni, quindi, quando termina la sua lettera con un estemporaneo: “Figlioli, guardatevi dagli idoli” (5:21) non stava parlando solo ai cristiani suoi contemporanei, ma anche a noi per i quali la tentazione dell’idolatria rimane tale, ma può essere molto sottile. Giovanni Calvino scriveva: “Il cuore umano è un perpetuo fabbricante di idoli” (L’Istituzione della Religione Cristiana, 1:11:8). Egli così rifletteva sull’inclinazione naturale dell’essere umano a creare e venerare idoli, non solo immagini materiali, ma anche falsi concetti di Dio che distolgono dalla vera adorazione. Sottolineava come, anche dopo aver ricevuto la rivelazione divina, l’uomo fosse sempre incline a distorcere la verità e a cercare surrogati per Dio, cadendo così nell’idolatria. Ecco così che noi oggi, dopo aver trattato vari aspetti dell’idolatria impliciti in questa lettera dell’apostolo Giovanni, possiamo concludere senza riserve che la sua esortazione finale sia sempre appropriata. Questo ammonimento riassume tutto ciò che l’apostolo ha detto nella sua lettera riguardo all’importanza di mantenere una fede pura e genuina, basata sulla verità di Dio, l’amore sincero, la centralità di Cristo e il discernimento spirituale. Idolatria, in ultima analisi, è tutto ciò che ci distoglie da Dio e dalla Sua verità.
Quali sono gli idoli della mia vita di cui forse non sono nemmeno consapevole? Come posso identificare ciò che ha preso il posto di Dio nel mio cuore? Sono disposto a lasciare questi idoli e a rifocalizzare la mia vita sul Dio vero e vivente di Abramo, Isacco, Giacobbe e soprattutto del Signore e Salvatore Gesù Cristo, camminando nella verità, nell’amore e nella comunione con Lui?
Paolo Castellina, 24 ottobre 2024