Il rimedio alla cecità spirituale

Ciechi guide di ciechi

A Roma, quest’anno, in occasione del grande evento del Giubileo cattolico-romano, l’amministrazione comunale sta facendo veramente di tutto per accogliere i milioni di pellegrini che vi stanno affluendo per visitare le chiese e per guadagnarsi così “i punti” che, secondo loro, sarebbero utili per lucrarsi la salvezza eterna della loro anima. Fra le sue iniziative c’è quella di disporre sulle strade speciali percorsi o corsie preparati per le persone non vedenti, che permettano loro di raggiungere con sicurezza determinate destinazioni, o almeno così dicono... Infatti, recentemente, un programma televisivo denunciava come molti di questi cosiddetti percorsi, in realtà, non portino da nessuna parte, o nel più bel mezzo di una strada molto trafficata e senza ripari, oppure come terminino proprio contro un muro, lasciando del tutto disorientati e perplessi quei poveretti che li volessero percorrere! Sarebbe una vera e propria beffa, se non fosse solo il risultato di una tipica inefficienza e pressappochismo di certa amministrazione pubblica. Di per sé, però, questa è già una parabola della cecità di certe teorie religiose non bibliche che, spacciandosi per cristiane, per quanto bene intenzionate, portano milioni di persone su strade sbagliate, rovinose o in un vicolo cieco!

Un giorno due discepoli di Gesù dissero dopo un suo discorso: “«Sai tu che a sentire queste parole i farisei si sono scandalizzati?». Ma egli, rispondendo, disse: «Ogni pianta che il Padre mio celeste non ha piantata sarà sradicata. Lasciateli, sono ciechi guide di ciechi; e se un cieco guida un altro cieco, ambedue cadranno nella fossa»” (Mt. 15:12-14).

Il rimedio alla cecità

C’è rimedio alla cecità spirituale così tipica e diffusa anche fra la gente del nostro tempo e spesso anche fra di noi? Si, ascoltate un frammento del vangelo secondo Giovanni, dove si parla dell’incontro di un uomo, di nome Nicodemo, con il Signore Gesù.

“Or c'era fra i farisei un uomo di nome Nicodemo, un capo dei Giudei. Questi venne a Gesù di notte e gli disse: «Maestro, noi sappiamo che tu sei un dottore venuto da Dio, perché nessuno può fare i segni che tu fai, se Dio non è con lui». Gesù gli rispose e disse: «In verità, in verità ti dico che se uno non è nato di nuovo, non può vedere il regno di Dio». Nicodemo gli disse: «Come può un uomo nascere quando è vecchio? Può egli entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e nascere?». Gesù rispose: «In verità, in verità ti dico che se uno non è nato d'acqua e di Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Ciò che è nato dalla carne è carne; ma ciò che è nato dallo Spirito è spirito. Non meravigliarti se ti ho detto: "Dovete nascere di nuovo". Il vento soffia dove vuole e tu ne odi il suono, ma non sai da dove viene né dove va, così è per chiunque è nato dallo Spirito»” (Gv. 3:1-8).

Il “fenomeno” gesù

Benché al tempo di Gesù non ci fossero certo i mezzi di comunicazione di massa che caratterizzano il nostro tempo, la presenza e l’attività di Gesù “fanno notizia” e la sua fama si diffonde rapidissima nella regione. I vangeli affermano: “la sua fama si diffondeva sempre più; e grandi folle si radunavano per udirlo e per essere da lui guarite dalle loro infermità” (Lu. 5:15). Gesù era indubbiamente diverso da tutti gli altri personaggi che allora, per usare un termine moderno, “riempivano le cronache”. Santoni, guaritori e eroi della politica, che suscitavano l’interesse ed anche l’entusiasmo delle folle, non mancavano. Essi attiravano costantemente l’attenzione e le preoccupazioni dei responsabili della politica e della religione, i quali discutevano della loro potenziale “pericolosità” per i veri o presunti interessi della popolazione, più spesso per i loro propri interessi!

 Il complotto stesso per “togliere di mezzo”, per eliminare Gesù, nasce proprio da queste preoccupazioni. Troviamo infatti scritto: “Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dicevano: «Che facciamo? Quest'uomo fa molti segni. Se lo lasciamo andare avanti così, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro luogo e la nostra nazione». Ma uno di loro, Caiafa, che era sommo sacerdote in quell'anno, disse loro: «Voi non capite nulla; e non considerate che conviene per noi che un sol uomo muoia per il popolo e non perisca tutta la nazione». Or egli non disse questo da se stesso; ma, essendo sommo sacerdote in quell'anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione, e non solo per la nazione, ma anche per raccogliere in uno i figli di Dio dispersi. Da quel giorno dunque deliberarono di farlo morire” (Gv. 11:47-53).

Nemmeno dopo la morte di Gesù, Egli non cessa di fare notizia e di agitare gli animi. Persistendo l’attività dei discepoli di Gesù, i quali continuano a predicare Gesù e a compiere miracoli nel Suo nome, il sinedrio, preoccupato, discute il caso. Nel libro degli Atti troviamo scritto: “Ma un certo fariseo, di nome Gamaliele, un dottore della legge onorato da tutto il popolo, si alzò in piedi nel sinedrio e comandò di far uscire un momento gli apostoli. Poi disse a quelli del sinedrio: «Uomini d'Israele, badate bene a ciò che state per fare a questi uomini. Poiché un po' di tempo fa sorse Teuda, che diceva di essere qualcuno; accanto a lui si raccolsero circa quattrocento uomini; ma egli fu ucciso, e tutti coloro che l'avevano seguito furono dispersi. Dopo di lui, al tempo del censimento, sorse Giuda il Galileo che trascinò dietro a sé molta gente; anch'egli perì, e tutti coloro che lo seguirono furono dispersi. Ora dunque io vi dico state alla larga da questi uomini e lasciateli stare, perché se questo progetto o quest'opera è dagli uomini sarà distrutta, ma se è da Dio, voi non la potete distruggere, perché vi trovereste a combattere contro Dio stesso!»” (At. 5:34-39). Si sarebbe potuto veramente così parlare del “fenomeno Gesù” o del “caso Gesù”.

Non riuscire a vedere

Il vangelo di Giovanni ci racconta, nel periodo iniziale del ministero di Gesù, che fra i capi dei Giudei vi è un certo Nicodemo. Il “fenomeno Gesù” lo turba. Nicodemo è un uomo onesto, serio, giusto, che vuole comportarsi in modo maturo, freddo e responsabile. Decide così di distanziarsi dall’emotività dei suoi colleghi e decide di “investigare il caso” per conto suo. Vuole “vederci chiaro” su Gesù. Per questo, appunto con serio atteggiamento da ricercatore, personalmente si reca ad incontrare Gesù, “di notte”, per esaminare, interrogare, vagliare con attenzione, al di là di ogni pregiudizio e sentito dire. Vuole scoprire chi sia veramente Gesù. Vorrebbe comportarsi, verso Gesù, come uno psicologo che voglia capire una personalità, come un sociologo che voglia comprendere la dinamica di un fenomeno sociale, come un teologo che voglia verificare se questo Gesù sia veramente manifestazione di Dio oppure solo un falsario, un profittatore, un fanatico, o un eretico. Quest’ultima ipotesi, però, non gli sembra possibile, perché Gesù non ha precedenti, non rientra nei canoni del conosciuto. Il fenomeno Gesù è “troppo strano” per essere un falso, eppure Nicodemo non riesce a vedere chiaramente chi sia Gesù, che cosa ci sia “dietro” di Lui.

Nicodemo è confuso, non riesce a vedere. “Intravede” qualcosa, ma i suoi “contorni” non gli sono chiari. Vorrei che notaste proprio questo concetto: Nicodemo non riesce a vedere.

Nella nostra attuale società molti sono pregiudizialmente “contro la religione”. Hanno il loro catalogo di motivazioni, che noi ora non esamineremo, per cui essi guardano con disprezzo l’impegno cristiano, e non lo ritengono degno della loro minima attenzione. Per loro“la religione” è tutto “un falso”. Non capiscono chi vi si impegna e, per questo impegno, sospettano inconfessabili ragioni. Altri, pur rimanendo all’esterno dell’impegno cristiano, ne sono in qualche modo affascinati. Vorrebbero capire, ma non riescono a comprendere il credente impegnato. Lo rispettano, ma hanno paura di interessarsene. Anche questo atteggiamento deriva da molte cause. Altri ancora non comprendono e, come Nicodemo, vorrebbero “studiarne il fenomeno”, ma la cosa per loro è del tutto misteriosa e sfuggente. Non riescono a vedere.

E’ proprio questo che Gesù mette in evidenza nella risposta che Egli dà a Nicodemo: “In verità, in verità ti dico che se uno non è nato di nuovo, non può vedere il regno di Dio” (v. 3). Gesù, la cosa, la ribadisce un poco più avanti una seconda volta, introducendo un nuovo aspetto della questione: “se uno non è nato d'acqua e di Spirito, non può entrare nel regno di Dio (v. 5). Nascere di nuovo? Regno di Dio? La cosa è sempre più misteriosa…

La tragedia di non vedere ciò che è necessario

Si, è ben possibile che se non si “veda” qualcosa, il motivo sia perché quel “qualcosa” non esista, ma è anche ben possibile che si sia di fronte ad un problema di cecità, una particolare cecità che non ci permette di scorgere e di accedere, entrare, in una componente della realtà. E’ molto brutto non riuscire a vedere o a sentire. E’ un problema doloroso per molti ospiti delle case per anziani. Esistono anche persone che non vedono e che sono cieche dalla nascita. Alla cecità ci si può anche abituare e imparare a vivere avvalendosi degli stimoli di altri sensi.

Nicodemo non intende, non capisce, chi è Gesù. In fondo, il suo interesse è accademico. Nicodemo viene a Gesù spinto da un interesse intellettuale. Egli è “il dottore di Israele” (v. 10), egli vuole capire. Nicodemo è forse anche spinto da un interesse pratico, da “una preoccupazione pastorale”: vuole difendere il popolo da falsari, ma anche raccomandare Gesù alla gente, se Gesù veramente è “un dottore venuto da Dio”, se veramente “Dio è con lui” (v. 2).

La risposta che Gesù gli dà mette l’accento almeno su due cose fondamentali: la necessità di una guarigione interiore, di una “nuova nascita”, e il fatto che capire e seguire Gesù è assolutamente indispensabile e non “facoltativo”.

1.

“Tu, ed altri come te, non comprendi chi io sia perché soffri di un grave problema, di una “disfunzione congenita”: sei spiritualmente cieco, i tuoi “sensi spirituali” non funzionano come dovrebbero. Vedi qualcosa in modo confuso, ma non riesci a distinguere. Hai dunque bisogno di guarigione, di una guarigione interiore, anzi, di una profonda trasformazione della tua persona, di una conversione, una rigenerazione interiore simile a una nascita. Tu vedi molte persone che mi seguono con entusiasmo. E’ vero, diverse fra di loro lo fanno per motivi sbagliati, pensano magari di averne un qualche profitto materiale. Altre però mi seguono con fiducia ed io ho operato in loro un miracolo, un miracolo ancora più grande della guarigione fisica degli occhi: mi seguono perché io li ho guariti spiritualmente. Hanno visto così la miserabile condizione umana e hanno visto con chiarezza chi io sono, cioè l’unico possibile Salvatore. Per questo mi seguono e niente e nessuno li potrebbe più allontanare da me!”

“Dodici uomini sono stati i primi a seguirmi con fiducia. Non pensare che per loro sia stato facile. Non hanno compreso subito, anzi, lo hanno fatto con molta fatica. Per alcuni di loro il ‘parto spirituale’ è stato difficile. Un giorno ho chiesto a loro che cosa la gente pensa di me. Mi hanno risposto che alcuni pensano che io sia un guaritore, altri un capo politico, altri un profeta, altri la reincarnazione di un qualche personaggio importante del passato, qualcuno persino un malfattore e un ingannatore. Non hanno però capito, visto, inteso veramente. Poi ho chiesto loro: “E voi, chi credete che io sia?”. Pietro, un mio discepolo, improvvisamente ha un’illuminazione, e risponde: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Mt. 6:16), e io gli ho risposto: “Tu sei beato, o Simone, figlio di Giona, perché né la carne né il sangue ti hanno rivelato questo, ma il Padre mio che è nei cieli” (Mt. 6:17). Qualcosa di importante era avvenuto in Pietro, qualcosa di simile a una nuova nascita. Questo gli ha permesso di vedere le cose tutto da un’altra prospettiva! Se tu, Nicodemo, vuoi sapere perché molti mi seguono, ecco, ora sai il perché: al mio seguito i loro sensi spirituali sono stati sottoposti ad una nuova nascita, sono stati rigenerati”.

2.

La seconda cosa che Nicodemo, e noi con lui, dobbiamo comprendere, è che “interessarsi di Cristo” …non è facoltativo, ma sommamente necessario per la vita stessa, per ricuperare la vita vera, autentica, quella che Dio aveva in serbo per noi fin dall’inizio della creazione. Nicodemo aveva per Gesù un interesse personale, da intellettuale, una curiosità da soddisfare.

Gesù però non gli risponde: “Se uno non è nato di nuovo, non può comprendere chi sono io, il mio successo”. E’ vero, ma Gesù dice: “se uno non è nato di nuovo, non può vedere il regno di Dio… se uno non è nato d'acqua e di Spirito, non può entrare nel regno di Dio” (v. 2,5).

Il mondo lo ha creato Iddio ed appartiene a Lui. La nostra stessa vita trova origine in Dio ed è sostenuta da Lui. In Dio possiamo trovare la migliore realizzazione di noi stessi, quando noi siamo in comunione con Lui e sottomessi alle Sue leggi, al Suo regno. Nicodemo sa che il meglio nella vita si trova in Dio, che in Dio c’è vita vera e significativa. Il suo impegno in questo senso è ineccepibile. Gesù però gli dice: “Se Tu non subisci al mio seguito la trasformazione di cui prima ti parlavo, se tu non mi vedi quale veramente io sono, ebbene, personalmente tu non potrai né mai vedere né mai entrare in quel regno, in quella condizione vitale alla quale tu aspiri”. Affermazione piuttosto ardita, non è vero? Gesù lega strettamente alla Sua persona il regno di Dio, che noi potremmo tradurre come “le migliori nostre aspirazioni”, in altre parole: senza Cristo Gesù non si potrà mai né vedere né entrare a vedere realizzate le migliori aspirazioni umane. Gesù dice: “Io sono la vite, voi siete i tralci; chi dimora in me e io in lui, porta molto frutto, poiché senza di me non potete far nulla” (Gv. 15:5), e ancora: “Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” (Gv. 14:6). In altre parole Gesù dice a Nicodemo: “Io non sono uno fra i tanti, io sono l’unico che Dio abbia mandato per farti accedere alla vita vera, significativa ed eterna”. Nessuno aveva mai osato dire tanto.

Molti oggi ritengono che l’impegno cristiano sia solo per quelle persone che hanno questi gusti ed interessi. Si sente dire: “Per me va bene che tu ti interessi ‘di religione’ e che tu trovi in questo il tuo piacere. Dei gusti non si discute. A te piace ‘la religione’, a me invece piace lo sport, la cultura, lo spettacolo, la filosofia indiana, la musica… Al ristorante c’è un menù di diversi cibi dal quale si può scegliere il preferito. Non mi puoi costringere a mangiare quello che piace a te… Non puoi costringermi a ‘venire in chiesa’.  Ti rispetto anche per quello che fai, difendo il tuo diritto di interessartene, e magari anche pure sono pronto a sostenerti. A me quelle cose, però, non interessano, ho altri impegni, altre attività, altri ‘passatempi’! Io il mio tempo lo trascorro facendo altre cose che ritengo altrettanto valide”.

E’ vero, in questo mondo ci sono tante cose buone, e tante sono le cose utili che si possono fare. Esiste però la cosa migliore, e la cosa più utile in assoluto, quella che merita la massima priorità perché da essa tutto dipende: Cristo, la fiduciosa ubbidienza a Lui, che è il Signore e il Salvatore! Chi ritiene Cristo “uno fra i tanti”, o qualcosa da mettersi allo stesso piano di altri interessi, è cieco, non vede, non si rende conto, non capisce, per quanto nobili possono essere le sue motivazioni! Ricordate Marta e Maria? La prima sorella era tutta affaccendata in cucina, e riteneva questo più importante che stare ad ascoltare Gesù, come faceva Maria. Gesù però la rimprovera e le dice: «Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti inquieti per molte cose, ma una sola cosa è necessaria, e Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta» (Lu. 10:41,42).

Tutto questo è piuttosto radicale, ma Cristo Gesù lo può dire proprio per Chi Lui è. Per questo Egli chiama a seguirlo. Dietro di Lui, come il sommo medico, i nostri occhi si apriranno, come si sono aperti quelli di Pietro che, con Giacomo e Giovanni, un giorno vide luminosa la gloria di Cristo, e fu in grado poi di scrivere: "Infatti non vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del Signor nostro Gesù Cristo, andando dietro a favole abilmente escogitate, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua maestà. Egli ricevette infatti da Dio Padre onore e gloria, quando dalla maestosa gloria gli fu rivolta questa voce: «Questi è il mio amato Figlio, nel quale mi sono compiaciuto». E noi udimmo questa voce recata dal cielo, quando eravamo con lui sul monte santo. Noi abbiamo anche la parola profetica più certa a cui fate bene a porgere attenzione, come a una lampada che splende in un luogo oscuro, finché spunti il giorno e la stella mattutina sorga nei vostri cuori" (2 Pi. 1:16-19).

Notate anche in questo testo il tema della luce, la luce che splende ed illumina la “notte” che era anche nel cuore del pur bene intenzionato Nicodemo.

Conclusione

Brutta cosa è la cecità fisica, ma ben più brutta è quella spirituale. Per sanare la cecità spirituale (quella si che ci fa immaginare cose che non esistono) abbiamo bisogno di una nuova nascita, di una rigenerazione, della guarigione dei nostri senso spirituali sclerotizzati. Non vi posso però esortare a “nascere di nuovo”, perché questo non sarebbe in vostro potere. Posso solo dire di fare come ho fatto io: trovare una guida spirituale veramente affidabile. Questa guida spirituale è il Signore e Salvatore Gesù Cristo. Posso solo esortarvi ad “andargli dietro” con fiducia, a lasciare che sia Lui a prendervi per mano, e non ne rimarrete delusi. Non fidatevi di nessun altro che non vi accompagni veramente da Cristo Gesù, il Cristo di cui la Bibbia ci parla e che parla nella Bibbia. E’ soltanto al Suo seguito che voi riceverete il dono dello Spirito Santo, l’unico che possa farvi rinascere a nuova vita e farvi vedere le cose da una nuova prospettiva. Lo stesso capitolo dal quale abbiamo tratto la storia di Nicodemo contiene queste parole fondamentali: “Poiché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna. Dio infatti non ha mandato il proprio Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma affinché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato ma chi non crede è già condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio. Ora il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo e gli uomini hanno amato le tenebre più che la luce, perché le loro opere erano malvagie” (Gv. 3:16-19).

(Paolo Castellina, sabato 29 gennaio 2000 . Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla versione Nuova Diodati, edizioni La Buona Novella, Brindisi, 1991).

letture supplementari

1. Salmo 119:97-105.

2. Isaia 8:23-9:6 (profezia della nascita e del regno del Messia).

3. Giovanni 12:36-50.

 


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