Che cosa c'è in un nome?

Luoghi speciali

Per noi cristiani riformati non esistono luoghi particolarmente "santi" in cui si debba adorare Dio. Lo stesso Signore Gesù disse un giorno: "…l'ora viene che né su questo monte, né a Gerusalemme adorerete il Padre… l'ora viene, anzi è già venuta, che i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità, perché tali sono gli adoratori che il Padre richiede. Dio è Spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità" (Gv. 4:21,23,24). Come però ci dicono i cristiani del Vicino Oriente, la Palestina deve ancora oggi essere per noi un luogo di speciale importanza, un segno del carattere storico della nostra fede. In quel luogo i cristiani devono ancora oggi essere tangibile testimonianza del Maestro e noi stessi siamo chiamati a prenderci particolare cura di loro.

Importante per la fede cristiana non è però solo il territorio oggi conosciuto come lo stato di Israele, perché il Nuovo Testamento stesso include tutto l'attuale Vicino Oriente nell'ambito dei luoghi particolarmente significativi per la fede cristiana ai suoi albori, e quindi anche l'attuale Giordania, la Siria, il Libano, e la Turchia.

Una città che riveste particolare importanza per il movimento cristiano è quella di Antiochia. Non c'è città che, come Antiochia, e dopo Gerusalemme, sia così intimamente connessa alla Chiesa apostolica. A circa 400 km a nord di Gerusalemme, la città di Antiochia, oggi un misero villaggio turco di 6000 abitanti, era allora una metropoli di 200.000 abitanti, la terza città dell'Impero romano. Aveva una lunga via centrale dotata di portici e grandi ed importanti strutture come acquedotti, anfiteatri e bagni. Qui vi era una vasta comunità israelita, ma qui era stata anche fondata la prima comunità cristiana di persone d'origine pagana. Dice infatti il libro degli Atti: "Or alcuni di loro originari di Cipro e di Cirene, arrivati ad Antiochia, iniziarono a parlare ai Greci, annunziando il Signore Gesù. E la mano del Signore era con loro; e un gran numero credette e si convertì al Signore" (At. 11:20,21). Da Antiochia era partito l'apostolo Paolo per i suoi tre viaggi missionari, e qui per la prima volta i seguaci di Gesù di Nazareth erano stati chiamati cristiani. E' proprio questo il fatto sul quale ci vogliamo soffermare oggi.

La prima volta

Dice il libro degli Atti apostolici, parlando dell'apostolo Paolo e di Barnaba: "Essi parteciparono per un anno intero alle riunioni della chiesa, e istruirono un gran numero di persone; ad Antiochia, per la prima volta, i discepoli furono chiamati cristiani" (At. 11:26).

Per la prima volta, ad Antiochia, erano stati chiamati "cristiani"! Nel contesto biblico il nome che una cosa o una persona porta è significativo. Se guardiamo all'Antico Testamento, troviamo che i nomi sono molto significativi. I nomi significano qualcosa. Qui ci imbattiamo in un nome mediante il quale siamo conosciuti oggi come credenti in Gesù. Il nome è appunto quello di "cristiano". Che cosa significa per voi essere chiamati cristiani? Non si tratta solo di un'etichetta formale, ma di un nome carico di significato. Noi ci consideriamo cristiani. Che cosa significa per noi questo nome? E' solo un'etichetta formale, un appellativo di significato storico, tradizionale? Comprendiamo tutta la sua valenza, la sua pregnanza, tutto ciò che implica portare questo nome? Significa qualcosa di importante per voi? E' un'insegna d'onore, oppure addirittura un epiteto imbarazzante?

Consideriamo che cosa significa essere identificati con quel santo nome. Il nostro testo rivela tre cose: (1) una verità centrale da cogliere, (2) un termine caratteristico da comprendere, e (3) una testimonianza coerente da dimostrare.

Una verità centrale

Per poter comprendere che cosa implica essere chiamati cristiani, dobbiamo apprendere la verità centrale implicata nei nomi. Per rispondere alla domanda: "Che cosa c'è in un nome?", dobbiamo farlo comprendendo la prospettiva biblica sui nomi.

I nomi sono simbolici. Dobbiamo prima di tutto comprendere che, nella Bibbia i nomi sono simbolici, per l'individuo hanno significato. L'essenza dell'individuo stesso è compresa nel nome che egli porta. Quando Iddio creò Adamo, Egli gli diede quel nome perché significa "uomo". Poi fu creata Eva, ed Eva significa "madre di tutti i viventi". Quando Iddio portò ad Adamo gli animali che Egli aveva creato affinché dasse loro un nome, sono sicuro che i loro nomi avevano qualcosa a che fare con le caratteristiche di ciascuna creatura.

Nell'Antico Testamento vediamo genitori che scelgono nomi per i loro figli al fine di rivelarne la natura. Giacobbe aveva ricevuto questo nome perché quand'era nato, stava tenendo in mano il calcagno del suo fratello gemello Esaù, tanto che Giacobbe significa "acchiappa-calcagno". Suo fratello Esaù era stato così chiamato perché era rosso e peloso. Giuda significa "lode". Samuele significa "chiesto da Dio". Kareah significa "testa pelata".

Nell'Antico Testamento troviamo che Dio cambia i nomi di certe persone. Perché lo faceva? Lo faceva per mostrare come ora la vita di queste persone aveva preso una nuova direzione. Abramo diventò Abraham, chesignifica "padre di una moltitudine". Sarai diventò Sarah, che significa "principessa". Il nome di Giacobbe fu cambiato i Israele perché egli era "un principe con Dio". Simone si vede cambiare nome da Gesù e diventare "Pietro", che significa "roccia". il nome di Saulo fu cambiato in Paolo, forse in onore del primo convertito, Sergio Paolo.

Nella Bibbia i nomi di Dio rivelano il Suo carattere. Dio si rivela a noi nella Scrittura attraverso i Suoi nomi. Essi ci mostrano la loro natura. Egli è El Shaddai, il Forte. Egli è El Elyon, l'eterno Iddio. Egli è Jahweh Jirah, il Dio che provvede. Egli è Jahweh Rophe, il Dio che risana. Egli è Jahweh M’Kaddesh, il Dio che santifica. egli è Jahweh Shalom, il Dio della pace. Egli è Jahweh Sabaoth, il Signore degli eserciti. Egli è Jahweh Tsidkenu, il Signore nostra giustizia. egli è Jahweh Shammah, il Dio che è là. Egli è Jahweh Nissi, il Signore nostra bandiera. Egli è Jahweh Roi, il Signore nostro Pastore.

In Isaia capitolo 9, il verso 6 dice di Cristo: "sarà chiamato Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno. Principe della pace" (Is. 9:5). I nomi del Signore Gesù abbondano nelle Scritture. Egli è il secondo Adamo, il nostro Avvocato, l'Alfa e l'Omega, l'Anziano dei giorni, l'Amen, l'autore e il Compitore della nostra fede, il beato e solo Potente, il Capitano della nostra salvezza, il Pastore capo, la Pietra angolare. Egli è la Sorgente dei giorni, il Desiderio delle nazioni, il Fedele testimone, il Primo e l'Ultimo. Egli è il Buon Pastore, il nostro Sommo Sacerdote, il Santo di Dio. egli è il grande Io sono, il Giudice di Israele, il Signore dei Signori. Egli è il Messia, il Mediatore fra Dio e gli uomini, l'Uomo di sofferenze, eppure Potente Iddio. Egli è il Principe della pace, la Risurrezione e la Vita, la Roccia della salvezza, la Rosa di Sharon, la Radice di Davide, il Salvatore del mondo. Egli è il Pastore e Vescovo delle nostre anime, il Figlio della Giustizia, il Figlio dell'Uomo, e il Figlio di Dio. Egli è Shiloh. Egli ê la Vera Vite, la Verità, il Testimone, e la Parola di Dio. Egli è l'Agnello di Dio, e il Leone della tribù di Giuda. Tutto questo è ciò che è Cristo. Che cosa c'è in un nome? C''è moltissimo in un nome. I nomi, nella Scrittura erano simbolici.

I nomi sono significativi. I nomi nella Bibbia, però, sono pure significativi. Prendete per esempio il matrimonio. Nel matrimonio, generalmente, la moglie prende il nome del marito. E' così perché si tratta di un rapporto basato su un Patto. Prendendo il nome di suo marito, in questo Patto la moglie si identifica con Lui. Chiamarsi con un nome significa identificare, chiarire, rendere pubblica quale sia l'alleanza che ci lega. Noi tutti abbiamo nomi di famiglia che ci identificano. Se siamo in un gruppo organizzato, ci identifichiamo con il suo nome. Ci diamo dei nomi che segnalano il gruppo a cui noi apparteniamo ed al quale siamo fedeli. Noi siamo stati battezzati nel nome del Signore Gesù, abbiamo confermato di appartenere a Lui. Ci chiamiamo "cristiani" e così ci identifichiamo con Cristo.

I nomi significano qualcosa. La verità centrale al riguardo dei nomi è che essi sono sia simbolici che significativi. Dicono chi siamo. Identificano il gruppo al quale facciamo parte e verso il quale siamo dimostriamo lealtà.Ci dicono chi siamo. I nomi oggi spesso non vogliono dire più nulla, così come non vuol dire più nulla, se non un'identità tradizionale per distinguerci dagli altri. In certi paesi dirsi "evangelici" significa solo dire che non si è cattolici. In altri dirsi cristiani significa affermare di non essere mussulmani. Questo però è tutto? E' solo una differenza in negativo? Qual è però la differenza in positivo? Si dice anche "avere un buon nome" per una buona reputazione, e "un cattivo nome" per una cattiva reputazione. Gesù disse: "Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri" (Gv. 13:35). Dei primi cristiani si diceva che "godevano il favore di tutto il popolo" (At. 2:47). E' così per noi?

Un termine caratteristico

Noi dobbiamo non solo cogliere la verità centrale al riguardo dei nomi, ma pure dobbiamo guardare al termine caratteristico che questi primi cristiani si sono attribuiti. "…ad Antiochia, per la prima volta, i discepoli furono chiamati cristiani". Perché erano stati chiamati per la prima volta ad Antiochia col nome di "cristiani"? Che cosa c'era in questi primi credenti da far si che ad essi fosse applicato questo termine?

La parola "cristiano" significa letteralmente: "che appartiene al partito di Cristo". Alcuni pensano che questo fosse un termine derisorio, dispregiativo. Qualunque però fosse la causa di questa attribuzione, c'erano delle buone ragioni per le quali era stato applicato e per cui era rimasto.

Qualcosa era successo nella vita di queste persone. Dio era all'opera nel loro mezzo. Lo Spirito diDio aveva operato in loro una meravigliosa nuova nascita. Essi stavano imparando a seguire Gesù e ad essere colmi di Spirito Santo giorno per giorno. La loro vita era stata cambiata, ed Egli era al centro d'essa. Una delle ragioni principali per cui credo che questo termine sia stato applicato a questi credenti è che essi veramente appartenevano a Cristo completamente. Essi erano completamente cristiani nella parola. Egli, Cristo, stava al centro delle loro conversazioni perché Egli era al centro della loro vita. Essi erano cristiani nella parola.

Essi erano pure cristiani nei fatti. questi primi credenti di Antiochia vivevano per Gesù Cristo. Non solo parlavano, essi si comportavano di conseguenza. Nella loro vita essi cercavano di emulare Gesù Cristo. Non solo essi volevano parlare di Cristo, ma volevano vivere per Lui. Essi conformavano la loro vita all'immagine di Cristo, e questo era evidente a tutti coloro che li osservavano.

Era quindi naturale che il termine "cristiano" fosse applicato a questi primi credenti. Forse coloro che li chiamavano così avevano pensato che questo fosse per loro come uno schiaffo morale. Avrebbero potuto dire: "Ehi, voi volete essere forse come dei piccoli Cristi? Non sapete fare altro che parlare di Cristo. La vostra vita è tutta incentrata in Lui. Sappiamo chi siete. Voi siete cristiani,. ah, ah, ah!". Il termine, però che forse era inteso essere sprezzante, umiliante, era uno che descriveva così accuratamente il loro modo di vivere che era loro rimasto. Barnaba forse un giorno era corso dall'apostolo Paolo e gli aveva detto: "Paolo, sai come ci chiamano ora?". Paolo risponde: "No, come ci chiamano?". Barnaba risponde: "Ci chiamano cristiani!". "Cristiani?" dice Paolo. "Si, cristiani!". Paolo si appoggia allo schienale della sedia e dice: "Sai, credo che questo nome mi piace. Cristiani. Si, mi piace". Barnaba risponde: "Si, credo che questo nome sia meglio di 'Prima Chiesa Giudeo-apostolica internazionale di Dio in Cristo'". Essi erano stati per la prima volta chiamati cristiani ad Antiochia. Cristiani! Questo descriveva bene chi erano!

Una testimonianza coerente

Abbiamo infine bisogno di una testimonianza coerente applicata alla nostra vita quotidiana. "…ad Antiochia, per la prima volta, i discepoli furono chiamati cristiani". Che cosa c'è in un nome? C'è molto in un nome, cristiano, perché tu porti il nome di Cristo, e c'è una considerazione vitale per ogni credente nel portate tale nome.

Uno dei Dieci Comandamenti dice: "Non userai il nome dell'Eterno, il tuo DIO, invano, perché l'Eterno non lascerà impunito chi usa il suo nome invano" (Es. 20:7). Siete consapevoli che è possibile portare il nome del Signore invano? Voi potreste dire: "Si, certo, anche ai credenti può scappare una bestemmia". E' già grave, ma non è ciò a cui mi riferisco ora. Di fatto non sono del tutto sicuro che quando Dio aveva stabilito questo comandamento, Egli avesse in mente solo la bestemmia. La maggior parte della gente che bestemmia non sa neanche quello che sta dicendo. Credo però che sia possibile "usare il nome dell'Eterno invano" senza neanche dire una parola. Di fatto sono i credenti quelli ad essere maggiormente in pericolo di usare invano il nome del Signore, non i non credenti! Questa è una considerazione di vitale importanza.

Abbiamo visto come nei nomi vi sia un grande significato, che i nomi identificano ciò a cui siamo legati. Abbiamo visto come coloro che abbiano impegnato la loro vita a seguire Cristo vengano chiamati con il Suo nome. Sono chiamati "cristiani". La Bibbia insegna che noi possiamo essere fedeli al Suo nome. In Apocalisse 2:13 si legge: "Io conosco le tue opere e dove tu abiti, là dove Satana ha il suo trono; tuttavia tu rimani fedele al mio nome e non hai rinnegato la fede in me". Apocalisse 3:8 dice: "Io conosco le tue opere; ecco, ti ho posto davanti una porta aperta, che nessuno può chiudere, perché, nonostante tu abbia poca forza, hai custodito la mia parola e non hai rinnegato il mio nome". Noi possiamo essere fedeli al Suo nome. La Bibbia ci insegna pure che saremo alla fine giudicati dal nome che portiamo: "Poi vidi l'Agnello che stava in piedi sul monte di Sion, e con lui erano centoquarantaquattromila persone che avevano il suo nome e il nome di suo Padre scritto sulle loro fronti". Parlando del paradiso nel capitolo 22, versi 3 e 4 leggiamo: "E qui non ci sarà alcuna maledizione; in essa sarà il trono di Dio e dell'Agnello e i suoi servi lo serviranno; essi vedranno la sua faccia e porteranno il suo nome sulla loro fronte". Noi siamo identificati dal nome di Gesù Cristo.

E' come viviamo la nostra vita che determina se usiamo invano il Suo nome. La Bibbia insegna che noi possiamo disonorare il Suo nome. Il suo nome può essere profanato, sporcato, dalla nostra disubbidienza ed infedeltà. Ricordate come esempio la moglie adultera del profeta Osea.

Non c'è solo una considerazione vitale, ma vi deve pure essere una conformità visibile all'immagine di Cristo. Ogni credente deve avere una testimonianza vivente a risto nella sua vita quotidiana. La Bibbia ci insegna che l'obiettivo della nostra vita come credenti deve essere quello di conformarci alla Sua immagine, all'immagine di Cristo. Noi portiamo degnamente il nome di cristiani quando perseguiamo la nostra comunione con Dio, quando studiamo la Sua Parola, quando ci comportiamo in ubbidienza e fedeltà a Lui, quando siamo docili alla Sua guida, viviamo in conformità alla Sua Parola, quando siamo visibile testimonianza della grazia di Dio.

Alessandro il Grande era un brillante stratega e un potente condottiero. Non solo sapeva comandare, ma era pure impavido in battaglia. Era un uomo coraggioso che non aveva timore di coinvolgersi in prima persona nel corpo a corpo, accanto ai suoi soldati. Non c'era un solo capello di codardia in lui. Aveva conquistato tutto il mondo conosciuto di allora, e si dice che si mise a piangere quando non c'era più nessuna terra da conquistare. Si racconta che un giorno era sul campo di battaglia seduto per giudicare. Era lui il giudice e la giuria. La sua parola era legge. Quando parlava così si doveva fare. Quel giorno era li per giudicare e condannare quelli che nel suo esercito avevano disubbidito o disertato. Gli portano così un giovane. Alessandro gli chiede come si chiamasse e lui rispose: "Alessandro, signore". Ne rimane compiaciuto e il suo volto si fa meno severo. Questo giovane aveva commesso un crimine e così tutti sperando che il castigo ora non sia più così severo. Alessandro così si informa della natura del crimine commesso da quel giovane: "La codardia, signore. E' fuggito nel più bel mezzo della battaglia". Il viso del generale, all'udire questo cambia subito e diventa furioso. Guarda così il giovane dritto negli occhi e gli chiede: "Dimmi un po': com'hai detto che ti chiami?". "Alessandro, signore". Ancora, alzando la voce gli chiede: "Giovanotto, com'hai detto che ti chiami?". "mah… Alessandro, Signore". Al che l'imperatore scende di scatto dal suo trono, prende il giovane per la collottola e gli dice: "Giovanotto, o cambi il tuo comportamento, o cambi il tuo nome!".

 E' possibile che noi si usi invano il nome del Signore? Potrebbe il Signore dirci: "Cristiano, o cambi il tuo comportamento o cambi il tuo nome!". Proprio perché abbiamo il nome di Gesù e siamo chiamati con il Suo nome, dobbiamo vivere per Lui vite che davvero glorifichino il Suo nome!

Fu ad Antiochia che per la prima volta i seguaci di Gesù erano stati chiamati cristiani. Erano stati chiamati cristiani perché vivevano per Cristo. Che noi si possa essere oggi chiamati cristiani per la stessa ragione!

Paolo Castellina, sabato 4 settembre 1999. (Tutte le citatazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla versione © Nuova Diodati, Ediz. la Buona Novella, Brindisi, 1991). Tratto ed elaborato da un sermone di J. David Hoke, Pastor, New Horizons Community Church, 2303 Evesham Rd. Voorhees, NJ. 08043 (1997).


Letture supplementari

1. Inizio culto: Salmo 66:1-20

2. Prima lettura: Isaia 57:15-23; 58:1-14

3. Seconda lettura: Apocalisse 22

4. Testo della predicazione: Atti 11:19-30


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