La sfida del possibile: la risurrezione del corpo


Il testo

L'annuncio pasquale della Chiesa cristiana risuona inalterato e con forza tramite le parole degli apostoli e dei profeti, in questi termini:

"Vi ricordo, fratelli, il vangelo che vi ho annunziato, che voi avete anche ricevuto, nel quale state anche saldi, mediante il quale siete salvati, purché lo riteniate quale ve l'ho annunziato; a meno che non abbiate creduto invano. Poiché vi ho prima di tutto trasmesso, come l'ho ricevuto anch'io, che Cristo morì per i nostri peccati, secondo le Scritture; che fu seppellito; che è stato risuscitato il terzo giorno, secondo le Scritture; che apparve a Cefa, poi ai dodici. Poi apparve a più di cinquecento fratelli in una volta, dei quali la maggior parte rimane ancora in vita e alcuni sono morti. Poi apparve a Giacomo, poi a tutti gli apostoli; e, ultimo di tutti, apparve anche a me (...) Sia dunque io o siano loro, così noi predichiamo, e così voi avete creduto" (1 Co. 15:1-7).

E' un annuncio ardito da farsi in mezzo a questo mondo cinico e scettico, però è l'unico che davvero sia qualificante per la fede cristiana e che la renda davvero unica nell'ambito delle religioni e delle filosofie in cui alcuni la vorrebbero accomunare.

Un dato fondante

Una ventina d'anni fa uno scettico chiese un giorno ad un pastore cristiano: "Se potesse essere provato che Gesù Cristo non risorse mai veramente dai morti, che cosa cambierebbe?". Il pastore rispose: "Se Gesù non fosse veramente risorto dai morti, allora venti secoli di predicazione e di insegnamento cristiano non sarebbero altro che uno scherzo crudele. Allora quelli che sono morti confidando in Gesù sarebbero perduti per sempre. Allora tutti coloro che credono in Cristo ancora vivrebbero sotto l'inesorabile condanna che merita il loro peccato. Se la risurrezione non fosse vera, il Cristianesimo non sarebbe che un'impostura, il più grande imbroglio mai escogitato nel corso della storia, la più grande menzogna mai perpetrata ai danni dell'umanità. Allora per onestà farei meglio a chiudere le porte della chiesa e a dire a tutti: 'la domenica state pure a dormire o fate qualunque altra cosa vi piaccia, perché non avrei più nessuna buona notizia da annunciarvi, nessun Evangelo, nessun perdono, nessuna speranza…". Una risposta onesta, non è vero?

Senza dubbio questa è la conclusione a cui sono giunti molti nostri contemporanei che, nella loro incredulità, hanno liquidato per loro stessi e per sempre la "questione chiesa" e "fede cristiana". Allo stesso modo è l'incapacità a credere nella risurrezione di Cristo e ad annunciarla con forza e gioia come i primi cristiani, che oggi conduce ancora molti predicatori, influenzati dal razionalismo materialista, a interpretarla magari "in senso simbolico o ideale" rendendo poi la loro chiesa, privata di ogni aspetto trascendente, simile per lo più ad un club umanitario, ad un sindacato, o ad un partito politico.

Qualcuno ha osservato come oggi in chiesa "si parli poco di risurrezione". In effetti, come afferma Vincenzo Paglia sulla rivista Liberal del 2.4.1998, questo "è assolutamente paradossale. Anche perché la domanda sull'aldilà, che è poi la domanda radicale sul senso della vita, è tra quelle che ci toccano più da vicino".

La risurrezione di Gesù Cristo dai morti, con tutto ciò che essa comporta per la nostra vita, rimane l'annunzio centrale e l'ardita sfida che la fede cristiana lancia al mondo.

Combattere su due fronti

I fronti sui quali oggi la fede cristiana deve combattere, reiterando inalterato l'annuncio dell'Evangelo di Gesù Cristo, sono sostanzialmente due.

(1) Il primo è quello del miope razionalismo materialista che, riducendo l'essere umano ad un accidente di una cieca evoluzione, vede tutta l'identità umana in un gioco della materia in perenne e casuale movimento. Esso considera la risurrezione ed ogni spiritualismo come un'alienante ed oziosa illusione della mente umana.

(2) Il secondo è il risorgente e popolare spiritualismo moderno. Esso propaganda la sopravvivenza automatica dell'anima individuale che entrerebbe, dopo la morte del corpo, in misteriose dimensioni dello spirito o si reincarnerebbe in nuovi individui. Questa posizione sta diventando popolare perché è una visione "ottimista" della realtà che darebbe speranza a tutti senza essere troppo impegnativa a livello etico, morale e religioso. Quante volte infatti, anche in cosiddetti funerali cristiani, si predica non l'Evangelo di Gesù Cristo ma questa vaga e consolatoria speranza a buon mercato!

Queste opposte concezioni conducono così molti a ritenere superflua la fede cristiana e, di fatto, sia chi sceglie una che chi sceglie l'altra, se ne allontana senza rimpianti, con tutti gli annessi e connessi…

Né una né l'altra

L'Evangelo della risurrezione di Gesù Cristo attacca come menzogneri e del tutto inadeguati ad ispirare la vita umana, sia il pessimismo materialista che l'ottimismo spiritualista. Il primo perché è una visione miope della realtà che non tiene conto dell'incapacità dei sensi umani non educati ad andare oltre a ciò che è materiale. Il secondo perché prospetta un generico aldilà in presenza di un Dio non bene definito al quale si accederebbe appunto senza particolari requisiti etici, morali o religiosi.

L'Evangelo della risurrezione di Gesù Cristo non riduce la realtà alla sola materia o l'aldilà al solo spirito. Esso rivela che la realtà in cui noi viviamo - senza dubbio molto più complessa di quanto appaia ai nostri occhi ed agli occhi di una qualunque scienza - è stata creata da Dio (chiaramente definito) come l'habitat naturale della creatura umana, fatta ad immagine e somiglianza di Dio. Questa realtà è degenerata a causa del peccato umano e noi stessi, destinati a ben più alti livelli di vita, conosciamo la corruzione, la malattia e la morte.

Proprio per combattere e vincere questa degenerazione, Iddio stesso, con infinito amore e misericordia, entra in questa realtà nella Persona di Gesù Cristo e vi opera concretamente. Chiama a Sé, trasforma ed educa creature umane e le rende cittadini adatti della nuova creazione che subentrerà all'attuale. Si rende Egli stesso soggetto alla morte ed alle miserie di questa realtà degenerata ed attraverso la Sua morte capovolge la logica della morte stessa: "Cristo morì per i nostri peccati" , e risorge come "primogenito" o "prototipo" di questa nuova realtà: "è stato risuscitato il terzo giorno".

La risurrezione di coloro che, durante la loro vita, si sono affidati al Salvatore Gesù Cristo è il superamento della realtà che conosciamo, ma non in un'esistenza "da fantasmi" né in un semplice ritorno come individui diversi. Essa sarà per noi vita "anima e corpo" in una nuova realtà, una nuova creazione, una creazione rinnovata. Il Credo apostolico afferma: "Credo la risurrezione dei corpi e la vita eterna".

Difficile a comprendere!

Il concetto lascia perplessi ed increduli molti nostri contemporanei, ma non solo, perché l'apostolo Paolo, nel nostro testo di base, si rivolge originariamente proprio a persone che contestavano l'idea della risurrezione dei corpi. Com'è possibile, ci si chiede che un corpo che, in contrasto con ogni legge della fisica scoperta e verificata dall'uomo, si ricomponga in una sostanza del tutto nuova preservando così e per sempre la sua identità personale? Sia per i materialisti che per gli spiritualisti, l'annuncio centrale della fede cristiana della risurrezione di Cristo e con Cristo di tutti coloro che Gli appartengono indubbiamente è assurdo e inesplicabile.

Dimentichiamo le storie sui fantasmi della letteratura e del cinema che, per altro, trovo abbastanza disgustose. In realtà che farebbe un'anima senza il corpo E' impossibile correre o camminare, abbracciare o fare l'amore, o persino pensare e parlare, vedere e sentire, fare esperienza di qualunque cosa nella realtà, senza un corpo.

La concezione biblica della vita dopo la morte non si fonda su un semplice "eterno riposo" o su una piatta non meglio definita sopravvivenza. La vita eterna non è meno che la vita che conosciamo, ma molto di più. Il che significa che tutte le gioie di questa vita non sono che un assaggio di ciò che Dio ha in mente per noi. Per godere, però, della vita dopo la morte, abbiamo bisogno di un corpo adatto alla realtà celeste.

I racconti di Pasqua descrivono come il corpo di risurrezione di Gesù apparve per quaranta giorni prima dell'Ascensione. Era libero dalle limitazioni terrene, ma Egli aveva ancora un corpo che poteva camminare con i discepoli sulla strada che porta ad Emmaus, Egli poteva mangiare e parlare, e persino Gesù aveva potuto preparare una colazione per i discepoli che avevano pescato per tutta una notte sul lago di Galilea.

"Soluzioni" alternative

Il nostro problema è che quando avviene la morte noi sappiamo che il corpo si corrompe e non rimane più nulla. In un'esplosione atomica il corpo e la mente si disintegrano immediatamente e totalmente. Sempre più persone vengono cremate dopo la loro morte. Si capisce così come dubbi sulla risurrezione che la Bibbia annuncia siano sempre più comuni.

Sia nella filosofia indù che in quella greca troviamo l'idea che l'anima sia stata prima imprigionata nel corpo, e che alla morte finalmente ne sfugga. Questo rende più accettabile l'idea che il corpo sia lasciato indietro e venga distrutto. Nelle Scritture dell'Antico Testamento, però, non c'è alcuna linea divisoria fra il nostro corpo, mente, emozioni e personalità totale. Questo significa che fintanto che l'intera personalità fatta di corpo e mente non risorge, non vi è altro che sopravvivenza in un mondo di ombre, il soggiorno dei morti, chiamato Sheol o Ades nella Bibbia.

Logicamente è possibile!

Come potremmo immaginarci una tale risurrezione della nostra personalità totale? Ecco un breve racconto di fantascienza. Non pensiate che sia assurdo perché spesso la fantascienza ha precorso i tempi.

C'era una volta un professore di filosofia che aveva un androide di nome Elena. Un androide è una simulazione computerizzata di una persona. Elena poteva giocare a scacchi, rispondere a delle domande, tradurre in altre lingue, risolvere problemi di matematica, muoversi nella stanza e assolvere a diversi compiti. Il professore si era molto affezionato a Elena, ma le sue componenti continuavano a deteriorarsi ed un giorno gli fu detto che, non c'era altro da fare, questa simulazione elettronica doveva essere del tutto eliminata, cancellata, distrutta. A quest'idea il professore si sentiva addolorato e affranto. Così chiese agli ingegneri informatico di conservarla in vita. Arrivarono così ad una proposta. Essi gli avrebbero costruito una nuova Elena, che avrebbe avuto braccia e gambe, una speciale nuova pelle, una bocca appropriata, naso, orecchie ed occhi. Avrebbe pure avuto una memoria grandissima ed un disco rigido interno per rendere possibile praticamente ogni tipo di pensiero umano. Essi avrebbero copiato tutte le tracce di memoria, abitudini e capacità della vecchia Elena e le avrebbero trasferite alla nuova. La prima Elena venne così del tutto cancellata ed il professore preparò uno speciale ma triste funerale in suo onore. Con grande sua sorpresa, tre giorni più tardi, Elena, la nuova Elena, entrò nel suo ufficio. Cominciando a parlarle insieme la riconobbe immediatamente. Era bellissima, poteva nuotare e giocare a tennis. Amava essere abbracciata e poteva baciare. Naturalmente da allora vissero felici e contenti…

Il punto di tutto questo è che noi tutti sappiamo che l'informatica e l'automazione progrediscono giorno dopo giorno. Non possiamo però concepire scienziati di informatica che riescano a costruire una Elena vivente almeno per i prossimi dieci anni. L'idea però di trasferire tutti i dati che abbiamo nel nostro computer in un computer migliore, già accade: lo fa normalmente chi possiede un computer e ne compra un altro più aggiornato. L'idea quindi di conservare in una memoria tutto ciò che noi siamo ora e di trasferirlo in un corpo di risurrezione, non è logicamente impossibile. Il solo problema è: chi mai potrebbe compiere questa operazione quando moriamo? Se noi siamo atei, non c'è alcun ingegnere informatico che possa operare questa risurrezione.

E' l'opera ricreatrice di Dio

Nella Sua morte e risurrezione Gesù apparve in una forma che i discepoli increduli potevano immediatamente riconoscere. Continuò ad apparire per quaranta giorni dando ai Suoi discepoli l'assoluta certezza che una risurrezione prototipo era di fatto avvenuta. Ovviamente se Dio ci ha progettati per vivere in questo mondo, sarebbe facile per lui "copiare" la nostra personalità totale prima che noi moriamo, e metterla in un corpo di risurrezione adatto alla vita nella dimensione celeste.

Tutto questo avviene quando si diventa cristiani. Potrei usare gli stessi termini informatici. La Bibbia ci parla di un registro, una "banca dati", che Dio possiede, e che accompagna ciascuno di noi e che registra meticolosamente la nostra vita, come un "back up" permanente della nostra vita. Ci accompagna durante la nostra vita terrena e ci seguirà nell'eternità. Ciascuno di noi, dal modo in cui vive, dalle parole che dice, da quello che compie, accumula, per usare un'espressione di Gesù, "le sue ricchezze in cielo" (Mt. 6:20). Quando noi ci affidiamo al Salvatore Gesù Cristo, noi gli affidiamo "la memoria" della nostra vita. Egli la purifica da ogni "virus". A suo tempo, quando il nostro corpo terreno si guasterà e morendo scomparirà, nella nuova creazione, Iddio prenderà questa completa memoria della nostra personalità ed individualità e la trasferirà ad un nuovo corpo, adatto alla dimensione celeste.

L'unica questione è che se Egli ci ami abbastanza per volerci nella Sua famiglia eterna. Ecco perché Giovanni 3:16 sta al cuore della fede cristiana. Esso dice: "Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna". Potremmo anche farne la seguente parafrasi: "Dio ha tanto amato gli umani da fare in modo di mandare Suo Figlio nel mondo affinché chiunque si rapporti a Lui con fede, affidandogli completamente la sua vita, non venga cancellato dall'esistenza, ma sia fatto risorgere a vita eterna". In un certo senso, la parte "più difficile" per Dio è quella di farci aprire a Lui durante questa vita, di farci essere gioiosamente disposti ad essere amati ed ad amare. Per Lui farci risorgere nella Sua eterna famiglia è facile!

Conclusione

Vincenzo Paglia, nel già citato articolo, scrive correttamente: "La risurrezione è … essere trasportati in un mondo nuovo ove non c'è più né morte, né lutto, né male, né guerre, né solitudine. La fatica a comprenderlo sta a dire la grandezza di questa nuova dimensione di vita. Del resto, se il feto umano, mentre è ancora nel seno della madre, dovesse immaginare il mondo che lo attende, come potrebbe pensarlo? Il cuore del mistero della risurrezione è deposto nel giorno di Pasqua e nell'esperienza che i discepoli fanno con Gesù: lo vedono, lo toccano, mangiano con lui: è lo stesso di prima, conserva persino i segni della passione, eppure è totalmente diversi. Gesù è entrato nella dimensione definitiva della 'vita', ma vi è entrato non con l'anima, bensì tutt'intero: con la sua anima e la sua carne, con tutta la sua storia. Così per noi. Nulla di ciò che siamo e compiamo viene perduto, tutto viene salvato. E' tutto il mistero della speranza cristiana: Più che credere nell'aldilà, io credo in un mondo radicalmente libero dal male e dalla morte".

Che questa possa essere la nostra fede da vivere pienamente e da annunciare, il vangelo che abbiamo ricevuto, nel quale stiamo saldi, e che riteniamo fermamente. Così sia.

Soli Deo Gloria


Tempo di Riforma, a cura del past. Paolo Castellina