Il testo biblico proposto alla nostra attenzione quest'oggi ci presenta le "ultime raccomandazioni" che l'Apostolo Paolo rivolge ai cristiani di Tessalonica, nella sua prima lettera che egli scrive loro. Dice così:
"Fratelli, vi preghiamo di aver riguardo per coloro che faticano in mezzo a voi, che vi sono preposti nel Signore e vi istruiscono, e di tenerli in grande stima e di amarli a motivo della loro opera. Vivete in pace tra di voi. Vi esortiamo, fratelli, ad ammonire i disordinati, a confortare gli scoraggiati, a sostenere i deboli, a essere pazienti con tutti. Guardate che nessuno renda ad alcuno male per male; anzi cercate sempre il bene gli uni degli altri e quello di tutti. Abbiate sempre gioia; non cessate mai di pregare; in ogni cosa rendete grazie, perché questa è la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi. Non spegnete lo Spirito. Non disprezzate le profezie; ma esaminate ogni cosa e ritenete il bene; astenetevi da ogni specie di male. Or il Dio della pace vi santifichi egli stesso completamente; e l'intero essere vostro, lo spirito, l'anima e il corpo, sia conservato irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo. Fedele è colui che vi chiama, ed egli farà anche questo" (1 Ts. 5:12-24).
Il testo biblico sottoposto oggi alla nostra attenzione contiene
preziosi insegnamenti per la vita della comunità cristiana.
Certamente non è casuale che i testi biblici proposti alla
predicazione per queste domeniche, tratte dalla collezione di
"Losungen" dei Fratelli moravi per quest'anno, focalizzino
la nostra attenzione sull'edificazione della comunità cristiana.
Leggere, studiare e dovere esporre questi testi biblici, però,
per me ha un effetto particolare.
Da una parte questi testi mettono in particolare evidenza come sia del tutto inadeguato e non biblico il modo di vivere tipico di una chiesa tradizionale come la nostra, dall'altra mi fanno venire "una gran voglia", una gran desiderio di poter vivere la comunità cristiana come il Signore comanda e come vivevano i primi cristiani. E' un po' come quando, parecchi anni fa, ero cattolico romano e, avendo scoperto per la prima volta la Bibbia, la leggevo avidamente scoprendo non solo la meravigliosa persona del Salvatore Gesù Cristo, prima per me parecchio nebulosa e secondaria, ma anche come la dottrina e la pratica cattolica-romana in cui ero cresciuto non corrispondesse affatto o ben poco a quanto Dio aveva lasciato scritto nella Bibbia. Questa scoperta, questa "crisi" mi aveva indotto a riformare la mia religione conformandola alla Scrittura.
Ora mi ritrovo a fare esperienza di simili sentimenti. Sono grato alle chiese riformate per avermi accompagnato ad essere maggiormente fedele alle Scritture, ma ...ancora non ci siamo! Sebbene le dottrine della grazia di Dio in Gesù Cristo che la Riforma ribadisce siano per me un punto fermo ed imprescindibile, la vita della comunità cristiana, a cui Dio, nella Scrittura, ci chiama - diciamolo francamente - nel contesto di una chiesa tradizionale, è ben lungi dalla "qualità" di vita comunitaria che non solo il Signore per il nostro bene comanda, ma in cui il nostro cuore troverebbe davvero pace e soddisfazione.
Quindi, non solo per me, ma per voi tutti, questi testi biblici lo Spirito del Signore li usa per "farci venire la voglia" dello stile di vita da essi espresso e per mobilitarci affinché noi si possa realizzare non meno che questo. E' la mia intensa preghiera.
Quali sono le aspirazioni che il testo di oggi ci comunica? Sono addirittura nove, e purtroppo non posso che solo accennarle, perché il tempo disponibile non ci permette oggi di approfondirle.
1. Stima e sostegno per i pastori. "Fratelli, vi preghiamo di aver riguardo per coloro che faticano in mezzo a voi, che vi sono preposti nel Signore e vi istruiscono, e di tenerli in grande stima e di amarli a motivo della loro opera" (12-13a).
Sebbene l'apostolo Paolo - a motivo della persecuzione - non aveva più potuto rimanere fra i cristiani di Tessalonica, quella comunità non era rimasta priva di ministri e di insegnanti dell'Evangelo, persone che essi dovevano apprezzare ed amare. Paolo li descrive non con una qualifica formale (come pastori, ministri, anziani) ma da questa loro caratteristica: "coloro che faticano fra voi" , il che implica come essi lavorassero diligentemente fino ad esserne esausti. A Timoteo Paolo scrive che coloro che presiedono la comunità: "....siano reputati degni di doppio onore, specialmente quelli che si affaticano nella predicazione e nell'insegnamento" (1 Ti. 5:17). Questo mostra sia la natura dell'opera del ministero che il dovere dei ministri, non quello di trarre onore e profitto personale o di scansarne le responsabilità. Essi hanno il compito di insegnare, di presiedere o governare, e di ammonire, e tutto questo richiede impegno. Il loro presiedere deve essere "nel Signore", cioè fatto in modo fedele al Signore e nello spirito del Signore, diretto al Suo servizio e finalizzato alla Sua gloria, per il bene di coloro che essi servono. L'Apostolo Pietro scrive così ai ministri: "pascete il gregge di Dio che è tra di voi, sorvegliandolo, non per obbligo, ma volenterosamente secondo Dio; non per vile guadagno, ma di buon animo; non come dominatori di quelli che vi sono affidati, ma come esempi del gregge. E quando apparirà il supremo pastore, riceverete la corona della gloria che non appassisce" (1 Pi. 5:2-4).
Oggi spesso osservo come nella nostra società chi presiede la comunità cristiana, pastori, ma non solo, non contano più niente... Sogno ed aspiro quindi ad una comunità cristiana dove i ministri di Dio vengano tenuti in grande stima e siano amati, cercati, valorizzati ed ascoltati, non perché debbano avere onore e gloria di per sé, ma "a motivo della loro opera" cioè da una comunità che riconosca l'importanza della loro funzione. Essi però, evidentemente, devono "guadagnarsi" questa stima eseguendo il loro lavoro con fedeltà al Signore e con grande dedizione, dando un esempio.
2. Pace fra i cristiani. Una seconda grande aspirazione ha a che fare con la pace fra i cristiani. Dice il testo: "Vivete in pace tra di voi", "Guardate che nessuno renda ad alcuno male per male; anzi cercate sempre il bene gli uni degli altri e quello di tutti" (13b, 15).
Paolo esorta la comunità di Tessalonica a perseguire e coltivare fra di loro pace e cooperazione. Pace vuol dire ordine: se i credenti onorano e rispettano i loro ministri, questo può essere un mezzo per conservare fra di loro la pace. Si tratta però della pace di quella comunità in cui ci si considera davvero fratelli e non si cerca di primeggiare gli uni sugli altri, la pace di chi considera gli altri sempre migliori di sé stessi, la pace che persegue chi è paziente verso i difetti altrui ed è pronto a perdonare e dimenticare i torti, la pace promossa da chi è pronto a sacrificare sé stesso per gli altri. E' la pace di chi modera le critiche seguendo il modo biblico per risolvere gli eventuali e possibili conflitti nella comunità cristiana. E' la pace di quei credenti che si prefiggono di pensare, parlare ed agire come ha dimostrato di essere il Maestro, cioè Cristo. Sogno quindi una comunità cristiana di pace e di amore autentico, dove ci si sente a proprio agio, compresi, accolti ed amati. Non si tratta di un'irrealizzabile immagine ideale, ma della concreta possibilità di una comunità che ha sempre davanti il modello di Cristo e, nonostante le difficoltà sempre presenti, è impegnata a superarle nel modo stabilito dal Signore. I cristiani autentici non devono aspirare a nulla di meno.
3. Armoniosa interazione nella comunità. Pace, però, non vuol dire "lasciar correre" sugli eventuali problemi nella comunità. L'Apostolo esorta i cristiani ad un'attiva e ordinata interazione fra di loro destinata a sanare le situazioni di disagio. Dice: "Vi esortiamo, fratelli, ad ammonire i disordinati, a confortare gli scoraggiati, a sostenere i deboli, a essere pazienti con tutti" (14). Qui ci sono tre tipi di credenti problematici: (1) I "disordinati" sono coloro che sono incoerenti con la loro professione di fede, come quei soldati che non sopportano la disciplina, non stanno nei ranghi, che non si attengono agli ordini e pretendono di fare quello che vogliono. La vita cristiana implica anche disciplina ed ubbidienza. L'Apostolo esorta ad ammonire, con tatto e con amore, ma anche con fermezza, chi non si comporta in conformità con la propria professione di fede. (2) Gli scoraggiati. La vita cristiana comporta coraggio e decisione, molti però sono timidi, esitanti, indecisi, paurosi, vili come bambini alle prime armi. Nella comunità cristiana ciascuno si fa carico dell'altro incoraggiandolo, camminando insieme, confortandolo con le promesse del Signore e la propria presenza. (3) I deboli: quelli che sono deboli quanto a conoscenza, fede, oppure coloro che sono stati convertiti solo da poco, piante giovani ancora non ben radicate nell'Evangelo e tentate a guardare indietro, attratte dalle lusinghe di questo mondo. La comunità cristiana ha l'importante compito di sostenere i deboli e non lasciarli a sé stessi. Verso i disordinati, gli scoraggiati ed i deboli essa deve usare molta pazienza.
Io sogno. quindi, "ho voglia" di una comunità cristiana dove ciascuno interagisca costruttivamente con gli altri e si occupi fattivamente dell'altro, della sua situazione morale e spirituale per essere un corpo solo dove ogni membro si preoccupa dell'altro e sa che il benessere dell'uno contribuisce al benessere mio e di tutti.
4. La gioia, base del carattere cristiano. "Abbiate sempre gioia" (16), dice l'Apostolo. I cristiani di Tessalonica erano gioiosi e sereni perché avevano conosciuto e fatto esperienza di ciò che in Cristo potevano ricevere, erano gioiosi perché ora in Cristo la loro vita aveva un senso ed una prospettiva, erano gioiosi perché la Parola di Dio comunicava loro una speranza viva tanto da permettergli di superare "a testa alta" le prove che dovevano affrontare. I cristiani di Tessalonica erano pure gioiosi perché Dio li aveva posti nel mezzo di una comunità cristiana vitale che questo amore fattivamente condivideva. La gioia della fede cristiana è qualcosa di reale ed autentico che anche oggi è possibile vivere appieno.
Perciò questo testo mi fa "sognare" ed aver voglia di poter vivere nel contesto di una comunità cristiana gioiosa, come ho avuto esperienza già in altri luoghi, dove uomini, donne e bambini, dopo aver scoperto i doni della grazia di Dio, partecipano alla vita della comunità con entusiasmo, cantano volentieri e con gioia, con gioia condividono quello che hanno. Vivere con gioia la fede cristiana è una possibilità, tanto che per giungere a questo fine dovremmo liberarci da ogni ostacolo come forme e tradizioni non essenziali, come ad esempio una malintesa "solennità" del culto che spesso lo rende, in talune chiese, un vero e proprio "mortorio". Così non deve essere!
5. L'esercizio della preghiera continuità e riconoscenza. "Non cessate mai di pregare; in ogni cosa rendete grazie, perché questa è la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi" (17,18). La preghiera, cioè la nostra costante e cosciente comunione con Dio può essere qui intesa come il segreto per mantenere in noi la gioia. Preghiera è esprimere a Dio quali siano le nostre necessità ed aver fiducia che Egli le può soddisfare. Preghiera è esprimere la nostra riconoscenza per la grazia, la misericordia e la provvidenza che Dio ci elargisce continuamente. La preghiera può essere espressa nella mente, solo nel cuore, oppure esprimendola con parole. Il Signore si compiace di una comunità cristiana che cerca la comunione con Lui ed esprime la dipendenza da lui tramite la preghiera.
La storia della nostra Valle racconta: "I bregagliotti sono sempre stati un popolo intensamente religioso, prima e dopo la Riforma. Non si pronunciava un giudizio od una sentenza, se non si era invocato in precedenza il nome di Dio e di Gesù Cristo o senza raccogliersi in preghiera. Nei processi, per cause di matrimonio, i giudici indugiavano a pronunciare la sentenza finché non sentivano l'ispirazione divina. In un processo criminale si invocava il Sommo Iddio che illuminasse i giudici alla ricerca della verità. Nel caso di un grave misfatto, si diceva del colpevole che egli aveva dimenticato l'eterna salvezza, la Sacra Scrittura, i comandamenti divini, e si era lasciato sviare dalle maligne arti del diavolo" (E. Camenisch, 44).
Per questo sogno una comunità cristiana di uomini, donne e bambini che contrapponendosi al deserto spirituale della nostra epoca riscopre la preghiera comunitaria! Oh quanto vorrei vivere nel contesto di una comunità cristiana che insieme prega spesso e volentieri!
6. L'azione dello Spirito Santo. Una comunità che persegue la comunione con Dio è una comunità dove Dio stesso agisce con potenza tramite il Suo Santo Spirito. Per questo l'Apostolo esorta i cristiani di Tessalonica a non soffocare l'azione dello Spirito e la parola profetica della predicazione e della Parola di sapienza. Dice: "Non spegnete lo Spirito. Non disprezzate le profezie" (19,20). Non spegnere lo Spirito vuol dire non rattristarlo con il nostro comportamento infedele e costringerlo ad allontanarsi da noi. Non spegnere lo Spirito significa rendersi disponibili alla Sua opera che rinnova menti e spirito, alla Sua opera che elargisce doni spirituali per il bene e l'edificazione della comunità. "Non spegnete lo Spirito, tacete, ascoltate la Sua voce con attenzione e desiderio di ubbidirgli, fate in modo che la vostra vita, personale e comunitaria, sia il Suo campo d'azione privo di ostacoli!".
Si, io sogno una comunità cristiana il frutto della cui preghiera e disponibilità verso Dio scaturisce nell'opera potente dello Spirito di Dio che converte, guarisce, dona nove capacità per investirle alla Sua gloria e per il bene della popolazione tutta!
7. Un saggio discernimento. Come una catena non spezzata, alla presenza operante dello Spirito Santo l'apostolo desidera per i cristiani di Tessalonica la facoltà di saper discernere.- Dice: "...ma esaminate ogni cosa e ritenete il bene" (21). Quante cose si presentano oggi alla nostra attenzione ed attirano il nostro sguardo! La gente oggi si dichiara confusa e frastornata. Sono tutte buone o spesso non si tratta che di "una trappola per gli allocchi"? Quanta gente è priva di spirito di discernimento e non sa più distinguere che cosa è buono da ciò che è cattivo, ciò che promuove la vita da ciò che promuove morte, i valori eterni da quelli transitori o dagli pseudovalori? Io sogno ed aspiro ad una comunità cristiana dove uomini, donne e bambini, nella grande varietà di cose che questo mondo offre, sa esaminare con cura ogni cosa e ritenere quello che è buono! Non dobbiamo chiuderci al mondo, ma vagliare ciò che esso produce. Il male è mescolato al bene. Non dobbiamo respingere ogni cosa come male "gettando via il bambino con l'acqua del bagno". Non solo possiamo ricevere da Dio la capacità di saper discernere, ma essa ci è essenziale per la vita!
8. Vigilanza sul nostro comportamento. Ciò che l'Apostolo dice al v. 22 è conseguenza di ciò che abbiamo detto. Una volta compreso ciò che è buono e utile da ciò che è cattivo e dannoso, allora: "astenetevi da ogni specie di male" (22). L'Apostolo sembra dire: "Non siate ciechi, ma siate intelligenti, non seguite la corrente, abbiate il coraggio di essere anticonformisti perché "se tutti vanno a gettarsi giù da un burrone certo non voglio andarci anch'io. Il Signore mi ha aperto gli occhi e non mi importa se mi criticano... Io uscirò dalla massa cieca e stupida, seguirò con fiducia la volontà buona e giusta del Signore, la Sua Parola, unica regola che è chiamata a determinare la nostra fede e la nostra condotta. Io ho fiducia in essa". Per questo sogno una comunità cristiana che, dopo aver usato discernimento rispetto alle cose di questo mondo, si astiene da ogni specie di male, per la gloria di Dio e per il suo stesso bene!
9. La santificazione. Una comunità cristiana, infine, che faccia tutto quanto fin ora descritto, è una comunità di uomini, donne e bambini che decisamente cammina in ciò che potrebbe essere definito come "il cammino della santificazione". L'Apostolo dice: "Ora, il Dio della pace vi santifichi egli stesso completamente; e l'intero essere vostro, lo spirito, l'anima e il corpo, sia conservato irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo" (23). La comunità cristiana di Tessalonica era una comunità che prendeva molto sul serio, a livello personale e collettivo, l'impegno "a fare sempre meglio", cioè la tensione costante a rendere tutto il loro essere (spirito, anima e corpo, pensieri, parole ed opere) sempre più conforme alla volontà del Signore, sempre più conforme all'immagine morale e spirituale del Maestro, Gesù Cristo.
Io sogno ed aspiro a vivere, qui ed ora, una comunità cristiana dove ciascuno individualmente ed insieme come corpo, tende, con l'aiuto di Dio, a perfezionare sempre meglio il proprio essere e divenire secondo la volontà che Dio ha rivelato ed espresso attraverso la Bibbia.
Quanti sogni, aspirazioni e "voglie", non è vero, la Parola di Dio mette nel mio e nel vostro cuore! (1) Conduttori della comunità stimati e valorizzati; (2) una comunità che coltiva la pace e la collaborazione; (3) una comunità in cui armoniosamente si interagisce per sostenere e guidare chi ha problemi o è debole; (4) una comunità in cui regni la gioia e la serenità; (5) una comunità che ricerca nella preghiera la comunione con il Signore; (6) una comunità in cui agisca con potenza lo Spirito Santo; (7) una comunità dove un saggio discernimento conduce (8) alla vigilanza sul proprio comportamento; una comunità infine impegnata nel cammino della santificazione. Il mio cuore ha desiderio ardente di una simile comunità, questo è il mio sogno e la mia visione. La potrò vivere in questo luogo oppure dovrò "emigrare verso migliori lidi"? No, questo è un sogno realizzabile anche per la peggiore delle situazioni (e non è detto che questo sia il caso per il luogo dove viviamo). Perché questo non è solo un sogno? Perché, come dice l'ultimo versetto del nostro testo: "fedele è colui che vi chiama, ed egli farà anche questo". Si, se Dio ci ha messo questo in cuore, Egli è fedele e questo realizzerà qui, senza dover andare chissà dove. Dio è potente, a Lui nulla è impossibile. Dio ci mette questo sogno nel cuore non perché noi rimaniamo perennemente dei frustrati, ma perché con la Sua potenza questo è un sogno realizzabile. Ne siamo consapevoli? Che il Signore dia un impulso decisivo alla edificazione della Sua chiesa nel luogo dove ci ha posti, che il Signore realizzi il sogno che ci ha posto nel cuore affinché la "voglia" si trasformi in soddisfazione. Quando le "voglie" sono legittime il Signore le onora sempre soddisfandole. Che questo possa essere il nostro caso.
[Paolo Castellina, venerdì, 6. settembre 1996. Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla Versione Nuova Riveduta, società Biblica di Ginevra, 1994].