L’esame finale
Il testo di oggi
Il testo della Parola di Dio che viene
sottoposto oggi alla nostra attenzione fa parte di un discorso apocalittico del
Signore Gesù al riguardo del giudizio universale e del Suo personale ritorno
negli ultimi tempi di questo mondo.
Noi non sappiamo quando questo
mondo finirà, questo non ci è concesso di saperlo, ma sappiamo che cosa
avverrà perché il Signore Gesù ce lo rivela chiaramente. Devo anche
premettere che il testo biblico che leggerò fra un attimo esprime verità
scomode e sgradite per la mentalità moderna; così scomode e sgradite, che
molti preferiscono liquidare questo brano, come pure altri dello stesso tenore,
come se fosse una favola, un mito, cosa da non prendere seriamente o da
"spiegare" per fargli dire qualcosa di diverso da quello che dice.
Noi invece, lo prenderemo seriamente, ritenendo la sapienza di Dio migliore
della sapienza di questo mondo, considerando la Parola di Dio verace ed
affidabile, superiore alle pretese di "conoscenza" della mentalità d’oggi.
Il Salvatore, così, dopo aver prima molto
parlato della sua sovranità spirituale, che esercita sul suo popolo, giunge ora
a dire loro ancora più apertamente qual tipo di regno e sovranità Egli
ulteriormente stabilirà ed eserciterà alla fine dei tempi.
Dal Vangelo secondo
Matteo: (31) Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti gli
angeli, prenderà posto sul Suo trono glorioso. (32) E tutte le genti saranno
riunite davanti a Lui ed Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore
separa le pecore dai capri; (33) e metterà le pecore alla Sua destra e i capri
alla sinistra. (34) Allora il re dirà a quelli della Sua destra: ‘Venite, voi,
i benedetti del Padre mio; ereditate il regno che v’è stato preparato fin dalla
fondazione del mondo. (35) Perché ebbi fame e mi deste da mangiare; ebbi sete e
mi deste da bere; fui straniero e mi accoglieste; (36) fui nudo e mi vestiste;
fui ammalato e mi visitaste; fui in prigione e veniste a trovarmi’. (37) Allora
i giusti gli risponderanno: ‘Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato e ti
abbiamo dato da mangiare? O assetato e ti abbiamo dato da bere? (38) Quando mai
ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto? O nudo e ti abbiamo vestito?
(39) Quando mai ti abbiamo visto ammalato o in prigione, e siamo venuti a
trovarti?’. (40) E il re risponderà loro: ‘In verità vi dico che in quanto lo
avete fatto a uno di questi miei minimi fratelli, l’avete fatto a me’. (41)
Allora dirà anche a quelli della Sua sinistra: ‘Andate via da me, maledetti,
nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli! (42) Perché
ebbi fame e non mi deste da mangiare; ebbi sete e non mi deste da bere; (43)
fui straniero e non mi accoglieste; nudo e non mi vestiste; malato e in
prigione, e non mi visitaste’. Allora anche questi gli risponderanno, dicendo: ‘Signore,
quando ti abbiamo visto aver fame, o sete, o essere straniero, o nudo, o
ammalato, o in prigione, e non ti abbiamo assistito?’. (45) Allora risponderà
loro: ‘In verità vi dico che in quanto non l’avete fatto a uno di questi
minimi, non l’avete fatto neppure a me’. (46) Questi se ne andranno a punizione
eterna; ma i giusti, a vita eterna".
I. Lo scenario
Un’aula d’esame. Tutta questa scena ci appare come un’aula dove deve
svolgersi un esame finale. Avete fatto l’esperienza di un esame finale nelle
scuole che voi avete frequentato? Talvolta io sogno il mio esame di maturità,
ancora dopo tanti anni, e il sogno è angoscioso, perché so di non essermi
preparato a sufficienza e di non sapere rispondere alle domande che mi vengono
rivolte. Il giudizio universale degli ultimi giorni può essere assomigliato
proprio ad un esame finale, il maggiore.
L’esaminatore. Chi sarà il "presidente della commissione
esaminatrice"? Il testo dice: "il figlio dell’uomo"
(31a). E’ il titolo che Gesù dava a sé stesso quand’era in questo mondo, perché
Egli è il giudice dei figli dell’uomo, cioè dell’umanità, ed essendo
Egli stato della stessa natura, è ancora più qualificato ad esserne
esaminatore.
Il Suo insediamento. L’apparizione del grande Esaminatore sarà splendida
e gloriosa, "verrà nella sua gloria" : allora il mondo vedrà
ciò che i fedeli ora credono: che Gesù è lo splendore della gloria di Dio
Padre. Se appositamente c’era e c’è ambiguità nella figura di Gesù, allora
tutto sarà chiaro e lampante. Colui che era apparso nella forma di servo, e
solo come ‘figlio d’uomo’, "verrà nella sua gloria", sarà una
manifestazione gloriosa della Sua Persona ed identità
La commissione. Faranno parte di questa "commissione
esaminatrice": "tutti gli angeli", cioè le miriadi di
creature spirituali che sono al fedele servizio di Dio. Verrà "con le
sue sante miriadi" (Gd 14), "con gli angeli della Sua
potenza" (2 Ts. 1:7), dicono altri testi.
La Sua cattedra. E cosa farà? "prenderà posto sul Suo trono
glorioso", cioè si assiderà alla cattedra che Gli spetta di diritto.
Colui che sulla terra era Maestro, allora sarà il legittimo esaminatore. Un
giorno avevano portato Cristo sulla terra alla sbarra del giudizio, volevano
esaminarlo per vedere se quello che faceva e diceva era consono ai criteri di
questo mondo. Un giorno però proprio Colui che avevano crocifisso sarà Egli
stesso il loro giudice. Anche oggi c’è chi si permette di giudicare Cristo, di
mettere in questione le sue parole ed autorità. Non deve dire quello che dice, è
anticonformista, non rientra nei nostri canoni, non combacia con la nostra
concezione del mondo... un giorno però essi saranno di fronte proprio a Colui
che avevano liquidato con sufficienza.
Gli esaminandi. Chi saranno gli "esaminandi" che
compariranno dinanzi a Cristo? "Tutte le genti saranno riunite davanti
a Lui" (32a), dice il Signore: gente di ogni tempo, nazione, lingua,
religione, condizione sociale, età, sesso, sia vivi che morti (At. 10:42).
Non vi sarà allora ciò che da noi oggi ha
tanto valore: libertà di scelta, tolleranza... Nessuno potrà dire: "Sulla
terra ho scelto di non essere cristiano... quindi non sono tenuto a presentarmi
davanti a questa commissione esaminatrice...". No, non potrà dirlo, perché
Dio è uno solo, la verità è una sola, quella che Egli ha proclamato a più
riprese e di cui nessuno potrà dire, scusandosi, di essere ignorante. L’umanità
è una sola ed è creatura di Dio, fatta a Sua immagine, con lo scopo di servirLo
e di darGli gloria. Uno solo è il Signore e il Salvatore, uno solo è il Figlio
di Dio, Gesù Cristo, il Maestro, il Giudice. E gli altri? Beh, ricordate che
disse Gesù senza mezzi termini? Sono "ladri e briganti" (Gv.
10:8), ladri dei titoli e delle prerogative che spettavano solo a Cristo
usurpatori.
II. Lo svolgimento
La discriminazione. "...ed Egli separerà gli uni dagli altri" . Si,
sovranamente l’Esaminatore, Colui che conosce ogni cosa e legge nel cuore di
ognuno, farà una giusta discriminazione, farà passare davanti a Sé e a noi
"il film" della vita di ciascuno e noi ci renderemo conto del Suo
giusto giudizio quando verremo posti o da una parte o dall’altra. Sarà
come quando l’agricoltore separa l’erba cattiva dal buon frumento, la pula dal
grano, o come quando il pescatore separa, dopo aver pescato, il pesce buono da
quello cattivo. Quelli che Dio considera buoni e quelli che Dio considera
cattivi, quaggiù dimorano insieme e non solo al nostro giudizio distinguibili l’uno
dall’altro, ma quel giorno essi saranno separati per sempre. In questo mondo
essi non possono separarsi l’uno dall’altro, né alcuno ha il diritto di
separarli. Gesù disse: "lasciate che tutti e due crescano insieme, fino
alla mietitura" (Mt. 13:30), ma il Signore conosce chi Gli appartiene,
ed Egli li può separare.
Come pecore e capre. Li separerà "come il pastore separa le
pecore dai capri" (32b) dice il testo. Il pastore nutre sia le pecore
che le capre, la notte però le separa. Così i peccatori che in questo mondo,
riponendo la loro fiducia in Cristo, sono stati lavati dal sangue del Suo
sacrificio e resi in Cristo bianchi ed innocenti (simbolizzati dalle pecore),
sono in questo mondo nutriti e curati tanto quanto coloro che Lo ignorano, Lo
disprezzano e a cui nulla importa della Sua legge. Questi ultimi sono
simbolizzati nei "caproni" che puzzano, sono sempre "in
calore", aggressivi, indisciplinati e pretenziosi. Oggi sono insieme,
domani verranno separati per sempre dal giusto giudizio di Dio. Sparirà allora
ogni altra distinzione che gli uomini amano fare in questo mondo, e rimarrà
solo la distinzione fra santificati e peccatori impenitenti.
La loro collocazione. "...e metterà le pecore alla Sua destra e i
capri alla sua sinistra"
(33). La destra del Re è posto di onore e dignità, il posto dei favoriti: Cristo
infatti esalterà i santificati a grande onore e dignità, mostrano loro il Suo
favore, mentre i peccatori impenitenti risorgeranno solo per essere destinati
ad una vergognosa condanna. Quelli che oggi il mondo tanto onora e valuta
secondo i propri criteri (non quelli di Dio), saranno un giorno alla sinistra
di Cristo, privati degli onori che tanto amavano ed umiliati.
Il giudizio del Re. Colui che un tempo era pastore, acquisisce ora la
funzione di Giudice e Re. Sovranamente, nella Sua potenza che nessuno potrà più
sfidare, dirà alle Sue "pecore":
a) "Venite, voi, i benedetti del
Padre mio" (34). Essi sono chiamati "benedetti", perché
affidando nel mondo la loro vita a Cristo, essi sono stati in Lui benedetti di
ogni benedizione spirituale (Ef. 1:3). Egli dice loro "Venite!", o
meglio "Benvenuti! Siate i benvenuti! Venite, sarete per sempre con me,
voi che avete amato la mia compagnia nel mondo, venite, voi che mi avete
seguito portando la croce, ora porterete una corona di gloria e di onore".
b) Dirà loro: "ereditate il regno
che vi è stato preparato fin dalla fondazione del mondo". Che cos’è
questo "regno"? Un regno era la più ambita "proprietà" che
si potesse avere nel mondo antico, simbolo di ricchezza e di onore. Coloro che
in questo mondo erano come mendicanti, prigionieri, considerati come la feccia
del mondo, saranno loro ad ereditare un regno!
Sarà un regno da lungo tempo preparato,
risultato degli eterni propositi di Dio, preparato per voi
appositamente, solo per voi, voi che già conoscevo per nome prima ancora
che il mondo fosse fondato. L’apostolo Paolo dice ai cristiani di Efeso: "In
Lui ci ha eletti prima della creazione del mondo perché fossimo santi ed
irreprensibili di fronte a Lui" (Ef. 1:4).
Sarà un regno da ricevere "in eredità",
si, perché chi riceve Cristo come proprio Signore e Salvatore è reso figliolo
adottivo di Dio e titolare dell’eredità che spetta a coloro che sono figli di
un tale Padre. Ai cristiani della Galazia Paolo scrive: "Così tu non
sei più servo, ma figlio; e se sei figlio, sei anche erede, per grazia di
Dio" (Ga. 4:1). Sarà un regno che voi non l’avete guadagnato con le
vostre opere o meriti, perché era stato preparato per voi, vi era stato
assegnato per grazia prima ancora che voi esistevate.
III. La base del giudizio
Perché questi peccatori santificati in
Cristo saranno accolti nella gloria del regno? Dice Gesù: "Perché ebbi
fame e mi deste da mangiare; ebbi sete e mi deste da bere; fui straniero e mi
accoglieste; fui nudo e mi vestiste; fui ammalato e mi visitaste; fui in
prigione e veniste a trovarmi’.
Ci chiediamo: queste opere di importante
solidarietà sociale sono la causa della ricompensa che il Re darà ai
Suoi fedeli? No, perché abbiamo visto che "il regno" che ricevono è
risultato della Sua grazia, assegnato loro a causa dell’opera di Cristo,
prima ancora che esistessero. No, queste opere di solidarietà sociale sono la
prova, l’evidenza, la dimostrazione che davvero si tratta di
persone che appartengono a Cristo e che si comportano verso gli altri come
Cristo si è comportato verso i poveri, gli emarginati, gli esclusi di questo
mondo. Il vero discepolo di Cristo, infatti, riflette il carattere del suo
Maestro. Gesù disse: "Da questo conosceranno tutti che siete miei
discepoli, se avete amore gli uni per gli altri" (Gv. 13:35). "La
fede senza le opere, non ha valore" (Gm. 2:24).
Le opere di coloro che Cristo riconosce
come Suoi sono opere di chi:
(a) Rinunzia a sé stesso. Deve sapere
mettere da parti i propri interessi e profitti per interessarsi fattivamente
del bene altri (materiale, psicologico, spirituale), della giustizia sociale.
Cristo, il Maestro, ha dato tutto sé stesso per gli altri, mettendo da parte il
proprio comodo e il proprio vantaggio.
(b) Ama i propri fratelli: è il secondo più
grande comandamento. Colui o colei che Dio riconosce come proprio deve darne la
prova nella sua prontezza a fare il bene e a comunicarlo. Le buone intenzioni
sono solo inganni. Deve saper donare.
(c) Deve amare Cristo al punto da
ubbidirGli costi quel che costi, deve saper offrire sé stesso a Lui, ed operare
nel Suo nome, come se servendo gli altri servisse Cristo stesso. "E il
re risponderà loro: ‘In verità vi dico che in quanto lo avete fatto a uno di
questi miei minimi fratelli, l’avete fatto a me" (40). E come se Iddio
dicesse: "Vuoi dimostrare di amare Cristo, il tuo Salvatore, che pur non
vedi? Vuoi dimostrare riconoscenza per quello che Cristo ha fatto per te?
Ebbene: manifesta amore e solidarietà verso gli altri, vedi negli altri la mia
stessa persona, e dimostrerai di essere veramente fra i discepoli di Gesù.
Allora, nel giorno del grande esame finale, sarai ammesso nel mio regno.
Chi mai ha mostrato sensibilità,
interesse, solidarietà verso gli altri, come può dire infatti di essere
discepolo di quel Gesù che ha dato per gli altri persino la Sua vita? E’ come
se Dio dicesse: "C’è una sola legge nell’universo intero che sia santa e
buona, un solo comportamento a me accettevole, quello espresso dal mio Figliolo
Gesù Cristo. Questo è ciò che apprezzo, questo è ciò che valorizzo, questo è ciò
che ricompenso. E gli altri? direte voi. Proseguiamo nel nostro testo.
IV. La sorte dei reprobi
La sentenza. Il grande Re e giudice del mondo intero ha così
emesso la Sua sentenza a quelli che si trovano alla Sua destra, che ora
possiedono il Regno e siedono con Lui a giudicare il mondo. Egli ora passa a
pronunciare la sentenza alle "capre alla sua sinistra", il cui
giudizio si manifesta in questi termini:
1) Egli dice loro: "Andate via da
me!". La cosa peggiore che ci potrebbe capitare è un allontanamento
definitivo da Dio. Molti oggi dicono di Dio e della Sua Parola: "Va
via da me!", ora è Dio a dire, e senza possibilità di cambiare idea:
Andate via da me". Ecco un allontanamento da Dio, in modo da non ricevere
mai più favore alcuno da Lui. Il Signore dice: "Hai preferito vivere la
tua vita lontano da me, eppure io ti beneficavo ogni giorno. Patirai ora le
estreme conseguenze di questa tua scelta. Si, in questa vita anche chi pensa di
fare a meno di Dio ed ignora le sue leggi può godere di una qualche misura
della presenza di Dio, i doni della provvidenza e della grazia comune; questo
avrebbe dovuto servire loro sia come incoraggiamento e aiuto a venire
fiduciosamente a Dio. Avendo però abusato di questi doni, in quel giorno il Dio
giusto si allontanerà totalmente da Lui, e non riceverà più da Lui alcun più
nessun vantaggio o favore, neanche quelli comuni. Allora sapranno che cosa vuol
dire essere veramente privati della presenza di Dio!
(b) Se dovranno andarsene, e andarsene da
Cristo, non potrebbero almeno partire con una benedizione? Almeno con una
parola gentile ed affettuosa? No, "Andate via da me, maledetti!"
(41a). Coloro che non avevano voluto venire a Cristo per ereditare benedizioni,
devono partirsene sotto il peso di una maledizione. I primi vengono chiamati "i
benedetti dal Padre mio", i secondi, solo "i maledetti".
(c) Se ne andranno allora, ma dove? In un
luogo di eterno riposo? No, in un luogo di eterno tormento, l’inferno, qualcosa
che oggi non è di moda predicare: "Andate via da me, maledetti, nel
fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli" (42): il
fuoco è il simbolo della giusta ira di Dio, espressione della Sua giustizia. E’
un luogo "preparato per il diavolo e per i suoi angeli" non
perché non fosse stato pure preparato anche per le creature umane
ribelli, ma le creature celesti ribelli vi furono aggiunte prima ancora che l’uomo
avesse peccato, cosicché l’uomo ribelle condividerà la sorte delle altre creature
nella stessa condizione. "Durante la tua vita hai voluto servire il nemico
di Dio? E allora continua a stare in sua compagnia là dove anch’egli verrà
mandato".
V. La base della condanna
1. Omissione. Fondamentalmente la base della condanna, come
risulta da questo testo, è l’omissione. Peccato non è solo fare, ma
anche non fare ciò che era dovuto. Anche in questo caso le opere di solidarietà
sociale mancata sono la dimostrazione di un modo di essere e di pensare
diametralmente opposto a quello che Dio stabilisce e che è stato dimostrato
in Cristo. "Perché ebbi fame e non mi deste da mangiare; ebbi sete e
non mi deste da bere; fui straniero e non mi accoglieste; nudo e non mi
vestiste; malato e in prigione, e non mi visitaste"’(42-44).
2. Mancato riferimento a Cristo. Anche in questo caso, non aver avuto Cristo come
punto di riferimento ultimo della loro vita è visto come un fattore decisivo.
Cristo come punto di riferimento ultimo della vita significa amarlo, servirLo,
onorarlo fiduciosamente con l’ubbidienza, vederLo nelle altre creature, verso
le quali ci si comporta come se Cristo stesso fosse in loro: "Allora
risponderà loro: ‘In verità vi dico che in quanto non l’avete fatto a uno di
questi minimi, non l’avete fatto neppure a me". E’ castigo pienamente
meritato. Questo non solo ci insegna che gli atti di omissione sono sufficienti
a dannarci, ma che l’omissione di atti di carità a membri afflitti di Cristo
sono peccati, che, se non sono lavati dal sangue di Cristo e oggetto di ravvedimento,
sono abbastanza da condannarci all’inferno. Se saranno mandati all’inferno
coloro che non si prendono cura dei poveri membri di Cristo, che ne sarà di
quelli che strappano loro il pane di bocca, e sprecano ciò che è stato loro
fornito generosamente da bere?
VI. A ciascuno il dovuto
Ed ecco l’epilogo: "Questi se ne
andranno a punizione eterna; ma i giusti, a vita eterna".
Quelli che si trovano "alla sinistra
di Cristo" riceveranno quanto la chiara legge di Dio aveva stipulato fin
dall’inizio. "Patti chiari, amicizia lunga", dice il proverbio. Non
si tratta di un’ingiustizia quegli eterni tormenti di cui qui si parla. Molti
non si rendono conto che offendere una Maestà infinita come quella di Dio
implica un infinito castigo. Chi ha avuto un danno di milioni di franchi non si
accontenterà di un risarcimento di pochi franchi. Inoltre il peccatore ha
peccato in modo infinito: se solo avesse potuto, avrebbe peccato
indefinitamente, avrebbe sempre voluto fare di più. Non è forse vero?
Dovunque siano, non riposeranno in pace
nelle loro tombe, ma "l’ultima tromba li risveglierà", ecco il chiaro
insegnamento della Parola di Dio. Non potranno mai trovarsi fuori dalla
giurisdizione di Colui che è il giudice dei vivi e dei morti e che ha posto la
Sua legge nel nostro cuore. Andranno a una "punizione eterna", non
una punizione temporanea. I peccatori giustificati, però, coloro che tali
saranno stati considerati, coloro ai quali è stata imputata giustizia di
Cristo, ed accettati come tali per il loro comportamento santo e sincero, anche
se imperfetti, andranno a vita eterna, che non significa solo esistenza
eterna (perché anche i peggiori vivranno eternamente, altrimenti non sarebbero
in grado di essere puniti per sempre), ma sarà una condizione beata e felice,
che non avrà fine. Così finirà il regno di grazia di Dio, o piuttosto, così
inizierà il regno della gloria. Tutti i Suoi nemici saranno posti sotto i Suoi
piedi, e non rimarrà altri che il Re glorioso e coloro che saranno trovati come
Suoi sudditi veraci. Di questo regno non vi sarà fine.
Conclusione
Mi rendo ben conto che oggi fare un
discorso simile e crederci possa suscitare, per la mentalità d’oggi, scandalo
ed orrore. E’ proprio questa, però, la sfida che si presenta ai cristiani d’oggi:
rimanere fedeli alle parole fedeli e veraci del Signore Gesù anche se questo può
contraddire la mentalità del nostro tempo. Il Signore Gesù non è un bugiardo: è
fedele e verace. Davanti a Lui dovremo dare il nostro esame finale, che ci
piaccia o meno, e prego il Signore che voi vi troviate quel giorno alla destra
di Cristo pronti a ricevere la corona della salvezza. Checché ne dica il mondo,
siamo esortati anche a prendere seriamente ciò che Cristo era, è e sarà per
sempre: oggi il nostro Salvatore, domani il nostro Giudice.
[Paolo Castellina. Tutte
le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla versione
"Nuova Riveduta", Società Biblica di Ginevra, 1994].