Il Signore Gesù Cristo, avendo compiuta l’opera che Gli
era stata affidata, prima di lasciare questo mondo e tornare presso Dio Padre,
lascia ai Suoi discepoli un preciso mandato, il grande mandato missionario:
“Ogni potestà mi è stata data in cielo e sulla terra. Andate dunque, e fate
discepoli di tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e
dello Spirito Santo, insegnando loro di osservare tutte le cose che io vi ho
comandato. Or ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine dell'età
presente. Amen“
(Mt. 28:18-20).
Gesù lascia, cioè alla chiesa cristiana il compito di diffondere in tutto il mondo il messaggio dell’Evangelo attraverso la predicazione e l’insegnamento di tutto ciò che Egli ci ha insegnato e che ci è stato tramandato dalla Bibbia. E’ la base dell’opera evangelistica e missionaria della Chiesa cristiana che trova i suoi precedenti nell’esposizione biblica che i sacerdoti dell’Antico Testamento dovevano svolgere e soprattutto nella predicazione dei profeti, portatori della Parola di Dio.
Vorrei proporvi così quest’oggi un testo del profeta Isaia in cui vengono messi in evidenza il contenuto e le caratteristiche del compito del predicatore, dell’evangelista, del missionario, insomma, di chiunque accolga con serietà ed impegno il compito che ci è stato affidato in questo senso.
«Consolate, consolate il mio popolo, dice il vostro DIO. Parlate al cuore di Gerusalemme, e proclamatele che il suo tempo di guerra è finito, che la sua iniquità è espiata, perché ha ricevuto dalla mano dell'Eterno il doppio per tutti i suoi peccati». La voce di uno che grida nel deserto: «Preparate la via dell'Eterno, raddrizzate nel deserto una strada per il nostro DIO. Ogni valle sia colmata e ogni monte e colle siano abbassati, i luoghi tortuosi siano raddrizzati e i luoghi scabrosi appianati. Allora la gloria dell'Eterno sarà rivelata e ogni carne la vedrà, perché la bocca dell'Eterno ha parlato». Una voce dice: «Grida!», e si risponde: «Che griderò?». «Grida che ogni carne è come l'erba, e che tutta la sua grazia è come il fiore del campo. L'erba si secca, il fiore appassisce quando lo Spirito dell'Eterno vi soffia sopra; certo il popolo non è altro che erba. L'erba si secca, il fiore appassisce, ma la parola del nostro DIO rimane in eterno». O Sion, tu che rechi la buona novella, sali su un alto monte! O Gerusalemme, tu che rechi la buona novella alza la voce con forza! Alza la voce non temere! Di' alle città di Giuda: «Ecco il vostro DIO!». Ecco, il Signore, l'Eterno viene con potenza, e il suo braccio domina per lui. Ecco il suo premio è con lui e la sua ricompensa lo precede. Egli pascolerà il suo gregge come un pastore, radunerà gli agnelli col suo braccio e li porterà sul suo seno, e guiderà con dolcezza e cura le pecore che hanno i piccoli” (Is. 40:1-11).
In questo testo del profeta Isaia sono condensate e mescolate profezie della Parola di Dio riguardanti tempi diversi. Questo fatto è tipico della letteratura profetica. Essa infatti non riguarda solo l’annuncio di avvenimenti prossimi al profeta stesso ed alla situazione storica che il suo popolo sta vivendo, ma proietta la sua luce su secoli e millenni posteriori. E’ un’ulteriore conferma del carattere sovrannaturale di questo annuncio. Per questo i documenti profetici assumono un valore permanente e vengono conservati con cura dal popolo di Dio: essi parlano ad ogni generazione, anche alla nostra. L’apostolo Pietro, infatti, scrive dicendo: “Noi abbiamo anche la parola profetica più certa a cui fate bene a porgere attenzione, come a una lampada che splende in un luogo oscuro, finché spunti il giorno e la stella mattutina sorga nei vostri cuori” (2 Pi. 1:19).
Ecco così che questo testo di Isaia predice, prima ancora che sia avvenuta, l’immediata liberazione di Israele (cioè Giuda) da Babilonia per mano di Ciro, la venuta del Messia, il Servo sofferente per salvarli dai loro peccati dopo il loro ritorno nella terra promessa, e la salvezza finale di Israele negli ultimi giorni. In particolare, questo testo predice la venuta di Giovanni Battista, precursore diretto del Cristo, e poi l’opera di Cristo stesso e la stessa predicazione dell’Evangelo in tutto il mondo.
E’ dunque una predicazione a più livelli che presenta diverse caratteristiche: (1) è un incoraggiamento, (2) è una buona notizia che annuncia gioia, pace, giustizia e perdono, (3) invita al ravvedimento, (4) invita ad una concezione realistica della condizione umana, e (5) proclama il carattere di Dio come Dio sovrano ed amorevole verso il Suo popolo.
La gioia e l’entusiasmo della liberazione dall’esilio ed il ritorno a casa prefigurano l’avvento terreno del Cristo, la Sua Parola ed opera, ma pure il compimento finale dei propositi di Dio nel nuovo cielo e nella nuova terra, il quale costituirà il superamento definitivo di tutte le miserie dell’attuale condizione umana. Non è forse questo il succo di tutta la predicazione missionaria cristiana? Certamente, inoltre questo testo costituisce per il popolo di Dio, qualcosa di molto prezioso ed incoraggiante. Le profezie realizzate confermano la sua fede che l’opera di Dio procede e sarà compiuta fedelmente, come pure ci aiutano ad affrontare con coraggio le responsabilità che Dio ci affida al presente. Oggi il popolo di Dio ha ancora più fiducia nelle parole della profezia, perché sono state adempiute in Cristo e si stanno adempiendo nella Sua chiesa. Iddio è fedele.
Consideriamo più da vicino le espressioni di questo testo:
1. Vera consolazione. “Consolate, consolate il mio popolo, dice il vostro DIO”.
Notate qui i verbi che sono al plurale perché Dio si rivolge alla Sua corte celeste ed ai messaggeri profetici che ne fanno parte. Altri messaggeri verranno incoraggiati a diffondere la buona notizia, i predicatori dell’Evangelo. La ripetizione sottolinea l’importanza della cosa. Il compito della predicazione missionaria ed evangelistica, quindi parte dal cuore stesso di Dio, non è accessorio, ma fondamentale.
Notate poi qui quel “consolate”. Il popolo, benché ribelle, continua ad essere trattato come popolo di Dio. Si tratta di una buona notizia che consola, che raddolcisce l’animo, che parla al cuore. Non è necessariamente, però, un messaggio “consolatorio” nel senso comune del termine, cioè qualcosa che dice solo “quello che fa piacere”. La predicazione è anche denunzia e riprensione, ma anche la denunzia e la riprensione sono, per il popolo di Dio, una “consolazione”, perché sono per il suo bene ultimo, come la severa riprensione di un padre verso suo figlio, la quale non sorge da malanimo o da avversione, ma è tesa al bene del figlio. Il messaggio dell’Evangelo, quando viene rettamente annunciato e rettamente compreso, è sempre fonte di grande consolazione e gioia.
2. Finalmente la pace. “Parlate al cuore di Gerusalemme, e proclamatele che il suo tempo di guerra è finito, che la sua iniquità è espiata, perché ha ricevuto dalla mano dell'Eterno il doppio per tutti i suoi peccati”.
Il “tempo di guerra” si riferisce all’esilio di Israele e di Giuda, di cui ripetutamente ha parlato. Questa sofferenza era sopravvenuta a causa del peccato, del tradimento, dell’infedeltà e della ribellione del popolo eletto al suo Dio. Iddio ora giudica che il castigo inflitto sia sufficiente, il peccato è stato espiato ed ora è pronto a dimenticare tutto quanto era avvenuto. Iddio è giusto nelle Sue misure disciplinari e non conserva alcuna animosità quando la giustizia è stata eseguita.
Allo stesso modo, c’è una “guerra” in corso fra Dio e le Sue creature ribelli, fra noi e Dio. Questa “guerra” termina in Cristo, il quale espia Egli stesso l’iniquità del peccatore e lo riconcilia con Dio: questa e la sostanza dell’annuncio evangelico. La grande tensione fra il peccatore e Dio viene scaricata su Cristo e si produce così una grande pace, un grande sollievo, una grande gioia. Si tratta di sentimenti autentici che ciascuno di noi può sperimentare: la tensione e il disagio di fondo del proprio rapporto con Dio, l’opprimente senso di colpa, il timore del castigo. Accogliendo però con fede nella nostra vita la Persona e l’opera di Cristo, tutto questo si dilegua, per far posto ad una grande pace interiore ed ad una grande gioia.
3. Togliere ogni ostacolo. “La voce di uno che grida nel deserto: «Preparate la via dell'Eterno, raddrizzate nel deserto una strada per il nostro DIO. Ogni valle sia colmata e ogni monte e colle siano abbassati, i luoghi tortuosi siano raddrizzati e i luoghi scabrosi appianati”.
Sebbene questa voce possa pure includere profeti
precedenti come Isaia, essa trova adempimento nel ministero di Giovanni Battista
(Mt. 3:3; Mr. 1:3,4,5; Gv. 1:23). Il ministero di Giovanni Battista consisteva nel
preparare i cuori a ricevere Cristo degnamente.
Il deserto è una metafora di alienazione e distretta. Il cuore umano senza Dio è un deserto, arido e pieno di morte. Dio solo può trasformare il deserto in un’oasi lussureggiante, figura questa della pienezza e della gioia della Sua salvezza. Il deserto è il mondo privo della grazia di Dio, sterile d’ogni virtù, non avendo né dimora grata né direzione sicura del cammino, pieno di orrori e di maledizioni. Non è un posto in cui vorremmo vivere.
Il deserto però può fiorire: ecco la bella notizia. Dunque: “Preparate … raddrizzate”. “Preparare” significa eliminare gli ostacoli. Alla Sua venuta Iddio eliminerà ogni ostacolo, ma Egli si attende che il Suo popolo si prepari per il Regno che viene. Ogni valle o profondità di disperazione deve essere riempita, ogni orgoglio carnale deve essere umiliato, ogni stortura di frode e di ipocrisia deve essere corretta. E’ l’appello all’attento esame di noi stessi, alla confessione di peccato ed al ravvedimento. Non vi può essere né predicazione né missione indipendentemente dall’appello all’esame critico, dalla necessità di ripulire la vita da tutto ciò che a Dio dispiace, dalla riforma radicale dell’individuo e della società.
“La via” è figura del cuore umano che deve prepararsi attraverso il ravvedimento (Lu. 3:3-9). Quando ciò avverrà, la gloria di Dio apparirà sulla terra. Un grande risveglio spirituale e nuova vita significativa ed eterna può solo avvenire dopo un serio ravvedimento. All’apparizione del Signore anche la natura si sottometterà alla Sua volontà. Egli rimuove ogni ostacolo e prepara una via per la quale avanzerà “la processione regale” nello stabilimento del Regno sulla singola persona e sulla società umana.
4. Visibilità e concretezza. “Allora la gloria dell'Eterno sarà rivelata e ogni carne la vedrà, perché la bocca dell'Eterno ha parlato”.
Il profeta annuncia il sicuro e visibile stabilimento del Regno di Dio. Esso sarà “rivelato” in atti di salvezza e di giudizio, e in modo particolare, nella persona ed opera di Gesù Cristo (Lu. 2:30,31; Gv. 1:14). Il ristabilimento dall’esilio, avvenuto storicamente, è stato la manifestazione della gloria e della fedeltà di Dio. La rivelazione del Suo regno è pubblica, tangibile e visibile nella creazione, in Cristo, nella chiesa, e nella nuova terra. La gloria dell’Eterno è Gesù Cristo, il Re di gloria, il quale apparirà in carne per far conoscere e mandare ad effetto la sovrana gloria e potenza di Dio nell’Evangelo. Dovunque infatti oggi Gesù viene accolto come Signore e Salvatore si può vedere come l’opera di Dio sia verace e potente.
5. La realtà della condizione umana. “Una voce dice: «Grida!», e si risponde: «Che griderò?». «Grida che ogni carne è come l'erba, e che tutta la sua grazia è come il fiore del campo. L'erba si secca, il fiore appassisce quando lo Spirito dell'Eterno vi soffia sopra; certo il popolo non è altro che erba. L'erba si secca, il fiore appassisce, ma la parola del nostro DIO rimane in eterno”.
E’ la voce angelica che si rivolge ad Isaia (6:6-9). Lo “Spirito dell’Eterno” è paragonato ad un forte vento che spazza il prato. L’arroganza dell’uomo che pensa di poter vivere senza Dio e di essere legge a sé stesso è enorme. L’uomo innalza orgoglioso il suo capo sfidando chiunque, Dio compreso, a potergli tener testa. L’arroganza umana, però sarà spazzata via ed umiliata. L’Eterno Iddio si dimostrerà l’unico e vero Dio. La predicazione, così, ridimensiona la presunzione umana e rivela il vero volto dell’uomo. Il profeta dice che Gesù Cristo comanderà ed ispirerà i Suoi servitori di mostrare a tutti prima la loro corruzione naturale, la loro morte nel peccato e la loro impotenza ad ogni bene, descritta qui come fieno secco e riarso. “Ogni carne” è l’essere umano nel suo stato naturale, fuori della grazia e della rigenerazione dello Spirito Santo. Quando Iddio entra in giudizio con l’uomo, tutta la sua apparente bellezza è subito ridotta a nulla, è come erba riarsa da un vento caldo. Solo l’Evangelo, ricevuto con viva fede, rigenera il fedele ad una vita spirituale, incorruttibile ed immortale, solo Iddio può dare all’essere umano la sua vera dignità.
6. Una buona notizia. “O Sion, tu che rechi la buona novella, sali su un alto monte! O Gerusalemme, tu che rechi la buona novella alza la voce con forza! Alza la voce non temere! Di' alle città di Giuda: «Ecco il vostro DIO!”.
La “buona novella” è l’Evangelo. Dio è venuto per salvare il Suo popolo che era stato reso schiavo. Ogni creatura umana, nella sua condizione naturale, è schiava del peccato, dell’ignoranza, schiava dell’avversario di Dio, Satana. Iddio ha affidato al popolo di Israele la predicazione dell’Evangelo per portarla a tutti gli altri popoli: esso deve compiere il proprio dovere con fiducia e libertà: l’evangelo è annuncio di liberazione dalle schiavitù di vario tipo che opprimono l’essere umano, le quali hanno sempre origine dal peccato. L’Evangelo diventa quindi co0raggiosa forza di liberazione. Essa sarà coronata da successo perché:
7. Una grande potenza. “Ecco, il Signore, l'Eterno viene con potenza, e il suo braccio domina per lui. Ecco il suo premio è con lui e la sua ricompensa lo precede”.
L’avanzata del Signore Iddio è invincibile. Il Signore viene ad inaugurare il Suo regno sulla terra. Il Figlio di Dio verrà nel mondo per far guerra al diavolo e tutto il suo regno, e per acquistare e comunicare alla Sua chiesa il frutto della Sua vittoria (Mt. 12:29). “Il suo braccio” descrive la potenza di Dio manifestata nei Suoi atti di liberazione e di vendetta. “La ricompensa” è il bottino del vincitore, il popolo stesso. Gli esiliati salvati prefigurano e si identificano con la comunità del Messia, la comunità che si raccoglie attorno a Gesù, il Cristo. Egli è potente da schiacciare e distruggere ogni avversario, ma nel contempo, Egli sarà dolce ed affettuoso verso il Suo popolo. Difatti:
8. Amorevole cura. “Egli pascolerà il suo
gregge come un pastore, radunerà gli agnelli col suo braccio e li porterà sul
suo seno, e guiderà con dolcezza e cura le pecore che hanno i piccoli”.
Queste espressioni descrivono l’amorevole cura del Re messianico, il quale si comporterà come un amorevole e diligente pastore. Tale è il Cristo che il profeta, il predicatore, il missionario, annuncia: Cristo che si prende amorevole cura del suo popolo. La chiesa cristiana, allo stesso modo, è chiamata a seguire anche in questo il Suo Signore e Maestro prendendosi amorevole cura di ogni creatura umana, manifestando concretamente a tutti lo stile di vita che ha appreso dal Suo maestro, e raccomandando così a tutto il mondo l’efficacia dell’Evangelo.
Ecco dunque le caratteristiche di fondo del preciso compito che Iddio ha lasciato al Suo Popolo: far conoscere a tutto il mondo, con la predicazione e l’opera concreta chi Lui è e che cosa Egli vuole operare sul mondo che Gli appartiene. Il nostro messaggio dovrà essere perciò annunciato con coraggio per essere: vera consolazione, un annuncio di pace, un’opera di pulizia radicale, manifestazione visibile e concreta della potenza di Dio basata su una concezione realistica della condizione umana, una buona notizia, una forza invincibile, e infine manifestazione concreta di cura amorevole verso ogni essere umano. Sono caratteristiche imprescindibili dell’autentico messaggio cristiano, come imprescindibile e qualificante per la nostra confessione di fede il nostro preciso dovere di diffondere dovunque che Gesù Cristo è il Salvatore del mondo, la via, la verità, e la vita per eccellenza. Così sia.
[Paolo Castellina, giovedì
7 dicembre 2000. Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono
tratte dalla versione Nuova Diodati,
edizioni La buona Novella, Brindisi,
1991].