L’ALTRA nascita miracolosa

Luca 1:5-25

INTRODUZIONE

Tutto ciò che avviene nella storia dell’umanità, come pure nella nostra personale storia, corrisponde ad un progetto, ad un piano, che Dio sempre porta fedelmente a compimento. Nulla è casuale. Dio spesso ci dà la grazia di prenderne coscienza ed allora si aprono i nostri occhi e lodiamo e ringraziamo per questo il Signore.  La venuta del Signore e Salvatore Gesù Cristo era stata pure accuratamente preparata ed essa si svolge come era stata prevista.

Nei primi due capitoli del vangelo secondo Luca troviamo il racconto della nascita miracolosa del Signore Gesù. Alcuni hanno dimenticato, o forse non hanno mai saputo che vi si parla anche di un’altra nascita miracolosa: la nascita di Giovanni il battista. Ci si può ben chiedere perché Luca riporti tutto questo, mentre gli altri tre evangelisti neppure lo menzionino. La risposta si trova nell’ultima pagina dell’Antico Testamento. Nel libro del profeta Malachia leggiamo: “Ecco, io vi manderò Elia, il profeta, prima che venga il giorno grande e spaventevole dell'Eterno. Egli farà ritornare il cuore dei padri ai figli e il cuore dei figli ai padri, affinché non venga a colpire il paese di completo sterminio” (Ma. 4:5,6).

Quattrocento anni prima della venuta di Gesù, Iddio dà agli Israeliti dell’Antico Testamento un’ultima promessa. Egli promette che il Messia sarebbe venuto, e che prima che fosse successo, Egli avrebbe mandato Elia come Suo precursore. Dopodiché, per 400 anni Iddio rimane in silenzio. Ecco perché noi chiamiamo il periodo fra l’Antico e il Nuovo Testamento “400 anni di silenzio”. Per tutto quel tempo gli Israeliti aspettano così con impazienza il Messia. Ancora oggi, quando gli Israeliti celebrano la Pasqua nelle case, preparano una cena e lasciano un posto ed una sedia vuota. Sapete per chi? Per Elia! Dato che Luca ci fornisce un racconto ben organizzato della storia di Gesù, Egli correttamente vede la connessone fra la nascita di Giovanni e la venuta del precursore, Elia. Egli ci fa sapere come dopo 400 anni, Dio rompa il silenzio con la nascita di Giovanni il battista.

In Luca 1:5-7 leggiamo: “Ai giorni di Erode, re della Giudea, vi era un certo sacerdote di nome Zaccaria, della classe di Abia; sua moglie era discendente da Aaronne e si chiamava Elisabetta. Erano entrambi giusti agli occhi di Dio, camminando irreprensibili in tutti i comandamenti e le leggi del Signore. Ma non avevano figli, perché Elisabetta era sterile, ed entrambi erano già avanzati in età”. Zaccaria ed Elisabetta sono i futuri genitori di Giovanni il battista. Il nome Zaccaria significa “Dio ricorda”, ed Elisabetta significa: “il giuramento di Dio”, o “promessa”. Apprendiamo più tardi della loro semplice vita sulle colline della Giudea. Dalla gente elegante di Gerusalemme, essi sarebbero stati considerati dei “contadinotti”. Erano però fedeli servitori del Signore, entrambi discendenti di Aaronne.

C’era però una nuvola nera che gravava sulla loro vita. Avrebbero tanto voluto avere un figlio, ma non ne erano venuti. Non avere figli, in quel tempo, agli occhi della società, era quasi una vergogna. Le donne in queste condizioni erano chiamate “sterili” e molti interpretavano questo fatto come una sorta di castigo da parte di Dio. La parola “sterile”, per Elisabetta, evocava l’immagine di un vento secco che soffiava su un deserto senza vita”

Zaccaria ed Elisabetta avevano molto pregato il Signore di poter avere un figlio, ma ora erano diventati anziani e probabilmente avevano smesso di pregare, perché ormai avevano rinunciato all’idea, ritenendola ora impossibile. Si erano però dimenticati che Dio è specializzato nell’impossibile… Notate ancora un’altra cosa di questa coppia: erano anziani, ormai “in pensione” si direbbe oggi. Forse vi sono alcuni fra voi oggi che pensano di essere ormai entrati nell’età del pensionamento spirituale e di aver già fatto abbastanza per Dio, o forse che non vi sia più niente per voi che vi possiate più aspettare di bello... Ripensateci.

In questo testo biblico vedremo tre passi che fa Zaccaria, tre passi che gli permettono di vedere Dio all’opera in modo miracoloso. Avete sentito forse parlare dei 12 passi suggeriti dall’associazione degli Alcoolisti Anonimi per uscire dalla dipendenza dall’alcool. Oggi vedremo quali sono i tre passi da fare per poter vedere Iddio all’opera nella vostra vita, i quali corrispondono a quelli fatti da Zaccaria.

1.    Primo passo: il culto – la gioia di incontrare Dio (8-12)

“Or avvenne che, mentre Zaccaria esercitava il suo ufficio sacerdotale davanti a Dio nell'ordine della sua classe, secondo l'usanza del servizio sacerdotale, gli toccò in sorte di entrare nel tempio del Signore per bruciare l'incenso. Intanto l'intera folla del popolo stava fuori in preghiera, nell'ora dell'incenso. Allora un angelo del Signore gli apparve, stando in piedi alla destra dell'altare dell'incenso. Al vederlo Zaccaria fu turbato e preso da paura” (8-12).

In quei giorni vi erano migliaia di sacerdoti, così i loro compiti erano suddivisi in turni secondo il loro ordine sacerdotale (vedi 1 Cr. 24). Quando giunge così il turno  i svolgere il servizio sacerdotale per la classe di Abia, Zaccaria si reca a Gerusalemme. I sacerdoti, per la maggior parte dell’anno avevano un lavoro ed una vita normale, ma due settimane all’anno essi erano in “servizio attivo”. E’ un po’ oggi come da noi fanno nel servizio militare, nella protezione civile, o nei pompieri. Dato che ci sarebbero stati molti sacerdoti nella classe di Abia, ogni giorno si tirava a sorte per stabilire chi avrebbe fatto bruciare incenso nel tempio. Un giorno viene così scelto lo stesso Zaccaria per questo alto privilegio che egli avrebbe svolto o al mattino o alla sera. Era un privilegio così grande che questo ad un sacerdote avrebbe potuto toccargli solo una volta nella vita. Non era cosa da prendere alla leggera, perché Zaccaria certamente si rammentava che cosa fosse avvenuto anticamente a Nadab ed Abihu, figli di Aaronne, che erano morti per aver svolto questo rituale in modo sbagliato. Essi avevano infatti offerto a Dio “un fuoco illecito, che egli non aveva loro comandato” (Le. 10:1).

Zaccaria svolge dunque questo compito con un misto di gioia e di timore e probabilmente nella sua mente, prima di entrare nel Luogo santo del tempio, ripassa tutti i gesti che deve esattamente seguire, per assicurarsi …di uscire vivo da quel luogo santo. Mentre così tutti gli altri sacerdoti rimangono fuori dal tempio a cantare ed a pregare, Zaccaria entra nel Luogo santissimo. Il complesso del tempio era vasto, ma le due camere centrali erano piuttosto piccole. La prima camera era il Luogo santo, il luogo dove era stato collocato l’altare dell’incenso. L’altare era proprio di fronte ad un’alta cortina che separava il Luogo santo dal Luogo santissimo. All’interno del Luogo santissimo vi era una cassa d’oro chiamata l’Arca dell’Alleanza, e vi si entrava solo una volta l’anno, nel Giorno dell’Espiazione, e poteva farlo solo il Sommo Sacerdote. Zaccaria, quindi, si trovava il più vicino possibile al luogo in cui gli Israeliti credevano abitasse la Shekinah, o “Gloria di Dio”. Potete immaginare con quale tremore e batticuore lui lo facesse.

Era compito di Zaccaria dar fuoco quel giorno all’incenso, una mistura di spezie che creavano molto fumo dall’odore pungente e dolce. Bruciare incenso simboleggiava due importanti cose. In primo luogo era immagine delle preghiere del popolo di Dio. Come il fumo dell’incenso le nostre preghiere salgono ala presenza di Dio. Dando fuoco all’incenso il fumo avrebbe riempito il locale e sarebbe uscito all’esterno dalle aperture nel muro per essere veduto dagli altri sacerdoti in preghiera e rappresentare così le loro preghiere. L’incenso doveva pure velare la temibile presenza di Dio. Nel giorno dell’Espiazione questo fumo avrebbe nascosto la vista dell’arca affinché il sacerdote non morisse per aver visto Dio. Troviamo scritto nell’Antico Testamento che quando Mosè costruì la prima volta il tabernacolo nel deserto, Aronne aveva fatto il sacrificio iniziale. Dio sarebbe poi giunto per consumare il sacrificio con il fuoco, e da allora gli Israeliti si rammentavano della presenza di Dio con il fumo dell’incenso.

Se voi visitate oggi a,  Betlemme la basilica costruita sul luogo della natività, vedete come i sacerdoti cristiani greci – ortodossi che riempiono tutto l’ambiente con un denso fumo di incenso. Lo potete vedere, odorare, sentire sulla pelle, respirare, e persino udire scoppiettare nel fuoco. Coinvolge così tutti i vostri sensi, e c’è un motivo per questo: quando fate davvero l’esperienza del culto, esso trascende tutti i vostri sensi. E’ molto più che un’esperienza sensoriale. L’incenso, che oggi però non viene più prescritto nel culto che a Dio è dovuto, doveva rammentare agli Israeliti proprio questa verità.

Quando Zaccaria svolge così questo suo dovere, succede qualcosa di stupefacente. L’angelo Gabriele gli appare e gli porta un messaggio da parte di Dio. Zaccaria reagisce nel modo in cui reagisce la maggior parte dei personaggi della Bibbia quando incontrano un angelo – ne rimane terrificato! Zaccaria ha un incontro personale con la realtà di Dio. Diventa così consapevole della potenza e della presenza di Dio, che ne è del tutto spaventato. Rammentatevi che per 400 anni nessuno aveva più riportato fatti che documentassero un solo singolo incidente di Dio che invia un angelo o che trasmette un messaggio ad Israele in qualsiasi forma. Per migliaia di giorni i sacerdoti avevano eseguito sempre lo stesso rituale senza avere alcuna rivelazione da parte di Dio. Zaccaria, quindi, non se lo aspettava di certo. Era una visitazione celeste del tutto inattesa.

Questa è però una buona descrizione del culto. Quante volte voi avete partecipato al culto e semplicemente ripetuto tutte le sue espressioni rituali? Entrare, sedersi, alzarsi, cantare, sedere, ascoltare, riflettere, partecipare alla Cena del Signore, uscire… e questo senza mai veramente avere incontrato Dio? Il culto è la gioia di incontrare Dio. Voi direste: “Ma com’è possibile? Io pensavo che Dio fosse dovunque. Come si può di fatto incontrarlo?”. Il culto, però, è l’esperienza per cui una persona si concentra su Dio e si diventa consapevoli della Sua presenza. Il culto è il primo passo per vedere Dio all’opera. Guardiano ora, però, il secondo passo in questo processo.

2. Secondo passo: la meraviglia – la gioia di udire da Dio (13-20)

“Ma l'angelo gli disse: «Non temere Zaccaria, perché la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti partorirà un figlio, al quale porrai nome Giovanni. Ed egli sarà per te motivo di gioia e di allegrezza, e molti si rallegreranno per la sua nascita. Perché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà né vino né bevande inebrianti e sarà ripieno di Spirito Santo fin dal grembo di sua madre. E convertirà molti dei figli d'Israele al Signore, loro Dio. Ed andrà davanti a lui nello spirito e potenza di Elia, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti, per preparare al Signore un popolo ben disposto». E Zaccaria disse all'angelo: «Da che cosa conoscerò questo? Poiché io sono vecchio e mia moglie è avanzata negli anni». E l'angelo, rispondendo, gli disse: «Io sono Gabriele che sto alla presenza di Dio, e sono stato mandato per parlarti e annunziarti queste buone novelle. Ed ecco, tu sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole che si adempiranno a loro tempo»” (Lu. 1:13-20).

Che messaggio! La prima cosa che dice Gabriele è: “Non temere!”. Nella Bibbia gli angeli, quando appaiono, lo dicono spesso, perché senza dubbio, quando accade, si tratta di un’esperienza sconvolgente. La paura è però anche comprensibile perché se ci dovesse succedere sorgerebbero in noi grandi sensi di colpa: penseremmo ad un castigo da parte di Dio nei nostri riguardi. Non sarebbe fuori luogo, eppure, se ascoltate bene, Iddio vi sussurra: “Non aver paura, sono qui. Mi prenderò cura di te”. Allora potrete dire come Davide: “Quand'anche camminassi nella valle dell'ombra della morte, non temerei alcun male perché tu sei con me; il tuo bastone e la tua verga sono quelli che mi consolano” (Sl. 23:4).

Il messaggio seguente che Gabriele trasmette è: “La tua preghiera è stata esaudita”. Ora potreste pensare che l’angelo parli della preghiera che Zaccaria aveva rivolo a Dio di poter avere un figlio, ma non credo. Dalla risposta di Zaccaria è ovvio che egli già avesse rinunciato all’idea. E rammentate che Zaccaria stava pregando come sacerdote, in favore della nazione di Israele. Per che cosa pregavano questi sacerdoti? Per che cosa avevano pregato per centinaia di anni? Avevano pregato che venisse il Messia, che venisse finalmente il Regno di Dio!

Ancora oggi gli Israeliti pregano per questo. Dio stava per rispondere a quella preghiera e rispondere alla richiesta di Zaccaria ed Elisabetta d’avere un figlio! Davvero Dio è meraviglioso! Poi Gabriele dà prova che finalmente Dio ha deciso di rompere il Suo silenzio collegando la nascita di Giovanni con la Sua promessa data a Malachia. Gabriele dice a Zaccaria che sarà suo figlio ad essere “l’Elia” che avrebbe adempiuto queste parole finali dell’Antico Testamento per preparare la venuta del Messia. Dio stava rispondendo alla sua preghiera – il silenzio era rotto.

Oggi per molti di voi sembra che Dio sia stato in silenzio per lungo tempo. Quando parlo della meraviglia e della gioia di udire da Dio, e udite e pensate: “Non no udito da Dio per un lungo, lungo tempo”, potreste pensare che Dio sia arrabbiato con voi, come succede anche fra di noi, quando qualcuno non ci rivolge più la parola…

Fate voi esperienza della gioia di udire da Dio? Può essere che Dio vi stia parlando, ma che siate voi a non prestare ascolto? Notate però ora la reazione di Zaccaria. In qualche modo fa sorridere. Egli non crede a Gabriele, o a Dio. Dice: “Vi sono due ragioni per cui questo non potrebbe succedere: la prima sono io, e l’altra è la mia vecchia moglie. Nell’originale greco egli usa la normale parola “vecchio” quando si riferisce a sé stesso, ma quando parla di sua moglie usa la frase che letteralmente significa: “Troppi anni hanno lasciato il segno su di lei”, quasi come se dicesse: “Io sono vecchio, ma il problema è veramente con mia moglie”. Forse che Zaccaria aveva dimenticato la storia di Sarah, vecchia e sterile? Però ella ebbe Isacco. Si era forse dimenticato di Hanna che era sterile, ma che poi aveva dato alla luce Samuele? Qualche volta un miracolo è quello che pensiamo possa solo avvenire ad altri, ma non a noi.

Gabriele non ne è impressionato, di fatto egli è un po’ seccato. Dice: “Non mi credi? Non credi a Dio? L’incredulità può essere dannosa alla tua salute, sai? Beh, solo per dartene una dimostrazione, tu non sarai più in grado di parlare fintanto che tutto questo non si sarà realizzato!”. Ora io non so che cosa costituisca il miracolo più grande: una donna anziana che ha un bambino, oppure un predicatore che se ne stia zitto per nove mesi!

Ci siamo così mossi dal culto alla meraviglia. Seguiamo ora Zaccaria nel terzo passo. Fermiamoci però un attimo. Zaccaria incontra Dio nel culto. E’ qualcosa di meraviglioso. Poi ode un messaggio che proviene da Dio: questo è sorprendente. Ora però tocca a Zaccaria. Che farà lui con ciò che ha udito e di cui ha fatto esperienza? Avrebbe potuto semplicemente uscire dal tempio, incapace di parlare e ancora dubitare di Dio. Avrebbe potuto scegliere di non far nulla dopo ciò che l’angelo gli aveva detto. Poi avrebbe vissuto il resto della sua vita semplicemente come il sacerdote a cui Dio aveva chiuso la bocca. Ogni settimana milioni di cristiani entrano nelle chiese di questo mondo. Alcuni non fanno nemmeno il primo passo. Altri rendono culto a Dio, ma non odono la voce di Dio. Sono persuaso, però che vi sono molti che fanno i primi due passi: incontrano Dio, odono la Sua voce, ma poi escono e non fanno nulla sulla base di ciò che hanno udito! Che tristezza!

3. Terzo passo: la disponibilità – la gioia d’ubbidire a Dio (21-25)

Luca 1:21-25: “"Intanto il popolo aspettava Zaccaria e si meravigliava che egli si trattenesse così a lungo nel tempio. Ma, quando uscì, non poteva parlare loro; allora essi compresero che egli aveva avuto una visione nel tempio; egli faceva loro dei cenni, ma rimase muto. E avvenne che, quando furono compiuti i giorni del suo servizio, egli ritornò a casa sua. Ora, dopo quei giorni, sua moglie Elisabetta concepì; e si tenne nascosta per cinque mesi e diceva: «Ecco cosa mi ha fatto il Signore nei giorni, in cui ha volto il suo sguardo su di me per rimuovere la mia vergogna tra gli uomini»”.

Zaccaria esce da quella “chiesa” come un uomo trasformato. Tutti si rendono conto che egli ha incontrato Dio. Credetemi: quando davvero siete stati alla presenza di Dio, di solito gli altri lo possono vedere. Mi piace il versetto che dice: “quando furono compiuti i giorni del suo servizio, egli ritornò a casa sua”. In altre parole: un incontro con Dio non è una ragione sufficiente per evitare le nostre responsabilità di base.

Zaccaria ed Elisabetta, nonostante l’età, così ci riprovano di nuovo ed un giorno Elisabetta si rende conto di essere incinta. Era successo, successo veramente. Potete immaginarla mentre dà la notizia al marito. Sapete che cosa risponde Zaccaria? Nulla, perché era muto, ricordate? Di solito oggi il problema dei mariti è parlare troppo poco con la loro moglie, ma non sarebbero muti… Comunque qui il punto è la disponibilità, la prontezza, la volontà di Zaccaria di fare qualcosa: era pronto a fare la sua parte nel piano di Dio. Allora accade: Elisabetta rimane incinta. Ora lei è così felice. Dio le ha tolto la vergogna di non avere figli.

Si può immaginare la gioia di una donna che non riusciva ad aver figli, ed ora dopo tanto penare essere finalmente incinte! Ricordate il significato dei nomi di Zaccaria ed Elisabetta: “Dio rammenta” e “la Sua promessa”: i loro stessi nomi si uniscono per formare un messaggio da parte di Dio! In Giovanni il battista Dio si rammenta della Sua promessa. Sapete che cosa vuol dire il nome “Giovanni” in ebraico? Dio è un Dio di grazia e si ricorda del Suo impegno, in Malachia 4.

Il racconto continuerà fra un paio di settimane quando Elisabetta riceverà una visita da una sua parente, Maria, anche lei incinta con un bimbo miracoloso. E’ una storia davvero magnifica, ma che cosa possiamo apprendere da essa? Beh, ricordate quei tre passi per vedere Dio all’opera: il culto, la meraviglia e la disponibilità. Concludiamo il messaggio considerando in che modo noi ci rapportiamo a Dio in queste tre aree. Chiamiamolo un personale inventario spirituale.

Inventario spirituale personale

Facciamoci queste tre domande:

1. Nel culto personale e comunitario, quanto io sono consapevole della presenza di Dio?

Notate come siano due i contesti del culto. Il primo è privato, quando ci prendiamo tempo per raccoglierci in preghiera ed incontrare da soli Dio. Quando lo fate, siete consapevoli che Egli sia li con voi? Poi c’è l’esperienza del culto comunitario in cui insieme ad altri credenti ci si concentra su Dio. Siete consapevoli della presenza di Dio al culto? Per quanto io abbia bisogno del culto comunitario, io incontro Iddio ogni giorno. Mi prendo del tempo per concentrarmi sulla Sua presenza, per leggere la Sua Parola e per rendergli il culto che Gli è dovuto. Canto a Lui, parlo a Lui. Quando hai gustato la bellezza di questa esperienza non ne potrai più fare a meno. Allo stesso modo io valorizzo il culto comunitario. Il Salmista dice: “Magnificate con me l'Eterno ed esaltiamo tutti insieme il suo nome” (Sl. 34:3). Ebrei 10:25 dice: “…non abbandonando il radunarsi assieme di noi come alcuni hanno l'abitudine di fare, ma esortandoci a vicenda”. Per poter davvero apprezzare il culto comunitario, dobbiamo valorizzare e praticare il culto personale, privato, e renderlo un momento forte e di qualità della nostra giornata, altrimenti il culto comunitario ci sembrerà insipido.

L’apostolo Giacomo dice: “Avvicinatevi a Dio ed egli si avvicinerà a voi; nettate le vostre mani, o peccatori; e purificate i vostri cuori, o voi dal cuore doppio!” (Gm. 4:8). Che cosa significa? Significa che quando sono in questo locale di culto e cantiamo a Dio devo dimenticarmi di chiunque altro qui e focalizzarmi su Gesù. Cerco di immaginare me stesso che mi avvicino a Dio. Per far questo devo chiedergli di purificarmi, di purificare il mio cuore. Guardate le parole: “voi dal cuore doppio”. Che significano? Significano che si può “essere” al culto senza veramente rendere a Dio il culto che Gli è dovuto! Avete nella testa troppi pensieri estranei. Il vostro cuore non è puro nel suo desiderio di incontrare Dio. Rendere culto a Dio significa liberare la mente da tutto eccetto che del pensiero glorioso: Dio è qui. Io sono venuto per rendergli culto ed adorarlo. Io ti amo, Signore. Questo è un culto fatto con un cuore singolo!

2. Sono in grado di discernere la voce di Dio che mi parla?

Era il secondo passo nell’esperienza di Zaccaria. Ci sono troppe voci che attirano la nostra attenzione, tanto che a volte è difficile distinguere quella di Dio! Ogni giorno veniamo bombardati da migliaia di messaggi, della gente, dalla televisione, dalla radio. Come si può imparare a discernere la voce di Dio? In Isaia 30:21 troviamo: “Quando andrete a destra o quando andrete a sinistra, le tue orecchie udranno dietro a te una parola che dirà: «Questa è la via; camminate in essa!»”.  Già, come si può distinguere la voce di Dio? In quattro modi:

(1) Nella Sua Parola, la Bibbia. Quella è lo strumento principale oggi della comunicazione fra Dio e creature umane. Quando la leggete, quando la insegno, quando la meditiamo, siete in grado di udire la voce di Dio che vi parla? Se la vostra risposta è No, vuol dire che non prestate attenzione. Dio vi parla: siete sintonizzati sulla Sua lunghezza d’onda?

(2) Nel dialogo della preghiera. Notate che ho detto “dialogo”. Per molti la preghiera è un monologo. Parlate a Dio, ma non vi prendete tempo per udire. Alcuni semplicemente “dicono le preghiere” come cantilene memorizzate, ma non parlano veramente a Dio. La preghiera è una conversazione. Prendetevi tempo per ascoltare la sottile voce di Dio.

(3) Nel comprendere le nostre circostanze. Se non udite Dio nei primi due modi, è improbabile che udiate la voce di Dio che vi parla nelle circostanze della vostra vita. Qualcuno ha detto che le mani di Dio sono nei guanti delle circostanze umane. Dio di solito cerca di dirci qualcosa attraverso ciò che avviene intorno a noi, ma dobbiamo cercare di interpretarlo alla luce della Sua Parola scritta.

(4) Attraverso il consiglio di qualcuno del popolo di Dio. Oggi Gesù ha un corpo: è chiamato la Chiesa. Talvolta quando chiediamo consiglio a persone consacrate al Signore è Dio che ci parla attraverso di esse. Certo devono farlo con umiltà, saggezza e coerenza con la Parola di Dio. La volontà di Dio per noi, però, deve essere determinata anche consultandoci con saggi membri del Suo popolo. Ricordate i nostri tre passi? Un culto che non conduca alla meraviglia di udire la Parola di Dio è un culto incompleto, ma c’è ancora un passo: la disponibilità. La domanda 3, infatti è:

3. Sono disposto io ad ubbidire a Dio – anche se pare impossibile?

Certo, Dio sa se voi siete o non siete disponibili. Non ha forzato Zaccaria ad ubbidirgli, ma io credo che Dio sapesse che Zaccaria aveva un cuore ben disposto. In che modo? Perché Zaccaria era un uomo fedele. Se voi siete  fedeli nelle piccole cose che comportano piccole benedizioni, Dio vi affiderà le cose grandi che comportano grandi benedizioni.

In Luca 6:46 Gesù dice: “Ora, perché mi chiamate, Signore, Signore, e non fate quello che dico?”. Poi Gesù descrive la vita di una persona che ode la Sua Parola, ma non la mette in pratica. Io pensavo che questo descrivesse la persona totalmente alienata da Dio, una persona che non si fosse veramente mai avvicinata a Dio. Questo versetto, però, si riferisce alla persona che già ha fatto i primi due passi che oggi abbiamo descritto. Ha incontrato Dio (Gesù) e udito la Sua Parola, ma non sono disposti ad ubbidirla, …come quell’uomo che ha edificato la sua casa sulla sabbia.

Era impossibile che Elisabetta rimanesse incinta, eppure lei e Zaccaria ubbidiscono a Dio e confidano in Lui. Quando scegliamo di ubbidire a Dio Egli ci dà pure la forza per farlo. E’ sempre così nella Bibbia.

Che cos’è che Dio vi ha chiesto che sembra impossibile? Forse amare qualcuno che non vi ama? Forse perdonare qualcuno che vi ha fatto del male? E’ impossibile contribuire finanziariamente alla Sua chiesa? E’ impossibile condividere la nostra fede con i nostri amici che davanti a Dio sono perduti? Quando Dio vede in noi un cuore volenteroso, disponibile, Egli pure ci fornisce la forza sovrannaturale per realizzare ciò che ci dice di fare. Tutto il resto sono solo pietose scuse.

CONCLUSIONE

Vedete, quando si raccontano queste storie bibliche, quando si parla della bellezza dell’incontro personale con Dio, tanti pensano: ecco un’altra bella favola di fantasia come se ne sentono tante oggi, ecco altre pie illusioni… una cosa è la fantasia, l’altra la realtà… queste cose non riguardano la mia “vita concreta”. Si, non si sa più distinguere e si confondono le storie frutto dell’immaginazione umana che servono per …intrattenerci un po’, e la verità della Parola di Dio e le esperienze corrispondenti che Dio vuole concretamente suscitare in noi che la ascoltiamo.

Lo scrittore del testo di oggi, Luca, inizia il suo vangelo scrivendo: "Poiché molti hanno intrapreso ad esporre ordinatamente la narrazione delle cose che si sono verificate in mezzo a noi, come ce le hanno trasmesse coloro che da principio ne furono testimoni oculari e ministri della parola, è parso bene anche a me, dopo aver indagato ogni cosa accuratamente fin dall'inizio, di scrivertene per ordine, eccellentissimo Teofilo, affinché tu riconosca la certezza delle cose che ti sono state insegnate” (Lu. 1:1-4). Anche il racconto su Zaccaria e Elisabetta ci perviene da testimoni oculari, sulla base di indagini accurate, scritte con ordine, affinché noi si riconosca la certezza delle cose che ci sono state insegnate. Gli eventi unici nel loro genere che caratterizzano la venuta di Gesù Cristo, Salvatore del mondo, sono avvenimenti certi e concreti, destinati a farci fare esperienza concreta. Il racconto su Zaccaria ed Elisabetta che ci parla di come i propositi di Dio si sono realizzati con Giovanni il battista e poi con Gesù vuole portare anche noi a fare altrettanti tre passi per vedere l’azione di Dio all’opera concretamente nella nostra vita attraverso la gioia di incontrare Dio nel culto, la gioia di udire da Dio, e la gioia di ubbidire a Dio.

Non lamentiamoci della presunta “inconsistenza” del messaggio biblico, se noi non siamo disposti a compierli effettivamente.

(Paolo Castellina, sabato 23 dicembre 2000 . Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla versione Nuova Diodati, edizioni La Buona Novella, Brindisi, 1991).


Le predicazioni del past. P. Castellina