Conoscere per essere liberi (Matteo 28:16-20)

Domenica 4 giugno 2023 – Prima domenica dopo Pentecoste – Domenica della Trinità

Letture bibliche: Salmo 8; Genesi 1:1-2:4; 2 Corinzi 13:11-13; Matteo 28:16-20

(Culto completo con predicazione, 55′)

(Solo predicazione, 20′)

L’ignoranza è forza? 

“L’ignoranza è forza” è uno dei tre slogan menzogneri propagandati dal partito al potere nella società tirannica immaginata da George Orwell del romanzo distopico 1984. “La guerra è pace”, “la libertà è schiavitù” sono le altre due. Il potere, infatti, per garantire sé stesso, non vuole che la gente sappia le cose come veramente stanno ma che “si beva” tutte “le verità” convenienti che esso gli propina con la sua propaganda. Quindi, più la gente è ignorante, più viene distratta da cose futili e crede a quello che esso fa dire ai mezzi di comunicazione che controlla, maggiormente esso potrà manipolarla e sfruttarla per i suoi fini.

La libera e vasta diffusione dell’istruzione, d’altro canto, la conoscenza in ogni campo del sapere, e in particolare di tutto ciò che Gesù ha insegnato e che la Bibbia rivela, è sempre stata al cuore del movimento cristiano autentico come strumento di liberazione. In particolare il Protestantesimo, dovunque si è affermato, non solo ha sempre favorito l’istituzione di scuole gratuite per tutta la popolazione, ma ha voluto che la Bibbia fosse disponibile a tutti, strappandola dalle mani dell’élite sacerdotale che pretendeva di avere il monopolio della conoscenza e di esserne convenientemente mediatrice. Insegnare, così, sta al cuore stesso del progetto di salvezza dell’umanità che Dio ha intrapreso e che Egli porta avanti nella storia, quel progetto che è culminato nella Persona e nell’opera del Salvatore Gesù Cristo, il Maestro per eccellenza.

Il Grande Mandato 

Il primo e più grande mandato che Gesù stesso ha rivolto ai Suoi discepoli, di ogni tempo e paese, e le stesse sue ultime parole, è quello di insegnare. Eccole, come ci vengono riportate al termine del vangelo secondo Matteo:

“Quanto agli undici discepoli, essi andarono in Galilea sul monte che Gesù aveva loro designato. E, vedutolo, lo adorarono, alcuni però dubitarono. E Gesù, accostatosi, parlò loro, dicendo: ‘Ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutte quante le cose che vi ho comandate. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell’età presente’” (Matteo 28:16-20).

Iddio, nella Sua Parola, dà molta importanza alla necessità, dovere e privilegio di insegnare. Nelle lingue originali della Bibbia vi sono molti termini che possono essere tradotti con “insegnare”, “svolgere la funzione di maestro”. Dio è il maestro per eccellenza, e nella Persona del Signore e Salvatore Gesù Cristo lo vediamo in modo particolarmente evidente.

Perché Dio è maestro? 

Perché Dio è “maestro”? Perché l’essere umano è una Sua creatura, fatta a Sua immagine e somiglianza, una creatura che deve crescere, non solo fisicamente, ma anche intellettualmente e spiritualmente, com’è detto di Gesù che, bambino, “cresceva in sapienza, in statura e in grazia davanti a Dio e agli uomini” (Luca  2:52). Ai cristiani di Efeso, l’apostolo Paolo finalizza il Suo ministero di insegnante al seguente risultato: “…finché tutti siamo arrivati all’unità della fede e della piena conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomini compiuti, all’altezza della statura perfetta di Cristo” (Efesini 4:13).

Noi, come creature di Dio, dobbiamo crescere, dunque, e per crescere dobbiamo imparare. Imparare che cosa? Dobbiamo imparare chi siamo e quello che dobbiamo e possiamo diventare nei progetti originari di Dio. Dobbiamo imparare chi è Dio, il nostro Creatore e Signore. Dobbiamo imparare che cosa vuol dire vivere (il senso della nostra vita), dobbiamo imparare come si vive per vivere la pienezza della vita, e questo è contenuto nelle leggi e nei principi che Dio ha stabilito, e che fanno parte del Suo stesso carattere.

Tutto questo ci è stato insegnato in modo chiaro ed inequivocabile attraverso la Parola scritta di Dio: la Bibbia, il libro di testo eterno ed intramontabile del quale è scritto: “io vi dico in verità che, finché non siano passati il cielo e la terra, neppure uno iota o un apice della legge passerà, che tutto non sia adempiuto” (Matteo 5:18), e “Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno” (Matteo 24:35).

Dobbiamo imparare ancor di più proprio per ciò che siamo diventati ribellandoci alla legittima autorità di Dio sulla nostra vita, allontanandolo dalla nostra prospettiva e, volendo essere dio e legge a noi stessi, degenerando così fisicamente, intellettualmente e spiritualmente. Rigettando Dio non siamo infatti diventati liberi, ma ha permesso che noi diventassimo assoggettati alle forze del male e ad ogni aspirante dominatore.

Nel contesto del popolo di Dio 

Come scolari ribelli ed apparentemente incorreggibili, però, Dio non ci ha respinti per sempre, ma nella Sua grazia e misericordia ha voluto formarsi, nel corso della storia, un popolo Suo particolare, un popolo che, legato a Dio da un patto, diligentemente impara e che altrettanto diligentemente è chiamato ad insegnare, con la parola e con l’esempio, che cosa significa vivere in comunione con Dio.

Questo vediamo nell’esperienza storica di Israele, e questo vediamo nella comunità dei discepoli di Gesù alla quale, per grazia, noi siamo stati chiamati a partecipare. E’ a questa comunità che, tramite l’insegnamento, Iddio dice: “Crescete nella grazia e nella conoscenza del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo. A lui sia la gloria, ora e in eterno” (2 Pietro 3:18).

Due sono i contesti, i luoghi privilegiati, in cui, nei piani di Dio, questo insegnamento deve aver luogo, la famiglia e la comunità cristiana, ciascuno dei quali nasce per esplicito atto di creazione e di redenzione. Sono la famiglia e la comunità cristiana le istituzioni divine che sono state delegate a spiegare  che cos’è la vita, chi è Dio, l’amorevole Sua iniziativa di salvezza e a sollecitare verso di Lui una risposta altrettanto amorevole e ubbidiente.

E la scuola? La scuola è solo un’istituzione a cui si delega ciò che i genitori e la comunità cristiana (a loro rischio e pericolo) non riescono a fare, ma, nei piani di Dio, si tratta di una delega piuttosto discutibile. Guai quando la famiglia e la comunità cristiana rinuncia a fare ciò che era stata destinata a fare. Storicamente sono sempre state la famiglia e la Chiesa le istituzioni educative primarie. Lo statalismo nell’educazione è un concetto alieno e pericoloso che deve essere limitato nelle sue pretese assolutistiche. Ai genitori ed alla comunità cristiana Iddio comanda di trasmettere la divina sapienza della vita e ad esse Iddio accorda le competenze, i doni, e le risorse necessarie per svolgere il loro compito. Così deve essere nei piani rivelati di Dio.

E’ soprattutto nell’Antico Testamento che noi vediamo come la famiglia debba svolgere la sua responsabilità di istituzione educativa primaria. Il Nuovo Testamento ci illustra come lo debba essere la comunità cristiana. In esso vediamo come l’insegnamento apostolico prenda seriamente il mandato di Gesù nello stabilire e sviluppare la comunità cristiana. Lo Spirito inviato da Gesù dota alcuni del compito di insegnare. Nella comunità cristiana coloro che aspirano ad essere conduttori della comunità debbano essere, infatti, insegnanti competenti. E ci si aspetta che il popolo di Dio riceva con buona volontà l’insegnamento apostolico e vi ubbidisca diventando una comunità educativa permanente.

Riconoscenza e impegno 

Ringraziamo dunque il Signore per il fatto che, attraverso la nostra educazione permanente, vuole farci giungere al nostro massimo potenziale umano. Ringraziamo il Signore per averci dato la famiglia e la comunità cristiana come istituzioni educative di base in cui possiamo realizzare questa educazione permanente. Ringraziamo il Signore quando possiamo dire di aver avuto valenti genitori che ci hanno fedelmente trasmesso un retaggio educativo in armonia con la volontà rivelata di Dio. Ringraziamo il Signore per i valenti insegnanti che Dio ha fatto e fa sorgere nell’ambito della comunità cristiana, ripieni dei Suoi doni e capacità, e preghiamo per loro. Ringraziamo il Signore quando possiamo dire di aver avuto valenti insegnanti che, nelle istituzioni pubbliche a cui abbiamo delegato in parte la nostra responsabilità, ci hanno educato a crescere in ogni sapienza nel timore del Signore e nel rispetto della Sua Persona e volontà.

Al tempo stesso, davanti a Dio, ravvediamoci se, nella nostra arroganza, abbiamo ritenuto di non aver nulla da imparare della Sua eterna sapienza e, come scolari ribelli abbiamo disprezzato coloro che Dio aveva deputato a farci crescere intellettualmente e spiritualmente: genitori, monitori di scuola domenicale, maestri, pastori. Come dice la Bibbia: “Ed è lui che ha dato alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e dottori per il perfezionamento dei santi, per l’opera del ministero, per l’edificazione del corpo di Cristo, finché tutti siamo arrivati all’unità della fede e della piena conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomini compiuti, all’altezza della statura perfetta di Cristo, affinché non siamo più dei bambini, sballottati e portati qua e là da ogni vento di dottrina, per la frode degli uomini, per l’astuzia loro nelle arti seduttrici dell’errore, ma che, seguendo la verità nell’amore, cresciamo in ogni cosa verso colui che è il capo, cioè Cristo” (Efesini 4:11-15).

“Crescere in ogni cosa” vuol dire, alla fine, giungere alla gloria della promozione finale nel regno celeste di Dio. Non illudiamoci, però, di arrivarci senza esserci impegnati “negli studi”, perché alla scuola di Dio non c’è alcuna promozione a buon mercato. Potremo in alcuni casi, grazie a Dio, “ripetere qualche classe”, ma non indefinitamente. Potremmo però benissimo essere “espulsi” da questa scuola per sempre: è una reale possibilità di cui la stessa Bibbia ci avverte. Che questo non avvenga per nessuno di noi.

Ecco che cosa scriveva Martin Lutero nell’introduzione del suo Piccolo Catechismo: “Martin Lutero, a tutti i fedeli e devoti pastori e predicatori: grazia, misericordia e pace siano vostre in Gesù Cristo, nostro Signore. Le condizioni deplorevoli e miserabili che ho recentemente osservato visitando le parrocchie mi hanno costretto e spinto a mettere questo catechismo della dottrina cristiana in questa forma breve, chiara e semplice. Quanto erano pietose, Dio mi assista, le cose che vidi: l’uomo comune, soprattutto nei villaggi, non sa praticamente nulla della dottrina cristiana, e molti dei pastori sono quasi del tutto incompetenti e incapaci di insegnare. Eppure si suppone che tutte le persone siano cristiane, siano state battezzate e ricevano il Santissimo Sacramento anche se non conoscono il Padre Nostro, il Credo o i Dieci Comandamenti e vivono come poveri animali da cortile e da porcile. Ciò che queste persone hanno imparato, tuttavia, è la raffinata arte di fare a brandelli tutta la libertà cristiana. Oh, vescovi! Come risponderete mai a Cristo per aver lasciato che le persone si comportassero in modo così vergognoso e non si occupassero dei doveri del vostro ufficio nemmeno per un momento? Si può solo sperare che il giudizio non vi colpisca! Comandate il Sacramento in un solo tipo, insistete sull’osservanza dei vostri modi umani, e tuttavia non vi preoccupate se le persone conoscono il Padre Nostro, il Credo, i Dieci Comandamenti o addirittura qualsiasi parola di Dio. Guai, guai a voi per sempre! Perciò cari fratelli, per amore di Dio prego tutti voi che siete pastori e predicatori di dedicarvi sinceramente ai doveri del vostro ufficio, di provare compassione per le persone affidate alle vostre cure e di aiutarci di conseguenza a inculcare questo catechismo nella gente, soprattutto nei giovani”.

Paolo Castellina, 27 maggio 2023; adattamento della mia predicazione del 27 settembre 1999.


Per approfondire

Il testo di base di oggi è il cosiddetto “Grande Mandato” di Gesù risorto affidato al movimento crstiano di ogni tempo e paese, in Matteo 28:16-20. Dopo la risurrezione di Gesù, gli undici discepoli si recano in Galilea sul monte che Gesù aveva loro indicato. Quando lo vedono, lo adorano, ma alcuni nutrono ancora dei dubbi. Gesù si avvicina a loro e parla, affermando di avere potere su tutto in cielo e sulla terra. Poi dà loro un mandato: andare e fare discepoli di tutte le nazioni, battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, e insegnando loro ad osservare tutto ciò che egli aveva comandato. Infine, Gesù li assicura che sarebbe stato con loro ogni giorno, fino alla fine dell’era presente.

  1. Come reagisci all’idea che Gesù ha tutto il potere in cielo e sulla terra? Quali implicazioni ha per la tua fede e la tua vita quotidiana?
  2. Qual è il significato del comando di Gesù di fare discepoli di tutte le nazioni? Come puoi partecipare a questa missione nel contesto della tua vita e della tua comunità?
  3. Il battesimo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo è un atto di impegno e di identificazione con Dio. In che modo il battesimo influenza la tua relazione con Dio e con gli altri?
  4. Gesù dice di insegnare agli altri a osservare tutto ciò che ha comandato. Quali sono alcuni degli insegnamenti di Gesù che consideri più importanti? Come puoi metterli in pratica nella tua vita quotidiana?
  5. Come ti senti sapendo che Gesù promette di essere con te ogni giorno fino alla fine dell’era presente? Come puoi ricordare questa promessa nella tua vita quotidiana e trovare conforto e forza nella presenza di Gesù?