“Voi li riconoscerete dai loro frutti. Si coglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? Così, ogni albero buono fa frutti buoni, ma l’albero cattivo fa frutti cattivi. Un albero buono non può fare frutti cattivi, né un albero cattivo fare frutti buoni. Ogni albero che non fa buon frutto è tagliato e gettato nel fuoco. Voi li riconoscerete dunque dai loro frutti” (Matteo 7:16-20).
Il termine “depravazione” [1] in italiano indica generalmente l’atto o il processo di corrompere moralmente qualcuno o qualcosa, spingendolo verso comportamenti immorali, indecenti o perversi. “Depravato” come aggettivo o sostantivo, caratterizza altresì chi è particolarmente privo di scrupoli morali, corrotto, pervertito, vizioso e, in campo sessuale, chi indulge in comportamenti normalmente visti come repellenti, perversi. Il concetto di “depravazione”, quindi, generalmente indica comportamenti particolarmente immorali e perversi.
Il concetto di “depravazione totale”, in teologia e, particolarmente nella teologia biblica come esposta dal protestantesimo classico, non si riferisce tanto a “comportamenti estremi”, moralmente riprovevoli, di cui l’essere umano è capace, ma alla condizione normale dell’essere umano, di ogni essere umano come oggi si presenta. La depravazione totale è la condizione di degenerazione morale considerata rispetto a quella in cui eravamo stati originalmente creati, la condizione che è subentrata a causa del peccato. Il peccato ha corrotto radicalmente la natura umana tanto che ogni creatura umana nasce corrotta. Essa può essere relativamente “buona”, ma potenzialmente è sempre in grado di compiere “il peggio”, di fatto senza limiti; anche i peggiori tra noi possono ancora essere considerati in grado di essere ancora peggio. Le popolari illusioni sulla presunta bontà dell’essere umano o sulla sua “perfettibilità” sono modi per ingannare noi stessi e chiudere gli occhi sulla realtà dei fatti.
La Scrittura ci insegna che il cuore del problema umano è quello del “cuore”. È “il cuore” dell’essere umano ad essere corrotto, depravato. Questo fatto comporta vaste implicazioni che ora non possiamo tutte menzionare.
L’insegnamento della Bibbia rende ampia testimonianza a questa realtà e alcuni testi paradigmatici particolarmente lo evidenziano: “Il cuore è ingannevole più di ogni altra cosa, e insanabilmente maligno; chi lo conoscerà?” (Geremia 17:9); “Gli empi sono sviati fin dal grembo materno, i bugiardi sono traviati fin dalla nascita” (Salmo 58:3); “Ecco, io sono stato formato nell’iniquità, e mia madre mi ha concepito nel peccato” (Salmo 51:5); “Difatti, io so che in me, vale a dire nella mia carne, non abita alcun bene, poiché in me si trova il volere, ma non il modo di compiere il bene” (Romani 7:18).
Ciò che significa depravazione totale allora è che ogni area, aspetto, dell’essere umano è stata colpita dalla Caduta: l’intero corpo, anima e spirito dell’uomo ha subito una corruzione radicale. Ciò non significa che l’uomo sia privo di coscienza o di un qualche senso del bene o del male, né che ogni peccatore sia privo di tutte le qualità che sono sia gradite agli uomini che utili alla società, quando quelle qualità sono giudicate solo secondo criteri umani. Inoltre, questo non significa che ogni peccatore sia incline a ogni forma di peccato.
Di fatto, i bambini non vengono al mondo cercando Dio e la giustizia. Non vengono al mondo con un’innocenza “neutra”. Vengono cercando la realizzazione di desideri spesso oggettivamente peccaminosi ed egoistici. Sebbene l’espletamento della natura peccaminosa non raggiunga necessariamente la piena espressione nel comportamento di ogni persona, è comunque chiamato depravazione totale perché non c’è alcun aspetto della personalità umana, del carattere, della mente, delle emozioni o della volontà che sia libero dalla corruzione del peccato.
Dove prendono i bambini questa depravazione? Non è un comportamento appreso, ma piuttosto una disposizione innata. I bambini lo prendono dai loro genitori, che lo ricevono dai loro genitori, e così via, fino ad Adamo ed Eva. Adamo, “generò un figlio, a sua somiglianza, conforme alla sua immagine” (Genesi 5:3). I figli di Adamo ed Eva portavano tutti il marchio del peccato e sono stati contagiati da desideri malvagi, inclusa, come Adamo, un’avversione per le cose di Dio: Adamo si era nascosto dalla presenza del Signore (Genesi 3:8).
“Perciò, come per mezzo di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e per mezzo del peccato la morte, e in questo modo la morte si è estesa su tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato” (Romani 5:12); “Infatti, come per la disubbidienza di un solo uomo i molti sono stati costituiti peccatori…” (Romani 5:19). Tutti noi come discendenti di Adamo ed Eva abbiamo ereditato la colpa e la macchia del peccato. Nessuno è esente, né nato innocente, eccetto, così come insegna la Bibbia, solo la persona di Gesù Cristo [2], concepito in modo soprannaturale dallo Spirito Santo, cioè libero dalla macchia morale del peccato.
Forse “corruzione radicale” è un termine migliore per descrivere la nostra condizione decaduta rispetto al termine storico “depravazione totale”. “Radicale” non nel senso di “estremo”, ma radicale nel senso del suo significato originario, derivante dalla parola latina per “radice” o “nucleo”. Il nostro problema con il peccato è che è radicato nel nucleo del nostro essere, permeando i nostri cuori. È perché il peccato è al centro della nostra vita e non semplicemente all’esterno della nostra vita che Romani 3:10-12 dichiara: “Non c’è alcun giusto, neppure uno. Non c’è nessuno che abbia intendimento, non c’è nessuno che cerchi Dio. Tutti si sono sviati, tutti quanti sono diventati inutili. Non c’è nessuno che pratichi la bontà, no, neppure uno”. L’essere umano, per natura, di fatto non vuole conoscere Dio. O negherà ogni trascendenza oppure si creerà un Dio di propria convenienza. Di fatto, veramente “Non c’è nessuno che cerchi Dio”. Non possiamo trovare Dio per lo stesso motivo per cui un ladro non può trovare un agente di polizia…
Spiritualmente parlando, siamo tutti nati “morti”, senza alcun desiderio di Dio. Paolo, rivolgendosi ai cristiani di Efeso, scrisse: “E voi pure ha vivificato, voi che eravate morti nelle vostre colpe e nei vostri peccati, ai quali un tempo vi abbandonaste seguendo l’andazzo di questo mondo, seguendo il principe della potenza dell’aria, di quello spirito che opera al presente negli uomini ribelli, nel numero dei quali anche noi vivevamo un tempo, immersi nelle nostre concupiscenze carnali, ubbidendo alle voglie della carne e dei pensieri, ed eravamo per natura figli d’ira, come gli altri. Ma Dio …” (Efesini 2:1-4). Solo mediante l’intervento diretto e misericordioso di Dio si arriva alla conoscenza salvifica di Cristo.
Come genitori, la nostra reazione naturale è quella di avere orrore davanti a un’idea del genere sui piccoli che ci sono appena nati. Tendiamo a vederli come totalmente innocenti. Eppure la Bibbia rivela che questi piccoli nascono semplicemente ingenui e inesperti, e tutto il potenziale per il peccato è già presente nei loro cuori. In realtà questo lo sappiamo, perché quanti genitori hanno dovuto insegnare ai propri figli a essere cattivi?
Se avete problemi con tutto questo, ricordate che i vostri figli sono solo versioni in miniatura di voi stessi! Quando ai bambini viene semplicemente permesso di seguire i dettami del proprio cuore, il risultato è disastroso. Lasciati a se stessi, i bambini non seguono le vie della pietà. “La follia è legata al cuore del fanciullo, ma la verga della correzione l’allontanerà da lui” (Proverbi 22:15).
Ecco perché Paolo ha riassunto l’intero compito dei genitori in un ammonimento di un versetto ai padri: “E voi, padri, non provocate a ira i vostri figli, ma allevateli in disciplina e in ammonizione del Signore” (Efesini 6:4)
Come genitori, dobbiamo essere “evangelisti” nelle nostre case. Non dobbiamo lasciare questo compito ad altri. Dio ci ritiene come genitori (e soprattutto padri) responsabili di insegnare ai bambini il messaggio della Bibbia. Ciò include dare ai bambini una comprensione della legge di Dio, della Santità di Dio, della Sua giusta ira contro il peccato, del vangelo della grazia Divina Sovrana e del bisogno di un Salvatore perfetto. Quindi dobbiamo accompagnargli a Gesù Cristo come l’unico che possa salvarli.
“Infatti, come per la disubbidienza di un solo uomo i molti sono stati costituiti peccatori, così anche per l’ubbidienza di uno solo i molti saranno costituiti giusti” (Romani 5:19); “Poiché, come tutti muoiono in Adamo, così anche in Cristo saranno tutti vivificati” (1 Corinzi 15:22).
Note
[1] Il termine “depravazione” risale al latino “depravatio”, che a sua volta deriva da “depravare”, composto da “de-” (intensificazione del significato) e “pravus” che significa “cattivo” o “maligno”. Quindi, “depravare” letteralmente significa “rendere più cattivo” o “rovinare moralmente”. Nel corso del tempo, il termine ha mantenuto il suo significato di corruzione morale.
[2] Chi afferma che vi siano altri nati privi di peccato, ad esempio la madre di Gesù , fa affermazioni prive di fondamento o surrettizie. Maria stessa di fatto dice: “lo spirito mio esulta in Dio, mio Salvatore, poiché egli ha riguardato alla bassezza della sua serva” (Luca 1:47-48).
Per approfondire, vedasi la sezione “antropologia” in: