Cranmer, Thomas
(1489-1556)
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Dopo una prima
educazione di base, egli si trasferì nel 1503, all'età di quattordici
anni, a studiare a Cambridge, dove entrò nel Jesus College e dove ottenne
nel 1510 il titolo di Maestro d'arti liberali, diventando professore dello
stesso collegio.
In seguito, poiché il
suo posto richiedeva il celibato, egli dovette dimettersi a causa al
matrimonio con la prima moglie Joan. Tuttavia dopo la morte di quest'ultima
per infezione da parto, C. ritornò all'università come docente e conseguì
dapprima il baccalaureato, e poi il dottorato in teologia, diventando nel
1530 arcidiacono di Taunton.
Nel frattempo, nel
1529, era avvenuto l'incontro, favorito dai vescovi Stephen Gardiner
(1483-1555) e Edward Fox (1496-1538), con il re
Enrico VIII d'Inghilterra, che avrebbe cambiato
radicalmente la vita di C.
Il re era infatti
sposato, per volontà politica di suo padre, dal 1509 con Caterina
d'Aragona, vedova di suo fratello Arturo. A quel tempo, questo matrimonio
si poté celebrare solamente con la dispensa di Papa Giulio II (1503-1513).
Dopo 18 anni, il re era seriamente preoccupato per la successione al trono
d'Inghilterra a causa del matrimonio con la più anziana Caterina, che non
era riuscita a dare un erede maschio al re: l'unica superstite delle sue
varie gravidanze era la figlia Maria.
Enrico aveva chiesto
quindi al Papa Clemente VII (1523-1534) l'invalidazione della dispensa
papale, ma la questione era infatti molto delicata: bisognava considerare
le implicazioni internazionali, poiché Caterina era anche zia
dell'imperatore Carlo V (1519-1558)!
L'intermediario papale
[l'arcivescovo di Salisbury Lorenzo Campeggio (1472-1539)] e quello del re
[il cardinale e Lord Cancelliere Thomas Wolsey (1474-1530)], scelti per
condurre la trattativa, tirarono per le lunghe senza arrivare ad una
conclusione e lo stesso Papa Clemente VII, dopo aver subito il sacco di
Roma e la prigionia da parte dei lanzichenecchi di Carlo V nel 1527, non
voleva ulteriormente provocare l'imperatore, perciò nel 1529 avocò a Roma
il diritto di decidere sulla questione, ma anche lui, debole o troppo
prudente, continuò a posporre la decisione finale.
Lo stato di impasse
fu superato grazie a C., il quale suggerì al re di consultare le
principali università europee. Oltretutto, secondo C., anche dalle stesse
Sacre Scritture veniva la conferma della scelta di separazione, secondo un
passo del Levitico (20:21): Se un uomo sposa la moglie di suo fratello
commette un'impurità; essi rimarranno senza figli.
Benché la proposta di
C. non permettesse di raggiungere l'unanimità di consensi, tuttavia la
maggioranza delle risposte fu favorevole a Enrico.
Nel 1532 C. fu
impiegato da Enrico per importanti missioni diplomatiche all'estero e in
quel frangente sposò la sua seconda moglie, Margaret, nipote del
riformatore luterano
Andreas Osiander. Tuttavia nell'anno dopo, 1533, egli fu
proclamato arcivescovo di Canterbury e dovette quindi occultare la
presenza della moglie e perfino mandarla all'estero per non dispiacere al
re.
C. è stato spesso
accusato dai critici di servilismo nei confronti delle continue richieste
del suo sovrano, ma era davvero difficile convivere con un re così
vulcanico, mantenendo la propria testa saldamente sul collo!!
Così, nel 1533 il re
sposò in segreto la sua nuova fiamma, Anna Bolena, la quale già aspettava
un figlio da lui e, tre mesi dopo, C., facendosi forte di un decreto
parlamentare sulla autonomia della Chiesa inglese nelle decisioni interne,
dichiarò sciolto il matrimonio di Enrico con Caterina e riconobbe
ufficialmente quello con Anna Bolena.
Il papa reagì con la
scomunica del re, di Anna Bolena e dello stesso C. nel luglio 1534 e con
l'interdizione (cessazione dell'amministrazione dei sacramenti)
dell'Inghilterra, provvedimento che sarebbe stato tremendo nel medioevo,
ma che fu praticamente ignorata nel XVI secolo.
C. continuò a
dimostrare molta arrendevolezza nei “capricci matrimoniali” di Enrico VIII:
presiedette al processo e condanna di Anna Bolena, al divorzio da Anna di
Cleves (il cui matrimonio fallito con il re condannò al patibolo il Lord
Cancelliere
Thomas Cromwell), e al processo ed esecuzione della
quarta moglie, Caterina Howard.
Durante il regno di
Edoardo VI (1547-1553) nel 1549 venne pubblicato il Book of Common
Prayer (il libro delle preghiere), compilato su richiesta di C. per
semplificare i libri di preghiere e di funzioni religiose in latino e
risalenti al periodo medioevale. Il suo utilizzo obbligatorio venne
prescritto dall'Atto di Uniformità del 1549 stesso.
Però dal punto di
vista dottrinale ne risultò un miscuglio di idee diverse (cattoliche e
luterane) e non soddisfaceva nessuno: lo stesso C. introdusse un concetto
dottrinale, denominato ricezionismo, e cioè che Cristo veniva
ricevuto dal fedele durante la Comunione in un modo che non dipendeva dal
pane e dal vino usati, ma dal cuore del fedele stesso.
Nel 1552, quindi, il
libro fu rivisto, ma questa volta in un senso fortemente riformatore di
tipo svizzero, con l'ausilio di
Calvino in persona, che scrisse a Edoardo VI e al conte
di Somerset per aiutarli nella revisione. Ma fu soprattutto grazie al
nuovo Lord Protettore, John Dudley (1502-1553), conte di Warwick e al
vescovo di Londra
Nicholas Ridley, che diverse personalità della Riforma
svizzera
zwingliano-calvinista furono chiamate in Inghilterra e
diedero il proprio contributo:
Martin Bucero da Strasburgo, l'italiano
Pietro Martire Vermigli, professore ad Oxford, il
polacco
Jan Laski.
Durante l'agonia di
Edoardo VI, C. fu convinto a firmare, controvoglia, il documento che
disegnava come successore la cugina del re, Lady Jane Grey (1537-1554).
Jane Grey salì effettivamente sul trono, ma solo per nove giorni: la
reazione della legittima erede, la cattolica Maria Tudor, figlia di quella
Caterina d'Aragona, il cui ripudio aveva innestato lo scisma della Chiesa
d'Inghilterra, fu pronta e efficace.
C. fu accusato di
tradimento e condannato a morte: la sentenza non venne eseguito, perché
nel frattempo l'ex arcivescovo di Canterbury fu incriminato per eresia.
In questo processo,
egli, nel tentativo di salvarsi, firmò un'abiura scritta, accettando il
dogma della transustanziazione e la suprema autorità del Papa sulla Chiesa
Inglese, ma fu ugualmente condannato al rogo.
Il 21 marzo 1556, C.
salì sul rogo ad Oxford con notevole calma e coraggio e, mentre le fiamme
lo lambivano, rinunciò alla sua precedente abiura e stese la mano destra,
che aveva firmato il relativo documento, pronunciando la frase: Giacché
la mia mano ha recato offesa, scrivendo il contrario di quello che sentiva
il mio cuore, sarà la mia mano la prima ad essere punita.
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