Nella prospettiva della risurrezione


La proclamazione

Ascoltiamo la proclamazione dell’Evangelo della risurrezione come l’aveva presentato l’apostolo Pietro, con la forza dello Spirito Santo, alla folla, nel giorno di Pentecoste

"Uomini d'Israele, ascoltate queste parole: Gesù il Nazareno, uomo accreditato da Dio tra di voi per mezzo di potenti operazioni, prodigi e segni che Dio fece tra di voi per mezzo di lui, come anche voi sapete, egli, dico, secondo il determinato consiglio e prescienza di Dio, vi fu dato nelle mani e voi lo prendeste, e per mani di iniqui lo inchiodaste alla croce e lo uccideste, Ma Dio lo ha risuscitato, avendolo sciolto dalle angosce della morte, poiché non era possibile che fosse da essa trattenuto. Infatti Davide dice di lui: "Io ho avuto del continuo il Signore davanti a me, perché egli è alla mia destra, affinché io non sia smosso. Per questo si è rallegrato il cuore mio e ha giubilato la mia lingua, e anche la mia carne dimorerà nella speranza. Poiché tu non lascerai l'anima mia nell'Ades e non permetterai che il tuo Santo veda la corruzione. Tu mi hai fatto conoscere le vie della vita, tu mi riempirai di gioia alla tua presenza". Fratelli, si può ben liberamente dire intorno al patriarca Davide che egli morì e fu sepolto; e il suo sepolcro si trova tra di noi fino al giorno d'oggi. Egli dunque, essendo profeta, sapeva che Dio gli aveva con giuramento promesso che dal frutto dei suoi lombi, secondo la carne, avrebbe suscitato il Cristo per farlo sedere sul suo trono; e, prevedendo le cose a venire, parlò della risurrezione di Cristo, dicendo che l'anima sua non sarebbe stata lasciata nell'Ades e che la sua carne non avrebbe visto la corruzione. Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato; e di questo noi tutti siamo testimoni. Egli dunque, essendo stato innalzato alla destra di Dio e avendo ricevuto dal Padre la promessa dello Spirito Santo, ha sparso quello che ora voi vedete e udite. Poiché Davide non è salito in cielo anzi egli stesso dice: "Il Signore ha detto al mio Signore: Siedi alla mia destra, finché io abbia posto i tuoi nemici come sgabello dei tuoi piedi. Sappia dunque con certezza tutta la casa d'Israele che quel Gesù che voi avete crocifisso, Dio lo ha fatto Signore e Cristo»" (At. 2:22-36)

In quest’epoca razionalista e materialista è molto difficile annunciare e credere nella risurrezione dei morti, in particolare quella del nostro Signore Gesù Cristo. Eppure la risurrezione è componente essenziale della fede cristiana. A dire il vero, non è mai stato facile annunciare la risurrezione, perché essa si scontra sempre con le prospettive miopi e limitate dell’uomo che "non vede al di là del proprio naso". Questo però non ha mai impedito ai cristiani, fedeli al loro mandato, di annunciarla fedelmente, confidando nella potenza dello Spirito Santo, di scalfire anche i cuori più increduli, sfidando la loro derisione e rifiuto. Anzi, sarebbe un vero e proprio tradimento della nostra fede, se noi cercassimo di "adattare" questa proclamazione alla mentalità ed alle prospettive dell’incredulo, "spiegandola" in termini che lui possa accettare!

L’interpretazione mitologica è una degenerazione della fede

Senza la fede nella risurrezione di Gesù Cristo dai morti, la fede cristiana è svuotata della sua identità più profonda, e si trasforma, infatti, in quello che troppo spesso oggi è la norma nelle insipide chiese corrotte dal liberalismo e dall’incredulità, cioè una religione di buoni sentimenti dove si predicano solo generici principi di amore e di giustizia. In esse la Parola di Dio, se essa ancora viene predicata, viene ridotta al livello di favole e di miti, dei quali si salva solo "la morale". Per alcuni, infatti, parlare di risurrezione è come raccontare la favola della bella addormentata nel bosco fatta risorgere dal bacio del principe, oppure "da interpretare" come il ciclo naturale delle stagioni, o della vita nell’uovo, o della prolificità dei conigli… Tutta robaccia paganeggiante che non ha nulla a che fare con il messaggio sulla risurrezione di Cristo e la speranza della risurrezione dei morti.

Un giorno, al direttore di un giornale era arrivata la lettera di un lettore che si lamentava dell’interpretazione che aveva udito della risurrezione di un predicatore liberale che diceva che Cristo, in realtà, non fosse morto veramente sulla croce e che i discepoli erano riusciti in qualche modo a sanarne le ferite. "Che ne pensa?" chiese il lettore. Il direttore del giornale gli risponde in questi termini: "Caro amico, provi a flagellare quel predicatore con una frusta a nove lacci forniti ciascuno di piombini e lo colpisca 39 volte; poi lo inchiodi ad una croce, tenendocelo appeso sotto il sole per sei ore. Poi gli trafigga il costato con una lancia; imbalsamatelo, mettetelo in una tomba a tenuta stagna per 36 ore, e poi veda che cosa accade. Sinceramente…".

Non favole

La fede cristiana, è più "terra terra" di quanto si pensi: non sono favole con qualche intelligente "spiegazione" ma la rivendicazione che con la Persona di Gesù Cristo non siamo di fronte ad un uomo qualunque, ma a Dio stesso, al sovrano della vita che la morte non poteva né trattenere né vincere; alla proclamazione dell’irrompere nella nostra realtà di qualcosa di totalmente nuovo, di una realtà che supera la realtà che noi conosciamo, l’anticipazione della realtà futura che Dio stabilirà quando l’attuale, secondo i Suoi piani, avrà terminato il suo corso.

Quando la fede cristiana annuncia la risurrezione di Cristo, essa non parla nei termini di miti e simbolismo ma di una morte realmente storica e di una risurrezione fisica. Potrà sembrare "incredibile", per alcuni, ma questo dipende solo dalle limitate esperienze di chi così la giudica, e dal carattere unico e senza precedenti di questo avvenimento. Come infatti è possibile giudicare il totalmente nuovo ed inaudito secondo i criteri della realtà di oggi, l’unica di cui noi si abbia esperienza?

L’apostolo Pietro lo dice esplicitamente: "Infatti non vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del Signor nostro Gesù Cristo, andando dietro a favole abilmente escogitate, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua maestà" (2 Pi. 2:16). Anzi, l’intera Bibbia è un atto di accusa e di denuncia contro i miti e le favole pagane. Il racconto della creazione nel libro della Genesi stesso, per esempio, si esprime in termini polemici contro i racconti mitologici delle religioni pagane per parlare in termini oggettivi, e non simbolici. Le stesse divinità pagane vengono smascherate dalla Bibbia come proiezioni di fenomeni naturali: esse non hanno nulla a che fare con il Dio vero e vivente di cui la Bibbia testimonia e nella quale Egli parla.

L’apostolo Paolo esorta "di non occuparsi di favole e di genealogie senza fine, le quali producono controversie piuttosto che l'opera di Dio, che è fondata sulla fede" (1 Ti. 1:4), e ancora: "Schiva però le favole profane e da vecchie, ma esercitati nella pietà" (1 Ti. 4:7), "…senza attenersi a favole giudaiche né a comandamenti di uomini che rifiutano la verità" (Tt. 1:14). La Scrittura profetizza addirittura il tempo in cui, quello si, gli uomini "distoglieranno le orecchie dalla verità per rivolgersi alle favole"(2 Ti. 4:4). Le favole, secondo gli scrittori ispirati della Bibbia, sono quelle degli altri, non certo l’annuncio della fede cristiana, fondato su testimonianze oculari di fatti accaduti. Sono fatti, semmai, unici nel loro genere, ma certo non fantasie!

Come scrisse scrittore cristiano C. S. Lewis, il Cristianesimo è il mito che …è veramente accaduto.

Le implicazioni pratiche per il cristiano

La risurrezione di Gesù è un dato oggettivo e storico che comporta per il credente notevoli conseguenze pratiche. Non è solo un fatto da credere astrattamente: esso incide oggi sulla prospettiva secondo la quale viviamo.

1. Un futuro di risurrezione, ma anche un "presente" in quella linea. In primo luogo di Cristo risorto la Bibbia ne parla come "il primogenito dai morti" (Ap. 1:5). Chiunque unisce la sua esistenza strettamente a Lui potrà partecipare un giorno alla Sua stessa risurrezione perché, come dice la Scrittura, i credenti in Cristo sono stati "predestinati ad essere conformi all'immagine del suo Figlio affinché egli sia il primogenito fra molti fratelli" (Ro. 8:29). Pensate: "il primogenito", e colui che si affida a Lui segue la Sua stessa sorte di risurrezione. Non si tratta però solo di una speranza per l’aldilà, perché seguire Cristo significa vivere oggi nello stile della risurrezione. Il credente infatti "fa morire" un modo vecchio di pensare, parlare ed agire per "risorgere" oggi a "novità di vita". Chi crede segue oggi Cristo Gesù cerca oggi ciò che è "elevato", "nobile", d’ordine superiore alla rozzezza di chi vive in funzione di ciò che è "materiale", "carnale". Dice l’Apostolo: "Se dunque siete risuscitati con Cristo, cercate le cose di lassù, dove Cristo è seduto alla destra di Dio. Abbiate in mente le cose di lassù, non quelle che sono sulla terra, perché voi siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio. Quando Cristo che è la nostra vita apparirà, allora anche voi apparirete con lui in gloria" (Cl. 3:1-4).

2. Certezza di vittoria. La risurrezione di Cristo ci dà, poi, la certezza che ogni cosa venga fatta nel nome di Gesù ed in linea con i Suoi propositi, verrà realizzata, sarà vittoriosa. Quante volte siamo di fronte a credenti che, sebbene si rendano conto di questa realtà, vivono dubitando di poter conseguire alcunché di significativo. Molti si chiedono dove potranno avere il coraggio di accompagnare alla fede in Gesù i propri amici increduli. Altri si chiedono come possano vincere lo scoraggiamento, i problemi che debbono affrontare, le loro paure. Pietro afferma un fatto stupefacente quando scrive: "Gesù il Nazareno, uomo accreditato da Dio tra di voi per mezzo di potenti operazioni, prodigi e segni che Dio fece tra di voi per mezzo di lui, come anche voi sapete". Questi prodigi non erano solo segno che il Messia era venuto, ma che Dio pure avrebbe operato grandi cose attraverso coloro che confidano nella potenza di Cristo. Per questo la fede apostolica nella risurrezione deve spingerci a chiedere al Signore di aiutarci a fare nostra TUTTA la potenza che pure ci è stata promessa dal Signore per realizzare i propositi ed i piani che il Signore ha preparato affinché siano realizzati nel nostro mezzo. Gesù disse: "In verità, in verità vi dico: chi crede in me farà anch'egli le opere che io faccio; anzi ne farà di più grandi di queste, perché io vado al Padre" (Gv. 4:12). Se la Parola di Dio ci dice questo, come pure: "Noi infatti siamo opera sua, creati in Cristo Gesù per le buone opere che Dio ha precedentemente preparato, perché le compiamo" (Ef. 2:10), non dovremmo essere forse più arditi e fiduciosi che Dio ci darà i mezzi per realizzarle?

3. I propositi di Dio: un certo compimento. La risurrezione di Cristo ci mostra come tutti i propositi e i progetti di Dio avranno sicuro compimento. Essi non sono "ideali astratti" perché essa non è stata una risurrezione "virtuale", ma reale. Pietro, nel suo discorso, aveva resistito alla tentazione di puntare un dito accusatore contro i capi politici e religiosi della sua nazione, che avevano causato la morte di Cristo. Al contrario, Pietro focalizza l’attenzione sulle sofferenze di Cristo e sulla Sua risurrezione come l’adempimento di un progetto disposto già dall’eternità. Pietro infatti dice: "egli, dico, secondo il determinato consiglio e prescienza di Dio, vi fu dato nelle mani e voi lo prendeste, e per mani di iniqui lo inchiodaste alla croce e lo uccideste". Delle persone inique lo hanno ucciso, ma tutto questo è avvenuto "secondo il determinato consiglio e prescienza di Dio". Tutto ciò che avviene comporta perciò sempre due cause: una causa prima, cioè le leggi della natura di causa ed effetto, le decisioni umane, i fatti "imprevedibili" ecc. ma anche una causa ultima, cioè i decreti eterni di Dio, che stabilì che così doveva avvenire. La responsabilità di quegli "iniqui" permane, ma "dietro" ad essa vi sono i propositi eterni di Dio. La prospettiva cristiana, allo stesso modo, ci fa vedere ogni cosa che accade come qualcosa non di casuale o accidentale, ma come rispondente ai piani di Dio. Tante possono essere le cause delle cose che avvengono, ma alla fin fine per ogni cosa c’è un "senso ultimo" che trova il suo fondamento in Dio. Per questo la fede apostolica nella risurrezione deve spingerci a chiedere al Signore di aiutarci ad interpretare i fatti che ci coinvolgono e di comprenderli nella prospettiva dei propositi di Dio per la nostra vita.

4. Contro ogni aspettativa. La risurrezione di Cristo viene usata da Pietro per spiegare le vie misteriose di Dio, le quali possono (e di fatto lo fanno) anche contraddire tutto ciò che sarebbe ragionevole per questo mondo, le opinioni e le persuasioni umane. Per questo se noi veramente vogliamo imparare a conoscere la volontà di Dio, non dobbiamo fare altro che seguire la vita esemplare di Gesù Cristo. I capi del popolo ebraico avevano respinto Gesù come Messia perché Egli non adempiva ciò che loro si aspettavano da un Messia. Di conseguenza essi avevano perduto la più grande opportunità di tutta la loro vita. La risurrezione di Cristo ci mostra che noi potremmo anche essere respinti dalla gente perché essa non approva la nostra fede o il nostro impegno. Potremmo infatti avere la tentazione di dire: "Guarda quanto impopolare è oggi la fede cristiana. Guarda di quante critiche è fatta oggetto. Che abbia ragione il mondo? Che veramente io sia pazzo ed irragionevole a seguire la via di Cristo?". Questa è una tentazione. La nostra prospettiva non deve essere "ciò che ne pensa il mondo", ma ciò che ne pensa Dio, il quale avrà corso e successo, nonostante il mondo. Per questo la fede apostolica nella risurrezione deve spingerci a chiedere al Signore di aiutarci a concentrare maggiormente le nostre energie emotive, mentali, e spirituali nel seguire le orme di Cristo, nonostante tutto ciò che ci potrebbe rendere incerti e perplessi, facendoci chiedere se stiamo facendo o no la cosa giusta.

5. Un messaggio per tutto il mondo. La risurrezione di Cristo viene usata da Pietro per mostrare che tutti i gruppi etnici del mondo possono trovare in Cristo la loro comune via alla verità, alla vita ed al cielo. Presenti quel giorno al discorso di Pietro c’erano persone di ogni provenienza, prefigurazione dell’universalità dell’Evangelo cristiano. Dice il libro dell’Apocalisse: "Poi vidi un altro angelo che volava in mezzo al cielo e che aveva l'evangelo eterno da annunziare agli abitanti della terra e ad ogni, nazione tribù, lingua e popolo" (Ap. 14:6). L’Evangelo non appartiene ad un popolo o ad una cultura. Gesù risorto comanda ai Suoi discepoli: "Andate dunque, e fate discepoli di tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo" (Mt. 28:19). Per questo la fede apostolica nella risurrezione deve spingerci a chiedere al Signore di aiutarci ad accompagnare ogni gruppo etnico a Cristo come l’unico modo per superare le differenze d’opinione! Gesù è la chiave di ogni sapienza e conoscenza. Gesù aiuta tutti coloro che sinceramente cercano una risposta ai problemi più sconcertanti di questa vita e di quella a venire.

Una conversazione fra un missionario cristiano ed un mussulmano illustra molto bene il punto dell’unicità del fatto cristiano. Il mussulmano, volendo far impressione sul missionario con ciò che egli considerava la superiorità dell’Islam, disse: "Noi, quando andiamo alla Mecca, almeno troviamo una bara, ma quando voi cristiani andate a Gerusalemme, la vostra Mecca, voi non trovate altro che una tomba vuota. A questo il cristiano aveva risposto: "Ma proprio questa è la differenza! Maometto ü morto e giace nella sua bara. Tutti gli altri sistemi religiosi e filosofie hanno i loro feretri, le loro casse da morto. Cristo però è risorto, e ogni potere in cielo e sulla terra Gli è stato dat! Egli vive per sempre!

6. Coraggio per vincere ogni avversità. La risurrezione di Cristo viene usata da Pietro per mostrare che persino Davide, il re del Nuovo Testamento aveva previsto che la potenza di Cristo avrebbe vinto il peccato, la morte, ed il giudizio eterno. Pietro dice: "Egli dunque, essendo profeta, sapeva che Dio gli aveva con giuramento promesso che dal frutto dei suoi lombi, secondo la carne, avrebbe suscitato il Cristo per farlo sedere sul suo trono; e, prevedendo le cose a venire, parlò della risurrezione di Cristo, dicendo che l'anima sua non sarebbe stata lasciata nell'Ades e che la sua carne non avrebbe visto la corruzione" (At. 2:30,31). Questo senso di grande di grande gioia e trionfante speranza aveva dato a Davide il coraggio di vincere ogni sorta di avversità. Per questo la fede apostolica nella risurrezione deve spingerci a chiedere al Signore di aiutarci a condividere e ad approfondire la speranza che Davide aveva raccolto nei suoi Salmi a causa della sua fede nella potenza racchiusa in Cristo.

7. Dissipa ogni paura. La risurrezione di Cristo ci aiuta a dissipare la tristezza, le tenebre e la paura della morte. Pietro insegna a tutti i gruppi etnici rappresentati quel giorno dal suo uditorio che il giorno della risurrezione del nostro caro Signore è tale da scacciare ogni paura degli sconosciuti poteri della morte. Attraverso la risurrezione di Cristo, Pietro rassicura i suoi lettori che ci viene data l’attesa fiduciosa che Dio farà tutto quello che ha promesso di fare. Per questo la fede apostolica nella risurrezione deve spingerci a chiedere al Signore di realizzare grandi cose attraverso la nostra vita, servizio cristiano e preghiere. Egli adempirà tutte le Sue promesse.

8. Conoscere Dio e ristabilire comunione con Lui. La risurrezione di Cristo ci aiuta a comprendere chi è Dio. Spesso, quando molti parlano di Dio, sono incerti e manifestano tutta la concezione nebulosa che hanno di Lui. Quando però guardiamo alla Persona del Signore Gesù Cristo, noi troviamo la verità su Dio, chiara e limpida, il Suo carattere e la Sua potenza. Troviamo in cristo Dio come Persona, Persona che Gesù ci rivela e con la quale possiamo, per grazia Sua, stabilire un rapporto personale. In Cristo troviamo che le barriere che ci separano da Dio vengono abbattute. Il Suo trionfo sulla morte e sul peccato ci permette di accostarci a Dio con piena fiducia che Egli ci elargirà generosamente la Sua grazia attraverso la sempre maggiore conoscenza dei Suoi spettacolari attributi.

9. Fedeli al di là delle circostanze. La risurrezione di Cristo ci incoraggia a rimanere coerentemente fedeli ed ubbidienti ai propositi di Dio in qualsiasi circostanza in cui ci potremmo trovare. Senza dubbio anche il Signore Gesù era stato tentato di cedere alle pressioni, alle preoccupazioni ed ai piaceri della Sua natura umana. Come Gesù anche noi dobbiamo perseverare con coraggio con lo sguardo fissato fermamente sull’obiettivo del nostro Padre celeste senza permettere che l’incredulità ci sia di ostacolo alla realizzazione di tutto il potenziale che c’è in Cristo. Con la consapevolezza della risurrezione, cresciamo così nella fede, nella maturità spirituale, e nella fecondità spirituale. Per questo la fede apostolica nella risurrezione deve spingerci a chiedere al Signore di aiutarci a rifiutare di essere condizionati dai nostri umori neri, dalle circostanze difficili della nostra vita o dalle pressioni contrarie che potremmo subire. Invece, confidiamo a che il Signore ci aiuti a vivere nella luce della vittoriosa potenza e verità di Cristo.

10. Confidare che Dio "sa quello che sta facendo". La risurrezione di Cristo ci insegna, infine, a non togliere il controllo della situazione dalle mani del nostro Padre celeste. Vi sono persone che hanno paura di "lasciarsi andare" confidando che Dio è in controllo della loro situazione. Si agitano e vorrebbero "darsi da fare" per aver loro pieno controllo sul loro futuro. Certo, dobbiamo sempre agire come persone responsabili, ma dobbiamo saper affidarci senza paura alcuna a Colui che tutto ha previsto e che, nonostante le apparenze che ci suggerirebbero il contrario, "sa sempre ciò che sta facendo". La prova che Gesù aveva dovuto affrontare morendo in croce era indescrivibilmente terribile. Gesù però le va incontro con decisione perché sa che è la via per realizzare i propositi salvifici di Dio. Gli avversari di Gesù pensano di aver vinto, ma la realtà è molto diversa: sono gli scopi di Dio a realizzarsi, non i loro! Pietro dice: "Sappia dunque con certezza tutta la casa d'Israele che quel Gesù che voi avete crocifisso, Dio lo ha fatto Signore e Cristo. Non dobbiamo mai sottovalutare la capacità di Dio di liberarci anche dalle situazioni più temibili. Per questo la fede apostolica nella risurrezione deve spingerci a chiedere al Signore di aiutarci ad affidare a Lui il controllo della nostra vita non importa quanto difficili siano le nostre circostanze.

Conclusione

La risurrezione di Gesù Cristo dai morti è dunque una realtà significativa: una nuova realtà irrompe nell’attuale realtà e ci permette fin d’ora di vivere in modo nuovo testimoniando con forza di un modo diverso di pensare, di parlare e d’agire, quello di Cristo. Ciò che Cristo realizza non è "una religione fra le tante", perché le religioni di questo mondo sono prive di potenza.

Un giorno l’ideatore di una nuova religione venne a trovare lo statista diplomatico francese Charles Maurice de Talleyrand-Perigord lamentandosi di non potere guadagnarsi nuovi convertiti. "Che cosa suggerirebbe lei che io potrei fare?", chiese. Talleyrand rispose: "Io le raccomanderei di farsi crocifiggere, di morire, e poi di risorgere il terzo giorno"! Si, la forza della fede cristiana si fonda sulla risurrezione. Gesù di Nazareth non erra "uno qualunque": non investiamo la nostra vita in niente e nessun altro. Non ne varrebbe la pena. Cristo solo "ne vale la pena"!

(Paolo Castellina, venerdì 21 aprile 2000. Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla versione Nuova Diodati, ediz. la Buona Novella, Brindisi, 1991).

Letture supplementari

1. Salmo 103

2. 1 Corinzi 15:1-22: L’annuncio della risurrezione.


Predicazioni anno 2000