Volete andarvene anche voi? 

Gesù, il provocatore

...se questo vi può consolare, non è mai stato facile credere a Gesù, nemmeno ai suoi tempi. Tutto quello che Gesù era, diceva e faceva, lasciava perplessi un po’ tutti. Gesù, possiamo dire,  era una continua provocazione, provocazione a quello che anche allora era “il buon senso”, “la logica”, la tradizione, gli usi e i costumi più accreditati. Gesù era diverso da chiunque altro. Molti tentavano di classificare Gesù in vario modo, ma nessuna etichetta, nemmeno quella di ...“pazzo” si rivelava appropriata per Lui. E’ lo stesso ancora oggi. 

Anche oggi molti cercano di “spiegare” in vari modi Gesù ed il Suo movimento, senza però riuscirci mai completamente. Gesù era e rimane davvero unico, e già questo fatto dovrebbe farci porre delle domande sulla Sua identità. 

(1) Pensate al discorso che fece un giorno a proposito dell’importanza che Egli dava al dovere di “mangiare la sua carne”, diceva: “Io sono il pane vivente che è disceso dal Cielo; se uno mangia di questo pane vivrà in eterno; or il pane che darò è la mia carne, che darò per la vita del mondo” (Gv. 6:51): ...cannibalismo? 
(2) Oppure pensate a quando Egli disse: “perché io sono disceso dal cielo, non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato” (Gv. 6:38). “Disceso dal cielo? Ma non è il figlio di Maria e di Giuseppe, il falegname?”. 
(3) Collegato a questo c’era l’accusa dei capi religiosi di allora che Lui non fosse che un empio bestemmiatore, perché si rendeva uguale a Dio. “Per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo, perché non solo violava il sabato, ma addirittura chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio” (Gv. 5:18). 

Era davvero troppo: discorsi così creavano scandalo ed imbarazzo, e persino diversi suoi simpatizzanti un giorno, ad udirli, se ne andarono. Ascoltate: 

I. Il testo

“...Udito questo, molti dei suoi discepoli dissero: Questo parlare è duro, chi lo può capire? Ma Gesù, conoscendo in se stesso che i suoi discepoli mormoravano di questo, disse loro: Questo vi scandalizza? Che sarebbe dunque se doveste vedere il Figlio dell'uomo salire dove era prima?  E lo Spirito che vivifica, la carne non giova a nulla; le parole che vi dico sono spirito e vita.  Ma vi sono alcuni tra voi che non credono. Gesù infatti sapeva fin dal principio chi erano coloro che non credevano, e chi era colui che lo avrebbe tradito;  e diceva: Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me se non gli è dato dal Padre mio.  Da quel momento molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui.  Allora Gesù disse ai dodici: Volete andarvene anche voi? E Simone Pietro gli rispose: Signore, da chi ce ne andremo? Tu hai parole di vita eterna.  E noi abbiamo creduto e abbiamo conosciuto che tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente” (Gv. 6:60-69). 

Esaminiamo questo testo più da vicino. 

II. La reazione della gente diagnosticata

1. Un parlare duro. La gente diceva:“...questo parlare è duro” (60a): è incredibile, assurdo, sorprendente, inesplicabile. Le parole di Gesù sono dure da digerire! In effetti alcune delle dottrine di Cristo sono comparabili a latte, facile da digerire per i bambini, altre a cibo solido, che non tutti sono in grado di assimilare, cibo per coloro che sono spiritualmente adulti, che per l’esperienza hanno le facoltà esercitate a discernere. Il cristiano comprende Cristo sempre meglio nella misura in cui cresce spiritualmente, diventa spiritualmente adulto. Molti cristiani oggi sono rimasti al livello della scuola domenicale... 
E’ però il cuore umano ad essere duro, indurito dal peccato, insensibile, ottuso. Le Parole di Dio dovrebbero “andar giù come niente” per creature come noi fatte per essere in comunione con Dio. Eppure... fino a che punto siamo degenerati! 

2. Meglio cose più “comprensibili”. “Chi lo può capire?” (60b) dice la gente. “...mangiare la sua carne? ...lui che sarebbe venuto dal cielo?”. “Una tale predicazione ed un tale predicatore è intollerabile  “...è spiritualismo, ...è misticismo, ...che i predicatori parlino piuttosto di temi etici e sociali.... Vogliamo una predicazione che ci parli delle cose di questo mondo, di cose che comprendiamo perché rispecchiano la nostra esperienza di tutti i giorni”. Anche l’apostolo Paolo, se avesse predicato ciò che allora era accettabile, non sarebbe stato perseguitato. Egli scrive: “Ora quanto a me, fratelli, se io predico ancora la circoncisione, perché sono perseguitato? Allora lo scandalo della croce sarebbe abolito” (Ga. 5:11). 
Eppure una realtà sovrasensoriale quella di cui ci parla Gesù, intesa a farci fare un salto di qualità nella nostra comprensione della realtà. Scriveva l’apostolo: “Or noi... parliamo della sapienza di Dio nascosta nel mistero, che Dio ha preordinato prima delle età per la nostra gloria...Le cose che occhio non ha visto e che orecchio non ha udito e che non sono salite in cuor d'uomo, sono quelle che Dio ha preparato per quelli che lo amano” (1 Co. 2:8-11). 

3. Uno scandalo. “Questo vi scandalizza?” (61) risponde Gesù. “Questo vi offende? Non potete darne ragione? Non lo potete digerire? Ma tutto questo non è ancora nulla! Se vi dovessi dire esplicitamente tutto ciò che riguarda l’identità della mia persona ne sareste ancora più sorpresi e scandalizzati. Che cosa mi fareste? E’ però Dio stesso aveva appositamente mandato fra gli uomini Cristo come “scandalo”, ascoltate: “Ecco, io pongo in Sion una pietra d'inciampo e una roccia di scandalo, ma chiunque crede in lui non sarà svergognato” (Ro. 9:23). Gli apostoli stessi non temevano di annunciare un Evangelo che agli occhi del mondo era scandaloso: “...ma noi predichiamo Cristo crocifisso, che è scandalo per i Giudei e follia per i Greci” (1 Co. 1:23). 
Dovrebbe piuttosto essere ben più scandalosa la ribellione umana a Dio e la conseguente degenerazione morale e spirituale! A Pietro che aveva ripreso Gesù quando gli parlava della necessità della Sua morte in croce, Egli aveva detto: “Tu mi sei di scandalo, perché non hai il senso delle cose di Dio, ma delle cose degli uomini” (Mt. 16:23). 

III. L’”incongruenza” dell’Ascensione

1. Una verità imbarazzante?  “Che cosa fareste se io vi dicessi tutto? E soprattutto che faccia fareste se voi dovreste vedere me che, a conferma della verità delle mie parole, io tornassi effettivamente a Dio che mi ha mandato? Infatti Gesù dice: “Che sarebbe dunque se doveste vedere il Figlio dell'uomo salire dove era prima?” (62). 
A volte trovo imbarazzante, di fronte all’uditorio smaliziato di oggi, parlare dell’ascensione di Cristo. Nella migliore delle ipotesi oggi verrebbe considerata solo un mito, ma non lo è. Lo stesso era a quel tempo. Dobbiamo però adattarci alla cecità spirituale del nostro uditorio? No, la verità deve essere proclamata. Infatti l’ascensione di Cristo è esattamente quello che poi sarebbe successo: Gesù, accusato di sedizione e di bestemmia, viene condannato alla morte di croce, ma Egli risorge dai morti, dimostrando di essere quello che diceva di essere e poi ascende al cielo, ritornando nella dimensione di Dio, da cui era venuto. 

2. Loro comprendono! Gesù è infatti l’eterno Figlio di Dio che lascia la gloria celeste per farsi uomo e diventare il Signore ed il Salvatore di coloro che fra l’umanità, per grazia di Dio, sono destinati alla salvezza: loro capiscono! Gesù disse infatti: “la volontà del Padre che mi ha mandato è che io non perda niente di tutto quello che egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell'ultimo giorno” (Gv. 6:39), e ancora: “Nessuno può venire a me, se il Padre che mi ha mandato non lo attira” (Gv. 6:44). 

3. La vicenda di Cristo. Quando Gesù avrebbe compiuto l’opera per cui era stato mandato, assumendo natura umana, sarebbe ritornato, asceso, al cielo, e sarebbe stato visto dai Suoi per ciò che veramente Egli era. “...che cosa vuol dire se non che prima era pure disceso nelle parti più basse della terra?  Colui che è disceso è lo stesso che è anche salito al di sopra di tutti i cieli per riempire tutte le cose” (Ef. 4:9,10). Insomma, se era già difficile e sorprendente per loro comprendere che Egli era venuto dal cielo come pane di cui nutrirsi, sarebbe stato ancora più duro per loro sentirsi dire cheColui l’umile Gesù sarebbe poi asceso al cielo. 

IV. L’illuminazione dello Spirito 

Quello che però appare assurdo all’uomo naturale diventa chiaro quando lo Spirito di Dio agisce in Lui. Dice il testo: “E lo Spirito che vivifica, la carne non giova a nulla; le parole che vi dico sono spirito e vita” (63). 
E’ il soffio dello Spirito di Dio che dà vita all’uomo e lo rende un’anima vivente. Senza di Lui l’essere umano non sarebbe che una massa senza vita. Allo stesso modo è lo Spirito di Dio che può ridare vita a peccatori spiritualmente morti e, allargando le loro prospettive, far loro intendere i propositi di Dio e l’importanza di assimilare in noi tutto ciò che Cristo è, come Signore e Salvatore. Non giova a nulla guardare a Cristo soltanto dal punto di vista limitato dell’uomo, anzi, è fuorviante. L’apostolo Paolo diceva: “...e anche se abbiamo conosciuto Cristo secondo la carne, ora però non lo conosciamo più cosi” (2 Co. 5:16,17). 

Le parole di Cristo, le dottrine che Lui aveva insegnato loro su sé stesso, devono essere comprese in modo spirituale, e possono essere comprese solo tramite la conversione della nostra mente quando Cristo la vivifica. L’Evangelo e le verità che esso contiene, cioè la meravigliosa Persona ed opera di Cristo, sono il mezzo stesso per trasmettere lo Spirito di Dio, spirito di illuminazione e santificazione, nel cuore dell’uomo, e per risvegliare i peccatori, morti nei loro falli e nei loro peccati. L’Evangelo è lo spirito che dà vita, un “odore di vita a vita”, quando ci perviene non solo con parole o formalmente, ma con l’energia dello Spirito Santo ed il potere della grazia divina. 

V. Una discriminazione 

Lo “scandalo” delle parole di Gesù non è però ancora finito. Il testo dice: “Ma vi sono alcuni tra voi che non credono. Gesù infatti sapeva fin dal principio chi erano coloro che non credevano, e chi era colui che lo avrebbe tradito;  e diceva: Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me se non gli è dato dal Padre mio” (64,65). 

1. Divina elezione. Gesù ribadisce qui il mistero della divina elezione a salvezza per grazia ed iniziativa di Dio. Alcuni credono e sono salvati, altri rimangono duri ed ottusi nella loro incredulità. Perché? Dice la Scrittura: “Non dipende dunque né da chi vuole né da chi corre, ma da Dio che fa misericordia... Cosi egli fa misericordia a chi vuole e indurisce chi vuole” (Ro. 6:18-20). Non deve essere per noi una scusa, ma è una realtà. 

Si, nonostante il ministero di cui erano stati fatti oggetto e le parole che avevano udite; per quanto alcuni professassero di credere in Gesù come al Messia, ciononostante alcuni non erano davvero dei Suoi. Avevano di Lui rispetto e stima, ma il loro discepolato non era che una maschera. La loro non era fede vivente, di tipo spirituale, ma semplicemente qualcosa di temporaneo e superficiale, finta ed ipocrita. La divina onniscienza di Gesù lo rendeva consapevole di questo. Iddio, che investiga i cuori, conosce tutti coloro che hanno ottenuta davvero “la fede degli eletti di Dio e la conoscenza della verità che è secondo pietà” (Tt. 1:1). 

2. L’abbandono. Tutto questo era c
osì davvero troppo per molti che seguivano Gesù. “Da quel momento molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui”. Gesù certo non li avrebbe costretti  né li avrebbe implorati a rimanere con Lui, magari ammorbidendo il Suo messaggio eliminando la causa del loro scandalo per le sue parole. Molti fra i suoi simpatizzanti e discepoli nominali si tirano indietro. Non erano veri cristiani, non avevano “udito ed imparato dal Padre” (Gv. 6:45), altrimenti non sarebbero stati scandalizzati dalle parole del Signore, appena dette, al riguardo di come venire a Lui. 

3. Tornare indietro. Essi si ritirano, Lo abbandonano come Salvatore e Redentore. Si rendono conto che Gesù non sarebbe stato davvero un re di questo mondo. Non comprendendo più, Gli voltano le spalle, “ritornano alle cose che erano dietro”, al mondo, ai loro vecchi amici, a Satana, alle concupiscenze del loro cuore, “...è avvenuto loro ciò che dice un vero proverbio: Il cane è tornato al suo vomito, e la scrofa lavata è tornata a voltolarsi nel fango” (2 Pi. 2:22). Ritornano ai loro maestri di un tempo, alle religioni comode di questo mondo che solleticano l’orgoglio umano, al “comprensibile” umanesimo ed alle filosofie di moda senza sottomettersi più a Cristo. Troppo impegnativo... Triste caso indubbiamente. Non ritornano più con Lui. E’ comune a tutti gli apostati. Raramente ritornano. 

V. Dove mai potremmo andare? 

1. Anche voi? Gesù dice così ai Suoi discepoli: “Volete andarvene anche voi?” (67). Cristo non si occupa più di quelli che se n’erano andati, sapeva chi erano veramente, che la grazia di Dio non era in loro e che non appartenevano a Lui, e quindi il loro allontanamento non lo imbarazza. Si rivolge però agli apostoli che amava, e pacatamente chiede loro se anche loro se ne volessero per caso andare. Non lo dice perché abbia paura anche del loro ritiro, perché sa che la grazia di Dio li avrebbe conservati accanto a Sé “nessuno le può rapire dalla mano del Padre mio” (Gv. 10:29). E’ come se però Gesù dicesse: “Considerate bene anche voi il costo di essere miei discepoli. Considerate bene che cosa in ultima analisi vi conviene di più. Vi converrebbe davvero ritornare anche voi nel mondo?”. 

2. Questo si che è assurdo! La risposta  di Simone Pietro, a nome di tutti i veri discepoli di Cristo, non lascia dubbi: “Signore, da chi ce ne andremo? Tu hai parole di vita eterna.  E noi abbiamo creduto e abbiamo conosciuto che tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente” (68,69). “Chi altri è come te, Signore Gesù. Torneremo all’ipocrisia dei Farisei, da chi insegna comandamenti di uomini, ciechi guide di ciechi. Torneremo da Giovanni Battista che aveva affermato di non essere il Messia? Torneremo ad un mondo corrotto ed arrogante, privo di senso e di speranza?” Chi ha conosciuto il mondo per quello che è, con gli occhi illuminati dalla grazia e dai doni di Dio in Gesù Cristo, non trova più nel mondo alcunché che lo possa attrarre, per quanto la strada indicata da Cristo sia dura. Il mondo non può offrire nessuna gioia durevole, il mondo non può offrire vita eterna, vita eterna e significativa. Pietro si rendeva conto che solo il Signore Gesù poteva dare quel che l’anima umana cerca inutilmente nel mondo. 

3. Noi abbiamo conosciuto. “Noi abbiamo creduto e conosciuto che tu, Gesù, sei il Figlio di Dio fattosi uomo per la nostra salvezza, per pagare Lui il prezzo del nostro peccato e per risorgere dai morti e dal male come pegno della nostra risurrezione”. I discepoli di Gesù avrebbero così avuto, assistendo all’ascensione, al ritorno di Cristo nella dimensione di Dio, ulteriore prova dell’identità di Gesù. Essi si sarebbero rammentati di un dialogo avuto un giorno con Gesù che indicava loro l’ascensione come il preludio di un nuovo prezioso ministero di Gesù nei loro confronti. Gesù disse: “Voi sapete dove io vado e conoscete anche la via. Tommaso gli disse: Signore, noi non sappiamo dove vai; come dunque possiamo conoscere la via?  Gesù gli disse: Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me” (Gv. 14:2-6). 

Accoglieremo noi la sfida delle “dure” parole di Gesù e la sfida ad aprire i nostri orizzonti sulla realtà di cui l’ascensione è parte facendo “un salto di qualità” nel modo in cui guardiamo alle cose? 

[Paolo Castellina, mercoledì 7 maggio 1997. Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla versione Nuova Diodati, edizioni La Buona Novella, Brindisi, 1991]. 

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