Domenica 27 Ottobre 2024 – Festa della Riforma
[Culto completo con predicazione, 59′]
[Solo predicazione, 30′]
La necessità di riforme
Che cos’è “la Chiesa”? La varietà di risposte che si ricevono quando si pone questa domanda testimonia della grande confusione che c’è a questo riguardo.
Se però ci atteniamo a quanto autorevolmente ci insegna la Bibbia, la Chiesa di Gesù Cristo non è identificabile in alcuna organizzazione religiosa e tanto meno è un edificio adibito al culto… La Chiesa è soprattutto una realtà spirituale. La Chiesa è la comunione universale di tutti coloro che, in ogni tempo e paese, hanno riposto la loro fiducia in Gesù Cristo come loro Signore e Salvatore. La nostra Confessione di fede lo esprime in questo modo:
“La chiesa cattolica o universale, che è invisibile, consiste del numero completo degli eletti che sono stati, sono e saranno raccolti in unità sotto Cristo, suo Capo” (CFW 25:1).
Sì, gli eletti sono le persone di ogni tempo e paese alle quali Dio ha concesso la grazia della salvezza in Cristo e che Lo servono con fiducia e ubbidienza.
Certamente, però, questa Chiesa si manifesta anche visibilmente. Infatti:
“La chiesa visibile, che, sotto l’Evangelo, è pure cattolica o universale … consiste di tutti coloro che, nel mondo intero, professano la vera religione insieme alla loro prole” (CFW 25:2).
Vera religione è quella che corrisponde a ciò che Dio ha rivelato nella Sua Parola.
Le espressioni “visibili” della Chiesa di Cristo si trovano nelle varie comunità ed organizzazioni cristiane più o meno grandi. Esse, però, come qualunque organizzazione in questo mondo, sono imperfette e tendono a contaminarsi, a deteriorarsi, a venir meno nel tempo alla loro vocazione. Per questo pure la nostra Confessione di fede [4] afferma:
“La chiesa cattolica è stata visibile a volte più, a volte meno, e le chiese particolari, che ne sono le membra, sono più o meno pure, a seconda della maggiore o minore purezza in cui vi è insegnata e accolta la dottrina dell’Evangelo, amministrate le ordinanze divine e celebrato il culto pubblico” (CFW 25:4).
Come pure:
“Anche le chiese più pure sulla terra sono soggette sia a mescolanza che ad errori; ed alcune sono [persino] tanto degenerate da diventare non chiese di Cristo ma sinagoghe di Satana (…)” (CFW 25:5).
Questa terminologia riflette espressioni usate nella Bibbia.
Se questa è, così com’è, la situazione che ci troviamo davanti, ne consegue che sia responsabilità di ogni cristiano, come pure quella di ogni comunità cristiana e di ogni organizzazione cristiana, d’avere un atteggiamento critico verso sé stessa e, confrontandosi costantemente con la Parola di Dio, essere disposta a correggersi e a riformarsi.
La riforma in Cristo
Di queste riforme ne abbiamo già esempi nella stessa Bibbia quando, sotto l’impulso dei profeti canonici di Israele, la corruzione della vita religiosa di Israele, che è la Chiesa nell’Antico Testamento [1] e delle sue istituzioni, era stata denunciata e poi riportata in sintonia con la Parola di Dio. È stato però l’avvento di Gesù Cristo, il Messia atteso, che ha operato la riforma più radicale di tutte le antiche istituzioni di Israele facendocele comprendere nel loro autentico significato, compiendole e quindi superandole.
Di questo testimonia l’epistola agli Ebrei, quando, parlando del “tempo di riforma” afferma:
“Lo Spirito Santo voleva con questo significare che la via al santuario non era ancora manifestata finché sussisteva ancora il primo tabernacolo. Esso è una figura per il tempo attuale, conformemente alla quale si offrono doni e sacrifici che non possono, quanto alla coscienza, rendere perfetto colui che offre il culto, poiché si tratta soltanto di cibi, di bevande e di varie abluzioni, insomma di regole carnali imposte fino al tempo di una loro riforma” (Ebrei 9:8-10).
Gesù, il Cristo, l’atteso Messia, inaugura questa riforma, vale a dire opera una radicale ristrutturazione del significato di tutto ciò che si era consolidato nella fede del popolo di Dio.
Egli era del tutto in linea con il messaggio degli antichi profeti di Israele, ma le istituzioni ufficiali del Suo tempo rifiutano di riformarsi. Questo soltanto potrebbe mostrarci come nessuna istituzione ufficiale per quanto pretenziosa possa essere, possa pretendere di avere il monopolio della rappresentanza di Dio sulla terra, né tantomeno pretendere in alcun modo l’infallibilità. Difatti, con Gesù e con il movimento cristiano scaturisce una rinascita che, lasciandosi alle spalle le istituzioni sclerotizzate del Giudaismo, apre la strada alla vera continuità della fede del popolo di Dio quella che è animata dalla sovrana libertà dello Spirito Santo. Per questo, più che di riforma, si dovrebbe meglio parlare di rinascita o rinascimento. È cosa avvenuta, per esempio, con la Riforma protestante del XVI secolo che noi celebriamo, e che ha dato origine ad un movimento del tutto libero che trascende le chiese istituzionali, esse pure in molte maniere sclerotizzate e, di per sé stesse, spesso irriformabili [2]. Tutto questo potrebbe ripetersi e si ripete allorché Dio suscita persone che chiamano il popolo di Dio al ravvedimento ed alla riforma!
Approfondiamo allora, benché sommariamente, il significato di quanto l’epistola agli Ebrei dice al versetto 10 “… regole valide fino al tempo in cui sarebbero state riformate” (CEI)], (Ebrei 9:10).
Contesto e messaggio
Questo versetto si colloca in una sezione della Lettera agli Ebrei in cui l’autore descrive il culto e i riti dell’antica alleanza (il patto mosaico). Nel capitolo 9, viene fatto un confronto tra i riti dell’Antico Testamento e il ministero di Cristo come sommo sacerdote della nuova alleanza. L’autore spiega che le pratiche rituali dell’antica alleanza, come sacrifici e abluzioni, erano temporanee e non potevano di per sé stesse rendere perfetta la coscienza di chi le praticava. Anzi, rendevano questa pratica in un certo qual modo superstiziosa, concentrando l’attenzione sui riti stessi e perdendo di vista il loro scopo ultimo: quello di rivolgere l’attenzione al compimento che solo il Messia, il Cristo, avrebbe realizzato.
“… poiché si tratta soltanto di cibi, di bevande e di varie abluzioni“. Cibi e bevande si riferisce alle leggi cerimoniali dell’Antico Testamento riguardanti il cibo (ad esempio quelle di Levitico 11) e il divieto di certi alimenti, così come il consumo rituale di bevande. Questi erano simboli della purezza cerimoniale, non necessariamente morale. Le abluzioni erano i diversi riti di purificazione con l’acqua prescritti nella Legge mosaica, come il lavaggio rituale delle mani, del corpo o degli oggetti sacri.
Tutte queste, però, non erano altro che: “regole carnali” (dal greco “sarkikos”), che significa che appartengono alla sfera esteriore, fisica, e non toccano direttamente la dimensione spirituale e interiore dell’essere umano. Le leggi cerimoniali riguardavano l’esteriorità e non avevano il potere di purificare la coscienza.
Tutte queste erano “regole carnali imposte fino al tempo di una loro riforma”, cioè, le leggi cerimoniali erano transitorie e destinate a essere superate con l’avvento del Cristo. La “riforma” (dal greco “diorthosis”) fa riferimento alla venuta del Messia, che ha portato una trasformazione completa del culto, sostituendo il vecchio sistema con uno nuovo e più perfetto, centrato sull’efficacia salvifica del sacrificio di Cristo in croce. Da questo l’annuncio dell’Evangelo che gli apostoli di Cristo facevano risuonare: “… per aprire loro gli occhi, affinché si convertano dalle tenebre alla luce e dal potere di Satana a Dio e ricevano, per la fede in me, il perdono dei peccati e la loro parte di eredità tra i santificati” (Atti 26:18).
Molte rilevanti applicazioni
Ecco così come l’antico sistema cerimoniale dovesse essere “riformato” perché aveva un carattere temporaneo e limitato delle pratiche rituali dell’antica alleanza, che non potevano davvero di per sé stesse purificare il cuore o la coscienza delle persone (cfr. Ebrei 10:1-4). Questi riti servivano solo come ombra, prefigurazione, del sacrificio definitivo e perfetto di Cristo, che ha abolito la necessità di reiterare tali pratiche (cfr. Ebrei 9:12-14) cultuali e sacrificali. L’autore degli Ebrei, infatti, dimostra che il sacrificio di Cristo è sufficiente per purificare l’anima e che il vecchio sistema legale è stato riformato attraverso di Lui. La redenzione offerta da Cristo è eterna e spirituale, non esteriore e temporanea come il sistema mosaico.
È per questo che non abbiamo oggi più bisogno di templi particolari, né di sacerdoti, né di altari o sacrifici, né di sacre liturgie! Allo stesso modo, il ristabilimento nell’ambito delle chiese cristiane di antichi rituali e liturgie, di altari, di sacerdoti, immagini sacre davanti alle quali prostrarsi ecc. ad imitazione dell’antico culto israelita o peggio, pagano, aveva reso necessaria, per grazia di Dio, nel XVI secolo, la Riforma. Essa ancora oggi rimane attuale e necessaria in molti contesti. Si tratta di “rimettere le cose a posto”, “in linea” con l’ortodossia apostolica proclamata autorevolmente e vissuta dalle comunità cristiane antiche.
Lo stesso discorso può essere fatto per l’istituzionalizzazione del movimento cristiano in chiese gerarchiche, spesso al servizio dei potentati di questo mondo che è cosa da ripudiare, quali essi siano – se prendiamo sul serio la Parola di Dio! Lo scorrere del tempo inevitabilmente, infatti, corrompe anche le chiese come pure la fede di singoli cristiani. Guai ad adattarsene!
Dio stesso ci chiama a misurarci con la Sua Parola e e a “correggere la rotta” quando non è conforme al suo insegnamento normativo. La metafora del “correggere la rotta” è particolarmente significativa e adoperata anche dal Nuovo Testamento stesso quando per esempio in 1 Timoteo 1:19 l’Apostolo esorta: “… avendo fede e buona coscienza, alla quale alcuni hanno rinunciato e così hanno naufragato quanto alla fede”. Allontanarsi, infatti dalla rotta segnata dalla rivelazione biblica significa non solo non arrivare alla destinazione stabilita da Dio, ma “naufragare” infrangendosi sulle rocce o insabbiandosi in bassi fondali.
Questo versetto invita così i credenti a riconoscere che la salvezza e la purificazione vengono da Cristo e non da osservanze rituali. Le pratiche religiose esteriori, pur avendo il loro valore, non possono sostituire la fede nel sacrificio di Cristo. Questo testo biblico sottolinea il passaggio da un culto basato su regole fisiche e carnali a uno spirituale e interiore. Ciò aiuta i cristiani a comprendere la superiorità della nuova alleanza rispetto all’antica, e a vivere una fede basata su una relazione spirituale profonda con Dio, piuttosto che su semplici rituali esteriori.
Alcune distorsioni moderne
L’interpretazione tipologica dell’Antico Testamento, che la Lettera agli Ebrei sviluppa, che ha come fulcro la figura di Cristo, può essere estesa anche ai concetti di Tempio, Terra Promessa e popolo eletto. La tipologia del Nuovo Testamento vede questi elementi come ombre o prefigurazioni di realtà spirituali che trovano il loro compimento nel Nuovo Testamento, in Cristo e nella nuova alleanza. In questo senso, tali concetti possono essere considerati “superati” o meglio “già adempiuti”, secondo una prospettiva che li trasforma da realtà terrene a realtà spirituali. Eppure ci sono oggi tanti cristiani che vengono esortati ad allontanarsi da questa prospettiva cristocentrica e a prendere certi testi della Bibbia “letteralmente”.
Nell’Antico Testamento il Tempio rappresentava il luogo della presenza di Dio tra il popolo d’Israele, il centro del culto e dei sacrifici. Esso era considerato sacro perché simbolizzava l’incontro tra il cielo e la terra. Nella Lettera agli Ebrei, il Tempio terreno viene considerato una figura del “vero” Tempio celeste, dove Cristo è entrato una volta per tutte come Sommo Sacerdote (Ebrei 9:24). Cristo stesso diventa il vero Tempio (cfr. Giovanni 2:19-21), il luogo della presenza definitiva di Dio tra gli uomini. In questo senso, il Tempio terreno è superato perché la mediazione tra Dio e l’umanità non avviene più attraverso un edificio, ma attraverso la persona del Cristo. Il Tempio terreno diventa di fatto inutile perché il sacrificio di Cristo ha reso obsoleti i sacrifici animali e il culto cerimoniale. La Chiesa stessa, come corpo di Cristo, viene poi considerata il nuovo Tempio spirituale (cfr. 1 Corinzi 3:16-17), dove Dio abita tramite il suo Spirito.
La Terra Promessa, altresì, era il luogo fisico che Dio aveva giurato di dare agli israeliti, come loro eredità, simbolo della loro appartenenza al patto abramitico. In Ebrei 4, l’ingresso nella Terra Promessa viene tipologicamente collegato al “riposo” che Dio offre al suo popolo, non etnico, ma multinazionale. Tuttavia, l’autore afferma che il vero riposo non è stato raggiunto semplicemente entrando in Canaan, ma è un riposo spirituale, simbolo della salvezza e della comunione eterna con Dio (Ebrei 4:8-11). Questo riposo trova il suo compimento in Cristo, che offre l’accesso alla vera Terra Promessa, il regno di Dio che deve diffondersi in tutto il mondo. La Terra Promessa fisica era un simbolo del regno celeste. Così, la promessa di Dio si realizza in una dimensione spirituale e universale, aperta a tutti i credenti e non limitata a un territorio geografico specifico. Chi ancora oggi la prende letteralmente si macchia di ingiustizie sconfinate, razzismo, violenza, ostilità senza senso, soprattutto quando il Cristo ci chiama alla convivenza pacifica ed all’amore.
Il popolo eletto (Israele come nazione etnica) in Cristo è un pure un concetto superato se lo si vede in termini nazionalisti. Israele era il popolo eletto da Dio per essere portatore delle promesse, del culto e della Legge, attraverso cui Dio aveva scelto di rivelarsi al mondo e di preparare la strada al Cristo. Allora, per certi versi, ma non sempre, questa elezione era strettamente legata a una dimensione etnica e nazionale. Con l’avvento di Cristo, l’idea di popolo eletto si espande. Nella lettera agli Ebrei e nel Nuovo Testamento in generale, i confini del popolo di Dio non sono più definiti etnicamente, ma spiritualmente. I cristiani, sia ebrei che di altre nazioni, diventano il nuovo popolo eletto, la “discendenza di Abramo” (Galati 3:29), chiamati non in base alla carne ma mediante la fede in Cristo. Israele come nazione etnica non è più l’unico depositario della promessa; l’elezione si estende a tutti i credenti. Pietro parla della Chiesa come il “popolo eletto, il sacerdozio regale, la nazione santa” (1 Pietro 2:9), dando così una nuova definizione di elezione, fondata non sull’etnia ma sull’adesione a Cristo.
Conclusione
Dalla morte e risurrezione di Gesù siamo così entrati in quello che la Scrittura chiama “il tempo della riforma” (Ebrei 9:10). Il tempio di Gerusalemme, i suoi cerimoniali, altari, sacrifici, sacerdoti ecc. erano tutte prefigurazioni di quello che il Cristo, Gesù, ha adempiuto una volta per sempre. Non abbiamo più bisogno né di quelli né di simili. Di tale armamentario non ce n’è più necessità: Cristo Gesù è “la sostanza”. Nella nuova alleanza in Cristo: il Tempio terreno è superato e sostituito dalla persona di Cristo e dal Tempio spirituale della Chiesa. La Terra Promessa fisica cede il passo alla realtà spirituale del “riposo” e del regno di Dio, accessibile tramite la fede. L’elezione etnica di Israele viene ampliata a tutti coloro che sono in Cristo, formando un nuovo popolo universale [3]. In questo senso, tali concetti trovano il loro pieno compimento in Cristo e nella sua opera redentrice, rendendo obsolete le forme fisiche e terrene del culto e dell’appartenenza a Dio.
Così, non lasciatevi sedurre da chi oggi pretende, qualunque ne sia il pretesto, che la sua organizzazione religiosa sia l’unica ed infallibile rappresentante di Dio sulla terra. Non lasciatevi sedurre da cerimoniali, altari, sacrifici, sacerdoti come se avessero in sé stessi un qualche potere. È una falsa pretesa. Non lasciatevi sedurre dai moderni “giudaizzanti” che, sulla base di argomentazioni falsamente bibliche, vi parlano di una nazione eletta, di una terra promessa da riconquistare per gli israeliti, di ricostruzione del tempio e ristabilimento di sacrifici e cose del genere.
Altre ancora potrebbero essere le deviazioni alienanti dal messaggio biblico che sembrano “bibliche” e che hanno una parvenza di sapienza in una religiosità tutta esteriore. In Cristo Gesù abbiamo tutto quanto ci serve. Esercitate un sano atteggiamento critico verso voi stessi, la comunità cristiana alla quale potreste appartenere o una qualsivoglia organizzazione religiosa. Che il Signore vi dia lo spirito della Riforma, che è spirito di rinascita, sempre “in Cristo”.
Paolo Castellina, 18 ottobre 2024
Note
[1] Come afferma la Confessione di fede elvetica del 1566: “Abitualmente si contano anche due popoli nella Chiesa, cioè gli israeliti e quelli d’origine pagana, o coloro che dagli ebrei e dai pagani sono stati raccolti nella Chiesa. Si contano anche due Testamenti: l’Antico e il Nuovo. Ciononostante vi è sempre stata e sempre vi sarà una sola società di tutti questi popoli e un’unica salvezza in un unico Messia, nel quale sono tutti congiunti come membra di un solo corpo, sotto un solo Capo, mediante una stessa fede e mediante la partecipazione ad uno stesso cibo e ad una stessa bevanda spirituale. Noi riconosciamo [confessiamo], tuttavia, che al riguardo vi sono stati tempi diversi e diversi sacramenti o simboli del Messia promesso e poi donato dal Padre e che, abolite le cerimonie dell’Antica Alleanza, noi siamo sotto la Nuova, illuminati con una luce fulgente ed abbiamo ricevuto doni più grandi ed una libertà molto più completa” (CFE 17).
[2] Vedasi l’articolo di Stephen C. Perks, “Non c’è mai stata una Riforma (della chiesa cattolica-romana) ma un esodo e una rinascita”, in: https://www.tempodiriforma.it/wp/non-ce-mai-stata-una-riforma-ma-una-rinascita-ed-e-ancora-necessaria/
[3] Vedasi l’articolo: Esortazioni bibliche a non ritornare al ritualismo ebraico in: https://www.tempodiriforma.it/mw/index.php?title=Bibbia%2FEsortazioni_bibliche_a_non_ritornare_al_ritualismo_ebraico
[4] Confessione di fede di Westminster: https://www.tempodiriforma.it/mw/index.php?title=Confessioni_di_fede/Westminster/Confessione_di_fede