La comunione alla quale siamo chiamati


L’immagine del matrimonio

Una delle immagini che la Bibbia usa per descrivere chi sia il cristiano è quella del matrimonio, quella dello speciale rapporto che esiste fra un uomo ed una donna quando si amano e si sono impegnati l’uno verso l’altro in un rapporto unico e permanente.

Essere cristiani, infatti, non significa aderire ad un’idea o ad un ideale astratto, oppure ad un’organizzazione, ma significa rapportarsi in modo stretto ed impegnato, ad una persona: il Signore e Salvatore Gesù Cristo. Sono cristiano non perché "sono membro" di una chiesa, perché io condivida certe idee etiche e morali, o creda, in generale, "all’amore". Sono cristiano perché amo la persona di Gesù Cristo, il quale è diventato la persona più importante della mia vita, e lo seguo con fiducia ed ubbidienza.

Essere cristiani significa, infatti, conoscere Gesù, aver compreso chi Lui sia, e, proprio perché lo si è compreso, essersi strettamente legati a Lui con un patto simile a quello di un matrimonio, perché fondato sull’amore. Si, non sembri, quella del matrimonio, un’immagine troppo terrena o irriverente. E’ la Bibbia stessa che descrive il rapporto degli autentici cristiani, del popolo di Dio, la Chiesa, con il loro Signore e Salvatore, come quello di un matrimonio.

L’apostolo Paolo, parlando alle mogli ed ai mariti, indica loro un esempio da seguire: quello che lega Cristo al popolo di Dio:

"Mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la chiesa e ha dato se stesso per lei, per santificarla, avendola purificata col lavacro dell'acqua per mezzo della parola, per far comparire la chiesa davanti a sé gloriosa, senza macchia o ruga o alcunché di simile, ma perché sia santa ed irreprensibile. Così i mariti devono amare le loro mogli, come i loro propri corpi; chi ama la propria moglie ama se stesso. Nessuno infatti ebbe mai in odio la sua carne, ma la nutre e la cura teneramente, come anche il Signore fa con la chiesa, poiché noi siamo membra del suo corpo, della sua carne e delle sue ossa. «Perciò l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due diverranno una sola carne». Questo mistero è grande; or lo dico in riferimento a Cristo e alla chiesa" (Ef. 5:25-32).

Il Cantico dei cantici

C’è un libro nella Bibbia che si chiama "Il cantico dei cantici": è un libro che esalta e descrive l’amore fra un uomo ed una donna.

Il Cantico dei Cantici non è un libro molto letto della Bibbia. Per molti cristiani che cercano solo i propri interessi è un libro troppo spirituale o mistico per essere loro di interesse pratico. E’ una parabola dell’amore, di un’amicizia spirituale, e come tale andrebbe interpretato. Il linguaggio è costantemente metaforico, affinché possa essere sempre di più applicabile ad un rapporto spirituale. I due personaggi principali di questo libro, lo Sposo e la Sposa, e illustrano, ad un livello più profondo, il rapporto fra Cristo e il popolo di Dio, cioè la Chiesa. L’intensità del linguaggio mostra proprio come altrettanto autentico ed intenso debba essere il rapporto fra il cristiano, degno di questo nome, e Cristo, il Suo Signore e Salvatore.

 

Il testo

Leggiamo così il primo capitolo del Cantico dei cantici, ed esaminiamolo in questa prospettiva.

"Il Cantico dei Cantici che è di Salomone. Mi baci con i baci della sua bocca! Poiché il tuo amore è migliore del vino.Per la fragranza dei tuoi gradevoli olii profumati il tuo nome è un olio profumato versato; per questo ti amano le fanciulle. Attirami a te! Noi ti correremo dietro. Il re mi ha portato nelle sue camere. Noi gioiremo e ci rallegreremo in te; noi ricorderemo il tuo amore più del vino. A ragione ti amano. Io sono nera ma bella, o figlie di Gerusalemme, come le tende di Kedar, come le cortine di Salomone. Non guardate se son nera, perché il sole mi ha abbronzata. I figli di mia madre si sono adirati con me; mi hanno posto a guardia delle vigne, ma la mia propria vigna non l'ho custodita. Dimmi, o tu che il mio cuore ama dove pascoli il gregge e dove lo fai riposare a mezzogiorno. Perché mai dovrei io essere come una donna velata presso le greggi dei tuoi compagni? Se non lo sai, o la più bella delle donne, segui le tracce del gregge e fa' pascolare le tue caprette presso le tende dei pastori. Amica mia, io ti assomiglio alla mia cavalla tra i carri del Faraone. Le tue guance sono belle con ornamenti, e il tuo collo con collane di perle. Noi faremo per te collane d'oro con borchie d'argento. Mentre il re siede a mensa, il mio nardo effonde la sua fragranza. Il mio diletto è per me un sacchetto di mirra; egli riposerà tutta la notte fra le mie mammelle. Il mio diletto è per me un mazzo di fiori di alcanna nelle vigne di En-ghedi. Ecco sei bella, amica mia, ecco sei bella! I tuoi occhi sono come quelli delle colombe. Come sei bello, mio diletto, e anche amabile! Per di più il nostro letto è verdeggiante. Le travi delle nostre case sono cedri e i nostri soffitti di cipresso" (Ca. 1).

 

L’apprezzamento che ha per il Suo carattere

Il primo punto che notiamo in questo primo capitolo è quanta stima ed apprezzamento abbia la sposa per il carattere dello sposo.

Lei dichiara che:

1. Meglio di qualunque altra cosa. "Il tuo amore è migliore del vino." (2). Lei lo può affermare perché ne ha avuto esperienza. Il vino qui è simbolo dei piaceri di questo mondo, tutto ciò che in questo mondo attira la nostra attenzione e promette di darci soddisfazione, eccitazione, contentezza. Il cristiano ha scoperto che conoscere Cristo, godere, per suo mezzo, della presenza di Dio, vale più di ogni piacere di questo mondo. Il Suo amore è più efficace, proviene da una fonte migliore, produce risultati migliori e più durevoli. Il "vino" è un prodotto dell’uomo, l’amore (quello vero) proviene da Dio. Dice l'apostolo Paolo: "Io sono persuaso che né morte né vita né angeli né principati né potenze né cose presenti né cose future, né altezze né profondità, né alcun'altra creatura potrà separarci dall'amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore" (Ro. 8:38,39).

2. Di grande efficacia. "il tuo nome è un olio profumato versato" (3). Il Suo Nome è il Suo carattere, un profumo prezioso, un balsamo che contiene tutti gli ingredienti necessario per sanare le ferite dell’umanità. Dell’uomo guarito dalla potenza di Cristo all’ingresso del tempo, Pietro dice: "E per la fede nel nome di Gesù, quest'uomo che voi vedete e conoscete è stato fortificato dal suo nome; e la fede, che si ha per mezzo suo, gli ha dato la completa guarigione delle membra, in presenza di tutti voi" (At. 3:16).

Questo balsamo è stato versato nella Sua Parola, e nel Suo Sangue, affinché la Sua efficacia possa essere verificata e provata. "Voi conoscete infatti la grazia del Signor nostro Gesù Cristo il quale, essendo ricco, si è fatto povero per voi, affinché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà" (2 Co. 8:9). Questo riversamento di virtù salvifica implica la generosità di Dio e l’opportunità e responsabilità dell’uomo. "per questo ti amano le fanciulle" (3), cioè i puri di cuore, mentre le prostitute passano oltre. E’ per la gloria di Cristo che Egli viene amato dalle menti più pure. Il gusto del Suo amore soddisfa per l’eternità: "in nessun altro vi è la salvezza, poiché non c'è alcun altro nome sotto il cielo che sia dato agli uomini, per mezzo del quale dobbiamo essere salvati" (At. 4:12). "Per voi che credete, Egli è prezioso".

 

II. Il desiderio che ha della Sua approvazione

Questa sposa, immagine del cristiano anela possedere:

1. Il Suo personale favore. "Mi baci con i baci della sua bocca!" (2). Il suo cuore è dolente, vuoto e solo, e anela avere un suggello del Suo amore. Nient’altro la potrebbe soddisfare. Non è abbastanza udire del Suo amore, o vedere altri che si rallegrano di questo. "Baci me" dice il testo. Il contatto personale è necessario. Il bacio è suggello del Suo amore, favore ed amicizia. La grazia può solo provenire da Lui. Quando Dio ha creato l’uomo, Egli ha soffiato il Suo alito in Adamo, ed è come se l’avesse baciato. "L'uomo non vive di solo pane, ma di ogni parola che procede dalla bocca di Dio" (Mt. 4:4).

2. La Sua influenza personale. "Attirami a te! Noi ti correremo dietro" (4). Essendo stata riconciliata, essa anela a seguirlo! Cristo è come una calamita che attira le anime a Sé. "Nessuno può venire a me, se il Padre che mi ha mandato non lo attira, e io lo risusciterò nell'ultimo giorno" (Gv. 6:44). Egli attira con la Sua Parola e la Sua croce, ogni qual volta Egli è "innalzato". Questa preghiera della sposa è prova del suo amore per Lui, della sua devozione. Non pensa più a sé stessa, e la cosa influenza anche altri "Noi ti correremo dietro". Quanto più intensamente la nostra vita è influenzata da Cristo, quanto più decisamente lo seguiamo, "corriamo" dietro a Lui, tanto più verosimilmente noi smuoveremo altri a fare altrettanto. E’ meglio attirare che spingere. Se la Sua influenza non ci attira a Lui, vi saranno altre influenze che certamente ci attireranno lontano da Lui. "Il tuo popolo si offrirà volenteroso nel giorno del tuo potere" (Sl. 110:3).

 

III. L’esperienza che lei ha della Sua comunione

La sua risposta è stata esaudita. Egli ha attirato e lei è corsa, ed i risultati sono stati abbondantemente soddisfacenti. Ora noi la troviamo –

1. In Sua compagnia. "Il re mi ha portato nelle sue camere" (4). Queste camere rappresentano le Sue personali proprietà. Tutte le insondabili Sue ricchezze sono a sua disposizione: la Sua pace, il Suo riposo, la Sua gioia, le Sue ricchezze! Che eredità. "Tutto quel che è mio è tuo", dice il Signore Gesù a chi Lo ama e Lo segue. Queste proprietà rappresentano la piena salvezza che Cristo desidera dare a tutti coloro che Lo seguono con amore. Egli l’ha fatta entrare, Lei non avrebbe mai potuto entrare nelle Sue camere senza il Suo permesso e guida. L’accesso al Luogo santissimo è aperto ad ogni anima che sia stata lavata con il Suo sangue e condotta dal Suo Spirito.

2. Si rallegra in Lui. "Noi gioiremo e ci rallegreremo in te" (4). Essa è stata attirata con pazienza e grande amore, ed è stata soddisfatta con infinita abbondanza. Lo Sposo ha fatto tutto questo per lei, così essa si rallegrerà in Lui. E’ sempre con grande gioia che si entra nei "palazzi" di Dio: "Esse saranno condotte con letizia e con giubilo, ed entreranno nel palazzo del re" (Sl. 45:15). Là non esistono le tenebre, è una casa dove si banchetta, e tutto avviene sotto l’insegna dell’amore. Tutte le fonti della mia vita (spirituale e fisica) sono in Te.

3. Testimonia di Lui. "noi ricorderemo il tuo amore" (4). Il Suo amore, come Lui stesso,m non può essere nascosto. Il Suo amore lo ha spinto a privarsi di ciò che aveva per lei: "Voi conoscete infatti la grazia del Signor nostro Gesù Cristo il quale, essendo ricco, si è fatto povero per voi, affinché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà" (2 Co. 8:9). Non ci costringerà altrettanto a pronunciarci, ad esprimerci per pubblicare le Sue lodi? Dobbiamo far menzione del Suo amore, perché esso è meglio di tutto ciò che il mondo possa offrirci. Non si tratta di una pianta che cresca fra le erbacce del giardino della natura, è una preziosa pianta esotica che proviene dall’alto "Or la speranza non confonde, perché l'amore di Dio è stato sparso nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato" (Ro. 5:5). I "giusti" Lo amano, sebbene i colti e quelli che seguono le mode lo respingano con disdegno "Infatti siete stati comprati a caro prezzo, glorificate dunque Dio nel vostro corpo e nel vostro spirito, che appartengono a Dio" (1 Co. 6:29).

 

IV. La sua confessione

Ecco poi come quest’anima confessi la sua indegnità. "Io sono nera ma bella" (5). Per molti questa è una contraddizione nel testo, se non una perfetta assurdità, ma è espressione adatta della duplice natura del carattere della sposa, sebbene essa sia stata portata nelle Sue camere di ricchezza e bellezza. Lei, così descrive sé stessa come:

1. "Nera… come le tende di Kedar" (5). Queste tende erano le tende dei beduini che conducevano una vita nomadica in Arabia. Erano annerite dal sole, e non belle a vedersi. E’ simbolo della nostra natura di peccatori, nera, e non meritevole di tanta attenzione da parte di Dio, anzi, meritevoli solo di essere respinte, scacciate.

2. "Bella …come le cortine di Salomone" (5). Le tende ricche e costose del palazzo di Salomone, arazzi e broccati di gran prezzo, potevano solo essere ammirate dal di dentro, dall’esterno apparivano solo nere e prive di senso. Nella carne, allo stesso modo, la vita non pare cosa bella, ma nello Spirito la vita può conoscere la bellezza del Signore. Quando siamo nei nostri peccati noi, come gli etiopi nella loro terra nativa, non siamo consapevoli di quanto "neri" si sia agli occhi di Dio. Ma, meraviglia della grazia, l’essere neri non ha impedito all’amore del Signore di raggiungerci. Il segreto della vera bellezza dell’essere umano è lo splendore che solo il Signore può accreditargli: "La tua fama si diffuse tra le nazioni per la tua bellezza, che era perfetta, a motivo del mio splendore che avevo riposto su di te», dice il Signore, l'Eterno" (Ez. 16:14).

 

V. La sua spiegazione

Lei aveva sofferto per diversi motivi. Dice: "Sono nera…" perché:

1. La lunga esposizione al peccato. "il sole mi ha abbronzata" (6). Non guardarmi con disprezzo., Sono nera perché per lungo tempo sono stata esposta. Se fossimo nati e cresciti in Africa, anche noi saremmo scuri. E’ simbolo questo del peccato. Tutti noi siamo stati esposti al sole bruciante del peccato che ci ha condizionati totalmente, ci ha resi nemici di Dio, ci ha portato a disdegnare ed infrangere la Sua giusta legge, ad essere nemici Suoi. Cristo non ci ha disprezzato benché l’intero complesso del nostro carattere fosse stato così sporcato e radicalmente corrotto dal peccato. Gesù non è venuto a cercare dei santi, ma dei peccatori. "IO non sono venuto a chiamare a ravvedimento i giusti, ma i peccatori" (Lu. 5:32).

2. L’opposizione dei familiari. "I figli di mia madre si sono adirati con me" (6). "I figli di mia madre" possono rappresentare quei membri di chiesa solo di nome che professano essere suoi fratelli e sorelle. A loro non va che lei abbia un tale intenso rapporto con il Signore, e che il Signore mostri un tale interesse verso di lei. La disprezzano, dicono che è solo una …fanatica. Gli orgogliosi ed i gelosi non hanno apprezzamento alcuno per la grazia del Signore Gesù Cristo, benché portino esteriormente il Suo nome. Pensate, perseguitati da quegli stessi che dovrebbero essere suoi famigliari. E’ un destino piuttosto comune!

 

VI. La sua occupazione

"Mi hanno posto a guardia delle vigne" (6). Questo senza dubbio appare essere un compito molto umile per la sposa di un re. Lei però non fa obiezione, volentieri essa dà sé stessa al servizio degli irriconoscenti, per amor Suo. Sebbene il compito era comune ed arduo, essa umilmente accetta la situazione. Coloro che amano il Signore e sono amate da Lui, vedranno provato il loro orgoglio e la loro pazienza al Suo servizio. Lei dice, però: "ma la mia propria vigna non l'ho custodita" (6). Potrebbe essere rimproverata per questo? Non credo. La parola "ma" non si trova nell’originale ebraico, e quindi l’affermazione potrebbe essere equivocata. Una migliore traduzione potrebbe essere "Mi hanno posta a guardia delle vigne che appartengono ad altri, ed ero così devota ai loro interessi che io ho sacrificato i miei". Lei si è resa di nessuna reputazione, ha rinnegato sé stessa per il bene di altri. Questo è il vero atteggiamento e compito che deve avere la Chiesa del Signore. In questo Cristo stesso ci ha dato un esempio. "Ha salvato altri, perché ora non salva sé stesso?". L’amore dimentico di sé stessi è il segno che contraddistingue la Sposa di Cristo ed il vero motivo di tutte le sue imprese missionarie. Vi sono, naturalmente, coloro che si occupano così tanto della "vigna" del proprio corpo, tanto da trascurare "la vigna" dell’anima.

 

VII. Il suo appello

"Dimmi, o tu che il mio cuore ama" (7). Prima diceva: "Mi baci Egli…", poi "*Attirami", ora dice "Parlami". L’appello è rivolto a Colui che è oggetto del Suo amore. Questo indica un’esperienza progressiva. L’appello è rivolto a Colui che è oggetto dell’amore dell’anima. Non c’è "altro nome" per lei. Coloro che amano il Signore devono amarlo con tutto il loro cuore. Fa’ così tre richieste:

1. Il cibo. Dimmi "dove pascoli il gregge" (7). Questo implica che Egli abbia un gregge, e che Egli se ne prenda cura. Il gregge gli era stato dato dal Padre, era stato redento con il Suo sangue, e è nutrito dalla Sua Parola. Egli nutre il Suo gregge dove Egli stesso si trova come Pane della vita (Gv. 14:21). L’anima redenta dal Signore e che ama il Signore, cerca la comunità cristiana, desidera rendere culto al Signore in sua compagnia, dovunque essa si trovi, perché vuole essere nutrita dal Suo Signore insieme a loro.

2. Il riposo. "dove lo fai riposare a mezzogiorno" (7). Il popolo di Dio non ha bisogno solo di cibo, ma pure di riposo. Essa sente di aver bisogno di entrambi, e li cerca. Vuole riposare a mezzogiorno quando ilo calore è più forte, cioè da circostanze gravose e difficili. Dove può trovare riposo? All’ombra del Suo amore e della Sua fedeltà.

3. "Perché mai dovrei io essere come una donna velata presso le greggi dei tuoi compagni" (7). Essere "velata" significa essere sconosciuta agli altri. Il Signore ha molti compagni – compagni della domenica – ai quali questa sposa devota è sconosciuta. Chiede così: "Perché io dovrei loro essere sconosciuta?". Il suo cuore anela la comunione di tutti coloro che professano amare il Signore. Ahimè, però, la vera sposa di Cristo è ancora velata per coloro che hanno solo un’apparenza di pietà, un’apparenza di fede, coloro che non conoscono la potenza dell’Evangelo. Questo è veramente stupefacente per ogni sincero seguace di Cristo.

 

Conclusione

Non vi può essere vero cristianesimo senza un intenso e personale rapporto con il Signore Gesù Cristo all’interno della compagnia di coloro che Egli ha riscattato, la comunità cristiana. Quanto spesso noi ci accontentiamo di apparenze! Si tratta però di illusioni, quelle che ci facciamo, perché è solo la comunione personale con il Signore Gesù all’interno della comunità cristiana che veramente "ci salva".

E’ tipico di oggi disprezzare il serio e responsabile contratto, patto, del matrimonio, in favore di una "unione libera", o convivenza. E’ un grave errore, questo, che si riscontra anche in ambito spirituale. Quante sono le persone che vorrebbero dichiararsi cristiane, ma sono prive di un reale rapporto personale con il Signore, un rapporto serio basato su un impegno d’amore e di ubbidienza? Quante sono le persone che si dichiarano cristiane e che ritengono di non aver bisogno della comunità cristiana, di frequentarla e viverla seriamente e regolarmente? Anche in questo caso si tratta di un’illusione, di un falso, di qualcosa che agli occhi di Dio, come ci ha rivelato dalla Sua Parola, non regge e non potrà mai reggere.

Gesù stesso disse: "Non chiunque mi dice: "Signore, Signore" entrerà nel regno dei cieli; ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Molti mi diranno in quel giorno: "Signore, Signore, non abbiamo noi profetizzato nel tuo nome, e nel tuo nome scacciato demoni e fatte nel tuo nome molte opere potenti?" E allora dichiarerò loro: "Io non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi tutti operatori di iniquità"" (Mt. 7:21-23). Già "pensavamo" di essere cristiani, ma un giorno il Signore ci dirà "Chi siete? Io non vi ho mai conosciuti", voi non avete mai avuto un autentico rapporto con me! Sarà questa la fine delle nostre illusioni?

Oppure saremo come la sposa del Cantico dei Cantici, che riceverà un caloroso incoraggiamento e benvenuto da parte del Suo Signore, come troviamo al termine del primo capitolo, dove lo sposo accoglie la sposa dicendole più volte: "Amica mia!".

Cerchiamo con tutto noi stessi un rapporto personale con il Signore e Salvatore Gesù Cristo, come Egli cerca noi ed il nostro amore. Solo questo è ciò che importa e …naturalmente, come direbbe l’apostolo Paolo, prendiamo del meraviglioso rapporto dell’anima credente con il Suo Signore e facciamolo diventare la base dei nostri rapporti umani!

(Paolo Castellina, giovedì 7 settembre 2000. Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla versione Nuova Diodati, edizioni La Buona Novella, Brindisi, 1991).

 

Letture bibliche

1. Salmo 18 – Ti amo, o Signore.

2. Salmo 26 – Io amo la dimora della casa del Signore.

3. Efesini 5:15-33 – L’amore di Cristo per la Sua Chiesa.