La protezione di cui abbiamo più bisogno


Iperprotetti?

Noi qui in Svizzera viviamo fra le società più “protette” del mondo. Questo Paese è il Paese dove si stipulano il più alto numero d’assicurazioni in assoluto. Vogliamo essere protetti il più possibile “contro qualunque evenienza”, diciamo, sia a livello personale che sociale. Abbiamo bisogno di una “protezione civile”, di una “protezione militare”, di una “protezione sanitaria”, e così via. Senza dubbio molte di queste “protezioni” funzionano ed è saggio provvedercele.

Un giusto mezzo. Diciamo che al riguardo è necessario un giusto mezzo. Da una parte abbiamo coloro che sono affetti da una sorta di “sindrome di iper-protezione” che li porta ad evitare il più possibile di assumersi un qualsiasi rischio, mentre accettare dei rischi promuove il progresso stesso. Dall’altro abbiamo persone del tutto irresponsabili che non pensano mai alle conseguenze delle loro azioni o stile di vita e che pensano che “in qualche modo”, “alla fine” se la caveranno. Dove vi ponete voi al riguardo?

Superstizioni. Sappiamo, inoltre, che le assicurazioni che fornisce questo mondo sono limitate. Sappiamo, per esempio che, di fronte purtroppo a certe malattie oggi sempre più diffuse, non ci sono sicurezze certe. Questo spinge così molti a rivolgersi alla “religione”. Non che veramente intendano praticare seriamente “la religione”, ma, dicono, “non si sa mai”. “Se fosse vero” quel che dice “la religione”, meglio “premunirsi”... “Non mi interessa… ma …è meglio rimanere membri di una chiesa, è meglio sottoporsi a certi riti come il battesimo, o il matrimonio in chiesa, il funerale religioso ecc. Allora si che certe pratiche religiose diventano una grossolana superstizione, non migliore del portare addosso qualche “portafortuna” o del “fare gli scongiuri”. Il dio che si immaginano questi “religiosi del non si sa mai”, però, è simile alle divinità pagane che i loro fedeli pensavano di poter ingannare nello stile di “passata la festa …gabbato lo santo”. Il Dio vivente e vero, il Dio di Gesù Cristo, però, non si può ingannare impunemente. Egli stesso denuncia ogni superstizione come riprovevole immoralità.

Autentica protezione

Dio, però, nella Sua Parola, promette di darci un’autentica protezione. Innumerevoli persone ne hanno fatto l’esperienza. Questa protezione non dipende da pratiche religiose che noi possiamo fare, ma da… vediamo un po’… Il Salmo 91 ci parla della protezione che Dio vuole accordarci. E’ uno dei testi biblici più belli al riguardo, ed è proprio quello che vorremmo esaminare quest’oggi.

“Chi dimora nel riparo dell'Altissimo, riposa all'ombra dell'Onnipotente. Dico all'Eterno: «Tu sei il mio rifugio e la mia fortezza, il mio DIO, in cui confido». Certo egli ti libererà dal laccio dell'uccellatore e dalla peste mortifera. Egli ti coprirà con le sue penne e sotto le sue ali troverai rifugio; la sua fedeltà ti sarà scudo e corazza. Tu non temerai lo spavento notturno, né la freccia che vola di giorno, né la peste che vaga nelle tenebre, né lo sterminio che imperversa a mezzodì. Mille cadranno al tuo fianco e diecimila alla tua destra, ma a te non si accosterà. Basta che tu osservi con gli occhi; e vedrai la retribuzione degli empi. Poiché tu hai detto: «O Eterno, tu sei il mio rifugio», e hai fatto dell'Altissimo il tuo riparo, non ti accadrà alcun male, né piaga alcuna si accosterà alla tua tenda. Poiché egli comanderà ai suoi Angeli di custodirti in tutte le tue vie. Essi ti porteranno nelle loro mani, perché il tuo piede non inciampi in alcuna pietra. Tu camminerai sul leone e sull'aspide, calpesterai il leoncello e il dragone. Poiché egli ha riposto in me il suo amore io lo libererò e lo leverò in alto al sicuro perché conosce il mio nome. Egli mi invocherà e io gli risponderò; sarò con lui nell'avversità; lo libererò e lo glorificherò. Lo sazierò di lunga vita e gli farò vedere la mia salvezza” (Salmo 91).

Struttura del Salmo. I versetti dall’1 al 4 introducono il tema del Salmo, la sicurezza di chi ha affidato la propria vita al Dio vero e vivente che la Bibbia proclama. I versetti dal 5 al 10 presentano le implicazioni della sicurezza che troviamo in Dio. Ciò che questa sicurezza significhi viene spiegato ulteriormente nei versetti dall’11 al 13: attraverso i Suoi angeli Dio interviene in nostro aiuto. Nell’ultima sezione, i versetti dal 14 al 16, Dio stesso ci assicura della Sua personale cura della nostra sicurezza, promettendoci sia aiuto nelle avversità e finalmente la sua liberazione.

La fonte della sicurezza del credente

“Chi dimora nel riparo dell'Altissimo, riposa all'ombra dell'Onnipotente. Dico all'Eterno: «Tu sei il mio rifugio e la mia fortezza, il mio DIO, in cui confido». Certo egli ti libererà dal laccio dell'uccellatore e dalla peste mortifera. Egli ti coprirà con le sue penne e sotto le sue ali troverai rifugio; la sua fedeltà ti sarà scudo e corazza" (1-4).

Chi è Dio. Sebbene i versetti 1-4 parlino della sicurezza del credente, l’accento principale del testo cade su Dio stesso. Egli è il nostro rifugio e la nostra forza. E’ il suo amore e la Sua potenza a proteggerci. Nel v. 1 Iddio è chiamato “l’Altissimo” e “l’Onnipotente”, e questi termini sottolineano sia la Sua posizione che il Suo potere illimitato.

Nel v. 2 troviamo la personale confessione di fiducia dello scrittore: «Tu sei il mio rifugio e la mia fortezza, il mio DIO, in cui confido». Colui nel quale l’anonimo autore del Salmo ci esorta a riporre la nostra fiducia è Colui che egli ha trovato essere assolutamente degno di fiducia.

Due immagini. I versetti 3 e 4 sviluppano poeticamente il tema che è stato introdotto nei primi due versetti. Dio è il nostro liberatore (v. 3). La Sua capacità protettiva viene dipinta facendo uso di due immagini, quella di un uccello madre e di un’armatura metallica (v. 4). L’uccello madre, pensiamo ad un’aquila o a una gallina, pone i suoi pulcini al sicuro sotto le sue ali. Là vi trovano sicurezza. Qui troviamo una descrizione molto dolce, che mette in rilievo tutto il calore dell’amore e della cura provveduta da Dio. In Dio, però, non c’è solo dolcezza, ma anche robustezza, resistenza, come ci descrive l’immagine dell’armatura metallica (v. 4). Dalla prospettiva di colui che viene protetto, Dio è dolce e tenero, dal punto di vista dell’attaccante, Dio è forte come l’acciaio.

I pericoli sono qui paragonati al laccio di chi vuole intrappolare dei volatili e ad una pestilenza mortale (3). Dobbiamo comprendere queste due figure del linguaggio come cose altamente simboliche, le quali evidenziano elementi di sorpresa e di pericolo. Il laccio dell’uccellatore non lo si vede se non quando è ormai troppo tardi per evitarlo. La pestilenza mortale è fatale. Sia così il pericolo invisibile o incurabile, la protezione di Dio è sempre adeguata.

Le implicazioni della sicurezza che troviamo in Dio

I primi quattro versetti hanno rivolto la nostra attenzione alla fonte della nostra sicurezza. Ora i versetti dal 5 al 10 ci esortano a considerare la fiducia che una tale sicurezza ispira. Non importa quale male ci minacci o sembri minacciarci, noi siamo al sicuro all’ombra dell’Onnipotente. In questi versetti vengono esplorati gli aspetti più negativi o preventivi. Il risultato di riposare nel rifugio dell’Altissimo, possono essere riassunti in due espressioni: nessuna paura (v. 5,6) e nessuna caduta (v. 7-10).

Dato che la fonte della nostra sicurezza è l’Iddio onnipotente, non vi è alcuna minaccia o alcun pericolo, per quanto grande, che sia più potente della potenza di Dio di sovrastarlo. I pericoli che dobbiamo affrontare non sono certamente minimizzati dal salmista. Di fatto egli usa un ampio ventaglio di immagini poetiche proprio per comprendervi l’intera estensione dei pericoli che ci potrebbero spaventare. Le “frecce”, la “pestilenza” o lo “sterminio” sono tutti espedienti poetici per descrivere il pericolo, più che precise definizioni del tipo di pericoli che potremmo incontrare. In altri salmi, l’opposizione umana viene descritta nei termini di “leoni”, “frecce” e “insidie”[i].

I versetti 5 e 6 si riferiscono alla notte ed al giorno, (lo “spavento notturno” e “il mezzodì”), alle tenebre della notte ed alla luce del giorno. Il salmo vuole così comunicare il pensiero che la protezione di Dio vale 24 ore al giorno. Non esiste minaccia, visibile o invisibile, prevista o inaspettata, che possa cogliere Dio di sorpresa tanto da impedire di proteggerci.

Nel v. 7 la sicurezza del credente viene dipinta in modo diverso. Anche quando “gli uomini cadono come mosche”, Dio è in grado di proteggerci. Le compagnie di assicurazioni sono molto interessate alle statistiche. Esse vogliono sapere se sei coinvolto in attività pericolose come l’immersione subacquea o in corse di motociclette. Le statistiche non impressionano Dio, né gli impediscono di esercitare protezione. Non importa quanto siano sproporzionate le circostanze, la protezione di Dio è certa.

L’esempio dell’esodo. Non c’è forse migliore illustrazione storica della verità del v. 7 che gli avvenimenti congiunti all’esodo. In Esodo 7-12 troviamo come innumerevoli piaghe vengano riversate su Faraone e sugli Egiziani. In ogni caso sono gli Egiziani a soffrirne, non gli Israeliti che confidano in Dio: “Ma l'Eterno farà una distinzione fra il bestiame d'Israele ed il bestiame d'Egitto; così nulla morirà di tutto quello che appartiene ai figli d'Israele"». Quindi l'Eterno fissò un tempo, dicendo: «Domani l'Eterno farà questo nel paese». E l'Eterno fece questo il giorno seguente, e tutto il bestiame d'Egitto morì; ma del bestiame dei figli d'Israele non ne morì neppure un capo” (Es. 9:4-6). La grandine distrugge i raccolti, il bestiame ed i servi degli Egiziani increduli, ma gli Israeliti non ne subiscono danno (Es. 9:18-26). I primogeniti degli increduli vengono tutti uccisi dall’angelo della morte, ma coloro che avevano confidato in Dio, e che avevano applicato il sangue di un agnello agli stipiti della loro casa, non vengono toccati (Es. 12).

L’ira di Dio. Questo ci porta ad un altro aspetto dei pericoli dai quali ogni credente è sicuro. Non solo siamo al sicuro dall’opposizione dei malvagi e dalle forze del male, ma siamo protetti anche dalla giusta ira di Dio verso di noi. Nel Salmo 90:7-10 Mosè vede le sofferente dell’uomo come la meritata punizione del peccato da parte della giusta mano di Dio. Chi “dimora nel riparo dell’Altissimo” non deve più temere l’ira di Dio, la quale è in assoluto il pericolo più temibile. Questo è l’accento principale dei versetti 8-10: “Basta che tu osservi con gli occhi; e vedrai la retribuzione degli empi. Poiché tu hai detto: «O Eterno, tu sei il mio rifugio», e hai fatto dell'Altissimo il tuo riparo, non ti accadrà alcun male, né piaga alcuna si accosterà alla tua tenda”. Il malvagio mieterà l’ira divina, la quale è la sua retribuzione (v. 8), ma coloro che hanno riposto in Dio la loro fiducia (v. 9), non soffriranno mai la giusta ira di Dio (v. 10).

Via ogni paura ingiustificata. La protezione di coloro che dimorano all’ombra dell’Onnipotente dovrebbe spazzare via ogni paura ingiustificata. Con Dio come nostro scudo, non dobbiamo temere l’opposizione sia di forze umane che sovrumane. Con Dio come nostro rifugio non dovremmo tenebre e non possiamo cadere. Certamente non cadremo vittima dell’ira di Dio e né cadremo nel terrore di chiunque altro. Nelle parole del Nuovo Testamento: "Che diremo dunque circa queste cose? Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Certamente colui che non ha risparmiato il suo proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà anche tutte le cose con lui? Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio è colui che li giustifica. Chi è colui che li condannerà? Cristo è colui che è morto, e inoltre è anche risuscitato; egli è alla destra di Dio, ed anche intercede per noi. Chi ci separerà dall'amore di Cristo? Sarà l'afflizione, o la distretta, o la persecuzione, o la fame, o la nudità, o il pericolo, o la spada? Come sta scritto: «Per amor tuo siamo tutto il giorno messi a morte; siamo stati reputati come pecore da macello». Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori in virtù di colui che ci ha amati. Infatti io sono persuaso che né morte né vita né angeli né principati né potenze né cose presenti né cose future, né altezze né profondità, né alcun'altra creatura potrà separarci dall'amore di Dio che è in Cristo Gesù, nostro Signore” (Ro. 8:31-39).

Non significa mai sofferenze. Questo non significa che per il credente non vi siano sofferente, perché il Salmo 90 ha già parlato della condizione umana nell’attuale mondo. Il versetto 5 non ci dice che non vi sarà per noi alcun spavento notturno, ma solo che non lo dobbiamo temere quando siamo sotto le ali della divina protezione. Non ci viene garantito il successo in ogni nostra impresa, né ci viene detto che non cadremo mai, solo che noi giammai decadremo dai propositi di Dio nei nostri confronti e dalla Sua protezione. Un commentatore ha scritto: “Vi è naturalmente qui l’affermazione di una provvidenza esatta e specifica, non una formula magica contro le avversità. Le grandi promesse di Romani 8:28 … non escludono “la nudità, o il pericolo, o la spada” (8:35)”[ii].

Gli strumenti e le implicazioni della protezione da parte di Dio (91:11-13)

“Poiché egli comanderà ai suoi Angeli di custodirti in tutte le tue vie. Essi ti porteranno nelle loro mani, perché il tuo piede non inciampi in alcuna pietra. Tu camminerai sul leone e sull'aspide, calpesterai il leoncello e il dragone”.

Abbiamo visto come nelle descrizioni poetiche del vers. 3 e dei versetti 5-10, vi è descritto un ampio ventaglio di pericoli. Questi includono sia la retribuzione divina che l’opposizione demoniaca. Sebbene il credente sia consapevole che il giudizio di Dio non è più il suo destino, in che modo potrà essere contrastata l’opposizione demoniaca e di altra fonte? I versetti 11-13 ci confortano rammentandoci che i mezzi di protezione utilizzati da Dio sono più potenti dei mezzi che Satana usa per farci opposizione. Dio utilizza i Suoi angeli per vegliare su di noi. Essi ci custodiranno “in tutte le nostre vie”.

Il versetto 12 ci descrive fin dove si estenderà la protezione effettuata da Dio tramite i Suoi angeli. Anche nei pericoli minimi (“perché il tuo piede non inciampi in alcuna pietra”), i servitori di Dio, i Suoi angeli, potrebbero “portarci nelle loro mani” per evitarli. Ora, molto francamente, se io affermassi che qui Dio ci promette che mai noi sbatteremo gli alluci contro delle pietre, sbaglierei di grosso. La promessa di protezione viene qui espressa in figure di linguaggio per evidenziare come persino le cose piccole sottostanno per noi all’azione protettrice di Dio, ma certo non si intende dire che “sbattere il piede contro una pietra” non sarà mai il destino del credente. Sebbene la protezione di Dio si estenda fino alle cose più minute, la Sua prevenzione potrebbe includere prove sia grandi che piccole.

Nei versetti dal 5 al 10 abbiamo visto come la protezione di Dio sia intesa a farci abbandonare ogni paura non sana e di impedirci di cadere (ma non dall’inciampare). Questi erano soprattutto benefici negativo: nessuna paura e nessuna caduta.

Molto più che protezione passiva. Nel v. 13 osserviamo i risultati positivo della sicurezza che Dio ci fornisce attraverso i Suoi angeli. Qui troviamo molto più che protezione passiva. Qui ci viene detto che uccideremo dei cobra e calpesteremo dei leoni.

Qui c’è, infatti, qualcosa di del tutto nuovo ed entusiasmante. La paura è una forza paralizzante. Ci fa diventare passivi, piuttosto che attivi. La paura ci impedisce di prendere iniziative e di fare alcunché non sia, a nostro giudizio, “sicuro”. Le nostre paure inibitorie vengono invece spazzate via quando prendiamo coscienza del fatto che la nostra sicurezza si trova nella cura di Dio: non c’è alcun motivo per essere reticenti e timidi. Possiamo coraggiosamente affrontare e persino sconfiggere gli avversari più temibili. Possiamo attaccare persino “leoni e dragoni” (o cobra) perché sappiamo di essere al sicuro nella protezione di Dio, anche in mezzo ai pericoli. Certo, questa fiducia può essere portata ad estremi non biblici, ma è un altro discorso che vedremo dopo.

La promessa di protezione (91:14-16)

“Poiché egli ha riposto in me il suo amore io lo libererò e lo leverò in alto al sicuro perché conosce il mio nome. Egli mi invocherà e io gli risponderò; sarò con lui nell'avversità; lo libererò e lo glorificherò. Lo sazierò di lunga vita e gli farò vedere la mia salvezza”.

In ultima analisi, la nostra sicurezza è solo certa nella misura in cui ce la garantisce il Dio che la promette. Noi non siamo al sicuro perché speriamo di esserlo, ma perché Dio lo afferma chiaramente. Proprio come la “garanzia” è la certificazione che il prodotto che abbiamo comprato funziona, così veniamo assicurati dalla personale promessa di Dio dei versetti 14-16. E’ “l’ultima parola” nei termini della nostra sicurezza.

Due domande. Prima di essere in grado di apprezzare le promesse che vi sono in questi versetti, dobbiamo essere in grado di rispondere a due domande: “Che cos’è esattamente che Dio promette di fare?”, e “Su quale base Dio promette di farlo?”.

Consideriamo ciò che esattamente Dio ci promette nei versetti 16-16. Il termine “lo libererò” (14,15) indica che Dio ha promesso di liberare coloro che sono in pericolo o sotto la minaccia di un grave pericolo. O Dio ci farà evitare una circostanza pericolosa, oppure Egli ci farà attraversare al sicuro quel pericolo. La promessa di Dio è che non dovremmo aver paura, perché non potremo cadere, fallire (vv. 5-10), perché Lui non può fallire (vv. 1-4).

Più che solo aiutarci, Dio promette di onorarci. Iddio dice che chi conosce il Suo nome, “io lo leverò in alto”. Questo significa che Dio farà molto di più che “salvarci per il rotto della cuffia”. Egli ci libererà con dignità e gloria. La liberazione di Israele nell’esodo era gloriosa[iii]. Nei vv. 14-16 Dio promette liberazione ed onore.

Iddio promette non solo la Sua protezione dal disastro, ma la Sua presenza attraverso il pericolo. Questa è l’assicurazione delle parole: “sarò con lui nell'avversità” (v. 15). A volte Egli ci tira fuori dal pericolo, ma quando Egli sceglie di preservarci attraverso di esso, Egli non ci abbandona. I tre giovani ebrei Shadrak, Meshak e Abed-nego non erano stati lasciati da soli nella fornace di Nekukadnetsar (Da. 3:25), né Daniele era stato da solo nella fossa dei leoni (Da. 6:22). Il nostro Signore era personalmente apparso a Paolo durante la notte in cui era stato imprigionato e minacciato da una folla infuriata (At. 23:11).

Lunga vita? Il versetto 16 porta la liberazione da parte di Dio un passo più avanti. Dio non solo ci salverà dalla morte, ma ci darà lunga vita. Questa promessa deve essere compresa alla luce del Patto stabilito da Dio con il Suo popolo[iv] e delle altre assicurazioni dell’Antico Testamento che la fede e l’ubbidienza verso Dio risultano in una vita più lunga ed in prosperità. Questa, però, non è una garanzia né una semplice formula di successo. Il termine “salvezza” copre un ventaglio di significati molto vasti, dalla liberazione dal pericolo, alla lunga vita, alla stessa vita eterna che il credente possiede per fede in Dio (anche se il credente dell’Antico Testamento non comprendeva questo in modo così vasto come possiamo farlo oggi). Dio, quindi, promette aiuto, onore e speranza di vita eterna.

A chi si applicano? A chi si applicano queste promesse? Chi le può ricevere e come esse si ottengono? I versetti 14-16 danno una risposta pure a queste domande. La promessa di aiuto, onore e speranza sono per coloro che sono in pericolo. La parola “liberare” (v. 14) implica proprio la situazione di pericolo. Il v. 15 promette che Dio risponderà e sarà con colui che si trova nei guai. Sono coloro che si trovano in pericolo che riceveranno l’aiuto di Dio. E’ precisamente il motivo per cui la donna sorpresa in adulterio era stata perdonata, ma il Fariseo che si riteneva a posto aveva solo ricevuto parole di rimprovero[v]. Solo il malato ha bisogno di essere guarito (Mr. 2:17), e solo quelli in pericolo hanno bisogno di liberazione.

La promessa d’aiuto da parte di Dio è riservata a coloro che sono personalmente in comunione con Lui. “io lo libererò e lo leverò in alto al sicuro perché conosce il mio nome” (v. 14). La seconda parte di questo versetto spiega che Dio leva in alto al sicuro coloro che hanno conosciuto il Suo nome, cioè, la Sua Persona. E’ solo coloro che conoscono Dio intimamente e che lo amano, “riposano all’ombra dell’Onnipotente” (v. 1), e quindi hanno la certezza della presenza di Dio e della Sua protezione. Avete voi un rapporto stretto con Dio fatto di fiducia e di ubbidienza alla Sua Parola? Siete stati riconciliati con Dio? Può contare sulla protezione di Dio chi si è legato a Lui con un patto di vita che intende onorare diligentemente. La sua protezione non è automatica né da pretendere in modo arrogante.

Inoltre, coloro che Dio protegge sono coloro che Gli chiedono espressamente di farlo: “Egli mi invocherà e io gli risponderò” (V. 15). Coloro che chiedono riceveranno, e a coloro che bussano sarà aperto (Mt. 7:7,8). Coloro che riconoscono di essere in situazione di pericolo e chiedono a Dio di essere protetti, riceveranno aiuto.

Conclusione

Abbiamo paura di tante cose nella vita. Molti vogliono essere protetti dalla malattia, dalla sofferenza, dal disastro economico, ma non sanno che c’è qualcosa di più grave di questo da cui dovrebbero chiedere di essere protetti. Il bisogno più urgente che ha l’uomo è di essere liberato dal pericolo più grande che incombe su di lui – cioè il giudizio eterno di Dio e la separazione da Dio per sempre (2 Ts. 1:9; Ap. 20:12-15). Avete voi timore di essere esclusi per sempre dalla presenza di Dio? Lo dovreste avere. Se non siete mai giunti ad una vera fede personale in Dio, dovete prima conoscere quale sia la vostra situazione esistenziale, la condizione della quale la Parola di Dio chiaramente parla, ed ammettere che sia veramente così: cioè una situazione di grave pericolo (Ro. 1-3). Dio afferma nella Bibbia che ogni essere umano è un peccatore, condannato dalla giusta legge di Dio, e destinato ad un castigo eterno (Ro. 3:23; 6:23). Gesù Cristo offre a voi il perdono dei vostri peccati e la sicurezza della vita eterna alla presenza di Dio, quando ammettete onestamente le vostre trasgressioni della legge di Dio e riponendo la vostra fiducia ultima nella Persona e nell’Opera di Cristo, che è morto al vostro posto, prendendo su di Sé il castigo che voi meritate (Ro. 3:21-5:21). Invocandolo a che Lui vi salvi, voi sarete liberati dal pericolo reale dell’ira di Dio, e vi sarà accordato il dono della vita eterna alla presenza di Dio (Ro. 10:9-13).

Io presumo che chi oggi mi ascolta abbia fatto seriamente il passo di aver confidato in Cristo e che Lo abbia esplicitamente invocato per poter essere salvato. Se questo non è avvenuto ancora, ciò che sto dicendo oggi non si applica minimamente alla vostra vita! A nulla varranno tutti i riti religiosi a cui avreste partecipato, se non c’è questo. Se avete fatto veramente esperienza del perdono dei peccati in Cristo, potrete altresì fare esperienza della sicurezza che questo Salmo promette a “chi dimora nel riparo dell’Altissimo” (v. 1).

Vi sono due estremi che i cristiani dovrebbero evitare nell’applicazione di questo salmo nella loro vita. Il primo pericolo è quello di non prendere abbastanza seriamente la protezione che Dio promette. Il Salmo 91 rileva una paura paralizzante – la paura di cadere, di cedere sotto l’opposizione. Questa paura di impedisce di servire Dio e di ubbidire alla Sua Parola. La paura di Abrahamo lo aveva spinto a mentire al riguardo della vera identità di Sara, che era sua moglie (Ge. 12:11-13; 20:11). Mosè aveva paura di ritornare in Egitto e di condurre Israele verso la libertà (cfr. Es. 3:4). Gli Israeliti avevano paura dei “giganti” in Canaan e di non riuscire a conquistare la terra che era stata loro promessa (Nu. 13-14). Si, vi sono coloro che per natura sono “fifoni”, pusillanimi, la maggior parte di noi vive in modo così “conservatore” da pensare di non aver molto di cui temere. Abbiamo assicurazioni sulla vita, assicurazioni sulla salute, assicurazioni sulla vecchiaia, ecc. Evitiamo qualunque situazione di pericolo e così abbiamo poco di cui temere. Vivere in modo ubbidiente significa, però, vivere pericolosamente. Il discepolato cristiano è pericoloso. Gesù sempre avvertiva quelle persone che tendevano a scegliere il cammino di minor resistenza, ed ammoniva coloro che volevano diventare Suoi discepoli a calcolarne il costo (cfr. Lu. 9:57-62). Paolo ammoniva che vivere secondo Dio comporta la possibilità di essere perseguitati (2 Ti. 3:12), e questo era evidente nella sua stessa vita[vi].

Credo che non si possano apprezzare le verità presentate nel Salmo 91 fintanto che non si abbia fatto l’esperienza di vivere “pericolosamente” ubbidendo ai comandi di Dio. Abramo era stato istruito ad abbandonare il rifugio sicuro della sua casa e della sua famiglia. Mosè aveva lasciato la sicurezza della sua posizione nel palazzo di Faraone. Sempre di nuovo troviamo nella Bibbia che vivere per fede voglia dire vivere pericolosamente. Rammentare il Sermone sul Monte (Mt. 5-7)? Se osate vivere secondo l’insegnamento del Signore, io vi posso assicurare che sarà pericoloso. La ragione per la quale la maggior parte di noi non si rendono conto dei pericoli del tempo d’oggi, visibili ed invisibili (cfr. Ef. 6:10-20), e la sicurezza che Dio promette (come nel Salmo 91) è perché abbiamo mancato di vivere in ubbidienza alla Sua Parola. Il Signore promette non di evitarci le difficoltà del discepolato, ma di accompagnarci attraverso di esse.

Per altri il problema è l’opposto: le promesse di Dio non implicano protezione per chi ama il rischio per il rischio, il pericolo per il pericolo. Forse non guideranno auto da corsa, né sono soliti a saltare dei baratri con la motocicletta a tutta velocità, ma sembrano sempre flirtare con il disastro. Non ci si mette apposta nel pericolo, …per vedere se poi Dio interviene! Era la tentazione che Gesù aveva subito da Satana nel deserto[vii], quando però pericoli ci sovrastano per la nostra ubbidienza alla Parola di Dio, Egli sarà con noi fino alla fine.

La protezione che Dio ci promette è così vera ed autentica. Non si tratta però di qualcosa di egoistico, di venale, e nemmeno la possiamo ottenere con pratiche superstiziose. Essa è vera ed autentica per quelle persone che vogliono vivere veramente in rapporto con Dio, seriamente, con fiducia ed ubbidienza. Questo è ciò che più conta. Prima di chiedere al Signore: “Proteggimi!” Egli vuole sentirci dire: “Io voglio vivere come a Te piace. In questo voglio impegnarmi, Te ne chiedo la capacità”. A questi Dio risponderà volentieri promettendo la Sua vicinanza e protezione amorevole, per sempre.

 

(Paolo Castellina, domenica 7 maggio 2000 . Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla versione Nuova Diodati, edizioni La Buona Novella, Brindisi, 1991).

Letture supplementari

1. Proverbi 2:1-9

2. Daniele 3:13-30

3. Luca 12:4-12; 22-34.



[i] cfr. Sl. 57:4-6; 64:1-6.

[ii] Si confronti qui il paradosso di Luca 21:16,18.

[iii] La liberazione di Davide dalla mano di Gath era divina (1 Sa. 21:10-15; cfr. Sl. 34), ma non era stata gloriosa.

[iv] Es. De. 28:1-14.

[v] cfr. Gv. 8:1,11; Mt. 23.

[vi] 2 Co. 4:11-13; 2 Ti 3:10,11.

[vii] Per coloro che potrebbero cadere in questa categoria, vorrei rammentare l’abuso del Salmo 91 fatto da Satana nel contesto delle tentazioni di Cristo, come risulta in Matteo 4. Satana aveva portato Gesù nella Città Santa e l’aveva posto sul pinnacolo del tempio (Mt. 4:5). Nel vers. 6 leggiamo: “gli disse: «Se sei il Figlio di Dio, gettati giù, perché sta scritto: "Egli darà ordine ai suoi angeli riguardo a te; ed essi ti porteranno sulle loro mani, perché non urti col tuo piede in alcuna pietra"». Qui Satana cita il salmo 91:11,12. Satana mente al Signore Gesù: “Se veramente tu sei il Figlio di Dio, allora tu, più di qualunque altro potresti vivere pericolosamente. Vedi questo precipizio? Salta giù, che ti potrebbe accadere di male?”. Gesù, però, risponde in modo interessante. La Sua risposta indica che, sebbene il servitore di Dio potrebbe vivere pericolosamente, questa non è una scusa per vivere presuntuosamente. Ecco perché Gesù parla a Satana sul non tentare Dio. La vita di fede significa ubbidire a Dio, fare ciò che è giusto, e confidare che Dio ci protegga. Dio non aveva dato istruzioni a Gesù di “saltare giù”, l’aveva fatto Satana. Se il Signore Gesù avesse saltato giù dal pinnacolo del tempio, Dio sarebbe stato forzato ad agire. Alcuni cristiani oggi amano “l’azzardo cristiano”. Sono fondamentalmente dei giocatori d’azzardo che hanno imparato a santificare le loro azioni con la Scrittura. Amano vivere sul bordo del pericolo. Ogni volta che le cose si fanno noiose, essi precipitano in un’altra crisi. “Il Signore mi ha detto che io debbo comprare questa o quell’altra cosa”, anche se non hanno un centesimo. Affermano di aver agito sulla base della fede, confidando che Dio provveda loro le risorse per acquistare ciò che presuntuosamente hanno comprato. In realtà, è come se fossero saltati da un pinnacolo finanziario. Ora se Dio vi dicesse: “Fa’ questo”, allora, sia che ne abbiate o no i mezzi, fareste meglio a farlo. Molti di noi, però, danno a Dio credito per saltar giù da pinnacoli, il che è semplicemente un modo per manipolare Dio e dirgli: “Ora voglio mettere alla prova la Tua reputazione, e se non fai come dico io, rischi di fare una brutta figura”. Questo vuol dire tentare Dio, chiedendo che Lui ci liberi da un pericolo che noi stessi abbiamo creato. Questa non è fede, ma presunzione. Notate come Gesù dica a Satana: “Sta anche scritto…”. Qui il Signore ci rammenta di un importante principio di interpretazione di un qualunque brano della Scrittura. Dobbiamo sempre correlare la Scrittura con l’intera Bibbia. Il grande pericolo di quelli che amano vivere pericolosamente è che lo fanno sulla base di testi isolati. Spesso gli eccessi di alcuni cristiani risultano dal prendere un testo fuori dal suo contesto, senza bilanciare la verità con altre verità. Stiamo attenti a non confondere la fede con la follia.


Tempo di Riforma (pagina principale)