Oggi si realizza per voi quello di cui avete udito

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"Gesù, nella potenza dello Spirito, se ne ritornò in Galilea a e la sua fama si sparse per tutta la regione all'intorno. Ed egli insegnava nelle loro sinagoghe essendo onorato da tutti. Poi venne a Nazaret, dove era cresciuto e, com'era solito fare in giorno di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò per leggere.

E gli fu dato in mano il libro del profeta Isaia; lo apri e trovò quel passo dove era scritto: "Lo Spirito del Signore sopra di me, perché mi ha unto per evangelizzare i poveri; mi ha mandato per guarire quelli che hanno il cuore rotto, per proclamare la liberazione ai prigionieri e il recupero della vista ai ciechi, per rimettere in libertà gli oppressi, e per predicare l'anno accettevole del Signore". Poi, chiuso il libro e resolo all'inserviente, si pose a sedere; e gli occhi di tutti nella sinagoga erano fissi su di lui. Ed egli cominci a dir loro: "Oggi questa Scrittura si adempiuta nei vostri orecchi"" (Luca 4:14-21).

Chiesa ed aspirine

La costante pressione di conquistarsi una fetta pi grossa del mercato fa si che le ditte che producono pastiglie contro il mal di testa escano con sempre nuovi slogan pubblicitari di "prodotti decisamente migliorati". Usano frasi come "la formula pi pura in assoluto", "risultati clinicamente verificati" e simili pretese... Ho letto di un predicatore che un giorno ha scritto una lettera ad una ditta di pastiglie contro il mal di testa, di questo tenore: "Gentili signori, voi producete aspirine che tolgono il dolore, fan passare il raffreddore e abbassano la febbre. La miscela usata nelle vostre formule fa si che la gente possa alzarsi dal letto e combattere mal di testa, spasmi muscolari ed altri problemi. I vostri prodotti operano meraviglie dal lunedì al venerdì, e sono particolarmente efficaci di sabato. La gente che li prende di domenica, per, sembra non averne alcun giovamento! La domenica non riescono a liberarsi dai loro mal di testa e dolori e cos a venire in chiesa per il culto. Ora possibile per voi verificare di nuovo i vostri prodotti e mettervi magari qualche ingrediente che li faccia funzionare anche la domenica?".

Una situazione problematica

Non avevano scuse per non partecipare al culto gli abitanti di Nazaret quel giorno in cui Gesù si presentò nel loro mezzo dopo un anno di grandi successi per tutta la Palestina. Anzi, erano venuti in massa per vedere il loro concittadino che era diventato veramente famoso!

Il fatto per di dover parlare quel giorno alla sua stessa gente preoccupava non poco Gesù. Doveva affrontare la difficoltà di proclamare il messaggio evangelico di rinnovamento e di trasformazione nel paese dove Egli era cresciuto e dove tutti lo conoscevano, almeno da un certo punto di vista.

Era passato gi un anno da quando Gesù era partito da Nazaret per iniziare la Sua missione in Palestina ed era ormai diventato un uomo famoso. Il testo ci dice: "la sua fama si sparse per tutta la regione all'intorno". Si, la voce si sparsa: la notizia della sapienza dei Suoi discorsi e della potenza dei miracoli di guarigione che Egli opera arrivata ben presto fino a casa, fra la Sua gente, anche senza l’aiuto dei moderni mezzi di comunicazione di massa...

La gente aveva udito parlare di come Egli aveva dimostrato di essere ripieno della "potenza dello Spirito".

Il messaggio dell’Evangelo doveva giungere anche fra la Sua gente, ma come evitare il rischio che la gente guardasse troppo a Lui come a quel Gesù che avevano conosciuto fin da piccolo e non sapesse cogliere il carattere rivoluzionario, la peculiarità e la rilevanza del Suo messaggio?

La gente si aspettava di essere stupita da miracoli e di come essi avessero potuto essere prodotti ...proprio dal "figlio del falegname"! Essa non avrebbe saputo cogliere per quel messaggio che parlava delle radicali possibilità della trasformazione personale e sociale create da un rinnovato rapporto con Dio.

Com'è vero quanto spesso si ascolti anche oggi in modo sbagliato, attraverso il filtro dei nostri pregiudizi, incapaci di astrarre dalla persona che ti sta davanti e che pensi di conoscere, ascoltare con aspettative inopportune, equivocando, distratti da cose che non c’entrano nulla con quanto chi ti parla vorrebbe veramente comunicarti.

In fondo anche comodo equivocare il discorso quando Cristo ti interpella personalmente, quando mette in questione la tua persona, chi sei, come pensi, come agisci, i tuoi "valori" e ti vuole portare a capovolgere radicalmente i tuoi rapporti con Dio e con gli altri. E’ comodo ascoltare per criticare e per mettere in questione l’autorevolezza del predicatore, comodo aspettarsi "miracoli" quando in realtà Gesù, in questo caso, fa un discorso indubbiamente "scottante" di radicale trasformazione religiosa e sociale.

Dinamite

E’ davvero "dinamite" quello che Gesù stava portando in giro per la Palestina, non tanto perché "sapeva parlare bene e con forza", non tanto perché stupiva tutti con "alterazioni delle leggi della natura". E’ dinamite perché il suo era un discorso assolutamente sovversivo e destabilizzante, sia a livello personale che a livello delle istituzioni politiche e religiose accreditate.

La "potenza dello Spirito" che Egli dimostrava di avere era pericolosa perché colpiva alla radice le situazioni di peccato e di ingiustizia e le trasformava radicalmente. L’azione di Gesù era una potente offensiva: attaccava per smantellarle le forze spirituali della malvagità, l’ipocrisia umana, la religione di comodo, la tradizione "ormai consolidata", le ingiustizie e la corruzione del potere e ne aveva l'autorità per farlo, perché Egli "Dio con noi", cosa indubbiamente "incredibile" soprattutto per i suoi concittadini... Una persona che si affida a Gesù non pi "funzionale al sistema" ma viene trasformata per pensare, parlare, agire, rapportarsi a Dio ed agli altri in modo totalmente nuovo. Con Gesù, preso seriamente e fino in fondo, le cose cambiano veramente: non sono "parole" ma, come dice l’Apostolo Paolo, " dimostrazione di Spirito e di potenza" (1 Co. 2:4).

La popolarità di Gesù era diventata grande quel primo anno di ministero, e anche Nazareth lo aspettava come si aspetta un grande campione sportivo o un grande attore, lo avevano invitato persino a prendere la parola in chiesa... ma non lo conoscevano ancora abbastanza: si sarebbero accorti ben presto che si trattava di un personaggio scomodo: non per niente alla fine di quella memorabile giornata, dopo averlo ascoltato, gli correranno dietro furiosi pronti solo a linciarlo... Un’altra volta non l’avrebbero pi invitato cos presto!

La sinagoga

Il nostro testo dice: "Ed egli insegnava nelle loro sinagoghe..." (15). Si, il Suo messaggio Egli lo comunicava soprattutto nelle sinagoghe, i luoghi di culto di ogni villaggio.

La sinagoga aveva un ruolo importante per il popolo ebraico dopo il ritorno dall’esilio in Babilonia. Non era luogo di cerimonie religiose come nel tempio, ma il luogo dove il Giudeo fedele esprimeva, il sabato, la sua devozione verso Dio ascoltando con attenzione la Sua parola e riflettendo su come metterla in pratica. Era luogo di impegno personale. Gesù insegnava i misteri del regno di Dio non fra masse anonime ma fra gente riflessiva, responsabile ed impegnata verso Dio.

Certo anche allora nei luoghi di culto c’erano anche persone che vi andavano per tradizione, per consuetudine, per senso di appartenenza, e anche ipocriti... Per la presenza di chi abusa di ci che buono non pregiudica la validità e l’importanza di un luogo privilegiato di incontro con Dio e con fratelli e sorelle in fede. Chi va nel luogo di culto per motivi sbagliati o con atteggiamento sbagliato si mette in condizione di essere doppiamente colpevole verso Dio rispetto a chi non vi va affatto.

In ogni caso il luogo di culto il luogo dove si presume che vi sia gente seria, matura, responsabile, riflessiva; gente che sa di aver bisogno di Dio e che intende servirlo.

Gesù, in ogni caso, aveva sempre dato l’esempio di coerenza personale nella partecipazione al culto. Dice il nostro testo: "Poi venne a Nazaret, dove era cresciuto e, com'era solito fare in giorno di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò per leggere" (16).

Per Lui la sinagoga era un luogo famigliare e molti dei suoi parenti probabile che fossero pure presenti insieme a persone con le quali aveva da sempre condiviso il suo impegno per Dio e per il prossimo. Fin da bambino era solito recarsi in sinagoga e conservava quest’abitudine pure da grande. Possiamo osservare pure che se il bambino non si forma molto presto insieme ai suoi genitori l’abitudine di andare in chiesa regolarmente, come uomo quasi certamente non riuscirà a farlo.

Non un qualsiasi lettore

Ecco dunque Gesù, ormai famoso, di ritorno nella sinagoga del paese dove aveva vissuto fin da piccolo, e l subito lo invitano a leggere la Scrittura e a commentarla. Era un grande onore poterlo fare allora, com’erano onorati i nazareni di avere un concittadino che si era conquistata tanta fama. E’ un grande onore e responsabilità essere chiamati a leggere la Parola di Dio in chiesa, chi la considera tale lo sa e certo non si tira indietro quando viene invitato a farlo. Avere poi la possibilità di commentare quella stessa lettura sottolinea come sia importante che essa tocchi l’esperienza personale.

Il nostro testo dice: "E gli fu dato in mano il libro del profeta Isaia; lo apri e trovò quel passo... " (17). Un incaricato aveva preso il rotolo del libro sacro da un’apposita teca, tolta la protezione di tessuto e gliel’aveva consegnata. Di solito si era soliti leggere una porzione dalla Legge, seguita da una lezione dai profeti e un discorso. E’ ci che fece Gesù. Probabilmente gli avevano consegnato il rotolo di Isaia senza che questo venisse richiesto: ma si rivelò un fatto provvidenziale, un’occasione per Gesù di presentare la Sua vera identità di Messia, il contenuto della Sua missione. Sarà una lettura ed un discorso il Suo che si rivelerà una vera e deliberata provocazione, del quale si poteva certo prevedere scandalo pi che successo... Comunque lesse:

Un messaggio rivoluzionario

"dove era scritto: Lo Spirito del Signore sopra di me, perché mi ha unto per evangelizzare i poveri; mi ha mandato per guarire quelli che hanno il cuore rotto, per proclamare la liberazione ai prigionieri e il recupero della vista ai ciechi, per rimettere in libertà gli oppressi e per predicare l'anno accettevole del Signore" (18,19).

In questo testo dell’Antico Testamento il profeta Isaia descrive l’anno del Giubileo, l’anno che avrebbe visto la liberazione dei prigionieri e il ritorno dall’esilio babilonese: un’era che avrebbe manifestato la fedeltà e la sovranità del Dio di Israele e che prefigurava l’avvento glorioso del Messia. La cosa stupefacente che Gesù applichi questo messaggio a Sé stesso ed al Suo tempo. Qui anche per noi c'è un’esplicita conferma di ci che l’Evangelista gi ci aveva annunziato.

"Lo Spirito del Signore sopra di me": in Lui c'è la pienezza di Dio e come persona pienamente approvato, qualificato ed inviato espressamente per essere il Salvatore del mondo, "Egli mi ha unto, mi ha mandato...". Ricordate la conferma ricevuta al momento del battesimo di Gesù al Giordano? Tutti i doni e le grazie dello Spirito Gli erano stati conferiti, non in modo limitato, ma oltre misura. "Infatti colui che Dio ha mandato, proferisce le parole di Dio, perché Dio non gli d lo Spirito con misura" (Gv. 3:34).

Gesù stato costituito da Dio come Suo portavoce ultimo, profeta per eccellenza, Parola stessa di Dio incarnata, "mi ha unto per evangelizzare". Non abbiamo bisogno di ulteriori profeti: una menzogna dire che Maometto sia il profeta ultimo e pi grande." Evangelizzare" significa portare una bella notizia. Egli predica vive e manifesta nei fatti l’Evangelo, una parola potente ed efficace per trasformare la realtà a partire dal cuore umano. Non solo un discorso "che va alla radice" dell’esistenza umana e modificarne la direzione di fondo.

Egli per stato mandato soprattutto ai poveri, "mi ha unto per evangelizzare i poveri". Siete voi poveri? Si certo, potreste avere molto denaro e proprietà, ma senza di Lui siamo poveri, miserabili, abietti e meschini. Il Messia, il Salvatore inviato non agli orgogliosi, ai presuntuosi e a coloro che pensano di non aver bisogno di Dio. Egli venuto per coloro che sono consapevoli della loro miseria spirituale e del loro peccato, per arricchirli di ci che veramente conta. Gesù venuto per anche per coloro che sono materialmente e socialmente poveri ed affinché noi, capovolgendo i nostri valori, valorizziamo quelli che in questo mondo sono poveri per rapportarci loro in modo giusto, compassionevole e solidale: questa stata la caratteristica di tutto il Suo ministero.

Egli venuto "per proclamare la liberazione ai prigionieri". L’Evangelo una proclamazione di libertà dalla schiavitù interiore e schiavitù esteriore. "Siamo schiavi anche noi?" dicevano gli orgogliosi Farisei. Si, siete schiavi, e dovete essere liberati dall’asservimento al peccato ed alle cose di questo mondo per essere liberi in Dio. E’ una liberazione disponibile per coloro che fanno di Cristo il loro personale Signore e Salvatore. E’ lo stesso spirito, per, che ci spinge a livello sociale ad operare affinché il criminale non venga soltanto punito, ma anche riabilitato e messo in condizione di cambiare dal profondo del suo cuore. E’ lo stesso spirito che ci spinge ad essere solidali operando per la liberazione di tutte le vittime dell’oppressione civile e sociale.

Gesù venuto per "il recupero della vista ai ciechi". Non solo venuto per portare luce a quelli che sono nelle tenebre materiali, ma per restituire la vista a coloro che sono ciechi spiritualmente. Quante persone oggi che pure hanno occhi buoni sono disperatamente cieche di fronte alle realtà dello Spirito? Cristo venuto per guarirle.

Gesù venuto "per predicare l'anno accettevole del Signore". Egli venuto affinché il mondo sapesse che il Dio pronto a riconciliarsi con l'umanità su nuovi termini: Cristo come Signore e Salvatore di ogni persona. "Anno accettevole" significa tempo di grazia e di condono, il tempo della salvezza. L’era del Messia venuta con la venuta di Gesù Cristo.

Cristo viene come grande Medico, perché stato mandato "per guarire quelli che hanno il cuore rotto", per dare pace cioè a coloro che sono afflitti ed umiliati a causa del peccato, e per dare riposo a coloro che sono sotto il grave fardello del senso di colpa e della miseria umana. E’ bello pensare che Gesù sentisse come Sua missione "riparare" i cuori infranti come pezzi di un vaso rotto e la vita di tanti può essere veramente cos. E’ cos la vostra? Gesù stato inviato per una missione di recupero!

Cristo viene come grande Redentore. Egli non solo proclama libertà ai prigionieri, ma li mette di fatto in libertà: "per rimettere in libertà gli oppressi" e per mandarci sulla strada degli oppressi per sollevarli dal loro fardello. I profeti potevano solo proclamare libertà, ma Cristo ha ricevuto autorità e potere di rimettere in libertà e di mobilitare uomini e donne ad essere promotori di libertà.

Chiuso il libro...

Il nostro testo dice infine: "Poi, chiuso il libro e resolo all'inserviente, si pose a sedere; e gli occhi di tutti nella sinagoga erano fissi su di lui. Ed egli cominci a dir loro: "Oggi questa Scnttura si adempiuta nei vostri orecchi"".

Gesù arrotola di nuovo il libro, lo riconsegna all’inserviente che lo rimette a posto. Si siede alla cattedra dove insegnavano i maestri spirituali. Gli occhi di tutti sono puntati su di Lui, in attesa di quel che avrebbe detto: gi questa una lezione importante per chi quando sente una predica, nemmeno guarda in faccia il predicatore, ma guarda dalla finestra, fissa nel vuoto perduto in altri pensieri, o magari legge l’innario... ed un’umiliazione ed un’offesa per il predicatore!

Gesù comincia a parlare e da quello che ha letto ne trae delle conclusioni pratiche. Noi, spesso, finita la predica usciamo, dimenticandoci del tutto di quello che abbiamo udito e continuando a vivere come se niente fosse, nemmeno pensando che nostra precisa responsabilità mettere in pratica ci che abbiamo imparato... Ci sono alcuni che vengono al culto presupponendo che ci che udranno, se lo ascoltano, non li riguarda e tanto meno sentono di doverlo mettere in pratica... Talvolta ci si domanda perché mai siano venuti...

Gesù, finita la lettura, ne trae conclusioni pratiche che Lo toccano personalmente: "E’ di me che quel testo parlava, sono le mie azioni che quel testo descriveva! Mie sono le responsabilità che annunciava!". Possiamo dire anche noi lo stesso quando udiamo la Parola del Signore?

Dovrebbe essere cos! L’uditorio ne rimane scandalizzato perché per molti leggere la Bibbia era un esercizio accademico che non riguardava loro... forse parlava di qualcun altro, di un tempo lontano nel passato oppure nel futuro, ma certo non del presente!

In quel momento la gente riunita in quella sinagoga dice che le parole della Bibbia hanno rilevanza pratica per il presente e che loro stessi sono i privilegiati che stanno vivendo il tempo della grazia e del regnare di Dio che i profeti annunciavano. Essi sono in presenza del Messia stesso. Quel tempo non finito per noi. Il tempo di Cristo e il tempo della grazia una realtà presente oggi. Ne ringraziamo Dio traendone le conseguenze: sottomettendoci a Cristo come al nostro personale Signore e Salvatore, oppure, come gli abitanti di Nazareth, scandalizzati, respingono Cristo, il Suo messaggio e tutto quello che rappresenta? Povera gente, diremmo noi, a non accorgersi nemmeno che erano alla presenza di Dio e delle opportunità di grazia che con Cristo erano per loro disponibili? Ci sarebbe stata per loro in futuro una seconda opportunità? Chissà! Oggi il tempo della salvezza: non aspettate domani, domani quell’opportunità potrebbe essere per noi sfumata per sempre.

Abbiamo letto e commentato quest’oggi l’episodio: "Gesù predica a Nazareth fra la Sua gente". Il Signore oggi, con questo racconto ha parlato ed interpellato personalmente anche noi che l’abbiamo udito.

(Paolo Castellina, 21 gennaio 1995. Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla versione Nuova Diodati, Ediz. La Buona Novella, Brindisi 1991).

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