Un messaggio da non perdere.

Simboli biblici che parlano: il tabernacolo


Introduzione: una ricchissima simbologia

La Bibbia è un libro magnifico perché, per chi ha occhi, orecchi e mente attenti per ascoltare, davvero è il luogo dove Dio ci parla, e ci parla in modo rilevante e pertinente a tutta la nostra vita.

Dio ci ha parlato in molti modi. Iddio ci parla per mezzo di Suo Figlio Gesù Cristo, ma anche anticamente ci ha parlato molte volte e in molti modi per mezzo dei profeti (Eb. 1:1). L’Antico Testamento è quindi altrettanto prezioso per noi che il Nuovo Testamento. Esso, è vero, deve essere letto nella prospettiva di Cristo ed in vista di Cristo, ma la Sua voce è altrettanto potente e rilevante quanto i vangeli.

Audiovisivi. Iddio ci parla attraverso i profeti, ma non solo attraverso di loro: lo fa anche attraverso oggetti, simboli e cerimonie che Dio aveva allora stabilito pure per nostro ammaestramento. La Bibbia ne è ricchissima: è veramente un tesoro di immagini a completa nostra disposizione. Questo è particolarmente utile oggi, dove l’immagine sembra valere più della parola, e dove l’uso di immagini e di simboli per comunicare è ritenuto uno strumento pedagogico molto potente.

Cercare altrove? Oggi succede talvolta, però, che per comunicare la fede cristiana, si cerchino immagini e simboli altrove, magari presso altre culture e religioni. E’ superfluo ed è anche pericoloso: perché cercare altrove, quando la Bibbia stessa è ricca di immagini e pienamente sufficiente per questo? Inoltre, l’uso della simbologia biblica non solo è compatibile con il suo messaggio, ma la cosa è stabilita da Dio stesso. Usare immagini estranee, per quanto affascinanti possano essere, significa pure aprirsi a presupposti, concetti e influenze estranei al messaggio biblico e quindi esporsi, più o meno consapevolmente, a pericolose deviazioni dalla verità rivelata in modo unico nella Bibbia.

La più importante. Forse la più importante fra tutte queste immagini, o "sussidi didattici", che la Bibbia ci presenta, fra è il tabernacolo, o "tenda di incontro", vero e proprio "tempio portatile", "santuario mobile" del popolo di Israele nel deserto, più tardi riprodotto in muratura nel tempio di Gerusalemme.

Ogni particolare conta. Qui ogni suo particolare doveva rispondere esattamente alle indicazioni ed al progetto di Dio, perché ogni sua componente, persino nei più piccoli dettagli, doveva "parlare" e comunicare verità specifiche. Iddio aveva detto a Mosè: "Mi facciano un santuario, perché io abiti in mezzo a loro. Esso voi lo farete secondo tutto quello che io ti mostrerò, sia per il modello del tabernacolo che per il modello di tutti i suoi arredi" (Es. 25:8,9).

Una figura. Questo santuario, come altri simboli dell’Antico Testamento diventa così: "una figura per il tempo presente" (Eb. 9:9), una figura, un’illustrazione, un annuncio ed una spiegazione "audiovisiva" della Persona e dell’Opera del Salvatore Gesù Cristo. E’ infatti scritto: "Cristo infatti non è entrato in un santuario fatto da mani d'uomo, figura delle cose vere, ma nel cielo stesso per comparire ora davanti alla presenza di Dio per noi" (Eb. 9:24), "prefigurazione del cielo".

Il tabernacolo

Ci occuperemo così oggi del tabernacolo, anzi, della sua parte centrale, del suo cuore, cioè di quello che la Bibbia chiama "il luogo santissimo".

Struttura. Quello che abbiamo definito tempio o "santuario portatile" era lungo circa 14 metri, largo 4,50 ed alto altrettanto, formato di tavolati perpendicolari ricoperti di cortine e rivolto ad est. Queste tavole (20 per i lati nord e sud, e 6 per quello ovest) erano alte ciascuna 4,50 metri e larghe 38 cm circa. Erano di legno d’acacia ricoperto d’oro e ad un’estremità dotate di due incastri per poter essere tenute ritte nei manicotti d’argento. Nel tabernacolo vi erano tre divisioni: il "cortile", il "luogo santo", e il "luogo santissimo". Nel cortile vi era l’altare degli olocausti e la conca di rame, nel luogo santo la tavola dei pani di presentazione, il candelabro e l’altare. In fondo al "luogo santo" vi era il "luogo santissimo", cubo perfetto, contenente l’arca dell’alleanza. In esso vi entrava il Sommo Sacerdote una volta l’anno.

Tre divisioni. Già le tre divisioni (cortile, luogo santo, luogo santissimo) corrispondevano alle tre componenti della creatura umana, il corpo, l’anima e lo spirito.

Dove dimora Dio? Il "luogo santissimo" e rappresentava la dimora di Dio. Questo è interessante, perché Dio, infatti, pur dimorando "nel luogo alto e santo" dei cieli, si compiace di dimorare in mezzo alle sue creature umane in un luogo piccolo ed umile, cioè "anche con colui che è contrito e umile di spirito" (Is. 57:15).

Santità. Perché era chiamato "il luogo santissimo"? Perché rappresentava la dimora di chi è sommamente santo, non contaminato da alcuna traccia di peccato o imperfezione. A livello umano è proprio la presenza di Dio quella che rende santi. La ricerca della purezza e della bellezza a livello individuale ha, infatti, un segreto: dipende dalla misura e dalla "qualità" in cui Dio "dimora" in noi. Non è qualcosa da conquistare, ma qualcosa che si possiede, non tanto un elevarsi noi in alto, quanto "l’abbassarsi" di Dio che si compiace di venire – per grazia Sua – a "dimorare" in noi. Quando il Signore Gesù Cristo dimora nella nostra vita, quando il Santo Spirito di Dio dimora in noi, allora siamo "santi". In Dio risiede ogni santità. Noi possiamo essere santi solo secondo la misura in cui siamo riempiti dal Santo per eccellenza. L’apostolo Paolo pregava affinché i suoi lettori, nella lettera agli Efesini, fossero: "fortificati con potenza per mezzo del suo Spirito nell'uomo interiore, perché Cristo abiti nei vostri cuori per mezzo della fede" (Ef. 3:16,17). Quando, però, questo può succedere?

Solo dopo un sacrificio. L’accesso al luogo santissimo era possibile solo dopo aver offerto a Dio un sacrificio con spargimento di sangue. Non c’è, infatti, alcuna santità possibile per la creatura umana che non sia conseguita mediante il sacrificio di Cristo, lo spargimento del Suo sangue, nel quale, come dice la Bibbia, dobbiamo, per fede, "essere lavati": "…Gesù Cristo, il testimone fedele, il primogenito dai morti e il Principe dei re della terra. A lui, che ci ha amati, ci ha lavati dai nostri peccati nel suo sangue, e ci ha fatti re e sacerdoti per Dio e Padre suo, a lui sia la gloria e il dominio nei secoli dei secoli. Amen" (Ap. 1:5,6).

Con timore e tremore. Il sacerdote si avvicinava a questo sacro luogo solo una volta l’anno, non senza sangue, a piedi nudi, e vestito di una tunica di lino bianca. Mosè non avrebbe potuto avvicinarsi al roveto ardente se non dopo aver ubbidito alla voce di Dio che gli diceva: "Non avvicinarti qui; togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale stai è suolo santo" (Es. 3:5). Perseguire la santità è qualcosa di grande e temibile. Significa cercare di vivere alla luce e presenza di Colui che investiga il cuore e che "ha gli occhi troppo puri per vedere il male" (Ab. 1:13). Implica concentrare tutti i nostri desideri in un solo proposito: glorificare Dio. Dice il Salmista: "Una cosa ho chiesto all'Eterno e quella cerco: di dimorare nella casa dell'Eterno tutti i giorni della mia vita, per contemplare la bellezza dell'Eterno e ammirare il suo tempio" (Sl. 27:4).

Nel silenzio. Non sappiamo se il sacerdote pronunciasse anche solo una parola dietro il velo. Più infatti ci avviciniamo a Dio, più siamo portati a fare silenzio di fronte a Lui "l'Eterno è nel suo tempio santo; tutta la terra faccia silenzio davanti a lui" (Ab. 2:20), "Sto in silenzio, non aprirò bocca, perché sei tu che operi" (Sl. 39:9). Il luogo santissimo e un luogo autentico di culto. Possa la Sua presenza essere così reale per noi, tanto che quando ci prostriamo davanti a Dio per rendergli culto, noi si possa farlo in spirito e verità.

Esperienze indicibili. Perché il sommo sacerdote non riferiva mai ciò che aveva visto dietro il velo? Perché vi sono esperienze spirituali delle quali non si può parlare. Sono indicibili, inenarrabili. Paolo era stato rapito al terzo cielo, il luogo santissimo: "Certo il vantarsi non mi è di alcun giovamento; verrò quindi alle visioni e rivelazioni del Signore. Io conosco un uomo in Cristo che, quattordici anni fa (se con il corpo o fuori del corpo non lo so, Dio lo sa), fu rapito fino al terzo cielo. Io so che quell'uomo (se con il corpo o senza il corpo, non lo so, Dio lo sa), fu rapito in paradiso e udì parole ineffabili, che non è lecito ad alcun uomo di proferire" (2 Co. 12:2-4). Queste sono alcune delle evidenze segrete di profonda soddisfazione dell’anima, che la sapienza di questo mondo non ha alcuna idea. Gesù diceva: "Io ho un cibo da mangiare che voi non conoscete" (Gv. 4:32), ma lo potremo trovare solo nel luogo santissimo. Il salmista scrive: "Custodiscimi come la pupilla dell'occhio; nascondimi all'ombra delle tue ali" (Sl. 17:8).

Elementi del santissimo

1. L’arca e il propiziatorio

Un contenuto essenziale. L’arredamento del luogo santissimo era essenziale. Non c’è bisogno di molto quando Dio è presente. Avere Lui significa avere ogni cosa in sovrabbondanza. "Tu visiti la terra e la fai sovrabbondare, l'arricchisci grandemente; il fiume di DIO è pieno d'acqua" (Sl. 65:9). Dietro il velo vi erano solo l’arca e un turibolo d’oro per bruciare l’incenso. L’arca, con il suo coperchio doro massiccio, che copriva una legge che era stata infranta, rappresentava l’opera compiuta da Cristo. Il turibolo onnipresente, dal quale fumava sempre l’incenso, suggeriva la preghiera che a Dio deve sempre salire. E’ l’Apocalisse che dice, infatti: "Poi venne un altro angelo, che aveva un turibolo d'oro e si fermò presso l'altare; e gli furono dati molti profumi, affinché li aggiungesse alle preghiere di tutti i santi sull'altare d'oro che era davanti al trono. E il fumo dei profumi, offerti con le preghiere dei santi, salì dalla mano dell'angelo davanti a Dio" (Ap. 8:3,4).

Dal cuore stesso di Dio. E’ interessante notare come l’arca fosse il primo pezzo d’arredamento che Iddio aveva istruito Mosè di fare. Nel rivelare la Sua via di salvezza Dio comincia con ciò che è maggiormente vicino a Lui. La "scala" che vede il patriarca Giacobbe scende dal cielo, proviene dal cuore di Dio. Come potrebbe essere altrimenti, se bisogna che l’uomo sia salvato per grazia? Il primo passo della salvezza lo compie Dio. L’Evangelo di Gesù Cristo parla non di ciò che l’uomo deve fare per essere salvato, ma ciò che Dio ha fatto. La Bibbia ci mostra la sovrana grazia di Dio che parte dal Suo cuore per protendersi verso l’uomo, e che lo cerca, nonostante tutto il suo peccato e la sua colpevolezza.

2. Il materiale dell’arca

Duplice natura. L’arca era "di legno d’acacia …rivestita d’oro puro …dentro e fuori" (Es. 25:10,11). Ancora una volta qui vediamo il doppio carattere del Salvatore Gesù Cristo come via che porta a Dio. Il legno ci parla della Sua natura umana, l’oro della Sua natura divina. Qui l’umanità della Persona di Cristo è glorificata sia all’intero d’essa che all’esterno. Come uomo Dio era glorificato sia nei Suoi pensieri interiori che nei Suoi atti esterni. Il legno in sé è di poco valore, ma è l’oro che gli dà valore e preziosità. Qui al legno viene attribuito, imputato tutto il valore dell’oro. Era una sola arca. Tutto il valore e potenza della divinità è in Cristo, il nostro Signore, come Figlio dell’uomo. Egli ora è risorto nella forma di un uomo, eppure in possesso di tutta la preziosità e potenza dell’Iddio onnipotente. Dietro al velo Egli è l’uomo glorificato, sia di dentro che di fuori. Fa meraviglia che Pietro parli del "prezioso sangue di Cristo, come di Agnello senza difetto e senza macchia," (1 Pi. 1:19). La vita è nel sangue.

Prezioso sangue. Tutto il valore dell’eterno Iddio era nel Sangue di Gesù. La divinità di Cristo dà efficacia infinita al sangue di Cristo. Chi vede in Dio solo un uomo eccelso, non ha inteso il mistero della Sua persona rappresentato nelle figure del santuario, e rimane estraneo alla sua potenza. Il legno all’interno dell’arca era dello stesso tipo del legno dell’altare all’esterno del santuario, il che proclama la verità che quel Gesù che soffrì sulla croce fuori dalle mura della città, è lo stesso Gesù che è glorificato sul trono all’interno del luogo santissimo. La Scrittura dice: "trovato nell'esteriore simile ad un uomo, abbassò se stesso, divenendo ubbidiente fino alla morte e alla morte di croce. Perciò anche Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato un nome che è al di sopra di ogni nome" (Fl. 2:8,9).

3. La posizione dell’arca

Una posizione di preminenza. L’arca era sistemata nel luogo santissimo. Cristo, "che mediante lo Spirito eterno offerse se stesso puro di ogni colpa a Dio" (Eb. 9:14), è ora alla presenza dell’Iddio vivente e Lo serve. Dio tanto valorizza la Persona di Gesù che lo pone "alla Sua destra" stessa.

Al centro d’ogni cosa. L’arca si trovava al centro dell’accampamento degli israeliti. Iddio era nel loro mezzo. Gesù Cristo, Suo Figlio, era e rimane al centro di tutti i Suoi piani e propositi. Mediante Lui Iddio ha creato ogni cosa, "Nel principio era la Parola e la Parola era presso Dio, e la Parola era Dio. Egli (la Parola) era nel principio con Dio. Tutte le cose sono state fatte per mezzo di lui (la Parola), e senza di lui nessuna delle cose fatte è stata fatta" (Gv. 1:1-3). Dio ha creato il mondo per Suo mezzo, come pure per Suo mezzo Egli ne è il Redentore. Diamo a cristo, di conseguenza, il posto elevato che Dio gli riserva, il centro di ogni cosa. Possa Lui essere al centro del nostro cuore, dei nostri propositi, della nostra vita! Questo è il luogo che Gli compete. "Ecco, io sto alla porta e busso, se qualcuno ode la mia voce ed apre la porta, io entrerò da lui" (Ap. 3:20). Ogni altra cosa è priva di valore senza di Lui. Tutto conduce a Lui. Tutto il resto degli arredi sacri non sono che gradini che conducono a Lui, al propiziatorio. Noi veniamo salvati e santificati per poter essere degni di servirlo e di rendergli culto.

4. Il contenuto dell’arca

Nell’arca vi sono tre cose: le tavole della Legge, un vaso di manna, e il bastone di Aaronne che era germogliato. Il contenuto dell’arca rappresenta ciò che Cristo ha conseguito in favore del Suo popolo, "l’eredità dei santi". Consideriamolo:

Le tavole della Legge. La Legge di Dio è santa, giusta, e buona. Rappresenta ciò che esige un Dio santo e giusto. Fu data per mano di Mosè ad un popolo che aveva preteso una dichiarazione scritta della Sua volontà, e che aveva detto: "Noi faremo tutto ciò che l'Eterno ha detto" (Es. 19:8). Eppure, mentre Mosè riceveva quella Legge, essi danzavano attorno ad un vitello d’oro. La Legge, così era stata infranta, e per questo erano previste severe sanzioni.

Quando l’uomo cadde per la prima volta, non gli era stata data una legge, ma una promessa (Ge. 3:15). Egli sapeva che l’uomo non avrebbe potuto essere salvato seguendo una legge. "Nessuna carne sarà giustificata davanti a lui per le opere della legge; mediante la legge infatti vi è la conoscenza del peccato" (Ro. 3:20), e non il perdono dei peccati. Secondo il metro della Legge, la creatura umana è solo un unico fallimento. Ora, però, dato che essa ha fallito, ecco che subentra la grazia.

L’arca conservava, custodiva, serbava, manteneva la Legge. Il coperchio d’oro massiccio la copriva e la nascondeva nel cuore dell’arca. "La Legge del suo DIO è nel suo cuore" (Sl. 37:31), dice la Bibbia del credente. "DIO mio, io prendo piacere nel fare la tua volontà, e la tua legge è dentro il mio cuore" (Sl. 40:8). La santa Legge che era stata infranta era nel cuore di Cristo, Egli la serbava, la conservava, la osservava. In Lui era magnificata ed esaltata. Ora è tolta via, non è più un ostacolo sulla via della salvezza. Dice la Bibbia: "Egli ha annientato il documento fatto di ordinamenti, che era contro di noi e che ci era nemico, e l'ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce" (Cl. 2:14). La Legge trova un pacifico luogo di riposo in Colui che è del tutto glorioso, sia dentro che fuori. Là è perfettamente custodita. Dio stesso la custodisce e si compiace di Colui che la copre. Ora la grazia regna nella giustizia.

Il vaso con la manna. Il popolo di Israele si era nutrito di manna durante i quarant’anni in cui aveva vagato nel deserto. Un vaso d’oro pieno di manna era deposto nell’arca come ricordo. Nell’arca era dunque nascosto del cibo, "a chi vince io darò da mangiare della manna nascosta" (Ap. 2:17), dice l’Apocalisse. In Cristo c’è il segreto di una completa soddisfazione dell’anima. Egli è il pane vivente che è sceso dal cielo. Questa "manna nascosta" può solo essere goduta da coloro che comprendono ed apprezzano una legge "coperta". Ma forse la "manna nascosta" nell’arca, in cui il Dio della gloria riposava, aveva pure un aspetto celeste, è la voce di Dio che ci parla. Il Signore Gesù Cristo pure era "cibo di Dio", cibo che soddisfa l’anima e che proviene dal cuore stesso di Dio. La legge nascosta parla di una giustizia che è stata soddisfatta, la manna nascosta parla di un cuore soddisfatto, "Questi è il mio amato Figlio, nel quale mi sono compiaciuto" (Mt. 3:17).

La verga di Aaronne che era germogliata (Eb. 9:4). Il racconto che parla di questo bastone si trova in Numeri 17. Una verga, un bastone privo di vita, rappresentava Aaronne. Esso era stato fatto germogliare e fiorire, ed aveva portato frutto quando era stato posto davanti a Dio. La verga, quindi, rappresenta colui che Dio sceglie, colui che Dio chiama alla risurrezione ed alla vita. Uno che era morto, ma che ora vive per i secoli dei secoli. Nell’arca era stata posta la verga che aveva germogliato; in Cristo c’è vita per chi è morto. Nella legge coperta vediamo la Sua ubbidienza; nella manna il Suo corpo che è stato spezzato per noi nella morte; nella verga la Sua risurrezione. La prima cosa ivi deposta è Cristo, la via; la seconda è Cristo, la verità; la terza è Cristo, la vita. "Gesù gli disse: «Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me" (Gv. 14:6).

5. Il coperchio dell’Arca

Pura grazia di Dio. Si trattava di una lastra d’oro massiccio che copriva l’arca completamente. Non c’era legno nel coperchio, ma si appoggiava su legno d’acacia ricoperto, dentro e fuori, di oro. Qui abbiamo la pura grazia di Dio che si posa su Colui che è sia umano che divino. "la legge è stata data per mezzo di Mosè, ma la grazia e la verità sono venute per mezzo di Gesù Cristo" (Gv. 1:17).

Luogo di espiazione. Il magnifico pensiero qui contenuto è che questo coperchio, pur servendo come copertura dell’arca, era al tempo stesso propiziatorio o "luogo dell’espiazione" (CEI), lett. "seggio della misericordia" (di Dio). Un "seggio" o "sedia" è sinonimo di riposo. Possiamo quindi vedervi il luogo del riposo di Dio. L’unico seggio del luogo santissimo era riservato a Dio. Non è meraviglioso pensare come in Cristo Dio trova il Suo riposo, la Sua soddisfazione ultima, perché in Cristo la Sua opera è terminata, realizzata pienamente.

Riposo. Non c’è altresì altro luogo dove l’anima affaticata dell’uomo possa trovare riposo dal peccato, se non dove Dio stesso l’ha trovato, cioè nella Persona ed opera del Signore Gesù Cristo. "Venite a me, voi tutti che siete travagliati e aggravati, ed io vi darò riposo" (Mt. 11:28).

Misericordia. Notate poi come questo seggio sia un seggio di misericordia, dove si realizza l’espiazione completa del peccato. E’ luogo in cui troviamo misericordia perché là la legge infranta è stata coperta. La misericordia regna in Cristo perché in Lui la giustizia di Dio è stata pienamente soddisfatta. Per Israele questo era "il trono della grazia". Qui Iddio riposava per conferire il Suo favore verso coloro che si accostavano a Lui per via del sangue "Avendo dunque, fratelli, libertà di entrare nel santuario, in virtù del sangue di Gesù" (Eb. 10:19). "Avendo dunque un gran sommo sacerdote che è passato attraverso i cieli, Gesù, il Figlio di Dio, riteniamo fermamente la nostra confessione di fede. Infatti, noi non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con le nostre infermità, ma uno che è stato tentato in ogni cosa come noi, senza però commettere peccato. Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, affinché otteniamo misericordia e troviamo grazia per ricevere aiuto al tempo opportuno" (Eb. 4:14-16).

6. La corona dell’arca

Per mantenerla al suo posto! Ogni elemento del tabernacolo ci parla della gloria di Cristo. La "corona" dell’arca era un manufatto artistico non solo per decorarla, ma anche per mantenere al suo posto il coperchio della stessa ed impedirgli di scivolare via. Era una "corona di gloria", per indicare come Gesù fosse stato: "coronato di gloria e d'onore per la morte che sofferse, Gesù, che è stato fatto per un po' di tempo inferiore agli angeli, affinché per la grazia di Dio gustasse la morte per tutti" (Eb. 2:9). Essa però ci parla pure di forza e di sicurezza. Era importante che quel coperchio non fosse rimosso o non scivolasse via. Nell’arca, infatti, vi è custodita la Legge di Dio, la quale "se ne esce" e diventa un supposto mezzo di salvezza, non può che riservare, per coloro che vi si affidano, fallimento, disperazione, rovina e morte. Se "il luogo dell’espiazione" viene rimosso dal suo luogo, noi non incontreremmo altro che il giudizio di condanna da parte di Dio.

Garanzia. Il fatto che Cristo sia coronato d’onore e gloria in cielo costituisce una doppia garanzia per noi. Egli, infatti, è sia Redentore che Garante della nostra salvezza. Fintanto che quel "coperchio" rimane lì, la nostra salvezza è garantita! Verrà il tempo in cui Iddio si alzerà dal Suo trono (di misericordia). Quando lo farà, il coperchio verrà tolto e la Sua grazia rimossa. Il giorno della grazia, allora, sarà terminato. E’ meglio non trattare la cosa alla leggera. "come scamperemo noi, se trascuriamo una così grande salvezza?" (Eb. 2:3); "Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori" (Eb. 4:7). Abbiamo una prefigurazione di questa temibile verità in 1 Samuele 6. Gli uomini di Beth-Scemesc avevano tolto il coperchio all’arca e vi avevano guardato dentro, e furono colpiti da una grande calamità (1 Sa. 6:19). Essi gridavano dicendo: "Chi può resistere davanti all'Eterno, a questo DIO santo? Da chi salirà l'arca partendo da noi?" (1 Sa. 6:20). La risposta è: Nessuno, quando "il coperchio della misericordia" viene rimosso. Se disprezzate l’opera espiatoria e di "copertura" della legge fatta da Gesù Cristo, vi esporrete solo alla vendetta di una legge infranta. "Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me" (Gv. 14:6).

7. Le stanghe di legno

Al riguardo di queste stanghe di legno d’acacia, con le quali l’arca veniva trasportata, è scritto: "Le stanghe rimarranno negli anelli dell'arca; non saranno rimossi da essa" (Es. 25:15). Queste stanghe che dovevano rimanere attaccate all’arca possono insegnarci che il ministero dell’arca doveva essere permanente. L’efficacia dell’arca in favore del popolo, doveva sempre essere la stessa. Questa pure è una verità preziosa per il cuore credente. Di fatto noi possiamo venire meno e dimostrarci non degni di tale grazia. Quando manchiamo di avvalerci dei nostri magnifici privilegi spirituali, spesso noi inciampiamo e cadiamo. Il trono della misericordia, però, rimane sempre lo stesso verso di noi. Le stanghe rimangono sempre al loro posto, sempre pronte all’occorrenza. La grazia onnipotente è sempre disponibile ogni qual volta ne abbisogniamo.

Conclusione

Il tabernacolo, con tutti i suoi componenti simbolici era il luogo dell’incontro fra Dio e l’uomo. "Là io ti incontrerò, e da sopra il propiziatorio, fra i due cherubini che sono sull'arca della testimonianza, ti comunicherò tutti gli ordini che avrò da darti per i Figli d'Israele" (Es. 25:22). Grazie a Dio, esiste un luogo dell’incontro. Noi possiamo incontrare e conoscere Dio.

Dio siede sul seggio della misericordia attendendo di incontrarsi con la creatura umana, là Dio è in Cristo, riconciliando il mondo a Sé stesso. Là, nella Persona del Signore Gesù Cristo, il Sacrificio e il Mediatore, è là che incontrerete Dio nella Sua misericordia. Ecco Iddio, pronto al perdono, ma solo là lo potrete trovare!

Si pone allora per noi una domanda: Lo incontreremo ora al Trono della Grazia, oppure dopo, al Trono del Giudizio? "sono gratuitamente giustificati per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù. Lui ha Dio preordinato per far l'espiazione mediante la fede nel suo sangue, per dimostrare così la sua giustizia per il perdono dei peccati, che sono stati precedentemente commessi durante il tempo della pazienza di Dio" (Ro. 3:24,25).

Conosciamo dunque i simboli della Bibbia e lasciamoli parlare a noi. Non sono "chiacchiere", ma il messaggio fondamentale che Dio ci rivolge per la stessa nostra vita!

(Paolo Castellina, sabato 23 settembre 2000. Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla versione Nuova Diodati, edizioni La Buona Novella, Brindisi, 1991).

Letture supplementari

1. Salmo 134 – Invito a lodare il Signore.

2. Esodo 25:8-22 – L’istituzione e la costruzione del santuario.

3. Ebrei 9 – Il santuario d’Israele prefigura Cristo.


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