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Le motivazioni dei ministri di Dio
- "La maggioranza dei fratelli nel Signore, incoraggiati dalle mie catene, hanno avuto più ardire nell'annunciare senza paura la parola di
Dio. Vero è che alcuni predicano Cristo anche per invidia e per rivalità; ma ce ne sono anche altri che lo predicano di buon animo. Questi lo fanno per amore, sapendo che sono
incaricato della difesa del vangelo; ma quelli annunziano Cristo con spirito di rivalità, non sinceramente, pensando di provocarmi qualche afflizione nelle mie catene. Che importa?
Comunque sia, con ipocrisia o con sincerità, Cristo è annunziato; di questo mi rallegro, e mi rallegrerò ancora" (Fl. 1:14-18).
Siamo troppo inclini a presumere che la Chiesa primitiva fosse caratterizzata da una fede ed una vita più pura di quanto possano essere persino gli esempi migliori del
cristianesimo moderno. Fare questo significa interpretare erroneamente il Nuovo Testamento e sottovalutare il potere che il peccato esercita sui credenti di tutti i secoli. E'
importante comprendere come la Bibbia sia unica nel suo genere fra tutti i libri sacri, anche perché essa rivela molti difetti persino nella vita dei più grandi uomini di fede. Non
dobbiamo cercare eroi nella Bibbia. L'eroe era un personaggio inventato dalla religione greca: essa, infatti, cercava uomini che potessero elevarsi al di sopra della propria
mortalità compiendo grandi imprese. Gli eroi greci erano divinità in divenire. La Scrittura, invece, ci mostra dei peccatori. Molti dei personaggi della Bibbia erano peccatori
salvati per grazia che rimanevano dei peccatori.
- Gli uomini più grandi della Bibbia non devono essere posti nella tradizione degli eroi, ma in quella delle persone ubbidienti a Dio, fedeli anche
quando la fede sembrava umanamente inadeguata. Alcuni fra i racconti più memorabili della Bibbia riguardano persone che si elevano, per grazia di Dio, al di sopra di varie
limitazioni, per compiere grandi cose. Alcuni, come Davide, si erano ravveduti dei loro peccati e vivevano portandosi dietro le conseguenze, consacrandosi a una fedeltà e ad un
servizio più grande. Alcuni, come Mosè e Paolo, avevano limitazioni fisiche. Alcuni avevano dovuto affrontare situazioni incredibili non sotto il loro controllo; Noè, Gedeone, e
Giuseppe, tutti affrontarono tali situazioni con azioni fondate sulla loro fede in Dio. Altri, come Giacobbe ed Ester, dovettero affrontare limitazioni congenite con la loro
fiducia in Dio. Molti, come i discepoli di Gesù, prima della Sua risurrezione, erano limitati dalla loro mancanza di comprensione del ruolo che avevano nel servizio di Dio. Gli
uomini più grandi della Bibbia non erano eroi che erano riusciti ad elevarsi a livelli sovrumani di loro propria iniziativa: erano uomini e donne la cui fede e fedeltà si fondava
su Dio, per il quale ogni cosa è possibile.
- Se siamo onesti con noi stessi, noi riconosceremo d'essere peccatori – peccatori salvati per grazia, ma sempre peccatori. Non saremo mai sorpresi
di trovare in noi il peccato e così non saremo sorpresi di trovarlo negli altri. Era vero nei tempi della Bibbia, è vero per la Chiesa oggi e, dice Paolo in Filippesi 1:14-18, è
persino vero fra quei ministri che predicano l'autentico Evangelo. Alcuni fra loro, dice Paolo, avevano motivazioni meno che pure e preferivano persino che Paolo fosse rimasto in
prigione!
Motivazioni pure ed impure
- Paolo mette a confronto due gruppi di ministri. Alcuni predicavano l'Evangelo "di buon animo", "sinceramente", e "per amore", comprendendo che
Paolo, che era stato in prigione per circa cinque anni, era "incaricato per la difesa del vangelo". Altri, però, predicavano Cristo "con spirito di rivalità", "non sinceramente",
"per invidia". Le loro motivazioni erano "provocargli qualche afflizione nelle sue catene".
- Il fatto che Paolo parli dei motivi impuri di quest'ultimo gruppo, non dovrebbe essere inteso come se questi fossero stati eretici o falsi
profeti. Paolo non condanna in alcun modo il contenuto della loro predicazione: dice che entrambi i gruppi predicano Cristo. Solo le motivazioni ed il carattere dei due gruppi di
ministri era diverso. Un gruppo di ministri era contento che Paolo se ne stasse "fuori dai piedi", anzi, avrebbero persino preferito che le sue afflizioni fossero maggiori. Forse
si ritenevano predicatori migliori, ambasciatori di Cristo migliori per l'uditorio romano. Forse vedevano i problemi di Paolo come causati da lui stesso, e si consideravano più
furbi nell'evitare problemi legali. Il punto che qui Paolo mette in evidenza, difatti, è quello di rammentare alla chiesa di Filippi che lo sostiene che il suo imprigionamento, più
che una sconfitta, stava di fatto rivelandosi come un'ulteriore promozione dell'Evangelo (1:12). Dà qui due esempi (vv. 13, 14). Il primo era la notorietà che aveva assunto
il caso, tanto da renderlo "famoso" persino nel palazzo dell'imperatore. Il secondo era che ora Cristo era predicato persino con maggiore coraggio, benché alcuni, nel farlo,
avevano motivazioni impure.
- Un gruppo di ministri avrebbe voluto vedere Paolo soffrire maggiormente; un altro gruppo riconosceva come egli fosse stato stabilito per difendere
l'Evangelo stesso e che questo era di grande valore per il regno di Dio. Per quanto anche oggi certi problemi di cui soffrono molti cristiani e certe situazioni siano deplorevoli,
essi, da un altro punto di vista, si possono rivelare provvidenziali per l'avanzamento dell'Evangelo. Paolo, in questi testo, vuole aiutare i cristiani di Filippi a vedere la
questione allo stesso modo (vv. 12-14).
- Sfortunatamente, persino fra coloro che predicavano l'autentico Evangelo, vi erano motivazioni nobili ed ignobili. Alcuni mettevano prima la causa
di Cristo ed alcuni erano motivati dal desiderio di competere con Paolo per acquisire notorietà per sé stessi. Alcuni che predicavano l'autentico Evangelo erano esemplari nel loro
carattere, altri meno. Erano tutti ortodossi, perché Paolo si rallegrava della loro predicazione, ma, nel contempo, erano uomini contenziosi, pur predicando l'Evangelo.
- Alcuni predicavano Cristo senza alcun motivo egoistico, con spirito di sacrificio, senza minimamente pensare alla loro propria persona.
Predicavano con uno spassionato amore per Cristo e per il Suo Evangelo. Questo era il sentimento che animava Paolo, persino in prigione, ed essi lo sapevano. Cercavano così, in
tutti i modi, di sostenerlo predicando in luoghi e tempi in cui egli non poteva farlo.
- Non è troppo difficile oggi trovare sgradevoli ministri che competono l'un l'altro per conquistare notorietà. L'arroganza, probabilmente, non è
meno presente fra i predicatori che altrove, e forse di più: essa è sempre certo offensiva e inappropriata. Se la situazione esisteva al tempo di Paolo, non dovrebbe sorprenderci
che esista anche oggi.
Il puro Evangelo in mani impure
- La conclusione che ne trae Paolo è che, ciononostante, egli può rallegrarsi, perché, dopo tutto, Cristo era predicato. In alcuni casi era fatto
"con sincerità" ed in altri "con ipocrisia", ma Cristo era predicato, e la Parola di Dio non ritorna mai indietro senza avere compiuto ciò per cui è stata inviata. Tutti i santi
militanti (in vita) sono peccatori. I peccati di alcuni uomini come Mosè, Davide, o Pietro, non li rendono degli ipocriti; rivelano come essi siano peccatori dipendenti dalla
grazia di Dio. I loro peccati non rivelano come l'opera di Dio sia fallita negli uomini, rivela il loro fallimento nel compiere l'opera di Dio. Il peccato fa si che spesso noi si
deluta Dio e gli uomini. Non esistono eroi al servizio di Dio, solo persone la cui fedeltà fa si che essi siano utilizzati, secondo il beneplacito di Dio, e per la potenza del Suo
Spirito, per il Suo servizio.
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- Da Mark R. Rushdoony, Motives of Minister, in "Chalcedon Report" (Ottobre 2002), p. 4.
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