Un'insperabile grazia


Un importante incontro

Una delle affermazioni centrali della fede ebraica e cristiana è che l'essere umano è stato creato per poter avere un rapporto privilegiato con Dio. Ne consegue che l'essere umano realizza sé stesso al meglio solo nella misura in cui stabilisce ed intrattiene un personale rapporto con Dio fatto di fede e di ubbidienza alla Sua volontà rivelata.

Com'è il vostro personale rapporto con Dio?

Il minimo che si possa dire è che il rapporto che la maggior parte dei nostri contemporanei intrattiene con Dio sia piuttosto "problematico". E' un rapporto problematico perché la questione di fondo che si pongono i nostri contemporanei è in realtà: chi o che cosa sia veramente questo Dio. Per molti Dio non sarebbe che un'invenzione umana di cui oggi "si può benissimo fare a meno". Per altri l'idea stessa di Dio è nebulosa e astratta e, dato che non ne vedono utilità immediata, non se ne occupano più di quel tanto. Per altri ancora Dio è "il buon papà Natale del cielo" che provvede e perdona e che altro da noi non esigerebbe che "essere buoni". Vi è poi chi vede Dio come un'entità oscura, sconosciuta e minacciosa che temono e forse odiano. Per altri, infine, Dio è la somma di ogni bene, di fronte al quale si sentono colpevoli e indegni della sua attenzione, perché vedono sé stessi molto lontani da questi ideali.

Così, più che chiedere "Com'è il vostro personale rapporto con Dio?", avrei fatto meglio a chiedervi prima "chi o che cos'è Dio per voi?" perché non vi propongo di conoscere e stabilire un rapporto con "un dio qualsiasi", con il dio della vostra immaginazione o di un'umana invenzione, ma con il Dio vero e vivente, che si rivela a noi in Gesù Cristo e tutt'attraverso le Bibbia. Solo questi vale la pena di conoscere e avvicinare. Solo questi è degno di essere amato, creduto e servito. Solo questi può rendere la nostra vita realizzata e soddisfacente. ...e beati sono coloro a cui questo Dio si rivela.

A chi immaginate che il Dio di Gesù Cristo si riveli? Mi potreste dire: "Alle persone veramente meritevoli, di virtù e qualità morali superiori" e ...magari ritenete di non rientrare voi in questa categoria.

Eppure Iddio si compiace ripetutamente di rivelarsi in modo sovrano alle persone "meno probabili", proprio quelle che meno avremmo pensato.


Il testo biblico

Ascoltate la testimonianza personalissima dell'Apostolo Paolo, nella prima sua lettera a Timoteo:

"E rendo grazie a Cristo nostro Signore, che mi fortifica, perché mi ha ritenuto degno di fiducia ponendo al suo servizio me, che prima ero un bestemmiatore, un persecutore ed un violento; ma mi è stata fatta misericordia, perché lo feci ignorantemente nella mia incredulità; così la grazia del Signor nostro ha sovrabbondato con la fede e con l'amore che è in Cristo Gesù. Questa parola è sicura e degna di essere pienamente accettata, che Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, dei quali io sono il primo. Ma per questo mi è stata fatta misericordia, affinché Gesù Cristo facesse conoscere in me, per primo tutta la sua clemenza, per essere di esempio a coloro che per l'avvenire avrebbero creduto in lui per avere la vita eterna. Or al Re eterno, immortale invisibile, all'unico Dio sapiente, sia onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen" (1 Ti. 1:12-17).

Si, Dio si rivela a Paolo, uomo che confessa essere stato: bestemmiatore, persecutore e violento! C'è quindi speranza anche per noi, non è vero? La stupefacente grazia di Dio può spingerci a questo punto! Quanto Paolo scrive in questo testo lo dice "per essere di esempio a coloro che per l'avvenire avrebbero creduto in lui per avere la vita eterna". Esaminiamo allora quanto l'apostolo dice essere stato e che pure ben descrive la condizione umana.


La condizione umana

Paolo qui fa un'onesta confessione e quello che egli afferma aver caratterizzato la sua vita passata è impostato su una scala crescente. Paolo riconosce di essere stato prima di tutto:

1) Un bestemmiatore, un uomo che rinnegava Cristo e forzava altri a fare lo stesso. Egli scrive in un altro luogo: "E spesse volte, andando da una sinagoga all'altra, li costrinsi a bestemmiare e, grandemente infuriato contro di loro, li perseguitai fin nelle città straniere" (At. 26:11).

Ben dolorosa ammissione questa, per chi prima si considerava pure credente e che si era dedicato anima e corpo proprio a combattere i cristiani, che egli considerava essi stessi bestemmiatori della peggiore specie! Nella Bibbia, infatti, "bestemmiare" significa insultare, denigrare, calunniare la gloria e la maestà del Dio altissimo. E' il discorso e l'azione di chi offende la maestà di Dio, le Sue prerogative ed i Suoi attributi. I popoli pagani, quando combattevano Israele, erano soliti ingiuriare, insultare e calunniare Dio, fonte della fede, speranza ed amore di Israele. Non che credessero al Dio che bestemmiavano, ma questo significava per loro ferire Israele colpendolo nei suoi affetti più cari. La legge di Mosè puniva con la morte chi bestemmiava, cioè disprezzava pubblicamente la ragione stessa dell'esistenza del popolo eletto.

Come potevano i pii ed umili cristiani essere accusati di bestemmia? Perché essi erano seguaci di Gesù di Nazareth condannato Egli stesso a morire in croce come bestemmiatore! Quando infatti Gesù rivendicava alla Sua parola ed azioni un'autorità messianica e si attribuiva diritti e poteri che per i devoti giudei sono prerogativa di Dio soltanto, Egli appariva loro come un bestemmiatore di Dio. Perseguitando i cristiani, Paolo dunque agiva da difensore dell'onore e della gloria di Dio e del Suo popolo: questi cristiani davano al Cristo la gloria che spetta a Dio e si comportano da scandalosi idolatri!

Pensate però a quando Paolo, per grazia e rivelazione di Dio, si accorge improvvisamente di aver sbagliato tutto, quando si accorge, che era lui a bestemmiare atrocemente, e non i cristiani! Negare che Gesù è Dio con noi, il Salvatore ed il sovrano Signore, il Maestro ed il profeta per eccellenza e per di più insultarlo, deriderlo, svilirlo! Questo si che era grave, e pieno di vergogna e di confusione, Paolo lo ammette: "Mi sbagliavo... non mi rendevo conto...". Paolo era colpevole della più dura condanna da parte di Dio.

Noi possiamo bestemmiare Iddio non solo usando verso di Lui parole offensive, ma anche e soprattutto vivendo come se Egli non esistesse, ignorando la Sua santa legge, non sottomettendoci alla Sua maestà, non dandoGli l'onore e la gloria dovuta al Suo nome con il culto e la fiduciosa ubbidienza, disprezzando la Sua Parola e trattando con sussiego la Persona, Parola ed opera del Signore e Salvatore Gesù Cristo, il quale ha sacrificato tutto Sé stesso per renderci possibile quella salvezza eterna che nessuno di noi avrebbe mai potuto meritare o guadagnarsi. Bestemmiamo Iddio in mille modi e meritiamo la Sua giusta condanna.

2) Un persecutore. Paolo confessava pure di essere stato un persecutore, che dando senza tregua la caccia ai cristiani, perseguitava il Signore stesso. In un altro luogo diceva: "io ho perseguitato fino alla morte questa Via, legando e mettendo in prigione uomini e donne". Il Signore Gesù risorto, rivelandosi a lui, gli disse: 'Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?'" (At. 22:4,7).

Oggi ci vantiamo di vivere nell'epoca della tolleranza e della libertà. In realtà, anche qui da noi, coloro che vogliono essere cristiani fedeli, coerenti ed alieni da compromessi, vengono perseguitati in tanti modi, più o meno sottili! Ad esempio, quella stessa stampa, radio e televisione, che si vanta di dare spazio a tutti, è proprio quella che mette a tacere, censura ed emargina il cristiano fedele alla Bibbia. L'anticlericalismo (o meglio, anticristianesimo) strisciante sui media svizzeri, per esempio, è tangibile e non risparmia nessuno!

Il cristiano non trova spazio sui media secolari e quando magari egli fa udire la sua opinione, il giornalista è subito pronto a metterlo in ridicolo e a zittirlo. Guardiamo poi come vengono trattati coloro che, in nome di Cristo, rifiutano di fare il servizio militare, oppure quelle infermiere che, sempre in nome della loro fede, rifiutano di partecipare alla pratica dell'aborto: per i primi c'è il carcere, per le seconde il licenziamento. Guardate la censura e il dileggio di cui viene fatto oggetto chi sul lavoro, in nome di Cristo, rifiuta pratiche disoneste. Guardate come viene preso in giro e quali nomi si danno a colui che non ha vergogna di professare in pubblico la sua fede, di andare al culto, di leggere la Bibbia o di pregare. Ci siamo noi mai chiesti in quali modi noi perseguitiamo il cristiano coerente o la Chiesa di Cristo? Sono molti! Per questo meritiamo la condanna da parte di Dio.

3) Un violento. Paolo, infine, confessa di essere stato un violento, un uomo che oltraggiosamente negava i diritti altrui.

La nostra società è notoriamente una società violenta dove vige la proverbiale "legge della giungla", dove il più forte, il più furbo, il più abile prevale senza scrupoli su chi non ha risorse o non è in grado di difendersi. In un tempo si parla tanto di etica ma in cui la morale è "relativa", ognuno definisce ciò che è giusto e onesto secondo i propri arbitrari criteri e vive con la regola che "il fine giustifica i mezzi", ed il fine è certamente il proprio privato tornaconto! Noi magari "non abbiamo mai picchiato nessuno", né tantomeno ucciso. Si può ferire gli altri, far loro del male, però, in mille modi, con le parole, con i gesti, con i nostri comportamenti... Quante volte noi stessi siamo così stati violenti e senza scrupoli! Davvero non siamo colpevoli di nulla di simile? Per questo meritiamo la condanna da parte di Dio.

La possibilità del perdono

Bestemmiatori, persecutori, violenti... gente che Dio giustamente condanna. Così siamo noi, e così confessa di essere stato Paolo.

Eppure, anche un peccatore così divenne oggetto della grazia e della misericordia divina! ...e questo non perché Dio non avesse considerato grave il suo comportamento o Paolo avesse avuto delle attenuanti, ma perché Dio ha voluto sovranamente accordargli per compassione, la Sua grazia. Non è cosa da prendersi per scontata, ma questo è sempre stato "lo stile" di Dio. Afferma Paolo: "Questa parola è sicura e degna di essere pienamente accettata, che Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, dei quali io sono il primo".

Pensate quanta speranza questo può ispirare in noi quando onestamente riconosciamo di essere sporchi peccatori e giustamente meritevoli solo dell'ira e della condanna da parte di Dio! La Sua grazia, la Sua misericordia, la Sua clemenza: ...non perché io me lo meriti in alcun modo, ma semplicemente per il Suo amore! Per amore Dio si è chinato su di me, che solo avrei meritato il peggio, e in Cristo si è caricato del fardello dei miei peccati, scontandoli Lui al posto mio, Lui l'innocente!

Ignorante ed incredulo. Paolo si rende conto con vergogna di quanto abietto fosse stato, ed afferma: "lo feci ignorantemente nella mia incredulità". Non lo dice per scusarsi, come se avesse detto: "Non sapevo, non era colpa mia!", ma confessando altresì la sua ignoranza e la sua incredulità. "Mi pascevo della mia ignoranza, pur potendo accertarmi ed approfondire le cose. Ero accecato dai miei pregiudizi, dalla mia superbia, dal mio egoismo, dalla mia arroganza, dalla mia presunzione!". Quanto spesso questo potrebbe essere vero per noi!

Un bestemmiatore, un persecutore ed un violento riceve la grazia di Dio. Quella luce che improvvisamente viene proiettata su di Paolo sulla via di Damasco è tale da accecargli gli occhi fisici, ma da fargli vedere chiaramente il proprio peccato, la propria miseria, la condanna che merita ...e le cose come veramente stanno, cose che prima combatteva a tutta forza. Quella luce lo spinge ad umiliarsi e a chiedere perdono: è l'inizio di una nuova vita: Saulo diventerà Paolo. Pensate che cosa noi potremmo diventare con un'esperienza simile!

Il solo peccato non perdonabile

Questa è la stupefacente grazia di Dio. Il Signore Gesù disse infatti: "...in verità vi dico che ai figli degli uomini sarà perdonato ogni peccato e qualunque bestemmia essi diranno". Pensate!

C'è solo un peccato, però, che non sarà mai perdonato. Gesù infatti continua la frase citata affermando: "ma chiunque bestemmierà contro lo Spirito Santo, non ha perdono in eterno; ma è sottoposto a giudizio eterno" (Mr. 3:28-30). Solo la bestemmia contro lo Spirito Santo non potrà essere cancellata: è Parola di Dio. Di che cosa si tratta?

Essa è l'estrema, quasi inimmaginabile, possibilità demoniaca della creatura umana di dichiarare guerra a Dio dopo aver pur conosciuto la verità. E' stato scritto: "...colui che bestemmia lo Spirito impreca non più un Dio lontano del quale si è fatta un'idea ridicola, ma un Dio che gli ha manifestato la Sua opera di grazia convalidata dal segno della rivelazione. Per cui dovrebbe rivolgersi a Lui con un atteggiamento di riconoscenza, non di bestemmia" (A. Schlatter). L'incredulità di Paolo, sebbene colpevole, non era il rifiuto di chi conoscendo e comprendendo esattamente si opponeva deliberatamente alla verità.

Era piuttosto il caso dei leader giudei del tempo di Gesù. Avevano conoscenza ed esperienza, però ostinatamente si opponevano a Gesù affermando illogicamente che lui avesse uno spirito immondo.

Paolo agiva con uno zelo che non era secondo conoscenza. "Io stesso ritenni essere mio dovere far molte cose contro il nome di Gesù il Nazareno" (At. 26:9). Questa ignoranza era profondamente colpevole, ma non imperdonabile.

Gesù stesso rispose all'ignoranza dei Suoi assassini con una preghiera affinché Dio avesse misericordia di loro, e fu proprio questa la misericordia che sorprese il persecutore sulla via di Damasco: "Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno" (Lu. 23:34).

Conclusione

Eravamo allora partiti dicendo che una delle affermazioni centrali della fede ebraica e cristiana è che l'essere umano è stato creato per poter avere un rapporto privilegiato con Dio. Ne consegue che l'essere umano realizza sé stesso al meglio solo nella misura in cui stabilisce ed intrattiene un personale rapporto con Dio fatto di fede e di ubbidienza alla Sua volontà rivelata. Non si tratta del Dio della nostra immaginazione o invenzione, ma il Dio vero e vivente rivelato in Gesù Cristo ed attraverso la Bibbia. Solo questi è degno di essere amato, creduto e servito. Solo questi può rendere la nostra vita realizzata e soddisfacente.

Nella Sua sovrana decisione, però, prima ancora che noi Lo cerchiamo, e nonostante il nostro peccato, Egli può rivelarsi a noi ed illuminare la nostra miseria ed indegnità, affinché noi diventiamo persone nuove. No, non siamo degni della Sua grazia, ma sia lode e gloria a Dio che Cristo Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, dei quali io sono il primo.

Incontrandolo in Cristo, ristabiliremo il nostro contatto vitale con Lui, la sola cosa che possa renderci veramente creature umane realizzate. Sarà questa la vostra esperienza?

[Paolo Castellina, venerdì, 13. giugno 1997. Tutte le citazioni, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla versione Nuova Diodati, ediz. La Buona Novella, Brindisi, 1991].


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