Una prospettiva più vasta: quella di Dio

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Il testo biblico che sta alla base della nostra riflessione quest'oggi è Ebrei 11:1-6, in particolare il versetto 3. Leggiamolo:

"Or la fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di cose che non si vedono; infatti per mezzo di essa gli antichi ricevettero testimonianza. Per fede intendiamo che l'universo è stato formato per mezzo della parola di Dio, sì che le cose che si vedono non vennero all'esistenza da cose apparenti. Per fede Abele offrì a Dio un sacrificio più eccellente di quello di Caino; per essa egli ricevette la testimonianza che era giusto, quando Dio attestò di gradire le sue offerte; e per mezzo di essa benché morto, egli parla ancora. Per fede Enok fu trasferito in cielo perché non vedesse la morte, e non fu più trovato perché Dio lo aveva trasferito; prima infatti di essere portato via, egli ricevette la testimonianza che era piaciuto a Dio. Ora senza fede è impossibile piacergli, perché chi si accosta a Dio deve credere che egli è, e che egli è il rimuneratore di quelli che lo cercano".

Due concezioni del mondo

E' ormai risaputo come l'insegnamento della fede cristiana nel contesto delle scuole pubbliche, presenti sempre di più difficoltà di ogni genere. Una di queste difficoltà, almeno fra quelle che io percepisco come più pesanti, è il divario, l'incongruenza, la contraddizione, fra la concezione del mondo che la scuola oggi coltiva e diffonde nell'intero complesso di ciò che viene insegnato in ogni ordine e grado, e la concezione del mondo in cui si muove la fede cristiana, fondata saldamente sulla Bibbia.

Si tratta di due modi di pensare, due modi di vedere le cose, totalmente diversi, che spesso confondono le giovani menti non avvezze alla diversità delle filosofie di vita presenti nella nostra società.

La scuola oggi, almeno qui da noi, considerandosi "laica" e "libera da influenze religiose", si muove su presupposti filosofici fondamentalmente materialisti, razionalisti e "scientifici". Essa comunica agli allievi, più o meno esplicitamente, che quello sia l'unico modo "giusto" di vedere le cose e che le altre concezioni, quelle "religiose", non sarebbero che mitologie irrazionali, romantiche, in ogni caso "superate" e "insostenibili", nella migliore delle ipotesi, "spiegabili". Viene così implicitamente screditato l'altro modo di vedere le cose, l'insegnamento che, come cristiano, io impartisco, i ragionamenti che faccio, i quali si muovono su parametri del tutto diversi: quelli di carattere spirituale e teistico, proprio della tradizione giudeo-cristiana coerente.

Io credo, infatti, affermo ed insegno, sulla base della rivelazione biblica, che l'universo non è eterno, né si è prodotto da solo, ma che sia stato ideato e prodotto da Dio, il Creatore, l'intelligenza suprema, mediante la Sua attiva e sovrana volontà. E' Dio che permea e sostiene ogni cosa guidandola verso gli obiettivi che Egli si è proposto. Inoltre, che le cose visibili, materiali, non siano realtà ultime, autonome, esistenti da sé stesse. Esse non sono "beni stabili", "valori eterni", ma realtà dipendenti e transitorie. La nostra vita non si basa, non "spera" su queste cose, ma si appoggia su una realtà trascendente ed eterna: Dio stesso, il quale solo può dare senso e prospettiva ad ogni cosa.

Nel far questo io mi trovo così "in minoranza": sono come una "voce stonata" in un coro che canta all'unisono. In un contesto ideologicamente omogeneo, e spacciato per neutrale e scientifico, mi trovo, a tutti gli effetti, ad essere praticamente fra i pochi che ragionano in modo diverso. Non solo questo, ma mi trovo "ancora più solo" perché disomogeneo pure con la maggior parte della società, formalmente cristiana, ma in cui prevale un modo di pensare decisamente materialistico, ben lontano da un cristianesimo vissuto fondato sulla Bibbia. E' una questione di potere: "loro" stanno apparentemente vincendo e se ne congratulano.

Non favole ma verità

Il programma di istruzione biblica di quest'anno, nell'ambito delle ore di religione, prevede l'insegnamento dei primi capitoli della Bibbia, quelli che riguardano la creazione, l'origine della specie umana. Per me, e in sintonia con la tradizione ebraica e cristiana coerente, questi racconti non sono "mitologia" o "favole", ma descrivono e spiegano la realtà com'era e com'è diventata. Essi sono verità e come tale la insegno. Questi racconti sono, è vero, da spiegare ed interpretare, ma per me sono veri: come cristiano, la mia concezione della realtà ed il senso della mia stessa vita, dipende dall'accettazione fiduciosa della verità che ciò che insegna la Bibbia è "fatto" e non "favola". Afferma l'apostolo Pietro: "Infatti non vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del Signor nostro Gesù Cristo, andando dietro a favole abilmente escogitate, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua maestà" (2 Pi. 1:16).

Certo, la mia non è una fede cieca, ma una fede consapevole e pur in grado di ragionarvi sopra. Non solo questo, ma questa fede mi mette pure in grado di contestare l'interpretazione cosiddetta scientifica della realtà, e a ragion veduta.

A tutto questo, la reazione di molti degli stessi bambini è altrettanto priva di compromessi: "Stupidaggini. Dio non esiste... Il mondo si è evoluto per processo naturale... Noi discendiamo dalle scimmie... Noi siamo solo una specie di animali… Dopo la morte tutto è finito... La Bibbia è invenzione umana… Una cosa è la realtà, un'altra cosa è la religione…". Chi ha messo loro in testa queste cose? Questo è stato in qualche modo loro inculcato e questo recepiscono dalla società in cui vivono. Inoltre, senza dubbio, per loro questo viene pure "viene naturale". Afferma, infatti, l'apostolo Paolo: "Di queste anche parliamo, non con parole insegnate dalla sapienza umana ma insegnate dallo Spirito Santo, esprimendo cose spirituali con parole spirituali. Or l'uomo naturale non riceve le cose dello Spirito di Dio, perché sono follia per lui, e non le può conoscere, poiché si giudicano spiritualmente" (1 Co. 2:13,14).

La religione "tollerata"

L'unica religione che questo ambiente tollera viene di fatto spiegata come mitologia "non scientifica", qualcosa che si muoverebbe nell'ambito della fantasia e non della realtà, del simbolico e non del "concreto", relitto di un mondo ritenuto superato, buono forse solo per dare qualche ispirazione di tipo ideale, etico e morale, non considerato più di quanto una favola (come quelle di Esopo o di Grimm) possa essere oggi accettata, portatrice, al massimo "di una morale". Non a caso oggi si induce sostanziale confusione fra Gesù Cristo e Babbo Natale… Cose belle e romantiche, ma …non certo verità! La "morale della favola" viene magari accettata, ma, lasciano intendere, "sono pur sempre favole", "tradizioni"… Davvero?

Vederla diversamente viene fatto considerare solo superstizione, ignoranza, fanatismo… Naturalmente l'incompatibilità fra la concezione del mondo naturalistica e quella teistica sarebbe superata se l'insegnante di religione stesso piegasse la testa, si inchinasse, si sottomettesse, al naturalismo dominante, "spiegando" il fatto religioso in termini naturalistici e razionalisti, applicandovi il metodo storico-critico. Una simile procedura, che alcuni accolgono volentieri, certo gradita al sistema è però una svendita, un tradimento, una prostituzione, del cristianesimo all'ideologia dominante, cosa che purtroppo, nel corso della storia, è stata fatta anche con altre ideologie. L'integrità e la dignità della fede cristiana, intesa anche come concezione del mondo, però, deve essere rispettata, e qui si gioca pure la nostra fedeltà al Dio di Israele, al Dio di Gesù Cristo, al Dio che ha rivelato Sé stesso e la corretta visione della realtà attraverso la Bibbia.

La scienza da una prospettiva diversa

L'ideologia scientista che oggi viene propagandata si muove su un'ideologia prettamente naturalistica e materialistica, l'abbiamo già osservato. Essa fa della ragione un idolo indiscutibile e della "prova scientifica" il metro per giudicare la realtà. Davvero, però, si tratta di "dati indiscutibili", davvero la "verifica in laboratorio" è l'unico metro per stabilire la verità? Davvero sarebbe accertato che …Dio non esiste, tutto si svolge per caso, e l'uomo proviene dalla scimmia? Lo possono ingenuamente credere solo i fedeli servi di questo sistema e chi non si dà pena di informarsi e di ragionarci sopra. Questo, però, non è l'unico modo di vedere le cose, nemmeno in campo scientifico: dipende da quali scienziati ci si lasci influenzare!

La prospettiva che mette Dio al centro di ogni cosa come Creatore e sovrano Signore dell'universo è cosa che intendiamo per fede sulla base di ciò che crediamo Dio abbia rivelato. La scienza, però, a proposito dell'origine del creato, non ha dimostrato proprio nulla, e chi si basa su di essa come "spiegazione autentica" delle cose, fa in ogni caso un atto di fede, per altro irrazionale e di tipo altrettanto religioso.

Lo scienziato Antonino Zichichi ha scritto recentemente un libro dal titolo "Perché io credo in colui che ha fatto il mondo" (Milano: il Saggiatore, 1999), confessando la sua fede in Dio Creatore, afferma: "Nessuna scoperta scientifica ha mai messo in dubbio l'esistenza di Dio. La scienza è fonte di valori che sono in comunione, non in antitesi con gli insegnamenti delle Sacre Scritture, con i valori, quindi, della verità rivelata. Né la scienza né la logica permettono di concludere che Dio non esiste. Nessun ateo può quindi illudersi di essere più logico e più scientifico di colui che crede. Chi sceglie l'Ateismo fa quindi un atto di fede: nel nulla. Credere in Dio è più logico e più scientifico che credere nel nulla".

E' un'affermazione sulla quale bisogna ben riflettere. Lo Zichichi afferma: pensa meglio, ragiona meglio, è più conseguente, chi vede tutte le cose dalla prospettiva della fede in Dio. Non è l'unico ad affermarlo. Ad esempio, erano credenti, ed a ragion veduta, Maxwell e Planck, due padri della fisica contemporanea che hanno aperto nuovi orizzonti sulle leggi dell'universo grazie allo studio di particelle infinitamente piccole.

Inoltre sarebbe veramente assurdo arrivare a Dio, l'intelligenza suprema dell'universo attraverso dimostrazioni matematiche e di laboratorio. Solo uno che fosse pari a Dio potrebbe pretendere di farlo. Continua nel suo libro Antonino Zichichi: "Noi siamo miseri mortali: fatti si, a Sua immagine e somiglianza. Privi però della Sua potenza intellettuale. Ecco perché io penso che noi non sapremo mai tutta la matematica, né tutta la scienza".

Una questione di prospettiva

Continua lo Zichichi: "Si potrebbe obiettare: dal momento che risulta impossibile arrivare a Dio tramite una scoperta di logica matematica o per via di una scoperta scientifica, né logica né scienza possono essere più invocate per arrivare all'atto di fede. Tutto ciò è esatto. Infatti la fede è un dono di Dio. Corroborata però dall'atto di ragione nel trascendente".

Si, potremmo dire che la fede in Dio creatore è un salto di qualità nella nostra visione della realtà, il vedere la realtà da più in alto. E possibile, infatti, essere "incassati" in una valle come la Bregaglia e non muoverci mai al di là del nostro villaggio negando che esista altro. Se però saliamo con un elicottero sempre più in alto, vedremo i grandi massicci di montagne che ci sono accanto a noi e della cui grandezza non ci avvediamo. Salendo sempre più in alto potremmo giungere a vedere persino il mare. E' questo l'atto di fede: non presumere in modo arrogante che quanto è sotto la nostra vista immediata sia tutto, e lasciare che Dio ci elevi, che Dio ci apra ad orizzonti più vasti, in modo tale da vedere le cose da una prospettiva diversa, più ampia. Se questo avviene in noi, tutto il modo stesso di considerare la nostra vita ne risulterà trasformato, non si tratta di una cosa "teorica". L'uomo e la donna di fede non sarà quindi più una persona "dalla mente ristretta", ma proprio il contrario, una persona dalla mente più aperta che mai, aperta al di là dell'immediato, al di là delle stesse percezioni dei nostri sensi. Non sarà più miope, o peggio un cieco, ma un vedente, e un vedente dalle lunghe prospettive.

Una questione di fede

La fede, quindi, non sarà mai una "fede cieca", ma la sfida di una fede che ci permette di vedere più lontano ancora. Ecco quindi il senso del nostro testo biblico di base quest'oggi: "Per fede intendiamo che l'universo è stato formato per mezzo della parola di Dio, sì che le cose che si vedono non vennero all'esistenza da cose apparenti" (Eb. 11:3). Analizziamolo meglio.

1. "per fede", a causa della fede. "Or la fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di cose che non si vedono; infatti per mezzo di essa gli antichi ricevettero testimonianza" (Eb. 11:1,2). La fede non è un atto irrazionale, ma l'avere aperto gli occhi, per grazia di Dio, su realtà più grandi, il che infonde una certezza soggettiva. Per fede nel Dio che ci ha rivelato questo, siamo sicuri che le cose "esterne" esistano, e questo ci dà la forza e le risorse necessarie per vivere la nostra vita in modo diverso da chi non ha fede, più positivo, più costruttivo, più lungimirante, e di fatto più concreto, la "certa speranza" di cui parla il testo. La fede confida nelle divine promesse, ha fiduciosa consapevolezza nei propositi e nella potenza di Dio, pone Cristo al centro della vita come chiave per la trasformazione della realtà ed agisce su questa base. L'uomo e la donna di fede è liberato dalle prospettive limitate di questo mondo.

2. "Per fede intendiamo che..", sappiamo, percepiamo, scorgiamo, osserviamo, riconosciamo, anche se magari non "comprendiamo" appieno. Si tratta di qualcosa che ha a che fare con l'intuizione, è un'impressione indelebile fatta sul nostro spirito che ci permette di giudicare le cose diversamente da come fa il mondo. Le verità di Dio, infatti, non sono accessibili né ai sensi, né alla ragione dell'uomo, così come stanno, ma solo alla capacità di conoscenza che si trova in quel "salto di qualità" che solo la rigenerazione della nostra mente e del nostro cuore attraverso la conversione a Gesù Cristo, rende possibile. Significa comprendere, percepire, riconoscere che la volontà di Dio come Creatore è la base di tutte le cose. E' la convinzione interiore che ciò che non è sensibile all'uomo naturale è la realtà autentica che sola è degna d'esser cercata.

3. "Per fede intendiamo che l'universo", ogni tipo di creature nei loro diversi luoghi, tempi e periodi, cose celesti, terrestri e sotterranee, angeli, uomini ed ogni sorta di creature, insieme alle condizioni a cui sono stati assegnati, "è stato formato", voluto e posto nel giusto ordine, conformato, e governato da Dio. Suo è il progetto originario, Sue le risorse creative, Suo il costante sostentamento di ciò che esiste, Sua è la finalità a cui tutto tende. Sebbene nessun essere umano sia stato testimone della creazione, sappiamo dalla Scrittura che Dio ha portato ogni cosa all'esistenza mediante la Sua Parola. Difatti:

4. "Per fede intendiamo che l'universo è stato formato per mezzo della Parola di Dio" la Parola della potenza divina, il "sia" divino, senza cause o assistenza, ma solo per esplicita volontà e potenza, tanto che, "sicché le cose che si vedono", quelle sensibili, "non vennero all'esistenza da cose apparenti" non da cose visibili, preesistenti. Questo la ragione non rigenerata non lo può digerire, ma è solo questa fede che ci mette in grado di intendere che l'universo non sia stato fatto da materiali preesistenti, ma che debba la sua esistenza alla Parola creatrice di Dio.

Questo testo, così, pone il fondamento essenziale della vita di fede in tutte le sue manifestazioni. Senza fede in Dio, infatti, come sovrano Creatore del mondo, è impossibile confidare nel Suo potere di conservare e governare ogni cosa per il bene finale del Suo popolo e la nostra stessa vita, insieme a tutto quest'universo, diventa futile, vano, senza speranza. Non per nulla alcuni, anche personalità famose, non scorgendo senso alcuno nella loro vita e nell'universo, e rifiutando ostinatamente ciò che la Bibbia afferma, sono giunti a distruggere sé stessi, allo stesso suicidio. E' ovvio, l'universo è stato creato da Dio, e fuori dalla Sua prospettiva c'è solo il nulla, la futilità, la morte, l'assurdo. E' forse questa una valida alternativa "laica" alla fede costruttiva in Dio? A questa alternativa bisogna dire un ironico "No, grazie!".

Il nonsenso è altrove!

Per questo noi cristiani contestiamo le ideologie materialiste e naturaliste che il mondo ci propone: sono queste ad essere insensate, irrazionali, e decisamente non scientifiche, anche se proclamano il contrario!

Vi sono diverse teorie che vorrebbero spiegarci l'origine del cosmo. Ad esempio: secondo la "teoria della nebulosa" all'inizio vi era una grande nube che girava vorticosamente su sé stessa. Nel suo interno si crearono piccoli gorghi. Da queste sarebbero poi scaturite le galassie e tutto ciò che oggi possiamo vedere. Questo però non chiarisce nulla, suscita solo altri interrogativi: in che modo i gorghi all'interno della nebulosa poterono originare la materia che forma tutto ciò che esiste?

Guardiamo poi alla teoria del "big bang" che ipotizza una grande esplosione che sarebbe avvenuta nella notte dei tempi. Da questa immane deflagrazione sarebbe scaturita la materia, scaraventata poi in tutte le direzioni nello spazio. Questo avrebbe dato origine, a suo tempo, a tutto ciò che esiste. Se però nella più lontana notte dei tempi non esisteva nulla, che cosa esplose? E quale fu la causa di questa presunta esplosione? Come ha potuto poi la materia disporsi nelle giuste distanze gravitazionali sulle quali è regolato tutto il sistema interplanetario universale? Sarebbe come affermare che da un'esplosione di qualsiasi materia possono auto-formarsi orologi, automobili e altre cose.

Per altri l'universo sarebbe sempre esistito. La materia, secondo il principio del "nulla si crea e nulla si distrugge" continuerebbe a cambiare grandezza e posizione. Essa, pur mutando di forma, durerebbe per sempre. Questa teoria, però, contrasta con la stessa legge scientifica dell'entropia che afferma che ogni cosa, in natura, col passare degli anni, si logora e si deteriora. Se l'universo fosse esistito "da sempre", sarebbe come una bicicletta vecchia, lasciata all'aperto per moltissimi anni: che mai si potrebbe in essa trovare qualcosa di buono e di utilizzabile?

L'universo in cui viviamo, però, è regolato da leggi stupefacenti, in esso esiste ordine e precisione. Perciò l'universo non è sempre esistito, ma ha avuto un inizio, un iniziatore ed un progettista. Il nostro mondo sarebbe nato "dal caso"? No, solo un Creatore poteva dare inizio ad un atto creativo, ordinando e disciplinando un universo così perfetto come quello in cui viviamo!

Certamente molte possono essere le "spiegazioni" con le quali i non credenti e gli agnostici a tutti i costi, vorrebbero confermare la loro incredulità, e potrebbero escogitare migliaia di ipotesi e di ragionamenti, pur di non accettare il semplice e logico fatto del Creatore, pur di sopprimere ciò che la loro coscienza stessa testimonia. E' dunque ragionevole credere alla Bibbia, che non "il caso", ma Dio, nel principio creò i cieli e la terra. La Bibbia afferma: "ciò che si può conoscere di Dio è manifesto in loro, perché Dio lo ha loro manifestato. Infatti le sue qualità invisibili, la sua eterna potenza e divinità, essendo evidenti per mezzo delle sue opere fin dalla creazione del mondo, si vedono chiaramente, affinché siano inescusabili" (Ro. 1:19,20).

Conclusione

Il fisico e chimico Frederick Guthrie scrisse: "Io non devo nemmeno aprire la Bibbia per sapere se Dio esiste. E' sufficiente che apra i miei occhi e li rivolga al grande libro della natura, dove Dio è leggibilmente scritto, chiaramente rivelato. Dio: parola che può leggersi sulle stelle… parola dipinta in un fiore, disegnata su ogni foglia, incisa su ogni roccia. Parola sussurrata dai venti, risuonata nei marosi dell'oceano, ed intesa anche da i più duri d'orecchie nei fragori del tuono. Io credo nell'esistenza di un Dio, ma non nell'esistenza di un ateo e di chiunque altro lo neghi ed esiga di essere ritenuto sano di mente". Noi possiamo solo sopprimere e negare disonestamente ciò a cui la nostra stessa coscienza testimonia. Non insegnare questo con la scusa di una presunta neutralità in campo religioso è folle, disonesto, malvagio...

In ogni caso la nostra convinzione che l'origine dell'universo ed il senso stesso della vita deve ricercarsi in Dio, non poggia su affermazioni di uomini, per quanto dotti possano essere. In completa sintonia con l'autore della lettera agli Ebrei, noi affermiamo: "Per fede intendiamo che l'universo è stato formato per mezzo della parola di Dio, sì che le cose che si vedono non vennero all'esistenza da cose apparenti". Non si tratta di una conoscenza accademica e teorica, ma di qualcosa che solo può dare senso e direzione alla nostra vita. Questa è la verità che vogliamo annunciare con decisione, insieme alla concezione del mondo che sottende. La vogliono emarginare, la vogliono relegare nel buio delle "vecchie superstizioni". Non ci riusciranno. Il "serpente antico" della Genesi già fin dall'inizio aveva voluto instillare nell'uomo il dubbio sulla verità della Parola di Dio. Il gioco non è nuovo. E' riconoscibile anche oggi, nonostante le "parole moderne" sotto cui è celato. Già allora, però, era stato profetizzato che Qualcuno avrebbe definitivamente "schiacciato la testa del serpente". E' questa la nostra certezza.

Paolo Castellina, venerdì 24 settembre 1999. Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla versione Nuova Diodati, Ediz. La Buona Novella, Brindisi, 1991.

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Letture supplementari

1. Inizio culto: Salmo 33:1-12 (Canto di lode a Dio, Creatore e liberatore).

2. Prima lettura: Salmo 139 (Onnipresenza e onniscienza di Dio).

3. Seconda lettura: Romani 1:18-25 (L'uomo naturale sopprime la verità).

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Documenti di "E' sempre... Tempo di Riforma", accessibili dal sito Internet http://castellina.org. Posta elettronica: paolo@castellina.org.