Ha distrutto la morte!
Il testo biblico che ci viene proposto
alla nostra attenzione questa domenica, ha a che fare con qualcosa di cui non
vorremmo sentire parlare troppo spesso, perché ci angoscia, ci spaventa: la
morte. Il comico Woody Allen disse: "Non è che io abbia paura di
morire. E’ solo che non vorrei esserci quando succede".
Il testo biblico, però, rivolge la nostra
attenzione a Colui che, come esso stesso afferma: ha distrutto la morte.
Ascoltate:
"Egli ci ha salvati e ci ha
rivolto una santa chiamata, non a motivo delle nostre opere, ma secondo il suo
proposito e la grazia che ci è stata fatta in Cristo Gesù fin dall’eternità, ma
che è stata ora manifestata con l’apparizione del Salvatore nostro il quale
ha distrutto la morte e ha messo in luce la vita e l’immortalità mediante il
vangelo" (2 Ti. 1:9,10).
I. Una pretesa del tutto incredibile?
Colui che "ha distrutto" la
morte? E’ un’affermazione questa della fede cristiana del tutto stupefacente e
direi anche imbarazzante! Secondo questo testo e, evidentemente ancora secondo
innumerevoli affermazioni dell’Evangelo, Gesù Cristo avrebbe "distrutto
la morte", il che potrebbe anche tradursi che Gesù Cristo avrebbe
"vinto, annullato, abolito" la morte. Com’è possibile fare un’affermazione
del genere? Com'è possibile non considerare quest'espressione come qualcosa di
assurdo e incredibile, una beffa che va contro ogni evidenza?
Quando l’apostolo Paolo scriveva queste
parole egli era circondato dalla morte in tutte le sue espressioni, guerre,
violenze, e malattie per le quali certo mancavano le medicine di oggi. Molti
cristiani, allora, morivano come martiri a causa della loro fede. Come poteva
dire una cosa simile? E com’è possibile ancora oggi continuare a proclamare
questo messaggio in un mondo dove la morte è all’ordine del giorno? Non sono
queste forse le espressioni di un pazzo, di un demente, di un visionario fuori
dalla realtà? Che intendeva dire l’apostolo, e perché noi proclamiamo ancora
queste parole come ispirata verità che procede da Dio?
La morte non ha l’ultima parola
Analizziamo meglio queste espressioni
dell'apostolo. Quando dice: "Cristo Gesù ha distrutto la morte", la
parola originale qui tradotta con "distruggere" vuol dire:
"rendere impotente, inoperativo".
L'Apostolo non vuole qui negare
l'esistenza della morte, purtroppo ancora presente in tutta la sua drammaticità.
La Parola di Dio afferma che la morte è la spaventosa conseguenza del peccato e
l'Apostolo qui certo non nega che Cristo ci esima dal pagare il debito della
nostra corrotta natura. La Scrittura infatti dice: "E' stabilito che
gli uomini muoiano... dopodiché viene il giudizio" (Eb. 9:27).
L'Apostolo qui dice: "La morte è un
nemico insidioso e potente per l'essere umano, ma Cristo ha svuotato, ha frustrato,
ha reso inefficaci le implicazioni ultime della morte. Il nemico di Dio,
l'omicida per eccellenza, crede di avere trionfato sulla vita, opera di Dio,
distruggendo l'esistenza di un uomo e destinandolo all'oblio ed alla vergogna,
e si frega le mani soddisfatto, compiacendosi di aver pregiudicato così l'opera
di Dio. Per colui o colei che, però, si affida al Salvatore Gesù Cristo, è Lui
che trionfa sulla morte e che pone le basi affinché essa non abbia l'ultima
parola".
Qualcuno potrebbe forse pensare all’onnipotente
Iddio come ad uno sconfitto, messo in scacco matto da una Sua creatura per
quanto ribelle? Chi mai potrebbe frustrare, vanificare, rendere inefficace,
distruggere, l'opera di Dio?
Quali sono le "opere" della
morte che il Salvatore Gesù Cristo vanifica, "rende inoperative"?
Potremmo elencarne tre: ignoranza, potere incontrastato, e universalità.
1. Non più all’oscuro sul nostro
nemico!
La morte è considerata dalla Scrittura
"il nemico ultimo" dell’uomo (1 Co. 15:26). In guerra il nemico acquista
forza ed incute maggiore terrore basandosi sull’ignoranza e sulla
disinformazione. Non ci fa conoscere l’entità delle sue forze e dei suoi
movimenti e mette in giro notizie esagerate e false a proposito della sua vera
potenza. Ciò che ci è sconosciuto o di cui abbiamo idee sbagliate ci fa
maggiore paura.
Quante persone sono terrorizzate dall’idea
stessa della morte! L’idea stessa della morte ci fa cadere nella disperazione e
nel ritenere che la vita stessa non abbia significato, che la vita sia assurda,
senza senso. Shakespeare affermava: "La vita di un uomo è un racconto
inventato da un idiota ...e che non significa nulla". Le ultime parole
di François Rabelais prima di morire furono: "Tirate il sipario, la
farsa è finita!". La più grande impresa della morte è rendere la vita
assurda!
La morte però, è potente, ma non
onnipotente! Quante domande a cui non sappiamo rispondere ossessionano la mente
di molti! Una risposta a queste domande, però, può essere trovata! Certo, la
morte è un male reale e forte, è angosciosa, terribile - non lo vogliamo negare
- essa però si fa forza proprio dalle tenebre di cui si circonda. Non siamo
destinati a brancolare a questo riguardo nel buio o a limitarci a fare
fantasiose ipotesi.
Che cosa dice il nostro testo? Cristo Gesù
"ha messo in luce" la natura, la causa e il rimedio
della morte. La rivelazione di Dio in Cristo getta luce sulla realtà, la
illumina. Il fatto solo di conoscere le cose come stanno attenua la nostra
paura. Fra i compiti del Salvatore Gesù Cristo la Bibbia menziona il "liberare
tutti quelli che dal timore della morte erano tenuti schiavi per tutta la loro
vita" (Eb. 2:15).
La nostra esperienza immediata ci persuade
che la morte sia l’annientamento della nostra persona. La rivelazione, però, ci
dice che noi siamo stati creati secondo l’immagine e la somiglianza dell’Eterno
Iddio, come la nostra personalità non possa sparire di punto in bianco. Cristo
Gesù "ha messo in luce la vita e l’immortalità mediante il
vangelo". Non riusciremo mai a comprendere l’esistenza fintanto
che il suo significato non viene a noi portato alla luce in Cristo.
La nostra esperienza immediata, che
trasformiamo pomposamente in "scienza", ci persuade che la morte non
sia che "un fatto naturale" ineluttabile corrispondente alla naturale
decadenza di qualunque altra cosa. La rivelazione, però, ci dice che la morte è
conseguenza del peccato. Certo, solo Dio è eterno. Dio però ha creato ogni cosa
ed ogni essere umano non perché ad un certo punto morisse, ma perché
sussistesse. Dio intendeva rigenerare attraverso il tempo e sostenere con il
Suo Spirito il creato, compreso l’essere umano. L’essere umano, e qualunque
altra cosa "muore" quando viene privato della capacità di rigenerare,
diciamo, le sue cellule. La morte insorge quando Dio "ci toglie" il
Suo spirito vitale, "si astiene" dal rigenerare la Sua creatura. Il
peccatore pentito del Salmo 51 dice al Signore: "Non respingermi dalla
tua presenza e non togliermi il tuo santo spirito" (11). E quand’è che
Dio rifiuta di continuare a sostenere e rigenerare la creatura umana? Quando la
creatura umana ritiene di poter fare a meno di Dio e delle Sue leggi, di
cessare di essere in comunione con Lui. E’ la maledizione data ad Adamo ed Eva
e a noi in loro. "Vivrete per un certo periodo di tempo, ma poi io non
sosterrò più la vostra esistenza e non vi rigenerò più". Perché Dio
dovrebbe sostenere in vita creature ribelli ai Suoi ordinamenti che sono
diventate chiaramente elementi di grave disturbo della Sua armoniosa creazione?
"Il salario del peccato è la morte" (Ro. 6:23). La morte è
espressione della giustizia di Dio!
La nostra esperienza immediata ci persuade
che la morte non abbia rimedio. La scienza medica e la tecnologia fanno tutto
il possibile per tenerci in vita (naturalmente a pagamento), ma quando si è
morti il medico lascia cadere le braccia sconsolato ed impotente. Secondo la
logica di giustizia prima accennata, tutti, anche il migliore fra di noi, per
solidarietà con la nostra natura corrotta e decaduta, dobbiamo morire. Dio però
non ha definitivamente abbandonato l’idea di rigenerare la Sua creazione.
Coloro che in questa breve nostra vita si riconciliano con Dio affidando la
loro vita al Salvatore Gesù Cristo, vengono rigenerati moralmente e
spiritualmente, ed un giorno anche fisicamente. Il Signore Gesù disse infatti: "Io
sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà, e
chiunque vive e crede in me non morirà mai" (Gv. 11:25,26).
Nel nostro testo l’Apostolo parla appunto
a delle persone che hanno udito ed accolto la santa chiamata di Dio al
ravvedimento ed alla fede nel Signore e Salvatore Gesù Cristo, e che sono state
riconciliate con Dio ricevendo la sicura promessa della vita eterna. Esse sono
state rese partecipi dell’opera rigeneratrice di Dio per grazia Sua, non per
loro meriti od opere, secondo il Suo eterno proposito di salvezza. Vedete
quindi come Dio dimostri la Sua giustizia nel togliere il Suo sostentamento
vitale alle creature ribelli, come pure il Suo amore nel rigenerare per grazia
una porzione d’esse.
Vedete così come il Signore Gesù Cristo
abbia reso inoperante il potere della morte gettando luce gettando luce sulla
sua natura, causa e rimedio.
2. Non più un potere assoluto
Il Signore Gesù Cristo ha reso inoperante
il potere della morte infrangendo il suo potere sul complesso della nostra
esistenza. Noi infatti viviamo all’insegna della morte. Una sinistra nuvola di
morte aleggia costantemente sospesa sulla nostra esistenza dal nostro
concepimento stesso fino alla vecchiaia. Da Adamo in poi la morte regna
incontrastata (Ro. 5:14), dice la Bibbia ed è essa stessa che ci considera
tutti già "morti... nelle vostre colpe e nei vostri peccati"
(Ef. 2:1). Dalla nostra prima traumatica boccata d'aria fresca, ed anche da
prima, fino al nostro ugualmente traumatico ultimo respiro, è all'opera in noi
come un virus mortale.
L’"aria di morte" che respiriamo
non è solo quella dell’inquinamento dell’aria, dell’acqua, del cibo, che spesso
è causa di malattie inguaribili, ma spiritualmente è l’atmosfera morale e
spirituale in cui ci muoviamo ad essere profondamente intaccata dalla morte. "...fornicazione,
impurità, dissolutezza, idolatria, stregoneria, inimicizia, discordia, gelosia,
ire, contese, divisioni, sètte, invidie, ubriachezza, orge, e altre simili
cose" (Ga. 5:20,21) contaminano e rovinano il nostro cuore, i nostri
rapporti con gli altri, la nostra vita, rendendocela amara ed invivibile. Noi,
in questo mondo, facciamo l’esperienza quotidiana della morte in tutte le sue
dimensioni.
La morte, però, vede spezzato il suo
potere assoluto quando la potenza del Salvatore Gesù Cristo rigenera
spiritualmente e moralmente quegli uomini e quelle donne che si affidano
completamente a Lui. Magnifiche sono le espressioni dell’apostolo Paolo quando,
scrivendo ai cristiani di Efeso, dice: "Dio ha vivificato anche voi,
voi che eravate morti nelle vostre colpe e nei vostri peccati, ai quali un
tempo vi abbandonaste seguendo il principe della potenza dell’aria, di quello
spirito che opera oggi negli uomini ribelli, nel numero dei quali anche noi
tutti vivevamo un tempo, secondo i desideri della nostra carne e dei nostri
pensieri; ed eravamo per natura figli d’ira, come gli altri. Ma Dio, che è
ricco in misericordia, per il grande amore con cui ci ha amati, anche quando
eravamo morti nei peccati, ci ha vivificati con Cristo... e ci ha
risuscitati con lui e con lui ci ha fatti sedere nel cielo in Cristo Gesù"
(Ef. 2:1-6).
Si, il potere morale e spirituale della
morte viene spezzato e vanificato quando, per grazia di Dio, sorgono uomini e
donne che diffondono "aria nuova", un’aria fatta di "amore,
gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine,
autocontrollo" (Ga. 5:22).
3. Cristo ha spezzato la logica
della morte
Il Gesù Cristo, il Signore della vita ha
reso inoperante il potere della morte assumendola su Sé stesso. L’Evangelo, la
buona notizia del Nuovo Testamento è che il Signore Gesù Cristo, che non aveva
bisogno di morire (perché in Lui non c’era peccato alcuno), è entrato Lui
stesso nella morte, morendo "per noi" che ci affidiamo a Lui.
Questo mondo, su cui pretende di regnare
incontrastato il "principe di questo mondo", l’omicida per
eccellenza, è il regno della morte, luogo che Dio ha dichiarato di aver
abbandonato al suo destino perché paghi in prima persona le conseguenze penali
della giustizia di Dio infranta. In questo mondo un giorno entrò in prima
persona il principe della vita, l’eterno Figlio di Dio per riportarlo alla
giusta sottomissione a Dio.
Gesù mostrò con le parole e con i fatti di
essere il principe della vita. Sanava corpo, mente ed anima delle persone che
si affidavano a Lui. Risuscitava anche i morti perché in Lui c’era il potere
della vita, quel potere che condivideva con Dio Padre. Egli dimostrava a tutti
come sarebbe stato il mondo se fosse rimasto in perfetta comunione con Dio: senza
sofferenza, senza malattia, senza morte... Egli mostrava a tutti quello che sarà
il mondo quando Egli avrebbe un giorno dominato incontrastato. "In lui
era la vita, e la vita era la luce degli uomini" (Gv. 1:4).
Il mondo, però, amava le tenebre più che
la luce. I messaggeri di Dio che già erano venuti in precedenza per
testimoniare della legittima sovranità di Dio, erano stati malmenati e respinti
senza tanti scrupoli. Come racconta la parabola di Gesù: "...allora il
padrone della vigna disse: Che faro? Manderò il mio figlio diletto, forse a lui
porteranno rispetto. Ma quando i vignaioli lo videro, fecero tra di loro questo
ragionamento: Costui è l’erede; uccidiamolo, affinché l’eredità diventi nostra.
E lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero" (Lu. 20:13-15).
Il mondo quindi applica lo stesso
principio di morte sul principe della vita. Avrebbe potuto vincere? Così si
illudeva. Non vince, ma entrando nella morte stessa, Gesù, che portava vita in
sé stesso, vita originaria, eterna ed inviolabile, distrugge il potere stesso
della morte, e ne pregiudica l’invincibilità. La morte che trionfa sul mondo,
vede ora Uno che trionfa sulla morte e che sfata il mito della sua
ineluttabilità. Chiunque si sarebbe affidato ora al Cristo trionfante, ne
avrebbe condiviso la vittoria.
Non solo questo, ma come noi condividiamo
con Adamo l’immenso debito che abbiamo con Dio e che non potremo mai pagare per
espiare la nostra colpa, così, chi unisce la sua vita a Cristo vede come il suo
debito sia completamente estinto dal solo che poteva veramente pagarlo: il
Signore Gesù Cristo. Un debito di portata immensa poteva essere pagato solo da
Uno che solo fosse di "portata immensa", un vero uomo che fosse nel
contempo vero Dio. Ecco dunque come Cristo Gesù rende inoperante la morte nella
Sua persona, trascinando nella Sua vittoria chiunque affidi a Lui la propria
esistenza terrena ed eterna.
Convivere con la morte?
Il Signore Gesù Cristo, dunque, rende
inoperante la morte, illuminandocene la natura, la causa e il rimedio, spezzandone
il suo potere assoluto in questa nostra vita, ed assumendo in Sé stesso, per
distruggerlo dal suo interno, tutto il suo potere ultimo. Per ora, però,
dobbiamo convivere con essa, direbbe qualcuno: non potremo mai davvero
liberarcene? Certo, Cristo trionferà in modo assoluto sulla morte in quei tempi
che Dio ha stabilito come gli ultimi tempi. L’Apostolo scrive. "Ma ora
Cristo è stato risuscitato dai morti, primizia di quelli che sono morti.
Infatti, poiché per mezzo di un uomo è venuta la morte, così anche per mezzo di
un uomo è venuta la risurrezione dei morti. Poiché, come tutti muoiono in
Adamo, così anche in Cristo saranno tutti vivificati; ma ciascuno nel suo
turno: Cristo, la primizia; poi quelli che sono di Cristo, alla sua venuta; poi
verrà la fine, quando consegnerà il regno nelle mani di dio Padre, dopo che avrà
ridotto al nulla ogni principato, ogni potestà ed ogni potenza. Poiché bisogna
che Egli regni finché abbia messo tutti i suoi nemici sotto i suoi piedi. L’ultimo
nemico che sarà distrutto, sarà la morte" (1 Co. 15:20-26).
Il nostro, anche se qualcuno lo vorrebbe
negare, è un discorso estremamente "pratico". Coloro che affidano sé
stessi al Salvatore Gesù Cristo, venendo così rigenerati moralmente,
spiritualmente, e poi fisicamente, sono ancora mortali, ma essi muoiono
"in Cristo" (1 Ts. 4:16), o "si addormentano" in attesa
della risurrezione in gloria. La morte fisica è un nemico vinto potenzialmente
da Cristo, ma ancora non sconfitto nell’esperienza fisica individuale. I suoi
denti acuminati, però, sono stati spezzati, perché neanche la morte può
separare il cristiano dal suo Signore, anzi, lo può maggiormente avvicinare a
Lui. Un giorno la vittoria sarà completa. Questa certezza aveva spinto l’apostolo
Paolo a esprimere il desiderio di partire da questa vita per essere subito con
il Signore. Egli diceva infatti: "Siamo dunque sempre pieni di fiducia
e sappiamo che mentre abitiamo nel corpo siamo assenti dal Signore ... ma siamo
pieni di fiducia e preferiamo partire dal corpo ed abitare con il Signore. Per
questo ci sforziamo di essergli graditi, sia che abitiamo nel corpo, sia che ne
partiamo" (2 Co. 5:6-9). Cristo, il risorto, richiamerà tutti coloro
che a Lui si sono affidati ad una vita fisica totalmente diversa come pure alla
vita spirituale della quale in parte avevano goduto. In pace con Dio, alcuni
hanno potuto esclamare prima di morire: "Gesù, sono pronto per il
viaggio", "Ho amato la vita per cercare Dio; amo la morte che
me lo fa trovare", "Lasciatemi morire tranquillo, non ho
paura".
Cristo ha perfettamente liberati i Suoi
dalla morte eterna, tanto che per loro non ve n’è più alcuna, avendone
annullata la ragione, cioè il peccato, ed anche tolto, alla morte corporale
ogni motivo di maledizione e la forza di trattenere per sempre i fedeli. La
morte, un tempo nemica, è diventata amica, perché è la porta attraverso la
quale usciamo da un mondo travagliato e peccaminoso ad un mondo di perfetta
pace e purezza. La morte non trionfa su coloro che credono nell’Evangelo, ma
sono loro a trionfare su di essa, per grazia di Dio in Cristo Gesù.
(Paolo Castellina,
sabato, 30. settembre 1995. Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente
indicato, sono tratte dalla versione "Nuova Riveduta", Società biblica
di Ginevra, 1994).