Ci sono due sole religioni in questo mondo…


Il calderone contemporaneo

Spesso è vero che siamo noi stessi a costruirci una religione di comodo, ed un dio di comodo, diverso da quello della Bibbia, e poi …riponiamo in essa la nostra fede. Oggi questo è particolarmente vero nella nostra società.

Siamo di fronte al fenomeno diffuso della "religione fai da te". I sociologi, infatti, rilevano come le religioni "tradizionali" siano in crisi: non si aderisce più al "credo ufficiale" di una religione (se ancora, in quella, esiste), non si ritiene più necessario seguire coerentemente le regole, i precetti, e la morale stabilita di una particolare chiesa. Pur continuando, magari, a farne parte, ci si ritiene liberi di sceglierne i contenuti, a seconda dei nostri "gusti". Del cristianesimo si scelgono, così, i punti della dottrina e della morale che più preferiamo, scartiamo quelli che non ci sono graditi, ne aggiungiamo altri che noi reputiamo migliori.

E’ un po’ oggi come essere al supermercato, oppure come al ristorante, dove sceglie il menù o i piatti preferiti. Ecco così che Dio diventa, a scelta, una persona, una forza o un principio della natura. Lo si "sceglie", naturalmente, con una natura buona e tollerante; un dio che non pretenda nulla e che tutto perdoni, un dio "d’amore". Su che base si possa dire questo, o che cosa voglia dire, in questo caso, "amore", non si sa bene... la cosa del tutto soggettiva.

Nel campo dell’antropologia si tendono a preferire le affermazioni che parlano dell’uomo "per natura buono" e perfettibile. La sua anima può essere, se si sente l’uno e l’altro, a seconda dei casi, immortale o mortale, oppure può "reincarnarsi". Al dio "cristiano" magari si aggiunge qualche pratica o superstizione più o meno "orientale". "Tutto va bene… tutto fa brodo", si dice, e poi si afferma categoricamente: "L’importante è avere una qualche credenza…", naturalmente "sincera" e …la salvezza dell’anima è garantita a tutti!

Siamo nella confusione più totale! E’ il trionfo del soggettivismo e dell’agnosticismo. Per l’uomo d’oggi non esistono verità ultime e assolute. La Bibbia? Quello che afferma varrebbe oggi tanto quanto le opinioni di chiunque! E poi, si dice, "le si può far dire quello che si vuole…". Naturalmente ci si guarda bene dallo studiarla seriamente. "E’ un libro antico", si dice, da mettere sullo scaffale della libreria di casa insieme a qualche "grande classico" o libro preferito dalle idee o concezioni, magari, più diverse.

Dio è diverso

E’ davvero un cristo e un dio ben strano quello in cui molti sembrano credere oggi. Si, perché, sebbene si affermi il contrario, il Dio della Bibbia, il Gesù della Bibbia non ha nulla a che fare con ciò che oggi va di moda. E’ un Dio con una precisa identità, la Sua legge morale è stabilita in modo assoluto ed insindacabile, come pure netto e preciso è ciò che ci si aspetta dalle Sue creature. Non solo, la Bibbia esige da parte del credente una precisa confessione di fede, basata sui dati oggettivi ed insindacabili della Rivelazione, non certo su quello che lui pensa "più giusto".

In effetti, il Dio di Gesù Cristo, di cui la Bibbia autorevolmente testimonia e proclama, va contro a tutto quello che generalmente si crede oggi. Non ha nulla a che fare con il cristianesimo riveduto e corretto dell’ideologia liberale corrente. E’ un Dio che discerne e distingue. E’ un Dio che dice chiaramente che una cosa è giusta e l’altra sbagliata. La sua, così, non è affatto una religione "comoda". Ad esempio: non è affatto vero che Egli perdoni tutto e tutti, e non è affatto vero che tutti saranno alla fine incondizionatamente salvati: questo non è scritto da nessuna parte se non nella mente e pie illusioni di alcuni che pretendono di saperla più lunga che la Bibbia stessa. In effetti ci si può ben domandare come sia possibile per molti proclamarsi cristiani, quando essi credono, dicono e fanno, in modo così diverso da ciò che Cristo era ed insegnava. Ma si sa, la logica non è il forte della nostra generazione...

Perché tutta questa confusione? Perché la Bibbia stessa dice che fondamentalmente non vi sono che solo due religioni al mondo: quella che è emanata dal cuore dell’uomo, fatta di pie illusioni, e quella che è uscita dal cuore stesso di Dio, che è la verità, l’unica. La prima è solo frutto di immaginazione, la seconda di rivelazione. La prima strada è comoda e larga, e, che ci piaccia o meno, porta alla dannazione, la seconda è stretta ed angusta, e porta, essa sola, alla salvezza.

Le affermazioni di Cristo

Lo afferma Gesù stesso, in molti luoghi della Bibbia. Una fra le più chiare affermazioni di Gesù, nella Bibbia, e sulla quale ci vogliamo soffermare oggi, è questa:

"Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono coloro che entrano per essa. Quanto stretta è invece la porta e angusta la via che conduce alla vita! E pochi sono coloro che la trovano!" (Mt. 7:13,14).

In questi versetti notiamo due porte e due vie, due compagnie di persone e due destinazioni finali. Esaminiamo con attenzione ciò che, in modo chiaro ed inequivocabile, ci dice il Signore e Salvatore Gesù Cristo. Faremmo bene a credere a Lui piuttosto che alle nostre pie illusioni o a "quello che si dice in giro". Osserviamo quali siano queste due differenti vie.

I. La via che conduce alla vita

Gesù ci parla di una via, l’unica, che conduce alla vita. Che cos’è questa vita presso alla quale conduce la porta stretta e la via angusta?

"La porta" suggerisce l’idea di una città, secondo il modello delle città antiche, circondata da mura. La nostra valle, la Bregaglia, è divisa in due sezioni: sottoporta e sopraporta. Il muro, e la porta, storicamente era destinato a difendere il sud dalle possibili invasioni da nord, dall’influsso di quelli di sopraporta! Dire "porta", perciò, significa delimitare un luogo di sicurezza perché in essa, in quell’abito solo, saremo protetti. Dire "porta" significa parlare di comunione, di compagnia con altre persone, legate da una stessa identità e da un patto di mutua solidarietà. Dire "porta" significa delimitare un ambito di pienezza, cioè di abbondanza di risorse.

Essa rappresenta ciò che troviamo affidandoci completamente, con fede ed ubbidienza, al Signore e Salvatore Gesù Cristo.

La vita vissuta in comunione con Cristo, infatti, è una vita di (1) sicurezza dal peccato e dall’ira di Dio sul peccato. Il peccato, infatti, è una precisa categoria biblica che definisce la nostra condizione umana attuale. Può piacerci o non piacerci, ma il peccato è una realtà. Esso è infrazione della buona e santa legge morale che Dio ha stabilito su di noi. Il peccato è ciò che guasta e deturpa la nostra vita. Non solo, il peccato, che tutti condividiamo, è ciò che causa l’indignazione e la disapprovazione di Dio sulla nostra vita, che causa la Sua condanna, descritta dalla Bibbia come "l’ira di Dio". In Cristo solo, infatti, troviamo salvezza dal nostro peccato e dalle sue conseguenze. Cristo è l’ambito sicuro in cui noi possiamo trovare protezione.

Cristo è pure (2) ambito di comunione con Dio, il nostro Creatore e Signore. Il nostro cuore, infatti, non avrà mai pace fintanto che non saremo in comunione con il Dio vero e vivente. Il Signore e Salvatore Gesù Cristo ci riconcilia con Dio e ci permette comunione autentica con Lui, perché per questo eravamo stati creati.

In terzo luogo, Cristo è la porta che ci fa accedere alla nostra (3) soddisfazione profonda nella pienezza di Dio. Il simbolo della porta e della via, inoltre, indica che ci deve essere, nella nostra vita, un chiaro passaggio da una condizione di morte, ad una condizione di vita, la conversione.

Quali caratteristiche ha questa via, di cui parla il nostro testo?

1. E’ una via aperta, transitabile. Essa è angusta, stretta, ma, grazie a Dio, non è sbarrata, chiusa. "Ecco, ti ho posto davanti una porta aperta, che nessuno può chiudere" (Ap. 3:8). Questa via ci era preclusa dal peccato, e condizionata dall’osservanza rigorosa della legge di Dio, ma se al seguito di Cristo, "risolviamo" il problema del nostro peccato, Egli ce la apre, perché Egli stesso ha voluto pagarne il prezzo e diventando, per questo, obbediente sino alla morte. Dice la Scrittura: "…è la via recente e vivente che egli ha inaugurato per noi attraverso il velo, cioè la sua carne" (Eb. 10:20). Questa, Cristo Gesù, è la via che Dio ha stabilito, già prima della fondazione del mondo, per la nostra salvezza. Non esistono altre vie o entrate secondarie che conducano nel regno di Dio. Gesù disse chiaramente: "Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me" (Gv. 14:6).

2. E’ una via angusta. "Quanto stretta è invece la porta e angusta la via". Forse il versetto si riferisce all’ingresso laterale della porta delle antiche città, attraverso la quale venivano anche spinti i cammelli, dopo averli liberati dai loro fardelli. Per entrare attraverso questa porta, anche gli uomini devono liberarsi da tutto ciò che non permetterebbe loro l’accesso. Dice la Scrittura: "Anche noi dunque, essendo circondati da un così gran numero di testimoni, deposto ogni peso e il peccato che ci sta sempre attorno allettandoci, corriamo con perseveranza la gara che ci è posta davanti" (Eb. 12:1). La presunzione di essere, così come siamo, accettabili agli occhi di Dio non è ammissibile. "Non sono poi così male", dice l’uomo o la donna moderno che non si rende conto di chi è Dio, né della Sua santità e della gravità del peccato! I "criteri di accettabilità", però, non siamo noi a stabilirli, ma la sovrana volontà rivelata di Dio. Questa porta è tanto stretta quanto la rigenerazione, perché è soltanto attraverso un cambiamento radicale della nostra vita, che potremo trovare salvezza. La "strettezza" non è quindi di Dio, ma sta nel fatto che l’uomo, così com’è, è inadatto al Suo regno ed alla Sua presenza. Sebbene la via sia angusta, essa conduce in ogni caso ad un luogo molto vasto.

3. E una via per pochi: "pochi sono coloro che la trovano!". Questa frase di Gesù si contrappone radicalmente allo spirito universalistico del nostro tempo. Si deve, però, affermare senza vergogna che c’è un chiaro carattere discriminatorio nelle parole di Gesù, e non sono le uniche a questo riguardo! Pochi sono coloro che trovano questa via, l’unica giusta, perché pochi sono coloro che la cercano… Il mondo d’oggi è davvero un labirinto di strade ed opzioni che confonde. La comoda risposta a questa situazione è che ogni strada si equivalga! Si tratta però di una pia illusione. La nostra risposta non dovrebbe essere questa, ma quella di cercare con impegno e diligenza. "Cercate, e troverete", dice il Signore. Perché ci sono pochi che percorrono la strada tracciata da Do in Cristo e di cui troviamo la chiara mappa nella Bibbia? Perché i più sono pigri, indolenti, distratti, ed amano le illusorie facili soluzioni. Ci sono solo pochi che percorrono questa via perché i molti la disprezzano e la evitano. La Scrittura dice: "gli uomini hanno amato le tenebre più che la luce, perché le loro opere erano malvagie" (Gv. 3:19). Alcuni rinunciano alla sua ricerca, altri sperano di capitare in essa per caso... In questa via non si può capitare "per caso". In un altro luogo Gesù dice: "Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché vi dico che molti cercheranno di entrare e non potranno" (Lu. 13:24). Anche nell’Antico Testamento Iddio dice: "Mi cercherete e mi troverete, perché mi cercherete con tutto il vostro cuore" (Gr. 29:13).

II. La via che conduce alla perdizione

C’è poi una seconda via, quella che conduce inevitabilmente, dice il nostro testo, alla perdizione. La parola "perdizione" qui significa letteralmente "perdita", ed è un’espressione terribilmente significativa. Significa incamminarsi su una strada sbagliata che ci condurrà a perdere ciò che solo può salvare e soddisfare. Potremmo trovarci nella condizione in cui si trova un orologio meccanico che perde la sua molla principale, oppure di quella di una pianta che perde il terreno da sotto le sue radici. E’ come un uomo che perda tutti i suoi privilegi e speranze. Il nemico di Dio, bugiardo ed omicida, è abile, in questo mondo, a presentarci vie attraenti che, secondo lui, ci portano verso il meglio, ma si tratta di un tragico inganno. Quanti sono coloro che cascano nelle sue reti!

La via che conduce alla perdizione, secondo il nostro testo, è:

1. Una via spaziosa. Questa via è certamente molto confortevole per chi ama le comodità e i fallaci piaceri di questo mondo. Su questa via c’è molto spazio per chi non vuole sentire parlare di peccato, di ravvedimento, e di conversione. Si tratta oggi di concetti impopolari che si vuole evitare e, quando proprio non si riesce ad evitarli, si cerca di "ammorbidirne" la valenza e di "spiegarli" in termini "più facili da accettare per la nostra cultura!".

Questa nostra cultura "allergica al concetto di peccato" contamina anche talvolta i credenti che pure vogliono essere fedeli ai dati della Bibbia. Lo vedo anche in me stesso, quando mi sorprendo a pensare che non sia "di buon gusto" parlare di peccato ed usare, per esempio oggi, le vecchie liturgie riformate o i vecchi libri di preghiera, che sempre esordivano confessando la nostra miseria morale, libri che oggi consideriamo "esagerati" e "superati". Chiediamocene il perché!

La domenica mattina, infatti, il culto doveva sempre esordire con queste espressioni: "Fratelli e sorelle direttissimi nel Signore. Umiliamoci profondamente dinanzi il Trono della grazia di Dio, ed invochiamolo tutti insieme in spirito e verità, dicendo: Onnipotente, eterno, ed immenso Iddio, e Padre delle misericordie, noi confessiamo dinanzi alla Tua Maestà d’essere miserabili peccatori, concepiti e nati nell’iniquità e corruzione, incapaci di far qualunque bene, ed inclinati soltanto dalla nostra gioventù a commettere il male; cosicché, a cagion di questa nostra corruzione, quotidianamente trasgredendo i santi Tuoi comandamenti, ci tiriamo sopra noi per Tuo giusto giudizio, e da noi il ben meritato castigo, l’eterna perdizione. Quindi, Signor nostro, concepiamo nel più profondo del nostro cuore un vero e sincero dispiacere di averti in varie maniere offeso, e condanniamo noi stessi ad un continuo ed incessante pentimento, implorando la grazia Tua divina, acciocché venga in soccorso della nostra miseria e calamità", e via di questo passo!

Perché ci sembrano così disdicevoli e "inopportune" queste parole? Non sono forse radicate nel messaggio della Parola di Dio? A tanto è giunta la contaminazione della nostra attuale cultura, tanto da voler anche noi camminare sulla "via larga" e negare la verità della Parola di Dio, desiderandone una "più confacente"? Dovremmo veramente vergognarci!

Sulla via spaziosa che porta alla perdizione, il mondo, la carne ed il diavolo "ci sguazzano". E’ una via, infatti, abbastanza larga per l’ubriaco che procede barcollando (questa è un’immagine significativa), per chi è disonesto ed impuro, per chi si prende gioco della verità, per l’orgoglioso, e per l’arrogante formalista religioso.

Notiamo poi come essa sia:

2. Una via affollata. "molti sono coloro che entrano per essa". E’ la via "della maggioranza" che molti seguono e vogliono seguire senza discussione! Oggi il criterio della verità è, si dice, il criterio della "democrazia": se la maggioranza è d’accordo, o è concorde su qualcosa …deve essere necessariamente la verità, buono, giusto ed utile! Davvero è così? E’ facile andare in discesa. Generalmente, la prima scelta dell’uomo è "la via spaziosa". Conoscendo la nostra tendenza naturale, non dovremmo "sospettare molto" ciò che più ci viene "naturale". Ma ancora oggi si dice: "Se è naturale, se è secondo natura, allora è buono!". Quello che però ci viene naturale è "il minimo sforzo", e con il minimo sforzo non si arriva a niente, anzi! La nostra società, particolarmente oggi, è malata di pigrizia, di accidia, di indolenza... E’ una società senza vigore, una società di gente molle e priva di volontà, una società di …vermi striscianti, e non di aquile che si librano in alto! La Bibbia, però, è molto più realistica sulla vita umana di quanto molti siano pronti ad ammettere. Il cuore dell’uomo, essa dice, "è ingannevole più di ogni altra cosa e insanabilmente malato" (Gr. 17:9), e viene molto più "naturale" scegliere i fallaci piaceri del peccato, che la comunione con Dio.

Troppi si lasciano trasportare dalla folla senza pensarci tanto. Sono però senza Dio e privi di speranza, come dice la Scrittura: "eravate in quel tempo senza Cristo, estranei dalla cittadinanza d'Israele e estranei ai patti della promessa, non avendo speranza ed essendo senza Dio nel mondo" (Ef. 2:12). Interessante è che questo versetto è stato scritto per persone che erano così. Qualcosa è avvenuto nella loro vita. Hanno aperto gli occhi e hanno ricevuto forza per cambiare direzione e marciare, per grazia di Dio, sulla via della vita! Si, grazie a Dio cambiare direzione, anche se, purtroppo, per "pochi coraggiosi" è di fatto possibile!

La via che conduce alla perdizione, infine, è:

3. Una via fatale. Che ci piaccia o non ci piaccia, che lo riconosciamo oppure meno, illudendoci, la perdizione è la destinazione finale della via larga. Per la via larga non c’è che un solo e sicuro punto d’arrivo: "la perdizione", perdersi, andare a finire in un vicolo cieco, in un burrone... Non avevamo prestato attenzione agli avvertimenti, avevamo riso di essi, ed ora siamo cascati giù, affondati, senza più alcuna possibilità di tornare indietro. La Bibbia non conosce nessuna "seconda opportunità" per chi non coglie, in questa vita, quando ne ha l’opportunità, l’ancora di salvezza che gli viene tesa in Cristo. La Scrittura dice: "come scamperemo noi, se trascuriamo una così grande salvezza? Questa, dopo essere stata inizialmente annunziata dal Signore, è stata confermata a noi da coloro che l'avevano udita" (Eb. 2:3); e ancora: "Guardate di non rifiutare colui che parla, perché se non scamparono quelli che rifiutarono di ascoltare colui che promulgava gli oracoli sulla terra, quanto meno scamperemo noi, se rifiutiamo di ascoltare colui che parla dal cielo" (Eb. 12:25).

Una nave con una falla nella chiglia, benché per un po’ proceda, affonderà, ed è altrettanto sicuro che perirà colui o colei che ama e segue ciò che a Dio dispiace senza mai ravvedersene. "Infatti il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore" (Ro. 6:23), dice la Bibbia. Una tragica parabola di questa verità ce la presenta la cronaca di questi giorni. Una nave affonda nel mar della Grecia dopo aver cozzato contro gli scogli, e innumerevoli sono le vittime perché? Perché l’equipaggio, invece di prestare attenzione alla direzione della nave, stava a vedere …una partita di calcio! Eppure tutto era stato disposto affinché quegli scogli fossero evitati, anche un faro "che anche un cieco non poteva mancare di vedere". La sorte di questa nave con i suoi passeggeri è un’impressionante similitudine con il comportamento di molti della nostra generazione che, allegramente, vogliono "divertirsi" trascurando i chiari segnali di pericolo che sono stati posti sul percorso della nostra vita!

Conclusione

In un mondo che vanta così tanto "pluralismo" e "tolleranza", ci troviamo piuttosto fra una massa di persone irresponsabili e cieche che non si rendono conto di camminare irreparabilmente su una strada sbagliata, che solo conduce alla perdizione. Si ritengono tanto "moderni" ed "illuminati", ma si tratta, le loro, di tragiche illusioni. Condivideremo noi il loro tragico destino, oppure oseremo entrare per una porta stretta, per incamminarci su un angusto sentiero, insieme a poca altra gente, ma che è l’unica che possa portarci alla salvezza?

I concetti di cui Gesù, e l’intera Bibbia, ci parla, non sono oggi popolari e, se non possono fare a meno di leggerli, vorrebbero minimizzarli e "interpretarli". Che follia! Potrà essere anche "di cattivo gusto", oppure non "politicamente corretto", ma io voglio seguire senza vergogna l’immagine della realtà rappresentata dalla Bibbia ed a cui fanno fedele eco "vecchi libri" e le loro cosiddette "ingenue rappresentazioni", quelli che erano letti e creduti nei secoli scorsi, oppure illustrati da rappresentazioni ottocentesche comuni un tempo nell’ambiente evangelico.

Ma tutto questo è "autoritario" dirà qualcuno. E allora? Pensi forse di non doverti sottomettere all’autorità di Dio per essere tu solo legge di te stesso? Non è questo una spaventosa arroganza e la radice stessa del peccato che Dio più odia?

Non importa, però, come il mondo ci giudicherà. Per noi deve essere più importante il giudizio di Dio, non quello del mondo. La Scrittura ci esorta dicendoci: "Gettate lontano da voi tutte le vostre trasgressioni che avete commesso e fatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo. Perché mai vorreste morire?" (Ez. 18:31).

La Scrittura pure ci dice: "Così dice l'Eterno: Ecco, io metto davanti a voi la via della vita e la via della morte" (Gr. 21:8). Scegliamo dunque la vita e …lasciamo che il mondo dica quel che vuole!

(Paolo Castellina, sabato 30 settembre 2000. Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla versione Nuova Diodati, edizioni La Buona Novella, Brindisi, 1991).

Letture supplementari

1. Salmo 1: "le due vie".

2. Giovanni 10:1-15 "Il buon pastore".

3. Giuda 1 "contro gli empi e i falsi dottori".