Quando il mondo ti chiede aiuto

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Introduzione

"Sono belli, sono ricchi, sono felici. Hanno tutto quello che vogliono. Si godono la vita …e non pensano certo a Dio. Sono solo i miserabili e i falliti che hanno bisogno di credere a Dio". Così pensa qualcuno quando ammira le persone potenti e famose sulla carta patinata di qualche settimanale. Si tratta però solo di ingannevoli apparenze. Nessuno può essere veramente realizzato, come uomo o come donna, se non stabilisce un rapporto vero e vivente con il Dio vero e vivente che ci ha creato e che ci ha fatto proprio per poter essere in comunione con Lui. Tanti lo sanno, ma "non si abbasserebbero mai" ad ammetterlo! O meglio, quando "il vento della loro fortuna cambierà direzione" saranno costretti ad abbassarsi e ad ammetterlo loro malgrado!

E’ un’esperienza costante questa nella storia umana: proprio coloro che avevano sempre disprezzato "la religione" ed i credenti, giungono spesso, a chiedere e a trovare il loro aiuto quando crollano per loro quelle che avevano sempre considerato le certezze "indubitabili" della loro vita priva di Dio. E’ successo qualche anno fa, ad esempio, dopo il crollo ed il fallimento del comunismo russo. I leader cristiani occidentali si sono visti invitare in Russia e chiedere aiuto morale e spirituale proprio da coloro che, di fronte alla bancarotta delle loro ideologie, li avevano sempre disprezzati, derisi, e duramente perseguitati.

Quello che avviene ad "alti livelli" avviene anche al livello dell’esperienza quotidiana di coloro che hanno il coraggio di professare la loro fede nonostante il disprezzo e la persecuzione, e che si sentono personalmente interpellati con richieste di aiuto da parte di chi prima ti disprezzava o ti derideva, perché caduto in profonda, inevitabile e provvidenziale crisi. E’ l’esperienza di Daniele, uomo di Dio, di cui parla la Bibbia.

Domenica scorsa, nel leggere e nel commentare il primo capitolo del libro di Daniele, abbiamo visto il suo coraggio e la sua determinazione nel mantenere salda la sua identità e professione di fede pur nel mezzo dell’ostile Babilonia, quando il mondo gli chiedeva di fare dei compromessi e di conformarsi alla società in cui viveva. Oggi, nel secondo capitolo, troviamo quella Babilonia che, in un momento di profonda crisi, giunge a chiedere aiuto allo stesso Daniele, che prima disprezzava.

Si dice spesso oggi che noi stiamo troppo bene, ecco perché i cuori della gente sono così lontani da Dio, e che "ci vorrebbe un po’ di crisi" per risvegliare la gente alla realtà ed alle loro responsabilità. Questo è quanto mai vero nel testo di Daniele 2 che consideriamo oggi. La crisi è quella in cui incorre il re di Babilonia, Nebukadnetsar, 600 anni prima di Cristo. Qui vediamo: (1) Un re "che sbatte"; (2) La pronta testimonianza del credente, (3) il sollecito appoggio da parte del popolo di Dio, e (4) un Dio a cui solo dare gloria.

1. Un re che sbatte!

"Nel secondo anno del regno di Nebukadnetsar, Nebukadnetsar, ebbe dei sogni; il suo spirito rimase turbato e il sonno lo lasciò" (1). La parola qui tradotta con "rimase turbato", nella lingua originale significa: "essere sbattuto, costretto, o spinto". Era l’incubo che ci fa alzare improvvisamente dal letto terrorizzati, con cuore che batte forte, gli occhi spalancati. Era stato un sogno così terribile che il re non era più riuscito a tornare a dormire. L’espressione "ebbe dei sogni" suggerisce come forse lo stesso sogno ritornasse notte dopo notte.

Il re aveva fatto ciò che tutti fanno quando sopraggiunge loro una situazione che non possono controllare. Si avvale delle soluzioni alle quali è più abituato, quelle più familiari, le più comuni.

"Il re allora diede ordini di chiamare i maghi, gli astrologi, gli stregoni e i Caldei perché raccontassero al re i suoi sogni. Questi vennero e si presentarono al re (2). Il re disse loro: "Ho fatto un sogno e il mio spirito è turbato, finché riuscirò a conoscere il sogno" (3). Allora i Caldei risposero al re in aramaico: "O re possa tu vivere per sempre. Racconta il sogno ai tuoi servi e noi ne daremo l'interpretazione" (4)".

Attenzione, ora. Il re sta per mettere alla prova questi uomini e da questo sarà evidente i limiti del loro potere.

"Il re rispose e disse ai Caldei: "La mia decisione è presa: se non mi fate conoscere il sogno e la sua interpretazione sarete tagliati a pezzi e le vostre case saranno ridotte in letamai (5)".

Il despota non vuole solo l’interpretazione del sogno, vuole che essi gli descrivano il sogno stesso! Senza un qualche potere soprannaturale, la cosa per loro sarà del tutto impossibile.

"Se invece mi indicherete il sogno e la sua interpretazione, riceverete da me doni ricompense e grandi onori, indicatemi dunque il sogno e la sua interpretazione" (6)".

Come probabilmente avrete immaginato, non ci vuole molto che questi Caldei si rendano conto di essere in un brutto guaio!

"Essi risposero una seconda volta e dissero: "Racconti il re il sogno ai suoi servi e noi ne daremo l'interpretazione" (7). Il re allora rispose e disse: "Mi rendo chiaramente conto che voi intendete guadagnare tempo, perché vedete che la mia decisione è presa (8); se non mi fate conoscere il sogno, c'è un'unica sentenza per voi; vi siete messi d'accordo per dire davanti a me parole bugiarde e perverse, nella speranza che i tempi mutino. Perciò raccontatemi il sogno e io saprò che siete in grado di darmene anche l'interpretazione" (9). I Caldei risposero davanti al re e dissero: "Non c'è alcun uomo sulla terra che possa far sapere ciò che il re domanda. Infatti nessun re, signore o sovrano ha mai chiesto una cosa simile ad alcun mago, astrologo o Caldeo (10).

Considerate meglio il versetto 10 che dice: "Non c'è alcun uomo sulla terra che possa far sapere ciò che il re domanda".

Quest’affermazione rivela, in un certo senso, quali siano, di fronte ad alcune crisi, tutti i limiti delle risorse umane. "Non esiste nessuna umana soluzione ad un problema come quello, o re!". Era tutto ciò che l’avanzata sapienza del tempo poteva produrre. Non pensiate che oggi si possa far meglio. Nessuno sarebbe in grado nemmeno oggi a risolvere un simile problema.

"La cosa che il re domanda è troppo difficile e non c'è nessuno che la possa far sapere al re, se non gli dèi, la cui dimora non è fra i mortali" (11)".

"E’ imbarazzante, ma la situazione in cui ti trovi, o re, va oltre ad ogni capacità umana". Dalla nostra prospettiva qui non c’è nulla di sorprendente. Tutti noi ci rendiamo conto che vi possano essere situazioni in cui veramente, dal punto di vista umano, non vi sia più nulla da fare. Viene il sospetto, però, dalla violenta reazione del re, che prima quei tipi avevano preteso che non ci sarebbe stato nulla che non avrebbero potuto risolvere, che la loro magia e la loro scienza era onnipotente, e magari si facevano anche pagare per questo!

Il punto qui è che tutti, presto o tardi, dovranno sentire tutti i limiti delle capacità umane. Questi Caldei lo dicono molto bene: "Ci vorrebbe un Dio per fare ciò che tu richiedi!".

Viene per tutti il tempo in cui ci si rende conto che non si può più sottrarsi alla triste realtà di essere del tutto impotenti, che non se ne può uscire facilmente, che non si può più scansare l’ostacolo, o ignorare il problema, o tirarsene fuori. Sei nei guai, e se non si trova qualcosa al di là delle umane capacità, non c’è via di scampo. E’ proprio allora che, forse per la prima volta, sorge in noi l’idea, la possibilità, l’esigenza rilevante che sia davvero necessario un Essere soprannaturale che trascenda e superi le capacità umane. Allora pensate: "Forse c’è un Dio…".

Un comico disse che vi sono tre cose veramente difficili da fare. Una è scavalcare una staccionata pendente verso di te. Un’altra è baciare una ragazza che pendente via da te. La terza è aiutare qualcuno che proprio non vuole essere aiutato. E’ ciò che avviene il più delle volte che abbiamo a che fare con alcuni. Non ne vogliono sapere delle "nostre soluzioni". In tempo di crisi, però, quando si trovano in situazioni serie di necessità, non reagiscono più così. E’ tipico di molti che giungono alla fede solo in momenti di grave necessità. Prima ridevano dei credenti, li consideravano deboli e immaturi ad appoggiarsi "su ciò che chiamano Dio", poi però, quando si trovano veramente alle strette, magari tornano a considerare come la possibilità di poter chiedere aiuto a Dio non sia poi tanto remota per loro…

Come possiamo rispondere quando il mondo implora di essere aiutato? Dobbiamo dapprima renderci conto che i non credenti verranno sicuramente quando si trovano in tempo di crisi. Se la tua testimonianza cristiana è genuina, i non credenti, nel tempo della loro crisi, verranno. Dio farà in modo che accada, proprio come qui.

Vi sono certe persone che pare non abbiano bisogno di Dio, però, non saranno mai davvero realizzate fintanto che non avranno un rapporto significativo col Dio vero e vivente. Possono soffocare questo pensiero in tanti modi, ma viene il momento in cui dovranno "abbassare la cresta" e rendersi conto, loro malgrado, di questa verità, riconoscere quello che non avevano mai voluto ammettere o che avevano sempre negato! I non credenti verranno a chiederti aiuto in momenti di crisi! Da "un re che sbatte", passiamo così a "una pronta testimonianza"

II. Una pronta testimonianza

Per definizione evangelica Dio è sempre alla ricerca dell’uomo perduto e, per fare modo che "torni in sé" mobiliterà ogni mezzo, ed in particolare farà in modo che questi incontri un Suo fedele servitore, un testimone che gli possa essere d’aiuto. In quel caso quell’uomo era Daniele. Oggi potrebbe essere uno di voi, o me.

Che Dio si avvalga di un Suo fedele servitore non sorprende. Quello che sorprende sono i modi insoliti di cui Dio si avvale per aprire gli occhi dell’incredulo.

Il testo dice: "A questo il re si adirò, montò in collera e ordinò di sterminare tutti i savi di Babilonia (12)".

Le vie del Signore a volte sono davvero sorprendenti! Le parole: "sterminare tutti i savi di Babilonia" avrebbero incluso Daniele e i suoi tre amici ebrei che si erano comprovati così fedeli a Dio nel capitolo primo. L’editto di quel despota era per loro davvero una sentenza di morte. Che cosa ha in mente Dio?

"Così fu promulgato il decreto in base al quale i savi dovevano essere uccisi, e cercavano Daniele e i suoi compagni per uccidere anche loro (13)".

Non sembra un poco strano che Dio usi una sentenza di morte e la paura che questa avrà provocato nella mente di Daniele e dei suoi amici, per far incontrare colui che di Dio ha bisogno con il Suo servitore? Eppure è proprio questo il modo che Dio usa. Non pensiate mai che le circostanze difficili nella vostra vita siano senza significato nei progetti eterni di Dio. Qui persino una sentenza di morte può trasformarsi in una benedizione ed in un’opportunità.

Daniele così viene informato dell’editto. Quando il re ed i suoi soldati bussano alla sua porta, egli è pronto.

"Allora Daniele si rivolse con parole prudenti e sagge ad Ariok, capitano delle guardie del re, il quale era uscito per uccidere i savi di Babilonia (14). Prese la parola e disse ad Ariok, capitano del re: "Perché mai un decreto così duro da parte del re?". Allora Ariok fece sapere la cosa a Daniele (15). Così Daniele entrò dal re e gli chiese di dargli tempo, perché potesse far conoscere al re l'interpretazione del sogno (16)".

La richiesta di Daniele non è tanto che il re gli conceda più tempo per pensare ad una soluzione, perché era già chiaro che il re avesse già negato qualsiasi temporeggiamento. Daniele, in realtà chiede al re che gli si dia udienza. Daniele, invece che stare li ormai muto e rassegnato come una mucca dal macellaio, dimentico di ciò che avveniva attorno a lui, fa la seconda cosa che sarebbe necessario fare con un non credente in crisi: prende l’iniziativa di incontrarlo con discrezione e discernimento.

Fate bene attenzione qui: io non ho detto che sia necessario "telefonare al pastore ed affidare a lui il caso del non credente". Naturalmente, in alcuni casi, questo sarebbe appropriato. Però… verosimilmente il non credente non conosce il pastore, conosce voi. Se la vostra testimonianza era abbastanza autentica da far si che egli fosse attratto da voi, egli ha bisogno di udire ciò che voi avete da dire!

"…e che mai potrei dirgli?". Poteste dirgli come Dio sia rilevante nella vostra vita, potreste promettergli di pregare per lui. Se egli vede il bisogno che ha di essere riconciliato con Dio, potreste mostrargli alcuni versetti significativi della Bibbia. Potreste unire alle vostre preghiere quelle di altri credenti. Potreste passare del tempo con lui ed incoraggiarlo a resistere e a non mollare la presa… Una delle cause principali della crisi di tante chiese oggi è che si delega tutta l’opera della chiesa al pastore. Il pastore deve svolgere il suo compito, ma non può essere dappertutto e certamente non può fare ciò che dovrebbe fare ogni cristiano degno di questo nome. "Ma non è il pastore che deve andare dalle persone in crisi? Non è pagato per questo?". "Molto francamente devo rispondere di no. Se vi aspettate che il mondo sia conquistato a Cristo solo attraverso l’opera dei pastori, avete capito ben poco del cristianesimo secondo la Bibbia. La testimonianza cristiana non può essere resa solo dai pastori, ma da ciascun credente. Ecco perché Iddio, in Efesini 4:11,12 dà esplicite istruzioni a questo riguardo: " Ed egli stesso ha dato alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti e altri come pastori e dottori, per il perfezionamento dei santi, per l'opera del ministero e per l'edificazione del corpo di Cristo".

Dio ha costituito evangelisti, pastori ed insegnanti come degli "allenatori" per mettere in grado i membri della chiesa a "giocare la partita". Gli allenatori non sono pagati per scendere in campo e giocare la partita al posto dei giocatori, ma per mettere in grado questi ultimi a fare il lavoro principale!

Qui Daniele prende l’iniziativa di avvicinare il re, non credente, con discrezione e discernimento. Quando ci rendiamo conto che Dio fa le cose in questo modo, cioè che usa "semplici" credenti per portare il Suo messaggio ai non credenti, potremo davvero muoverci con entusiasmo e vedere il risveglio di chiese altrimenti morte, sapere che se Dio vuole che noi lo facciamo, ce ne darà le risorse necessarie.

Ciò che davvero è sorprendente nel leggere la risposta di Daniele è quanta fiducia egli dimostri in Dio, non in sé stesso. "Prima di ucciderci, Arioch, potresti fissarmi un appuntamento con il re?". Eppure Daniele non sapeva che cosa Iddio avrebbe fatto! Non aveva letto il libro di Daniele come possiamo fare noi! Egli solo sapeva della crisi del re e che Dio è molto più forte di qualunque circostanza avversa!

Daniele risponde ad Arioch con parole prudenti e sagge, in modo diplomatico, discreto, prudente. Vi sono certi credenti, sia pure in buona fede, che, chiamati da un non credente, gli riversano addosso decine di versetti biblici e tutta una teologia sistematica. Certo, si può anche citare loro la Bibbia, ma con discrezione e buon senso. Sono queste le caratteristiche vincenti di una proficua testimonianza cristiana. Non solo questo è importante. E’ pure necessario:

III. Il sollecito appoggio da parte del popolo di Dio

Noi non dovremmo mai affrontare da soli una situazione così. E’ importante la preghiera di intercessione di tutta la comunità cristiana. Questo è come Daniele vide la situazione: "Allora Daniele andò a casa sua e fece sapere la cosa ai suoi compagni Hananiah, Mishael e Azaria (17) perché implorassero misericordia dal Dio del cielo riguardo a questo segreto, perché Daniele e i suoi compagni non fossero messi a morte col resto dei savi di Babilonia (18)".

Ecco la terza cosa che dobbiamo sapere quando un non credente viene a chiederci aiuto in tempo di crisi. Qui abbiamo il necessario apporto di preghiera degli altri come il mezzo per eccellenza che conduce ad una preghiera che Dio esaudisce.

Se Dio è strumentale nel causare una crisi nella vita del non credente e porta il non credente in contatto con una pronta testimonianza, dobbiamo renderci conto che quest’intera procedura è soprattutto la Sua, non la nostra. Noi siamo semplicemente i Suoi strumenti. E’ solo ragionevole che noi dovremmo rivolgerci a Dio affinché sia Lui a guidarci e ad aiutarci in tutto questo.

Abbiamo bisogno della forza per farlo nel modo giusto. Quante volte diciamo che in certi casi avremmo bisogno di una forza soprannaturale! E’ importante quindi sollecitare l’appoggio di altri credenti e di Dio.

Va bene, un non credente ha raggiunto il punto in cui si rende conto di aver bisogno di Dio. Voi ed io, rendendoci conto di questo, prendiamo l’iniziativa con sapienza e con discernimento. Abbiamo fiducia che Dio indubbiamente possa intervenire. Probabilmente è stato Lui a far accadere le cose in questo modo per questa stessa ragione. Poi Dio interviene e li libera con braccio potente! E poi?

IV. Un Dio a cui solo dare gloria

Guardiamo che cosa fece Daniele:

"Allora il segreto fu rivelato a Daniele in una visione notturna. Così Daniele benedisse il Dio del cielo (19). Daniele prese a dire: "Sia benedetto il nome di Dio per sempre, eternamente, perché a lui appartengono la sapienza e la forza (20). Egli muta i tempi e le stagioni, depone i re e li Innalza, dà la sapienza ai savi e la conoscenza a quelli che hanno intendimento (21). Egli rivela le cose profonde e segrete, conosce ciò che è nelle tenebre, e la luce dimora con lui (22). O Dio dei miei padri, ti ringrazio e ti lodo, perché mi hai dato sapienza e forza e mi hai fatto conoscere ciò che ti abbiamo chiesto, facendoci conoscere la cosa richiesta dal re" (23). Perciò Daniele entrò da Ariok, a cui il re aveva affidato l'incarico di far perire i savi di Babilonia, andò e gli disse così: "Non far perire i savi di Babilonia! Conducimi davanti al re e darò al re l'interpretazione" (24). Allora Ariok condusse in fretta Daniele davanti al re e gli parlò così: "Ho trovato un uomo fra i Giudei in cattività, che farà conoscere al re l'interpretazione" (25). Il re prese a dire a Daniele, che si chiamava Beltshatsar,: "Sei capace di farmi conoscere il sogno che ho fatto e la sua interpretazione?" (26). Daniele rispose in presenza del re e disse: "Il segreto di cui il re ha chiesto l'interpretazione, non può essere spiegato al re né da saggi, né da astrologi, né da maghi né da indovini (27). Ma c'è un Dio nel cielo che rivela i segreti, ed egli ha fatto conoscere al re Nebukadnetsar ciò che avverrà negli ultimi giorni. Questo è stato il tuo sogno e le visioni della tua mente sul tuo letto (28)".

Non leggerò l’interpretazione del sogno del re. Merita una riflessione a parte che a suo tempo, un giorno faremo. Vorrei però concentrarmi su questo: Chi ha ricevuto gloria da tutto questo? Daniele diede gloria a Dio! Potremmo dire che la quarta risposta al non credente in crisi che viene a noi per chiedere aiuto: Che egli stesso giunga a lodare Dio!

E’ un’esperienza entusiasmante quando Dio ci usa per fare una differenza nella vita di un non credente. E’ ancora più entusiasmante quando il non credente ha la fama e la celebrità del re di cui qui si parla. Quale potrebbe essere a questo punto la tentazione? Si, la tentazione è di tenere la gloria tutta per noi stessi. Certo questa sarebbe stata un’ottima opportunità per Daniele per conquistarsi fama e prestigio. Avrebbe potuto addebitare a sé stesso il merito e la forza di quanto era successo. Dal punto di vista umano avrebbe guadagnato tantissimi punti! Daniele, però, si rende conto che il suo scopo era quello di glorificare Dio, non sé stesso. Facendo così, alla fine, Dio avrebbe onorato lui.

"Allora il re Nebukadnetsar cadde sulla sua faccia e si prostrò davanti a Daniele; quindi ordinò che gli presentassero un'offerta e dell'incenso (46). Il re parlò a Daniele e disse: "In verità il vostro Dio è il Dio degli dèi, il Signore dei re e il rivelatore dei segreti, poiché tu hai potuto rivelare questo segreto" (47). Allora il re rese Daniele grande, gli diede molti e grandi doni, lo fece governatore di tutta la provincia di Babilonia e capo supremo di tutti i savi di Babilonia (48)".

Siamo arrivati al punto della nostra maturità cristiana dove siamo disposti a dare gloria solo a Dio per ogni nostro successo o iniziativa? Qui sta il punto cruciale del messaggio. Tutto questo serve per richiamare l’attenzione verso Dio, non verso noi stessi! Dobbiamo fare ogni cosa affinché Dio ne sia glorificato, e poi eventualmente Dio ci onorerà. Facciamolo nell’altro modo, e falliremo certamente.

Conclusione

No, non esiste una persona per quanto ricca, famosa, e di successo, che possa essere veramente realizzata senza avere un autentico rapporto di comunione con Dio. Anche se molti fanno di tutto per negarlo, tutti abbiamo bisogno di essere in comunione con Chi ci ha creato. Tutti prima o poi passeremo qualche momento di crisi più o meno profonda, e ci dovremo rendere conto di chi siamo e di chi veramente abbiamo bisogno. Era successo per il re Nebukadnetsar e Daniele era là per accompagnarlo a trovare in Dio la risposta alle sue frustrazioni.

Il cristiano professante che ha il coraggio di distinguersi dal mondo per la sua fede senza compromessi è osservato con attenzione dal mondo, certo anche per coglierlo in fallo alla minima sua incoerenza. Il mondo, però, invidia la sua fede, cosa che, naturalmente, in situazioni normali, non ammetterebbe mai. Quando però si trova alle strette, in una crisi della quale non vede uscita, quando ogni risorsa umana viene alla fine rivelando la sua impotenza, egli si rammenta del credente, e lo va a cercare ed è pronto a conoscere da lui il segreto della sua forza. Allora dobbiamo essere in grado di testimoniargli con gentilezza e discrezione che il Dio vero e vivente deve essere sovrano anche sulla sua vita e che solo in comunione con Lui egli potrà venire a capo della sua situazione. Accadrà, ne possiamo stare certi. Allora, come Daniele, dovremo prendere l’iniziativa, con discrezione e discernimento, sollecitare la preghiera e l’appoggio di altri cristiani, e quando tutto giungerà a lieto fine, passare la gloria da noi a Dio.

Forse qui oggi stesso c’è qualcuno che è in crisi ma che non conosce la potenza di Cristo. E’ forse una persona che ode per la prima volta parlare di Dio. Io non vorrei che andasse via senza essere persuaso che Dio può e vuole venire in suo soccorso, anche se magari prima Lo aveva disprezzato. E’ pure successo con molti di noi. In tempi di crisi siamo stati provvidenzialmente costretti a rivolgerci a Dio ed un cristiano ci ha aiutati con delicatezza, a scoprirlo in Cristo come Padre, Amico, e Salvatore. Gli abbiamo chiesto perdono e da allora non abbiamo più voluto abbandonarlo per essere sempre vicino a Lui, non solo in tempo di crisi. Che così possa essere per ciascuno di noi qui oggi.

 

(tratto da un sermone di Dave Redick, Pulpit Minister della Hwy 20 Church of Christ in Sweet Home, Oregon. Paolo Castellina, venerdì 9 ottobre 1998. Tutte le citazioni, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla versione Nuova Diodati, ediz. La Buona Novella, Brindisi, 1991).

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