Due saggi di Corrado Panzieri in aggiornamento delle ricerche riguardanti due periodi della biografia di Michelangelo Florio, quello del periodo londinese (1550 - 1554) e quello del rientro in Inghilterra del figlio John nel 1575.
Michel Agnolo Florio insegnante di lingua italiana di Elisabetta a 19 anni, nonché del coetaneo Robin Dudley, della principessina Jane Grey, (pronipote di Enrico VIII), dei due bambini William e Philips Pembroke, rispettivamente di due e tre anni e le quattro bambine figlie del precettore Antony Kooke, presso le residenze di provincia di Cheshun, Hanworth, Hatfield e Hunsdon durante i vari periodi estivi o di allontanamento nei momenti di crisi ( peste e contese successorie), negli anni dal 1551 al 1554. ……… omissis ………. Prima di giungere alla ricostruzione delle vicende occorse nella vita quotidiana di Miche Angelo Florio e dei suoi rapporti con i personaggi con i quali ebbe relazioni nel periodo in esame, è utile ricordare, seppure in sintesi, il momento storico e lo stesso ambiente in cui le vicende si svolsero. Dopo la morte di Enrico VIII, avvenuta il 28 Gennaio 1547, si aprì - come è noto - un periodo incerto, in cui i consiglieri della corona cospiravano, in un vortice di manovre politiche, per affermare ciascuno la propria supremazia. Tra questi emergeva in modo particolare Edward Seymour, duca di Somerset, che si era affermato come leader del nuovo governo in veste di lord Protettore dell’erede al trono, il fanciullo Edoardo VI, di appena dieci anni. Come era ovvio, non ci si aspettava che il piccolo Edoardo governasse da solo. Nel testamento Edoardo VIII aveva stabilito che sedici consiglieri costituissero un organismo consultivo per guidare il giovane re durante la minore età e due di essi, Edward Seymour e William Paget, ne avrebbero assunto le redini. Costoro nominarono Seymour presidente del Consiglio e Lord Protettore del re essendo il suo più stretto parente. Edoardo iniziò a regnare in un clima di approvazione incontrastata. Successivamente le barriere imposte dalle regole di precedenza e più ancora da quelle erette dal Lord Protettore e dal Consiglio privato, crearono presto, nel paese e a corte, forti contrapposizioni sul piano religioso. Sia il Lord Protettore che l’arcivescovo di Canterbury, Thomas Cranmer, cercavano di cavalcare la cresta di questa ondata di scontento per poi arginarla attraverso la formazione di un nuovo credo. I primi passi erano stati mossi subito dopo l’ascesa al trono di Edoardo, quando era stata abrogata tutta la legislazione riguardante la Chiesa riformata da Enrico. Cranmer da parte sua aveva iniziato a predisporre, in sostituzione della messa secondo il rito romano, un servizio eucaristico inglese a far tempo dal 1548. Per i cattolici inglesi, che mal sopportavano questa politica, la principessa Maria stava divenendo un simbolo popolare della resistenza alle innovazioni proposte dal Consiglio. La regina Katherine Parr era la dama di rango più elevato a corte e conservava tutte le sue prerogative quale vedova del re defunto in attesa della maggiore età di Edoardo. Elisabetta e Katherine erano tra loro parenti prossimi, dato che la nonna Howard di Elisabetta era la zia di Katherine. Il Protettore duca di Somerset dimostrava una eccessiva accondiscendenza verso i rivoltosi riguardo alla questione agricola dei ed era troppo restio a ricorrere alla forza riguardo al problema liturgico. Per questi motivi venne quindi defenestrato da Northumberland, lasciando che la Riforma divenisse più radicale. Il regno di Edoardo può così dividersi in due distinti periodi ciascuno di tre anni, sotto due successivi protettori. Quello di Somerset si distinse per il suo orientamento luterano, quello di Northumberland per le sue tendenze calviniste. Questo mutamento non risulta da alcuna dichiarazione dogmatica poiché non vi furono formulazioni ufficiali della dottrina della Chiesa anglicana fino ai tempi della regina Elisabetta. Fu invece compito di Thomas Cranmer, arcivescovo di Canterbury, di predisporre una sorta di articoli di fede, che sarebbero poi stati promulgati se Edoardo fosse ancora vissuto. Ma poiché le cose andarono differentemente, come poi si vedrà, i contrassegni dogmatici di quel periodo storico lasciarono in seguito la loro impronta nella liturgia. Questo fu di per sé un indizio dello spirito sincretistico della Riforma inglese, la cui preoccupazione non era quella di ottenere che tutti pensassero allo stesso modo, ma piuttosto di far sì che tutti i cittadini agissero allo stesso modo e conformemente alle regole. Il testo della liturgia anglicana apparve in due edizioni. La prima del 1549 sotto Somerset, la seconda del 1553 sotto Northumberland. Ma entrambe furono opera del Cranmer coadiuvato da molti consiglieri. Alcuni di questi furono assunti tra le fila dei rifugiati stranieri come l’Ochino e il suo gruppo di italiani a Londra, il Vermigli a Oxford, il Bucer a Cambridge, il polacco Laski anch’esso a Londra e lo Knox nelle regioni settentrionali. La prima edizione era sostanzialmente luterana, sebbene in certi punti si accostasse di più alla messa cattolica. Successivamente per la seconda, Cranmer accolse molti dei suggerimenti dei suoi collaboratori, onde il prete si trasformò in un ministro del culto, l’altare in una tavola per la cerimonia e l’eucaristia in una commemorazione. Questo fu il periodo in cui le opere di Erasmo apparvero in veste inglese. La traduzione in inglese fu impresa comune di cattolici e di protestanti. L’opera venne posta sotto gli auspici di Caterina Parr, la vedova di Enrico VIII e vi parteciparono in molti, tra cui la stessa principessa Maria, ormai oltre la trentina d’anni, il letterato Nicol Udall ed altri collaboratori di Cranmer. Elisabetta, sorella del re Edoardo, e seconda erede al trono per linea diretta, aveva allora quattordici anni. Ella visse al centro di tutte le lotte e le trame successorie fino al 1548. Esteriormente la sua vita di fanciulla cambiò poco. Presso la corte di Cathrine Parr, la vita di tutti i giorni infatti trascorreva apparentemente serena, attraverso le usuali occupazioni dello studio, della lettura, degli esercizi di grammatica e di calligrafia, della musica, del ricamo e delle ricorrenti visite a corte. Il suo tutore personale era William Grindall, docente di Cambridge. La corte di Kathrine Parr fu definita “una scuola di virtù per vergini dotte” dove, sotto la supervisione della regina, si istruivano molte giovani donne e qualche bambino, tra cui la sorella minore di Katherine, Jane Grey, pronipote di Enrico VIII e nei primi tempi, la giovanissima Maria, sorellastra maggiore di Elisabetta. Successivamente la principessa Maria, data la maggior età, lasciò il gruppo dei bambini e venne affidata ad un precettore spagnolo, don Vives, un umanista cattolico e in seguito allo stesso cardinale Reginald Pole. Il gruppo dei bambini comprendeva inoltre le quattro figlie di Antony Cooke, l’erudito professore di Cambridge che seguiva i vari programmi di studio dei bimbi e dei ragazzi, a seconda della loro età.Nel Gennaio del 1548 il tutore di Elisabetta, William Grindal morì di peste e si pose il problema di sostituirlo. La scelta cadde su Roger Ascham, il quale lasciò Cambridge per assumere a corte il nuovo ruolo di tutore di Elisabetta. Nel frattempo Kathrine rimase incinta e l’ammiraglio Seymour, date le condizioni della moglie, si trasferì nella residenza a Chelsea. Nello svolgersi della vita familiare della corte, il brillante Seymour si trovò a dare scandalo con l’insidiare la giovanissima principessa Elisabetta, che mostrava già le prime acerbe doti femminili, la quale peraltro parve non disdegnare con decisione le audaci attenzioni del maturo ammiraglio. Lo scandalo indusse la regina a prendere la decisione di invitare Elisabetta a trasferirsi nella residenza di Cheshnut, di proprietà di Antony Denny, assieme agli altri rampolli reali, e relativa servitù - fatta ovviamente eccezione di Edoardo, che dato il rango, restava a corte. Nella quieta atmosfera di Cheshnut, Elisabetta tornò a dedicarsi interamente agli studi sotto la guida del suo tutore e di John Ashley, marito della governante Kat, anche lui letterato ed erudito di Cambridge. Le cronache del tempo riferiscono che al mattino leggevano assieme il Nuovo Testamento in greco e poi le orazioni di Isocrate e Demostene e le tragedie di Sofocle. Più tardi leggevano i maestri preferiti, Cicerone e gran parte degli scritti di Livio. Tutto questo veniva alternato con lezioni di italiano e di francese. Si ricorda che nell’estate del 1548 Kathrine Parr dette alla luce una bambina, ma le sue condizioni dopo il parto si aggravarono e nel Settembre la regina morì. La morte della moglie indusse il temerario ammiraglio Seymour a porre in atto la trama che aveva da tempo predisposta per sposare Elisabetta, quale erede al tono e proporsi così in alternativa a Maria Stuard. Con mossa tanto temeraria quanto disavveduta, la congiura fallì miseramente e il bellicoso ammiraglio fu arrestato e rinchiuso nella Torre di Londra. Per Elisabetta la vita riservava un periodo più buio; perseguita per il sospetto di contiguità nel progetto sovversivo di Seymour, venne trasferita nella residenza di Hatfield nell’Hertfordshire assieme alla sua servitù, mentre Thomas Parry e la sua governante Kat Ashley furono messi sotto custodia. Col tempo, terminate le inchieste, l’atmosfera a Hatfield divenne nuovamente più serena e a Dicembre di quell’anno Elisabetta fu riabilitata e ricevuta a corte dal fratello Edoardo con gran pompa. Avrebbe dovuto esserci anche la sorellastra Maria, ma questa rifiutò l’incontro sapendo bene che Edoardo avrebbe insistito perché anch’essa ascoltasse sermoni protestanti con la rinuncia della messa. Maria si identificava così, in modo strettamente confessionale,osservando la situazione attraverso un’ottica religiosa, preparandosi allo scontro dottrinale che vedeva profilarsi di lì a poco. Edward Seymour, duca di Somerset aveva assunto l’impegno di mettere in ginocchio gli scozzesi ma la sua presunzione e la sua incapacità gli aveva procurato solo sconfitte e il fallimento del suo governo. Si sentiva ormai assediato dai suoi stessi parenti impazienti di condividere i vantaggi del suo potere. Seymour veniva arrestato e rinchiuso nella Torre. Un primo beneficio della caduta del duca di Somerset fu un temporaneo miglioramento dei rapporti tra il Consiglio e Maria, che evitava di compromettersi con una qualche fazione o decisione politica. Elisabetta poteva ora dedicarsi ai suoi studi con maggior serenità disinteressandosi dei contrasti di corte tanto più che la dimora di Hatfield, dai bei mattoni rossi e la vasta tenuta, le erano state nel frattempo cedute da sir John Dudley, duca di Northumberland. Da questo momento in poi vi sarebbe stata una nuova configurazione delle forze in campo. Dudley e non più Seymour, avrebbe governato nel nome del re dodicenne, mentre Elisabetta ancora giovanissima avrebbe assunto un ruolo di maggiore preminenza come sorella diletta del giovane sovrano. Nel Dicembre del 1549 la politica del Consiglio prese un nuovo corso; Elisabetta, ormai sedicenne, venne condotta a Corte e ricevuta con grande pompa., trattata sfarzosamente alla presenza del re Edoardo. Con questo gesto Elisabetta era stata anteposta a Maria, che rimaneva in una residenza a trenta miglia da Londra. Ella non aveva alcun dubbio su chi stesse incoraggiando il re nel percorrere questa politica. Dudley stava chiaramente servendosi di Edoardo per perseguire i propri progetti, pur rimanendo dietro le quinte, riusciva a manipolare con cura il corso degli eventi. Infatti con Seymour chiuso nella Torre, Dudley stava arrivando alla guida del Consiglio. I principali collaboratori di Dudley erano William Parr, Northampton e Henry Grey, marchese di Dorset. Per consolidare la sua supremazia nel Consiglio, Dudley fece in modo di aggiungere ai suoi sostenitori Seymour. Questi, uscito dalla Torre e ottenuta la libertà, ottenne di vivere nella sua residenza londinese. Nel Giugno del 1549 suo figlio sposò la figlia di Somerset, Anne e Somerset stesso rientrava tra i membri del Consiglio Privato. La vita nella protestante Hatfield era davvero tranquilla a confronto della residenza cattolica di Maria, dove una mentalità da assediati univa la padrona di casa con il popolo dei contadini e l’esercito dei suoi correligionari, schierati al suo servizio. I fatti avevano dimostrato quanto grande fosse il rischio che Elisabetta rappresentava. Nel Luglio di quell’anno Maria aveva cercato di fuggire in una trama ordita con emissari di Carlo V. L’imperatore aveva inviato una spedizione di otto vascelli in suo soccorso, che gettarono l’ancora al largo di Harwich, mentre una chiatta a remi per il trasporto di granaglie era penetrata in un porto dell’Essex in attesa di prenderla di nascosto a bordo, sotto mentite spoglie e di portarla nelle Fiandre. Un inaspettato evento aveva però reso impossibile l’operazione, che avrebbe consentito di far sposare Maria al figlio dell’imperatore, il principe Filippo, il quale in questo modo avrebbe ereditato dalla moglie inglese il diritto al trono d’Inghilterra, spodestando il sovrano Edoardo in quanto scismatico e bastardo. L’antica casa padronale di Hatfield si stagliava tra i verdi prati dell’Hertfordshire con i suoi mattoni rossi, la sua torre tozza al centro della facciata principale e le torrette merlate. L’architettura turrita non aveva certamente un aspetto propriamente consono per una nursery reale, tuttavia la sua tenuta era vasta e invitante. L’immensa foresta,che le faceva da sfondo, si estendeva per molte miglia, mentre nel vicino Innings Park si allevavano animali domestici per la dispensa della dimora. Per Elisabetta, Hatfield era il centro accogliente e familiare della sua vita itinerante, mentre gli altri palazzi dell’infanzia, Hunsdon, Ashridge, The More e Cheshunt erano residenze temporanee e occasionali. La sua governante, Mistress Catherine Champernowne, al suo servizio dal 1536, era molto istruita e di bella presenza; Elisabetta si affezionò a lei con una devozione profonda da superare ogni affetto parentale. Ket, come la chiamava Elisabetta, soprassedeva ad una trentina di servitori personali, tra i quali Mistress Blanche e Thomas Parry. Le dame e i gentiluomini del suo seguito provenivano dagli strati meno ambiziosi e meno influenti della nobiltà. La dimora ospitava poi i docenti che si alternavano, a seconda dei periodi, delle varie materie di insegnamento. Questa atmosfera ispirava serenità per l’ambiente agreste in cui era immersa, ma latente covava la preoccupazione per gli eventi che si andavano maturando. A Londra intanto le contrapposte posizioni si affrontavano per disputasi la successione al trono. In questo delicato frangente del Paese, precisamente all’inizio di Novembre del 1550, un esule sbarcava in Inghilterra proveniente da Venezia. Michel Agnolo Florio, assieme a tanti altri profughi dal continente arrivava a Londra dopo un lungo viaggio, prima attraverso le Alpi, poi Zurigo e quindi lungo la Francia. A Zurigo aveva lasciato altri compagni, come Pier Martire Vermigli, Giacomo Acconcio, Lelio Sozzini, Francesco Lismanini e Isabella Breseglia. Giunto a Londra Michel Agnolo Florio viene accolto da Ochino, giunto da Strasburgo, chiamato anche lui in Inghilterra dall’arcivescovo di Canterbury, Thomas Cramner, alla guida della Comunità Evangelica Italiana a Londra. Lo stesso Segretario di Stato, sir William Burghley Cecil, del partito anglicano, intendeva favorire una politica di riforme, per attuare la quale guardava all’apporto della Francia, dell’Italia e della Svizzera, paesi dove la Riforma aveva già prodotto i primi eccellenti seguaci. E’ altrettanto noto come la risposta di costoro fu raccolta da molti in Europa perché l’Inghilterra rappresentava in quel momento il maggior polo di attrazione per tanti intellettuali europei, che intendevano operare per la riforma delle istituzioni politiche e religiose e sottrarsi alle persecuzioni dell’Inquisizione. Grazie alla favorevole disposizione della stessa corte e l’appoggio di Ochino, confratello e toscano come lui - anch’esso formatosi con Valdes a Ischia - Michel Agnolo Florio viene accolto come membro della nuova Chiesa Anglicana. Inoltre, per favorirne l’integrazione nel nuovo ambiente viene affidato alle cure del letterato John Cheke, che ne sarà per i primi tempi la guida e il maestro per l’apprendimento della lingua inglese. Questi, professore di greco e di latino a Cambridge, era già stato in precedenza (nel 1544) precettore della piccola Elisabetta, quando essa aveva 11 anni, mentre in quello stesso anno ( nel 1550) era divenuto insegnante di latino e di greco del tredicenne Edoardo. Le cronache del palazzo riferiscono che l’Epifania del 1551 fu celebrata con un sontuoso banchetto a corte, in cui Elisabetta occupò il posto d’onore, seconda al fratello. Questi intendeva assumere maggiori responsabilità governative, anche se era ben lontano dall’esercitare un reale controllo sugli affari di stato. Ma già nell’agosto successivo prese ad assistere con regolarità alle riunioni del Consiglio. Dagli atti della neonata Chiesa Evangelica Italiana risulta che, nello stesso anno del suo arrivo a Londra, Michel Agnolo Florio viene nominato predicatore con uno stipendio del governo di 20 sterline. Successivamente lo stesso William Burghley lo accredita presso la corte di Chelsea per dare lezioni di italiano ai rampolli della famiglia reale ad Hampton Court, ciò fino alla estate, quando la peste, allora chiamata “sudore anglico” torna a colpire Londra. Mentre il giovane re Edward rimane a Chelsea, Maria con la sua corte si trasferisce a Copt Hall nell’Essex, mentre Elisabetta e gli altri ragazzi, con i loro educatori e il personale di servizio, si ritirano nuovamente nella tenuta di Hatfield. In quella quieta dimora la vita proseguiva nello svolgimento delle attività di studio e in particolare Elisabetta mostrava una spiccata propensione per il latino e l’italiano. Dalle cronache del tempo sappiamo che presso la corte a Celsea il primo insegnante di italiano era un certo Baldassarre Castiglione, piemontese. Si trattava presumibilmente di un omonimo del celebre cortigiano di Casatico, oppure questa strana indicazione potrebbe essere un lapsus di chi redasse la cronaca del palazzo reale, con l’attribuire all’insegnante, lo stesso nome dell’autore del notissimo libro italiano che veniva letto in quell’epoca in tutte le corti d’Europa. Era “Il Libro del Cortegiano” pubblicato in Italia nel 1528, con cui Castiglione stabilì i massimi principi estetici e morali del comportamento cortese. La lettura di quell’opera a Hatfield non poteva che essere fatta in lingua italiana poiché essa venne tradotta in inglese solo nel 1561 da sir Thomas Hoby, probabilmente assieme al “Galateo” di monsignor Della Casa e alla “Civile Conversazione” di Stefano Guazzo.
Intanto la salute di Edoardo cominciava a declinare. Il ragazzo andava perdendo peso e forza ed era facile preda delle malattie. Inoltre il paese andava deteriorandosi sia per le contrapposizioni religiose tra i cattolici e i gruppi favorevoli alla nuova chiesa e sia per l’economia a causa dell’aumento dei prezzi e il conseguente deprezzamento della moneta. Rivolte e sommosse religiose scoppiavano nelle varie regioni del Regno, segni irrefutabili della decadenza del sistema politico. Il problema della sicurezza balzò in primo piano nell’Ottobre del 1551, allorché Edward Seymour fu nuovamente arrestato e accusato di alto tradimento. Il suo sinistro progetto era stato scoperto appena in tempo e questa volta non poteva più sperare in una ulteriore clemenza. Seymour fu così trascinato nuovamente nella Torre. Tolto di mezzo il pericoloso duca di Somerset, gli altri consiglieri della corte si auto promossero di rango acquisendo nuovi titoli e appropriandosi di nuove proprietà terriere. Dudley, già conte di Warwick, divenne duca di Northumerland, Thomas Grey, marchese di Dorset, ottenne anche il titolo di duca di Suffolk, il tesoriere Paulet divenne conte di Wiltshire, mentre William Herbert fu fatto marchese di Winchester e conte di Pembroke. Le condizioni di salute di Edoardo andavano però peggiorando e nell’autunno del 1552 venne convocato da Pavia uno dei maggiori luminari della medicina, il dottore Girolamo Cardano. Il suo referto non consentiva purtroppo molte speranze per il povero ragazzo affetto da tubercolosi. Dalle stesse cronache non è dato conoscere chi abbia indicato, tra gli usuali medici accreditati a corte, il nome dello studioso italiano. Può solo porsi come mera supposizione l’ipotesi che Michel Agnolo Florio possa aver suggerito quel nome, essendo con buona probabilità, la sola persona che avesse soggiornato qualche tempo prima a Pavia, ospite di Giambattista Giraldi. La Storia ci ricorda che un ulteriore evento negativo e determinante nella lotta per la successione al potere fu il matrimonio della principessa Jane Grey, anch’essa possibile erede, con l’unico figlio scapolo di Dudley, il giovane Guildford; era il Maggio del 1553, un momento quello quanto mai inopportuno in cui il compagno di giochi e di studi Edoardo, gravemente malato, stava lottando contro la morte. Il 6 Luglio successivo infatti il giovane re Edoardo moriva a sedici anni.La morte del giovane sovrano dava così inizio alle lotte tra le diverse fazioni familiari per la successione al trono. Seguiranno infatti le note vicende storiche, che avrebbero portato alla incoronazione di Jane Grey, alla defezione dei marinai nella rada di Yarmouth, alla resa di Dudley e alla conseguente proclamazione di Maria regina di Inghilterra. Prima di giungere a questo però osserviamo gli eventi che riguardano le prime attività svolte dal nuovo adepto della Chiesa Evangelica Italiana del tempo. In quegli stessi giorni Michel Agnolo Florio è molto attivo nell’attività di predicatore della neonata Chiesa protestante italiana, che peraltro comprendeva anche parecchi inglesi simpatizzanti della cultura italiana. Inoltre sia a Londra che nelle comunità periferiche della città erano presenti diversi altri compatrioti, alcuni trasferitisi per sottrarsi alle persecuzioni religiose, altri invece appartenenti ai contingenti armati provenienti soprattutto dalla Lombardia e dalle valli alpine, assoldati per le azioni militari contro la Scozia. E’ appena il caso di ricordare che in occasione delle ricorrenti guerre e sollevazioni politiche i vari regnanti europei erano soliti arruolare milizie mercenarie o a volte interi eserciti per fronteggiare le necessità belliche. Era il caso, ad esempio, del condottiero spagnolo duca d’Alva, che manteneva stabilmente un esercito sul piede di guerra nei Paesi Bassi e proprio in quegli anni aveva arruolato venticinquemila mercenari tedeschi, italiani e valloni in suo rinforzo.
William Cecil apprezzava molto l’opera di proselitismo svolta dal
suo nuovo collaboratore, non solo per la sua cultura e per le sue doti
personali, ma soprattutto per la sua dirittura morale e dottrinale forgiatasi
durante la sua precedente e sofferta esperienza italiana. Con l’incarico
ufficiale di predicatore gli venne riconosciuto un appannaggio governativo
di venti sterline l’anno, integrato da una paga che gli veniva versata
dalla comunità. Il suo fervore religioso e la sua disciplina gli valsero
però anche gelosie e invidie. Fu anche oggetto di critiche per sospetto
di fornicazione a seguito di rapporti con una donna dello staff, accuse
poi ritirate a seguito del matrimonio.
Nella primavera del 1553 la casa dei coniugi Florio è allietata dalla nascita di un figlio, cui viene dato il nome di John. Michel Agnolo Florio proseguiva ad esercitare il suo incarico di insegnante della figlia di lady Grey e del piccolo William Herbert. Questi nobili appartenevano
alla cerchia di J.Dudley, duca di Nothumbrland, che cercava di assicurare,
tramite lady Grey, una successione protestante.
La Storia riporta che nel Luglio del 1553, con la morte del giovane sovrano, gli eventi precipitano; la sorella Maria e il duca di Northumberland si contendono il trono. Questi, forte del possesso della Torre, dell’arsenale e della marina ottiene, con il supporto del marito Guildford, del suocero duca di Northumberland e del gruppo di nobili capeggiato dal conte di Pembroke, la proclamazione di Jane Grey nuova regina di Inghilterra. Maria, che si era rifugiata a Suffolk, dove poteva contare sul sicuro supporto della sua “gentry” per sostenere le sue pretese al trono, si pone a capo di un esercito e punta sulla capitale. Il Consiglio, preso dal panico pone una taglia per l’arresto del duca e il giorno seguente proclama Maria sovrana d’Inghilterra. Elisabetta
a Hatfield aveva mantenuto in quei gravi frangenti una posizione di
distaccata neutralità. Quali che fossero i suoi intimi pensieri, non
appena seppe che Dudley aveva capitolato a Cambridge e che Maria era
in viaggio verso Londra per reclamare il trono, Elisabetta si affrettò
a dimostrare la propria fedeltà. Scrisse una missiva di congratulazioni
alla sorella e si preparò a incontrarla e a fare con lei il solenne
ingresso nella capitale.
Come è noto, i rapporti tra le due sorelle erano solo formali ma la diffidenza di Maria compromise quel poco che rimaneva di affetto nei rapporti tra loro. Accadde così che Elisabetta fu cortesemente sollecitata a lasciare la corte. Nei primi giorni del Dicembre del 1553, alla vigilia delle festività di Natale, Elisabetta si ritirò nella sua residenza di Ashridge, accompagnata da una imponente scorta di cinquecento persone tra dame di compagnia della sua corte, insegnanti, cameriere, personale di pulizia e stallieri. Maria, che non si fidava più della sorella e che tra breve avrebbe annunciato il proprio fidanzamento con il principe Filippo di Spagna, era sempre più convinta della necessità di controllare la vita di Elisabetta e di farla sposare con Courtenay. Nel Gennaio del 1554, all’annuncio del fidanzamento della regina con Filippo di Spagna, crebbe l’opposizione popolare. Il 3 Febbraio si ebbe la sollevazione delle forze del Kent, ma quando Wyatt e i suoi iniziarono l’attacco si ritrovarono in netta minoranza rispetto all’esercito regio. Poi, verso sera Wyatt, accerchiato dai reparti della Corona finalmente si arrese. Condotto nella Torre con i suoi sostenitori, poté avere inizio il rituale della punizione, che non avrebbe risparmiato nessuno degli implicati del complotto, prima fra tutti la sorella della regina. Elisabetta in quei giorni era gravemente malata, ciò nondimeno le fu ordinato di trasferirsi da Ashridge a Londra, malgrado il parere contrario dei medici. La principessa febbricitante ubbidì, ma per tre settimane giacque a Westminster ammalata e in isolamento in un quartiere remoto del palazzo. Anche il resto del suo seguito - le fu imposto - doveva lasciare la dimora di Ashridge e trovare sistemazione nella City. Londra era in fermento, gruppi di soldati percorrevano la città cercando i rivoltosi. Soldati, guardie e prigionieri diretti al tribunale o al patibolo affollavano l’area cintata della torre nell’ultima settimana del Marzo del 1554. Nessuno ricordava di aver mai visto tanti prigionieri nella Torre. Molti artefici della ribellione e lo stesso Wyatt erano ancora reclusi in attesa di giudizio. Guildford, il figlio di Northumberland era stato mandato a morte; i suoi fratelli, compreso il caro compagno d’infanzia di Elisabetta, Robert Dudley, rimanevano alla mercé della sovrana. E anche la moglie di Guildford. Jane Grey era stata giudicata troppo scomoda per rimanere in vita. Lo stesso William Thomas, insegnante dei rampolli reali, prima a Hatfield e successivamente a Ashridge, venne decapitato. Gli eventi tragici della cruenta restaurazione della regina Maria, che la marchiavano col nome di “ la Sanguinaria”, suggerivano al povero Michel Agnolo di unirsi ai numerosi gruppi di esuli stranieri e inglesi protestanti per abbandonare il Paese verso quei paesi europei dove poter proseguire la loro lotta per la Riforma.Nel Marzo del 1554 Michel Agnolo, la moglie e il figlio John di appena un anno di età, lasciavano Londra assieme ad un folto gruppo di esuli inglesi e di altre nazionalità a bordo di navi dirette ad Anversa. Dopo una breve sosta nei Paesi Bassi, la famiglia Florio, raggiunge Strasburgo assieme ad alcuni fra i maggiori esponenti della Chiesa Rifomata tra cui John Laski, John Knox, e i letterati J. Haddon e J. Banks, un tempo ospiti anch’essi nella residenza della famiglia Grey. Da essi Michel Agnolo ottenne diverso materiale storico e scritti documentali, che gli consentirono in seguito di scrivere la biografia di lady Grey, uscita postuma presso l’editore protestante R. Schilders di Middelburg in Olanda nel 1607, opera composta in chiave critica contro Maria Tudor. Questo libro, importato clandestinamente venne divulgato nelle maggiori città inglesi. Nel Maggio del 1554 gli viene offerta la possibilità di svolgere un incarico di pastore presso una comunità cantonale. Tra le diverse opzioni Michel Agnolo Florio esprime il suo accordo per una valle alpina la più vicina al Ducato di Milano, non lontano cioè dai luoghi dove era vissuto prima del suo precedente esodo. Il 27 Maggio 1554 Michel Agnolo Florio, accompagnato dalla moglie e dal piccolo John, giunge nel piccolo villaggio di Soglio, come pastore della comunità della bassa valle di Bregaglia nel cantone dei Grigioni, a confine con il territorio lombardo. Ma torniamo a Londra dove la povera Elisabetta, rinchiusa nella Bell Tower, attendeva di conoscere la sua sorte. Era confinata con le sue dame in una cella di pietra nuda , umida e fredda, le cui finestre lasciavano entrare più freddo che luce. Nei due mesi che seguirono cominciano però a manifestarsi i primi segnali che indicavano che la marea vendicativa della regina stava calando. Poco dopo si notò che il ritratto di Elisabetta, rimosso all’epoca della sua disgrazia, era tornato al suo posto. Finalmente a metà Maggio del 1554 Maria Tudor si decide a liberare la sorella ed Elisabetta viene confinata nel cadente palazzo medioevale di Woodstock, un monumento normanno di pietre consunte dal tempo e cardini arrugginiti. Malgrado ciò nella primavera del 1555 l’oppressione religiosa aumentò; già in Febbraio erano iniziati i primi roghi di protestanti. Uomini e donne che contestavano gli insegnamenti della Chiesa di Roma, venivano prelevati dalle prigioni, legati ai pali e arsi vivi sotto gli sguardi inorriditi di folle di spettatori. Più continuavano i roghi, più si rafforzava la fede nel Protestantesimo. Dopo vent’anni di apostasia, l’Inghilterra si riuniva alla Chiesa di Roma. E dopo quattro mesi di matrimonio, Maria la Sanguinaria stava per diventare madre. Elisabetta faceva del suo meglio per mantenere un’immagine di pia e verginale innocenza, mentre intorno a lei turbinava un vortice di intrighi e di rivolte. Verso la fine dell’anno la regina Maria, restata sola a corte per la partenza del principe consorte Filippo per la guerra, ritiene opportuno che la ingombrante sorella rientrasse nella sua dimora di Hatfield. In quell’eremo agreste Elisabetta poté avere nuovamente il suo vecchio tutore Roger Ascham e i suoi fedeli servitori, Blanche e Thomas Parry e Kat Ashley, il cui marito era prudentemente rimasto a Padova per studio e pensò bene di ritardare il suo ritorno. Sola e ammalata, Maria Tudor avvertiva ormai che attorno a sé tutti gli eventi erano contro la sua posizione; l’assenza di Filippo impegnato nel continente, le difficoltà del Paese e infine la perdita di Calais, ultimo possedimento inglese, fulcro vitale dl commercio della lana, ora nelle mani di Enrico II, la avevano prostrata e privata della capacità di reagire. I quattro anni del suo regno avevano messo gli inglesi sotto un giogo straniero, sposando uno spagnolo, umiliandoli simulando una inesistente gravidanza, martirizzandolo con i roghi e le persecuzioni. Ora, malata di cancro alle ovaie, si rendeva conto che gli eventi erano tutti contro di lei. Il giorno 17 Novembre 1558 Maria Tudor moriva. Era il giorno tanto atteso dai sudditi e segnava la fine della sanguinosa notte persecutoria.
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La prima formazione di John Florio
John trascorse la sua prima giovinezza a Soglio avendo come maestro
il padre, il quale gli impartì la prima educazione scolastica. La famiglia
Florio si era trasferita a Soglio, nel Maggio del 1555, piccola località
posta nella valle di Bregaglia, proveniente da Strasburgo, profuga dall’Inghilterra
assieme ad un folto gruppo di esuli perseguitati dal governo di Maria
regina di Inghilterra.
Come noto Maria Tudor cercò di cancellare la rivoluzione religiosa attuata da suo padre e proseguita da suo fratello Edoardo VI. La regina cattolica si adoperò per restituire alla Chiesa i suoi beni perduti e innalzare alle massime cariche i prelati che erano finiti in carcere o in esilio durante i periodi precedenti, come il cardinale Reginald Pole, uomo di sangue reale, che venne richiamato a Londra da Roma, dove si era rifugiato in Vaticano. I vescovi anglicani, che sotto Northumberland erano finiti nella Torre per le loro simpatie romane, ebbero con Maria alti incarichi, mentre gli esponenti della Riforma presero la via dell’esilio o finirono sul patibolo. Agli stranieri invece venne consentito di fuggire all’estero. Così fu per Michel Agnolo Florio e la sua famiglia, come pure per Pier Martire Vermigli, Bernardino Ochino, John Laski e John Knox. Pochi mesi dopo giunse da Londra la tragica notizia della esecuzione anche di Thomas Cranmer, che aveva reso possibile la nascita della Chiesa Riformata Italiana a Londra. Per Michel Agnolo Florio la morte del suo protettore fu l’evento più tragico del periodo londinese. La nuova vita a Soglio riservava a Michel Agnolo un periodo più tranquillo. L’ambiente alpino restituiva alla sua vita una serenità sconosciuta precedentemente, in un clima silente e rarefatto immerso nelle abetaie tra le vette eccelse che coronano la Val di Bregaglia nei Grigioni.
L’attività pastorale di Michel Agnolo Florio fu tutt’altro che
anonima, in quegli anni in cui a Chiavenna era meta di noti riformatori
e di fuoriusciti italiani.
Il padre, ormai sistematosi nella nuova residenza, continuava tuttavia a mantenere vivi i contatti con i suoi numerosi confratelli di fede, tra cui l’amico Lodovico Castelvetro, che proprio in quegli anni, perseguito come lui dall’Inquisizione, aveva lasciato Modena riparando in Vatellina, nella vicina Chiavenna, regione che, malgrado ricadesse nel territorio del ducato di Milano, era abitata da popolazioni che avevano aderito alla Chiesa riformata, detta delle Leghe Grigie, che riuniva le dieci giurisdizioni di Bellinzona, Coira, Davos, San Vittore, Val Tosquiano e la Val Bregaglia. E’ presumibile quindi che, data la vicinanza e il comune interesse letterario i due si frequentassero spesso. Nella dedica ad una sua opera, Michel Agnolo polemizza infatti con Pietro Bembo sul tema della questione sulla lingua, riprendendo una polemica già del Castelvetro sulla preminenza del vernacolo fiorentino.
Anche il giureconsulto Alberico Gentili si sottrae al Santo Uffizio
rifugiandosi nelle valli alpine, assieme a suo fratello Scipione.
Nel frattempo la situazione politica in Inghilterra andava evolvendosi
con la morte improvvisa di Maria Tudor, che – priva di figli -
determinava il riconoscimento di Elisabetta a succedere alla corona.
Elisabetta attuò con molta moderazione il passaggio dal Cattolicesimo
alla Chiesa riformata inglese, pur nelle molte difficoltà e attentati.
Tutti i fuoriusciti protestanti, che si erano rifugiati per lo più
a Ginevra, iniziano a far ritorno in patria. Nel 1572 muore a Chiavenna Castelvetro e per Michel Agnolo è una dolorosa perdita di un amico, con cui aveva condiviso molte battaglie sia nel campo letterario al suo fianco nelle polemiche con Bembo, sia nella adesione ai movimenti per la Riforma. Ma a Soglio giungono anche notizie liete e confortanti da Londra. Il governo di Elisabetta si consolida, malgrado molte difficoltà. Nel 1573 Sir Francis Walsingham assume la carica di Primo Segretario della regina. Buone notizie anche da Venezia dove l’amico Gian Battista Guarini assume la cattedra di eloquenza all’università di Padova. Quando il giovane John raggiunge la maturità sia fisica che intellettuale, si prospettò la necessità di frequentare gli studi universitari. Le città più vicine per seguire i corsi di letteratura, grammatica e delle lingue erano Milano, dove era apprezzato lo studio di Giorgio Merola, presso il quale aveva insegnato greco Demetrio Calcondila, discepolo di Teodoro da Gaza. In quella scuola e negli stessi anni aveva compiuto la sua formazione umanistica il bresciano Giangiorgio Trissino. Inoltre vi era l’università di Padova, nella vicina Repubblica di Venezia, dove il padre manteneva ancora i contatti con eruditi e letterati del tempo e dove si recava spesso per pubblicare i suoi scritti. A Padova aveva insegnato l’umanista Pietro Paolo Vergerio detto “il giovane”, ministro evangelico a Tubinga, deceduto poco tempo prima, i cui familiari, compagni di fede di Michel Agnolo, si prestarono generosamente perché John potesse frequentare l’università di Wittemberg in Germania. Infatti il giovane John, attorno al 1570, si trasferisce per frequentare i corsi di lingue e letteratura in quella sede universitaria, dove trascorrerà gli anni di perfezionamento della propria preparazione. In quello stesso periodo, a Napoli, sia Gian Galeazzo Caracciolo, marchese di Vico, domenicano e teologo, sia Giordano Bruno, ambedue aderenti al gruppo di Giovanni Valdes, vengono sospesi dagli ordini per eresia e sottoposti a inquisizione. Al giovane Giordano Bruno gli vengono trovate nel suo convento di Napoli le opere di Erasmo e di Giovanni Crisostomo, mentre al Caracciolo gli viene contestato il peccato di eresia. Il Bruno, convocato a Roma per essere inquisito, riesce a fuggire a Venezia, mentre il Caracciolo, lasciata Napoli, raggiunge il ducato di Milano e di lì risale la Valtellina, avvicinandosi così al Florio. Non pochi erano i profughi italiani che dai vari ducati delle regioni centro settentrionali e del regno delle Due Sicilie si sottraevano alle persecuzioni e ai roghi. Dal Florio, residente a Soglio, i vecchi compagni di fede avevano la possibilità di rendersi conto della situazione politica e religiosa del paese elvetico, anch’esso scosso da cruenti contrasti. In Svizzera l’adozione della Riforma da parte della città di Zurigo prima, e di altri cantoni settentrionali poi, minacciava di dissolvere la Confederazione. In quel periodo, i cattolici erano ricorsi per aiuto agli Asburgo, mentre i protestanti si affidavano al Luteranesimo tedesco. Il risultato fu la guerra civile del 1531, quando lo Zwingli perse la vita.
Probabilmente per questo motivo Gian Galeazzo Caracciolo proseguì il suo esilio per raggiungere Ginevra di Calvino. In origine la città non faceva parte della Confederazione perché si era da poco emancipata dal dominio del vescovo cattolico Iacopo Sadoleto, appartenendo il territorio al Duca di Savoia. Il loro allontanamento era stato reso possibile grazie all’aiuto dalla città di Berna, che era protestante. Terminati gli studi a Wittemberg, John Florio rientra a Soglio dal padre. Dei suoi anni successivi non si hanno particolari notizie; tuttavia da quel poco che si è potuto apprendere dal Dizionario Biografico degli Italiani, il giovane John soggiorna prevalentemente in Italia e in Francia. Quello che invece appare certo è che - quando finalmente poté tornare in Inghilterra - egli dimostra di conoscere bene l’italiano, il francese, oltre che le lingue classiche propedeutiche per la conoscenza della letteratura classica e delle lingue latina, greca ed ebraica per lo studio dei testi biblici. Questo importante bagaglio di conoscenze, la cui valenza avrà in seguito l’occasione di dimostrare con le sue opere, conferma quanto sia stata vasta la sua preparazione negli anni che vanno dalla sua gioventù a quando le vicende politiche gli consentiranno poi di tornare in Inghilterra.
Si ha ragione di supporre infatti che - lasciata Wittemberg - John abbia
soggiornato in quei Paesi europei dove in quel tempo erano fiorenti
i maggiori centri culturali, per poter completare la formazione
scolastica delle lingue europee e della letteratura. Quindi possiamo
legittimamente ritenere che John abbia soggiornato in Francia, in particolare
a Parigi, dove era sorta la Fondazione del College de France e a Bordeaux,
e nei Cantoni svizzeri. Ma soprattutto si trattenne sicuramente in Italia
dove vi erano i più famosi centri di studio della classicità, come
a Roma per i testi della Biblioteca Vaticana di Gerolamo Aleardi, che
custodiva il maggior numero di manoscritti della letteratura greca e
latina, a Firenze dove era la sede dell’Accademia fiorentina e a Milano
dove si era affermato da tempo lo Studio di Giorgio Merula, nel quale
insegnò greco per molti anni Demetrio Calcondila, e infine a Venezia,
città nella quale il cardinale Bessarione in quegli anni aveva raccolto
la più ricca collezione di manoscritti greci nella Biblioteca Marciana.
Non dimentichiamo che proprio in quegli anni moltissimi intellettuali
di tutta Europa ponevano Venezia come meta dei loro viaggi di studio
e riferimento per i loro incontri nei vari circoli letterari della Serenissima,
tra cui il celebre Ridotto Morosini.
Certamente le destinazioni della Lombardia, dell’Emilia e della Repubblica Veneta erano quelle in cui più agevole era per il giovane John Florio il muoversi sia per la vicinanza a Soglio, dove risiedeva ormai saltuariamente con il padre, ma anche perché rappresentavano per un riformato ambienti più consoni e …tranquilli. Basti pensare che tra Soglio e Milano corrono pochi chilometri, mentre Venezia distava un sol giorno di carrozza e di tragitto fluviale sul Brenta. Nel corso di quegli anni avrà certamente ripercorso gli stessi itinerari dove il padre aveva svolto durante la sua giovinezza la propria attività prima come predicatore e quindi come letterato, coinvolto nelle dispute sulla questione della lingua e infine come adepto della Riforma, lasciandosi dietro il suo lungo itinerario una fitta rete di relazioni personali, primo fra tutti con Lodovico Castelvetro, nella vicina Chiavenna in Valtellina, allora già riformata. Quando la situazione politica inglese torna a ristabilirsi e il governo di Elisabetta ripristina la pace sociale, John Florio decide nel 1575 di fare ritorno in Inghilterra. Il padre, trattenuto ancora dagli impegni del suo incarico pastorale, lo seguirà due anni dopo, attendendo che il figlio possa preventivamente affrontare le occorrenze della propria sistemazione. John Florio, nel suo viaggio di ritorno in patria, dovrebbe essersi trattenuto in Francia per qualche tempo interessato probabilmente alle prime anticipazioni di notizie sulle opere di Michel de Montaigne, in quell’epoca in corso di pubblicazione. Colà il Rinascimento italiano era giunto attraverso i continui contatti legati alle vicende politiche e alle sfortunate avventure belliche francesi nella penisola italiana. Francesco I, se fallì le sue disastrose imprese militari in Italia, considerò il suo miglior vanto la conquista in favore della Francia della civiltà italiana. Nel suo tempo poeti, pittori, scultori, architetti, letterati erano diventati il lievito della cultura francese. L’accoglienza riservata a Leonardo, a Benvenuto Cellini, il mecenatismo di Margherita di Navarra e di Caterina dè Medici in favore degli artisti italiani, sono la riprova dell’influenza della cultura della penisola d’oltralpe. In Francia si affina la cultura, si esalta l’eleganza si diffonde l’interesse verso la letteratura di Roma e di Atene. Punto di incontro sono l’opera di Rabelais e di Montaigne. Quest’ultimo, lasciata Bordeaux dove era magistrato, si ritira nel suo castello di Périgord, ai margini del Massiccio Centrale, ove in compagnia dei suoi libri e nella solitudine della campagna, dà inizio al suo sublime viaggio nei territori dello spirito alla ricerca della saggezza e di sé stesso: “Que sais-je?” Nasce così la sua maggior opera “Essais”. Correvano i giorni dell’anno 1575, epoca in cui John Florio è in Francia. Non sappiamo se John lo abbia incontrato Montaignea Pèrigord; ciò che effettivamente accadde - documentato dai fatti della storia - è la circostanza che, tornato in Inghilterra, John Florio era già in possesso della prima edizione dell’opera completa dell’editrice M.lle de Gournay di Parigi, tanto che inizia a tradurre l’opera in inglese. A Londra il suo lavoro esce in ritardo, avendo ottenuto la licenza della traduzione solo nel 1603. E qui occorre fare alcune considerazioni
riguardo alla cronologia di questi accadimenti, che sembra non coincidere
con le versioni conosciute. E’ un fatto che a Londra le opere di Montaigne
vengono pubblicate in lingua inglese solo dopo il 1603. Ma in quell’anno
buona parte delle opere shakespeariane era già stata scritta e rappresentata
nei teatri londinesi. Questa circostanza testimonia come in un periodo
in cui in Inghilterra il capolavoro di Montaigne non era ancora conosciuto,
né in francese né in inglese, i drammi di Shakespeare fossero già
stati influenzati dai contenuti dell’opera Essais, specie nei brani
dei poderosi monologhi (Amleto, Romeo e Giulietta, ecc.). Su questo
argomento ha dissertato recentemente il prof. Colin McGinn, docente
di filosofia all’università di Miami nel suo libro “Shakespeare’s
Philosophy”, pubblicato nel 2008 dall’editore Fazio. ( http://.colinmcginnblog.com/
Indubbiamente non abbiamo elementi documentali per ricostruire la vita e le attività svolte da giovane John durante i suoi ventidue anni trascorsi come esule in Europa. Potrebbe essere rimasto a Soglio ad attendere la morte di Maria Stuard, facendo tranquillamente escursioni tra gli alpeggi e le vette della Val Bregaglia. Non sembra proprio possibile trovare oggi le prove dei suoi spostamenti tra Soglio, Wittemberg, la Repubblica di Venezia, il Ducato di Milano e la Francia. L’unica conferma della veridicità di tutto questo fruttuoso itinerario è testimoniato tuttavia dallo stesso ampio bagaglio di conoscenze con cui fa ritorno in Inghilterra, apprendendo il latino, il greco e l’ebraico e parlando tutte le lingue dotte contemporanee quali l’italiano e il francese e proponendo la sua personale affermazione ai più alti livelli culturali e accademici. D’altronde in quell’epoca non vi era certo alcun altro analogo ambiente culturale in Europa dove recarsi in alternativa. Nel
1575 John Florio fa ritorno in Inghilterra dove era nato ma che non
conosceva se non attraverso i racconti del padre, che ricostruivano
la fuga da Londra con sua madre e lui appena nato. Anche per questa
circostanza non vi sono certezze, tuttavia sappiamo per certo che egli
in quell’anno prende casa a Oxford e nell’anno successivo si iscrive
al Magdalen College. Evidentemente a Londra poteva contare sull’ambiente
protestante che, al tempo in cui il padre era in Inghilterra, faceva
capo al gruppo dei Grey, dei Northumberland e della famiglia Pembroke,
da sempre sostenitori di Elisabetta, ora al potere.
Il Florio era certamente il solo in grado di dargli i giusti riferimenti
sull’ambiente elitario su cui poteva contare nella repubblica Serenissima,
allora una delle più importanti potenze marittime in Europa. Probabilmente
John Florio avrà accennato alla presenza a Venezia del filosofo Giordano
Bruno, come pure della possibilità, data l’eccezionalità dell’evento,
di incontrare il padre che da Soglio non distava molto per raggiungere
Venezia.
Fortuite circostanze offrivano così la singolare opportunità di favorire un incontro, dopo oltre un ventennio, tra il vecchio insegnante di Italiano di Henry Herbert ai tempi della segregazione nelle dimore di Hatfield e di Cheshunt. Non vi sono cronache precise che riferiscono di questo incontro avvenuto tra la primavera e l’estate del 1577, tuttavia è noto, dalla storia della letteratura inglese, come il giovane Philip fosse stato influenzato a Venezia dal filosofo Giordano Bruno. L’eroe poeta nella sua opera più famosa, “The Arcadia”, dimostrò questa influenza. Come noto questa relazione ebbe poi un seguito in Inghilterra, durante il triennio 1583 – 1585, quando il filosofo italiano fu spesso loro ospite nella residenza di Baynards Castle a Londra e in quella agreste di Wilton. Non altrettanto certo è il fatto che Michel Agnolo fosse presente in quella occasione a Venezia, anche se tale ipotesi sembri apparire verosimile tenuto conto che, proprio in quei giorni del 1577, lui avrebbe lasciato definitivamente Soglio per affrontare il viaggio del suo ritorno in Inghilterra e riunirsi al figlio a Oxford. Questa ipotesi ha avuto recentemente un inatteso sostegno grazie ad un rilievo ottenuto dal pastore della comunità di Bondo Stefano d’Archino, il quale, in base a suoi accertamenti, ha riferito che per il paese di Soglio, nell’elenco dei pastori viene riportato come titolare dal 1555 al 1577 “Mich.Angelus Florius”, che ivi è dato come partito per l’Inghilterra con l’annotazione del seguente tenore: “zog 1577 nach England”. Certo è il libro di Truog del 1934, ma come fonte dà sia i libri delle varie comunità, sia i protocolli dei Sinodi, che dal 1571 al 1628 sono conservati negli archivi. Sono ora in corso approfondimenti per le necessarie conferme. Questa
notizia, se confermata, consente di riordinare tutta una serie di tessere
del mosaico che rende possibile il completamento della biografia di
Michel Agnolo Florio e del suo ricongiungimento col figlio John in Inghilterra. Ritornando a Philip Sidney, ricordiamo che l’Arcadia è un’opera nobile nel senso pieno del termine; essa si pone come fine ultimo quello di formare un gentiluomo con una virtuosa e nobile disciplina e, come Spenser, opera una sintesi fra ideali cristiani, platonici e rinascimentali. Ciò che appare sintomatica è l’influenza di Giordano Bruno e dello stesso Michel Agnolo Florio, che emerge chiaramente nello stile adottato da Philip Sidney soprattutto nella redazione riveduta, che è ricco di sottili concetti, di preziose analogie, di artificiosi effetti “pathos” , citazioni di proverbi, aforismi e artifici presi in prestito dalle opere dei retorici del Rinascimento, e che richiamano le opere prime del Florio del 1549, riprese poi dal figlio John, tanto che il Bruno dedicò al Sidney un saggio per attestargli il suo apprezzamento. |