La tolleranza: aspirazione o pretesto?
PACE
SI, MA…
Una giusta aspirazione. Il messaggio del governo agli abitanti del Cantone
dei Grigioni in occasione della Festa federale di preghiera 1999, esprime la
forte preoccupazione, condivisa da molti e davvero "un pesante
fardello", che sempre più spesso, nel nostro mondo, dissensi e
conflitti di ogni genere sfocino in guerre sanguinose e violenze. Da questo
sorge l'appello accorato, del messaggio, ad una maggiore tolleranza.
Dice, fra l'altro, il messaggio: "Ciascuno, nella sua funzione, ha la
possibilità, attraverso tolleranza e amore per il prossimo, comprensione per le
altre culture e tradizioni, disponibilità messa in pratica nella vita di ogni
giorno, di piantare quel seme che un giorno germoglierà in una comunità di
popoli forse non del tutto priva di conflitti, ma decisamente meno travagliata
da conflitti e meno disponibile alla violenza". Si tratta di
legittime e sensate aspirazioni in cui si scorge certo il desiderio di
politici illuminati, la cui buona fede non vogliamo mettere in questione, che
nella società vi sia tranquillità, pace, ordine, armonia, che tutto funzioni
nel migliore dei modi e con soddisfazione di tutti.
Una nuova ideologia. Oggi si parla molto, non solo in questo messaggio,
della necessità e del concetto di tolleranza, come pure del sempre più grande
pluralismo della nostra società che la esige. Ad un'analisi più attenta della
situazione, però, se ci pensiamo bene, tutta questa "tolleranza" di
cui si parla, non sono tanto solo esortazioni generiche a "stare buoni,
bravi e tranquilli" come potrebbe fare un maestro con i suoi scolari,
desideroso di comunicare, com'è giusto, che soltanto nella quiete, nel rispetto
e nell'impegno comune, tutti possono essere più contenti e la scuola funzionare
meglio.
In realtà siamo di fronte ad un
fenomeno nuovo, di cui molti neanche si accorgono. Sotto gli slogan di "tolleranza",
"pluralismo" e "pace", si nasconde una nuova ideologia
che vorrebbero inculcarci, un nuovo modo di pensare a cui tutto e tutti, in
questa società sempre più multietnica, dovrebbero piegarsi, una nuova
religione alla quale tutte le religioni dovrebbero adattarsi e conformarsi.
Se questo può star bene per alcuni non sta bene certo per me e per tutti coloro
a cui sta a cuore l'integrità della fede cristiana.
Religioni "superate"? Vorrebbero farci credere che le
"vecchie" ideologie e religioni siano "superate"
(cristianesimo compreso) perché "portatrici di lotte e di guerre"
(così propagandano nelle scuole e nei media) e che tutto debba convergere in
un'unica grande e pacifica "sintesi" ecumenica, in un grande
"minestrone" dove tutto e il contrario di tutto "convive
felicemente". Questa "nuova era" dovrebbe essere il tempo
idilliaco dove ogni idea è relativa, dove ciascuno crede a ciò che vuole e fa
ciò che vuole (basta che "rispetti" gli altri), un luogo dove la
verità non è più un dato, ma qualcosa di volatile e imprendibile di cui tutti
sarebbero alla ricerca. Quanti oggi sono stati contaminati da questa idea tanto
da considerarla ovvia ed indiscutibile, ma non è così.
Chi ne approfitta. Oggi è soprattutto il Cattolicesimo romano che
cerca di "cavalcare" questa tendenza per accogliere "nel caldo e
paterno abbraccio del papa" tutto e tutti, in "felice e fraterna
armonia". Qualcosa di simile lo vorrebbero anche fare gli ideologi
neoliberali delle chiese riformate di popolo che immaginano una chiesa senza
alcuna confessione di fede e senza più bibbie normative, un "nuovo
umanesimo" che accoglie altresì tutto e tutti …non importa ciò a cui si
crede (basta che sia compatibile con questa ideologia di fondo). Non a caso
parlano di questa cosiddetta "chiesa" come di un grande ed unico
"supermercato" dove ciascuno compra ciò che vuole…
Conformarsi. Il pluralismo come ideologia dev'essere così la chiave
per la comprensione della diversità delle opinioni esistenti nel mondo. A
questa nuova ideologia del "pluralismo" e della
"tolleranza" tutti oggi devono rendere omaggio, ad essa tutti devono
piegarsi. Guai poi a non essere d'accordo! Chi a questa ideologia non si piega
e resiste deve essere represso, emarginato, messo a tacere, eliminato, alla
faccia del conclamato pluralismo. Certo parlano ancora di Cristianesimo, ma non
ne è che una versione "riveduta e corretta", considerata un'opzione
fra le tante legittime altre, una componente, un contributo, uno strumento che
suona nell'unica grande orchestra la melodia stabilita sotto la direzione di un
unico direttore.
Popolare, ma… Certo sono molti coloro che oggi sono pronti
ad abbracciare questa nuova "religione ecumenica" tollerante,
inclusiva e dalle "larghe vedute". E' sensata, osservano, è
attraente, e non impegna più di quel tanto. In realtà essa è un tragico
inganno. Lo scrittore Chesterton ebbe a dire: "La tolleranza è la
virtù di chi non crede in nulla", cioè di chi non ha alcuna salda
convinzione, e soprattutto il Signore Gesù disse: "Entrate per la porta
stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione,
e molti sono coloro che entrano per essa" (Mt. 7:13).
Un piano orchestrato. La Bibbia stessa profetizza questa nuova
"religione ecumenica", ma non come il trionfo del Regno di Dio, regno
di pace e di giustizia, piuttosto come la religione universale, avversaria
della verità ed idolatra, ad arte costruita da Satana stesso per consolidare il
suo regno ed alla cui testa, il "direttore dell'orchestra", sarà
quello che la Bibbia chiama l'Anticristo. Questi, attirando nella sua trappola
uomini e donne ignari col pretesto della tolleranza e del pluralismo, sarà
religione ed ideologia di menzogne e di schiavitù. Per questo, benché le
aspirazioni alla pace ed all'armonia siano legittime, non dobbiamo cadere in
trappola, anzi, dobbiamo tenerci stretti a ciò che la Bibbia ci rivela, per
quanto impopolare possa essere. Il "cristianesimo" che risulterebbe
da questa "religione ecumenica" non sarebbe che una contraffazione
slavata ed insipida di ciò che il Signore Gesù aveva predicato e vissuto.
PROCLAMARE
LA VERITà
Gesù disse: "Voi siete il sale
della terra; ma se il sale diventa insipido, con che cosa gli si renderà il
sapore? A null'altro serve che ad essere gettato via e ad essere calpestato
dagli uomini. Voi siete la luce del mondo; una città posta sopra un monte non
può essere nascosta. Similmente, non si accende una lampada per metterla sotto
il moggio, ma sul candeliere, perché faccia luce a tutti coloro che sono in
casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, affinché vedano le
vostre buone opere e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli"
(Mt. 5:13-16).
Più che mai i cristiani che vogliono
essere fedeli devono tenere alta la verità rivelata nella Bibbia. Per quanto
impopolare possa essere oggi quest'idea, era il Signore e Salvatore Gesù
Cristo che incarnava la verità assoluta e insindacabile e i seguaci
autentici di Gesù lo hanno sempre proclamato con forza, la forza delle idee e
dell'esempio, contrapponendolo a tutte le pretenziose menzogne che vogliono
accreditarsi come verità.
Protestanti che non protestano… E' per questo che il Protestantesimo non deve
piegarsi alla mentalità conciliatoria di oggi e lasciarsi disarmare dai nemici
della verità, ma deve rivalutare la sua carica di contestazione e di
protesta. Oggi si potrebbe dire che i "protestanti" si siano
rammolliti e che non protestino più… Forse che è finalmente giunto il regno
di Dio e non dobbiamo più militare contro le forze spirituali della malvagità,
dell'inganno e della menzogna di cui ci parla la Bibbia? No. il Protestantesimo
deve ritrovare oggi l'idea elevata della verità sviluppata dalla Riforma e avere
grande discernimento del tempo in cui viviamo.
Il valore della tolleranza. La tolleranza non è allora un valore? Si, è un
valore, la tolleranza è un valore importante, ma anche per quanto riguarda la
tolleranza dobbiamo usare discernimento. Dobbiamo vedere anche la
tolleranza nella prospettiva della Bibbia, non in quella dell'ideologia
che va oggi per la maggiore.
Un semplice vocabolario definisce la
tolleranza come: "virtù sociale che riguarda il modo di comportarsi
civilmente con persone di opinioni politiche o di credenze religiose diverse
dalle nostre", o anche "rispettare le credenze o le pratiche altrui
pur non condividendole". Questa è una cosa. Altra cosa è voler gettare
ogni cosa in un solo ed indistinto minestrone che tutti dovremmo inghiottire,
che ci piaccia oppure no.
Un martello demolitore. E' proprio qui il punto: stanno cambiando ad arte
il significato delle parole, e noi ci caschiamo. La parola
"tolleranza" sta diventando un martello in grado di demolire, colpo
su colpo, tutto ciò che per noi cristiani è maggiormente caro. Oggi ciò
che viene fatto passare nelle scuole, nei media e in molte famiglie è che la
tolleranza significhi "i valori, le dottrine, gli stili di vita, e le
affermazioni sulla verità sostenute dall'uno o dall'altro sono fondamentalmente
uguali". Così però non è, anche se è comodo crederlo.
Non si può contrapporsi più a nulla. Noi dobbiamo dire di no a questo sporco gioco.
Certo, tutti hanno il diritto alla propria opinione, ma questo non significa
che si debba accettare acriticamente qualsiasi cosa. Oggi siamo arrivati al
punto che dire sia necessario "amare il peccatore ma odiare il
peccato" vuol dire fare "un'affermazione bigotta ed
intollerante". Dire che Gesù è l'unica via che porta alla salvezza, come
dice chiaramente la Parola di Dio, significa essere considerati razzisti e
ristretti di mente. L'impegno coerente e fedele ad essere cristiani secondo la
Bibbia, base della stessa fede riformata, significa essere etichettati come
bigotti e "fondamentalisti". Certo, bisogna dire la verità con amore,
ma la verità bisogna pur dirla: essa esiste ed è oggettiva, per chiunque vuole
rimanere fedele a Cristo.
Revisionismo. La parte più triste di tutto questo modo di
pensare revisionista è che esso ha invaso le chiese storiche. Vi sono cristiani
che attingono a piene mani a questa malintesa idea di tolleranza. Fra noi vi
sono coloro che credono che la salvezza sia possibile al di fuori di Gesù
Cristo, che credono che tutte le religioni portino a Dio. Non è così. Tra noi
vi sono persone che affermano che la Bibbia non sia parola di Dio, che Gesù non
sia davvero risuscitato, che tutto non sia che una bella favola… Tra noi vi
sono coloro che credono che l'omosessualità non sia un peccato e che coloro che
lo affermano siano solo dei bigotti. Vi sono coloro che dicono che l'aborto sia
un diritto di scelta per la madre e non un omicidio. La lista potrebbe
allungarsi Tristemente molti credono questo e pur rimangono "nel
conforto" della chiesa.
Antinomismo. Siamo diventati "tolleranti". Ecco perché
nel nostro paese, anno dopo anno, si smontano e si aboliscono leggi fondate sul
retaggio etico e morale giudeo-cristiano che un tempo si ritenevano leggi
universalmente valide perché date da Dio all'umanità. La prospettiva
giudeo-cristiana sarebbe da porsi sullo stesso piano di tutte le altre. Dio
stesso dovrebbe essere posto sullo stesso piano di tutte le altre divinità. Le
Sue leggi da considerarsi in concorrenza con altri punti di vista e solo
"un opzione fra le tante". Siamo diventati "tolleranti"
...e nel contempo non riusciamo a capacitarci come, nonostante tutto questo
"progresso", la nostra società sia in incipiente decadenza, in
sfacelo, e nella più totale confusione etica e morale. Già, chissà perché!?
Diventiamo sempre più tolleranti, troviamo sempre di meno uomini e donne giusti
nel nostro paese con la spina dorsale forte da saper dire di no a questo
andazzo! Le cose così non potranno che andare di male in peggio.
Senza sapore. Il sale ha perduto il suo sapore. Gesù disse che i
Suoi figli, coloro che Lo seguono in verità essendo stati interiormente
rigenerati dallo Spirito Santo, sono il sale della terra. Il sale aveva due
funzioni ai tempi di Gesù. Dare sapore ed agire come conservante. Come figli di
Dio, noi dobbiamo dare sapore al mondo insipido in cui viviamo con l'amore, la
santità e la grazia di Dio. Inoltre, con la stessa nostra presenza nel mondo,
dobbiamo agire come conservanti, il che trattiene il giudizio di Dio di cadere
su noi tutti. Rammentate Sodoma e Gomorra? Dio disse che non avrebbe distrutto
quelle città se si fossero trovati almeno dieci uomini giusti. Ma non ve
n'erano nemmeno dieci!
Una luce fioca. Il risultato di quella "tolleranza" è
che la luce dell'amore di Gesù non brilla molto luminosa nel nostro paese oggi.
Che ne è stato dell'impatto dei cristiani sull'insieme del paese? Ci ritiriamo
nel nostro piccolo e permettiamo di essere emarginati. Siamo diventati
timidi, confusi e titubanti. Guardiamo senza reagire mentre demoliscono
tutto ciò in cui crediamo. Perché? La luce dell'amore di Cristo non brilla più
in noi. E' un'impossibilità spirituale nascondere la luce dell'amore di Cristo
se esso davvero brilla nella nostra vita. Alcuni ritengono di poter essere
"cristiani in incognito" la cui luce magari brilla di domenica, ma
che per il resto della settimana è abbassata al minimo... La verità, però, è
questa: o la luce di Cristo brilla nei nostri cuori o non brilla affatto. Gesù
disse: "Voi siete la luce del mondo". Una città posta su un monte che
non può passare inosservata. Noi però siamo diventati "tolleranti" e
non seguiamo Colui che disse d'essere la via, la verità e la vita.
A Sodoma. Immaginate per un momento che vi fossero stati 10
uomini giusti a Sodoma ed a Gomorra. Che avrebbero fatto? Avrebbero pregato,
avrebbero vissuto in modo conforme alla volontà di Dio, avrebbero insegnato la
via della giustizia, sarebbero stati di luce e di sale per quella città
sottoposta al giudizio di Dio, ed il giudizio si sarebbe allontanato da quella
città. Non c'erano, però, e la città cadde sotto il giudizio di Dio. La luce ed
il sale devono avere il loro impatto sulla società, allora ogni cosa cambia
perché vi è gente che smette di pensare a sé stessa e comincia a vivere per il
Signore!
Tolleranza
con discernimento
La forza di una vita persuasiva. In che modo la tolleranza deve rimanere importante
per il cristiano? Il binario della tolleranza su cui dobbiamo muoverci è fatto
di due linee: 1) La verità è troppo vitale per essere relativizzata o messa da
parte accomodandola. Questo l'abbiamo visto, ma 2) D'altra parte la verità è
troppo importante per essere imposta: è solo Dio che può convincere! Dobbiamo
agire con la forza della persuasione, non dell'imposizione. La nostra stessa
vita deve avere forza persuasiva.
Pazienza e giudizio. Benché la parola "tolleranza" non si
trovi nella Bibbia, in essa il concetto s'iscrive nel quadro della pazienza
di Dio. Se Dio usa pazienza e "tollera" il male, l'ingiustizia e
l'errore, non dovrei io fare altrettanto? Si, Dio è paziente. La pazienza di
Dio, però, non significa che Egli sia indifferente e che non vi sia una
giudizio rispetto al quale assolvere o condannare. E' giusto e sano, così, dare
dei segni che annuncino il giudizio che viene, ma il giudizio appartiene
…solo a Dio. E' possibile trovare esempi biblici che testimoniano di questa
doppia misura. Nel caso della donna sorpresa in adulterio, Gesù le dice: "Donna
dove sono quelli che ti accusavano? Nessuno ti ha condannata?" Ed
ella rispose: "Nessuno, Signore". Gesù allora le disse: "Neppure
io ti condanno". Gesù però aggiunge una parola di avvertimento: "va'
e non peccare più"" (Gv. 8:10,11). Come comprendere però quando
usare tolleranza?
Distinzioni. Al riguardo non esiste una sola regola. La Bibbia,
pur presentando principi universali ed assoluti, stabilisce la necessità di
fare delle distinzioni. Sono particolarmente importanti le seguenti:
1) Sono solo io parte in causa? Il
mio impegno nel difendere una causa non sarà lo stesso se è in gioco solo il
mio interesse o se le ripercussioni tocchino altre persone o siano
semplicemente più generali. Contrariamente a quanto più spesso accade, è quando
è in gioco il mio interesse che io debbo essere più tollerante! E' così che
bisogna comprendere l'amore per i propri nemici (Mt. 5) e le esortazioni di
Paolo al termine di Romani 12 " Non rendete ad alcuno male per male,
cercate di fare il bene davanti a tutti gli uomini. Se è possibile e per quanto
dipende da voi, vivete in pace con tutti gli uomini. Non fate le vostre
vendette, cari miei, ma lasciate posto all'ira di Dio, perché sta scritto:
"A me la vendetta, io renderò la retribuzione, dice il Signore".
"Se dunque il tuo nemico ha fame dagli da mangiare, se ha sete dagli da
bere; … vinci il male con il bene" (Ro. 12:17-21). Quando il cristiano
riceve un'offesa personale, non si difende, ma Dio lo difende: "…perché
è cosa lodevole se uno, per motivo di coscienza davanti a Dio, sopporta
afflizioni soffrendo ingiustamente. Che gloria sarebbe infatti se sopportate
pazientemente delle battiture, quando siete colpevoli? Ma se sopportate
pazientemente delle battiture quando agite bene, questa è cosa gradita a Dio. A
questo infatti siete stati chiamati, perché Cristo ha sofferto per noi,
lasciandoci un esempio, affinché seguitiate le sue orme. "Egli non commise
alcun peccato e non fu trovato alcun inganno nella sua bocca".
Oltraggiato, non rispondeva con oltraggi; soffrendo, non minacciava, ma si
rimetteva nelle mani di colui che giudica giustamente" (1 Pi.
2:19-23). Il cristiano non si fa giustizia da sé. E' lo spirito delle
beatitudini. E' dolce e paziente, e per questo erediterà la terra!
2) Per tutte le altre situazioni, quando altri sono in causa, i
deboli in particolare, o persone che sono poste sotto la mia responsabilità, il
discorso è diverso. Non si tratta di difendere sé stessi o i propri interessi,
ma di una funzione, di una vocazione da adempiere, una combattimento in cui
ingaggiarsi. L'apostolo Paolo ne dà un buon esempio. Vi sono alcuni che gli si
contrappongono predicando l'Evangelo come suoi concorrenti, pensando così di
creargli disturbo (Fl. 1:17). Questo egli è disposto a tollerare, basta che
l'Evangelo sia predicato. Nella stessa lettera però egli non è disposto a
tollerare: "Guardatevi dai cani, guardatevi dai cattivi operai,
guardatevi da quelli che si fanno mutilare... Poiché molti, dei quali vi ho
spesse volte parlato, e anche al presente ve lo dico piangendo, camminano da
nemici della croce di Cristo" (Fl. 3:2,18). Egli reagisce con forza
contro coloro che mettono in pericolo la Chiesa e l'integrità dell'Evangelo.
3) Fuori o dentro la Chiesa. Vi sono poi distinzioni da fare di tipo diverso:
il comportamento da tenersi con coloro che appartengono alla Chiesa e coloro
che ne sono fuori. E' un grande errore, infatti voler applicare a tutta la
società regole di condotta che la Bibbia esige ai cristiani professanti. Al
termine di 1 Co. 5, per esempio, Paolo raccomanda di evitare tutti coloro
che si dicono cristiani vivendo in modo incompatibile con questa
professione di fede. Però egli precisa di non agire allo stesso modo con
"quelli di fuori": "Vi ho scritto nella mia epistola di non
immischiarvi con i fornicatori, ma non intendevo affatto con i fornicatori di
questo mondo, o con gli avari, o con i ladri, o con gli idolatri, perché
altrimenti dovreste uscire dal mondo. Ma ora vi ho scritto di non mescolarvi
con chi, facendosi chiamare fratello, sia un fornicatore, o un avaro o un
idolatra, o un oltraggiatore, o un ubriacone, o un ladro; con un tale non
dovete neppure mangiare. Tocca forse a me giudicare quelli di fuori? Non
giudicate voi quelli di dentro? Ora è Dio che giudica quelli di fuori. Perciò
togliete il malvagio di mezzo a voi" (1 Co. 9:13). Per lo stesso
motivo Gesù esorta a "non tollerare" il peccato nei fratelli in fede:
"Ora, se il tuo fratello ha peccato contro di te, va' e riprendilo fra
te e lui solo; se ti ascolta, tu hai guadagnato il tuo fratello" (Mt.
18:15). Gli errori e i difetti di chi non è convertito, quindi, non hanno lo
stesso peso di quelli fatti da chi si professa cristiano. Ne consegue che la
misura di tolleranza sarà più grande verso la società che vive nelle tenebre
(At. 2:40; Fl. 2:15) che nell'ambito del popolo di Dio che ha ricevuto la
rivelazione.
Questo non significa però che io non
abbia nulla da dire al mondo. Giona era stato mandato a Ninive per predicare un
messaggio di giudizio e di ravvedimento. Giovanni Battista aveva condannato
decisamente Erode (Mt. 1:44). Notiamo però che qui non si tratta di fare
imposizioni, ma appelli da parte di Dio. Non è questo essere luce e sale
del mondo? Non è giusto che "la paura di passare per una setta" o di
quello che la Bibbia chiama "il vituperio di Cristo" (Eb. 13:13) ci
impedisca di rendere testimonianza alla verità che abbiamo ricevuto da Dio (da
non confondere con le nostre opinioni personali).
Conclusione
La tolleranza è quindi un valore
importante e desiderabile. Attenzione, però, non dobbiamo trasformare la
tolleranza e il pluralismo in un'ideologia che mina le basi stesse della nostra
fede, alterandole e alienandole. E' stato scritto: "Propriamente
compresa, la tolleranza non conduce al relativismo… I cristiani del giorno
d'oggi sono malati di relativismo, di tolleranza mal compresa. Essi tacciono e
non sanno più che dire per paura di essere sospettati d'inquisizione… Non osano
più protestare sulla base della loro fede, perché temono di proporre delle
risposte quando è di moda fare solo domande! (P.A Sturki "Tolérance et
doctrine", Edition l’âge d’homme, Lausanne 1973,, citato in Christianisme
et tolérance).
E' necessario comprendere la tolleranza
nell'ambito della Parola immutabile di Dio che rimarrà valida anche quando il
mondo stesso non ci sarà più, nel contesto cioè di un pensiero dove Dio deve
rimanere al centro, il luogo che Gli spetta. E' stato anche scritto: "Per
l'umanesimo, la tolleranza è conseguenza logica di un pensiero dove l'uomo,
come individuo, costituisce il solo assoluto. E' espressione di dubbio più che
di verità. Per la fede cristiana, la tolleranza è espressione di una volontà
che utilizza il tempo come 'luogo dell'appello', come una possibilità offerta
all'uomo perché intenda la verità e riformi le sue vie" (D. Bergèse.
"Conviction chrétienne et tolérance." Revue Réformée n° 174, p. 19).
Paolo Castellina, sabato
18 settembre 1999. Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato,
sono tratte dalla versione Nuova Diodati, Ediz. La Buona Novella, Brindisi,
1991.
Letture
supplementari
1. Introduzione: Salmo 145.
2. Prima lettura: Le letture di oggi si
incentrano nel concetto biblico di tolleranza e di pazienza. Ve ne sarebbero
naturalmente molte altre, ma oggi dobbiamo limitarci a queste. Matteo
18:21-35 (la parabola del creditore spietato).
3. Seconda lettura: Giacomo 5:7-20
(esortazione alla pazienza).
Documenti di "E' sempre... Tempo di
Riforma", accessibili dal sito Internet http://castellina.org. Posta
elettronica: paolo@castellina.org.