PRED637
L’elemento centrale e
qualificante
della fede cristiana
Battezzati nel Dio trino
Prima di ascendere al cielo, il Signore
Gesù affida ai Suoi discepoli un preciso mandato in questi termini:
"Ogni potere mi è stato dato in
cielo e sulla terra. Andate dunque, e fate miei discepoli tutti i popoli,
battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo,
insegnando loro ad osservare tutte quante le cose che vi ho comandate. Ed ecco,
io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell’età presente" (Mt. 28:19,20).
Si, il comandamento che il Signore Gesù
affida ai Suoi discepoli e messaggeri è quello di andare per il mondo e
"immergere" uomini, donne e bambini in Dio, in tutta la Sua infinita
ricchezza.
E’ meraviglioso ciò che la Scrittura ci
rivela di Dio: Egli non è più per il cristiano un essere astratto e lontano.
No, Dio si rivela a noi in triplice maniera in tutta la Sua grandezza e
magnificenza prima di tutto come Dio Padre, il sovrano e potente Creatore e
Sostenitore dell’universo, saggio, giusto e generoso Legislatore e Giudice. Dio
si rivela a noi come il Figlio, Dio con noi che viene a cercare le Sue creature
perdute e a prendere su di Sé la pena del peccato che ci impedisce di avere
accesso a Lui. Dio si rivela a noi come lo Spirito Santo, cioè Dio che viene a
dimorare nel cuore di quanti si consacrano a Cristo, per purificarli e per
guidarli secondo i Suoi santi comandamenti.
Ecco così come la fede cristiana
comprenda, conosca ed adori l’unico Dio vivente e verace in tre Persone: il
Padre, il Figlio e lo Spirito Santo: tre Persone, un solo Iddio, tre Persone
unite e distinte nello stesso tempo. Si tratta della dottrina della Santa
Trinità., la dottrina più caratteristica su Dio che distingue la fede cristiana
da tutte le altre religioni mondiali.
E’ in questa triplice identità di Dio che
il cristiano viene battezzato; è di questa triplice identità divina che il
cristiano fa esperienza, ed è nulla di meno che la verità su questa triplice
identità di Dio che il cristiano deve insegnare al mondo, se vuole rimanere
fedele ai dati ineludibili della rivelazione biblica. Seppure la parola
"Trinità" non compaia nelle Sacre Scritture, la dottrina che
sottintende è il modo migliore fin ora trovato e avvalorato dalla sapienza
accumulata in venti secoli di storia del cristianesimo, per operare l’adeguata
sintesi delle varie affermazioni che la Scrittura fa sull’identità di Dio e per
spiegare l’esperienza esistenziale del cristiano.
Il Credo delle chiese cristiane,
"distillato" della fede biblica, completato a Toledo in Spagna, nel
569 A.D. recita così:
Crediamo in un solo
Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose
visibili ed invisibili.
E in un solo Signore
Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, generato dal Padre prima di tutti i
secoli, luce da luce, Dio vero da Dio vero, generato ma non creato, della
stessa sostanza del Padre, per mezzo del quale tutte le cose sono state fatte;
il quale per noi uomini e per la nostra salvezza discese dai cieli, s'incarnò
dallo Spirito Santo e da Maria vergine, si fece uomo, e fu crocifisso per noi
sotto Ponzio Pilato, soffrì e fu sepolto e risuscitò il terzo giorno, secondo
le Scritture, e salì al cielo e si assise alla destra del Padre, e di nuovo ha
da venire in gloria a giudicare i vivi ed i morti; e il Suo regno non avrà mai
fine.
Crediamo nello
Spirito Santo, il Signore, Colui che vivifica, Colui che procede dal Padre e
dal Figlio, Colui che con il Padre ed il Figlio è adorato e glorificato, Colui
che ha parlato per mezzo dei profeti. (...)
La rilevanza della dottrina
trinitaria
Per alcuni cristiani è imbarazzante
affermare che il Dio in cui credono sia uno e tre nello stesso tempo. Il mondo
moderno, infatti, a già fatica ad accettare l’idea stessa di Dio! Come si può
così essere persuasivi oggi affermando che questo Dio è Trinità?
Alcuni cristiani, poi, ritengono che la
dottrina della Trinità sia solo un’astrazione intellettuale senza alcuna
rilevanza per gli interessi ed i problemi pratici della vita cristiana e del
ministero della chiesa. Sbagliano: essa comporta implicazioni sostanziali per l’esistenza
stessa della fede cristiana, profonde implicazioni sull’essere stesso della
chiesa, la sua etica e la sua azione sociale. Vorrei provare a dimostrarvelo
oggi, sia pure sommariamente.
1. Presupposto di ogni altra
dottrina
La dottrina sulla Santa Trinità è il
presupposto fondamentale di tutte le altre dottrine cristiane, è come il filo
che tiene insieme le perle di una collana. Togli quello, tutte le perle cadono
a terra.
a. Essenziale alla rivelazione. Se non ci fosse Trinità, Cristo non sarebbe Dio, e
quindi Egli non potrebbe né conoscere né rivelarci Dio veramente. Nessun essere
umano (filosofo, teologo, mistico o profeta che sia) è abbastanza competente da
conoscere e da "spiegarci" Dio. La Scrittura però afferma che il
Signore Gesù è "Dio con noi": e dice chiaramente:"Nessuno ha
mai visto Dio; l’unigenito Dio, che è nel seno del Padre, è quello che ce l’ha
fatto conoscere" (Gv. 1:18).
Se non ci fosse Trinità, se Gesù non
fosse Dio in modo unico, ma solo uno dei tanti profeti e inventori di
religioni, il cristianesimo non sarebbe più l’unica, finale ed inclusiva
rivelazione, (come afferma di essere) ma solo uno dei molti sistemi in
conflitto, ciascuno dei quali con la propria porzione di verità, ma anche di
errore. E’ il grande "cavallo di battaglia" dei liberali di ogni
risma che, di fatto, relativizzano ed alterano lo stesso concetto di Trinità,
ma non così dice la Bibbia. Il cristiano considera Cristo non come un profeta
fra i tanti, e neanche il più glorioso, ma come il supremo Rivelatore di Dio
per eccellenza, il solo Dio con cui abbiamo a che fare, l’autorità ultima in
religione, fonte di ogni verità e giudice dell’umanità intera (Mt. 24:35).
Lo stesso vale con lo Spirito Santo. Solo
Dio può parlare autorevolmente di Sé stesso, ed è Lui solo che può
"spiegarci" Dio. La Bibbia ci parla dello Spirito Santo come di Colui
che può rivelare Dio al nostro cuore. Se lo Spirito Santo non fosse Dio, allora
la Sua opera nel cuore umano sarebbe solo un’illusione o una menzogna. Se lo
Spirito Santo non fosse Dio allora ricadremmo nella presunzione dello spirito
umano di conoscere Dio da sé stesso, oppure nell’idea pagana delle "forze
naturali" con le quali -si afferma- verremmo in contatto con Dio. Al
contrario è Dio lo Spirito Santo che prende l’iniziativa sovrana di rivelare Sé
stesso come e quando vuole alla persona umana. Fuori da Lui non vi può essere
alcuna autentica conoscenza di Dio. In altre parole, senza una dottrina della
Trinità, ricadremmo nella religione naturale e al Dio totalmente rimosso dalla
scena del mondo del deismo.
b. Essenziale per la redenzione. Se Dio fosse unità indivisibile ed indistinta, non
vi potrebbe essere né un mediatore fra Dio ed uomo, né alcuno che potesse
pagare per noi la pena del nostro peccato e darci salvezza.
Infatti, fra la creatura e Dio la
distanza e differenza è infinita. Se il Signore Gesù fosse solo un essere
umano, per quanto "perfetto", Egli non potrebbe portarci più vicini a
Dio di quanto non lo fosse Lui stesso, cioè in ogni caso molto lontano, e
quindi non potrebbe salvarci. Solo Colui che è Dio fattosi uomo può
riconciliarci con Dio, cioè con Sé stesso. Nessun uomo contaminato dal peccato
potrebbe mai accostarsi al Dio tre volte santo, e tutti si trovano in questa
situazione. Per superare questo problema Dio ha preso su di Sé in Cristo la
natura umana, ci ha raggiunti proprio qui dove siamo ed assume Egli stesso per
espiarla la pena che il nostro peccato merita.
Allo stesso modo, solo chi fosse Dio
potrebbe purificare la nostra anima, cioè lo Spirito Santo. La Trinità ci fa
apprezzare come Dio pure possa dimorare in noi, attraverso lo Spirito Santo,
per darci sicurezza, guida, forza e consolazione. Lo Spirito Santo non è una
"forza" astratta, ma Dio. Come credenti, anche durante la nostra vita
terrena, per vivere la vita cristiana, non veniamo lasciati alle nostre proprie
risorse, ma Egli viene in nostro soccorso dimorando nel nostro cuore.
Un Dio che fosse unità assoluta e in cui
non vi fosse pluralità, può essere il nostro Giudice, ma non il nostro
Salvatore o Santificatore.
c. Essenziale per una corretta
concezione dell’uomo. La dottrina
sulla Santa Trinità comporta importanti implicazioni per quanto riguarda l’atteggiamento
che abbiamo verso noui stessi e le creature umane in generale. Noi siamo stati
creati ad immagine di Dio: Dio in Cristo, attraverso lo Spirito Santo rigenera
e restaura in noi l’immagine di Dio che in noi è stata sfigurata a causa del
peccato. La vita umana è sacra perché gli esseri umani conservano, anche dopo
il Diluvio, l’immagine di Dio. Che tipo di Dio riflettiamo? Il Re solitario ed
inavvicinabile dell’universo, oppure l’armoniosa comunione di Padre, Figlio e
Spirito Santo? Si, Dio ha una natura "sociale".
La Trinità in Sé stessa contiene
enernamente il prototipo dell’umano sacrificio di sé stessi e
auto-limitazione, perché Dio è amore. Consideriamone alcune implicazioni.
i. Essere uguali e diversi. La dottrina sulla Trinità garantisce l’eterno
valore etico dell’uguaglianza e della diversità allo stesso tempo. I membri
della Trinità sono uguali. Tutti gli esseri umani hanno lo stesso valore.
Ognuno di essi porta l’immagine di Dio. Questo vale senza distinzione di razza,
sesso, nazionalità, professione, capacità o incapacità, o qualsiasi altra
diversità. Quando vediamo un essere umano, vi vediamo l’immagine del Dio trino
in cui ogni Persona divina, sebbene diversa dalle altre, ha lo stesso valore.
La dottrina sulla Trinità conserva pure
la legittimità della diversità. Il fatto che noi siamo portatori dell’immagine
di Dio mette in evidenza l’importanza dell’individualità. Ogni persona della
Trinità ha le sue specifiche caratteristiche. Così ogni persona umana: siamo
unici geneticamente, per temperamento, doni, funzioni. Dio ci ha fatti diversi
eppure tutti siamo umani. Dio valorizza le nostre individualità, così noi
dobbiamo rispettare le individualità dei nostri simili.
Questo concetto comporta pure delle
conseguenze sulle strutture politiche: le società strettamente monoteistiche
tendono all’assolutismo politico, alla dittatura, mentre l’idea trinitaria
implica il rispetto della diversità legittima, della democrazia.
ii. Il concetto di comunità. Il fatto che noi siamo portatori dell’immagine di
Dio significa che siamo stati fatti per la comunione, per lo stare insieme. "Poi
Dio, il Signore, disse: Non è bene che l’uomo sia solo; io gli farò un aiuto
che sia adatto a lui" (Ge. 2:18). Nell’essere di Dio c’è "vita
sociale": il Padre, il Figlio, e lo Spirito Santo vivono in comunione ed
in armonia. Lo stesso deve esser vero per noi. Oggi si parla tanto di
"indipendenza" e "autonomia", quanto però è necessario
parlare di interdipendenza e di responsabilità l’uno verso l’altro!
iii. Il concetto di paternità e di
figliolanza. Se non vi fosse una
Trinità immanente nella natura divina, allora la paternità in Dio avrebbe avuto
un inizio e potrebbe avere una fine. La figliolanza, così, non sarebbe più una
perfezione, ma un’imperfezione (sarebbe transitoria, stabilita solo per un
tempo). Se però il donare paterno ed il ricevere figliale in Dio sono eterni,
allora la legge dell’amore esige conformità con Dio in entrambi questi aspetti
come la maggiore dignità del nostro essere. La Trinità ci parla della natura
essenziale ed assoluta di Dio, non semplicemente ciò che Egli è per noi, ma ciò
che Egli è in Sé stesso. Se Cristo è il Figlio eterno del Padre, Dio
indubbiamente è dall’eternità e per Sua stessa essenza un Padre. La natura
sociale, la fonte dell’Amore fa parte dell’essenza stessa dell’Essere eterno.
La comunicazione della vita e la reciprocità dell’amore sono sovra-temporali,
appartengono all’essere stesso di Dio. L’idea unitaria della solitudine di Dio
guasta profondamente la nostra concezione di Dio, la riduce a semplice potere,
identifica Dio come causa astratta e pensiero.
iv. Ordine e autorità. Come uomo il Figlio di Dio si è subordinato al
Padre. Lo Spirito santo ha accettato di servire alla gloria di Cristo e, in un
certo senso, è a Lui subordinato. Nella Trinità stessa vi è ordine ed autorità,
sebbene pure vi sia uguaglianza. Anche questo fatto comporta conseguenze a
livello umano. L’autorità legittima e stabilita da Dio deve essere onorata. La
Bibbia parla così del nostro atteggiamento verso le autorità legittime: "Ma
voglio che sappiate che il capo di ogni uomo è Cristo, che il capo della donna è
l’uomo, e che il capo di Cristo è Dio" (1 Co. 11:3).
c. Essenziale per l’Ecclesiologia. Più di una volta il Nuovo Testamento associa
strettamente la vita della chiesa con la vita trinitaria di Dio. "...Che
siano tutti uno; e come tu, o Padre, sei in me e io sono in te, anch’essi siano
in noi: affinché il mondo creda che tu mi hai mandato" (Gv. 17:21).
La chiesa cristiana, infatti, proclama la
dottrina della Trinità, ma spesso non dà una testimonianza coerente a ciò che
essa implica nei fatti. La chiesa deve manifestare in modo visibile un’unità
profonda e reale ispirata dalla vita del Dio trino. I credenti sono uniti
insieme nella Trinità: il Dio trino ha scelto di dimorare nella Sua chiesa. Il
vero cristiano ha la vita di Dio nel suo cuore. Come potrebbe il cristiano
odiare un altro essere umano in cui vive il suo stesso Dio e Salvatore? Come
potrebbe denigrarlo?
Essi devono essere uniti nell’amore, nel
comune servizio del loro Signore, condividendo ciò che possiedono: l’opera dell’evangelizzazione,
il dare e il ricevere, i doni. Devono condividere i propri fardelli. Nella Cena
del Signore essi significano la loro comunione con Dio e l’uno con l’altro. C’è
reciproco coinvolgimento, profonda simpatia, legami stretti.
Con l’unità, però, la chiesa deve pure
apprezzare la diversità: tradizioni, nazionalità, cultura, intelligenza,
intuizioni, temperamento, esperienze... Nel contesto dell’idea della Trinità vi
è spazio persino per diverse denominazioni. L’unità della chiesa scaturisce
dall’essere e dal compiere ciò che Dio richiede da noi.
2. Implicazioni per l'evangelizzazione
e il culto
C’è un rapporto fra la dottrina della
Trinità e l’evangelizzazione. Il grande mandato deve essere compiuto nel nome
(singolare) del Padre, e del Figlio, e dello Spirito Santo. Diventare un
cristiano significa credere nella Signoria di Cristo, nell’amore del Padre, e
nel battesimo dello Spirito Santo. Noi ci volgiamo a Cristo come al Signore
perché Egli è Dio con noi. Considerare ‘Signore’ qualsiasi altra persona,
sebbene perfetta o potente, costituirebbe idolatria. Sottoponiamo la nostra
vita a Cristo nella fiducia che Egli è Dio con noi. Il culto include credere
nella Trinità perché sappiamo chi sia Dio Padre, Dio Figlio, e Dio Spirito
Santo. Abbiamo ampie testimonianze nel Nuovo Testamento e nella storia della
chiesa dei primi secoli che Gesù e lo Spirito Santo venivano adorati come Dio.
Gli apostoli non adoravano una creatura
divinizzata, ma in Gesù essi rendevano culto a Dio stesso. La ricchezza in cui
il Nuovo Testamento rende il debito culto alle Persone della Trinità è qualcosa
che ancora noi dobbiamo scoprire
Conclusione
Le benedizioni presenti nella Bibbia
invocano il favore di Dio per ogni persona umana, aspettandosi che ciascuno
faccia esperienza di Dio nella Sua grande ricchezza e complessità, esperienza
di Dio nella Sua dimensione trinitaria.
La chiusura della 2 lettera ai Corinzi si
esprime in questo modo: "La grazia del Signore Gesù Cristo e l’amore di
Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi" (2 Co.
13:13), e non a caso.
Un teologo ha affermato: "La
distinta personalità e divinità del Figlio, del Padre, e dello Spirito Santo, a
ciascuna delle quali viene rivolta la preghiera, è qui presa per scontata.
Questo versetto è dunque un chiaro riconoscimento della dottrina della Trinità,
la quale è per la fede cristiana dottrina fondamentale. Un cristiano, infatti è
colui che cerca e gode della grazia del Signore Gesù, dell’amore di Dio, e
della comunione con lo Spirito Santo" (Hodge)."
Abbiamo fatto esperienza della
meravigliosa e triplice natura di Dio? Questo è il privilegio che la Sua grazia
ci vuole donare.
[Paolo Castellina. Tutte
le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla versione
"Nuova Riveduta", Società Biblica di Ginevra, 1994].