Un parlare condito con sale
Introduzione
La lingua, la parola, ha un potere davvero incredibile. Con essa si può fare molto del bene, ma anche molto del male. Con essa si può benedire, ma anche maledire. Il contenuto delle nostre parole, il modo in cui parliamo, ma anche il tempo, quando noi parliamo.
Si racconta che Xanto, il filosofo greco, una volta avesse detto al suo servo che l'indemani avrebbe avuto alcuni amici per cena e che lui avrebbe dovuto cercare la cosa migliore trovabile sul mercato. Il giorno dopo il filosofo ed i suoi ospiti siedono a tavola. Arriva il servo e porta loro nient'altro che lingua - quattro o cinque portate di lingua, cucinata in un modo o in un altro. Il filosofo così perde la pazienza e dice: "Non ti ho chiesto di procurarti la cosa migliore che ci fosse sul mercato?". Il servo però risponde: "Ma è la cosa migliore! La lingua non è forse l'organo della socievolezza, l'organo dell'eloquenza, l'organo della gentilezza, l'organo del culto?". Così Xanto, il filosofo gli dice: "Bene, domani comprerai la cosa peggiore che trovi sul mercato!". L'indemani il filosofo siede a tavola, e ancora il servo non gli porta altro che lingua, quattro o cinque portate di lingua, cucinata in un modo ed in un altro. Il filosofo perde di nuovo la pazienza e gli dice: "Ma non ti ho detto di procurarti la cosa peggiore che avessi trovato sul mercato?". Il servo così gli risponde: "Ma l'ho fatto! Non è forse la lingua l'organo delle bestemmie, l'organo della diffamazione, l'organo delle menzogne?". Ben fatto, servo, certamente hai insegnato al filosofo una lezione, quella stessa lezione che la Parola di Dio ci vuole insegnare molte volte. La lingua può fare molto del bene, ma anche molto del male. Essa dice: "La lingua del giusto è argento scelto, ma il cuore degli empi vale poco. Le labbra del giusto nutrono molti, ma gli stolti muoiono per mancanza di senno" (Pr. 10:20,21).
Al Signore Iddio, Creatore nostro, alla cui immagine noi siamo stati creati, importano molto anche le nostre parole, il modo in cui noi parliamo. La Scrittura è colma di insegnamenti che Dio rivolge al Suo popolo sul come esso debba parlare per potergli dare gloria, ed essere, anche in questo campo, compatibili e degni di Lui.
Il nostro testo
Nella lettera ai cristiani della città di Colosse, Paolo dà alcuni importanti insegnamenti sull'uso della parola. Egli dice:
"Perseverate nella preghiera, vegliando in essa con ringraziamento. Pregando nel medesimo tempo anche per noi, affinché Dio apra anche a noi la porta della parola, per annunziare il mistero di Cristo, a motivo del quale sono anche prigioniero, in modo che lo faccia conoscere, parlandone come devo. Procedete con sapienza verso quelli di fuori riscattando il tempo. Il vostro parlare sia sempre con grazia, condito con sale, per sapere come vi conviene rispondere a ciascuno" (Cl. 4:2-6).
In questo testo Paolo fa riferimento a diversi aspetti del nostro parlare. Ciascuno di questo punti meriterebbe una trattazione a parte, ma noi ci soffermeremo oggi solo sull'ultimo.
(1) In primo luogo egli tratta dell'importanza di una preghiera perseverante in sintonia con lo Spirito Santo che, in un altro testo, egli dice sovvenire Egli stesso alla nostra incapacità di pregare come si conviene. Dice: lo Spirito sovviene alle nostre debolezze, perché non sappiamo ciò che dobbiamo chiedere in preghiera, come si conviene, ma lo Spirito stesso intercede per noi con sospiri ineffabili" (Ro. 8:26).
(2) In secondo luogo Paolo mette in rilievo il suo ministero di proclamazione della Parola di Dio, per il quale egli chiede a Dio di trovare "aperture", franchezza, sapienza e conoscenza, per poterlo fare "come si deve", nel migliore dei modi.
(3) In terzo luogo Paolo esorta i credenti a vigilare per sapere come rapportarsi e parlare nel modo più appropriato con coloro che non appartengono al popolo di Dio, affinché tramite il nostro comportamento e le nostre parole Dio sia glorificato e l'Evangelo sia loro annunziato.
(4) In quarto luogo, e questo è il particolare testo sul quale oggi mi vorrei soffermare dell'esigenza che il popolo di Dio parli "con grazia", "con sale" e, "come si conviene". Che significa?
I. Grazia nel cuore
1. Che cosa regna nel cuore? La prima cosa da osservare a questo riguardo è che seppure sia vero che uno possa sviluppare un'abitudine, un "automatismo" al parlare vano, sporco, inappropriato, offensivo, menzognero, e che questo possa anche essere influenzato dall'ambiente in cui vive (ma non per questo è meno riprovevole), un parlare non appropriato non è un fatto casuale ed accidentale. In un certo senso, quello che uno "fa uscire dalla bocca" riflette, è conseguenza, è frutto, di ciò che porta nel cuore, della condizione di fondo del suo cuore. Il cuore umano è come una fonte da cui scaturisce l'acqua. È acqua buona, potabile, o acqua cattiva, imbevibile, amara, perché scorre attraverso terreno contaminato? Gesù dice: "
L'uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae il bene; e l'uomo malvagio dal malvagio tesoro del suo cuore trae il male, perché la bocca di uno parla dall'abbondanza del cuore" (Lu. 6:45). Gesù aveva più volte rilevato come: "le cose che escono dalla bocca procedono dal cuore; sono esse che contaminano l'uomo. Poiché dal cuore provengono pensieri malvagi, omicidi, adulteri, fornicazioni, furti, false testimonianze, maldicenze. Queste sono le cose che contaminano l'uomo" (Mt. 15:18,19).2. L'amarezza nel cuore. Si tratta di un concetto che ricorre più volte nella Scrittura. L'apostolo Pietro, quando, nel libro degli Atti, denuncia Simon Mago perché aveva chiesto di poter trarre vantaggio commerciale dalla potenza dello Spirito Santo, e vede nel suo cuore il motivo profondo per cui aveva potuto fare una simile richiesta. Dice: "Poiché io ti vedo essere nel fiele di amarezza e nei legami d'iniquità" (At. 8:23). L'apostolo Paolo rileva di coloro che non sono in comunione con Dio: "la loro bocca è piena di maledizione e di amarezza" (Ro. 3:14). È per questo che ci esorta dicendo: "Sia rimossa da voi ogni amarezza, ira, cruccio, tumulto e maldicenza con ogni malizia" (Ef.4:31), come pure: " badando bene che nessuno rimanga privo della grazia di Dio e che non spunti alcuna radice di amarezza, che vi dia molestia e attraverso la quale molti vengano contaminati" (Eb. 12:15). Di che cosa abbonda il vostro cuore?
3. Non così voi. Ecco quindi il senso dell'esortazione di Paolo: voi siete il popolo che a Dio appartiene, voi avete ricevuto quella grazia che vi ha purificato da ogni sozzura dell'anima e dello spirito. Quando parlate, quindi, parlate sempre secondo la grazia che avete ricevuto, e non più secondo il marciume del quale Cristo vi ha liberati e di cui portate ancora le tracce.
Quando in voi abbonda la parola di Cristo, ecco che in voi prende radice la sapienza, la conoscenza, l'esortazione che edifica, il canto a gloria di Dio, come dice la Scrittura: "
La parola di Cristo abiti in voi copiosamente, in ogni sapienza, istruendovi ed esortandovi gli uni gli altri con salmi, inni e cantici spirituali, cantando con grazia nei vostri cuori al Signore" (Cl. 3:16).Il primo segreto, così, per poter dire cose buone, cose che edificano, è portare nel proprio cuore la grazia di Dio. Una persona che dice cose gentili ha un cuore gentile. Una persona che dice cose negative ha un cuore negativo. Una persona che dice cose meschine ha un cuore meschino. Quel che abbiamo dentro esce fuori! Il segreto di un parlare sereno ed edificante è la grazia del Signore Gesù nel nostro cuore. Essa sola è in grado di purificarlo da ogni sozzura. Quale tipo di parlare ci sorprendiamo ad esprimere? Abbiamo bisogno di invocare su di noi la grazia di Cristo? Quale tipo di parlare rileviamo nell'ambiente in cui viviamo? Ci disturba? Ci ferisce? Ci scandalizza? Su quell'ambiente dobbiamo invocare la grazia di Cristo e comunicare la grazia di Cristo.
4. Nel nome di Cristo. Quando la grazia del Signore Gesù regna in un cuore, allora anche quello che si dice lo si esprime "nel nome di Cristo". Dice l'Apostolo: "
qualunque cosa facciate, in parola o in opera, fate ogni cosa nel nome del Signore Gesù, rendendo grazie a Dio Padre per mezzo di lui" (Cl. 3:17).Parlare "nel nome del Signore Gesù" significa chiederci, prima di dire qualcosa, se Egli lo approverebbe. Gesù sarebbe contento se noi lo dicessimo? Per parlare nel nome del Signore Gesù, la Sua grazia deve essere prima nel nostro cuore.
La Scrittura dice: "
La parola di Cristo abiti in voi copiosamente, in ogni sapienza, istruendovi ed esortandovi gli uni gli altri con salmi, inni e cantici spirituali, cantando con grazia nei vostri cuori al Signore" (Cl. 3:16). Quando la Parola di Cristo abita in noi copiosamente non si maledice né si insulta, non si bestemmia né si pettegola, non si ferisce alcuno né lo si diffama. Questo dovrebbe essere il nostro obiettivo: qualunque cosa si dice, dirlo nel nome del Signore. Sarebbe molto difficile insultare qualche altro automobilista nel nome di Gesù, urlare scriteriatamente contro i nostri figli nel nome di Gesù, dire parole cattive a nostra moglie o a nostro marito nel nome di GesùAbbiamo quindi bisogno della grazia di Dio nel nostro cuore. Come ottenerla? Dedicando l'intera nostra vita in fedele ubbidienza al Salvatore e Signore Gesù Cristo, essendo completamente sottomessi a Lui.
II. Che cos'è un discorso fatto con grazia?
Quand'è che si può dire che un discorso sia fatto con grazia? Che cosa dovrebbe contraddistinguerlo? Io e voi lo dobbiamo bene imparare, e il Signore Iddio, nella Sua Parola, ci insegna pure molto a questo riguardo.
1. La verità. In primo luogo, del nostro discorso ci dovremmo chiedere: è vero? È "condito con sale"? Il sale veniva usato per conservare e per purificare. Un discorso "saporito", secondo la Bibbia non è il discorso di chi è molto abile a parlare, come quello di un avvocato o di un attore, non il discorso di chi è un bravo intrattenitore e che sa usare ironia e mordacia, ma sostanzialmente un discorso verace. Certo, bisogna anche saper presentare bene la verità: dire la verità in modo noioso non la favorisce A volte, però, qualcuno potrebbe dire che l'invenzione sia più interessante della verità: quante volte "si gonfia" la realtà, la si distorce, la si altera, o si inventano di sana pianta delle cose per acquisire popolarità e "farsi ascoltare". I giornalisti che devono far vendere i loro giornali o aumentare lo share dell'audience televisivo, usano spesso questi artifici. Il popolo di Dio, però, deve testimoniare solo la verità.
L'esempio di Gesù e degli apostoli è qui fondamentale. Paolo dice:
" abbiamo rinunziato ai sotterfugi della vergogna, non camminando con astuzia, né falsificando la parola di Dio, ma mediante la manifestazione della verità, raccomandando noi stessi alla coscienza di ogni uomo davanti a Dio" (2 Co. 4:2). Così pure Pietro: " non vi abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del Signor nostro Gesù Cristo, andando dietro a favole abilmente escogitate, ma perché siamo stati testimoni oculari della sua maestà" (2 Pi. 4:8). L'Apostolo ci esorta dicendo: "tutte le cose che sono veraci, tutte le cose che sono oneste, tutte le cose che sono giuste, tutte le cose che sono pure, tutte le cose che sono amabili, tutte le cose che sono di buona fama, se vi è qualche virtù e se vi è qualche lode, pensate a queste cose" (Fl. 4:8). L'apostolo Giovanni scrive: "Mi sono infatti grandemente rallegrato quando sono venuti alcuni fratelli e hanno reso testimonianza della tua fedeltà alla verità, in quanto tu cammini in verità, Non ho gioia più grande di questa: di sentire che i miei figli camminano nella verità" (3 Gv. 3,4).Efesini 4:5 ci insegna a dire la verità per quanto con amore. Così pure, prima di ripetere qualcosa che abbiamo udito, dobbiamo accertarci che sia vero! Qualcuno disse: "Io credo alla metà di quel che vedo e nulla di quel che sento". Solo perché qualcuno l'ha detto, non significa che sia vero! È facile saltare a delle conclusioni sbagliate. C'era una volta un cane di nome Agosto. Era solito saltare sempre alle conclusioni. Un giorno era saltato alla conclusione di un mulo. Quello fu l'ultimo giorno di Agosto... Prima di credere a qualcosa, prima di ripetere qualcosa, accertiamoci che sia vero!
2. Completezza. In secondo luogo, quando sentiamo qualcosa, dobbiamo chiederci "È completo? Si tratta di *tutta* la storia? È facile udire solo metà della storia, ma essa così non è completa! Prima di dire qualcosa, dobbiamo accertarci di aver udito tutta la storia. La formula classica del giuramento in tribunale è: "Giura di dire la verità, tutta la verità, nient'altro che la verità? Dica 'lo giuro'". La Scrittura dice che non dovrebbe essere nemmeno necessario per i cristiani di giurare, perché devono essere conosciuti per persone veraci. "
Ora prima di tutto, fratelli miei, non giurate né per il cielo né per la terra né fate alcun altro giuramento; ma sia il vostro "sì", "sì" e il "no", "no", per non cadere sotto il giudizio".3. È necessario? In terzo luogo, si può anche dire qualcosa di vero, qualcosa di completo, ma è davvero necessario dirlo? L'Apostolo dice: "
Ogni cosa mi è lecita, ma non ogni cosa è vantaggiosa" (1 Co. 6:12). La verità dobbiamo dirla, ma con amore (Ef. 4:15). Spesso siamo di fronte a sbagli o cose cattive che qualcuno ha veramente commesso, ma dobbiamo proprio rendere la cosa pubblica? Pietro dice: " avendo prima di tutto un intenso amore gli uni per gli altri, perché "l'amore coprirà una moltitudine di peccati" (1 Pi. 4:8). Alcune fra le cose che hanno fatto più male, concludevano con l'affermazione: "Questa è la verità!". Solo perché si tratta della verità, non lo rende di per sé pubblicabile. Vi sono delle volte in cui davvero il silenzio è d'oro!4. Uno spirito amorevole. Infine dobbiamo chiederci se quel che diciamo sia animato da uno spirito di misericordia ed amore. La Scrittura dice:
"Nell'amore fraterno, amatevi teneramente gli uni gli altri nell'onore usate riguardo gli uni verso gli altri" (Ro. 12:10). "Sia rimossa da voi ogni amarezza, ira, cruccio, tumulto e maldicenza con ogni malizia. Siate invece benigni e misericordiosi gli uni verso gli altri, perdonandovi a vicenda, come anche Dio vi ha perdonato in Cristo" (Ef. 4:31,32). "Con che tono" parliamo? Il potente statista francese Richelieu (1585-1642) era pure conosciuto come un uomo di grande cortesia. Una volta qualcuno gli si era rivolto per trovare lavoro pur sapendo che non avrebbe ricevuto quello che sperava. Il modo di parlare di Richelieu era così caldo ed accogliente che valeva la pena di vedersi rifiutata una richiesta solo per udire con quanta grazia egli si sarebbe espresso, anche se avrebbe detto no. Anche senza intenderlo, qualcuno parla con un tale tono da apparire sempre arrabbiato e cattivo. Il modo in cui parliamo deve essere sempre gentile, rispettoso e considerato, anche quando è necessario essere fermi in ciò che diciamo.III. Suggerimenti per parlare con grazia
Al Signore Iddio, quindi, sta molto a cuore anche ciò che diciamo: il contenuto, i modi e le circostanze. Per questo la Scrittura ci esorta a vigilare. Credo che a questo riguardo io e voi dovremmo fare delle precise risoluzioni:
1. Prendiamo la determinazione a tenere la nostra lingua sotto controllo. Teniamo conto degli ammonimenti dell'apostolo Giacomo:
"Noi mettiamo il morso alla bocca dei cavalli, per fare in modo che ci ubbidiscano, ed è così che possiamo dominare tutto il loro corpo. Guardate le navi: anche se grandi e spinte da un vento molto forte, per mezzo di un piccolissimo timone vengono guidate là dove vuole il pilota. Così anche la lingua: è una piccola parte del corpo, ma può vantarsi di grosse imprese. Un focherello può incendiare tutta una grande foresta. La lingua è come un fuoco. È come una cosa malvagia messa dentro di noi, e che porta il contagio in tutto il corpo. Essa infiamma tutta la vita con un fuoco che viene dall'inferno. L'uomo è capace di domare gli animali di ogni specie: bestie selvatiche, uccelli, rettili, pesci...; e di fatto li ha domati. La lingua, invece, nessuno è capace di domarla. Essa è cattiva, sempre in movimento, piena di veleno mortale" (Gm. 3:1-10 TILC).2. Diciamo solo cose buone degli altri. Come cristiani dovremmo essere sensibili ai bisogni, ferite e delusioni degli altri tanto da non far uscire dalla nostra bocca alcuna parola meno che gentile e che nessun tono duro non necessario. Il cristiano autentico ha Cristo che dimora nel Suo cuore, e quando noi ci abbandoniamo al Suo controllo, il Suo amore diventa evidente non solo in ciò che noi diciamo, ma anche dal modo in cui lo diciamo. È soprattutto il nono comandamento che ci esorta a non dire falsa testimonianza. Questo implica, in positivo, anche nel conservare e promuovere sempre la buona reputazione degli altri. Gli altri possono anche sbagliare, ed è necessario denunciare le situazioni di ingiustizia, ma sempre nel modo e nei momenti più opportuni, e non attraverso il pettegolezzo e la diffamazione.
3. Rammentiamo che dovremo renderne conto. Questo punto è molto importante. Dovremo rendere conto di noi stessi a Dio, Creatore nostro, non solo delle nostre opere, ma anche delle nostre parole. Gesù disse chiaramente: "
Or io dico che nel giorno del giudizio gli uomini renderanno conto di ogni parola oziosa che avranno detta" (Mt. 12:36). Le parole "oziose" sono quelle infondate e inutili, false, mendaci, non appropriate, non gentili, quelle che offendono e fanno del male. Chi però ha forza sufficiente per vigilare sulla propria lingua? Nessuno, per questo:4. Chiediamo al Signore di aiutarci. Il Salmista dice: "
O Eterno, poni una guardia davanti alla mia bocca" (Sl. 141:3). Sii Tu, o Signore, a vigilare su tutto ciò che dico, perché sai quanto io sia debole e spesso avventato e poco giudizioso. Se assorbiamo costantemente la verità della Parola di Dio, se assorbiamo lo spirito di Cristo e di tutti i modelli positivi della Bibbia, se perseveriamo nella comunione con il Signore in preghiera, allora potremo, anche con le nostre parole, essere degni di Colui alla cui immagine siamo stati creati e che ci ha chiamati ad appartenergli in modo particolare come Suo popolo in Cristo.Conclusione
Una bambina un giorno va da sua madre e le dice: "Mamma, che cos'è peggio, dire una bugia o rubare?". La mamma le risponde che entrambe le cose Dio le considera peccato e che non poteva dire quale fosse la peggiore. "Beh, mamma," risponde la piccola, "io ci ho pensato molto, e penso che sia molto peggio dire bugie che rubare". "E perché lo pensi?", le chiede la mamma. "Vedi, mamma, è così: se rubi qualcosa, lo puoi restituire, a meno che tu l'abbia mangiato, ed allora puoi pagarlo. Una bugia, però, è per sempre!". Le nostre parole, ciò che noi diciamo dicono molto di noi. Ogni volta che noi parliamo gli altri ci giudicano dalle parole che usiamo e le nostre parole possono avere un effetto permanente. Le nostre parole edificano oppure distruggono? Mostrano esse l'amore di Cristo? Oppure fan si che gli altri si allontanino da Cristo? Dobbiamo fare in modo che il nostro parlare sia sempre con sale, "per sapere come vi conviene rispondere a ciascuno".
(Paolo Castellina, sabato 6 febbraio 1999. Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla versione Nuova Diodati, ediz. La Buona Novella, Brindisi, 1991).
Letture supplementari
1. Inizio culto
: Siamo qui riuniti per ascoltare la Parola eterna di Dio e per farne tesoro. Il culto non è un esercizio rituale, uno spettacolo di intrattenimento o un passatempo, è l'incontro con il Signore Iddio, il quale ci parla e ci ammaestra. Il nostro diletto deve essere quello di leggere, studiare, approfondire e mettere in pratica la sapienza eterna di Dio. Il Salmo 119:89-96 dice: ( .).2. Letture bibliche:
a. L'irrevocabilità e l'efficacia della Parola di Dio: Isaia 45:18-25; 55:7-11.
b. L'uso della lingua e la pratica della sapienza di Dio Giacomo 3:1-18.
3. Testo del sermone: Colossesi 4:2-6
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