Salvateli strappandoli dal fuoco (Giuda 18-25)

Domenica 24 Marzo 2024 – Domenica delle Palme

(Culto completo con predicazione, 56′ 23″)

(Solo predicazione, 27′ 22″)

Rumori di guerre

Qui da noi non ci eravamo più abituati o non li ritenevamo possibili, ma oggi anche le orecchie più insensibili non possono fare a meno di udire l’avvicinarsi di sempre più forti “rumori di guerre” [1]. Si parla molto di pace, ma la smania, la voglia intensa di uccidere coloro che considerano rivali, sembra quasi incontenibile in tanti corrotti e malvagi cuori umani. Pieni di odio e desideri di sopraffazione, sembrano di fatto non sopportare l’idea stessa di pacifica cooperazione. Si ode persino affermare, in certi ambienti economici, che le guerre siano necessarie e “facciano bene” all’economia [2] – cioè alle loro tasche. Si moltiplicano così in tutto il mondo i molti che sono vittime del fuoco delle guerre. È per questo che oggi diventa particolarmente rilevante l’esortazione che la Parola di Dio ci rivolge in quanto discepoli di Gesù, principe della pace [3], quando afferma: “Salvateli strappandoli dal fuoco” [4]. Non ci potrebbe oggi essere esortazione più necessaria di quella! La Parola di Dio ci chiama ad essere proattivi nel salvare i molti “Abele” di questo mondo neutralizzando “il fuoco” della violenza attuale o potenziale di quei pochi, ma ben armati, che “si sono incamminati per la via di Caino per amor di lucro” [5]. Questi ultimi, infatti, come Caino, ritengono di non essere custodi dei loro fratellivi anzi, dei loro fratelli non gliene importa proprio nulla. Negligendo la responsabilità che hanno verso di essi, sono maestri nel giustificare le pulsioni omicide del loro cuore.

C’è fuoco e fuoco, ma tutti bruciano

Mi rendo ben conto che il fuoco delle guerre non fosse esattamente il senso originale che aveva ispirato l’apostolo Giuda, parente di Gesùvii, quando dice al termine della sua breve ma intensa epistola: “Salvateli strappandoli dal fuoco”. Ci sono, però, tanti tipi di “fuoco” dal quale dobbiamo fuggire e strapparvi gli altri e, in qualche modo, sono tutti collegati. C’è fuoco e fuoco, ma ogni fuoco brucia e distrugge! È di questo testo che vorrei che oggi ci occupassimo. Lo faremo leggendolo ovviamente in primo luogo nel suo contesto e poi considerandone le implicazioni. Questa epistola ha solo un capitolo. Ascoltatene i versetti dal 18 al 25.

“Come essi vi dicevano: ‘Negli ultimi tempi vi saranno degli schernitori che cammineranno secondo le loro empie passioni’. Costoro sono quelli che provocano le divisioni, gente sensuale, che non ha lo Spirito. Ma voi, diletti, edificando voi stessi sulla vostra santissima fede, pregando mediante lo Spirito Santo, conservatevi nell’amore di Dio, aspettando la misericordia del nostro Signore Gesù Cristo per avere la vita eterna. Abbiate pietà di quelli che sono nel dubbio, salvateli, strappandoli dal fuoco, e degli altri abbiate pietà mista a timore, odiando perfino la veste contaminata dalla carne. A colui che può preservarvi da ogni caduta e farvi comparire davanti alla sua gloria irreprensibili, con gioia, al Dio unico, nostro Salvatore, per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore, siano gloria, maestà, forza e potere, da ogni eternità, ora e per tutti i secoli. Amen” (Giuda 18-25).

Identificare e colpire il problema

L’epistola dell’apostolo Giuda è una severa riprovazione (ripudio, critica e condanna) di coloro che mettono in pericolo l’efficacia salvifica della fede cristiana con insegnamenti falsi e devianti da ciò che Cristo ha insegnato e trasmesso autorevolmente dai Suoi apostoli. L’apostolo lo fa nei termini più forti. All’inizio, infatti, dice: “Diletti, avendo un grande desiderio di scrivervi della nostra comune salvezza, mi sono trovato costretto a farlo per esortarvi a combattere strenuamente per la fede, che è stata una volta per sempre tramandata ai santi” (3). Questo “strenuo combattimento” contraddice forse lo spirito di amorevole tolleranza insegnato da Cristo? No, perché esso non ha a che fare con i metodi violenti che talvolta sono stati usati nel corso della storia anche da istituzioni ecclesiastiche per imporre il loro dominio. I nostri veri avversari, il nemico da identificare e combattere, infatti, come dice l’apostolo Paolo, non sono creature umane in quanto tali, ma le forze spirituali della malvagità che ne prendono il controllo e che le manipolano con l’obiettivo di causare disastri e distruzione. Queste forze devono essere combattute con armi spirituali. Dice infatti: “Prendete le armi che Dio vi dà, per poter resistere contro le manovre del diavolo. Infatti noi non dobbiamo lottare contro creature umane, ma contro spiriti maligni del mondo invisibile, contro autorità e potenze, contro i dominatori di questo mondo tenebroso” (Efesini 6:11-12 TILC). E questo sulla base di un fatto inattaccabile: “Perché la parola di Dio è vivente ed efficace, più affilata di qualunque spada a due tagli” (Ebrei 4:12).

Nella sua epistola Giuda esorta e incoraggia a identificare chi diffonde insegnamenti menzogneri, e questo per isolarli, neutralizzarli e distanziarsene, contrapponendovi ciò che è coerente con la verità. Invita, infatti, alla perseveranza di una testimonianza integra e alla preghiera. Se possibile, anche i maestri di errore sono da salvare – da loro stessi!

Un metodo proattivo

L’esortazione: “Salvateli strappandoli dal fuoco” indica così un comportamento che potremmo definire “proattivo”. La proattività può essere definita come l’atteggiamento e il comportamento di anticipare, pianificare e agire in modo preventivo, anziché reagire passivamente agli eventi o alle circostanze. Essenzialmente, essere proattivi significa vivere la vita cristiana, assumendone il controllo, prendendo iniziative per influenzare positivamente gli esiti futuri, anziché lasciare che gli eventi si svolgano fatalisticamente. Una persona proattiva è consapevole delle proprie responsabilità e si impegna attivamente per raggiungere obiettivi personali e professionali. Questo comporta la capacità di prendere decisioni informate, gestire il proprio tempo ed energie in modo efficace, e cercare soluzioni innovative ai problemi anziché lamentarsi o aspettare che intervengano altri.

Victor Frankl, psicologo e psichiatra, definiva la proattività “la prima e fondamentale attività di una persona altamente operativa in qualsiasi ambiente [8]”. Ciò inquadra una persona che assume in sé la responsabilità della propria vita, piuttosto che cercare le cause dei suoi problemi nelle circostanze esterne o nelle altre persone. Frankl era ebreo e proprio durante la sua esperienza in un campo di sterminio nazista rileva l’importanza di coraggio, perseveranza, responsabilità individuale e consapevolezza nella scelta, indipendentemente dalla situazione o dal contesto. In pratica, una persona può reagire alle circostanze in modo reattivo oppure proattivo: il reattivo si concentra sul problema, il proattivo sulla soluzione.

Il Signore Gesù si aspetta che i Suoi discepoli si attivino per la Sua causa. Essi fanno parte delle “sante miriadi” di Dio mandate per giudicare il mondo e convincerlo (14-15). Essi sono chiamati (1) a combattere (3), ad essere vigilanti (4), ad edificare (20), a pregare (20) – in Efesini 6:18 la preghiera è pure “un arma”, a proteggersi tenendosi lontani da “contaminazioni” e compromessi (23) e disposti anche a mettere a rischio la loro stessa vita, come eroici “pompieri” per “strappare dal fuoco” altre persone. Gesù, infatti, dice: “Perché chi vorrà salvare la sua vita, la perderà, ma chi perderà la sua vita per amor mio e dell’evangelo, la salverà” (Marco 8:35).

L’incendio del peccato

Che cos’è questo “fuoco” dal quale “sperando in qualche maniera … di salvarne alcuni” [9]? Nell’immediato contesto di questa epistola si tratta dei vangeli adulterati diffusi, come scrive l’apostolo Giuda, da persone settarie che: “si lamentano sempre e non sono mai contenti, seguono le loro passioni; [che] dicono parole piene di orgoglio e fanno complimenti alle persone solo per motivo di interesse” (16), “… impostori che si comportano male seguendo le loro passioni malvagie … che provocano divisioni, gente dominata dagli istinti e non guidata dallo Spirito di Dio” (18,19 TILC). Propongono alle persone una via di salvezza menzognera e così vengono “bruciati”. È un po’ come quando Gesù diceva: “Guai a voi, ipocriti, maestri della Legge e farisei! Voi fate lunghi viaggi per terra e per mare, pur di riuscire a convertire anche solo un uomo: ma poi, quando l’avete conquistato, lo fate diventare degno dell’inferno, peggio di voi” (Matteo 23:15 TILC). Andare a recuperarli salvandoli come da un edificio in fiamme è davvero come estrarne “un tizzone strappato dal fuoco? [10]”.

Qui si tratta di falsi vangeli, ma l’incendio che intrappola e fa perire “bruciati”, cioè rovinati fisicamente, moralmente e spiritualmente, non è forse lo stile di vita proposto e seguito da tanti che, voltando le spalle a Dio e volendo essere Dio e legge a sé stessi, rovinano sé stessi e il mondo in cui vivono? Il fuoco di quell’incendio sono le inevitabili conseguenze di ciò che la Bibbia chiama peccato e dal quale la proclamazione dell’Evangelo intende salvare.

Il fuoco di quell’incendio, di “quell’edificio in fiamme”, però, in ultima istanza, non è forse pure e soprattutto ciò del quale è molto impopolare oggi parlare e che viene spesso oggi negato e messo in ridicolo da molti? Si, esattamente, è il fuoco dell’inferno, espressione del giusto giudizio di Dio. Una volta Gesù aveva detto: “Non abbiate paura di quelli che possono togliervi la vita, ma non possono fare niente di più. Vi dirò io chi dovete temere! Temete Dio, il quale, dopo la morte, ha il potere di gettare uno nell’inferno. Ve lo ripeto: è lui che dovete temere!” (Luca 12:4-5). Oggi è di moda negarlo, ma non c’è un argomento dal quale il Salvatore Gesù Cristo abbia parlato più di questo! Faremmo bene a prenderlo sul serio – comunque si cercasse di intenderlo. Se Gesù ce ne avvertiva ci sarà bene un motivo!

Un compito ingrato?

“Salvateli, strappandoli dal fuoco” ci dice la Parola di Dio. Nella turbolenta complessità dei tempi moderni, cercare di farlo, però, può davvero essere paragonato a una sfida eroica, frustrante e persino pericolosa, perché ci troviamo di fronte spesso di fronte a persone in piena dissonanza cognitiva [11]. Qualcuno ha affermato, avvertendo la gente da altri incendi: “Cercare di aiutare la gente a capire ciò che stia ora succedendo è come ritornare in un edificio in fiamme per cercare di farne uscire chi vi si trova. Solo che ti danno pugni in faccia e vogliono delle prove che l’edificio sia davvero in fiamme. Anche quando possono vederne le fiamme stesse”.

L’analogia di ritornare in un edificio in fiamme per salvare gli occupanti offre, un effetti, un triste sguardo sulle difficoltà incontrate nell’educare e nell’informare in un contesto sociale incendiato dall’incertezza e dalla disinformazione.

Il rifiuto della realtà è una tendenza umana ben documentata. Anche quando le fiamme divorano l’edificio, alcuni preferiscono ignorare la loro presenza, richiedendo “prove tangibili” del pericolo imminente che non è mai preso seriamente. Questa resistenza alla verità è amplificata dalla diffusione delle notizie false dei principali mass-media e dalla polarizzazione ideologica che promuovono. Persino di fronte alla chiara evidenza, molti rimangono ancorati alle loro distorte convinzioni, sfidando chi cerca di portare chiarezza e verità.

Le emozioni, poi, svolgono un ruolo cruciale nella percezione e nella comprensione della realtà. La paura, l’ansia e la rabbia possono offuscare il giudizio e alimentare la negazione. Inoltre, le persone possono resistere al cambiamento perché accettare una diversa visione del mondo richiede uno sforzo emotivo considerevole. Perciò, anche quando le fiamme sono evidenti, la resistenza emotiva può persistere.

Nonostante le sfide, la missione di avvertire, educare e informare non è vana. Anche se alcuni respingono la verità, altri accettano il cambiamento con gratitudine e riconoscenza. La perseveranza nel fornire prove e chiarimenti può rompere le barriere della dissonanza cognitiva, portare alla comprensione e quindi alla salvezza. È fondamentale riconoscere che il processo può essere lento e frustrante, ma ogni piccolo passo verso la consapevolezza è una vittoria per la conoscenza e la saggezza. Come afferma la stessa benedizione finale della lettera di Giuda, l’impegno del cristiano non potrà essere frustrato, perché i propositi di salvezza andranno a sicuro compimento. L’apostolo Paolo afferma: “Perciò, fratelli miei carissimi, state saldi, incrollabili, abbondanti sempre nell’opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore” (1 Corinzi 15:58).

Conclusione

In un mondo di confusione e disinformazione, cercare di aiutare gli altri a comprendere ciò che accade, che il nostro è un mondo in fiamme, così come si intitolava un libro di Billy Graham del 1975 [12], può sembrare un’impresa titanica. Tuttavia, anche se il cammino è arduo, è essenziale perseguire la verità con determinazione e coraggio. Questo a tutti i livelli: andando proattivamente in soccorso alle vittime dei potenti di questo mondo e neutralizzando i loro persecutori, ma anche proclamando con coraggio e determinazione l’Evangelo di Gesù Cristo secondo l’insegnamento del Nuovo Testamento, con la parola e l’esempio coerente della nostra vita. Sì, ci saranno coloro che respingono la realtà e cercano di abbattere chi porta luce nelle tenebre, ma è solo attraverso la costante ricerca e diffusione della verità che possiamo sperare di sopraffare l’oscurità dell’ignoranza e della negazione. La speranza del successo non sta nei nostri sforzi ma nella presenza fortificante di Colui che, a questo compito, ci ha chiamato.

Paolo Castellina, 15 Marzo 2024

Note