Al cuore stesso della preghiera

Introduzione

Nella predicazione della settimana scorsa avevamo considerato uno dei meravigliosi privilegi d’essere discepoli di Gesù, quello di essere considerati da Lui stesso Suoi amici. Un rapporto davvero straordinario e speciale: Egli è il Signore, il Maestro, il Re dei re e, ciononostante, Egli ci offre la Sua amicizia. Non solo questo, ma Egli dimostra il Suo amore verso di noi, e fino a dove Egli sia giunto per guadagnarci il perdono e la riconciliazione con Dio, sebbene noi se ne sia del tutto immeritevoli!

Amicizia con Gesù vuol dire amicizia e intimità con Dio, vuol dire non solo la libertà di mettere con fiducia davanti a Lui tutte le nostre ansie, afflizioni, e richieste, ma anche il fatto che, conoscendoci da vicino, Egli sa ciò di cui noi abbiamo maggiormente bisogno. Gesù, infatti, ad un certo punto, dice ai Suoi discepoli: “il Padre vostro sa le cose di cui avete bisogno prima che gliele chiediate” (Mt. 6:8).

Questa frase è molto strana, perché Gesù la dice nel contesto di un suo discorso sulla preghiera, sulla necessità che noi abbiamo di un fiducioso personale e costante colloquio con Dio. Non è questa forse una contraddizione? Se Dio sa già ciò di cui abbiamo bisogno, non è necessario che noi Gli rivolgiamo preghiere! E’ così?

No, Gesù non si contraddice, anzi, dobbiamo bene comprendere ciò che Gesù insegna sulla preghiera per riscoprire e valorizzare sempre meglio il nostro personale colloquio con Dio, il quale deve essere di tutto cuore. Il colloquio è una componente qualificante della vera amicizia, ed è per questo che oggi cercheremo di imparare alcune fra le lezioni più importanti sulla preghiera che si trovano nel sesto capitolo del vangelo secondo Matteo.

Gesù e la preghiera

 “E quando tu preghi, non essere come gli ipocriti, perché essi amano pregare stando in piedi nelle sinagoghe, e agli angoli delle piazze, per essere visti dagli uomini; in verità vi dico che essi hanno già ricevuto il loro premio. Ma tu, quando preghi, entra nella tua cameretta, chiudi la tua porta e prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà pubblicamente. Ora, nel pregare, non usate inutili ripetizioni come fanno i pagani perché essi pensano di essere esauditi per il gran numero delle loro parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa le cose di cui avete bisogno prima che gliele chiediate. " (Mt. 6:5-8).

Lo spunto che Gesù qui coglie per insegnare ai Suoi discepoli a pregare è quello dell’atteggiamento più giusto da tenersi nella preghiera, “come deve essere il nostro cuore” quando preghiamo. Dio considera molto importante il nostro cuore.

Gesù mette in rilievo come gli ipocriti, quando pregano, lo facciano solo per mettersi in mostra davanti agli altri. Gesù mette in evidenza come l’ipocrisia sia nel nostro cuore per natura e come questa sia odiosa agli occhi di Dio. Poi Gesù ci mette in guardia contro la vana ripetizione di parole. Egli non vuole che noi si pensi di poter essere uditi da Dio solo per la gran quantità di parole che pronunciamo, perché Egli ben sa ciò di cui noi abbiamo bisogno prima che noi glielo chiediamo. Eppure Egli desidera che noi glielo chiediamo. Perché?

Il nostro Salvatore in questo capitolo, ci insegna come pregare e come non bisogna pregare. Pure però ci insegna che dobbiamo pregare. Non dobbiamo pregare in modo ipocrita, ma dobbiamo pregare. Satana amerebbe usare questo testo per convincerci che noi non abbiamo bisogno di pregare. Gesù, però, ci insegna che dobbiamo pregare, dobbiamo pregare, ed imparare a farlo bene, perché questo ci fa del bene.

Esaminiamo così otto ragioni bibliche per cui il nostro colloquio di preghiera con Dio è e rimane importante.

1. Il Signore ha decretato la preghiera

La prima ragione per cui dobbiamo venire in preghiera davanti al Signore è perché il Signore ce lo ha comandato, lo ha stabilito nella Sua sovranità. Egli ha deciso che noi si venga a Lui come un bambino si avvicina fiducioso a suo padre.

E’ Sua volontà che, per poter ricevere, noi si chieda; che noi, per poter trovare, si cerchi; che noi, per farci aprire la porta, si bussi. Questo dimostra che il primo corretto nostro atteggiamento quando si tratta della preghiera deve essere quello di chi umilmente chiede e bussa alla Sua porta.

 Ci vengono promesse le più grandi benedizioni se noi chiediamo, cerchiamo, e bussiamo presso Dio. Gesù dice: “Ancora io vi dico che, se due di voi si accordano sulla terra per domandare qualunque cosa, questa sarà loro concessa dal Padre mio che è nei cieli” (Mt. 18:19). Il Signore ha decretato che noi si debba chiedere. Egli conosce ciò di cui noi abbiamo bisogno, ce lo potrebbe fornire anche senza chiederglielo, ma nel Suo decreto egli ci ha comandato nella Sua Parola: “chiedete, e riceverete” (Gv. 16:24). L’implicazione in negativo è che se non chiediamo, non riceveremo.

Non dobbiamo permettere a Satana di suggerirci che non sia necessario pregare. Satana ama suscitare nella gente reazioni esagerate: o troppe parole, o silenzio totale. Quante scuse sorgono nella nostra mente per non pregare. Ce ne sono interi cataloghi, ma non valgono. Il Signore Gesù ha comandato ai Suoi discepoli di pregare, e se lo ha comandato, il Suo discepolo ubbidisce, senza tante storie… “Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto” (Mt. 7:7).

 2. La preghiera è un esercizio di fede

Ciò che piace al Signore,poi, è una preghiera fiduciosa. Dobbiamo accostarci a Lui credendo fermamente che Egli provvederà, che Egli risponderà ed esaudirà. La nostra preghiera è un esercizio di fede: questo è il secondo motivo per cui dobbiamo pregare. Il comando di pregare è il comando di esercitare la nostra fede. Leggiamo nella Bibbia: “senza fede è impossibile piacergli, perché chi si accosta a Dio deve credere che egli è, e che egli è il rimuneratore di quelli che lo cercano” (Eb. 11:6).

Quando deponiamo davanti al Signore le nostre richieste, noi dimostriamo di credere in Lui. Dimostriamo la nostra fede di credere nel Dio verso il quale dirigiamo le nostre richieste. Pregando “crediamo che Egli è”, come pure che Egli è “il rimuneratore di quelli che lo cercano” diligentemente. Questo chiedere, questo venire di fronte al Signore dimostra la fede. Tante volte diciamo a noi stessi, “…ma io ho davvero fede?”. Gesù disse: “io vi dico in verità che, se avete fede quanto un granel di senape, direte a questo monte: "spostati da qui a là" ed esso si sposterà; e niente vi sarà impossibile” (Mt. 17:20).

Una delle ragioni, quindi, per cui Dio ha decretato che dobbiamo credere è per dimostrare di aver fede.  L’apostolo Giacomo dice: “Ma …chieda con fede senza dubitare, perché chi dubita è simile all'onda del mare, agitata dal vento e spinta qua e là. Non pensi infatti un tal uomo di ricevere qualcosa dal Signore” (1:6,7). E’ importante che noi ci accostiamo a Lui credendo che Egli ci esaudirà, perché se siamo titubanti, scettici, incerti, non riceveremo nulla dal Signore. Gesù dice: “tutto ciò che chiederete in preghiera, avendo fede, lo otterrete” (Mt.21:22).

Pregare è un esercizio di fede. Il Signore desidera che noi deponiamo davanti a Lui i nostri desideri con un cuore semplice e fiducioso, allora riceveremo. Questa è una promessa di Dio stesso.

3. Il Signore vuole che noi cerchiamo

La terza ragione per cui dobbiamo pregare è perché Dio ha stabilito che noi si debba cercare prima di trovare.  Spesso siamo fatalisti e diciamo a noi stessi: “Beh, se rientra nella provvidenza del Signore, avverrà; se il Signore lo ha decretato accadrà; se Dio vuole, succederà”. No. Egli vuole che prima di trovare noi si cerchi.

Questo principio è evidente in Matteo 6:31-33: “Non siate dunque in ansietà, dicendo: "Che mangeremo, o che berremo, o di che ci vestiremo? Poiché sono i gentili quelli che cercano tutte queste cose [qui Gesù parla di priorità. Se cerchiamo le cose tangibili di questo mondo, sono le cose che cercano i pagani], il Padre vostro celeste, infatti, sa che avete bisogno di tutte queste cose [Queste cose non devono essere la nostra priorità]. Ma cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno sopraggiunte”.

Il Signore vuole che noi si venga dinnanzi a Lui cercando prima di trovare, perché Lui guarda all’atteggiamento del nostro cuore. Che cosa “cerchiamo” noi? Su che cosa si fissa il nostro cuore? Nella nostra vita aspiriamo solo a cose materiali? Sono queste le cose che occupano la nostra mente ed il nostro cuore? Oppure la nostra più grande aspirazione è vedere realizzato il regno di Dio? Cercare il regno di Dio significa desiderare essere al Suo servizio sotto la regalità di Cristo, cercare prima ciò che fa piacere al Signore. Sono queste le cose che in noi hanno diritto di precedenza? Il nostro proprio volere deve disciogliersi nella volontà di Dio, il nostro più alto desiderio deve essere quello di compiere il Suo volere. A tutto il resto ci penserà il Signore: Egli sa che abbiamo bisogno di tutto ciò che serve per sostenere materialmente la nostra vita. Gesù disse: “il regno dei cieli è simile ad un mercante che va in cerca di belle perle” (Mt. 13:45), in altre parole, dobbiamo perseguire la volontà di Dio come la più alta nostra priorità, come il desiderio che ci dà maggiore gioia, come un uomo che vada alla ricerca della perla più preziosa,

Il Signore guarda ai nostri pensieri, alle nostre intenzioni, ai desideri del nostro cuore. Le nostre priorità sono confuse? Gesù dice: “quale donna, se ha dieci dracme, e ne perde una, non accende la lampada, non spazza la casa e non cerca accuratamente finché non la ritrova?” (Lu. 15:8). L’apostolo Giacomo commenta: “Voi domandate e non ricevete, perché domandate male per spendere nei vostri piaceri” (Gm. 4:3). Agiamo noi con il desiderio primo di servirlo? Egli guarda all’atteggiamento di fondo del nostro cuore quando ci accostiamo a Lui in preghiera.

Gesù, prima di esaudirci, controlla in che cosa consistano le nostre priorità. Gesù cerca in noi il frutto dello Spirito, il frutto del ravvedimento, il frutto di un nuovo cuore, il frutto di persone che perseguano il regno di Dio.

4. Il Signore vuole che noi “bussiamo” per le cose giuste!

La quarta ragione per cui dobbiamo pregare è perché “bussare”, come esercizio di fede, piace al Signore. Dobbiamo “bussare” per ottenere che cosa? Quello che ci è più necessario. Sappiamo però ciò che davvero ci è più necessario? Il Signore vuole che noi ne prendiamo prima coscienza. Ascoltiamo ancora Gesù che dice: “Perciò vi dico: Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto. Poiché chiunque chiede riceve, chi cerca trova e sarà aperto a chi bussa. E chi è tra voi quel padre che, se il figlio gli chiede del pane, gli dà una pietra? O se gli chiede un pesce gli dà al posto del pesce una serpe? O se gli chiede un uovo, gli dà uno scorpione? Se voi dunque, che siete malvagi, sapete dare buoni doni ai vostri figli, quanto più il vostro Padre celeste donerà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono” (Lu. 11:9-13).

Sappiamo noi chiedere ciò di cui veramente abbiamo bisogno? Quel “pane” che certo Iddio, come Padre buono, non ci negherà perché sa che ci è necessario? Notate che qui Gesù cita lo Spirito Santo come ciò che maggiormente ci è necessario! Qualcuno, leggendo questo testo esclama: “Lo Spirito Santo? E che è, che me ne faccio? Bella roba! Io invece voglio…”. Vedete? Vedete come siamo ciechi rispetto ai nostri effettivi bisogni? Qualcuno si lamenta che “la preghiera non funziona”. Essa “funziona”, ma Dio ci vuole dare ciò di cui effettivamente noi abbiamo più bisogno, non tutto ciò che noi scioccamente pensiamo aver bisogno. Ogni padre o madre che si rispetti darà a suo figlio o figlia ciò che ritiene più utile per lui, non ogni sciocchezza che questi ritenga di dover ottenere!

Già nell’Antico Testamento Iddio promette: “Vi prenderò dalle nazioni, vi radunerò da tutti i paesi e vi ricondurrò nel vostro paese. Spanderò quindi su di voi acqua pura e sarete puri; vi purificherò da tutte le vostre impurità e da tutti i vostri idoli. Vi darò un cuore nuovo e metterò dentro di voi uno spirito nuovo; toglierò dalla vostra carne il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Metterò dentro di voi il mio Spirito e vi farò camminare nei miei statuti, e voi osserverete e metterete in pratica i miei decreti. Abiterete nel paese che io diedi ai vostri padri; voi sarete il mio popolo e io sarò il vostro DIO. Vi libererò da tutte le vostre impurità; chiamerò il frumento, lo farò abbondare e non manderò più contro di voi la fame” (Ez. 36:24-29).

 Che cosa comporta questa promessa del Signore? La separazione dagli usi e costumi pagani che dispiacciono al Signore, l’essere purificati da tutte le impurità, le ipocrisie, e gli idoli del nostro cuore, un cuore che davvero sappia amare, l’amore per la legge di Dio, la volontà e la capacità di ubbidirvi, la vittoria sul peccato: allora soltanto potremo “prosperare”. Non ci sarà più alcuna “carestia” spirituale quando perseguiamo il regno di Dio in noi. Avremo la presenza di Dio, il Suo amore, avremo la gioia dello Spirito Santo nel nostro cuore. Questa è la Sua benedizione e la Sua promessa. Iddio Padre sa che di questo noi abbiamo più bisogno. Il credente prega dicendo: “Dammi, o Signore, ciò che hai promesso, cioè il meglio per me in assoluto, secondo i Tuoi valori, non secondo quelli di questo mondo!”. Il Signore vuole che noi desideriamo intensamente quello che Lui considera i tesori più grandi. Se ce li desse così, rischierebbe che noi li calpestiamo.

Il Signore ci ha comandato di bussare. Un giorno dovremo per forza bussare alla porta di Dio. Quel giorno, però, potrebbe essere troppo tardi. Dobbiamo farlo oggi per poter ottenere ciò che più conta! “Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché vi dico che molti cercheranno di entrare e non potranno. Una volta che il padrone di casa si è alzato ed ha chiuso la porta, voi allora, stando di fuori, comincerete a bussare alla porta dicendo: Signore, Signore, aprici ma egli, rispondendo, vi dirà: "Io non so da dove venite". Allora comincerete a dire: "Noi abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza, e tu hai insegnato nelle nostre piazze". Ma egli dirà: "Io vi dico che non so da dove venite, via da me voi tutti operatori d'iniquità. Lì sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abrahamo, Isacco, Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, mentre voi ne sarete cacciati fuori” (Lu. 13:24-28).

 5. La preghiera ha un effetto educativo e formativo

 La quinta ragione per cui dobbiamo pregare è perché la preghiera è quanto mai necessaria alla nostra salute interiore, alla salute della nostra anima, del nostro cuore. Essa ci insegna a conoscere noi stessi portandoci a scandagliare dentro di noi, ad esaminare attentamente il nostro cuore come pure il cuore di Dio, con il quale noi dobbiamo essere in sintonia.

Perché l’antico Israele aveva dovuto, apparentemente senza motivo, vagare per tutti quegli anni nel deserto, prima di entrare nella terra promessa? Ce lo dice la Bibbia: “Ricordati di tutta la strada che l'Eterno, il tuo DIO, ti ha fatto fare in questi quarant'anni nel deserto per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che c'era nel tuo cuore e se tu osserveresti o no i suoi comandamenti. Così egli ti ha umiliato, ti ha fatto provar la fame, poi ti ha nutrito di manna che tu non conoscevi e che neppure i tuoi padri avevano mai conosciuto, per farti comprendere che l'uomo non vive soltanto di pane, ma vive di ogni parola che procede dalla bocca dell'Eterno (De. 8:2,3).

La preghiera ha un effetto educativo, formativo per l’intera nostra persona, è finalizzata alla nostra salute e maturità umana e spirituale. Nei vangeli vediamo i discepoli di Gesù come dovessero veramente crescere e maturare. Il loro cuore doveva essere purificato dallo spirito di questo mondo, dall’egoismo, dall’ambizione sregolata, dalla vanità, dal materialismo. Dovevano essere educati a ragionare in modo nuovo, a impostare le loro priorità secondo l’agenda di Dio. Questo era possibile attraverso la preghiera, il colloquio “profondo” con il Maestro. Lo stesso vale per noi.

Nel momento di massima tensione, prima della Sua passione e morte, che cosa faceva Gesù? Se ne preparava attraverso la preghiera. Che facevano però i suoi discepoli? Dormivano! “Poi tornò dai discepoli e li trovò che dormivano, e disse a Pietro: «Così non avete potuto vegliare neppure un'ora con me? Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione, poiché lo spirito è pronto ma la carne è debole»” (Mt. 26:40,41). Anche Pietro dormiva, ma più tardi non avrebbe saputo resistere alla tentazione di rinnegare il suo Signore!

Debolezza ed impotenza spirituale sono il frutto di uno spirito privo di preghiera. Gesù disse: “Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione, poiché lo spirito è pronto ma la carne è debole” (Mt. 26:41). Quando le circostanze della vita si fanno difficili, qual è il segreto per affrontarle a testa alta? Ce lo dicono i Salmi: “Getta sull'Eterno il tuo peso, ed egli ti sosterrà; egli non permetterà mai che il giusto vacilli” (Sl. 55:22). Davide lo aveva imparato: “Si rallegrino e gioiscano in te tutti quelli che ti cercano; quelli che amano la tua salvezza dicano sempre: «Magnificato sia l'Eterno», Quanto a me, io sono povero e bisognoso, ma il Signore ha cura di me. Tu sei il mio aiuto e il mio liberatore; DIO mio, non tardare” (Sl. 40:16,17).

6.La preghiera dà a Dio onore e gloria

La preghiera è espressione salutare di fede, ma essa pure è finalizzata a far sorgere in noi la consapevolezza sempre più grande che Dio è la fonte ultima di ogni bene, e che tutto deve tendere a dargli ogni onore e gloria. L’apostolo Giacomo scrive: “ogni buona donazione e ogni dono perfetto vengono dall'alto e discendono dal Padre dei lumi, presso il quale non vi è mutamento né ombra di rivolgimento” (Gm. 1:17).

La preghiera non è ripetizione di parole, ma espressione di rispetto e di dipendenza verso Dio, come pure di intenso e salutare desiderio a che la Sua gloria ed il suo onore siano rispettati.

Un arrogante, sprezzante ed insolente Sennacherib, nemico di Dio e di ogni giustizia, assediava un giorno Gerusalemme minacciando di invaderla e di distruggerla. Dio sapeva che Gerusalemme aveva bisogno di liberazione e di pace. Il re Ezechia, però, doveva riconoscere la sua impotenza e il suo bisogno, quel bisogno che solo Dio poteva soddisfare, come pure doveva pregare il Signore perché intenso sorgesse nel suo cuore il desiderio dell’onore e della gloria di Dio, che doveva essere rivendicato di fronte all’arroganza dei Suoi avversari.  Ezechia così prega: “Porgi il tuo orecchio, o Eterno, e ascolta; apri i tuoi occhi, o Eterno, e guarda! Ascolta le parole di Sennacherib, che ha mandato quest'uomo per insultare il DIO vivente!” (2 Re 19:16).

Ezechia pregava affinché l’onorabilità di Dio fosse fatta rispettare. Ottima preghiera, perché il senso della sovranità di Dio, della sua dipendenza da Lui, come pure della gloria ed onorabilità di Dio pure regnasse nel suo cuore, sempre. Il Signore avrebbe risposto liberando Gerusalemme dall’assedio, ma qualcosa di nuovo era anche avvenuto nel cuore di Ezechia! Dio vuole gettare i semi delle Sue benedizioni in un terreno ben preparato e disposto a riceverle con apprezzamento e gratitudine sapendo chi è Dio e che cosa Egli merita. Quando il nostro cuore è retto di fronte al Signore, Egli lo fa oggetto delle Sue benedizioni.

7. La preghiera è per imparare a rapportarci a Dio

Una settima ragione della preghiera, anche se “il Padre vostro sa le cose di cui avete bisogno prima che gliele chiediate” (Mt. 6:8) è che le preghiere dei bisognosi li portano a conoscere il Signore, facendo esperienza delle Sue risposte alle loro preghiere. Si, è attraverso l’esercizio della preghiera che giungiamo a conoscere il Signore. Attraverso di essa impariamo a rapportarci a Dio, perché “questa è la vita eterna, che conoscano te, il solo vero Dio, e Gesù Cristo che tu hai mandato” (Gv. 17:3). Si può infatti conoscere una persona per tutta la vita, ma se non si è avuto un autentico rapporto con essa, non si può dire di conoscerla veramente. Non sai se è onesta, se mantiene la sua parola…

La Bibbia contiene diversi esempi di questo. Troviamo, per esempio, il caso del servo di Abrahamo Eliezer (Ge. 24), inviato in Mesopotamia per trovare una moglie per Isacco. Iddio ha già disposto ogni cosa, ma il servo, perplesso, dovrà fare lui stesso esperienza della fedeltà di Dio pregando il Signore per poter trovare la donna giusta e, attraverso la risposta alla sua preghiera, essere sorpreso su come Dio avrebbe ordinato provvidenzialmente ogni cosa per giungere a quel fine. Eliezer non può più così parlare di “coincidenze fortuite” ma comprende come Dio disponga ogni cosa secondo la Sua sovrana volontà.

Dio ha decretato di voler usare la preghiera affinché noi si veda come la Sua mano sia presente in ogni benedizione che ci manda, per farci avere esperienza diretta di ciò che Egli è. E’ importante comprendere questo principio.

8. La preghiera fa sorgere in noi una salutare riconoscenza

Dobbiamo, infine, accostarci al Signore in preghiera per esprimergli la nostra riconoscenza. Egli ha decretato che noi si esprima la nostra riconoscenza tramite la preghiera. Dio è molto contento delle creature che Gli esprimono riconoscenza. Anche questo aspetto è illustrato nel caso citato prima di Eliezer.  Dopo aver fatto esperienza della risposta di Dio alla sua preghiera, dice: «Benedetto l'Eterno, il DIO di Abrahamo mio signore, che non ha cessato di usare la sua benignità e fedeltà verso il mio signore! Quanto a me, nel viaggio, l'Eterno mi ha guidato alla casa dei fratelli del mio signore» (Ge. 24:27). La Parola di Dio dice: “Tutte queste cose infatti sono per voi, affinché la grazia, raggiungendo un numero sempre maggiore di persone, produca ringraziamento per abbondare alla gloria di Dio” (2 Co. 4:15). Vera riconoscenza e gratitudine esprimono quanto siamo indegni della bontà di Dio verso di noi. Più indegni ci sentiamo, maggiore sarà la gratitudine per ciò che abbiamo ricevuto. Quanto spesso prendiamo per scontato che Dio “ci debba” benedire e questo produce totale mancanza di riconoscenza quando siamo benedetti. Quando però ci rendiamo conto di quanto siamo indegni dei Suoi favori, allora sorge in noi spontanea la riconoscenza, alla gloria di Dio.

La riconoscenza dà gloria a Dio. La Bibbia dice: “Non siate in ansietà per cosa alcuna, ma in ogni cosa le vostre richieste siano rese note a Dio mediante preghiera e supplica, con ringraziamento” (Fl. 4:6). In preghiera ci accostiamo “con timore e tremore” al trono di Dio, consapevoli di quanto indegni noi siamo dei Suoi favori, e da Lui veniamo sorpresi per la Sua grazia infinita. Dopodiché sorge in noi quella riconoscenza che sola può produrre opere che veramente danno gloria a Dio.

Conclusione

Il nostro testo dice: : “il Padre vostro sa le cose di cui avete bisogno prima che gliele chiediate” (Mt. 6:8). Questo non significa che non sia necessario pregare. Una tale conoscenza dovrebbe incoraggiarci a pregare - portare i nostri bisogni a Lui come petizioni semplici, brevi, ed urgenti. Spesso non sappiamo che cosa chiedergli. Non sappiamo portare davanti a Lui i nostri bisogni. Egli conosce i nostri bisogni, ma risponde ad essi quando il nostro atteggiamento è corretto.

Quando riceviamo la grazia di accostarci a Lui con vera riconoscenza, con vera confessione della nostra indegnità, possiamo chiedergli di ricevere ciò che Egli ci ha promesso. La Bibbia è maestra inimitabile per dare la giusta forma e contenuto alle nostre preghiere spontanee, soprattutto il libro dei Salmi. A volte basta solo un sospiro, “l’anelito del bisognoso”, un lamento che viene dal profondo del nostro cuore. Questo è ciò che vuole il Signore. Egli vuole salutare ansia, salutare importunità. Ogni altra considerazione è secondaria. Vuole che il nostro cuore si concentri in ciò che chiediamo.

La nostra deve essere un colloquio “segreto”, “privato” con Dio. La “porta” della nostra “cameretta” di cui parla Gesù è la porta del nostro cuore che deve chiudere fuori ogni altra cosa estranea per concentrarsi solo in Lui. Egli ci insegna a cercare, a bussare, e a chiedere credendo che riceveremo. Non vuole vane ripetizioni di parole, vuole che il nostro cuore si ponga davanti a Lui in modo corretto.

 “Il Padre vostro sa le cose di cui avete bisogno prima che gliele chiediate” (Mt. 6:8). L’Evangelo è veramente prezioso. Possiamo accostarci a Dio coscienti della nostra indegnità e bisogno. Ci viene chiesto di chiedere, di cercare, di bussare. Egli rivolge così la nostra attenzione al nostro cuore, che deve amarlo con tutto noi stessi e che deve fare esperienza di un tale autentico amore. Il Signore che vede nel segreto, ci ricompenserà pubblicamente. Qual è la ricompensa? Vedremo che il Signore ne sarà glorificato. Egli dice: “Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli” (Mt. 5:16). Questo è ciò che Egli vuole; il Signore vuole che noi vediamo la ricompensa della preghiera segreta di fronte a Lui. Amen.

Paolo Castellina, sabato 22 gennaio 2000 . Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla versione Nuova Diodati, edizioni La Buona Novella, Brindisi, 1991.

Letture supplementari

1. Iniziamo oggi il nostro culto apprendendo l’importanza della preghiera tramite la lettura del Salmo 4.

2. Le letture bibliche oggi sono tratte dall’ottavo capitolo del primo libro dei Re. Si tratta della preghiera di dedicazione del tempio da parte del re Salomone. Questo testo ci insegna molto sulla preghiera. Lo leggeremo a due tappe. Cominciamo da: 1 Re 8:22-40.

3. 1 Re 8:40-61.

Preghiera per il dono di ben pregare

(dall’innario “Cantici spirituali” stampato a Vicosoprano nel 1789)

Signore! Dio! Padre celeste! Io non ardisco comparire davanti a Te, se non nel nome di Gesù Cristo.  Non so pregare se non mi insegni. Insegnami dunque a pregare! Concedimi lo Spirito della grazia e preghiere, affinché sia Lui ad accendere in me vero fervore, affinché sia Lui a bandire dal mio cuore ogni pensiero estraneo, mondano o peccaminoso, e susciti in me sospiri ineffabili, che ti siano grati ed accetti, per Gesù Cristo, che siede alla tua destra. Quello voglia intercedere con i suoi meriti e sangue per me, povero peccatore! Amen! Signore, esaudisci tutte le mie preghiere. Amen.


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