Venite a me come Signore
(Quinto della serie: "Perché dobbiamo andare a Lui")
Quando Gesù ci rivolge l'amorevole invito: "Venite a me, voi tutti che siete travagliati e aggravati, ed io vi darò riposo" (Mt. 11:28), Egli è consapevole della Sua precisa missione: Egli è la presenza stessa di Dio, come uomo, fra di noi. Egli è venuto per risolvere il problema di fondo dell'esistenza umana, la sua alienazione da Dio, una vita che non risponde più a ciò per cui era stata originalmente creata, e quindi frustrante, rovinata, condannata. Gesù sa di essere il Salvatore del mondo: per amore Egli offre l'intera Sua vita, e chi va a Lui trova per sé stesso perdono e riconciliazione con Dio. Questo lo abbiamo esaminato la volta scorsa con la speranza e la preghiera che chi ha udito questo messaggio abbia potuto, andando con fiducia a Cristo, trovare in Lui il riposo promesso. Quando però Gesù ci rivolge questo amorevole invito, Egli non lo fa solo come Salvatore, ma anche come Signore.
Un titolo impegnativo
Un'autorità.
Gesù, in mezzo a noi, viene come il Signore. Che cosa vuol dire questa espressione che, come altre, a forza di udirla e di pronunciarla, spesso a sproposito, rischia oggi di perdere il suo significato e la sua forza?Se consultiamo il vocabolario e cerchiamo la parola "signore", fra le diverse accezioni del suo significato troviamo: Signore: persona che ha grande potere ed autorità, governatore, padrone. Il titolo di "Signore", dunque, attribuito a Gesù, significa che Egli abbia grande potere ed autorità: in particolare, chiunque lo afferma, dichiara che Gesù è l'autorità ultima alla quale egli si sottomette. Titolo impegnativo, non è vero? Questo solo dovrebbe impedire di affermarlo troppo alla leggera.
Sinonimo di Dio. La Bibbia, però, quando usa per Gesù di Nazareth il titolo di "Signore", non afferma solo che Egli sia uno (fra tanti) che abbia grande potere ed autorità, ma il fatto che Egli abbia titolo ad un'autorità e potere assoluti, cioè il fatto che Egli sia Dio in mezzo a noi. "Signore", quindi, giunge ad essere sinonimo di Dio. Quando infatti i primi cristiani dichiaravano che "Gesù è il Signore", essi confessavano, riconoscevano, dichiaravano pubblicamente che Gesù è Dio.
Dire così, vi rendete ora conto, che diventa parecchio impegnativo, non solo perché si afferma ciò che il mondo considererebbe pura follia, ma pure perché si afferma di volersi sottomettere completamente e senza compromessi, al potere ed all'autorità di Gesù sulla nostra vita.
Il potere e l'autorità di Gesù
Il Creatore.
Diciamo che, intanto, il potere e l'autorità di Gesù, e quindi di Dio, è stato ed è esercitato anche senza il nostro consenso. Dio è Signore che ci piaccia o meno, che noi ci si sottometta a Lui oppure no. Il Suo potere e la Sua autorità non dipende, cioè, dal fatto che noi l'accettiamo oppure no.Chi ha consultato Dio prima di creare l'universo? Non me, non voi: sarebbe impensabile. Non esistevamo, né esisteva alcun altro oltre a Dio. Inoltre, Dio sostiene l'intero universo. Lo fa momento dopo momento. Eppure Egli non ci chiede di esserne coinvolti: lo fa e basta.
Dio è stato ed è libero anche al riguardo della nostra vita. E' stato Lui a scegliere che noi esistessimo e dove saremmo nati. Egli ha scelto i nostri genitori e la nostra razza. Dio l'ha fatto senza chiedere il nostro parere. L'ha fatto e basta. Noi magari avremmo fatto le cose diversamente, ma Lui non ci ha consultati.
Un'autorità morale. L'autorità, il potere e la signoria di Dio, però, non si manifesta solo in questo modo. Quando Gesù invita una persona a venire a Lui ed a prendere sulle sue spalle il Suo giogo, Egli offre di governare quella persona in un modo diverso. Il regno più vasto di Dio, in cui Dio conserva le cose in movimento e dispone le circostanze della vita, continua senza che niente e nessuno possa ostacolarlo. Quando però il Signore Gesù vi chiama a Sé, Egli va un passo più oltre. Egli vi invita a sottomettervi alla Sua signoria ed autorità morale. Questo significa che Egli intende impegnarsi ad usare, ad esercitare, il Suo potere per distruggere ciò che sta rovinando e corrompendo la vostra vita, per abbattere quelle barriere che, a vostro danno, vi stanno tenendo lontani da Dio.
Il serpente che alleviamo Ora, naturalmente, alcuni diranno "no" a questo invito. Essi non vogliono abbandonare i propri peccati, al contrario, essi li amano e li vogliono coltivare. E' come se essi insistessero a volersi tenere come "animale domestico" un grosso ed infido serpente velenoso. "E' bello," dicono, "tenerlo in casa, e mi fa apprezzare e plaudire dal mondo". Il Signore Gesù, però, li ammonisce e dice loro: "Attenzione, prima o poi ti morderà e sarà la tua rovina". Ed essi: "No, non è vero non mi morderà mai. So tenerlo a bada siamo in grande familiarità!". Di tali persone, però, non si può certo dire che credano in Gesù Cristo, perché confidare nel Signore Gesù significa credere che è bene che Egli strappi da noi, dal nostro abbraccio, quella bestia velenosa che è il peccato, a tutti i costi!
Sottomettersi a Lui. Non basta infatti credere che Gesù sia il Salvatore che è morto sulla croce per guadagnarmi il titolo al perdono ed alla salvezza. Credere a Gesù significa sottomettersi all'opera mediante la quale Egli, oggi, strappa, distrugge, ed elimina dalla mia vita tutto ciò che causa la mia rovina fisica, mentale e spirituale. Tanto per usare l'analogia citata prima: non basta confidare che, se quella serpe che nutro in seno mi morderà, Gesù mi salverà dal suo veleno mortale, e voler continuare ad accudirla presso perché il mondo questo tanto apprezza. Credere in Gesù significa far si che Egli mi liberi da quella serpe e la allontani per sempre da me, anche se questo potrebbe significare la derisione e l'isolamento dal mondo che quelle serpi tanto ama
Un'opera costante. E' molto importante, a questo punto, sottolineare bene che l'opera del Salvatore Gesù non è questione di un attimo. E' vero: quando noi confessiamo di volerci affidare a Gesù, riconoscendo con gratitudine che Egli è vissuto per guadagnarci una vita di rettitudine da offrire a Dio, ed è morto sulla croce per pagare il prezzo della nostra salvezza espiando Egli stesso la pena che il nostro peccato merita, noi entriamo subito in condizione di salvezza, e per sempre. La Sua opera, però, non finisce lì. Attraverso la potenza dello Spirito Santo che Egli dona a quanti a Lui si affidano, Egli deve prendere nelle Sue mani la nostra vita, giorno per giorno, e purificarla da tutto ciò che la guasta. Questo implica sottomettersi alla Sua autorità e potenza in tutto ciò che siamo e facciamo. Egli deve essere molto concretamente e praticamente, il nostro Signore.
Santificazione.La Bibbia dice: "Ora grazie a lui voi siete in Cristo Gesù, il quale da Dio è stato fatto per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione" (1 Co. 1:30). In questo testo l'apostolo, con grande riconoscenza, loda Dio per tutto ciò che Dio ha voluto che Gesù fosse per lui e per ogni credente: Gesù è "giustizia" e "redenzione" perché ha operato nella sua vita e sulla croce, ciò che nessuno di noi poteva operare per la propria salvezza eterna. Gesù però è anche "sapienza" e "santificazione", cioè sapienza per vivere oggi la nostra vita come Dio gradisce e "santificazione", cioè l'opera continua, costante, che Dio opera nel credente, mediante la quale Egli, per tutta la nostra vita e fino a quando ci chiamerà presso di Sé, ci purifica da ciò che a Dio dispiace.
Nel momento in cui con riconoscenza noi confessiamo la nostra fede in Gesù come nostro Salvatore, egli ci dice: "Non mi ricorderò più dei loro peccati e delle loro iniquità" (Eb. 10:17). Da quel momento in poi, però, Egli si fa carico della nostra vita per guidarla sicuramente fino alla meta finale, ed è chiaro che questo vuol dire seguirlo in tutto ciò che Egli ci dirà rispetto alla nostra vita di tutti i giorni.
Non solo "pronto soccorso". Immaginiamo che ci siamo messi nei pasticci vivendo una vita tanto malsana da portarci ben presto alla tomba. Siamo caduti così in basso da essere ad un passo dalla morte. Qualche anima misericordiosa, però, ci raccoglie, prima che sia troppo tardi e ci porta d'urgenza al pronto soccorso. Al pronto soccorso, con l'aiuto di cure intensive, riescono a farci sopravvivere. Ci hanno salvato la vita. La "salvezza" è compiuta? Si, in un certo senso. La "salvezza", per essere completa, però, non si limita "a farci sopravvivere". Una volta che non siamo più in pericolo immediato di morte, dobbiamo continuare a recarci dal medico che ci prescriverà un'impegnativa cura di "disintossicazione". Se la nostra "salvezza" deve essere completa, dovremo impegnarci, con l'aiuto di tante persone, a seguire le prescrizioni del medico: la cosa può avere garanzia di successo, ma non senza impegno e fatica.
Casi macroscopici. Lo stesso vale per l'opera di Cristo in noi. Immaginiamo casi di problemi macroscopici come la dipendenza dall'alcool, dalla droga, oppure l'omosessualità. La dipendenza da sostanze intossicanti con tutte le conseguenze personali e sociali che comporta, davanti a Dio è un peccato che ci separa da Lui e che alla fine potrebbe significare anche la nostra dannazione spirituale definitiva. Iddio però, vuole e può salvarci da questi problemi e dalle loro conseguenze temporali ed eterne. Innumerevoli sono le testimonianze di persone afflitte da questi ed altri gravi problemi che sono state salvate affidandosi di tutto cuore al Salvatore Gesù. La loro salvezza e riconciliazione con Dio è stata realizzata, ma non è ancora in un certo senso "compiuta", perché ci vorrà anni di "duro lavoro" e di ubbidienza alla signoria di Gesù, con l'aiuto di Dio e della comunità cristiana per uscire veramente fuori da queste situazioni e non ricaderci più. Lo stesso vale per l'omosessualità, che è un'abominazione agli occhi di Dio e che, come altre situazioni di peccato, porta alla rovina spirituale. Iddio ama gli omosessuali e li vuole salvare dalla perversione in cui sono caduti. Venendo a Cristo con fede e confessando il loro peccato, essi possono trovare perdono e riconciliazione presso Dio, ed anche libertà dall'omosessualità. Le testimonianze sono innumerevoli. E' chiaro però che dopo aver riposto la loro fede nel Salvatore Gesù, deve iniziare in loro un lungo e duro processo attraverso il quale, sottomettendosi alla signoria di Cristo, essi si libereranno dalle loro abitudini di vita per ritrovare, anche in campo sessuale, ciò che è conforme alla volontà di Dio. Non è facile, ci vuole impegno di sottomissione alla volontà di Dio in Cristo, ma il successo è assicurato.
Anche a livello "normale". Non pensiamo però che, visto che magari, noi non siamo affetti da questi particolari tipi di problemi e peccati, che la cosa per noi sia più facile. Il Signore Gesù è pronto ad accoglierci e a riaggiustare il nostro rapporto con Dio. Dopo, però, una volta conquistata in Cristo la pace che risulta dal suo perdono ed accettazione, deve iniziare in noi un procedimento mediante il quale, sottomettendoci alla signoria di Cristo, il nostro carattere, i nostri vizi, la nostra vita empia e peccaminosa, anche solo le nostre abitudini, per cui ci siamo "abituati" a vivere lontani dalla prospettiva di Dio, vengono trasformati. Non è facile, è una lotta, implica impegno. Questo fatto non deve scoraggiarci dal volgerci a Cristo, ma è un fatto. Il cristianesimo autentico non è per chi ha "le ginocchia deboli" e per i pusillanimi. La via della salvezza implica la disciplina di assumere abitudini, questa volta conformi alla volontà e legge di Dio. Notate la parola disciplina, la vita cristiana è una disciplina, una vita disciplinata che segue fedelmente un comandante, un Signore, appunto, che è Cristo.
La signoria di Cristo su tutta la vita
Venire a Cristo come Signore implica almeno tre cose: (1) Gesù deve essere Signore dei nostri principi; (2) Gesù deve essere Signore delle nostre azioni; (3) Gesù deve essere Signore delle nostre opinioni.
Sui princìpi
Per "principi" intendo le regole generali secondo le quali viviamo. Dico "regole generali" perché intendo quelle regole che coprono ogni situazione. Uno di questi principi, per esempio, è quello dell'onestà, un principio che deve essere applicato in ogni tipo di circostanze. Quando il Signore Gesù ci invita a venire a Lui come Signore, Egli intende che i Suoi seguaci adottano i principi che Egli definisce nella Sua Parola. Questa è la prima cosa. Non si può pretendere d'essere Suoi discepoli senza adottare i Suoi principi di vita.
L'esperienza di Zaccheo. Ricorderete certamente il racconto evangelico a proposito di Zaccheo, un uomo che era attratto da Gesù e che Gesù chiama a sé come Suo discepolo. Era un uomo ricco, un uomo che pure aveva fatto i suoi soldi disonestamente. Gesù ama sone anche come queste. I benpensanti per questo mormorano, ma non importa. Notate però che cosa succede quando Zaccheo accoglie l'amore di Gesù per lui.
"Poi Gesù, entrato in Gerico, l'attraversava; ed ecco un uomo, chiamato Zaccheo il quale era il capo dei pubblicani ed era ricco. Egli cercava di vedere chi fosse Gesù, ma non poteva a motivo della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e salì su un sicomoro per vederlo, perché egli doveva passare di là. E, quando Gesù arrivò in quel luogo alzò gli occhi, lo vide e gli disse: "Zaccheo, scendi giù subito, perché oggi devo fermarmi in casa tua". Ed egli scese in fretta e lo ricevette con gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano, dicendo: "Egli è andato ad alloggiare in casa di un uomo peccatore". Ma Zaccheo si alzò e disse al Signore: "Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri e, se ho defraudato qualcuno di qualcosa, gli restituirò quattro volte tanto". E Gesù gli disse: "Oggi la salvezza è entrata in questa casa, perché anche costui è figlio d'Abrahamo. Perché il Figlio dell'uomo è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto" (Lu. 19:1-10).
La salvezza giunge in casa di Zaccheo, ma Zaccheo modifica sensibilmente i principi, i valori su cui aveva fondato la sua vita. Diventa onesto, perché non lo era. Solo allora Gesù può esclamare: "Oggi la salvezza è entrata in questa casa". In quella casa era entrato Gesù, ma da quel momento in poi non sarà più la stessa
L'esperienza di Matteo. Un caso simile è quello di Matteo. Gesù lo chiama a seguirlo come Suo seguace. Dal punto di vista dei benpensanti Matteo era un convertito scarsamente desiderabile. Era un esattore delle tasse. Al tempo di Gesù gli esattori delle tasse erano odiati, e non solo perché raccoglievano le tasse, ma perché si prestavano ad essere agenti di una potenza straniera, Roma, che opprimeva il loro paese. Dovevano sottostare a degli invasori ed oppressori, e c'era gente come Matteo che faceva il loro gioco, mettendosi al loro servizio, sperando così pure di guadagnarci sopra disonestamente, a spese della loro stessa gente. Matteo però ode l'appello del Salvatore a seguirlo, e Lo invita a cena. Gesù ci va.
"E avvenne che, mentre Gesù era a tavola in casa, molti pubblicani e peccatori vennero e si misero a tavola con lui e con i suoi discepoli. I farisei, veduto ciò, dissero ai suoi discepoli: "Perché il vostro Maestro mangia insieme ai pubblicani, e ai peccatori?". E Gesù, avendo sentito, disse loro: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Or andate e imparate che cosa significa: "Io voglio misericordia e non sacrificio Perché io non sono venuto per chiamare a ravvedimento i giusti, ma i peccatori"." (Mt. 9:10-13).
Anche la vita di Matteo cambierà radicalmente dopo l'incontro con Gesù. Gesù era diventato il suo Salvatore, ma anche il suo Signore. Notate però come la mentalità di altri che pure avevano incontrato Gesù non cambia, e quindi la salvezza, per così dire, non entra, in quelle case, pur avendo incontrato Gesù. Chi sono? Sono i Farisei, fieri del loro formalismo religioso, delle loro cerimonie, dei loro sacrifici e della pur formale adesione alla legge di Mosé. Essi non comprendono o non vogliono comprendere che la misericordia è un nuovo modo di pensare che appartiene a Gesù, al Regno di Dio, e a chiunque voglia seguirlo. Essi, che pensano di essere a posto nella loro conclamata rettitudine, non hanno alcun amore verso gli ultimi della società, verso "i pubblicani e i peccatori", nessun desiderio e sforzo di "ricuperarli", di vederli riabilitati e trasformati. La misericordia è un principio di Gesù che deve essere adottato da chiunque voglia seguirlo.
Una "scuola professionale". Gesù Cristo è il Salvatore, ma lo è mentre è Signore anche dei principi secondo i quali conduciamo la nostra vita. Certo, ci vuole un'intera vita per apprendere a praticare questi principi. Non ci sono scorciatoie. Anch'io sono ancora a questa scuola. Quella di Cristo è una scuola che potrei definire "professionale", più che "accademica". Senza per questo disprezzare gli studi accademici, la conoscenza pura, la matematica e la fisica teorica, diciamo che, e ne converrete, che le scuole professionali siano "più pratiche". Insegnano a svolgere l'arte della professione, e non si limitano alla conoscenza astratta. Così è la scuola di Cristo. Cristo Gesù ha immense ricchezze di conoscenza teorica, ma esse non varranno alla fine se noi non impariamo, con un attento "apprendistato" l'arte di essere molto concretamente cristiani, Suoi discepoli. Gesù ci insegna a conformare alla Sua volontà i nostri principi, le nostre azioni, e le nostre opinioni: Egli è Signore, non è vero, su di noi in questo e in ogni altra cosa! Potrebbe essere diversamente se ci consideriamo Suoi discepoli?
Le azioni
Non basta seguire nemmeno i Suoi principi, bisogna conformare a Lui le nostre azioni. Un uomo che cerchi di vivere secondo i principi che Cristo espone nella Sua parola, cercherà di vedere come quei principi funzionino nella pratica delle sue azioni. E' da prendersi per scontato. Le nostre azioni sono la migliore prova che crediamo in Cristo e nei Suoi principi di vita. C'è però un'importante ragione per cui trattiamo separatamente principi ed azioni.
Nell'Antico Testamento Dio metteva alla prova l'ubbidienza del popolo di Israele in un modo particolare. Ciò che faceva è questo. Egli esponeva un grande numero di regole senza dare la ragione per cui dovessero essere osservate. Prendete per esempio le leggi alimentari. Era sbagliato mangiare carne di maiale? Si, era sbagliato per un israelita. Non avrebbe saputo dirne la ragione, se non il fatto che Dio avesse proibito di mangiarne. Punto e basta.
Al tempo del Nuovo Testamento, però, Dio scelse un'altra via. Ora i cristiani hanno poche regole che non ci vengano spiegate della Parola di Dio. Abbiamo poche cerimonie da svolgere, molte di meno di quante ne avessero nell'Antico Testamento. Abbiamo un'invidiabile libertà. Attenzione, però, Gesù Cristo rimane il Signore delle nostre azioni. Se volete essere cristiani, Egli deve essere Signore pure sulle vostre azioni. Questo significa che quando incontrate nella Bibbia un Suo comando, voi dovete ubbidire. Ci possono essere volte in cui vi sfugge il principio che soggiace ad un certo comando, ma ubbidite. Dio ci rende umili attraverso la nostra ignoranza; Egli ci rimanda alla Sua Parola.
Le opinioni
L'ultimo punto è questo: Cristo è Signore delle nostre opinioni. La vita in questo mondo è piena di questioni difficili e risposte che implicano intelligenza. Pensate al problema dell'aborto, del nucleare, dei diritti della donna, e dei diritti economici delle nazioni sottosviluppate. Queste e altre cose è probabile che ci affliggano per lungo tempo. Non se ne vanno da sé. Che cosa deve pensare un cristiano su queste cose? La risposta giusta è la più ovvia: un cristiano deve cercare di pensare qualunque cosa Cristo Gesù pensi su ciascuna di queste questioni.
Solo le azioni? Qui c'è però una difficoltà. Quando venite a Cristo probabilmente siete disposti a cambiare le vostre azioni. Di solito è da ritenersi scontato che una persona che diventi cristiana debba abbandonare, lasciarsi alle spalle, tutto ciò che non sia in sintonia con Cristo Gesù. Sembra un "dato" scontato. Non sono sicuro però che molti ritengano che anche le nostre opinioni debbano cambiare. Diventare cristiani significa assumere nuove opinioni su una grande varietà di cose, rispetto a moltissimi problemi che noi e il nostro mondo viviamo.
Quali idee abbandonare. Il giorno in cui vi volgete a Cristo forse non vi rendete ancora conto di quali idee dovrete abbandonare. E' impossibile saperlo subito. Una cosa però è certa. La Signoria di Cristo si estende al tutto della nostra vita. Non si può essere cristiani "in chiesa" e "pagani" nella nostra vita di tutti i giorni . Se confidate in Gesù, confiderete anche nella Sua sapienza. E' questione di gratitudine. Direte: "Cristo ha perdonato il mio peccato, e quindi io Gli debbo di pensare esattamente come Lui". Non c'è quantità di riconoscenza che possa spingerci a farci adottare il punto di vista di un'altra persona. Se però confidate davvero in Gesù Cristo, riconoscerete la Sua sapienza per quello che è, cioè la sapienza di Dio. Allora non vi sembrerà più strano assumerlo come Signore delle vostre opinioni. Al contrario, vi sembrerà strano fare qualunque altra cosa.
Conclusione
La sapienza di Cristo è per tutti coloro che vengono a Lui come loro Signore. Se allora consultiamo il vocabolario e cerchiamo la parola "signore", fra le diverse accezioni del suo significato troviamo: Signore: persona che ha grande potere ed autorità, governatore, padrone. Il titolo di "Signore", dunque, attribuito a Gesù, significa che Egli ha grande potere ed autorità: in particolare, chiunque lo afferma, dichiara che Gesù è l'autorità ultima alla quale egli si sottomette. Non può che essere così per chiunque accoglie il Suo invito a venire a Lui, caricarsi del Suo giogo, e in Lui trovare riposo per la sua anima.
(Paolo Castellina, sabato 5 giugno 1999. Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla versione Nuova Diodati, edizioni La Buona Novella, Brindisi, 1991).
Letture supplementari
Introduzione : Noi siamo qui per rendere a Dio il culto che Gli è dovuto. Egli è il Re dei re e il Signore dei signori. Egli è Signore su tutta la realtà e sulla nostra vita. A Lui ci sottomettiamo volentieri. Il Salmo 47 esalta la signoria universale di Dio: L'Eterno regnerà su tutta la terra: Salmo 47Prima lettura : In Isaia 44 Iddio proclama la Sua signoria e si contrappone all'impotenza degli idoli: Isaia 44:18, 21-28Seconda lettura : Dio ha sovranamente innalzato il Suo Figlio Gesù Cristo, dandogli signoria universale. Leggiamo Filippesi 2:1-18.
Documenti di "E' sempre ...Tempo di Riforma" - E-Mail paolo@castellina.org