Un termine sconosciuto, un peccato attualissimo: l’accidia


Una "malattia" moderna

Inquadramento complessivo. Vorrei descrivervi una persona, spesso rappresentato in caricatura dalle vignette umoristiche. E’ un uomo grasso e in canottiera, sdraiato su una poltrona, davanti ad una televisione accesa, a lato vi è un sacchetto di patatine o noccioline che ogni tanto prende a manciate, dall’altro un bicchierino di whisky. Tutto intorno a lui vi è un gran disordine e sporcizia. In cucina vi è un cumulo di piatti da lavare da giorni, panni sporchi per terra attendono di essere messi in lavatrice. Insomma: un disastro! Forse questa è un’immagine limite, ma… avete mai incontrato qualcuno che "cammina trascinandosi stancamente", pur essendo perfettamente sano, e quello che deve fare non lo fa mai bene, ma sempre di malavoglia, una persona negligente? Conoscete una persona svogliata, con scarsa forza di volontà ed energia? E’ una persona apatica ed inerte, pigra, indolente, oziosa, abulica, fiacca, incostante... E’ una persona "menefreghista" che non le importa di niente e di nessuno, indifferente, che ha sempre addosso una sorta di torpore che le impedisce di iniziare persino quello che pur sa essere bene per sé stessa. Dice sempre: "…e chi me lo fa fare". E’ una persona spesso annoiata, ma che non vuole nemmeno far nulla per vincere la sua noia… Non la vedrete mai prendere un libro in mano, magari, ogni tanto, qualche insulsa rivista illustrata. Se poi pensiamo a quelli che comunemente si chiamano "doveri religiosi", per carità, "Troppo sforzo", dice, per evitare l’impegno che la loro osservanza richiede, anzi, detesta i beni spirituali, dà un cattivo esempio, è attaccata oltre misura alle comodità e persino si arrabbia contro i buoni, i giudiziosi, gli zelanti, gli operosi… Assomiglia alla "pesantezza" che spesso prende dopo pranzo, quando è comune, come si dice "fare la siesta", cosa che, in certi paesi dura fino alle cinque del pomeriggio…

Questa è la descrizione sommaria di un peccato capitale denominato ignavia, o meglio accidia, uno dei sette, che stiamo esaminando in questo periodo.

Malattia? Quella dell’accidia è, in molti modi, una "malattia moderna" anche se dire "malattia" potrebbe "scusarla", quasi che fosse inevitabile. Meglio si dirette un peccato moderno perché senza dubbio implica responsabilità.

Anche senza andare ai limiti dell’immagine caricaturale che vi ho descritto prima, l’accidia è caratterizzata da mancanza di ideali e di passioni, soprattutto di passione per la verità, concetto questo quanto mai impopolare oggi, dove, appunto, si nega che esistano verità oggettive. Ci si appassiona oggi, al massimo, per lo sport, cosa futile e vana, per la quale è veramente sciocco, per questo si, "scaldarsi tanto". Molto attuale questo, non è vero?

Mancanza di finalità. Il peccato dell’accidia non è semplice pigrizia, ma anche mancanza di intenso lavoro per giungere a qualche obiettivo. Viviamo in un mondo caratterizzato dalla noia, dal torpore, dalla depressione. La grande maggioranza delle persone non ha nessun impulso di fondo che dia significato alla loro vita: dovrebbe essere Dio, ma Dio e "la religione" vengono respinti oggi come una "inutile preoccupazione" che solo, si dice, dà origine a dispute e guerre. "Meglio", quindi, il nulla o il banale, l’indifferenza, il vuoto, quel vuoto che fa anche delle nostre persone dei "vuoti a perdere".

Indaffarati si, ma…. Il peccato mortale dell’accidia non è solo pigrizia, ma anche freddezza di spirito, morte interiore. E’ un peccato di omissione, non qualcosa che si commetta. Dire questo ci sembra assurdo soprattutto per il fatto che siamo una società indaffarata, affannata, irrequieta, ansiosa, che si muove velocemente, che rende culto al successo, piena di ulcere, di esaurimenti nervosi e suicidi, orientata alla "performance", una società del tipo dell’evangelica Marta. Come si potrebbe mai dire che siamo pigri? Eppure si fa e fa, ma più spesso si gira a vuoto come una giostra. Siete mai stati su una giostra? Sono belle automobiline, ma dove vanno? Da nessuna parte! Non ho detto che siamo pigri, ma accidiosi, o come disse il famoso teologo S. Tommaso, privi di gioia quando messi a confronto con Dio come nostra suprema gioia. Si potrebbe spesso dire che non solo siamo una società piena di accidia, ma pure una Chiesa accidiosa!

Non essere produttivi. L’accidia è un peccato ricorrente, tanto ricorrente che molti non lo ammetterebbero nemmeno. "Io sempre molto da fare", dice qualcuno, questo peccato non mi riguarda!". Eppure l’essere indaffarati, in movimento costante, non vuol dire essere produttivi, produttivi di cose buone e durevoli. Si può essere molto indaffarati e accidiosi, che hanno il motore acceso e fanno molto fumo, eppure sono ferme, non portano da nessuna parte (e inquinano!). Molti di noi se fossero milionari, sarebbero ben capaci di sprecare tutto, senza investire in nulla di utile! Accidia. "Se vincessi al lotto, non lavorerei più. Mi godrei davvero la vita!". Davvero? Ho l’impressione che anche in quel caso saremmo più annoiati che mai, diventeremmo spiritualmente dei miserabili, ancora di più accidiosi! Quando non abbiamo alcuno zelo per il lavoro, nessuna passione per lo sforzo, nessun apprezzamento per le realizzazioni di valore, allora siamo malati di accidia, una malattia /peccato mortale.

Noia. La noia è uno dei segnali dell’accidia. Sapevate che la parola "noia" non è mai esistita prima se non solo recentemente? Come può essere che noi viviamo in una società che ha addomesticato tecnologicamente così tante cose, che si diverta con tanto lusso, che possieda così tanti giocattoli, eppure che sia annoiata? Come mai i nostri figli che giocano con aggeggi che costano migliaia di franchi si sentono annoiati e non sanno che fare, mentre un tempo ci si divertiva con due bastoncini ed una pietra?.

Mi annoio, non so che fare", dice lo scolaro tre settimane dopo l’inizio delle vacanze, e forse prima. Ma anche a scuola: "Che noia la matematica!". L’adolescente non presta nemmeno la minima attenzione alla predica perché, dice, "è noiosa", cioè non è scintillante come se il presupposto del valore di una qualsiasi cosa fosse la misura in cui fosse "divertente", e che il principale diritto umano fosse l’eccitazione permanente! Alcuni adulti, che non sono mai, in realtà, cresciuti, fanno la stessa cosa. Alcuni chiedono il divorzio dal proprio partner, perché il loro matrimonio è diventato "noioso"… Certo, ci deve essere gioia nel matrimonio, ma ci aspettiamo forse che debba essere sempre "un parco di divertimenti"? A me sembra un concetto un po’ limitativo… Tutto questo è segno dell’accidia all’opera!

La pensione? Alcuni hanno un solo e grande sogno "la pensione", in cui non dovremo più lavorare "con il sudore della nostra fronte". Ho l’impressione che questa utopia sia solo un’illusione, un auto-inganno. Se questo fosse vero, allora la maledizione di Adamo sarebbe solo temporanea e curabile con "la pensione". Molti però avranno un crudo risveglio, per il quale l’Evangelo dell’accidia non li ha preparati, quando andranno in pensione, e "La pensione" diventerà solo l’anticamera di un periodo della vita vuoto e insulto, anticamera della morte. Scopriranno di non essere liberi dalle responsabilità, e che neanche con la migliore pensione nessuno di noi può vivere solo per sé stesso. Solo una peccaminosa accidia di può spingere a pensare che sarebbe così.

Mortale. Avete mai avuto la tentazione all’accidia? E’ comune. L’accidia rifiuta di esercitare la volontà verso il bene, verso l’ideale, cosa che invece, all’opposto, fa la fame e la sete per la giustizia. E’ mortale perché diventa "un’afflizione oppressiva che pesa sulla mente dell’uomo affinché non voglia che eserciti alcuna virtù" (Fairlie). Il libro dei Proverbi dice: "Dormire un po' sonnecchiare un po' incrociare un po' le braccia per riposare, così la tua povertà verrà come un ladro, e la tua indigenza come un uomo armato" (Pr. 6:10,11). Questa indolenza dello spirito umano è davvero micidiale, omicida! E infetta anche le chiese!

I Rimedi

Consideriamo alcuni rimedi biblici per l’accidia.

Il lavoro è un valore

Creati per lavorare! In Genesi 1 vediamo come l’accidia, intesa come ozio, non sia qualcosa per cui Dio aveva creato l’uomo. In paradiso, non contaminato dal peccato, non era sinonimo di ozio, ma di lavoro e di lavoro. Vi suona male, questo? Eppure il lavoro faceva parte delle gioie del Paradiso! Dio, infatti, aveva creato Adamo, lo aveva posto in un giardino: "perché lo lavorasse e lo custodisse" (Ge. 2:15). Nelle prime fasi della storia umana, era praticamente impossibile non lavorare, perché a tutti era richiesto un onesto lavoro. Il lavoro è diventato una maledizione solo quando è stato contaminato dal peccato. Eppure, col proseguire del tempo, alcuni presero la via dell’accidia, altri di un atteggiamento accidioso nel contesto del lavoro stesso, quasi come facile ma ingannevole scappatoia alla maledizione del lavoro!

Riposo si, ma…Il quarto comandamento, non ci comanda solo di riservare un giorno su sette al riposo, ma anche di svolgere nel resto della settimana, un lavoro legittimo. Fa parte dell’immagine di Dio che noi portiamo, quella di essere coinvolti in un lavoro significativo, un lavoro che implichi progettazione ed adempimento, pensiero ed azione, sforzo, come pure soddisfazione. Se questo ci viene tolto, troveremo difficile esprimere la nostra somiglianza con Dio.

Industriosità. La letteratura sapienziale dell’Antico Testamento, parla molto chiaramente dei pericoli dell’accidia. Proverbi 6:6 dice: "Va' dalla formica, o pigro, considera le sue abitudini e diventa saggio". La formica lavora coscienziosamente e coerentemente: questo è da imitare. Iddio crede che noi si possa imparare dagli insetti! E ancora: "L'anima del pigro desidera e non ha nulla, ma l'anima dei solerti sarà pienamente soddisfatta ... Il pigro non ara a causa del freddo; elemosinerà quindi al tempo della raccolta, ma non avrà nulla. ... Il pigro dice: «C'è un leone nella strada, c'è un leone per le vie!». Come la porta gira sui suoi cardini, così il pigro sul suo letto.... Il pigro affonda la sua mano nel piatto, ma si stanca persino a portarla alla bocca... Il pigro si crede più saggio di sette persone che danno risposte assennate. ...Come la porta gira sui suoi cardini, così il pigro sul suo letto… Il pigro affonda la sua mano nel piatto, ma si stanca persino a portarla alla bocca, Il pigro si crede più saggio di sette persone che danno risposte assennate" (Pr. 13:4; 20:4; 26:13-16, 14-16). Contrariamente alla concezione moderna prevalente, il lavoro è qualcosa di nobile. Per tutta la Bibbia si presume che ogni individuo abile viva una vita produttiva e di lavoro. E’ peccaminoso, nella Bibbia, non fare così.

Nella normale prospettiva di Cristo

Nelle parabole. In diverse Sue parabole Gesù parla della nobiltà del lavoro: (1) La persona che riceve dei talenti deve investirli affinché aumentino. (2) Anche il ricco proprietario di granai (frutto del suo lavoro), viene rimproverato non perché abbia lavorato duramente e si sia arricchito, ma perché esagerava il valore del lavoro e della ricchezza. (3) Il buon pastore non è indolente e indifferente, ma va a cercare anche quella sola pecora perduta. (4) Il figliol prodigo ritorna, e si aspetta che possa lavorare nei campi. (5) La perla di gran prezzo non rotola da sola fin sotto i piedi di chi la cerca, ma questi deve fare sforzo e sacrificio per assicurarsela.

Nobiltà dell’impegno. Nell’insegnamento di Gesù l’impegno e lo sforzo è qualcosa di nobile, e mai Gesù raccomanda l’inattività, o di "lasciare che le cose vadano come vadano". Lo stesso Gesù era cresciuto in una famiglia di lavoratori. Suo padre era falegname, e da quanto possiamo sapere, il Salvatore aveva lavorato come operaio carpentiere – non era un manager di classe media, né un direttore d’azienda, né un insegnante. Naturalmente queste ultime occupazioni certo non sono sbagliare. Il lavoro onesto è buono. I discepoli di Gesù vengono chiamati pescatori, contadini, esattori delle imposte – più tardi un medico (Luca) e altri. Nessuno di loro scansava il lavoro. L’apostolo Paolo, predicatore itinerante, si sosteneva producendo tende. Nessuno dei personaggi biblici viene dipinto come inattivo, indolente, o pigro.

Apostoli e lavoratori. Di fatto, per proteggersi contro l’accidia, Paolo e alcuni fra i primi missionari, avevano un lavoro regolare. La Didaché, un manuale della Chiesa primitiva cita l’accidia come segno distintivo dei falsi profeti. Se un uomo afferma di essere profeta, e non lavorava come gli altri, non doveva essere sostenuto dalla chiesa.

Al termine del Nuovo Testamento, due brani in particolare condannano l’accidia: "Ma se uno non provvede ai suoi e principalmente a quelli di casa sua, egli ha rinnegato la fede ed è peggiore di un non credente" (1 Ti. 5:8). Questa forte condanna viene riservata a coloro che professavano la fede e questa non era confermata dalle loro azioni. I cristiani devono provvedere a quelli di casa loro. "Infatti, anche quando eravamo tra di voi, vi ordinavamo questo: se qualcuno non vuol lavorare neppure mangi" (2 Ts. 3:10).

Accidia nella vita spirituale

Ancora più mortale non è solo l’accidia o la pigrizia nel lavoro, ma l’accidia nella vita spirituale.

La chiesa di Laodicea. Apocalisse 3 ci parla dei pericoli dell’accidia nella vita spirituale. In questo caso si parla di una chiesa come "tiepida". La "tiepidezza" è più o meno un sinonimo di accidia, e questo può farci comprendere molto della sua situazione. La Chiesa di Laodicea, molto probabilmente era stata fondata durante il secondo viaggio missionario di Paolo dal 52 al 54 d. C. L’Apocalisse fu scritta una generazione più tardi. La chiesa di Laodicea si era ingrandita e godeva di un certo successo e vigore spirituale. Al tempo di Giovanni, però, era caduta in un fango di torpore spirituale, di lassismo e di letargo, ed in questo languiva. Giovanni, consulente spirituale, era dell’opinione che persino un periodo di morte spirituale fosse preferibile ad uno di inattività e di accidia. Ecco la raccomandazione che le fa: "Io conosco le tue opere, che tu non sei né freddo né caldo. Oh, fossi tu freddo o caldo! Così, perché sei tiepido e non sei né freddo né caldo, io sto per vomitarti dalla mia bocca. Poiché tu dici: Io sono ricco, mi sono arricchito e non ho bisogno di nulla e non sai invece di essere disgraziato, miserabile, povero, cieco e nudo. Ti consiglio di comperare da me dell'oro affinato col fuoco per arricchirti, e delle vesti bianche per coprirti e non far apparire così la vergogna della tua nudità, e di ungerti gli occhi con del collirio, affinché tu veda".

Dio la detesta. Dio sembra detestare particolarmente l’insipidezza dell’accidia spirituale. Meglio morti che accidiosi. Dio è nauseato da questo comportamento. Ci può cullare e far fare sonni beati, ci può privare di qualsiasi passione, e lasciarci come un corpo senza vita. L’accidia è davvero mortale! Non c’è cosa peggiore agli occhi di dio di una religione ipocrita e formale: questa sì che ê disgustosa e vomitevole! Un commentatore scrive: "Avere abbastanza religiosità per nascondere il bisogno di una fede vivente, è condizione peggiore che non avere alcuna fede. Un ateo onesto è più accettabile al Signore che una persona religiosa compiaciuta di sé stessa… L’accidia viene spesso espressa in questo mondo sotto l’etichetta "rispettabile" della ‘tolleranza’. All’inferno, però, è chiamata ‘disperazione’. E’ il peccato di chi non crede in nulla, non gli importa di nulla e non cerca di conoscere nulla, non gode di nulla, e rimane in vita solo perché non c’è nulla per cui potrebbe morire" (Henry Fairlie).

Ad ogni età. La scuola è diventata accidiosa, quando crede di non insegnare se non quando vengono usati molti audiovisivi che divertano ed affascinino gli studenti… quando non si esige l’impegno della ricerca, dell’iniziativa personale, dell’apprendimento a memoria, quando si svolge meccanicamente "un programma" senza stimolare la creatività, l’intelligenza, le domande, la discussione. Come marito posso essere accidioso se non mi interesso nell’andamento della casa. I bambini sono accidiosi quando non sono disposti a compiere in casa anche i servizi più piccoli, se non sbuffando, a malavoglia, e dopo averli sgridati. Talvolta ancor meno si riesce a mobilitarli per attività di chiesa o qualsiasi altra partecipazione ad attività "degli adulti".

I predicatori. I predicatori sono accidiosi , pigri, quando si appoggiano solo sul passato o sul lavoro altrui, invece che una pietà vitale, solo riciclando racconti e sermoni dal loro archivio… Quando la vita spirituale del pastore stesso è arida, e non cerca di porvi rimedio, allora è accidioso. E quei predicatori che rifiutano di crescere teologicamente, di conformarsi alle verità della Scrittura – anche a quelle più difficili – sono accidiosi. Un pastore è accidioso quando considera il suo ministero solo come una professione regolata da un preciso orario... oltre il quale "non c’è per nessuno".

I membri di chiesa. I membri di chiesa sono accidiosi quando pensano che basti andare al culto "solo ogni tanto", o quando pretendono servizi che essi stessi non sono pronti a rendere agli altri. Essi sono accidiosi quando ritengono di non dovere partecipare allo studio biblico infrasettimanale. Infatti hanno sempre di meglio da fare, ma, in realtà, preferiscono non pensare… non crearsi "grattacapi", non dover essere messi di fronte a precise responsabilità, iniziative, "dover cambiare". Per non partecipare inventeranno sempre le scuse più inverosimili. Accidia.

Ricerca del sensazionale. Ogni qual volta l’unica cosa che ci può motivare è l’intrattenimento o il sensazionalismo (magari i miracoli – spettacolo), allora probabilmente siamo vittime di accidia. "Vieni al chiesa, c’è un predicatore famoso, …un magnifico coro, …dopo vi sarà un rinfresco, …la musica, …un’escursione…": questo significa compiacersi e coltivare l’accidia. Non si viene a culto …perché vi sarà, durante o dopo, da divertirsi. Il culto non è qualcosa "da sopportare", perché dopo vi sarà… (aggiungete voi il seguito). Non è che passi loro per la testa che il culto non è intrattenimento, ma impegno e seria riflessione? E’ come la reazione di alcuni che usufruiscono dell’aiuto caritatevole dell’Esercito della Salvezza: "Dovremo subirci una predica, ma almeno avremo da mangiare e un tetto sotto il quale dormire!". Accidia.

L’edonismo. L’edonismo è figlio dell’accidia. Una vita che sia motivata solo dal piacere, quella persona che siede e che aspetta di essere solleticata dal piacere o dalla passione, è una persona accidiosa. E quest’accidia può portare a molti altri peccati. L’accidia è "l’odio delle cose spirituali che implichino sforzo", è essere "scansafatiche" in materia spirituale o in qualsiasi cosa promuova la nostra elevazione umana e culturale. L’accidia è avere anche molte belle idee (per il lavoro o il ministero), ma non andare mai oltre e di fatto fare qualcosa, impegnandosi personalmente, per realizzarle. La pigrizia che ci spinge a non intraprendere nulla che pur sarebbe nei precisi propositi di Dio, è pure accidia. L’accidia non cerca di sapere come si faceva in passato, né adotta uno studio che sia troppo difficile. Intraprenderà solo ciò che è facile e comodo, o ciò che già abbiamo fatto altre volte.

Mai prendere posizione. Un’altra forma particolarmente devastante di accidia è quella di non prendere mai posizione su niente e su nessuno. Questa è spesso equivocata comodamente come "tolleranza". L’indifferenza è madre di ogni eresia! Se noi non crediamo a qualcosa in modo abbastanza forte da muoverci oltre l’indifferenza, allora noi siamo accidiosamente morti. Se diventiamo indifferenti alle cose del Signore – quale che sia la fonte o causa di tale indifferentismo, allora siamo colpevoli di accidia. Quante volte si sente dire: "Non è giusto dissentire da altri cristiani… Ognuno ha la propria interpretazione dei fatti". Così facendo noi dimostriamo solo accidia. Minimizziamo le preziose verità di Dio. Altre volte si sente ripetere la banalità di chi dice: "Unità nelle cose essenziali, libertà in quelle non essenziali, e la carità in ogni cosa": ma è volontà di Dio?

Una cura per l’accidia

Come si può curare l’accidia? Quando uno è consapevole di essere afflitto da questa malattia, da questo peccato, che può fare? Accogliere la Persona e l’Opera del Signore e Salvatore Gesù Cristo, e lasciarsi da essa rigenerare. L’opera di Dio in Cristo è, infatti, un’opera di rivelazione e di nuova nascita.

Una presa di coscienza. Essa, in primo luogo ci fa prendere coscienza di chi siamo. Mi viene in mente la famosa frase del comico Totò, che diceva: "Siamo uomini, o caporali?", in altre parole: siamo esseri umani, creature nobili dotate di immense capacità per il bene, oppure siamo delle "bestie", dei "molluschi", "dei vegetali"? Dante Alighieri diceva: "Fatti non foste per vivere come bruti, ma per seguire virtude e conoscenza". Si, dobbiamo essere consapevoli di chi siamo: creature fatte ad immagine e somiglianza di Dio, le quali possono trovare solo in questo la migliore realizzazione di sé stesse. Questa somiglianza con Dio vuol dire condividere con Lui la creatività, l’attività finalizzata all’edificazione del meglio in noi e intorno a noi, con Dio, con gli altri, con la natura…

Un nuovo modo di pensare. In secondo luogo Iddio ci rivela ed instilla un nuovo modo di pensare, di vedere le cose: dobbiamo denunciare e rifiutare il modo di pensare di questo mondo. L’accidia è nichilismo, degradazione, la filosofia del suicidio, della distruzione, la filosofia che Satana stesso vuole instillarci, perché lui vuole distruggerci essendo, infatti, menzognero ed omicida per natura. Accetteremo forse i suoi "consigli"? Ci vorrebbe dire: "Il suicidio e la distruzione a livello individuale e sociale, è la …migliore soluzione". No. Rifiutiamo il modo di pensare di morte in vigore in questo mondo, le menzogne della filosofia nichilista. Si dice: "Si lavora per mangiare, e si mangia per lavorare", cioè un circolo vizioso vano, inutile, ripetitivo: l’insipida esistenza di molti nostri contemporanei. No.

Una prospettiva per vivere. Il Salvatore Gesù Cristo ci dà prospettive meravigliose e concrete (non utopie irrealizzabili).L’accidia è l’atteggiamento di chi non ha né fede, né speranza, né amore (se non per sé stesso), di chi non vede senso alcuno alla propria vita, se non vivere "godendosi" tutto il possibile nel tempo che abbiamo a disposizione, arraffando ogni momento possibile di godimento: tutto il resto sarebbe vanità, illusione, il nulla… No, la nostra identità di creature umane è chiaramente definita da Dio stesso, come pure la finalità della storia, la quale non è "circolare" come alcuni dicono, ma ha un obiettivo preciso davanti a sé. Iddio ci ha rivelato il fine a cui tutto tende e al quale noi tutti dobbiamo consapevolmente tendere. Il vero cristiano ha affidato completamente sé stesso al Signore e Salvatore Gesù Cristo: "in cui abbiamo la redenzione per mezzo del suo sangue, il perdono dei peccati secondo le ricchezze della sua grazia, che egli ha fatto abbondare verso di noi con ogni sapienza e intelligenza, facendoci conoscere il mistero della sua volontà secondo il suo beneplacito che egli aveva determinato in se stesso, per raccogliere nella dispensazione del compimento dei tempi sotto un sol capo, in Cristo, tutte le cose, tanto quelle che sono nei cieli come quelle che sono sulla terra." (Ef. 1.7-10).

Da risuscitare come Lazzaro. E’ vero, in noi stessi non abbiamo la vera vita, né volontà, né energia… Siamo come Lazzaro "morto da tre giorni" e già "puzzolente", che Cristo, con voce potente chiama: "Lazzaro, vieni fuori!". Noi siamo nella "posizione" di Lazzaro, e quando la Parola di Cristo ci giunge con potenza, essa ci scuote e ci dona nuova vita. La Scrittura dice: "poiché Dio è colui che opera in voi il volere e l'operare, per il suo beneplacito" (Fl. 2:13). La predicazione fedele della parola di Cristo e la preghiera, infatti, può veramente fare meraviglie e farci vedere lo Spirito Santo trasformare anche gli "zombie viventi" della nostra generazione, le "ossa secche" di cui parlava il profeta Ezechiele e trasformarle in un’armata di carne ed ossa, vivente ed operante!

Un diverso stile di vita. Ed allora la persona rigenerata da Dio cambia il suo stile di vita, si da fare per la Sua gloria e per il benessere nostro ed altrui. Efesini 4:28 dice: "Chi rubava non rubi più, ma piuttosto si affatichi facendo qualche buona opera con le proprie mani, affinché abbia qualcosa da dare a chi è nel bisogno". Interessante qui il fatto che non lavorare e non operare il bene, in realtà equivalga al rubare. Questa persona assumerà nuove caratteristiche morali e spirituali, soprattutto la fortezza, la fermezza, la forza morale, la forza d’animo, il coraggio. Questa virtù è di solito accoppiata a questo vizio, indicando che l’accidia è in parte dovuta alla mancanza di coraggio.

Fame e sete di giustizia. La persona rigenerata da Dio avrà un’attiva fame e sete di giustizia. Gesù disse infatti: "Beati coloro che sono affamati e assetati di giustizia, perché essi saranno saziati" (Mt. 5:6). La lotta per la giustizia, infatti, non è mai vana. Oltre che ad essere una nobile caratteristica della creatura umana, fatta ad immagine di Dio, la giustizia non è un’utopia, ma una reale possibilità, per cui si può dire che lottare per essa "ne valga la pena". Nelle beatitudini Gesù parla di una persistente fame e sete di giustizia. Gesù credeva che dovremmo avere in noi stessi un desiderio intenso ed insoddisfatto di giustizia. Ho notato una cosa in chi è affamato ed assetato di giustizia: in loro questo sentimento non si estingue mai e non cadono mai nell’accidia, il loro fuoco continua ad essere alimentato da Dio.

Con tutto noi stessi! La persona rigenerata da Dio tramite la fede in Cristo vigorosamente comprenderà e praticherà con vigore il comandamento principe che Dio ha dato all’essere umano: "Tu amerai dunque Eterno, il tuo DIO, con tutto i tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta a tua forza. E queste parole che oggi ti comando rimarranno nel tuo cuore" (De. 6:5,6).

Una possibilità in Gesù. La lotta, dunque, contro il peccato dell’accidia, dell’apatia, dell’indifferenza, vero e proprio peccato mortale, può trovare risposta solo nella Persona e nell’Opera di Gesù Cristo, ed allora la nostra vita personale e sociale cambierà del tutto aspetto. Per questo lottiamo, per questo lavoriamo con speranza. La speranza cristiana non è un’utopia e un’illusione. Ciò che la Bibbia ci annuncia è verità concreta. "…dice tutto questo per noi? Certo queste cose sono scritte per noi, perché chi ara deve arare con speranza, e chi trebbia deve trebbiare con la speranza di avere ciò che spera" (1 Co. 9:10). Che così possa essere per ciascuno di noi. Amen.

(Paolo Castellina, sabato 12 agosto 2000. Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla versione "La Nuova Diodati", edizioni La Buona Novella, Brindisi, 1991).

I test biblici

1. Salmo 119:137-144

2. Ezechiele 34:1-23 (lassismo dei pastori, ma non solo…)

3. Apocalisse 3:14,22 (la chiesa di Laodicea); Matteo 5:6 (affamati di giustizia)


Le predicazioni del past. P. Castellina

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