Lei non sa chi sono io!

(il peccato di superbia)


Alla radice di tutti i problemi

Alla radice di tutti i problemi di cui l’umanità soffre, stanno quelli che il pensiero cristiano, fin dall’antichità, ha chiamato: i sette peccati (o vizi) capitali.

Perché “capitali”? Perché ognuno di essi, si può dire, è “capo” o "padre" di tanti altri (senza contare quelli che non sono ad essi riconducibili). Per questo sono detti "capitali", perché sono all’origine di altri vizi, e perché hanno il potere di assoggettare – come un capo che comanda – le altre energie della persona e metterle al servizio dei propri obiettivi. Essi sono detti anche “mortali” perché “uccidono” la radice stessa della vita personale e sociale.

Ognuno di questi peccati, si può dire, è un insieme,“un esercito di parassiti” che si annidano nelle pieghe della natura dell’uomo e corrodono la sua umanità, svuotandola, come i tarli svuotano il mobile d’arte e lo riducono a una fragile parvenza che poco alla volta si affloscia su sé stessa.

Quali sono i sette peccati capitali? Sono: (1) la superbia, (2) l’avarizia, (3) la lussuria, (4) l’ira, (5) la gola, (6) l’invidia, e (7) l’accidia.

Dante Alighieri (1265-1321), nella sua Divina Commedia, ne ha fatto altrettanti gironi dell’inferno, nei quali ha distribuito tutti i peccatori. Prima ancora, però, ne parla autorevolmente la Bibbia, la quale di essi e della loro dinamica distruttiva, ci vuole far prendere coscienza, affinché da essi ci ravvediamo, attingendo alle forze che Iddio ci fornisce per liberarcene. Famoso perché ne tratta ampiamente è anche lo scrittore inglese Geoffrey Chaucer (1340-1400), nei suoi “I racconti di Canterbury”.

Di questi sette peccati capitali desidero farne sette diverse predicazioni perché di queste sette “malattie mortali” dobbiamo e possiamo esserne guariti, e questo è il meraviglioso annuncio dell’Evangelo di Gesù Cristo.

Il fenomeno della superbia

Esempi proverbiali. Oggi parleremo, dunque, della superbia. E’ proverbiale l’immagine di quel politico, facoltoso industriale, o “commendatore” che viene fermato dalla polizia per aver commesso un’infrazione del codice stradale e sta per essere multato, e che risponde al poliziotto: “Lei non sa chi sono io!”, come se avere una vera o presunta posizione di prestigio nella società esonerasse dal rispetto stesso delle leggi e dal pagamento di multe o, peggio, delle tasse. Si dice talvolta di chi si ritiene importante e che ambisce a posizioni di prestigio: “Quello li ha la puzza sotto il naso”, “quello la pensa di essere chissà chi, ma chi si crede d’essere?”. Vantare dei privilegi veri o presunti, ritenersi grandi, importanti, fare sfoggio di ricchezza, pretendere che tutti …si inchinino al loro passaggio, è un’espressione di superbia e di arroganza.

Radice e ramificazioni. La superbia è il primo dei sette peccati (o vizi) capitali. Forse il primo fra tutti i peccati. Alcuni sono persuasi che esso stia alla radice di ogni altro peccato, come una pianta parassita e velenosa. Da esso, infatti, crescono molte ramificazioni: arroganza, vanagloria, vanità, villanteria, presunzione, ambizione, impudenza, insolenza, impazienza, permalosità, ostinazione, prepotenza, ostentazione, disobbedienza, irriverenza, disprezzo per gli altri, spirito di contesa, egoismo, ipocrisia e altri ancora.

Apprendiamo dal vocabolario. Il vocabolario della lingua italiana parla della superbia come di orgoglio smodato, esagerata considerazione di sé e dei propri meriti accompagnata da ambizione eccessiva e da scarsa stima per gli altri. In altre parole: la superbia è cercare la propria eccellenza fuori di misura e con mezzi illeciti, per innalzarsi indebitamente sopra gli altri e sottrarsi completamente a Dio. Da essa sono nati i proverbi: la superbia è figlia dell’ignoranza, perché il sapere abitua all’umiltà; come pure: la superbia andò a cavallo e tornò a piedi, detto di persona superba che ha subito uno smacco, oppure, più genericamente, per ammonire tutti che una sconfitta, un’umiliazione prima o poi arriva a smascherare l’eccessiva presunzione di sé. Sinonimi sono: la presunzione, l’immodestia, la protervia, la vanagloria, la sicumera, la boria, l’alterigia, la tracotanza, la sufficienza. Superbo, quindi è detto di persona che ha sentimento di superbia, che presume eccessivamente di sé e lo dimostra con l’ostentare modi sprezzanti, arroganti. A questo concetto si collega il termine orgoglio, il quale ha anche un significato negativo: il sentimento procedente da eccessiva stima di sé o poca o nessuna degli altri.

Universalità della superbia. Possiamo vedere la superbia dappertutto, in ogni angolo dell’esistenza umana. Cresce nei corridoi del potere ed in ogni villaggio del nostro paese, fra ricchi e poveri indifferentemente. Quando un uomo vuole sempre aver ragione discutendo con sua moglie, o quando una donna ostinatamente vuole sempre averla vinta, ecco che cresce la superbia. La superbia pianta i suoi semi nei luoghi di lavoro, a scuola e nello sport: di fatto in ogni angolo dell’universo umano, dovunque l’attiva signoria di Cristo non sia presente. La superbia è caratterizzata dall’affermazione di sé stessi, dall’egoismo. Il suo opposto, la povertà di spirito, è conosciuta per la sua umiltà e per come è dimentica di sé stessa.

Della superbia, lo scrittore C. S. Lewis scrisse: “C’è un solo vizio del quale nessuno al mondo può considerarsene libero e che tutti aborriscono quando lo vedono negli altri… Non c’è difetto che maggiormente renda impopolare chi lo possiede, e del quale meno noi siamo consapevoli esservi in noi stessi. Più lo abbiamo noi stessi, più lo troviamo negli altri”.

Voler essere al posto di Dio. Il primo peccato di Satana fu caratterizzato e si manifestò in superbia. Esso sempre viola il primo comandamento: “Non avrai altri dei davanti al tuo Creatore”. Superbia è porre sé stessi prima di Dio. Essa cerca di elevarsi al di sopra di Dio, pretendere di fare a meno di Lui e della Sua legge, essere legge a sé stessi. La superbia è ostinata arroganza, arrogare a sé stessi ciò che in realtà appartiene a Dio. E’ essenzialmente sete di potere, ed è molto diffusa, non solo nei governanti. La superbia affligge anche la più comune delle persone. Non fa differenza di posizione oppure di grado. In una società che valorizza e mette al centro il potere, la superbia è al primo posto fra i peccati.

Una tentazione costante. Oggi ciascuno di noi viene continuamente tentato dalla superbia. Gran parte dello stesso ambiente in cui viviamo ci seduce con la superbia. E’ un peccato di cui dovremmo sempre esserne coscienti. Se uno mi dice di non essere superbo, allora so che davanti a me c’è uno che non conosce molto bene sé stesso.

Cerchiamo oggi, dunque la diagnosi biblica alla superbia, e pure una cura. Abbiamo bisogno di una “superbiotomia”, o almeno, un antidoto per essa!

I. La preistoria

A. Satana

Cominciamo dall’inizio. In primo luogo si può vedere la superbia nella caduta stessa di Satana, il primo “presidente dell’inferno” dalla sua condizione primordiale. La superbia è il peccato principale di Satana.

Vi sono due brani dell’Antico Testamento che ci danno un’indicazione sul motivo che indusse Satana a decadere dalla sua posizione di angelo del Signore. Satana era stato creato, come tutti gli altri angeli, con una libera volontà. Aveva la liberta di scegliere fra il bene ed il male, eppure, dopo la sua caduta, questa capacità sarebbe cambiata. Lucifero, o Satana, condusse un altro gruppo di angeli a ribellarsi contro Dio, molto prima della stessa caduta di Adamo ed Eva. Sebbene fosse stato creato perfetto (difatti alla creazione tutto era “molto buono”, Ge. 1:26), Satana si ribellò contro Dio pensando di prevalere.

Isaia. A questo allude Isaia 14. Questo testo parla del re di Babilonia. Questo re, però, segue lo stesso modello seguito da Satana. Isaia 14:12 dice: “Come mai sei caduto dal cielo, o Lucifero, figlio dell'aurora? Come mai sei stato gettato a terra, tu che atterravi le nazioni?”. Il versetto 13 ne rivela il motivo: “Tu dicevi in cuor tuo: "Io salirò in cielo, innalzerò il mio trono al di sopra delle stelle di Dio”. Anche se questo testo si applica in primo luogo al re di Babilonia, è chiaro che si tratta della descrizione di superbia, il tentativo di usurpare il posto occupato da Dio sul trono, essere al di sopra di Dio. E’ questo il “carburante” della superbia: essere al di sopra di ogni correzione o sottomissione, essere in controllo di tutto.

Ezechiele. Ezechiele 28 è il secondo brano che contiene espressioni simili. Questa volta pensieri di arroganza sono nella bocca del re di Tiro, ma è anche vero per le motivazioni di Satana: “La parola dell'Eterno mi fu rivolta dicendo: «Figlio d'uomo, innalza una lamentazione sul re di Tiro e digli: Così dice il Signore, l'Eterno: Tu eri il sigillo della perfezione, pieno di sapienza e perfetto in bellezza. Eri nell'Eden il giardino di DIO; eri coperto d'ogni pietra preziosa… la lavorazione dei tuoi tamburelli e dei tuoi flauti fu preparata per te nel giorno in cui fosti creato. Tu eri un cherubino, unto, un protettore. Io ti avevo posto sul monte santo di DIO e camminavi in mezzo a pietre di fuoco. Tu eri perfetto nelle tue vie dal giorno in cui fosti creato, finché non si trovò in te la perversità... Il tuo cuore si era innalzato per la tua bellezza; hai corrotto la tua sapienza a motivo del tuo splendore. Ti getto a terra, ti metto davanti ai re, perché ti vedano” (Ez. 28:11-17).

B. La caduta dell’uomo

Adamo ed Eva. Lo stesso è stato per Adamo ed Eva nella Caduta dell’uomo. In Genesi 3, quando Eva fu tentata, Satana, che ben si rendeva conto come tutto questo funzionasse, sedusse Eva in parte con la stessa strategia, dicendole: “DIO sa che nel giorno che ne mangerete, gli occhi vostri si apriranno e sarete come DIO, conoscendo il bene e il male” (Ge. 3:5). Il tentativo qui è di far apparire Dio solo come onnisciente, se solo potesse tenere Eva all’oscuro. L’appello qui è di conoscere tanto quanto o più di Dio. Questo fa appello alla nostra superbia. Eva ed Adamo furono tentati dal desiderio dell’indipendenza che essi avrebbero, a loro dire, ottenuto attraverso il peccato. E poi peccarono, dando spazio alla superbia.

Caino e Abele. Il peccato di superbia si diffonde nel prossimo capitolo di Genesi. In Ge. 4 Caino uccide Abele perché non vuole finire al secondo posto nella gara delle offerte religiose. Abele aveva fatto ciò che era giusto, ed aveva ubbidito a Dio, Caino avrebbe potuto semplicemente fare questo. Al contrario, diventa geloso dell’approvazione di Abele. Caino voleva quell’approvazione, e soprattutto ottenerla liberandosi di Abele. Se ne libera così con un colpo di pietra in testa. La superbia fu quella che mosse un fratello a commettere il primo fratricidio.

Lamech. Alla fine di Ge. 4, troviamo un personaggio di nome Lamech. Dopo l’omicidio commesso da Caino, Dio lo condanna a vagare senza meta senza fissa dimora. Per tutto il resto della sua vita egli sarebbe stato segnato con il marchio di omicida. Poco tempo dopo Lamech si vanta di essere sette volte più omicida di Caino. Se si permette alla superbia di avere il suo corso, essa crescerà e coltiverà altri peccati. Come ogni altro peccato radicato, esso non appassisce da solo, ma si espande fintanto che non sia mortificato.

Babele. La superbia umana si diffonde molto velocemente, come ogni erba cattiva, ed in Ge. 11 vediamo come l’orgoglio raggiunga il suo culmine. Dopo il diluvio, la società umana viene rigenerata, questa volta a cominciare con 8 persone. Dopo essersi diffusi per generazioni, essi stabiliscono una lingua universale (11:1) e cominciano a costruire una moderna torre per il culto. Rammentate a che cosa dovrà rendere culto questa torre moderna? “E dissero: «Orsù, costruiamoci una città e una torre la cui cima giunga fino al cielo, e facciamoci un nome, per non essere dispersi sulla faccia di tutta la terra»” (Ge. 11:4).

1) Costruiscono una città per protezione e sicurezza temporale inorgogliendosi delle loro realizzazioni.

2) Costruiscono una torre (uno strumento di estensione) per raggiungere, dalla terra il cielo. Era la via per la salvezza umana, raggiungere il cielo con le proprie forze. Avrebbero raggiunto l’immortalità (se avessero avuto successo).

3) Vogliono farsi un nome. Volevano una fama duratura. Noi vogliamo forse noi spesso realizzare questo o quello per essere per sempre ricordati in un panteon o in un altro? Tutto questo avrebbe loro comportato fama e lode, per le loro capacità e per il loro conforto. La torre di Babele è un monumento religioso alla superbia umana. Tristemente ancora oggi molto vogliono costruirsi simili torri.

II. La letteratura sapienziale

La sapienza della letteratura dell’Antico Testamento è molto utile per mostrarci la vera natura della superbia, come pure per esserci d’aiuto a superarla. Ecco alcuni versi del libro dei Proverbi:

 Dio detesta: “…gli occhi alteri, la lingua bugiarda, le mani che versano sangue innocente” (6:17), “Il timore dell'Eterno è odiare il male; io odio la superbia, l'arroganza, la via malvagia e la bocca perversa” (18:13); “Quando viene la superbia, viene anche il disonore; ma la sapienza è con gli umili” (11:2); “Dall'orgoglio viene solamente contesa, ma la sapienza è con quelli che danno ascolto ai consigli” (13:10); “L'Eterno distruggerà la casa dei superbi, ma renderà stabili i confini della vedova” (15:25); “Prima della rovina viene l'orgoglio, e prima della caduta lo spirito altero” (16:18); “Il timore dell'Eterno conduce alla vita; chi lo possiede dimorerà sazio e non sarà colpito da alcun male” (19:23).

III. Il Nuovo Testamento

E se non avete ancora colto l’idea, ecco alcuni esempi di superbia all’opera nel Nuovo Testamento.

A. Gesù sull’orgoglio negli Evangeli

Il figlio prodigo. Gesù, nelle Sue parabole mette in particolare rilievo il peccato di superbia. Il figlio prodigo non può tornare a casa ed essere ristabilito fintanto che egli non viene guarito dalla sua superbia. Egli deve “tornare in sé stesso” e ravvedersi.

I Farisei. I Farisei, che erano compiaciuti dei propri sforzi per essere giusti, vengono biasimati da Gesù e considerati ipocriti. Egli disprezza la presunzione di molti di questi. In un’altra parabola, Gesù insegna su una peccatrice alla quale molto era stato perdonato. Questa peccatrice si accosta a Gesù e versa sui Suoi piedi dell’olio prezioso. Essa si umilia per la sua gratitudine. I Farisei d’altro canto, sono troppo orgogliosi per dimostrare gratitudine. Essi disprezzano Gesù e la donna pentita..

Capovolti i valori del mondo. Per tutto il Suo ministero di insegnamento, Gesù denuncia la superbia come il male più grande, anche se non usa frequentemente questo termine. E’ stato proprio Gesù ad insegnare che, contrariamente alla valutazione del mondo, chiunque cerchi di essere primo sarà ultimo, e che Dio capovolgerà questi “valori” per mettere al primo posto gli ultimi. Chiunque si umilia sarà esaltato, mentre chi si esalta, sarà umiliato. Quando la madre di Giacomo e Giovanni si avvicina a Gesù per chiedergli dei favori di carattere politico per i suoi figli (lei voleva che essi occupassero i due posti di maggior onore accanto al trono del Messia), Egli le risponde che non è proprio nello spirito del regno di Dio quello di volere per sé stesso una posizione di prestigio, e che essi avrebbero dovuto piuttosto servire che essere serviti.

La cura: come bambini. Uno delle cure che Gesù propone per la superbia, si trova in Matteo 18:3: “In verità vi dico: se non vi convertite e non diventate come piccoli fanciulli, voi non entrerete affatto nel regno dei cieli”. Più che considerare i bambini un fastidio, Gesù dice che il regno di Dio non è fatto per l’arroganza e la presunzione degli adulti. Quando al nostro Signore è chiesto: “Chi è il più grande?”, Egli risponde con una dimostrazione, mette davanti a Sé e valorizza i bambini, che allora, di solito, venivano disprezzati. Gesù capovolge il sistema di valori di questo modo. Confonde le aspettative di chi vorrebbe contare ed esalta l’umiltà, che per Lui ha molto più valore dell’orgoglio e del successo mondano.

La cruna dell’ago. In un’altra occasione Gesù insegna essere necessario piegarci per entrare nel regno attraverso una porticina bassa. Ad una persona che nella sua vita aveva conseguito molto, Gesù le fa presente che le sarebbe stato difficile entrare nel regno di Dio: “In verità vi dico che un ricco difficilmente entrerà nel regno dei cieli. E ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio” (Mt. 19:23,24). Alcuni studiosi rilevano come “la cruna d’ago” fosse il nome di una porticina bassa apposta nel portone stesso di una città, porta che si poteva passare solo chinandosi, il che sarebbe stato difficile per un cammello. Ecco il modo per entrare in cielo: sulle nostre ginocchia, piegati, privi dei beni di questo mondo.

Beati i poveri in spirito. Gesù non solo, così, rivela l’orgoglio, l’arroganza, la superbia che c’è nel nostro cuore, ma ce ne offre pure un rimedio. Nel contesto delle beatitudini, Egli dice: “Beati i poveri in spirito”. Coloro che sono poveri in spirito riconoscono il loro fallimento spirituale. Quando infatti ci misuriamo con il perfetto modello di giustizia che Dio esige da noi, noi riconosciamo quanto ne siamo lontani. Questo fa si che noi confessiamo la nostra povertà spirituale. Siamo spiritualmente dei mendicanti. Coloro che sono poveri in questo modo, e lo riconoscono, secondo Gesù sono beati. Dio si congratula con noi e ci mostra il Suo favore se siamo davvero umili.

Consapevolezza d’indegnità. La medicina per la superbia è l’umiltà, o la povertà di spirito, il sapere di non essere grandi come altri potrebbero pensare. Per camminare vicini a Gesù dobbiamo pure imparare di non essere così “a posto” come magari pensiamo di essere. Se riteniamo ormai di essere degli “arrivati”, materialmente e spiritualmente, attenzione: la superbia precede la caduta, e Dio potrebbe dimostrarcelo ben presto. Siete beati se riconoscete la vostra indegnità ed incapacità spirituale. Il rimedio implica sempre il ravvedimento. Ripetutamente, nei vangeli, Gesù evitava questo e lo dice anche a noi.

B. Le lettere apostoliche

Grandi doni, ma… I cristiani di Corinto avevano problemi di superbia. Diverse volte nell’epistola Paolo deve rimproverarli. A volte con loro usa il sarcasmo per attirare la loro attenzione. Questa gente aveva grande capacità intellettuale e tristemente prendevano sé stessi troppo seriamente. Erano così orgogliosi dei loro doni spirituali, che si erano dimenticati di esercitarli con amore. Essi si vantavano delle loro capacità mentali, e pensavano che forse erano superiori all’apostolo stesso. Per questo l’apostolo li rimproverava sfidandoli di sostituire a tutto il loro vanto per le loro capacità intellettuali, l’amore. Alcuni erano così superbi da ritenere di poter combattere contro il peccato nei suoi termini stessi. Essi pensavano di poter rimanere spirituali, sebbene fossero colpevoli di flagrante immoralità sessuale. Ancora oggi i credenti non sono immuni da una tale superbia.

Pietro e Paolo. La superbia era evidente nel Nuovo Testamento. La vediamo fra individui, come per esempio, quando Paolo dovette affrontare Pietro. A volte Pietro era troppo orgoglioso del proprio retaggio israelita, e Paolo aveva dovuto riprenderlo. Nel libri dei Galati, Pietro stava usando fin troppa deferenza per “le colonne di Gerusalemme”, e Paolo doveva rammentargli che Cristo ci aveva liberato. La superbia, quindi, non è nulla di nuovo.

Chi ha responsabilità. Le epistole parlano chiaramente nella loro denuncia della superbia. In essa può cadere chi è in posizione di responsabilità nella Chiesa: “inoltre egli non sia un neoconvertito, perché non gli avvenga di essere accecato dall'orgoglio e non cada nella condanna del diavolo” (1 Ti. 3:6); “Similmente voi, giovani, siate sottomessi agli anziani. Sì, sottomettetevi tutti gli uni agli altri e rivestitevi di umiltà, perché Dio resiste ai superbi, ma dà grazia agli umili" (1 Pi. 5:5); "...perché tutto ciò che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e l'orgoglio della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo" (1 Gv. 2:16). Un proverbio dice: “Il diavolo ha tre figli: orgoglio, menzogna, ed invidia”, come pure: “Superbia e grazia non abitano mai nello stesso luogo”.

L’errore dottrinale. Un ultimo frutto della superbia è l’errore dottrinale. L’eresia, infatti, è scuola di superbia. Un tempo sorgevano (e sorgono ancora oggi) personaggi che pretendevano essere particolarmente ispirati o oggetto di particolari e nuove rivelazioni, e che per questo si sottraevano alla giusta disciplina della Chiesa apostolica ed all’insegnamento della Bibbia. Spesso questi personaggi davano origine a “chiese alternative” e sette incentrate sulla loro posizione, o tese all’innalzamento del proprio nome e persone. Sono i superbi e i presuntuosi quelli che promulgano eresie, perché non vogliono sottomettersi agli insegnamenti della Chiesa apostolica. La superbia si tiene strettamente alle proprie opinioni, tradizioni, o persino ai propri studi biblici, anche se contrari all’insegnamento complessivo della Bibbia stessa. Quanto è grande la superbia di tanta “scienza biblica” contemporanea, dove teologi e professori, dall’alto delle loro cattedre universitarie, dettano a chiese ignare le loro “scoperte” che regolarmente contraddicono le dottrine della Bibbia, svalutando la Bibbia stessa, come unica regola di fede e di condotta! Quanta arroganza nel cristianesimo liberale contemporaneo che, assoggettato alle ideologie più di moda, approva e giustifica quello che la Bibbia aveva sempre condannato, pretendendo per sé stesso maggiore sapienza! Oggi, ed è all’ordine della cronaca, cosiddetti cristiani evangelici pretendono di voler giustificare l’omosessualità ed appoggiano “l’orgoglio” di chi apertamente sfida la religione, la Bibbia, e persino Dio stesso, dichiarando legittimo ciò che Dio aveva condannato e maledetto! Una vera comprensione della dottrina biblica non conduce all’orgoglio, ma all’umiltà. Una vera conoscenza biblica conduce ad accettare umilmente ciò che Dio considera peccato, e a ravvedersene.

Una differenza. C’è un’importante distinzione da fare. C’è differenza fra superbia e il sapersi accontentare (la soddisfazione). Dio vuole che ci accontentiamo, ma non che siamo superbi. La prima cosa dà gloria a Dio, l’altra a noi stessi. C’è una linea sottile fra il compiacimento e la soddisfazione. Dobbiamo stare in guardia contro la superbia, e al tempo stesso coltivare gratitudine e riconoscenza. La presenza di uno spirito che sa accontentarsi e, al tempo stesso, praticare gratitudine e riconoscenza. La presenza del sapersi accontentare è un buon segno che la superbia viene mortificata sempre di nuovo. Un uomo superbo è raramente un uomo riconoscente, perché pensa sempre di aver ricevuto meno di quel che merita.

Parte della superbia è avere aspirazioni troppo alte, quando ci spinge a cogliere qualcosa al di là della nostra portata. Qualche volta ci scopriamo forse a anelare ardentemente qual cosa che è oltre la nostra portata e che Dio non ha disposto che noi si abbia.

Conclusione

Vorrei concludere con un piccolo esercizio di verifica. Uno scrittore divise la superbia in tre categorie: (1) superbia del cuore, (2) superbia della bocca, e (3) superbia delle opere. Il rimedio è chiedere a Dio di darci umiltà in queste aree. Guardiamo se questo è vero nella nostra vita. Gli altri sarebbero d’accordo con le nostre conclusioni?

 Lo scrittore Chaucer definisce così queste categorie: (1) l’umiltà del cuore è quando un uomo si considera nulla agli occhi di Dio, quando non disprezza alcuno, quando non gli importa se altri non lo considerino molto, e quando non si vergogna della sua umile condizione. Allo stesso modo: (2) l’umiltà della bocca: un modo di parlare moderato e umile, quando con la sua propria bocca riconosce la sua indegnità, e quando loda la bontà degli altri. (3) L’umiltà nelle opere è mettere gli altri prima di sé stessi, scegliere la condizione più umile, disponibilità ad accettare i buoni consigli, e servire con gioia quelli che sono sopra di lui (“I racconti di Canterbury”, p. 560).

Lasciamo che l’apostolo Giacomo abbia l’ultima parola. Il suo consiglio è: “Or il fratello di umili condizioni si glori della sua elevazione, e il ricco del suo abbassamento, perché passerà come un fiore di erba” (Gm. 1:9,10). Non è sorprendente questo? La persona ricca viene qui descritta come svantaggiata, in posizione di “abbassamento”, mentre chi è d’umile condizione elevato. Proprio come disse Gesù.

Non dovremmo stare maggiormente in guardia contro la superbia? Quali manifestazioni di superbia caratterizzano la nostra vita? La superbia potrebbe manifestarsi anche in maniera molto sottile. Potremmo essere dei cristiani superbi ed arroganti, ma questa sarebbe una contraddizione in termini che farebbe rabbrividire Dio stesso. Gesù, il nostro Maestro, disse: “Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mansueto ed umile di cuore; e voi troverete riposo per le vostre anime” (Mt. 11:29).

(Paolo Castellina, venerdì 14 luglio 2000 . Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla versione "Nuova Diodati", edizioni "La Buona Novella", Brindisi, 1991).

 

Letture supplementari

1.      Salmo 12 – Salvaci, o Signore dalla superbia umana

2.      Daniele 4:28-37 – La presunzione di Nebukadnetsar è piegata

3.      Luca 18:9-17 – La parabola del Fariseo e del pubblicano