Camminare (con Cristo) è salutare

Introduzione

Oggi, con la vita sedentaria che caratterizza molti fra noi, non si cammina mai abbastanza. Gli esperti della salute raccomandano che, per conservarci in forma, in ogni età, si debba prendere l’abitudine di camminare ogni giorno almeno per mezz’ora energicamente, all’aria aperta, lontano, se possibile, dall’aria inquinata. Con i primi tepori primaverili camminare è qualcosa di piacevole. Non dico correre, ma almeno camminare molto, è dunque un esercizio salutare.

La Parola di Dio usa il verbo e l’esercizio del “camminare” come una metafora per indicare un’attività spirituale non meno salutare. Essa ci esorta a “camminare con Gesù”! Che cosa intende con questo?

Ascoltiamo che cosa l’apostolo Paolo, ispirato da Dio, ci dice in un frammento di una sua lettera:

“Come dunque avete ricevuto Cristo Gesù, il Signore, così camminate in lui, essendo radicati ed edificati in lui, e confermati nella fede come vi è stato insegnato, abbondando in essa con ringraziamento”(Cl. 2:6,7).

Il concetto

“Camminate in Lui”, o “con Lui”, dunque. Questa traduzione è migliore di come questo versetto lo rende la TILC, cioè “continuate a vivere uniti a lui”, perché è molto più dinamica! “Camminare con Cristo” è infatti una magnifica e grafica descrizione di che cosa significhi essere cristiani.

Quando pensate al significato di “camminare con qualcuno”, qual è l’immagine che vi viene in mente? Beh, io penso a due persone che fanno una passeggiata conversando  amichevolmente, a un uomo e ad una donna che si vogliono bene, i quali insieme percorrono la strada della vita. Nel Nuovo Testamento c’è anche questo, ma più propriamente, “camminare con Cristo” significa accompagnarsi fiduciosamente a Lui come il nostro Maestro, Amico, Consigliere, Guida. Noi camminiamo insieme e, durante il percorso (la nostra vita), Egli ci istruisce, ci guida, ci consiglia, ci protegge. Noi camminiamo, ed accanto a noi c’è una presenza amichevole che non ci abbandona e ci dà sicurezza.

Può essere talvolta utile andarcene per conto nostro, si dice “Meglio soli che male accompagnati”, ma camminare in solitudine non è bene. «Non è bene che l'uomo sia solo; io gli farò un aiuto conveniente a lui» dice il Signore Iddio nella Scrittura: parlava della compagnia femminile, ma vorrei estenderne il significato anche alla necessità che noi, nella nostra vita si cammini con Dio, come ci viene detto che facevano alcuni uomini santi del passato: “Ora Enok camminò con DIO; poi non fu più trovato, perché DIO lo prese” (Ge. 5:24). “Noè. Noè fu uomo giusto e irreprensibile tra i suoi contemporanei. Noè camminò con DIO” (Ge. 6:9).

“Camminare con Cristo” è una buona definizione dell’essere cristiani, perché ci rammenta come essere cristiani sia qualcosa da vivere, qualcosa di dinamico, qualcosa di fattivo, e che non bastano le parole... L’Evangelo in cui noi crediamo è l’annuncio che noi possiamo essere riconciliati con Dio in Cristo, che i nostri peccati sono stati perdonati perché Cristo, sulla croce, ne ha pagato il prezzo. Quando noi riponiamo la nostra fede nei fatti di ciò che in Cristo è avvenuto, quello non è che l’inizio di un cammino che deve durare tutta la nostra vita. Difatti, dice la Parola di Dio, colui che ha cominciato un'opera buona in noi, la porterà Egli stesso a compimento fino al giorno di Cristo Gesù, nel giorno della Sua presenza gloriosa (Fl. 1:6).

Nel testo che abbiamo letto, l’apostolo torna a puntualizzare la sostanza dell’Evangelo e della vita cristiana, in una situazione dove dei falsi maestri proponevano a quella comunità di credenti una “via migliore” e “più elevata” di quanto essi avessero appreso dall’apostolo. Anche oggi molti disprezzano la via cristiana ritenendo che esistano “vie migliori”, magari quelle insegnate dalle religioni orientali, oppure quella dell’umanesimo secolare. Non esiste però, dice l’apostolo, alcun’altra “via migliore” per conseguire la salvezza, perché in Cristo Gesù c’è “la pienezza”, tutti ciò di cui noi si possa aver bisogno. A noi tocca soltanto approfondire qualitativamente il rapporto che abbiamo instaurato con il Signore e Salvatore Gesù Cristo. Chi disprezza la via cristiana, probabilmente è perché non ne ha mai veramente gustato la bellezza e la pienezza. Ecco così che qui l’Apostolo descrive come il cristiano debba camminare, avanzare, nella sua vita, con Cristo.

L’apostolo non parla qui nemmeno di nuove straordinarie esperienze mistiche ed emotive che, secondo alcuni, noi dovremmo fare per essere “veramente” cristiani quasi che le “esperienze normali” non bastassero e quindi molti vanno alla ricerca di esperienze mistiche più intense. E’ il vezzo della nostra generazione quella di ricercare “esperienze” intense, non importa come si conseguono: musica, droga, sesso indiscriminato, ed anche esperienze religiose….

L’Apostolo, con semplicità e con chiarezza qui parla dell’impegno “terra terra” che deve caratterizzare il vero cristiano, che senza andare in eccessi di eccitazione, è del tutto soddisfacente. In ogni caso il cristiano non cerca Cristo per avere una qualche “esperienza forte”, ma perché ama la verità e vuole dare gloria a Dio nella propria vita.

In che cosa consiste l’autentica esperienza della fede cristiana? Prima di tutto, la vita cristiana deve avere:

I. Un punto di partenza ben definito

“Come dunque avete ricevuto Cristo Gesù, il Signore” dice il nostro testo.

Vi è molta presunzione nel nome della fede cristiana. Milioni di persone professano d’essere cristiane, ma quante hanno mai conosciuto veramente la gioia della grazia salvifica nella loro vita? Hanno assolto ad alcune formalità e presumono con queste di essere credenti, di essersi “messi a posto”. Rimangono così sconcertati, frustrati, confusi, quando si dice loro che debbono camminare con Cristo e crescere, maturare nella loro professione di fede. Quando si prospettano loro i doveri della vita cristiana, essi li vedono come difficili, se non impossibili da praticare. Considerano la vita cristiana come un peso per loro intollerabile da portare. Non aveva però Gesù stesso detto: “il mio giogo è dolce e il mio peso è leggero!” (Mt. 11:30)? Perché ritengono che sia così “faticoso” essere cristiani? Perché …non hanno mai cominciato veramente a camminare con Cristo!

Si dice loro di camminare con Cristo, ma non possono perché …non c’è mai stato un momento preciso della loro vita in cui essi Lo hanno ricevuto consapevolmente come proprio Redentore e Signore. Potreste forse cercare di volare …senza un aeroplano? Potreste voi forse mangiare …senza cibo? Quanto meno è possibile camminare con Cristo e come Cristo, senza aver fatto una chiara professione di fede, una chiara e vera decisione per Lui, senza aver mai in primo luogo invocato il perdono di Dio per i loro peccati e assunto consapevolmente Gesù Cristo come loro Salvatore.

 A. La verità dell’Evangelo da ricevere

La parola “ricevuto” in “Come dunque avete ricevuto Cristo Gesù, il Signore”, è un termine tecnico che indirizza la nostra attenzione all’autorità che ha trasmesso il messaggio. Si riferisce a un particolare corpo di verità che è stato trasmesso a gente particolare. Per esempio, Mosè aveva ricevuto la Legge e poi l’aveva trasmessa con ogni autorità ad Israele. Mosè poi l’aveva trasmessa a Giosuè, e da Giosuè, via via ad ogni nuova generazione. Ciò che Paolo aveva in mente, usando questo termine tecnico era che ciò che i Colossesi avevano ricevuto nei termini dell’Evangelo, era il vero Evangelo apostolico.

Rammentatevi che i falsi dottori che a Colosse creavano confusione fra i cristiani, cercavano di fare loro impressione proponendo loro segreti inauditi e misteri nascosti. Paolo usa questo termine per rammentare loro che essi avevano ricevuto già la sostanza concreta dell’Evangelo, e con esso la pienezza della sapienza di Dio che non ammetteva la possibilità di essere integrata. Quando ricevi “tutto” è assurdo aspettarsi di poter ricevere …più di quello! Se è tutto, è tutto, e non c’è più altro da aggiungere! Non era un mezzo Evangelo che doveva essere integrato perché essi ricevessero “la pienezza” della salvezza. Era il vero Evangelo, pieno in ogni senso, e completamente adeguato per la salvezza di tutti coloro che in esso avrebbero creduto. Non c’era nulla che avrebbe potuto “migliorarlo”, non aveva bisogno di cambiamenti, di riforme, di abbellimenti, di accomodamenti alle idee locali…

Questo ci rammenta che la nostra fede deve essere edificata solo sul fondamento posto dagli apostoli e dai profeti, l’Evangelo di Gesù Cristo (1 Co. 3:10,11; Ef. 2:20). E’ questo l’Evangelo che troviamo nelle pagine della Scrittura. Non ha bisogno di essere aggiornato per il nuovo millennio, perché si è già comprovato efficace per i secoli precedenti. Non può essere “aggiornato” perché era finale e completo già quando era stato trasmesso (1 Co. 15:3-11). E’ questo Evangelo soltanto, l’Evangelo apostolico, che è “potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede” (Ro. 1:16,17).

Dato che l’Evangelo è stato trasmesso autorevolmente dagli apostoli e dai profeti, e poi registrato per le future generazioni nelle Scritture, esso è la verità che possiamo leggere, discutere, e comprendere. Non è quello che proponevano i falsi maestro di Colosse, qualcosa di misterioso, di nascosto, di sconosciuto, riservato ai soli iniziati. E non era semplicemente un’esperienza che qualcuno ha fatto ma che non si possa spiegare in termini razionali. E’ verità, potente verità, la quale è affermata con proposizioni, e che per poterla comprendere, fa appello all’intelligenza.

2. Una persona vivente da ricevere

Avendo però identificato l’Evangelo come un messaggio autorevole da ricevere, dobbiamo pure riconoscere come si tratti pure di un messaggio vivente. L’Evangelo, infatti, implica il ricevere una persona vivente: “Come dunque avete ricevuto Cristo Gesù, il Signore…”. Non dobbiamo sorvolare velocemente i termini che qui vengono usati. Qui l’Apostolo identifica il Signore in tre modi: come Cristo, Gesù, Signore.

Come “Cristo” Egli viene identificato come il Messia, o "l’Unto” promesso ad Adamo, Abrahamo, Israele, e Mosè. Questo titolo rivolge la nostra attenzione a Colui di cui avevano profetizzato Isaia, Geremia, e Michea. Isaia proclamava: “Lo Spirito del Signore, l'Eterno, è su di me, perché l'Eterno mi ha unto per recare una buona novella agli umili; mi ha inviato a fasciare quelli dal cuore rotto, a proclamare la libertà a quelli in cattività, l'apertura del carcere ai prigionieri, a proclamare l'anno di grazia dell'Eterno e il giorno di vendetta del nostro DIO, per consolare tutti quelli che fanno cordoglio” (Is. 61:1,2). Come “il Cristo”, il nostro Signore è il Profeta che ci ha annunciato la buona notizia della salvezza. Egli ha esercitato la Sua funzione profetica proclamando Sé stesso come l’unica via che porta a Dio.

Paolo pure usa il nome comune “Gesù”. Questo era il nome che l’angelo aveva dato a Giuseppe: “ella partorirà un figlio e tu gli porrai nome Gesù, perché egli salverà il suo popolo dai loro peccati” (Mt. 1:21). Gesù Cristo non avrebbe semplicemente annunciato la salvezza, ma sarebbe Egli stesso stato la salvezza per tutti coloro che avrebbero creduto. In questo caso, così, troviamo il titolo “Gesù” come il termine che esprime l’opera sacerdotale e mediatrice di Gesù Cristo. Era Gesù che sia offriva il sacrificio valido per espiare il nostri peccati, e che diveniva Egli stesso la sostanza di questo sacrificio, portando su di Sé il giudizio di Dio per noi alla croce.

Troviamo pure che Paolo identifica Gesù come “il Signore”. Le prime confessioni di fede della Chiesa proclamavano: “Gesù è il Signore”. Sfidando il culto dell’imperatore e il culto di centinaia di altri dei, i Cristiani erano disposti a sacrificare la loro vita solo per poter confessare la loro fede nel Signore. Come Signore, Gesù Cristo esegue la sua funzione regale sulla nostra vita. Si, Egli è Re sull’universo, ed Egli governa con un potere sovrano ed incontrastabile. In modo speciale, però, Egli è Re sulla vita di tutti coloro che Egli ha redento con il proprio sangue.

Notate come Paolo non dica nulla sul ricevere “parte” di Gesù. La descrizione che egli fa ci rammenta che, quando Lo riceviamo, noi riceviamo Lui in tutta la Sua pienezza. Non vi sono più esperienze supplementari da aggiungere a quello che Cristo ha già compiuto. Non c’è alcuna “seconda benedizione” da ricevere oltre a quella. Paolo dichiarava ai Colossesi: “Voi non avete bisogno di ciò che quei piantagrane insistono che voi abbiate: voi avete ricevuto Cristo Gesù il Signore; potreste voi mai aggiungere a Lui qualcos’altro?”.

Charles Spurgeon descrive questo nella maniera efficace che solo lui poteva usare: “Lo abbiamo preso secondo tutto ciò che di Lui conoscevamo, ed abbiamo scoperto come Egli fosse molto più di quello che pensavamo che fosse. Non abbiamo di Lui scelto quello che più ci aggradava, come se potessimo dire: Prenderemo il Suo perdono, ma non la Sua opera santificatrice. Abbiamo assunto il Cristo dei Suoi molti aspetti e molti caratteri gloriosi; il Cristo dalle mille e mille bellezze; abbiamo assunto il Cristo maestro, il Cristo nostra Guida, il Cristo da ubbidire, il Cristo nostra gioia; abbiamo assunto un Cristo intero. Abbiamo detto: ‘Signore, prendi tutto di noi stessi: spirito, anima e corpo’; abbiamo pregato affinché il Suo sacrificio si legasse con corde ai corni dell’altare per sempre. Non abbiamo contrattato con Lui; abbiamo affidato a Cristo tutto noi stessi, corpo compreso. Abbiamo chiesto che il nostro cuore battesse in sintonia con il Suo, che i nostri polmoni non respirassero altro che Lui, perché Egli è la nostra stessa vita” [MTP, vol. 55, 587].

Avete voi ricevuto Cristo Gesù il Signore? Se non lo abbiamo ricevuto con un atto di fede chiaro, consapevole e deciso, per noi non ci sarà alcuna santificazione, alcuna crescita, alcun discepolato, alcuna maturità.

II. Dovete avere un modello

In secondo luogo, quella piccola parola: “come” in: “Come dunque avete ricevuto Cristo, Gesù, il Signore, così camminate in Lui” , ci aiuta a vedere a che cosa l’apostolo miri in questo breve testo. Ancora una volta, nel particolare contesto in cui l’Apostolo scriveva, questo serve per rammentarci che non c’è alcuna misteriosa esperienza che ci attende se noi vogliamo davvero crescere. E’ solo Gesù Cristo il Signore di cui abbiamo bisogno sia per cominciare che per proseguire nella vita cristiana. Essi dovevano riflettere su come l’avevano ricevuto e che su come Egli continuasse ad essere il modello della loro vita attuale. L’esortazione, quindi, che Paolo fa in vista della crescita spirituale ci fa rivolgere la nostra attenzione indietro agli inizi della vita cristiana.

A.    Guardate alle fondamenta

Il versetto 7 è costituito da una serie di verbi al participio, che ci rimandano all’esperienza dell’aver ricevuto Cristo Gesù, il Signore: essendo radicati ed edificati in lui, e (essendo) confermati nella fede come vi è stato insegnato, abbondando in essa con ringraziamento”. Il primo participio si differenzia dagli altri, mostrando l’unicità di questo fondamento: “essendo stati fortemente radicati” in greco è nel tempo participio perfetto passivo. Ciò che significa è che si riferisce ad un fondamento che è stato deposto per sempre, che non dovrà mai essere ripetuto, che non si riscontrerà mai inadeguato. La voce passiva ci rammenta che non siamo stati noi a mettere alla nostra vita queste fondamenta cristiane, ma che è stato qualcosa che il Signore Gesù stesso ha realizzato.

La metafora “fermamente radicati” era usata nel contesto dell’agricoltura e delle costruzioni. Il termine in agricoltura ci rammenta della necessità che la pianta, piccola o grande non importa, abbia delle radici. Senza radici, la pianta non può vivere. La vita dell’albero si trova nelle sue radici. Gran parte del tempo dell’agricoltore viene passato a coltivare buone radici che garantiscano la crescita della pianta. Le vostre radici affondano solo in Cristo Gesù? Ecco il punto di tutto il discorso, essere radicati fermamente in Cristo Gesù, il Signore. Secondo Paolo noi non potremo mai trovare (e quindi non dovremmo cercare) un elemento differente in cui crescere, diverso da quello in cui siamo stati piantati.

Oppure potremmo anche usare la metafora di una costruzione, laddove questo termine fa riferimento alle fondamenta di un edificio. Se non usi abbastanza tempo per deporre un buon fondamento per la tua costruzione, ben presto esso cadrà. Ciò che Paolo vuole dirci è che tutto nella vita cristiana sorge dal fondamento dell’Evangelo di Cristo. Se cerchiamo di costruire una qualsiasi cosa nella nostra vita cristiana che non rispecchi il fondamento, essa sarà futile. Questo significa che la nostra prima esperienza di venire a Cristo, dovrebbe rispecchiarsi nel modo in cui camminiamo con Lui tutti i giorni della nostra vita. Per dirla un po’ diversamente: il cristiano che cresce quanto a conoscenza potrà pretendere di avere un’illuminazione maggiore solo nella misura in cui rimarrà fedele alle verità dell’Evangelo della salvezza in cui era stato istruito fin dall’inizio, e che lo hanno condotto a Cristo. Per questo dobbiamo continuare a guardare alle fondamenta, continuare a pensare a Cristo Gesù, a Lui crocifisso, sepolto, e risorto dai morti per noi. Tutto ciò che riguarda la nostra crescita spirituale si rapporta alle fondamenta, altrimenti sarà una crescita illegittima, falsa, una crescita si, ma di cellule malate, cancerogene, estranee.

B. Guardate alla struttura

Attenendosi alla metafora dell’edificio, Paolo ci dice che il costruttore è sempre all’opera in questo edificio: “essendo radicati ed edificati in Lui”. L’uso che l’Apostolo fa qui del tempo presente mostra come i lavori siano ancora in corso. Non pensate alla vita cristiana come ad un edificio di due piani. Pensate ad essa come ad un grattacielo che abbia un potenziale di crescita illimitato, proprio perché le sue fondamenta sono infinitamente sufficienti, visto che sono Cristo Gesù il Signore!

Che cos’è che si costruisce su questo fondamento? La voce passiva ci risveglia al fatto che il Signore è Colui che costruisce sulle fondamenta della nostra vita:  "essendo convinto di questo, che colui che ha cominciato un'opera buona in voi, la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù. .... poiché Dio è colui che opera in voi il volere e l'operare, per il suo beneplacito" (Fl. 1:6; 2:13). Paolo dice che noi siamo “edificati in Lui”. E’ nella sfera di Cristo, il contesto del nostro rapporto con Lui, il riflesso della Sua vita gloriosa, ciò in cui noi veniamo edificati.

Forse non c’è miglior testo di Romani 8:29 che possa esprimere questo: “Poiché quelli che egli ha preconosciuti, li ha anche predestinati ad essere conformi all'immagine del suo Figlio affinché egli sia il primogenito fra molti fratelli”. Il Padre non avrà terminato con noi la Sua opera fintanto che ogni Suo figlio non rifletterà il Suo Figlio per eccellenza, Gesù Cristo. Alla fin dei conti, che cos’è questa “crescita cristiana” se non il credente che conforma la sua vita all’immagine di Cristo? Questa è l’unica descrizione possibile per la realtà della santificazione che deve avvenire nella nostra vita. E’ il progetto di Dio che il Suo popolo diventi come Cristo, …non che si trascini in un’insipida rispettabilità. E Dio realizzerà quest’opera in tutti coloro che Egli ha redento attraverso Cristo. Giovanni ci dice: “Carissimi, ora siamo figli di Dio, ma non è ancora stato manifestato ciò che saremo; sappiamo però che quando egli sarà manifestato, saremo simili a lui, perché lo vedremo come egli è” (Gv. 3:2). La crescita cristiana, o santificazione, è il processo per cui diventiamo  “come Lui”. In che modo però raggiungeremo questo?

C. Riconoscere i materiali

L’apostolo spiega che I credenti sono “confermati nella fede come vi è stato insegnato”. La parola “confermati” (il testo non ha a che fare con il rito della confermazione celebrato in diverse chiese) si riferisce al fatto che essi vengono continuamente rafforzati o diventano più solidi. Più solidi, però, in che cosa? Nella vostra fede, come vi è stato insegnato.

“Fede” e “insegnato” insieme ci aiutano a comprendere in che modo Paolo usi la parola “fede”. Essa può essere usata soggettivamente, quando si riferisce alla fiducia che i credenti hanno in Cristo. Qui, però, è chiaro come egli usi questo termine in modo oggettivo, riferendosi a quel corpo di verità in cui noi crediamo. “Insegnato” ci conferma quest’interpretazione. Consideriamo ora che cosa egli ci dica.

Il cristiano deve continuamente cercare di crescere nella conoscenza della verità divina. Egli deve impegnarsi nel perseguire una più grande conoscenza di tutto ciò che gli viene dato nella Parola di Dio. Potrebbe vegli imparare più che l’Evangelo? Si, perché nella Scrittura c’è molto che potremmo identificare fuori dai parametri dell’Evangelo. Ciò che però egli ci dice è che non dovremmo mai pensare di poter crescere al di là della ricca verità contenuta nell’Evangelo. Come potremmo, infatti, esaurire le profondità dell’incarnazione, della giustificazione, dell’adozione, ecc.?  Tutto ciò che noi impariamo e comprendiamo deve ricollegarsi all’Evangelo. La chiave interpretativa dell’intero bilancio di ciò che impariamo risiede nel fondamento dell’Evangelo di Cristo.

Se mai dovessimo pensare di diventare così istruiti e sofisticati da ritenere che l’Evangelo è “roba elementare” e che dovremmo muoverci verso “cose più elevate”, allora, come disse qualcuno, noi diventeremmo “post-cristiani e pagani”. Il puritano Saluel Rutherford pregava affinché Dio gli concedesse di aver un cuore più vasto per contenere una maggior misura di Cristo. Diceva: “Oh se potessi avere un cuore abbastanza profondo, e vasto, e alto come il cielo, allora io potrei contenervi Cristo! … Dato che i cieli dei cieli non Lo possono contenere, o se avessi un cuore vasto come sette cieli, tanto da poter far dimorare in me l’intero Cristo, e tenerlo nelle mie braccia!”.

Quali sono I materiali di cui abbiamo bisogno per poter “camminare con Cristo”? Andate alla Parola di Dio ed immergetevi in essa. Nutritevi delle ricchezze infinita di Gesù Cristo. E quando avrete trovato in quel momento soddisfazione, siate pronti ad averne di più, perché voi non Lo esaurireste mai! La vostra conoscenza non conterrà mai tutto ciò che c’è da sapere su Gesù Cristo e delle glorie del Suo Evangelo. Ogni giorno, ritornare al fondamento e siate rafforzati, confermati, nella fede.

III. Dovete passare all’azione

In questo testo Paolo non incoraggiava la passività. Egli rammenta ai cristiani di Colosse tutto ciò che Dio stava facendo in loro e per loro. Egli comincia, però, a dire loro di camminare. “Come dunque avete ricevuto Cristo Gesù, il Signore, così camminate in lui”.

A. Camminare implica progredire

La parola “camminare” è un termine comune che si riferisce al “comportamento”, sulla condotta costante o il modo in cui un credente vive. Essa comprende la sua vita morale, etica, sociale, mentale, e spirituale. Come vive in rapporto con gli altri, come risponde alle prove della vita, come prende le sue decisioni, come trascorre il suo tempo, che cosa fa con le cose che possiede… Con tutte queste cose ha che fare il “cammino” o comportamento del cristiano.

Per Paolo non c’era questione su come un cristiano dovesse vivere. Egli doveva mettere ogni cosa in rapporto con Gesù Cristo il Signore. Tutto della vita doveva essere conformato alla realtà di Colui che dice: “Io sono Suo e Egli è mio”. E non c’era questione sul come bisognasse condurre la propria vita, perché, come aveva ricevuto Cristo per fede, il credente doveva vivere la sua vita quotidiana. Egli doveva vivere giorno per giorno nella realtà di essere stato redento dal sangue di Cristo. Egli doveva attingere ai profondi pozzi della grazia divina per tutto ciò che mai egli avesse dovuto affrontare. Egli doveva trovare la sua pace in Gesù Cristo, e nella Sua sufficienza.

Il commando di “camminare” ci rammenta che noi dobbiamo personalmente essere coinvolti nell’azione della nostra crescita spirituale. Ci viene detto di “camminare nello Spirito”, di “camminare nella verità”, di “camminare nell’amore”. Tutte queste sono azioni di crescita spirituale; azioni intenzionali da parte del credente. Per quanto si possa dire con certezza che il Signore sia all’opera in ogni autentico credente, il cristiano stesso deve perseguire quelle cose che lo aiuteranno a crescere ed a maturare spiritualmente. La sua crescita spirituale non avviene automaticamente sedendo davanti ad uno schermo televisivo, o ad un videogioco. Non avviene se noi viviamo in funzione della ricreazione o del divertimento. Non avviene “navigando in rete”, anche se tu vi trovi dei siti cristiani. Accade quando ti immergi in Gesù Cristo e nella Sua opera gloriosa.

Paolo usa il verbo “camminare” al presente, dice “camminate”, per rammentarci che si tratta, nella vita del credente, di una progressione, di un procedere continuo. Di una persona che sia credente solo da poco, possiamo dire che sia un “bambino nella fede” e quindi camminerà con i passi incerti di un bambino, ma certo questi non rimarrà bambino per tutta la vita, camminando sempre “a quattro zampe”. Egli deve crescere nella sua capacità di camminare con Cristo. Il cammino non sarà mai terminato, finché vive, ma egli dovrà procedere con sempre maggiore scioltezza anche su terreni difficili, e certamente la vita per noi offre spesso un “terreno difficile”. Il cristiano quindi, non dovrà mai diventare presuntuoso, ritenendo di essere già spiritualmente “un arrivato”, o che possa mai rallentare il passo, “prendendosela più comoda”. Deve avere la disciplina di un maratoneta! Paolo diceva: “proseguo il corso verso la mèta verso il premio della suprema vocazione di Dio in Cristo Gesù” (Fl. 3:14).

B.    La gratitudine implica dipendenza

Qualcuno ha detto: “Uno spirito privo di gratitudine implica una vita non più focalizzata sulla grandezza di Cristo”. Paolo termina questa breve esortazione alla crescita spirituale affermando una realtà che risalta proprio quando camminiamo con Cristo come l’abbiamo ricevuto, cioè “una vita che abbonda di ringraziamento” o del senso di gratitudine. Un cuore riconoscente significa che la nostra vita è stata riempita della meravigliosa realtà che Gesù Cristo ha salvato noi, indegni peccatori. Ogni qual volta cominciamo a prendere le cose per scontate e ci riempiamo d’orgoglio, è perché abbiamo perso di vista il fondamento della vita cristiana: Cristo Gesù, il Signore. La gratitudine ci rende umili e ci conserva dipendenti da Colui che ci ha redenti, con la Sua infinita misericordia e grazia.

Conclusione

Avete voi ricevuto Cristo Gesù, il Signore? Camminate voi con Lui? Che noi si possa ripensare sempre con diligenza che cosa significhi camminare con Gesù Cristo.

(Paolo Castellina, sabato 1 aprile 2000 . Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla versione Nuova Diodati, edizioni La Buona Novella, Brindisi, 1991).

Letture supplementari

1.      Inizio culto: Salmo 25

2.      Prima lettura: Deuteronomio 5:1-33

3.      Seconda lettura:  1 Giovanni 2


Paolo Castellina's Home Page - Tempo di Riforma