L’ESSENZA DELL’EVANGELO
Siamo esperti in tante cose, ma…
Oggi le chiese cristiane con i loro pastori, forse temendo di diventare irrilevanti o di non essere più "concorrenziali" rispetto agli specialisti di varie discipline che ci sono in questo mondo, sono diventate molto qualificate, esperte e accademicamente "all’altezza". Si pretende infatti molto studio e molti anni all’università da chiunque voglia essere pastore, e tanto pure si pretende, almeno qui da noi, dai "predicatori laici" che pure diversi che ne avrebbero il dono vengono così scoraggiati a perseguire questa loro vocazione. Siamo diventati degli "esperti".
Così si dice che la chiesa debba essere "esperta in umanità" e che "nulla di umano le debba essere estraneo", ed ecco così che si approfondisce la sociologia, l’economia, la politica, i problemi globali ed internazionali come pure, a livello individuale, la psicologia e la psicoterapia, per poter sondare i misteri della mente umana... La chiesa è poi diventata "esperta in dibattiti culturali", ed ecco così che organizza erudite conferenze su ogni punto oscuro della teologia e della filosofia, come pure è aggiornata ed in grado di interagire con ogni argomentazione e tendenza intellettuale del passato e del presente e, perché no, sull’ipotetico futuro. Vi sono poi dei pastori evangelici che si considerano solo degli assistenti sociali, oppure c’è chi vede la chiesa come "animatrice" di ogni sociale, quella che gestisce ritualmente "i momenti forti della vita" o della spiritualità, o ancora che debba essere salvaguardia e promotrice della morale e dei principi umanisti più accreditati ecc. nella disperata ricerca di trovare …una giustificazione per l’esistenza della chiesa! "…sennò a che serve?" si dice.
Tutto questo, indubbiamente ha il suo valore ma, e qui c’è veramente da mettere un grosso MA, c’è il rischio, così facendo, di perdere completamente il semplice ed essenziale messaggio dell’Evangelo di Gesù Cristo, che costituisce "lo specifico", la vera "specializzazione" della chiesa cristiana, senza la quale ogni altra "perizia" diventa alienante per la nostra stessa identità. La chiesa non deve sostituirsi a nessuno: ha già il suo specifico, che sia compreso e valorizzato oggi, o meno, non importa: di questo solo deve rendere conto al suo Signore!
Già, qual è "il semplice ed essenziale messaggio dell’Evangelo"? Tutti hanno una propria idea al riguardo, e nessuno, in realtà, sembra saperlo più, perché viene confuso con una miriade di interessi e di attività più o meno valide e giustificate.
Il semplice ed essenziale messaggio dell’Evangelo è contenuto nell’annuncio del Nuovo Testamento ed esso costituisce la prima e fondamentale ragion d’essere della chiesa cristiana, al cui servizio solo essa deve porsi. Spesso per i moderni "esperti" esso è "semplicista", e per questo lo disprezzano, oppure, con grande erudizione, "lo elaborano" per "aggiornarlo" e per farlo accettare... Se perdono quello, però, e di fatto lo perdono, davvero essi perdono pure quella "rilevanza" che tanto vorrebbero avere in questo mondo allineandosi alla sua sapienza.
Il testo biblico
Qual è questo messaggio semplice ed essenziale, ma fondamentale? Così lo esprime l’apostolo Paolo, quando, scrivendo al giovane Timoteo, dice:
"Questa parola è sicura e degna di essere pienamente accettata, che Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, dei quali io sono il primo. Ma per questo mi è stata fatta misericordia, affinché Gesù Cristo facesse conoscere in me, per primo tutta la sua clemenza, per essere di esempio a coloro che per l'avvenire avrebbero creduto in lui per avere la vita eterna. Or al Re eterno, immortale invisibile, all'unico Dio sapiente, sia onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen" (1 Ti. 1.15-17).
Ecco un testo disadorno, non è un testo con un linguaggio fiorito o complicato. Potrebbe forse qualcuno, con questo, vantare la sua erudizione? E’ l’essenza dell’Evangelo. E’ la porta che conduce a Dio. Se la potenza di queste parole ti investe, questo, per te, è l’inizio della grazia. Dal tempo dell’apostolo Paolo, molti sono stati convertiti a Dio proprio attraverso queste parole. E’ un annuncio che parla in modo chiaro e diretto su cui si gioca la sostanza stessa del nostro essere cristiani: la personale conversione a Cristo, ecco la cosa che più conta, e l’autentico Suo operare in me.
Spesso i cristiani si incontrano, o il pastore va a fare delle visite, e "si chiacchiera del più e del meno". Niente di male in questo. Spesso però è una perdita di tempo. Dovremmo interrogarci sul fatto fondamentale della fede cristiana, senza vergogna o riserve, e magari ci nascondiamo sotto la scusa che è "un fatto privato". Dovremmo chiederci: com’è il tuo rapporto personale con Dio? Hai fatto l’esperienza fondamentale di cui l’Evangelo ci parla? Questa è la cosa più importante di tutto!
In queste parole l’apostolo Paolo parla della sua conversione. Non ci dà molti dettagli su come essa sia avvenuta. Non parla delle sensazioni che ha avuto quando il Signore ha toccato la sua vita trasformandola. Egli cita soltanto la prima delle parole "sicure e degne di essere pienamente accettate" che egli menziona nelle tre lettere pastorali. Sono i "luoghi comuni" della fede cristiana, brevi espressioni ben conosciute ad ogni discepolo del primo secolo. Sono la sintesi della fede cristiana, da passare da bocca a bocca. Le madri le insegnavano ai loro figli. Erano quasi come proverbi, aforismi. L’apostolo li cita spontaneamente. Egli dice: "Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori". Certamente questa frase risale alle stesse parole di Gesù. Gesù disse qualcosa di simile: "Il Figlio dell'uomo è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto" (Lu. 19:10); "Io sono venuto come luce per il mondo, affinché chiunque crede in me non resti nelle tenebre" (Gv. 12:46). Così quando Paolo parla di come lui comprenda la fede, egli prende un semplice detto cristiano e dice: "Questo è ciò in cui credo". Non solo questo, ma pure: "Questo è ciò che chiunque professi di essere un seguace del Signore Gesù Cristo pure deve credere". Consideriamo allora questo testo.
1. Il contenuto dell’Evangelo è verità
"Questa parola è sicura". Alcuni insegnano false dottrine, favole e genealogie senza fine (3,4), altri "essendosi sviati da queste cose, si sono rivolti a discorsi vani" (6). Qui però c’è qualcosa di totalmente diverso, affermazioni completamente degne di fiducia. Dietro ad esse c’è tutta la verità di Dio. Lo stesso Gesù che disse: "Io sono la verità", è stato anche quello che ha detto "La Tua Parola è verità" e "la Scrittura non può essere annullata". Il fatto che fosse scritto nella Parola di Dio era sufficiente per il Figlio di Dio. "E’ scritto", cita Gesù al diavolo in tre occasioni. Ecco così parole nella Bibbia – che in sé stessa è verità – e ci viene detto che queste parole sono particolarmente degne di fiducia. E’ come se fossero, così, doppiamente vere.
La Bibbia è sto ed è in assoluto il libro che più di qualsiasi altro è stato sottoposto ad attento scrutinio e la sua integrità è rimasta indenne e la sua influenza ineguagliata. Hanno provato in ogni modo a discreditarla, ma non ci sono riusciti. Chi non si accontenta dei "sentito dire", ma esamina egli stesso le cose accuratamente, lo sa. Ecco perché la nostra fede ha un saldo fondamento. Noi non andiamo in chiesa la domenica per udire le opinioni e le idee del predicatore, ma la verità di Dio contenuta nella Sua Parola, qualcosa che sia degno di fiducia. Che potremmo mai dire al mondo se la Bibbia non fosse degna di fiducia? Perché mai pregare se non quando tu puoi essere sicuro che stai pregando al Dio che ha rivelato Sé stesso inequivocabilmente nelle Scritture? Perché la gente dovrebbe ascoltare quando la chiami ad alti ideali e li esorti ad abbandonare i peccati che corrodono la nostra cultura, se sono solo i nostri raffinati gusti ad esserne offesi? Parliamo nel nome di Gesù Cristo quando diciamo a tutti che "neppure un iota, o un solo apice della legge passerà, prima che tutto sia adempiuto" (Mt. 5:18), e che ciò che afferma la Bibbia è degno della nostra fiducia? Ciò che vi è scritto non deve solo essere notato, ma creduto.
Ascoltate la Bibbia quando viene spiegata nei sermoni? Avete mai preso la Bibbia per leggerla con serietà e regolarità? Iniziate a leggerla regolarmente, cominciando forse dal Nuovo Testamento. Dovunque sondiate ed esploriate troverete un libro di spirito e di vita straordinario. E’ pieno di energia che cambia la vita. Innumerevoli sono le testimonianze nella storia di persone che sono state del tutto trasformate dopo aver letto anche un solo versetto della Bibbia.
2. Il raggio dell’Evangelo è l’intero mondo
"Questa parola è sicura e degna di essere pienamente accettata" (15b). Quel "pienamente" non significa solo "nella sua interezza", ma "da tutti e senza riserve". Che il mondo intero la accetti! Più avanti Paolo dirà: Iddio "vuole che tutti gli uomini siano salvati, e che vengano alla conoscenza della verità" (2:4). In altre parole, senza la Parola di Dio l’intero mondo è perduto. E’ la Parola di Dio che fa marciare il mondo, non solo perché essa ha profondamente influito sulla nostra cultura, ma anche solo perché è essa che stabilisce i limiti fra la barbarie e la vera civiltà, fra l’autodistruzione e la vita vera. La via vera che conduce a Dio e alla salvezza non la troveremo da alcun’altra parte!
La Bibbia predice gli amari giorni che sopravverranno al mondo quando vi sarà carestia della Parola di Dio, e ci siamo arrivati! "Ecco, verranno i giorni», dice il Signore, l'Eterno, «in cui manderò la fame nel paese, non fame di pane né sete di acqua, ma piuttosto di udire le parole dell'Eterno. Essi andranno errando da un mare all'altro, da nord a est, correranno qua e là in cerca della parola dell'Eterno, ma non la troveranno" (Am. 8:11,12). Stiamo già vedendo i disastri e le calamità che stanno avvenendo alla nostra generazione che disprezza ed ignora la Bibbia. Non che la Bibbia sia andata perduta, ma è sempre di più sconosciuta. La gente non la legge più per sé e non si premura di udirla quasi neppure più in chiesa, se lì poi la si legge ed espone veramente, perché anche questo non è più da prendersi per scontato. Quanti la leggono regolarmente come dovrebbero nelle case? Pochi sanno ciò che significhi. Fa male al cuore vedere intere generazioni, nonostante siano state bene o male istruite in essa, che non sa più praticamente nulla sulla Bibbia. Spesso si insegna ai bambini ed ai giovani la Bibbia, e ti guardano attoniti come se proponessi loro cose inutili e ridicole che, comunque, non prenderanno mai sul serio! Non sanno neanche che contiene due testamenti e che gli evangelisti sono Matteo, Marco, Luca e Giovanni. Per loro è un libro totalmente chiuso. Potrebbe per loro anche non esistere. Non possono accettarlo perché non lo conoscono.
Lo stesso Paolo di Tarso aveva condotto la persecuzione dei predicatori della Parola e li aveva fatti disperdere per il paese e il giudizio di Dio venne su quei persecutori e li distrusse. Ora però, per grazia di Dio, Saulo è stato convertito in Paolo. Ora dice: "Ecco qualcosa degno di completa fiducia per tutti, una buona notizia per tutto il mondo e per voi personalmente". Lo stesso vale per voi che mi udite o leggete: "Ecco per voi una parola degna di completa fiducia. Non dovete minimamente dubitarle. Che siate religiosi oppure meno, qualunque sia la vostra condizione, questa parola, questa buona notizia è per voi".
Non basta però che io dica a tutti di avere una parola degna di completa fiducia. Io devo pure implorare, scongiurare, chiedere insistentemente di riceverla. E’ il verbo che in altri testi usa Paolo. Spesso è frustrante, perché non voglio né ascoltare, né capire, ma non bisogna smettere... Che ti ascoltino o non ti ascoltino… Paolo dice nella lettera ai Romani: "Ma non tutti hanno ubbidito all'evangelo, perché Isaia dice: «Signore, chi ha creduto alla nostra predicazione?». La fede dunque viene dall'udire, e l'udire viene dalla parola di Dio. Ma io dico: Non hanno essi udito? Anzi, «La loro voce è corsa per tutta la terra, e le loro parole fino agli estremi confini del mondo … Ma riguardo ad Israele dice: «Tutto il giorno ho steso le mani verso un popolo disubbidiente, e contraddicente»" (Ro. 10:16-21). L’insistenza dell’apostolo è l’insistenza amorevole di Gesù che disse: "Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi coloro che ti sono mandati! Quante volte ho voluto a raccogliere i tuoi figli come la gallina raccoglie i suoi pulcini sotto le ali, ma voi non avete voluto!" (Lu. 13:34). Siete voi da considerarvi a vostro danno nella categoria di persone qui citate?
3. L’essenza dell’Evangelo è la salvezza in Cristo
"Questa parola è sicura e degna di essere pienamente accettata, che Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori". L’essenza della buona notizia riguarda Gesù Cristo. Non è questione di esperienze spirituali, non è questione di utopie, non riguarda nulla che noi si debba fare. Non è venuto per prepararci la salvezza o per indurci a salvarci da noi stessi. E’ venuto Lui per salvarci. Non dimentichiamo che l’Evangelo non è "buoni consigli", ma buone notizie! Proclama una salvezza che è stata compiuta per noi. Paolo dice: "è venuto", guarda cioè ad un avvenimento del passato. Da dove è venuto? Un Salvatore ci è giunto dalle altezze della gloria.
Ma che cosa ci potremmo aspettare da Dio se non il peggio? Dio è forse vero che abbiamo provocato Dio con la nostra malvagità? Quali buone cose potrebbero venire da quella santa dimora a questo mondo di tenebre? Solo ira e vendetta si rivela dal cielo sopra ogni empietà ed ingiustizia degli uomini (Ro. 1:18). Certamente se possiamo sperare in un qualche aiuto, questo dovrebbe venire dalla terra! Il figlio di Dio, però, è venuto dal cielo, da Quello stesso che l’uomo ha offeso, per soddisfare la giustizia di Dio e salvare l’uomo. Colui che è uguale a Dio in maestà ed in gloria è venuto come un servo per la nostra salvezza.
Vi sono due grandi ostacoli alla salvezza dell’uomo. Il primo è la giustizia di Dio, il secondo è il peccato dell’uomo. Sia l’una che l’altro devono essere soddisfatti o rimossi perché un peccatore sia salvato. "L'anima che pecca morirà" (Ez. 18). Per questo tutto il mondo si trova in condizione di condanna di fronte a Dio. Chi potrebbe mai liberare un mondo? Solo il suo Creatore, senza il quale nessuna delle cose fatte è stata fatta. La potenza stessa della creazione divenne uomo – pensateci bene – e nacque in condizione umile, sottoposto alla legge. Il Signore Gesù osserva per noi i suoi comandamenti, porta su di sé per noi la maledizione che merita chi la infrange. L’ira di Dio viene soddisfatta, e i peccatori vengono salvati dalla vita e dalla morte di Colui che venne. Totalmente da solo Egli salvò i peccatori, venendo, ubbidendo, morendo e risorgendo Egli ha tolto di mezzo gli ostacoli che si frapponevano alla nostra salvezza. Non c’è più nulla che possa impedirla. Egli ha salvato i peccatori.
Ora forse qui c’è una persona priva di fede nel Cristo che ci parla nella Bibbia, che ode questo. E’ una questione seria: si tratta di un’anima perduta, senza Dio e senza speranza. Io devo sentire quella responsabilità. Mi devo chiedere: devo rimproverarmi io per questo? Quella persona non ha udito la notizia? E’ perché non gliel’ho detta? Perché non sono stato abbastanza chiaro nel dirglielo? Ho usato forse troppe parole e sono stato complicato? Allora diciamolo più semplicemente ancora. Noi meritiamo morte eterna perché siamo peccatori, ma dal cielo Iddio manda Suo Figlio, Egli viene e muore per noi. Questo è l’Evangelo. L’avete compreso? Allora perché mai, nel nome del cielo, ancora qualcuno rimane privo di salvezza? Dovrei io insistere per ore ad insegnarvelo, ad esortarvi, ad implorarvi, a persuadervi? Che altro potrei ancora fare? Accettate veramente l’idea che siete senza Dio? Accettate veramente che siete senza speranza? Molti sono senza speranza.
Il filosofo Bertrand Russel era privo di speranza. Scriveva: "L’uomo è il prodotto di cause che non avevano idea alcuna di quello che avrebbero prodotto… la sua origine, la sua evoluzione, le sue speranze e paure, i suoi amori e le sue credenze, non sono che la connessione accidentale di atomi … non c’è nulla che possa preservare la vita individuale di un uomo dopo la tomba, nessun fuoco, nessun eroismo, nessun’intensità di pensieri e di sentimenti… tutti gli sforzi delle generazioni, ogni devozione, ispirazione, la grandezza del genio umano, tutto è destinato all’estinzione nella vasta morte del sistema solare… L’intero tempio delle realizzazioni umane deve inevitabilmente finire sepolto dai rottami di un universo in rovina…". Questa era la sua disperazione. Un giorno saremo solo atomi dispersi? Che mai potremmo fare per salvarci? Russell diceva che l’uomo è un pigmeo che grida parole di sfida ad un universo privo di anima.
E’ questo ciò che siamo noi oggi qui? Pigmei? Oppure siamo le creature del Dio che ha fatto l’universo, che ha fatto l’uomo a Sua immagine, e che tanto ha amato il mondo da dargli il Suo unigenito Figlio? Egli è venuto in questo mondo ed ha vissuto il tipo di vita che tutti noi abbiamo mancato di vivere, ed è morto di quella morte, abbandonato da Dio, quel Dio che tutti un giorno dovremo affrontare se noi continuiamo ad essergli ribelli. Egli ci offre onore, gloria ed immortalità. Egli offre, nel senso più profondo, di condividere Sé stesso con noi, e se qui c’è un’anima non salvata e che non abbia mai udito questa buona notizia, io vorrei che l’udisse con fede e speranza. Io credo, ahimé che vi sia qui più di uno che non sia in condizione di salvezza, ma io credo che questa chiesa sia innocente del suo sangue. Avete ascoltato questa buona notizia più di una volta da questo pulpito; ve l’hanno detta alla Scuola Domenicale, l’avete letta sui vostri calendari a blocchetti che avete in casa (li leggete?), l’avete udita in occasione di battesimi e di funerali (spero). La notizia è questa: che se voi venire e vi prostrate di fronte a Dio per chiedergli salvezza in Cristo, non c’è modo che Egli ve la possa rifiutare!
4. L’applicazione dell’Evangelo è personale
"Questa parola è sicura e degna di essere pienamente accettata, che Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, dei quali io sono il primo". Questa non è un’affermazione scientifica... Certo Paolo non aveva esaminato tutti i casellari giudiziari del mondo per scoprire che lui era il peggiore criminale fra tutti! Certamente ce n’era di peggio! Quando però si scopre d’essere peccatori, e se siete profondamente conviti, allora si cessa di fare confronti con altri, magari dicendo "C’è gente molto peggio di me!". No, Paolo vedeva sé stesso com’era veramente agli occhi di Dio, non secondo i criteri di questo mondo. Aveva scoperto la sua profonda ipocrisia di Fariseo nel pensare di essere migliore di altri. Aveva cominciato a vedere come il suo peccato offendeva la santità di Dio non meno del peggiore fra i criminali: non è questione di gradazioni, e, profondamente sconvolto aveva detto: "Oh Dio, abbi pietà di me, peccatore!". Paolo non si preoccupava più se qualcuno avesse potuto essere peggiore di lui: ora era stato posto di fronte a tutta la gravità della propria condizione di fronte a Dio. Egli applica a sé stesso la parola peggiore: "io sono il primo fra i peccatori".
Egli aveva visto la gloria del Signore Gesù sulla via di Damasco e quella visione aveva infranto ogni sua illusione su sé stesso. Devo chiedere a me stesso ed a tutti noi, perciò: Sento io, sentiamo oggi di essere noi dei peccatori? Non lo dico come un complimento, come quando si dice: "Siamo tutti peccatori". Ma lo sentiamo d’esserlo veramente? Non vi ho chiesto se vi sentite di essere …imperfetti, o di riconoscere di avere sbagliato qualche volta… ma se riconoscete che sulla vostra anima è scritto con lettere di fuoco PECCATORE, e da Dio meritevole solo del peggio? Lo dovremmo sentire, rinunciando ad ogni nostra illusione, perché così dice l’autorevole Parola di Dio. Se è così, Cristo è morto per voi. La Scrittura dice: "noi sappiamo che tutto quello che la legge dice, lo dice per coloro che sono sotto la legge, affinché ogni bocca sia messa a tacere e tutto il mondo sia sottoposto al giudizio di Dio" (Ro. 3:19),
Gesù però disse: "Venite a me, voi tutti che siete travagliati e aggravati, ed io vi darò riposo" (Mt. 11:28). So di essere un peccatore, so di non poter contare su nulla per venire a capo di questa situazione, per questo mi affido completamente alla Persona ed all’opera di Cristo. Per comprendere e ricevere veramente la grazia di Dio, e quindi la salvezza, dovremmo veramente rinunciare ad ogni altra illusoria speranza ed aggrapparci esclusivamente alla Persona ed all’opera del Salvatore Gesù Cristo. Ecco la porta d’accesso alla vita cristiana. Una semplice preghiera che noi dovremmo pronunciare ogni giorno è: "Signore, mostrami il mio peccato e mostrami il mio Salvatore". Non cessate di pregare così fintanto che Dio non abbia risposto a questa vostra preghiera. Siete voi peccatori, siete consapevole di avere infranto la santa legge di Dio? Siete peccatori - biblicamente e teologicamente agli occhi di Dio? Allora, e solo allora, il Signore Gesù vi dirà: "Venite a me!".
5. Coloro che beneficiano dell’Evangelo sono oggetto di pazienza illimitata
"Ma per questo mi è stata fatta misericordia, affinché Gesù Cristo facesse conoscere in me, per primo tutta la sua clemenza, per essere di esempio a coloro che per l'avvenire avrebbero creduto in lui per avere la vita eterna" (16).
Immaginatevi Saulo di Tarso che ribolle di rabbia verso i cristiani, determinato solo ad arrestarli, tormentarli, farli morire, annientarli, e di non darsi pace fintanto che fosse rimasto in vita l’ultimo seguace del Nazareno. Ecco però che una luce fortissima, più del sole, lo ferma, lo acceca e lo butta a terra. Immaginate Gesù Cristo, in tutta la Sua gloria di risorto che si presenta di fronte a lui con ira, con in mano la spada della Sua tremenda vendetta e che sta per fare a pezzi quest’uomo dicendogli: "Vattene, maledetto, nel fuoco dell’inferno, preparato per il diavolo e per tutti quelli che lo seguono!". No, non dice così. E’ lo stesso paziente Gesù che in questo mondo era lento all’ira, lento a parlare e desideroso d’udire. Quando Gli sputavano addosso non aveva maledetto nessuno che gli stava infliggendo quelle e maggiori crudeltà. Alla croce Lo inchiodano mani e piedi e, fra tremende sofferenze dice: "Padre perdona loro". Mentre subiva tutta l’ira di Dio per il peccato dell’uomo, non dice: "Padre, finiscila presto, distruggili tutti, cancellali tutti dalla faccia della terra!". Egli è paziente. Ora guarda Saulo, un bestemmiatore, un persecutore, un violento, uno che, per di più, pensava di essere migliore di altri. Che cos’avrebbe meritato se non il peggio? Eppure Iddio sceglie proprio Saulo, lo trasforma radicalmente e vuole che egli diventi l’esempio tipico di come Dio vuole trattare il peccatore che si ravvede. Dove il peccato abbonda, la grazia di Dio sovrabbonda! Ecco la meravigliosa pazienza di Dio! Paolo diventa così l’esempio, il modello, del peccatore che continuamente provoca Dio, ma che diventa, per grazia, l’oggetto della pazienza e della misericordia di Dio, in Cristo.
In questo testo, così, Paolo dice: "Se ci fosse soltanto una sola affermazione certa, sicura ed indubitabile, che meritasse completa e totale fiducia, degna di essere pienamente accettata e approvata, sarebbe proprio questa: che Gesù Cristo è venuto nel mondo per salvare dei peccatori. Posso dire di esserne convinto, particolarmente persuaso, perché io stesso so di esserne il peggiore, il maggiore: nemmeno di questo c’è alcun dubbio. Avrei dovuto essere condannato senza alcuna pietà o remissione per quello che ho fatto, e voi lo sapete. Chi più di me sarebbe stato maggiormente indegno di ricevere una qualsivoglia attenzione da parte di Dio, eppure Dio ha voluto avere misericordia di me: in Cristo Egli mi ha donato la Sua grazia, il Suo perdono, la Sua salvezza. Egli ha fatto così con me, e proprio me ha chiamato ad essere Suo apostolo, perché io fossi testimonianza vivente, esempio tipico, di quello che Dio sarebbe stato disposto a fare con qualunque altro peccatore che nel futuro avesse ugualmente fatto appello a Gesù Cristo e riposto in Lui tutta la sua fiducia come mezzo per ottenere vita eterna al posto della condanna che egli ben avrebbe meritato".
Certo, noi non dovremmo profittare della sua infinita pazienza verso di noi, o supporre che in ogni caso Egli ci salverà. Non disprezziamo in questo modo il Suo amore. Se siamo consapevoli di ciò che Dio è ed ha compiuto per noi in Cristo, ebbene, confessiamogli subito il nostro peccato, la nostra miseria morale e spirituale, ed invochiamolo affinché da "Saulo" che siamo, faccia di noi un "Paolo", dal "vecchio Adamo" che siamo, faccia di noi un "nuovo Adamo", a lode e gloria del Suo Nome.
6. La risposta all’Evangelo è una dossologia.
"Ora al Re eterno, immortale invisibile, all'unico Dio sapiente, sia onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen" (17). Questa è la risposta all’accusa che in questo testo Paolo abbia voluto vantarsi del suo peccato. Al contrario, egli si gloria della sua salvezza. Ecco che cosa dice il primo fra i peccatori quando viene salvato! Notate quel "Ora", all’inizio della frase. Paolo guarda indietro al fatto che Cristo sia venuto nel mondo e alla misericordia che gli è stata concessa. "Ora," egli dice, "loderò il Signore". …ma Paolo, avrai per questo tutto il tempo che vorrai in cielo! "No," egli risponde, "lo voglio fare ora". Ora, al Re eterno, immortale, invisibile, sia onore e gloria per sempre! Un amore riconoscente è come qualcosa di incontenibile che dobbiamo liberare in noi!
Ecco il Signore che salva la creatura umana: che distanza c’è fra di loro. Il primo è "il Re eterno, immortale, invisibile, l’unico Dio sapiente", il secondo è "il primo fra i peccatori"! Questo abisso è stato colmato dalla grazia, e l’unica risposta possibile a questo è la lode e l’adorazione. Il Re ha perdonato ai ribelli. Egli non perderà mai il suo regno, non abdicherà mai, né mai morirà. Il Re è eterno. Egli è immortale e può dare vita ad anime morte. Egli è invisibile, eppure il Suo Santo Spirito ci ha dato occhi per vederlo e cuori per confidare in Lui trovando in Lui il nostro riposo.
Egli è il solo Dio che esista. Gli déi delle nazioni non sono nulla, ma solo Dio è il Re. Egli solo è degno di ogni onore e gloria, nei secoli dei secoli.
Questo è il canto di lode di Paolo. Vedete, Paolo non ringrazia affinché la pazienza e la misericordia di Cristo duri ancora. I mariti possono implorare le loro mogli ad avere continua pazienza di loro e le possono rabbonire con dei regali, ma non per molto. Paolo non cita questi attributi di Dio quasi per ripagargli la Sua grazia come se dicesse: "Io sono stato oggetto della Tua pazienza. Tu sei oggetto della mia lode. Adesso siamo pari…". No, Paolo loda Dio perché è giusto farlo. Proprio come spontaneamente dei tifosi applaudono ai successi della loro squadra, così rendiamo lode a Dio per tutto ciò che Egli ha compiuto. E’ giusto e dovuto, è appropriato ed opportuno.
Certo lodare Dio fa pure del bene a noi: quante cose meravigliose riceviamo da Dio. Quanto buono Egli è verso di noi. In quest’inno di lode noi troviamo gioia, vittoria sul peccato, la forza per andare avanti. Un uomo privo di lode per Dio è davvero un miserabile! Venticinque anni prima Paolo viveva nel peccato. Venticinque anni dopo scrive queste parole: "Questa parola è sicura e degna di essere pienamente accettata, che Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, dei quali io sono il primo".
Non c’è magari qui oggi un uomo che allo stesso modo voglia voltare una pagina della sua vita? Oppure una donna che voglia oggi dire basta alla sua ribellione contro Dio? Non è tempo di terminare questa esistenza miserabile e cominciare a vivere? Per questo dobbiamo volgersi al Signore. Possa il Signore volgervi definitivamente verso di Lui e darvi quella vita che solo Lui può darvi, una vita eterna. Questa è la prima cosa che conta nel servizio che la Chiesa deve rendere a Dio in questo mondo: essere messaggera di questo messaggio. Così sia!
(Paolo Castellina, sabato 11 novembre 2000. Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla versione Nuova Diodati, edizioni La Buona Novella, Brindisi, 1991).
Letture supplementari
1. Salmo 1 – Due vie contrapposte
2. Salmo 14 – Malvagità e follia degli uomini
3. 1 Timoteo 1:1-20