La grammatica del culto
L’importanza del culto
La comunità cristiana di ogni tempo e paese, in gioiosa ubbidienza al Signore Gesù Cristo, si incontra ogni domenica per rendere a Dio il culto che Gli è dovuto. La comunità cristiana considera questo incontro un suo preciso dovere ed un grande privilegio. L’attività cultuale della comunità cristiana non deve essere certo l’unica che essa pratichi, ma senza dubbio è la più importante, anzi, essa è la sorgente stessa di ogni altra necessaria attività fatta in fiduciosa ubbidienza al Signore Iddio.
La parola "culto", che normalmente, in italiano, nel contesto delle chiese evangeliche, designa questa riunione, deriva dal verbo latino "coltivare", cioè effettuare i lavori necessari perché il terreno e le piante diano buon frutto. Si coltiva un giardino, si coltivano i fiori, per la loro bellezza e significato, si coltivano gli ortaggi, per nutrirsi. Guardandomi in giro io vedo orti e giardini bellissimi, ben coltivati ed ordinati, dove si vede l’impegno e l’amore di chi se ne prende cura. Si può però anche coltivare, o attendere con impegno e passione, un’arte, uno studio, una ricerca scientifica. Poi si dice, per esempio: "Giovani, dovete coltivare la vostra mente" per indicare il dovere di tenere in esercizio l’ingegno, acuendone le capacità naturali. Si può anche coltivare o accogliere in sé un pensiero che si ritiene importante, lo "si accarezza", si dice. Infine, ultimo, ma non meno importante, si coltiva un rapporto umano, un’amicizia, quando si cerca di mantenere e di rafforzare un legame che si ritiene importante.
Ecco quest’ultimo pensiero si avvicina a ciò che è il culto religioso. Ecco una persona, Dio, l’Eterno Iddio, Creatore e Signore del cielo e della terra. La voglio conoscere e, proprio perché sono giunto a conoscerlo, l’apprezzo, lo valorizzo per il Suo grande, immenso valore ed importanza e coltivo con amore ed impegno, un rapporto con lui.
E’ triste vedere in giro orti trascurati, disordinati, abbandonati. E’ triste vedere chi non si prende cura della propria salute. E’ triste vedere chi si disinteressa di coltivare amicizie e rapporti sociali. E’ ancora più triste vedere un’anima che trascura, abbandona e ritiene di scarsa o nulla importanza il proprio rapporto con Dio, fonte di ogni bene, che trova nel culto, personale e comunitario, la sua naturale e necessaria espressione.
Il testo biblico
Dobbiamo così imparare l’importanza dello stabilire e del coltivare, con cura ed impegno il nostro personale rapporto con Dio. C’è un magnifico testo, un salmo al di fuori del libro dei Salmi, che può essere molto istruttivo, per noi, a questo riguardo. Si trova nell’Antico Testamento, nel primo libro delle Cronache, al capitolo 16, dal versetto 8. E’ un canto di lode e di adorazione che il re Davide eleva a Dio, quando l’arca dell’alleanza, simbolo della presenza di Dio, entra nel luogo santissimo del tempio di Gerusalemme. Leggiamolo:
"Celebrate l’Eterno, invocate il suo nome; fate conoscere le sue opere fra i popoli. Cantate a lui, cantate lodi a lui, meditate su tutte le sue meraviglie. Gloriatevi nel suo santo nome; si rallegri il cuore di quanti cercano l’Eterno! Cercate l’Eterno e la sua forza, cercate del continuo la sua faccia! Ricordate le meraviglie che egli ha fatto, i suoi miracoli e i giudizi della sua bocca voi, o progenie d’Israele, suo servo, o figli di Giacobbe, suoi eletti! Egli è l’Eterno, il nostro DIO; i suoi giudizi sono su tutta la terra. Ricordatevi sempre del suo patto, della parola da lui comandata per mille generazioni, del patto che stipulò con Abrahamo, del suo giuramento fatto a Isacco. che confermò a Giacobbe come uno statuto e a Israele come un patto eterno, dicendo «Io ti darò il paese di Canaan come porzione della vostra eredità». Quando non eravate che un piccolo numero, pochissimi e stranieri nel paese. Quando andavano da nazione a nazione, da un regno a un altro popolo, egli non permise che alcuno li opprimesse; anzi punì dei re per amor loro, dicendo: «Non toccate i miei unti e non fate alcun male ai miei profeti». Cantate all’Eterno, o abitanti di tutta la terra, annunziate di giorno in giorno la sua salvezza! Proclamate la sua gloria fra le nazioni e le sue meraviglie fra tutti i popoli! Poiché l’Eterno è grande e degno di somma lode; egli va temuto sopra tutti gli dèi. Poiché tutti gli dèi delle nazioni sono idoli, ma l’Eterno ha fatto i cieli. Splendore e maestà sono davanti a lui, forza e gioia sono nella sua dimora. Date all’Eterno, o famiglie dei popoli, date all’Eterno gloria e forza. Date all’Eterno la gloria dovuta al suo nome, portategli offerte e venite davanti a lui. Prostratevi davanti all’Eterno nello splendore della sua SANTITÀ; tremate davanti a lui, o abitanti di tutta la terra! Sì, il mondo è stabile e non sarà smosso. Si rallegrino i cieli e gioisca la terra e dicano fra le nazioni: «L’Eterno regna». Rumoreggi il mare e tutto ciò che è in esso allora tutti gli alberi della foresta manderanno grida di gioia davanti all’Eterno, perché egli viene a giudicare la terra. Celebrate l’Eterno, perché egli è buono, perché la sua benignità dura in eterno. Dite: «Salvaci, o DIO della nostra salvezza! Raccoglici e liberaci dalle nazioni, affinché celebriamo il tuo santo nome e ci gloriamo nel lodarti» (1 Cr. 18:8-35).
elementi fondamentali di grammatica…
Nostro compito è ora analizzare attentamente questo testo della Parola di Dio, per trovarvi ciò che Egli ci insegna sul culto che Gli è dovuto.
Se analizziamo questo testo grammaticalmente, troveremo qui quella stessa che potremmo chiamare "la grammatica del culto". Qui troviamo un soggetto, cioè chi compie l’azione (in questo caso il culto). Poi troviamo molti verbi interessanti. Il verbo è la parte fondamentale del discorso che indica un’azione (ad es. correre, leggere, parlare), un modo di essere (ad es. giacere, pendere), o che esprime un’attività della mente (capire, giudicare, ricordare), o dei sensi (ad es. odorare, vedere), oppure un sentimento, un moto dell’animo (ad es. amare, invidiare, commuoversi). Alcuni di questi verbi sono transitivi (indicano, cioè, un’azione che si trasmette ad un’altra persona o cosa. Altri sono intransitivi (che esprimono uno stato della persona che parla o un’azione che rimane legata al soggetto stesso (ad es. dormire, vivere). Abbiamo poi il complemento oggetto, la persona o cosa verso cui è rivolta l’azione, il culto. Infine dobbiamo notare come l’azione, espressa dal verbo, venga svolta.
I. "L’oggetto" del culto
Cominciamo con vedere chi è, chi debba essere "’oggetto" (in termini grammaticali) del nostro culto. La risposta è ovvia, ma non dobbiamo mai prendere nulla per scontato. L’oggetto del nostro culto, l’unico possibile, è Dio, l’Eterno Iddio, Creatore e sostenitore del cielo e della terra.
Il testo dice: "Egli è l’Eterno, il nostro DIO; i suoi giudizi sono su tutta la terra" (14). "Si rallegri il cuore di quanti cercano l’Eterno!" (10). "Celebrate l’Eterno (8)". "Cercate l’Eterno e la sua forza" (11).
Gesù stesso, era stato tentato a prostrarsi davanti a Satana e ad adorarlo come datore di grandi beni. "Di nuovo il diavolo lo trasportò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Io ti darò tutte queste cose se, prostrandoti a terra, mi adori». Allora Gesù gli disse: «Vattene Satana, poiché sta scritto: "Adora il Signore Dio tuo e servi a lui solo"»" (Mt. 4.8-10). Gesù qui non fa che ribadire il carattere categorico del primo comandamento: "«Io sono l'Eterno, il tuo DIO", che ti ha fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla casa di schiavitù. Non avrai altri dei davanti a me" (Es. 20:2,3).
E’ il nostro testo stesso che lo contrappone ai falsi déi. "Poiché tutti gli dèi delle nazioni sono idoli, ma l’Eterno ha fatto i cieli" (26). Magari noi non abbiamo tanti idoli come i popoli antichi. Quando però noi non adoriamo il Dio vivente e vero, inevitabilmente adoriamo altre istanze fallaci e menzognere. L’indifferenza e l’ateismo dell’uomo moderno non tragga in inganno: egli è un idolatra. Idolatra infatti sé stesso, i suoi comodi, piaceri e possibilità. Idolatra la creatura, la scienza, la ragione, il denaro, il successo… L’uomo moderno ha migliaia di idoli e pratica migliaia di superstizioni. Se non lo vedete in chiesa la domenica è perché spesso sta già celebrando altri culti altrove, ai suoi idoli e credenze spurie, anche se dice di essere cristiano…
Il Dio vero e vivente è il solo che possa essere oggetto di culto. Il nostro testo, infatti, esalta il Suo Nome: "invocate il suo nome" (8), o Persona, la Sua faccia: "cercate del continuo la sua faccia!" (11), cioè la Sua identità e caratteristiche. Esse comprendono: il Suo splendore e maestà: "Splendore e maestà sono davanti a lui, forza e gioia sono nella sua dimora" (27); la Sua gloria e forza: "Date all’Eterno, o famiglie dei popoli, date all’Eterno gloria e forza" (28); la Sua santità splendente: "Prostratevi davanti all’Eterno nello splendore della sua SANTITÀ" (29); la Sua bontà: "Celebrate l’Eterno, perché egli è buono, perché la sua benignità dura in eterno" (34); la Sua forza: "Cercate l’Eterno e la sua forza" (11).
Di Lui il culto esalta le Sue opere: "fate conoscere le sue opere" (8), e le sue promesse: "Io ti darò il paese di Canaan come porzione della vostra eredità" (18). Il Suo popolo Lo glorifica come Signore della storia e della sua storia in particolare: "quando non eravate che un piccolo numero, pochissimi e stranieri nel paese. Quando andavano da nazione a nazione, da un regno a un altro popolo" (19,20), di cui scopre la Sua fedeltà: "egli non permise che alcuno li opprimesse; anzi punì dei re per amor loro, dicendo: «Non toccate i miei unti e non fate alcun male ai miei profeti»" (21,22), e la Sua opera salvifica: "Proclamate la sua gloria fra le nazioni e le sue meraviglie fra tutti i popoli!" (24), come pure i Suoi giudizi: "allora tutti gli alberi della foresta manderanno grida di gioia davanti all’Eterno, perché egli viene a giudicare la terra" (33).
Proprio per quello che Egli è il culto gli è dovuto, è un preciso dovere da parte delle Sue creature. Lo dice il testo: "Poiché l’Eterno è grande e degno di somma lode; egli va temuto sopra tutti gli dèi" (25). Dio è degno di lode e va temuto, cioè a Lui deve salire sempre l’espressione pratica del nostro rispetto, fiducia ed ubbidienza: "Date all’Eterno, o famiglie dei popoli, date all’Eterno gloria e forza" (28). "Date all’Eterno la gloria dovuta al suo nome, portategli offerte e venite davanti a lui." Il culto non è un "optional" è un preciso dovere. Non rendergli il culto che Gli è dovuto è, nella Scrittura, un peccato gravissimo. L’apostolo Paolo, infatti, scrive: "Poiché, pur avendo conosciuto Dio, non l'hanno però glorificato né l'hanno ringraziato come Dio, anzi sono divenuti insensati nei loro ragionamenti e il loro cuore senza intendimento si è ottenebrato. Dichiarandosi di essere savi, sono diventati stolti, e hanno mutato la gloria dell'incorruttibile Dio in un'immagine simile a quella di un uomo corruttibile, di uccelli, di bestie quadrupedi e di rettili. Perciò Dio li ha abbandonati..." (Ro. 1:21-24).
II. Il soggetto dell’azione
Se questo è come deve essere l’oggetto del culto, chi è e deve essere l’attore del culto, il soggetto, chi deve rendere culto all’Eterno Iddio. Anche in questo caso il nostro testo è molto istruttivo. Troviamo qui tre soggetti.
1. Ogni creatura umana. In primo luogo tutte le creature umane, creature intelligenti e consapevoli, fatte ad immagine e somiglianza di Dio, in qualunque luogo abitino e di qualunque condizione. "Cantate all’Eterno, o abitanti di tutta la terra, annunziate di giorno in giorno la sua salvezza!" (23), "tremate davanti a lui, o abitanti di tutta la terra!" (30). "Date all’Eterno, o famiglie dei popoli, date all’Eterno gloria e forza" (28). Qualcuno dice: "…ma io non sono una persona religiosa, il culto non mi interessa". Gli rispondo però: "Non importa che tu sia o non sia una persona religiosa. Se ti interessa la vita devi onorare chi ti ha dato la vita e te la sostiene!". E un altro mi dice: "Io sono un contadino, e non ho mai visto un animale della mia fattoria che prega o che rende culto a Dio, lui ne fa benissimo a meno…". Io gli rispondo: "A parte il fatto che anche le creature animali adorano Dio a modo loro, tu sei una creatura speciale di Dio, il cui preciso dovere è quello di rapportarsi a Dio Creatore nei modi che Egli ha stabilito".
2. Il popolo di Dio. Il culto, però è anche particolare dovere e privilegio del popolo eletto di Dio, quel popolo particolare che Dio si è scelto come popolo di sacerdoti che deve testimoniare al mondo il vero culto. Difatti il testo dice: "voi, o progenie d’Israele, suo servo, o figli di Giacobbe, suoi eletti!" (13). Questo è un popolo che Dio ha legato a sé stesso con un preciso patto: "del patto che stipulò con Abrahamo, del suo giuramento fatto a Isacco. che confermò a Giacobbe come uno statuto e a Israele come un patto eterno" (16,17). "Ricordatevi sempre del suo patto, della parola da lui comandata per mille generazioni" (15). Questo popolo è il popolo di Israele, il quale in Cristo Gesù si è allargato a gente di ogni nazione. Sei tu stato chiamato da Dio ad essere parte del popolo di Dio? Sei stato suggellato con il segno di appartenenza ad esso, che è il battesimo? Sei membro della Chiesa di Gesù Cristo? Allora il dovere che hai di rapportarti strettamente a Dio nel culto e farlo con diligenza e perseveranza è un tuo dovere e responsabilità particolare!
3. Il creato. Non solo le creature umane e in particolare il popolo degli eletti, ma anche tutta la natura è chiamata a rendere culto a Dio, perché Dio è il Creatore ed il Sovrano dell’intero universo in tutte le sue espressioni. Il testo dice: "Si rallegrino i cieli e gioisca la terra e dicano fra le nazioni: «L’Eterno regna»" (31). "Rumoreggi il mare e tutto ciò che è in esso" (32). "allora tutti gli alberi della foresta manderanno grida di gioia davanti all’Eterno, perché egli viene a giudicare la terra" (33).
III. Le espressioni del culto
In terzo ed ultimo luogo troviamo nel nostro testo una ricchissima serie di verbi che descrivono in che modo si debba rendere culto a Dio. La varietà di questi verbi è davvero stupefacente! Iddio ha davvero messo in bocca a Davide un vocabolario vastissimo, un tesoro di verbi che non solo dovremmo conoscere, ma anche praticare!
1. Celebrazione. Il verbo qui più ricorrente è celebrare Dio. "Celebrate l’Eterno (8)". Celebrare Dio significa esprimergli quanto Egli sia importante per noi, e il verbo si collega con esaltare, innalzare, magnificare, glorificare, onorare, lodare, stimare, apprezzare, decantare, elogiare, cantare le lodi, tributare lodi, "portare alle stelle", incensare. "Date all’Eterno, o famiglie dei popoli, date all’Eterno gloria e forza" (28). Chi non esprime a Dio il culto che Gli è dovuto, evidentemente o non capisce chi Lui sia e chi siamo noi, oppure è un palese ribelle alla Sua sovranità perché vorrebbe rivendicare la propria autonomia da Dio. Questa ribellione, però, non rimarrà per lui priva di fatali conseguenze.
Inoltre, la celebrazione di Dio deve necessariamente esprimersi, non potrà rimanere nel silenzio e nel privato. Essa dovrà essere necessariamente "rumorosa"! Dice il nostro testo: "Rumoreggi il mare e tutto ciò che è in esso" (32). Chi è stato beneficato da Dio e che comprende i Suoi doni non sarà "timido" nel glorificare il Signore, ma lo farà con entusiasmo e riconoscenza, senza paura. Guardate ciò che avviene nei vangeli dopo che Gesù opera guarigioni: "…E pose le mani su di lei ed ella fu subito raddrizzata, e glorificava Dio" (Lu. 13:13). "…Tanto che le folle si meravigliavano, nel vedere che i muti parlavano, gli storpi erano guariti, gli zoppi camminavano e i ciechi vedevano; e glorificavano il Dio d'Israele" (Mt. 15:31). Si, il nostro testo dice: "Celebrate l’Eterno, perché egli è buono, perché la sua benignità dura in eterno" (34). "Dite: «Salvaci, o DIO della nostra salvezza! Raccoglici e liberaci dalle nazioni, affinché celebriamo il tuo santo nome e ci gloriamo nel lodarti»" (35). Abbiamo innumerevoli motivi per lodare e ringraziare Iddio pubblicamente e a viva voce!
2. Invocazione. Una seconda modalità del culto è quella dell’invocazione di Dio: "invocate il suo nome" (8). Invocare significa supplicare, pregare, chiamare (in aiuto), rivolgersi a Lui come fonte suprema di ogni bene, alla quale vogliamo attingere. La preghiera è l’anelito spontaneo del cuore credente che rende culto a Dio. Nella preghiera il credente invocare salvezza: "Dite: «Salvaci, o DIO della nostra salvezza! Raccoglici e liberaci dalle nazioni, affinché celebriamo il tuo santo nome e ci gloriamo nel lodarti»" (35). Nella preghiera egli invoca liberazione: "Dite: «Salvaci, o DIO della nostra salvezza! Raccoglici e liberaci dalle nazioni, affinché celebriamo il tuo santo nome e ci gloriamo nel lodarti»" (35). Le riunioni di un normale culto della chiesa riformata sono troppo silenziosi! Non dobbiamo confondere il necessario ordine che un culto deve avere con il silenzio. Il culto pubblico deve pure essere il luogo dove i singoli fedeli esprimono ad alta voce al Signore la loro lode, adorazione e preghiera. Dov’è scritto che il conduttore del culto debba pregare lui solo al posto dei fedeli?
3. Predicazione. Parte del culto deve essere il "far conoscere", annunciare, proclamare la parola di Dio. Il testo dice: "fate conoscere le sue opere fra i popoli" (8): si, parlate di Lui, comunicate agli altri ciò che il Signore compie e vuole, ciò che Egli ha fatto, fa, e farà. Dio parla e la Sua Parola scritta è una conoscenza da diffondere.
L’annuncio, però, è fatto pure di testimonianza, la testimonianza di un’esperienza: "Cantate all’Eterno, o abitanti di tutta la terra, annunziate di giorno in giorno la sua salvezza!" (23). "Proclamate la sua gloria fra le nazioni e le sue meraviglie fra tutti i popoli!" (24). Non si tratta solo di comunicare informazioni, ma di cercare l’esperienza viva del nostro rapporto con Dio e poi la necessità di testimoniare a tutti questa esperienza. La samaritana, dopo avere incontrato Gesù: "La donna allora, lasciato il suo secchio, se ne andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che io ho fatto; non sarà forse lui il Cristo?». Uscirono dunque dalla città e vennero da lui" (Gv. 4:28-30).
4. Meditazione. Il culto, però, è anche fatto di attenta meditazione, di riflessione su ciò che abbiamo udito della Parola di Dio e sulla nostra esperienza. Dice il testo: "meditate su tutte le sue meraviglie" (9). Riflettete, considerate attentamente chi Lui sia e quello che opera. In alcune comunità i fedeli si fermano dopo il culto per dialogare e riflettere ulteriormente su quanto hanno udito. Lo si faceva anche in Bregaglia, sulla piazza del paese, dopo il culto: questo è stato documentato. Perché non lo si fa più oggi?
Inoltre, sotto questa categoria va un altro verbo del nostro testo: ricordare: "Ricordate le meraviglie che egli ha fatto, i suoi miracoli e i giudizi della sua bocca"(12). "Ricordatevi sempre del suo patto, della parola da lui comandata per mille generazioni" (15). "…del patto che stipulò con Abrahamo, del suo giuramento fatto a Isacco. che confermò a Giacobbe come uno statuto e a Israele come un patto eterno" (16,17). Il culto non solo è qualcosa da rammentare, ma nel culto e dopo il culto si rammenta, ci si ricorda, non si dimentica ciò che Dio per noi ha compiuto, e questo deve essere oggetto della nostra meditazione.
5. Cantare. Un aspetto anche importante del culto è il cantare. Il popolo di Dio deve cantare salmi di lode al Signore, e lo ha sempre fatto quando non era stato espropriato di questa sua prerogativa, da cori vari. "Cantate a lui, cantate lodi a lui" (9), L’espressione del canto di lode. "Cantate all’Eterno, o abitanti di tutta la terra, annunziate di giorno in giorno la sua salvezza!" (23). Non è questione di sapere o non sapere cantare. Uomini, donne e bambini devono cantare liberamente le lodi del Signore! C’è addirittura oggi chi non prende neppure l’innario perché dice di non saper cantare! Che assurdità! Prendi l’innario, seguine le parole. A meno che tu non sia muto, fa uscire dalla tua bocca la lode per il Signore. Pazienza se sei stonato. Il Signore comprende ed apprezza lo stesso quello che tu sai fare! La Scrittura dice: "… parlandovi gli uni gli altri con salmi inni e cantici spirituali, cantando e lodando col vostro cuore il Signore … La parola di Cristo abiti in voi copiosamente, in ogni sapienza, istruendovi ed esortandovi gli uni gli altri con salmi, inni e cantici spirituali, cantando con grazia nei vostri cuori al Signore. … C'è qualcuno di voi sofferente? Preghi. C'è qualcuno d'animo lieto? Canti inni di lode" (Ef. 5:19; Cl. 3:16; Gm. 5:13).
6. L’offerta. Una componente del culto è anche l’offerta riconoscente di doni al Signore per l’avanzamento del Suo Regno. "Date all’Eterno la gloria dovuta al suo nome, portategli offerte e venite davanti a lui" (29). Tutto ciò che abbiamo è un dono di Dio, e quando offriamo noi stessi a Lui o una parte di ciò che abbiamo ricevuto, noi Gli mostriamo riconoscenza. L’apostolo Paolo dice: "Che cosa infatti ti rende diverso? Che cosa hai tu che non l'abbia ricevuto? E se l'hai ricevuto, perché ti glori come se non l'avessi ricevuto?" (1 Co. 4:7). Il cristiano consapevole di quanto ha ricevuto sarà sempre, a sua volta, generoso. "…perché, a causa della prova di questa sovvenzione, essi glorificano Dio per l'ubbidienza all'evangelo di Cristo, che voi confessate, e per la liberalità con cui ne fate parte a loro e a tutti" (2 Co. 9:13). "di fare del bene, di essere ricchi in buone opere, di essere generosi e di essere pronti a dare" (1 Ti. 6:18). "In ogni cosa vi ho mostrato che affaticandosi in questo mondo ci conviene sostenere gli infermi e ricordarsi delle parole del Signore Gesù, il quale disse: "C'è maggior felicità nel dare che nel ricevere!"" (At. 20:35).
IV. Lo spirito del culto
Una parola conclusiva la dobbiamo dire, però, per quanto riguarda lo spirito del culto che a Dio è dovuto, perché questo è ciò che alcuni altri verbi in questo testo esprimono. Fra le tante modalità espressive del culto, qui si ricorda:
1. Gloriarsi. Il primo modo è la fierezza, il gloriarsi. "Gloriatevi nel suo santo nome" (10). Gloriarsi significa essere fieri di Dio. "Dite: «Salvaci, o DIO della nostra salvezza! Raccoglici e liberaci dalle nazioni, affinché celebriamo il tuo santo nome e ci gloriamo nel lodarti»" (35). Gloriarsi, vantarsi, non è positivo quando è vano e egocentrico. Qui però si dice che dobbiamo gloriarci di Dio, esprimere la nostra fierezza nell’appartenere a Lui. Noi non ci vergogniamo certo di lodare Dio. Qualcuno dice che …si vergogna farsi vedere dai propri amici ad andare al culto la domenica. Sarebbero però quei cosiddetti "amici" che dovrebbero vergognarsi di non dare a Dio il culto che gli è dovuto! Gesù dice "Se uno ha vergogna di me e delle mie parole, anche il Figlio dell'uomo avrà vergogna di lui, quando verrà nella gloria sua e del Padre e dei santi angeli" (Lu. 9:26), e Paolo: "io non mi vergogno dell'evangelo di Cristo, perché esso è la potenza di Dio per la salvezza, di chiunque crede" (Ro. 1:16).
2. Gioia. Il culto, poi, deve essere reso a Dio con gioia! "si rallegri il cuore di quanti cercano l’Eterno!" (10). Andare al culto non deve essere solo un dovere, ma qualcosa che si fa con gioia ed è fonte di grande gioia. Dice il nostro testo: "Si rallegrino i cieli e gioisca la terra e dicano fra le nazioni: «L’Eterno regna»" (31). Perché non c’è gioia in molti culti a cui si partecipa? Nella chiesa primitiva c’era gioia persino nei funerali cristiani, perché si era contenti che il credente si trovasse ora direttamente nella gioia del suo Signore. Vi può essere pure un argomento triste da considerare, ma dove sta spesso la gioia dell’assemblea cultuale che, come i credenti dell’Antico Testamento sapevano che in Dio vi era occasione di grande gioia da esprimere!
3. Prostrarsi. Nel testo qui troviamo pure l’espressione corporea nel culto: il prostrarsi, l’inginocchiarsi, come espressione del nostro rispetto e della nostra sottomissione al Re dei re ed al Signore dei Signori: "Prostratevi davanti all’Eterno nello splendore della sua SANTITÀ" (29). Dobbiamo infatti avere sommo rispetto del Signore, il dovuto timore davanti a Lui. Perché dobbiamo lasciare ai mussulmani l’atto del prostrarsi nella preghiera? Non è scritto pure nella nostra Bibbia? Perché riteniamo che non sia più di moda o sia sconveniente inginocchiarci a pregare? Chi pensiamo d’essere noi? Quanto spesso consideriamo il nostro rapporto con Dio alla leggera! Quanto spesso consideriamo Dio alla nostra pari, o pretendiamo da Lui che Egli ci dia questo o quello! Il nostro testo dice: "tremate davanti a lui, o abitanti di tutta la terra! Sì, il mondo è stabile e non sarà smosso" (30). Io credo che noi spesso "non tremiamo abbastanza" di fronte a Dio. Certo sarebbe meglio che tremasse il peccatore impenitente, perché cadrà sicuramente su di lui il giudizio di Dio, ma il rispetto per il Padre nostro celeste non è mai abbastanza.
Conclusione
La comunità cristiana di ogni tempo e paese, in gioiosa ubbidienza al Signore Gesù Cristo, si incontra ogni domenica per rendere a Dio il culto che Gli è dovuto, e considera questo incontro un suo preciso dovere ed un grande privilegio. L’attività cultuale della comunità cristiana non deve essere certo l’unica che essa pratichi, ma senza dubbio è la più importante, anzi, essa è la sorgente stessa di ogni altra necessaria attività fatta in fiduciosa ubbidienza al Signore Iddio. Siete voi consapevoli dell’importanza del culto? Conoscete voi "la grammatica" del culto? Magari a voi non piace la grammatica perché ne avete uno spiacevole ricordo scolastico. Eppure la grammatica la dobbiamo conoscere perché ci insegna ad esprimerci correttamente, e può essere anche appassionante studiarla. Allo stesso modo dobbiamo conoscere e praticare "la grammatica del culto", il culto che a Dio Gli è dovuto e quello che Gli è gradito, e può essere anche un’esperienza per noi fruttuosa ed anche entusiasmante.
Come fare se questo non lo avete ancora sperimentato? Beh, dobbiamo fare esattamente come ci dice il testo: cercare: "Cercate l’Eterno e la sua forza cercate del continuo la sua faccia!" (11). Anche in questo caso …chi cerca trova, ed è assolutamente necessario trovare quanto il salmo che abbiamo letto esprime!
(Paolo Castellina, venerdì 6 ottobre 2000. Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla versione Nuova Diodati, edizioni La Buona Novella, Brindisi, 1991).
Letture supplementari
1. Salmo 138 – Ringraziamento a Dio per la Sua fedeltà e salvezza
2. Deuteronomio 10:12-22 – Invito a temere Dio e ad osservare i Suoi comandamenti.
3. Apocalisse 5 – Un culto celeste!