In questo periodo stiamo riesaminando il ruolo centrale che la Bibbia assume come regola ultima della nostra fede e della nostra condotta. E’ quanto mai importante insistere oggi su questo punto, ed ostinatamente attenerci ad esso, perché la fedeltà alla Bibbia, della quale Gesù dice che “non può essere annullata” (Gv. 10:35) e del cui messaggio “neppure un iota, o un solo apice … passerà, prima che tutto sia adempiuto” (Mt. 5:18), è una questione di principio. Su di essa si fonda la vera identità cristiana. Abbiamo fin ora esaminato la sua infallibilità (in che modo possa essere considerata priva di errori), e la sua sufficienza per realizzare gli scopi che Dio si è prefisso di realizzare attraverso di essa. Esamineremo oggi l’autorità della Bibbia e quindi il nostro preciso dovere di sottometterci ad essa.
“La Scrittura non può essere annullata”: se queste parole del Figlio di Dio sono vere, e la Scrittura non può di fatto essere annullata, allora ciò che abbiamo nella Bibbia pone ad ogni uomo e ad ogni donna delle considerevoli responsabilità. Vi è un’unità inscindibile fra Gesù, Parola di Dio fattasi carne, il Signore e Giudice supremo dell’umanità, e le Sacre Scritture che Lo annunciano ed attraverso le quali oggi pure Egli autorevolmente ci parla. Esse sono per noi vincolanti perché possiedono incontestabilmente l’autorità stessa di Dio.
Verso la Parola di Dio la nostra risposta deve essere quella di quegli antichi Israeliti che un giorno interrogarono il profeta Geremia sul da farsi in una difficile circostanza, e che dissero: «L'Eterno sia un testimone verace e fedele contro di noi, se non faremo secondo ogni parola che l'Eterno, il tuo DIO ci manderà a dire per tuo mezzo. Sia la sua risposta gradita o sgradita, noi ubbidiremo alla voce dell'Eterno, il nostro DIO, al quale ti mandiamo, affinché ce ne venga bene nell'ubbidire alla voce dell'Eterno, il nostro DIO» (Gr. 42:5,6).
Lo stesso vale nel Nuovo Testamento. Sviati dall’ubbidienza alla Parola di Dio, una volta i cristiani della Galazia erano stati rimproverati dall’apostolo Paolo, il quale aveva loro detto: “Voi correvate bene; chi vi ha ostacolato impedendovi di ubbidire alla verità?” (Ga. 5:7).
E’ interessante l’osservazione che in questo versetto fa l’apostolo Paolo: “chi vi ha ostacolato impedendovi di ubbidire alla verità?”. Siamo infatti anche oggi di fronte a molti ostacoli che ci vorrebbero impedire di ubbidire alla verità, in particolare due “autorità alternative” proposteci come “più affidabili” di quella biblica: (1) La presunta autorità della coscienza; (2) le autorità di organizzazioni ecclesiastiche corrotte. Esaminiamole sommariamente.
Vi sono molti che affermano essere la propria coscienza come autorità ultima della loro condotta. Il vocabolario definisce la coscienza come un “giudizio etico, sensibilità morale, avvertimento interiore che porta l’uomo ad approvare o disapprovare le proprie azioni, secondo il concetto che ha del bene o del male”[i].
La coscienza è una cosa buona e salutare, ma di per sé stessa è alquanto inaffidabile come autorità ultima della propria condotta. Essa appunto, come dice il vocabolario, “dipende dal concetto che ha del bene o del male”.
Abbiamo, da una parte, coscienze molto esigenti legate a false autorità e formate da principi etici e morali spesso molto discutibili. Pensate a quelle persone nelle quali sono stati inculcati principi decisamente errati, come per esempio, i Testimoni di Geova che vengono condizionati ad un’ubbidienza indiscutibile ai decreti del loro “corpo direttivo” di New York, come ad esempio nella proibizione delle trasfusioni di sangue. Pensate anche ai cattolici-romani molto rigorosi sottomessi acriticamente alle autorità che siedono in Vaticano, nel campo per esempio, della sessualità. Lo stesso vale per l’effetto schiavizzante che operano sulle coscienze le dittature politiche. Dall’altro lato abbiamo coloro la cui coscienza li porta a tollerare ed a “concedersi” allegramente qualsiasi cosa, e che dice loro: “Tutto è permesso, tutto è da provare”, senza limiti di sorta, crimini inclusi. La loro coscienza li porta senza grossi problemi a rubare, a mentire, ad ammazzare… Pensate alla coscienza di un cannibale… La coscienza è di fatto molto “malleabile”.
La coscienza non può essere la nostra autorità ultima. Essa va informata, formata, educata, da una giusta autorità ad essa esterna, e questa non può essere altro che Colui che ci ha creato e che ci governa attraverso la Sua Parola. E’ la Parola di Dio che chiama la coscienza di ogni generazione alla sbarra della propria luce e verità.
Il riformatore Martin Lutero era stato portato di fronte ad un tribunale ecclesiastico perché con i suoi scritti ed azioni aveva messo in discussione e contestato l’autorità e le leggi del papa, le secolari tradizioni cattoliche romane, assunte ad autorità ultima. Chiamato a ritrattare le sue posizioni, egli aveva detto un deciso No, affermando qualcosa di questo genere: “La mia coscienza è legata soltanto alla Parola di Dio. Dimostratemi con essa che io sbaglio, e io mi sottometterò. Io non posso e non voglio fare altrimenti, che Dio mi aiuti!”. La Riforma non parlava in favore di una libera coscienza, ma di una coscienza illuminata dalla Bibbia.
Una seconda presunta autorità che ci può impedire di ubbidire alla verità è quando, l’abbiamo già accennato, delle autorità umane pretendono di porsi al di sopra della stessa Parola di Dio determinando esse stesse “come deve essere interpretata” o sostituendosi esplicitamente o praticamente, ad essa.
1. Roma. Esempi tipici sono le pretese del papa di Roma di essere “vicario di Cristo in terra” insieme all’autorità che il Cattolicesimo attribuisce alla “tradizione” ed al “magistero ecclesiastico”. Il Cattolicesimo afferma che due sarebbero le autorità sulla fede e sulla condotta del cristiano: la Bibbia e la tradizione. In realtà, però, ciò che alla fine prevale sulla Bibbia stessa, sono i pronunciamenti, a loro dire infallibili, del papa, le encicliche, i decreti, i concili, le tradizioni secolari. La Bibbia dice ad esempio, che l’unico a poter ricevere un culto religioso è Dio, e soltanto Dio, e che Egli non condivide questo con nessun altro. Eppure con abilissimi giri di parole e sofismi si tollera e si promuove il culto di Maria e dei santi, come pure vera e propria idolatria e superstizioni. Sono riusciti persino ad eliminare con speciose giustificazioni il secondo comandamento sulla proibizione delle immagini e a rivederne la numerazione. Perché? Perché in ultima analisi, non è la Bibbia che conta, ma l’autorità umana a cui essa è stata asservita. Il papa attuale potrà anche affermare, e gli allocchi ci cascano, di essere disposto a rivedere la sua funzione per renderla accettabile agli altri cristiani, e fare dichiarazioni di conciliazione fra tutte le religioni. Nello stesso tempo, però, in altra sede, egli dichiara il principio di fondo che la chiesa cattolica romana sarebbe l’unica e vera chiesa e lui il vicario di Cristo in terra! La Bibbia potrà dire tante cose, ma ciò che realmente conta, per il cattolico fedele, è la tradizione con la quale tutto e il contrario di tutto può essere giustificato. Potrà volere l’aggiornamento …basta che però nulla si cambi!
2. Le sétte. Lo stesso fenomeno in cui formalmente si ammette l’autorità della Bibbia, ma praticamente ben altre autorità prevalgono, è quello di organizzazioni come i Testimoni di Geova. Qui la Bibbia viene sbandierata come se essi la credessero unica ed assoluta autorità. In realtà essa è asservita ed anche sostanzialmente modificata, dai “papi di New York” che, asserendo essere “schiavi fedeli e veraci” della Bibbia, in realtà ne sono padroni sfacciati e senza scrupoli. Altre sette e gruppi, le cui dirigenze non sono meno autoritarie, affiancano esplicitamente la Bibbia ad altri libri che ritengono ugualmente autorevoli, come il Libro di Mormon, oppure alle loro piccole ma “inviolabili” tradizioni.
3. Le chiese protestanti maggiori. La situazione non è migliore nelle chiese protestanti storiche, spesso dominate non solo da dirigenti increduli e corrotti, ma essi stessi asserviti alle ideologie e filosofie più di moda con le quali pretendono di aggiornare e rivedere il cristianesimo biblico ed ortodosso fissato dalle confessioni di fede della Riforma, confessioni che, naturalmente, hanno pensato bene d’ignorare o d’eliminare del tutto. Dicono che la Bibbia rimane l’autorità ultima, ma essa di fatto è asservita e vanificata dalle pubblicazioni ed insegnamento dei “grandi” professori delle facoltà teologiche ufficiali e dei teologi modernisti, che ritengono incontestabili quanto il papa lo è per i cattolici. Dicono di basarsi su una “analisi scientifica” della Bibbia, in realtà essi sottomettono la Bibbia all’autorità di presupposti di interpretazione particolari e discutibili. Ne risulta che è la loro parola, e non quella di Dio, ad essere annunciata dai pulpiti da predicatori sciocchi e servili, dai primi debitamente istruiti e stabiliti.
Potremmo dire oggi come al tempo della Riforma: liberiamo la chiesa dalla cattività babilonese! Liberiamo la Bibbia dalle presunte autorità che la vorrebbero asservire e condizionare! L’autorità, per il cristiano, risiede nella sola Bibbia, e non solo a parole, o “idealmente”, ma nei fatti!
In quali aree della nostra vita, ci chiediamo, la Scrittura è guida normativa e autorevole? Quali parti della nostra vita la Parola di Dio deve regolare e controllare? La risposta è ogni parte della nostra vita. L’autorità di Dio, che si esprime nella Sua Parola scritta, si estende ad ogni aspetto della realtà, la Sua sovranità è universale. Esaminiamo alcuni aspetti di questa sovranità.
In primo luogo, la Parola di Dio è l’autorità unica per quanto riguarda ciò che debbo credere e la mia teologia. Se voglio sapere ciò che debbo credere su Dio, com’è Dio, i Suoi attributi, propositi, opere, ciò che ha fatto per me, quale sia il Suo progetto per la redenzione della creatura umana, le promesse che ha fatto ai cristiani, le norme necessarie per la vita quotidiana, la risposta a tutto questo risiede nella Parola di Dio.
Vi sono certo cose segrete che appartengono al Signore, questioni sulle quali Egli ha scelto di non darci informazione alcuna, come ad es. “Come si può conciliare la sovranità di Dio con la libertà umana? Qual è la data del ritorno di Cristo? Perché la vita di una persona è piena di dolori e problemi, mentre la vita di un’altra sembra scorrere liscia come l’olio?”. La Bibbia tace su queste cose, e così anche noi dovremmo accettare di non poter sapere. La Bibbia, poi, non parla di ogni dettaglio della vita della Chiesa. La Bibbia non ci dà un ordine preciso per il culto, né ci offre un manuale per la lettura biblica quotidiana, né quanto grande debba essere una comunità cristiana per essere ottimale, ma la Bibbia ci parla della Caduta dell’uomo, di predestinazione, e di ciò che noi possiamo o non possiamo fare quando la Chiesa si riunisce. Parla di Adamo ed Eva, parla dell’inferno, delle responsabilità dell’uomo, ecc. Su queste cose noi non possiamo far finta di nulla e tacere, ma dobbiamo accettare ciò che Iddio vuole che noi si creda. Questi insegnamenti non ci sono stati dato per speculazioni intellettuali e filosofiche, ma ai fini della salvezza e di una vita di buone opere. Dobbiamo crescere cercando di comprendere sempre meglio queste verità, aver sempre maggiore familiarità con l’insegnamento della Scrittura, e del suo sistema dottrinale.
Certo, la nostra non deve diventare una “ortodossia morta”, l’adesione fredda, formale, rigorosa, senza vita, senza calore, a delle proposizioni. No, ma come cristiani dobbiamo crescere nella comprensione del contenuto della divina rivelazione. Iddio si è molto prodigato affinché noi potessimo avere questa rivelazione nella Sua Parola. Questa è una rivelazione che tutti possono comprendere, ed è nostro obbligo far uso delle Scritture, immergere noi stessi in quelle affascinanti verità tanto da farcele diventare del tutto familiari. Ogni cristiano dovrebbe conoscere intimamente le dottrine che riguardano il Signore Gesù Cristo. Egli dovrebbe sapere della divinità e dell’umanità del Figlio di Dio. Egli dovrebbe sapere delle condizioni assunte dal Cristo, prima, durante e dopo la Sua incarnazione. Egli dovrebbe conoscere le Sue tre funzioni di Profeta, Sacerdote, e Re. Egli dovrebbe avere familiarità con la dottrina della giustificazione per fede. Queste cose non sono astrazioni e speculazioni per intellettuali e teologi, ma la sostanza stessa del nostro modo di pensare, parlare ed agire. L’apostolo parla di una: “conoscenza della verità che è secondo pietà” (Tt. 1:1), la verità che conduce alla pietà, a conformare la nostra vita secondo la volontà di Dio. Perché abbiamo bisogno della Bibbia? Per poter crescere nella nostra conformità alla volontà di Dio.
Dobbiamo fare attenzione a non essere trasportati qua e là da ogni vento che soffia nella nostra società, attenti a non lasciarsi influenzare da teorie che non reggono allo scrutinio con la Parola di Dio. La Bibbia ha il diritto intrinseco di correggerci e di controllare il nostro pensiero. Solo la Scrittura ha il diritto di controllare il mio pensiero religioso.
In secondo luogo, la Scrittura ha la stessa autorità nel campo dell’etica e del comportamento quotidiano. Quali doveri Iddio esige che io compia? La risposta è: “L’ubbidienza alla Sua volontà rivelata”. Dove sta questa volontà rivelata al riguardo dei grandi principi di condotta e di santità della vita? Nella Parola di Dio. Quella è la sola regola di etica. Non abbiamo alcun diritto a sottrarre da essa qualcosa, né ad aggiungervi qualcosa. Essa è l’espressione definitiva e finale di ciò che Dio dice essere l’intero dovere dell’uomo. Udiamo persone che gridano d’essere in un grande dilemma, che le scelte che debbono affrontare sono molto difficili. Essi dicono di non sapere ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Il loro problema è quello di essere “guidati”. Eppure, spesso il problema non è che di ubbidienza. I testi di carattere etico della Bibbia sono fra le parti più chiare di tutte. I Dieci Comandamenti sono in sé stessi molto semplici. Vengono esposti da Gesù nel sermone sul monte e amplificati dagli apostoli nelle loro epistole.
Dobbiamo ritornare sempre all’autorità della Scrittura per tutta la nostra condotta quotidiana. Per esempio: la Parola di Dio ci dà una precisa educazione sessuale, molto semplice e chiara: purezza prima del matrimonio, e fedeltà nel matrimonio. La Scrittura proibisce l’attività omosessuale e persino condanna il desiderio omosessuale. La Scrittura insegna che ci sono due sole ragioni per il divorzio: adulterio e abbandono da parte del coniuge che non crede o ha rinnegato la fede. Ancora, essa insegna che la vita umana inizia al suo concepimento, e che la bilancia del dubbio sulla natura di quella persona durante le prime settimane della sua vita, deve sempre pendere in favore del bambino non ancora venuto alla luce. La stessa Parola di Dio che dice “Tu non ucciderai”, dice pure: “Chiunque spargerà il sangue di un uomo, il suo sangue sarà sparso per mezzo di un uomo, perché DIO ha fatto l'uomo a sua immagine” ( Ge. 9:6).
E’ la Parola di Dio che deve essere il criterio della nostra ubbidienza etica, sia su vasta scala, come nei dettagli della mia vita. Io devo dare gloria a Dio in ogni aspetto della mia vita. Noi, come cristiani, osserviamo la Parola di Dio? Facciamo attenzione a ubbidire alla Parola di Dio anche quando emotivamente non ci verrebbe naturale? Di fronte alla legge di Dio non vale alcuna scusa: devo ubbidire, qualunque siano i miei sentimenti al riguardo o tradizioni. “Sia la sua risposta gradita o sgradita, noi ubbidiremo alla voce dell'Eterno” (Gr. 42:6). La Parola di Dio è autorevole nel campo dell’etica.
In terzo luogo – è la Parola di Dio che controlla il nostro culto, il modo in cui ci accostiamo a Dio.
Spesso ci domandiamo come sia possibile rendere il culto “più attraente”, “più interessante”, “più eccitante”, “più affascinante” per l’estraneo che per caso entrasse nel locale di culto. Sono questioni poste in modo del tutto errato: la questione vera è come rendere il culto maggiormente gradito a Dio, maggiormente rispondente alla Sua volontà rivelata. Questa è la cosa che conta. E se pensare che un culto rispondente ai criteri biblici sia troppo austero, essenziale, e magari un culto noioso, questa è una risposta molto pericolosa. Forse trovate Dio noioso, così pure come la Sua volontà. Se questo è vero, vorreste forse passare tutta l’eternità con Lui? Vi sono alcuni irresponsabili ed incoscienti che infatti dicono che …l’inferno sarebbe più interessante!
Nel culto l’unica domanda che ci dobbiamo fare è questa: Come Iddio vuole che noi ci accostiamo a Lui? Che cos’è che dà a Dio maggior piacere! Questo è ciò che si dovrebbe chiedere sempre ogni comunità cristiana. Non è abbastanza essere una comunità in crescita e che la nostra forma di culto sia molto attraente: non è questo ciò che più conta. Non possiamo nemmeno fondare le nostre argomentazioni sul fatto che i nostri padri celebrassero il culto in un certo modo, anche per secoli. Non possiamo fare appello ai nostri sentimenti, ai nostri gusti, alla nostra preferenza per il silenzio, o per una certa forma di culto, il nostro amore per certi cerimoniali, per un certo tipo di musica. In che modo Dio vuole che Gli si renda culto? Questa è la sola domanda che ci dobbiamo porre.
C’è una domanda di importanza vitale che Dio pone in Isaia 1:12. Al tempo di Isaia la gente era molto religiosa e aveva molte attività cerimoniali religiose. Il Signore guarda a tutte queste cerimonie, certamente, dal punto di vista umano, molto belle, molto suggestive, molto simboliche, e dice: “chi ha richiesto questo da voi?”. Anzi, Dio guardava con disgusto e con disprezzo queste attività cultuali. Perché? Perché Dio vuole che ci si accosti a Lui non come noi vogliamo o come noi riteniamo più opportuno, ma come Lui vuole.
Qual è la volontà di Dio per il culto? Il Signore ha istituito solo due gesti simbolici per i cristiani: il Battesimo e la Santa Cena. Accertiamoci che solo questi due sacramenti vengano amministrati nelle nostre comunità, e nessun altro.
In Atti 2:42 vi sono due segni distintivi di una Chiesa: “Essi erano perseveranti nel seguire l'insegnamento degli apostoli, nella comunione, nel rompere il pane e nelle preghiere”. Gli apostoli danno molto peso alla preghiera: “Ti esorto dunque prima di ogni cosa, che si facciano suppliche, preghiere intercessioni e ringraziamenti per tutti gli uomini ... Voglio dunque che gli uomini preghino in ogni luogo, alzando le mani pure, senza ira e dispute” (1 Ti. 2:1-8). Paolo dice pure: “Predica la Parola” (2 Ti. 4:2). Quando la comunità ode la Parola di Dio spiegata ed applicata loro, essi venivano persuasi di peccato e si ravvedevano, ringraziando Dio per la Sua misericordia, promettevano a Dio una rinnovata ubbidienza, ricevevano maggiore luce e esprimevano la loro gratitudine per questo, udendo della sorte dei peccatori e pregando per coloro che sapevano perduti. Per questo la predicazione della Parola di Dio è il punto più importante del culto. Il libro degli Atti dà particolare importanza alla predicazione ed all’insegnamento della Parola di Dio.
Poi dice: “…parlandovi gli uni gli altri con salmi inni e cantici spirituali, cantando e lodando col vostro cuore il Signore”(Ef. 5:19). Il Signore vuole che nel culto pure si elevino a Lui canti di lode, di preghiera e di ringraziamento, e che per questo noi si faccia uso del migliore libro di canto che Egli abbia mai messo a disposizione di tutto il Suo popolo d’ogni tempo e paese: il libro dei Salmi. La Bibbia, così, controlla la mia teologia, controlla il mio comportamento, controlla il mio culto.
In quarto luogo le Scritture sono autorevoli per quanto riguarda la comunità cristiana. Il grande avvenimento di Pentecoste si conclude con la Chiesa nascente del Nuovo Testamento e con il Suo amore l’uno per l’altro. In quel giorno 3000 persone giungono alla fede in Gesù Cristo. Qual è il loro comportamento susseguente? “Essi erano perseveranti nel seguire l'insegnamento degli apostoli, nella comunione, nel rompere il pane e nelle preghiere” (At. 2:42).
Potete immaginare la scena? Fuori dalle mura di Gerusalemme vi sono 300 uomini seduti che stanno ascoltando Andrea che parla loro della vita di Cristo, le Sue opere ed il Suo insegnamento. E’ come un seminario, e la gente ha molte domande da porre a tutto questo. “Perché Gesù ha detto così? Che cosa intendeva dire con quello?”. Essi insieme stanno crescendo nella sempre maggiore comprensione di ciò che Andrea dice loro. Ci sono anche degli scettici ai margini della folla e stanno discutendo con Andrea. Non accettano la sua interpretazione della vita di Gesù e respingono il suo insegnamento. Andrea è paziente con loro, ma essi sono ostinati a respingere la testimonianza dell’apostolo alla Persona ed all’opera di Gesù di Nazareth. Poi la comunità di quelle persone si scioglie. Non c’è modo in cui essa possa continuare se viene respinto l’insegnamento degli apostoli. La comunione cristiana dipende dalla comunione alla verità. La Bibbia mette i parametri stessi della consistenza o meno della comunità cristiana.
La chiesa cristiana doveva essere fondata su argomenti dottrinali precisi, quelli insegnati da Gesù e trasmessi fedelmente dagli apostoli. Non era affatto vero che ogni dottrina andasse bene, “basta che ci fosse l’amore”. No. Per gli apostoli era molto importante la correttezza dottrinale. “Mi meraviglio che da colui che vi ha chiamati mediante la grazia di Cristo, passiate così presto ad un altro evangelo, il quale non è un altro evangelo; ma vi sono alcuni che vi turbano e vogliono pervertire l'evangelo di Cristo. Ma anche se noi o un angelo dal cielo vi predicasse un evangelo diverso da quello che vi abbiamo annunziato, sia maledetto. Come abbiamo già detto, ora lo dico di nuovo: Se qualcuno vi predica un evangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia maledetto” (Ga. 1:6-9).
Quei maestri di false dottrine vivevano in modo decente ed accettabile. Si conservavano puri dal mondo. Perché Paolo insiste tanto sulla correttezza dottrinale? Non è “un po’ esagerato”? Non sa forse che “discutere su dottrine ci divide?”. No, per Paolo la comunità cristiana si fonda e si identifica sulla fede in un deposito dottrinale inalterabile.
La Parola di Dio soltanto, registrata una volta per sempre nella Scrittura, è l’unica, così, ad aver diritto di giudicare le nostre convinzioni, teologia, etica, culto e comunità, l’unica che meriti la nostra sottomissione. Quella stessa Parola ha diritto di sfidare i miei pensieri, i miei sentimenti, le mie parole, le mie azioni, perché essa appartiene a Dio. Solo la Scrittura possiede questo diritto. Sapere questo, e metterlo in pratica, significa pure la giusta nostra ribellione e disubbidienza verso qualsiasi altra presunta autorità che pretenda altrettanto. La Parola di Dio non può essere incatenata, e neanche noi. La nostra unica legittima dipendenza deve essere verso Dio.
La Parola di Dio giunge a noi con tutta la sua divina autorità e scruta la nostra vita sfidandola, incoraggiandoci e aiutandoci a credere alla verità e, attraverso di essa, trovare ciò di cui la nostra vita ha bisogno: amore, gioia, pace, soddisfazione, e liberazione dalla disperazione, dall’incertezza, dalla confusione.
La vita umana può giungere al massimo del suo potenziale quando ci sediamo ai piedi di quel “meraviglioso consigliere” che è lo Spirito Santo quando ci parla dalla Bibbia, e quando mettiamo in pratica ciò che ha detto, perché «Degno sei, o Signore, di ricevere la gloria, l'onore e la potenza, perché tu hai creato tutte le cose, e per tua volontà esistono e sono state create» (Ap. 4:11).
(Paolo Castellina, sabato 26 febbraio 2000 . Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla versione Nuova Diodati, edizioni La Buona Novella, Brindisi, 1991).
1. Salmo 119:57-64.
2. Geremia 42 (Geremia mette in guardia i Giudei che vogliono rifugiarsi in Egitto).
3. 2 Timoteo 3:10-4:5