Di quale spirito voi siete? Gioioso, festivo, rassegnato, depresso, arrabbiato… Con quale spirito voi vivete questo periodo natalizio?
Un giorno Gesù e i Suoi discepoli sono in cammino verso
Gerusalemme. Devono attraversare la Samaria e si sta facendo sera. Decidono così
di mandare avanti dei messi in un villaggio di quella regione per predisporre un
alloggio. La gente di quel villaggio, però, a causa dei loro pregiudizi, si
rifiuta di ospitarli. La cosa fa infuriare Giacomo e Giovanni, i quali si
rivolgono a Gesù dicendo: “ «Signore, vuoi che diciamo che scenda
fuoco dal cielo e li consumi, come fece anche Elia?». Ma egli si voltò verso
di loro e li sgridò dicendo: «Voi non sapete di quale spirito siete; poiché
il Figlio dell'uomo non è venuto per distruggere le anime degli uomini, ma per
salvarle». Poi andarono in un altro villaggio" (Lu. 9:54-56).
A volte anche noi magari ci arrabbiamo nel vedere lo
scempio che la nostra società fa delle celebrazioni natalizie, dove tutto si fa
meno che onorare veramente Gesù di Nazareth, la cui nascita dice di celebrare.
Nel nostro zelo vorremmo che un castigo “scendesse dal cielo” per scuotere e
colpire l’ipocrisia e la cecità... Gesù, però, forse rimprovererebbe anche
noi per questo e ci direbbe “Voi non sapete di quale spirito siete”. Si, è
importante avere “lo spirito giusto”, uno spirito compatibile con quello
di Cristo stesso, che venne non per distruggere, ma per salvare.
Qual è l’autentico “spirito natalizio”? Quello dello “spendere e spandere a più non posso”? Quello de “l’abbuffarsi fino a scoppiare”? Dubito.
Leggiamo, così, il racconto tradizionale della nascita di Gesù, e lo leggeremo quest’oggi con la precisa intenzione di imparare da esso “lo spirito giusto” che io e voi noi dovremmo avere nel periodo natalizio e, certamente, non solo in quel periodo!
"Ora, in quei giorni fu emanato un decreto da parte di Cesare Augusto che si compisse il censimento di tutto l'impero. Questo censimento fu il primo ad essere fatto quando Quirinio era governatore della Siria. E tutti andavano a farsi registrare ciascuno nella sua città. Or anche Giuseppe uscì dalla città di Nazaret della Galilea, per recarsi in Giudea nella città di Davide, chiamata Betlemme, perché egli era della casa e della famiglia di Davide, per farsi registrare con Maria, sua moglie, che aveva sposato e che era incinta. Così mentre erano là, giunse per lei il tempo del parto. Ed ella diede alla luce il suo figlio primogenito, e lo fasciò e lo pose a giacere in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo. Ora in quella stessa regione c'erano dei pastori che dimoravano all'aperto nei campi, e di notte facevano la guardia al loro gregge. Ed ecco, un angelo del Signore si presentò loro e la gloria del Signore risplendette intorno a loro, ed essi furono presi da grande paura. Ma l'angelo disse loro: «Non temete, perché vi annunzio una grande gioia che tutto il popolo avrà; poiché oggi nella città di Davide è nato per voi un Salvatore, che è Cristo, il Signore. E questo vi servirà di segno: Voi troverete un bambino fasciato, coricato in una mangiatoia». E ad un tratto si unì all'angelo una moltitudine dell'esercito celeste che lodava Dio, dicendo: «Gloria a Dio nei luoghi altissimi, e pace in terra agli uomini, su cui si posa il suo favore». E avvenne che, quando gli angeli si allontanarono da loro per ritornare in cielo, i pastori dissero tra loro: «Andiamo fino a Betlemme, per vedere ciò che è avvenuto e che il Signore ci ha fatto conoscere». Andarono quindi in fretta e trovarono Maria, Giuseppe e il bambino, che giaceva in una mangiatoia. Dopo averlo visto, divulgarono quanto era stato loro detto a proposito di quel bambino. E tutti coloro che li udirono si meravigliarono delle cose raccontate loro dai pastori. Maria custodiva tutte queste parole, meditandole in cuor suo. E i pastori se ne ritornarono, glorificando e lodando Dio per tutte le cose che avevano udito e visto, come era stato loro detto" (Lu. 2:1-20).
Il vero spirito del Natale era uno spirito di umiltà e semplicità (“non c'era posto per loro nell'albergo” v. 27).
Anche se Gesù è ed è sempre stato “Re dei re e Signore dei signori”, Egli nasce in maniera molto umile. La teologia cristiana parla dell’abbassamento del Cristo. La Sua nascita non riempie le prime pagine dei giornali di allora. Non vi sono special televisivi per proclamare la Sua nascita. Gesù nasce in una stalla e viene deposto in una mangiatoia. Fermiamoci a riflettere su questo fatto, perché quella particolare notte, in quel particolare luogo, Gesù e i Suoi genitori erano dei senzatetto! Ecco perché il Signore Gesù dedicava sempre particolare attenzione a coloro che erano privi delle ricchezze di questo mondo.
Luci, “alberi di Natale” decorati, presepi, grande agitazione per spese e feste… un tempo, da noi, in Bregaglia, non c’era nulla di tutto questo… La moderna frenesia “natalizia”, questa mania per le decorazioni, non fa parte della nostra tradizione… Forse qualcuno potrebbe dire che allora la gente era più povera e …non poteva permetterselo. Può darsi, ma era anche una questione di principio: la sobrietà, la semplicità, l’umiltà è molto più consona, compatibile con l’autentico spirito di Cristo! E’ il mondo che fa grande chiasso attorno al Natale, non i cristiani! L’autentico spirito riformato è quello di minimizzare le celebrazioni natalizie. Anzi, la fede riformata, dove ha mantenuto il suo carattere genuino, non celebra affatto in questo modo il Natale.
“Ah, ma non sarebbe bello così, non darebbe piacere!” replica qualcuno. A parte il fatto se tutto questo davvero sia “bello” o piuttosto di cattivo gusto, e che davvero dia piacere e non sia …solo uno stress, ma il criterio per giudicare e fare una qualsiasi cosa non dovrebbe essere in primo luogo se sia bello o se dia piacere, ma se sia giusto, se sia conforme alla Persona, alla Parola, all’opera ed allo Spirito di Cristo. Cristo era umile, semplice, riservato. Pur non “dando spettacolo” indubbiamente – nella semplicità – Cristo conosceva la vera gioia. Abbiamo noi lo spirito di umiltà di Cristo?
La gioia è così la seconda caratteristica dell’autentico spirito “natalizio” (“vi annunzio una grande gioia che tutto il popolo avrà” v. 10).
L’intera schiera delle creature celesti si erano rallegrate della nascita di Gesù. Era la nascita di Colui che avrebbe reso possibile la salvezza dei Suoi eletti sparsi per ogni tempo e paese. Era venuto per sostituirsi a loro davanti a Dio: per guadagnare, con la Sua vita giusta e retta, il titolo alla salvezza e per pagare Lui stesso, morendo sulla croce, il prezzo della salvezza di chiunque se ne fosse avvalso. Gli angeli non potevano certo trattenere la gioia in un giorno come quello.
Lo spirito di Cristo è uno spirito di gioia, ma non la cosiddetta gioia di questo mondo che ha bisogno dell’alcool e della “trasgressione” per “divertirsi davvero”. Il cristiano non sente alcun bisogno di tutto questo per essere contento, non ha bisogno di “sbevazzamenti”, perché la sua gioia è soprattutto interiore. La Parola di Dio, tramite l’apostolo Pietro, ci dice: "Basta a noi infatti il tempo della vita che abbiamo trascorso a soddisfare le cose desiderate dai pagani, quando camminavamo nelle dissolutezze, nelle passioni, nelle ubriachezze, nelle gozzoviglie, nelle baldorie e nelle abominevoli idolatrie. Per questo trovano strano che voi non corriate con loro agli stessi eccessi di dissolutezza e parlano male di voi" (1 Pi. 4:3,4).
Il Signore Gesù, però, anche oggi porta grande gioia a coloro che Lo accolgono come loro Signore e Salvatore. Possiamo dire veramente che non vi sia dono più grande che si possa ricevere in questo tempo dell’anno che il dono di una vita significativa ed eterna, che proviene proprio dalla Sua Persona ed opera. Un Salmo dice: “Tu mi hai messo più gioia nel cuore di quanto ne provano essi, quando il loro grano ed il loro mosto abbondano. In pace mi coricherò e in pace dormirò, poiché tu solo, o Eterno, mi fai dimorare al sicuro” (Sl. 4:7,8).
Era dunque veramente un giorno di gioia quando Egli venne in questo mondo, e sarà un giorno di gioia quando Egli viene personalmente ad ottenere il perdono dei tuoi peccati.
L’intera schiera delle creature celesti ancora si rallegra quando “la pecora perduta” torna al “gregge”, cioè quando accogli nella tua vita Gesù, come tuo Signore e Salvatore. Gesù disse: “«Qual uomo fra voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e non va dietro alla perduta finché non la ritrova? E quando la ritrova, se la mette sulle spalle tutto contento; E, giunto a casa, convoca gli amici e i vicini e dice loro: Rallegratevi con me perché ho ritrovato la mia pecora che era perduta. Io vi dico che allo stesso modo vi sarà in cielo più gioia per un solo peccatore che si ravvede, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di ravvedimento.” (Lu. 15:4-7).
Queste caratteristiche dello spirito cristiano sono tutte concatenate: è spirito di umiltà, di gioia, ma anche di salvezza. Il lieto messaggio cristiano annuncia “…un Salvatore” v. 11.
Il mondo aveva atteso per secoli “un Salvatore”. Da quando Adamo ed Eva erano caduti in peccato nel giardino dell’Eden, c’era stato un disperato bisogno di un Salvatore. L’essere umano, con i suoi patetici sforzi, riesce solo a peggiorare la sua situazione e ad alienarsi ancora di più da Dio. Lasciati a noi stessi, noi siamo un’abominazione agli occhi di Dio.
Il Salvatore doveva essere un individuo unico nel suo genere perché non poteva essere contaminato dal peccato che contamina ogni altra vita umana. Doveva nascere privo di peccato e vivere un’intera vita in perfetta armonia con la volontà di Dio. Sarebbe certo stato tentato dal peccato, ma avrebbe dovuto resistere ad ogni tentazione. Anche un solo peccato l’avrebbe squalificato dall’essere veramente un Salvatore. Egli così si rivelò la persona più pura e perfetta che fosse mai vissuta. Egli era “l’agnello di Dio che toglie il peccato dal mondo”.
Io sono riconoscente che quello fosse un giorno di salvezza. Lo siete voi? A “Natale” si parla con tanta vuota retorica di una presunta “bontà” che noi dovremmo liberare dal nostro cuore. Siamo però davvero in grado di produrre questa bontà, oppure, più verosimilmente, si tratta di una pia illusione? Si, non ci potrà mai essere alcuna vera bontà se non quando il nostro peccato, radicato in noi stessi, non verrà cancellato molto concretamente dall’azione del Salvatore Gesù Cristo, chiamato proprio a fare opera di pulizia in noi. Spirito di salvezza vuole dire dunque quello spirito che è impegnato nell’autentica riforma del nostro cuore, che solo Gesù, il Cristo, il Salvatore, può rendere possibile. Abbiamo noi questo spirito?
Il vero spirito di Natale è poi anche uno spirito di lode (“Gloria a Dio nei luoghi altissimi, e pace in terra agli uomini, su cui si posa il suo favore” v. 14). Quegli angeli, ed indubbiamente quei pastori, quel giorno avevano veramente qualcosa per cui lodare Dio. Era l’adempimento di un giorno lungamente atteso da Dio e dagli uomini. I profeti avevano detto che secoli prima sarebbe avvenuto. Ora però, non era più una profezia, ma una realtà.
La lode per il Signore non è qualcosa che possa sorgere naturalmente dal cuore non rigenerato di una persona, perché siamo spiritualmente morti. Possiamo anche cantare salmi ed inni cristiani “per tradizione” ed anche musicalmente in modo magistrale, ma se non si canta anche “col cuore”, comprendendo il significato di ciò che si canta e confermando la verità di quelle parole con la nostra esperienza vissuta, a quel canto “mancherà sempre qualcosa”. Vi sono canti natalizi indubbiamente molto belli, con parole significative e conformi a quelle della Bibbia: quante volte, però, li si canta senza pensare e senza comprendere davvero… Se questo è il caso, dobbiamo implorare il Signore che ci dia l’autentico spirito della lode e dell’adorazione. Quando lo Spirito di Dio ci sensibilizza, ci apre la mente ed il cuore e ci comunica Cristo, allora sorgerà in noi un cantare del tutto diverso!
Allora canteremo gioiosamente riconoscendo in Cristo l’opera d’amore, di grazia e di verità di Dio ed avremo ben motivo d’avere gioia e riconoscenza! Questo ci permetterà pure di trascendere le eventuali situazioni negative in cui potremmo trovarci a livello individuale e sociale. SIA LODE AL SUO NOME, SIA LODE A DIO PER IL DONO meraviglioso che ci ha fatto in Cristo.
Quel primo Natale era stata una notte di lode e questo natale dovrebbe essere tempo di lode per ognuno di noi.
E’ ormai chiaro, allora, che non vi può essere lo
spirito della lode senza un altro spirito ancora, quello che ci spinge
a cercare Cristo come il bene più grande nella nostra vita. I pastori
allora dicevano: “«Andiamo fino a Betlemme, per vedere ciò
che è avvenuto e che il Signore ci ha fatto conoscere». Andarono quindi in
fretta e trovarono Maria, Giuseppe e il bambino, che giaceva in una
mangiatoia”
v. 15, 16.
Credo
che sia significativo quel “Andarono in fretta”. Quei pastori erano ansiosi
di giungere a Betlemme. Non avrebbero perso un solo minuto per vedere il neonato
di Betlemme. Non si erano attardati qui e là sprecando il tempo, ma “andarono
in fretta”. Nel loro cuore c’era quello spirito che ci fa dire: “Non
vedo l’ora di…”. Quali sono le nostre priorità durante le celebrazioni
natalizie? Quali sono le nostre priorità nella vita? Molti celebrano “il
Natale”, ma, in realtà, Cristo ne è escluso, per quanto degni siano i motivi
che hanno per farlo.
La famiglia cristiana si rallegra dell’opportunità del Natale perché può celebrare l’avvento di Cristo raccogliendosi in casa per leggere insieme la Parola del Signore e per cantare e pregare. La famiglia cristiana non vede l’ora di recarsi in chiesa la mattina di Natale per rendere a Dio il culto che Gli è dovuto. Questo è ciò che sta al centro di queste celebrazioni, e null’altro. Purtroppo oggi Cristo è stato escluso dal Natale di molti, ma ci sono ancora, grazie a Dio, alcuni che vanno a Cristo “in fretta”. Non vedono l’ora che Cristo tocchi la loro vita. Si sono ben già recati in altri luoghi e in direzioni diverse, ma non sono stati mai soddisfatti di ciò che vi hanno trovato. Essi ora cercano Colui che solo può soddisfare i loro desideri più profondi: il Signore e Salvatore Gesù Cristo.
Un ultimo pensiero, un ultimo spirito, mi sembra trasparire
molto bene dal nostro testo: il vero spirito di Natale è, infine, uno spirito
di gioiosa testimonianza. Guardate, infatti, come viene messo in rilievo che
quei pastori desiderino comunicare la notizia della nascita di Cristo dovunque: “E i pastori se ne ritornarono, glorificando
e lodando Dio per tutte le cose che avevano udito e visto, come era stato loro
detto”
v. 20).
Mi
ricorderò sempre un fatto – che ogni tanto cito – avvenuto nella mia vita
quando avevo solo sei anni. Quel giorno, nell’ospedale del paese dove
abitavamo, mia madre aveva messo al mondo mia sorella, ed erano circa le 6:30 -
7:00 del mattino. Mi ricordo che io, entusiasta dalla notizia, ero corso in
strada e, dimentico dell’ora, avevo suonato il campanello della porta dei
vicini di casa, per annunciare loro la bella notizia…
Credo che questo fosse stato un po’ simile a ciò che era avvenuto quel giorno a Betlemme. Posso così benissimo immaginare come quei pastori dicessero a tutti di aver trovato finalmente il Cristo comunicando il messaggio del Natale. Dobbiamo così chiederci: a chi abbiamo noi parlato di Cristo ultimamente? Se davvero comprendiamo chi è Gesù di Nazareth e che cosa Egli è venuto a fare nel mondo e che cosa ancora può fare, come tacere tutto questo?
Ricordate i primi discepoli di Gesù? “"Andrea, fratello di Simon Pietro, era uno dei due che avevano udito questo da Giovanni e avevano seguito Gesù. Costui trovò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia che, tradotto, vuol dire: "Il Cristo"»; e lo condusse da Gesù. Gesù allora, fissandolo, disse: «Tu sei Simone, figlio di Giona; tu sarai chiamato Cefa che vuol dire: sasso». Il giorno seguente, Gesù desiderava partire per la Galilea; trovò Filippo e gli disse: «Seguimi». Or Filippo era di Betsaida, la stessa città di Andrea e di Pietro. Filippo trovò Natanaele e gli disse: «Abbiamo trovato colui, del quale hanno scritto Mosè nella legge e i profeti: Gesù da Nazaret, il figlio di Giuseppe». E Natanaele gli disse: «Può venire qualcosa di buono da Nazaret?». Filippo gli disse: «Vieni e vedi»" (Gv. 1:40-46).
Qual è dunque lo spirito che caratterizza le vostre celebrazioni natalizie? Qual è lo spirito di fondo che caratterizza la vostra vita? Dal Signore e Salvatore Gesù Cristo, il cui avvento noi celebriamo, siamo chiamati ad avere uno spirito conforme al Suo, conforme a quello suscitato dovunque il Suo tocco di guarigione e di liberazione è giunto a trasformare la realtà individuale e sociale. Esso dovrà essere uno spirito di umiltà e di gioia, di salvezza e di lode, di sollecitudine nel cercare Cristo e di gioiosa testimonianza. Che il Signore ce ne faccia dono, per la Sua gloria e per la nostra salvezza. Così sia.
(Paolo Castellina,
sabato 23 dicembre 2000
. Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente
indicato, sono tratte dalla versione Nuova
Diodati, edizioni La Buona Novella, Brindisi, 1991).