Una fede da portare avanti con audacia


Minestra insipida

Facendo anche solo un rapido confronto fra i messaggi inviati dalle nostre autorità, durante questi secoli di storia svizzera, in occasione della Festa Federale di ringraziamento, di pentimento e di preghiera, si nota, nonostante le buone intenzioni, un lento scivolamento d'accento. Da un'esplicita confessione di fede biblica e cristiana, da un'esplicita riaffermazione dell'importanza e centralità dei valori spirituali, etici e morali radicati nella Bibbia, si è scivolati in una generica affermazione di ideali importanti si, ma vaghi ed astratti: solidarietà, giustizia, pace, protezione, sicurezza sociale… Del tutto soggettivo diventa il contenuto di queste astrazioni, del tutto assente o molto vago il riferimento a Colui che può rendere di fatto possibile, nella vita della gente, la realizzazione di questi ideali, l'effettivo ed auspicato ravvedimento.

Certo, mi direste, i tempi cambiano. La nostra società è pluralista e, dicono, "bisogna essere per forza vaghi" in queste dichiarazioni ufficiali, "non si può offendere qualcuno". E' vero, ma nello sforzo "politicamente corretto" di "non offendere", in realtà si svuotano di significato quegli stessi ideali, se ne oscurano le origini e li si trasforma in parole prive di forza. Se poi aggiungiamo il fatto che questa Giornata di Preghiera, istituzione secolare che nobilita il nostro Paese, sia sempre di più presa alla leggera da una nazione il cui cuore è sempre di più lontano da Dio e dalle Sue leggi, e che smantella giorno dopo giorno tutti i principi etici e morali d'origine biblica per i quali era stata ammirata dal mondo intero, il quadro risultante è davvero deprimente.

Uno dei testi biblici raccomandati per questa domenica, invece, va del tutto controcorrente. Esso ci parla di una fede che va proclamata e vissuta con coraggio e determinazione da persone che rifiutano la "minestra insipida" che vorrebbero farci mangiare oggi.

Il testo biblico

Leggiamo così la Parola di Dio come ci proviene dalla lettera ai Romani, cap. 10 dal verso 9.

"…poiché se confessi con la tua bocca il Signore Gesù, e credi nel tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato. Col cuore infatti si crede per ottenere giustizia e con la bocca si fa confessione, per ottenere salvezza, perché la Scrittura dice: "Chiunque crede in lui non sarà svergognato". Poiché non c'è distinzione fra il Giudeo e il Greco, perché uno stesso è il Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano. Infatti: "Chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato". Come dunque invocheranno colui nel quale non hanno creduto? E come crederanno in colui del quale non hanno udito parlare? E come udiranno, se non c'è chi predichi? E come predicheranno, se non sono mandati? Come sta scritto: "Quanto sono belli i piedi di coloro che annunziano la pace, che annunziano buone novelle!". Ma non tutti hanno ubbidito all'evangelo, perché Isaia dice: "Signore, chi ha creduto alla nostra predicazione?". La fede dunque viene dall'udire, e l'udire viene dalla parola di Dio. Ma io dico: Non hanno essi udito? Anzi, "La loro voce è corsa per tutta la terra, e le loro parole fino agli estremi confini del mondo" (Ro. 10:9-18).

I. Caratteristiche personali della fede

In primo luogo questo testo biblico ci parla della fede alla quale il Signore, nella Sua Parola, ci chiama, come composta da sette caratteristiche.

1) E' un'aperta confessione. "…poiché se confessi con la tua bocca il Signore Gesù". Deve essere una fede confessata apertamente, senza vergogna né reticenza alcuna.

Implica un atteggiamento di coraggiosa contrapposizione al qualunquismo ed all'ideologia dominante, a quel senso di malintesa "riservatezza" che vorrebbe relegare nelle "cantine" del privato la propria fede. Il cristiano però rifiuta di praticare la propria fede in casa e con le persiane ben chiuse... Essere cristiani significa avere il coraggio delle proprie convinzioni.

Siamo chiamati a confessare la nostra fede con ardimento rifiutando il senso moderno per cui una certa misura di dubbio e di incertezza sarebbe premiante e "sintomo di maturità". Non è questo che insegna il Signore Gesù!

2) E' fortemente radicata. "…credi nel tuo cuore". La fede cristiana autentica è una fede radicata nel profondo del proprio cuore e per questo determinante nei nostri pensieri, volontà e sentimenti. Implica perciò una personale coerenza di fondo. Essa non è una verniciatina di cristianesimo "di tradizione" o un formale riconoscimento di valori comunque per noi lontani. Implica persuasione e quindi impressione profonda, il che è frutto dell'opera interiore dello Spirito Santo, il quale invochiamo proprio per potere ottenere questo tipo di fede.

3) Ha un contenuto preciso. "…che Dio lo ha risuscitato dai morti". La fede cristiana non è una vaga accozzaglia di buoni sentimenti o ideali astratti. Essa si focalizza nella Persona del Signore Gesù, secondo l'autorevole e definitivo insegnamento della Bibbia. Implica cioè idee chiare e bene informate. L'accento qui sulla risurrezione indica come la fede cristiana autentica corrisponda ad una precisa concezione del mondo, una concezione che si contrappone a quelle prevalenti come il materialismo o il razionalismo.

4) Gode dell'approvazione di Dio. "…sarai salvato". La fede cristiana autentica "salva" solo quando assume le caratteristiche autorevolmente stabilite da Dio, quelle cioè che Dio accetta. Solo una tale fede è "salvifica", cioè valida, autentica, produttiva. Essa "funziona" e certo non si rileva una pia illusione quando è come è stabilito chiaramente da Dio che essa sia. Solo così essa:

5) Opera giustizia. "Col cuore infatti si crede per ottenere giustizia". Il peccato, che ha sede nel cuore, irradia la propria malvagia influenza in tutto il nostro essere (intelletto, volontà, sentimenti) e si manifesta in fatti contrari alla volontà di Dio. Un cuore, invece, toccato e purificato dalla grazia di Dio in Cristo, viene trasformato ed irradia ciò che è conforme alla volontà di Dio, cioè la giustizia. Molti ritengono inefficace ed inutile la fede cristiana, ma così è soltanto quando è falsa ed apparente, non come dovrebbe essere!

6) Prende posizione. "Con la bocca si fa confessione, per ottenere salvezza". La fede cristiana non promuove la neutralità… ma ci fa prendere chiare posizioni, anche quando è scomodo o impopolare farlo. Con la bocca si dichiara da "che parte stiamo": dalla parte di Cristo e dei valori che la Bibbia afferma. Il Signore Gesù disse: "…perché chi si vergognerà di me e delle mie parole, in mezzo a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo, con i santi angeli" (Mr. 8:38). Agli occhi di Dio è necessaria una precisa presa di posizione, una "scelta di campo". Solo questa fede:

7) Resiste alla prova dei fatti. "Chiunque crede in lui non sarà svergognato". Questa fede soltanto porterà il suo frutto, ed alla prova dei fatti verrà convalidata, confermata. Di essa non dovremmo mai vergognarcene. C'è qualcuno che teme che stando dalla parte di Cristo, dovrà un giorno magari ammettere con vergogna di aver fatto la scelta sbagliata? No, "Chiunque crede in lui non sarà svergognato".

II. L'estensione dell'offerta

Il nostro testo prosegue indicando a chi sia rivolto l'appello della fede: "…poiché non c'è distinzione fra il Giudeo e il Greco, perché uno stesso è il Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano. Infatti: Chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato".

Questo appello alla fede, questa proposta di fede, questo comando di fede, ha caratteristiche universali. Essa comporta una:

1) Estensione di destinatari. "Poiché non c'è distinzione…". Non è limitato ad una particolare categoria di persone, a persone in particolari condizioni psicologiche o sociali, a determinate nazioni o culture, a quelli che particolarmente "la gustano". "Io ho la mia, tu la tua… per te funziona, per me no: funziona qualcos'altro…". No, sottomettersi al Signore Gesù è un comando che riguarda tutti, perché Egli è il Re dei re ed il Signore dei Signori, il Re dell'universo che non ha e non tollera rivali. Essa comporta una:

2) Estensione di ricchezza. "…ricco verso tutti quelli che lo invocano". Essa è una ricchezza sostanziale messa a disposizione dell'essere umano peccatore in sorprendente misura, senza per questo doverla "meritare". Essa è un dono d'amore, un dono di grazia. Essa comporta una:

3) Estensione di potenzialità. "Chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato". Essa riguarda e potenzialmente "funziona" per ogni essere umano che invochi "il nome del Signore". La sua potenzialità è illimitata come illimitato è il potere di Cristo, artefice della stessa creazione e redenzione, il Salvatore del mondo.

III. Responsabilità

Un tale appello universale a questa specifica fede comporta, da parte di chi ne è stato investito e che l'ha accolta una responsabilità. Si tratta della responsabilità, da parte del popolo di Dio, di portarla a conoscenza al mondo intero, in ogni tempo e paese.

1) La testimonianza. Dice il nostro testo: "Come dunque invocheranno colui nel quale non hanno creduto?". Per poter invocare Cristo, uomini, donne e bambini devono averne fiducia. Non si invoca uno sconosciuto, o qualcuno di cui non si sa di potersene fidare. Bisogna aver avuto gli elementi tali e necessari da sapere di poterne avere fiducia, la testimonianza. La pubblicità fa uso di "testimonial", di persone conosciute che dichiarino di aver "provato il prodotto" e che realmente "funziona". Questi "testimonial" viventi dobbiamo essere noi che portiamo il nome di Cristo. Se non sappiamo farlo dobbiamo porci serie domande sulla veracità della nostra confessione di fede.

2. L'azione diretta. "E come crederanno in colui del quale non hanno udito parlare?". La proclamazione pubblica è essenziale. Per credere in Lui la gente deve averne sentito parlare. Qualcuno potrebbe dire: "Chi non ne ha sentito parlare?". Certo, "si sente nominare" il nome di Cristo, spesso a sproposito, ma lo si è fatto e si fa in modo corretto ed adeguato affinché la gente, davanti a Lui, possa prendere una decisione a ragion veduta? L'Evangelo di Cristo deve essere annunciato. A Timoteo, l'Apostolo Paolo scrive: "predica la parola, insisti a tempo e fuor di tempo, riprendi, rimprovera, esorta con ogni pazienza e dottrina. Verrà il tempo, infatti, in cui non sopporteranno la sana dottrina ma, per prurito di udire, si accumuleranno maestri secondo le loro proprie voglie e distoglieranno le orecchie dalla verità per rivolgersi alle favole" (2 Ti. 4:2-4).

3. L'annunciatore. "E come udiranno, se non c'è chi predichi?". Per sentirne parlare sono necessari annunciatori. Ministri consacrati della Parola di Dio attivi in ogni campo, ma non solo. La responsabilità dell'annuncio spetta ad ogni cristiano, a seconda dei doni e delle opportunità che gli si presentano.

4. Il mandato. "E come predicheranno, se non sono mandati?". Per avere annunciatori bisogna averne la commissione, il mandato. Anche se oggi nemmeno di questo molti sembrano averne la certezza, il Signore, nella Sua Parola, ci dà l'esplicito mandato di annunciare l'Evangelo. "Poi Gesù si avvicinò e parlò loro dicendo: Ogni potestà mi è stata data in cielo e sulla terra. Andate dunque, e fate discepoli di tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro di osservare tutte le cose che io vi ho comandato. Or ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine dell'età presente. Amen" (Mt. 28:18-20). Questo preciso mandato deve essere fatto presente nella comunità cristiana senza reticenza. Il dovere che dobbiamo compiere deve essere chiaramente presentato, e lo Spirito del Signore farà poi pressione sulle singole coscienze non solo per risvegliarle a questa responsabilità, ma ispirando loro una vocazione personale.

IV. Corollario: l'incredulità

A questi testi, però, il Signore aggiunge come un corollario: "…Ma non tutti hanno ubbidito all'evangelo, perché Isaia dice: "Signore, chi ha creduto alla nostra predicazione? La fede dunque viene dall'udire, e l'udire viene dalla parola di Dio. Ma io dico: Non hanno essi udito? Anzi, La loro voce è corsa per tutta la terra, e le loro parole fino agli estremi confini del mondo".

Questo stesso testo ci pone di fronte alla triste realtà che "non tutti hanno ubbidito" all'Evangelo. Non tutti hanno ubbidito a mettere la Parola di Dio al centro della vita della Chiesa come regola unica della fede e della condotta. Non tutti hanno ubbidito a predicare fedelmente questa parola ma l'hanno alterata e mescolata con ideologie alienanti che l'hanno resa inefficace. Non tutti hanno ubbidito all'annuncio dell'Evangelo, per quanto li avesse raggiunti nel loro luogo e nel loro tempo, nel corso della loro vita. Non tutti hanno ubbidito e si sono sottomessi alla signoria legittima ed universale di Gesù Cristo. E quale ne è stata la conseguenza? Anime e corpi perduti, nazioni in disfacimento morale e spirituale. Il destino del mondo in forse… La Parola di salvezza è pure giunta "alle loro latitudini" ed essi l'hanno ignorata o giudicata come se non fosse vera o importante. Hanno preferito altre (ingannevoli) parole, altre (ingannevoli) ideologie, le loro illusioni che suggerivano loro di non averne bisogno. Che tristezza!

Eppure il Signore, con infinita pazienza, ci reitera sempre di nuovo, instancabile, il Suo appello al ravvedimento ed alla fede, appello che i nostri padri vollero dover essere ripetuto in queste speciali circostanze anche attraverso il "Mandato della Festa federale di preghiera". Lo renderemo forse vano? Continueremo ad ignorarlo finché esso non ci risuonerà più e terminato sarà il tempo della grazia, il tempo della riforma, il tempo dell'opportunità di ricostruire le nostre rovine morali e spirituali? Che il Signore Iddio ci dia la grazia di essere, in questa nostra generazione, testimoni fedeli della fede una volta per sempre tramandata ai santi!

[Paolo Castellina, sabato 20 settembre 1997 Tutte le citazioni, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla versione Nuova Diodati, ediz. La Buona Novella, Brindisi, 1991].

 


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