...diciamo di loro: Sono dei pazzi, degli sconsiderati, ma chi glielo fa fare? Chi sono? Sono gli appassionati dello "sport estremo", coloro che sfidano le possibilità stesse del corpo umano per compiere imprese che nessuno ha mai compiuto prima e che magari saranno pubblicate nel "Libro dei primati". Attraversano solitari gli oceani, si arrampicano sulle vette più alte, raggiungono senza respiratore le profondità del mare, si gettano con gli sci da un aereo per poi scivolare giù da ripidissime montagne innevate.
E' tipicamente umano il desiderio di eccellere, di spingersi là dove mai nessuno ha messo piede o ha mai potuto fare... Non speculiamo ora sulle loro motivazioni o critichiamoli: vogliono librarsi come aquile al di sopra della mediocrità e dell'umano conformismo, rifiutano il banale, ciò che è piatto, insipido, vuoto...
Con spirito simile a questo, il Signore Gesù chiamava i Suoi discepoli ad elevarsi, ad eccellere, ad "andare oltre". Egli dava loro il "coraggio di osare", di superare sé stessi e il mondo, di distinguersi dalla massa che si pasce nella mediocrità e nel conformismo, di camminare al di sopra del fango in cui tutti siamo immersi. Gesù però non accompagnava i Suoi discepoli a realizzare solitarie imprese sportive ma ad elevarsi moralmente e spiritualmente fin dove nessuno aveva mai osato! ...e questo per dimostrare le grandi potenzialità umane, non solo nel campo dello sport o della scienza e della tecnica, ma anche nel campo morale e spirituale ai fini di un autentico umano progresso. Perché Gesù credeva nel potenziale umano? Perché riaffermava che l'essere umano era stato creato ad immagine e somiglianza di Dio, e questa non è dottrina astratta ed accademica: presa sul serio può avere enormi implicazioni nella società in cui viviamo, e più di quando immaginiamo.
E' proprio nello spirito di chi voleva accompagnare i Suoi discepoli, spiritualmente e moralmente "oltre i limiti" di ciò che comunemente si ritiene possibile, che Gesù un giorno disse queste parole:
"Ma io dico a voi che udite: Amate i vostri nemici; fate del bene a coloro che vi odiano. Benedite coloro che vi maledicono e pregate per coloro che vi maltrattano. Se qualcuno ti percuote su una guancia, porgigli anche l'altra; e a chi ti toglie il mantello, non impedire di prenderti anche la tunica. Da' a chiunque ti chiede; e se qualcuno ti toglie il tuo, non glielo ridomandare. Ma come volete che gli uomini facciano a voi, così fate a loro. Ma se amate coloro che vi amano, che merito ne avrete? Poiché anche i peccatori amano coloro che li amano. E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Poiché i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a coloro dai quali sperate di riavere, che merito ne avrete? Anche i peccatori prestano ai peccatori, per riceverne altrettanto. Ma amate i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete i figli dell'Altissimo, perché egli è benigno verso gli ingrati e i malvagi. Siate dunque misericordiosi, come anche il Padre vostro è misericordioso" (Lu. 6:27-36).
Come a chiunque osa andare "oltre ai limiti", di fronte ad un'etica di questo genere sono molti coloro che la dichiarano stupida e folle. Ma noi ...non staremo a sentirli. Esaminiamo più da vicino le parole di questo testo. Il Signore Gesù dice:
I. "Ma io dico a voi che udite: Amate i vostri nemici; fate del bene a coloro che vi odiano" (27).
Innanzitutto notate quel "A voi che udite". Uno potrebbe dire: Ovvio! Certamente Gesù non si rivolgeva quel giorno a chi non era presente e non stava ...escludendo i sordi! ...Ma si può essere sordi in tanti modi! Sordo certamente alle Sue parole è chi le ascolta con spirito critico, derisorio o scandalizzato. Il discorso di Gesù è discriminante: lo rivolge a coloro che odono senza pregiudizi e con disponibilità, pronti ad imparare e a mettere in pratica ciò che ascoltano. Siamo noi fra questi?
"Amate i vostri nemici": "fin ora avete ascoltato ciò che la logica e la tradizione umana vi suggeriva. Al mondo sembra logico odiare i propri nemici, conservare nel cuore risentimento nei loro riguardi, e vendicarsi di loro. Però, se volete elevarvi spiritualmente e moralmente io vi dico di fare proprio il contrario, di amarli anche se vi danneggiano, ecco che cosa si rivelerà davvero rivoluzionario! E' normale avere dei nemici. La fede cristiana, soprattutto quando è vissuta coerentemente, ha molti nemici. Confondete dunque i vostri nemici con un atteggiamento che non si aspetterebbero: amateli! Certamente questo non significa approvare ciò che essi fanno o non esprimere mai nei loro confronti giusta indignazione; ma la persona deve essere amata, trattata con gentilezza e pietà, anche se vi è ostile. Certo questo amore non potrà essere l'amore spirituale che unisce fratelli in fede, uniti da un comune e profondo legame con Cristo, ma dimostrate loro amore! Allo stesso modo:
"Fate del bene a coloro che vi odiano". "Avete fin ora udito di fare del bene solo a coloro che vi sono amici e di maledire in cuor vostro coloro che vi odiano e vi arrecano danno, ma io vi dico di fare loro del bene!". La Scrittura dice: "Se dunque il tuo nemico ha fame dagli da mangiare, se ha sete dagli da bere; perché, facendo questo, radunerai dei carboni accesi sul suo capo" (Ro. 11:20). Quest'espressione curiosa potrebbe essere tradotta: "lo farai arrossire di vergogna". In pratica: neutralizzerai il suo odio.
II. "Benedite coloro che vi maledicono e pregate per coloro che vi maltrattano" (28).
"Vi sono altresì coloro che dicono male di voi in pubblico e vi maltrattano senza cagione, per invidia, malevolenza, cieco spirito di parte... Voi rispondete a tutto questo dicendo bene di loro e pregando per loro affinché Dio dia loro la grazia del ravvedimento!
"Lascia che ti maledica, non reagire", aveva detto l'Eterno a Davide di fronte alle continue maledizioni di Scimei. La Scrittura dice: "...così Davide e la sua gente continuarono il loro cammino; anche Scimei camminava sul fianco del monte, di fronte a Davide e, cammin facendo, lo malediceva, gli tirava sassi e lanciava polvere..." (2Sa. 16:13). Che fastidio! eppure la Scrittura dice: "...non rendete male per male od oltraggio per oltraggio ma, al contrario, benedite, sapendo che a questo siete stati chiamati, affinché ereditiate la benedizione" (1 Pi. 3:9). Si, dite buone parole, usate un linguaggio gentile, espressioni pacate e pazienti. Benedire qui non significa lodare, ma continuare ad usare verso un comportamento benevolo.
Pregare per coloro che ci maltrattano è proprio quello che fece Cristo stesso quando, inchiodato sulla croce, pregava per i Suoi crocifissori che Lo trattavano nel modo più crudele e Lo insultavano. Diceva: "Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno", lasciandoci così un esempio da seguire. Lo stesso si rileva nell'atteggiamento di Stefano condannato alla lapidazione. Si tratta del tipico spirito dell'autentico cristianesimo. Le parole seguenti aumentano le nostre difficoltà...
III. "Se qualcuno ti percuote su una guancia, porgigli anche l'altra; e a chi ti toglie il mantello, non impedire di prenderti anche la tunica" (29).
Non c'è nulla di più contrario alla nostra natura, eppure questo è stato l'atteggiamento costruttivo di tanti eroi della fede. Porgi a chi ti ha schiaffeggiato anche la guancia sinistra, per colpire anche quella, se lo desidera. E' un'espressione proverbiale, ma che sta a significare la maggior forza morale del perseguitato. Gesù la usa per insegnare la pazienza nel sopportare ingiurie ed affronti, non cercare vendetta privata, al contrario, soffrire di più che indulgere nella rivalsa.
Per sottolineare Gesù prosegue con un'espressione similare. Non dobbiamo essere estremi nell'esigere il nostro diritto. Sii disposto a "lasciargli anche la tunica" pur di non litigare. Qui il valore da privilegiare non è la giustizia, ma l'assenza di conflitti. Lascia a Dio difendere la tua causa. Però, come in un insopportabile e provocatorio crescendo, Gesù rincara la dose:
IV. "Da' a chiunque ti chiede; e se qualcuno ti toglie il tuo, non glielo ridomandare" (30).
"Ma questo è inaccettabile!", diranno molti. Eppure, a tutti, Giudei o pagani che siano, amici o nemici, credenti o non credenti, buoni o cattivi, degni o indegni, che lo meritino oppure no, che chiedono elemosine, sia cibo che denaro: Dà gratuitamente, con prontezza, con gioia, certo secondo le tue possibilità, e secondo che la necessità, secondo le circostanze, ...ma dà, dona, offri. Qui Gesù parla di chi ti chiede un prestito ...e tu sai che probabilmente non sarà in grado di restituire. A tale persona non esigere la restituzione, ma, se non potrà restituire, condonagliela. Ogni quel tanto in Israele veniva proclamato: "Il tempo della remissione". Cristo l'ha riaffermato come pratica costante!1 Se Dio ha disposto che quel debitore sia insolvente, non pretendere contro di lui il vantaggio di quel che pure sarebbe giusto che tu avessi!
V. Ed ecco la "regola aurea" della fede cristiana che tanto la rende tipica: "Ma come volete che gli uomini facciano a voi, così fate a loro" (31).
Questo vuol dire: Fate finta che voi siate in quella situazione. Come vorreste che gli altri si comportassero con voi? Questa "regola d'oro" è la somma della Legge e dei profeti, cioè di tutto l'insegnamento biblico.
"In tutto questo comportamento che io vi comando, vi è pure una logica ad esso inerente", dice Gesù.
VI. "Ma se amate coloro che vi amano, che merito ne avrete? Poiché anche i peccatori amano coloro che li amano" (32).
Anche nella logica corrente l'amore vero è un atto di gratuita generosità. Amare chi ci ama è facile. Amare chi ci ama è un debito di riconoscenza, un dovere da compiere per il quale non bisogna aspettarsi un grazie, è uno scambio naturale. Amare chi non ci ama, amare chi ci odia e certo non apprezzerà il nostro gesto è impegnativo, implica sforzo, iniziativa, è una sfida, andare ai limiti della capacità umana come un'impresa sportiva che ci mette a dura prova, è eroico e quindi meritorio.
Ecco dunque che come cristiani siamo chiamati proprio a oltrepassare ciò che è comune a questo mondo. Il Signore Gesù disse: "Perciò io vi dico: Se la vostra giustizia non supera quella degli scribi, e dei farisei, voi non entrerete affatto nel regno dei cieli" (Mt. 5:20). Amare chi ci ama lo possono anche fare coloro che non tengono in alcun conto l'onore della Persona e della legge di Dio.
VII. "E se fate del bene a coloro che vi fanno del bene, che merito ne avrete? Poiché i peccatori fanno lo stesso" (33)
Anche fare del bene a chi ci fa del bene non implica alcuna gloria e merito. Lo "scambio di favori" è comune anche ...fra i mafiosi! Prestiti ed atti di solidarietà fra gente dello stesso clan, gruppo, famiglia, fra coloro che si sono legati da un patto di solidarietà è normale. Fare del bene a chi non si è tenuti a farlo, a chi nemmeno si è legato ad un patto di reciprocità, questo si che è notevole! Vedi ad es. il patto che lega i Massoni!
VIII. "E se prestate a coloro dai quali sperate di riavere, che merito ne avrete? Anche i peccatori prestano ai peccatori, per riceverne altrettanto" (34).
Il prestito di denaro è meritorio? Beh, è utile e conveniente, ma è una virtù? Il prestito di denaro è pratica comune. Si presta denaro con l'intesa che verrà restituito. Le banche traggono dal prestito di denaro, attraverso gli interessi, un cospicuo guadagno. E poi vi sono gli usurai e gli strozzini che applicano interessi altissimi. Essi si ritengono degli utili benefattori, ma lo sono davvero?
Prestare invece a chi magari non potrà restituirci il prestito, senza volerne trarre un guadagno personale: questo è meritorio, dà gloria ed onore a Dio! La solidarietà autentica è del tutto gratuita.
Amare chi ci ama è facile, fare del bene a chi ci fa del bene è facile, prestare da chi sappiamo ci restituirà è facile. Gesù però non ci propone ciò che è facile. Gesù non ha mai detto essere facile seguirLo.
IX. "Ma amate i vostri nemici, fate del bene e prestate senza sperarne nulla, e il vostro premio sarà grande e sarete i figli dell'Altissimo, perché egli è benigno verso gli ingrati e i malvagi" (35).
Il succitato comportamento dimostrerà che voi siete veramente figli di Dio, dello stesso carattere dimostrato da Dio, compatibili con Lui e seguaci Suoi, e in questo sarà il vostro premio. Questa è la motivazione di fondo dell'etica del cristiano: nel proprio comportamento assomigliare a Dio!
Fare del bene e prestare dunque non solo ai nostri amici, ma anche ai nostri nemici, "senza sperarne nulla" vuol dire non respingerli pur sapendo che non potranno ricambiare. C'è chi non fa questo perché ha paura di impoverire e di andare in fallimento. Qui però c'è la sorpresa, la contraddizione alle nostre umane paure: Dio vi benedirà nelle vostre sostanze terrene quaggiù, e non dimenticherà nemmeno dopo quello che avrete fatto.
Coloro che agiscono sulla base del principio della grazia e con esso agiscono con disponibilità e beneficenza verso i propri consimili, verranno resi manifesti come autentici figli di Dio. Perché? Perché sarà palese che sono nati da Lui, che sono stati resi partecipi della Sua divina natura, che Gli rassomigliano imitandolo.
Infatti Dio è proprio così, Egli è "benigno verso gli ingrati e i malvagi". "Siate figli del Padre vostro, che è nei cieli, poiché egli fa sorgere il suo sole sopra i buoni e sopra i malvagi e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti" (Mt. 5:45). Ma ecco il nostro versetto finale:
X. "Siate dunque misericordiosi, come anche il Padre vostro è misericordioso" (36).
Abbiate il "cuore tenero", siate gentili e disponibili a tutti, amici e nemici, come il vostro Padre celeste, buono verso tutti. Egli è il misericordioso per eccellenza. Un giorno, in una parabola Gesù assomigliò Dio ad un creditore che, con grande compassione, aveva condonato ad un uomo un grandissimo debito, aspettandosi poi che questi condonasse i debiti molto più piccoli che altri dovevano a lui. Certo, se siamo cristiani, se abbiamo riposto in Cristo la nostra fede, noi sappiamo che Dio ci ha condonato la giusta condanna che noi meritavamo a causa del nostro peccato, avendola pagata Lui al nostro posto. Questo però comporta che noi ci rapportiamo anche in questo modo con i nostri simili, usando misericordia nei loro confronti. Che magnifica conferma alle parole della nostra evangelizzazione se noi ci comportiamo con gli altri in coerenza e somiglianza con il carattere ed il comportamento di Dio!
L'etica che ci propone Gesù certamente suscita le perplessità, la derisione e l'opposizione di molti nostri contemporanei. Essi non "odono" Gesù. "A voi che udite", però, a voi che Lo udite senza pregiudizi e con disponibilità, pronti ad imparare e a mettere in pratica ciò che da Lui ascoltano, voi vi librerete al di sopra della mediocrità e del conformismo improduttivo per scoprire quanto più costruttivo, producente e positivo sia ciò a cui Gesù ci chiama. Questo vogliamo seguire con la forza che Dio ci dona perché solo l'amore e la misericordia saranno alla fine vincenti. Faremo così perché siamo stati creati ad immagine e somiglianza con il Dio che Gesù ci ha insegnato a chiamare Padre.
Nota
(1) "E questa sarà la forma della remissione: Ogni creditore condonerà ciò che ha dato in prestito al suo prossimo; non esigerà la restituzione dal suo prossimo e dal suo fratello, perché è stata proclamata la remissione dell'Eterno" (De. 15:2).
[Paolo Castellina, sabato, 21. giugno 1997. Tutte le citazioni, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla versione Nuova Diodati, ediz. La Buona Novella, Brindisi, 1991].