PRED636
Il dono e il donatore
(Luca
11:13)
Il Padre, colui che dona
I bambini sono esseri dipendenti: da
piccolissimi sono totalmente dipendenti dai loro genitori; crescendo,
essi diventano gradualmente sempre più indipendenti: se ne rendono ben
conto molti genitori che, vedendo i loro figli crescere, non possono evitare
talora di pensare di essere diventati essi stessi sempre più inutili, di
"non servire più a nulla". Chiedete a certi anziani quanto inutili
possano sentirsi! In altri casi certi genitori hanno l’impressione che i loro
figli pretendano da loro troppo, quando dovrebbero invece "cavarsela da
soli".
Vi sono casi più gravi in cui molti figli
ritengono che i loro genitori ad un certo punto non abbiano più nulla da dare
loro, e quindi li abbandonano... Non è vero, infatti, che sempre più spesso
oggi una persona "vale" fintanto che può "dare",
"produrre", "contribuire"? quando non lo può più fare
diventa "un peso per la società"...
Comunque, dal punto di vista dei figli,
che ci piaccia o meno, la figura del papà o della mamma è la figura di una
persona che dona, è il "distributore" di cose buone, di amore,
consiglio, sostegno, e naturalmente di cibo, vestiti, denaro, ecc., un
distributore di cose utili ed essenziali, come pure di cose che semplicemente
fanno piacere. Il figlio chiede, il genitore dona, salvo evidentemente
decidere se sia o meno appropriato dare quel che il figlio chiede. Questa
libertà il genitore dovrebbe pretenderla e senza sentirsi per questo in colpa!
Il Padre celeste
Gesù, il Figlio di Dio, aveva insegnato
ai Suoi discepoli a considerare Dio come loro Padre celeste, il loro grande
genitore. Diventare discepoli di Gesù significava infatti, e significa ancora
oggi, essere adottati nella famiglia di Dio, diventare figli adottivi di Dio,
come dice l’Evangelo secondo Giovanni: "a tutti quelli che lo hanno
ricevuto [Cristo]egli ha dato il diritto di diventare figli di Dio: a
quelli, cioè, che credono nel suo nome" (Gv. 1:12).
Nella mente dei discepoli di Gesù,
quindi, ed anche nella nostra, se le cose stanno in questo modo, ed è così, si
era creata quindi subito un’associazione mentale: Dio è Padre, e quindi Dio
dona. Dunque: possiamo chiedere a Dio ciò di cui abbiamo bisogno? Si,
dice il Signore Gesù, potete domandare a Dio ciò di cui avete bisogno,
nello stesso modo in cui il figlio domanda ai suoi genitori ciò di cui ha
bisogno. E il discepolo continua: "Ma come si fa a domandare a Dio ciò che
desideriamo?": domanda pertinente.
Ed ecco infatti, nel nostro testo biblico
che un discepolo di Gesù dice al Maestro: "Signore, insegnaci a pregare
come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli" (Lu. 11:1).
In questo testo il Signore Gesù insegna
un’importante lezione: Iddio vuole esservi Padre, Egli vi adotta in Cristo. Voi
dovete conoscere un tale Padre da vicino, e soprattutto, dovete imparare a
rapportarvi con Lui. In questo mondo non è da prendersi nemmeno per
scontato che un figlio sappia rapportarsi con il proprio padre terreno, molto
di più dovremmo imparare a rapportarci, a comunicare, con Dio: non è cosa da
sottovalutarsi o da prendersi alla leggera.
La pedagogia di Gesù
Nel capitolo 11 del vangelo di Luca si
nota un evidente progressione pedagogica dell’insegnamento di Gesù. Il capitolo
si apre con un discepolo che chiede a Gesù di insegnare loro a pregare. Al che
Gesù fornisce una risposta esauriente, completa.
(1) La necessità di pregare. Gesù mette prima di tutto in evidenza come Dio si
compiaccia delle preghiere dei Suoi figlioli. Dio sa ciò di cui abbiamo
bisogno, ma si compiace che noi andiamo presso di Lui espressamente,
consapevoli che Egli solo è il datore di ogni cosa buona. Dice la Scrittura: "ogni
cosa buona e ogni dono perfetto vengono dall’alto e discendono dal Padre degli
astri luminosi, presso il quale non c’è variazione né ombra di mutamento" (Gm.
1:17). Sebbene le mani di Dio siano colme di buone cose proporzionate alle
necessità delle Sue creature, ciononostante esse non devono aspettarsi di
riceverle senza chiederle. "Così parla Dio, il Signore: Anche in questo
mi lascerò supplicare dalla casa di Israele, e glielo concederò" (Ez.
36:37).
(2) Un modello di preghiera. Offre loro un modello di preghiera, ciò che
noi conosciamo come il Padre Nostro, cioè quel che la preghiera dovrebbe
essere: la richiesta che la gloria di Dio in tutte le sue manifestazioni,
grazia e provvidenza, sia manifestata nella nostra vita.
"Quando
pregate, dite: Padre, sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno; dacci
ogni giorno il nostro pane quotidiano; e perdonaci i nostri peccati, perché
anche noi perdoniamo a ogni nostro debitore; e non ci esporre alla
tentazione" (Lu. 11:2-4).
(3) La necessità di perseverare. Il capitolo poi procede trattando un’ulteriore
questione: "Ci hai mostrato come pregare, ma Dio è veramente disposto ad
ascoltarci?". Il Signore Gesù risponde a questo riguardo con grande
chiarezza. Racconta la parabola dell’amico importuno.
"Poi
disse loro: Se uno di voi ha un amico e va’ da lui a mezzanotte e gli dice:
Amico, prestami tre pani, perché un amico mi è arrivato in casa da un viaggio e
non ho nulla da mettergli davanti; e se quello dal di dentro gli risponde: Non
darmi fastidio; la porta è già chiusa, e i miei bambini sono con me a letto, io
non posso alzarmi per darteli; io vi dico che se anche non si alzasse a
darglieli perché gli è amico, tuttavia, per la sua importunità, si alzerà e gli
darà tutti i pani che gli occorrono" (Lu. 11:5-8).
Il Signore Gesù vuole insegnarci che a
Dio piace che noi insistiamo nelle nostre preghiere, non perché Dio sia
"duro d’orecchie" o che lesini le sue grazie se non con molta
insistenza da parte nostre. No, Dio vuole che noi gli dimostriamo - tramite la
nostra "insistenza" e perseveranza - come veramente ci stia a cuore ciò
che Gli chiediamo, tanto da sacrificare molto del nostro tempo in preghiera.
Gesù mette così in evidenza come la preghiera sia cosa seria e solenne, che non
possa essere fatta alla leggera o casualmente, consapevoli di presentarci di
fronte al Re dei re e al Signore dei Signori, Colui che è "tre volte
santo" e che non è affatto tenuto a prestarci attenzione. Al termine della
parabola Gesù infatti dice:
"...chiedete
con perseveranza, e vi sarà dato; cercate senza stancarvi, e troverete; bussate
ripetutamente, e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, chi cerca
trova, e sarà aperto a chi bussa" (Lu. 11:9,10).
Si presuppone che per ricevere le buone
cose promesse il popolo le ricerchi dalle Sue mani con insistenza: ogni
preghiera pigra, fredda e formale non otterrà nulla dalla mano di Dio. Dice la
Scrittura: La preghiera del giusto ha una grande efficacia" (Gm.
5:16), la preghiera cioè di chi è serio nelle sue intenzioni, umile e
rispettoso.
(4) La generosità e la sapienza di un
Padre. Poi Gesù continua il suo
insegnamento ed aggiunge una similitudine che ci parla della generosità e
sapienza di un padre verso suo figlio, così insegna:
"...e
chi è quel padre fra di voi che, se il figlio gli chiede un pane, gli dia
invece un serpente? Oppure se gli chiede un uovo, gli dia uno scorpione? Se voi
dunque, che siete malvagi, sapete dare buoni doni ai vostri figli, quanto più
il Padre celeste..." (Lu. 11:11-13a).
Gesù intende dire che Dio è il migliore
dei padri: Egli dona ai Suoi figli adottivi ciò che sa essere buono per loro. E’
importante mettere qui in evidenza proprio il fatto che Dio sia un padre
giudizioso: non dà ai Suoi figli tutto ciò che essi chiedono, - Dio non
cresce dei figli viziati - e se talora Egli risponde di no alle loro preghiere,
lo fa non perché sia malvagio, ma perché nella Sua saggezza, Egli sa che è
meglio così. La preghiera fervente ed "importuna" potrà farci
ottenere da Dio solo ciò che Egli ritiene buono per noi. Se chiediamo cose
dannose, se chiediamo cose che solo la nostra ignoranza o cecità desidera, non
le otterremo. I bambini chiedono a loro padre, ma spesso non sanno discernere
se quanto chiedono sia per loro buono. Il padre potrà loro negare qualcosa, ma
questa negazione sarà solo per il loro bene.
Il dono di una Persona
L’insegnamento più sorprendente però è
proprio quello che appare nell’ultimo versetto di questa sezione. Dice:
"Se
voi dunque, che siete malvagi, sapete dare buoni doni ai vostri figli, quanto
più il Padre celeste donerà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono"
(Lu. 11:13).
Ciò che ci riporta l’evangelista Luca è
sorprendente perché, a conclusione di questo discorso di Gesù sulla preghiera
ci aspetteremmo che Gesù indichi le cose che potremmo aspettarci da Dio.
Dio però dona "lo Spirito Santo" come massima espressione della Sua
generosità. "Ma che c’entra", diremmo noi, "che ce ne facciamo
di questo ‘Spirito Santo’? Noi ci saremmo aspettati il dono, che ne so, della
salute, della ricchezza, dei ...beni di questo mondo! Ma che scherzo è mai
questo?".
Già, ...vedete come ragioniamo noi? Come
funziona la nostra mentalità corrotta e venale?
Si, torniamo all’esempio fatto all’inizio
di questa riflessione a proposito della figura del genitore come di colui o
colei che dona. Il figlio pretende dal genitore, e spesso, osservavamo,
quando il genitore non può più darci nulla ...lo abbandoniamo, non ci serve più,
non ci è più utile! Non è forse disumano e ingrato tutto questo? Forse che
riteniamo che papà e mamma siano solo persone da sfruttare finch’è possibile e
poi basta?
Molti ragionano allo stesso modo con Dio!
Dio per loro è qualcuno che al massimo può tornare utile e comodo in certi
momenti della vita, ma poi come persona, in sé stesso, non interessa
loro. Pretendono da Dio, si arrabbiano se non dà loro quello che ci aspettano
da Lui, ma poi, stabilire un rapporto vero, stabile e significativo con la
persona di Dio ...quello no, non interessa loro! Non è forse tutto questo
meschino e riprovevole?
Il testo dice: "il Padre celeste
donerà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono" . Che cos’è lo
Spirito Santo, o meglio, chi è lo Spirito Santo? Lo Spirito Santo è la
presenza stessa, la speciale presenza di Dio in noi, accanto a noi, con noi.
Capite? Dio risponde alla nostra preghiera donando Sé stesso a noi, non
"delle cose".
Lo stesso vale per i genitori umani: il
più grande dono che essi ci fanno è sé stessi a noi. La loro presenza
vale più di tutto quello che essi potrebbero donarci, anche se ogni cosa è in
questo compresa. Dio dona Sé stesso a noi come il più grande dono che
potrebbe farci!
Ogni cosa con Lui. Dio in Cristo ha donato Sé stesso completamente
per noi. Dio nello Spirito Santo ci dona la Sua costante presenza accanto a
noi: che ci può essere di meglio? Ogni cosa è in Lui compresa. Dice la
Scrittura: "Colui che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha
dato per tutti noi, non ci donerà forse anche tutte le cose con Lui?"
(Ro. 8:32).
Non riceveremo mai nulla da Dio se non
desideriamo la Sua presenza. E’ come se il figlio dicesse al padre: dammi i
tuoi soldi, ma non voglio averti "fra i piedi"! Non è disgustoso
questo atteggiamento, e quante volte avviene?! Ecco perché Gesù dice a
proposito delle preoccupazioni materialiste: "...perché è la gente del
mondo che ricerca tutte queste cose, ma il Padre vostro sa che ne avete
bisogno. Cercate piuttosto il suo regno, e queste cose vi saranno date in più"
(Lu. 12:30,31). ...Cercate piuttosto la Sua presenza, il Suo attivo regnare!
Il dono dello Spirito Santo
Il nostro corpo come tempio di Dio. Per molti è "scomodo" ricevere il dono
dello Spirito Santo, cioè la presenza di Dio nella loro vita. Egli non è una
"cosa" o una "forza". E’ uno dei più grandi privilegi che
vengono conferiti a coloro che affidano la propria vita a Cristo. Il Nuovo
Testamento afferma esplicitamente che il cristiano diventa il tempio dello
Spirito Santo: Dio infatti non abita in edifici di pietra e di mattoni, ma
si compiace di venire ad abitare in una forma speciale nel cuore di ogni
persona consacrata a Cristo.
La Scrittura afferma, rivolgendosi ai
cristiani: "Non sapete che siete il tempio di Dio e che lo Spirito di
Dio abita in voi? Se uno guasta il tempio di Dio, Dio guasterà lui; poiché il
tempio di Dio è santo; e questo tempio siete voi" (1 Co. 3:16,17). "Non
sapete che il vostro corpo è il tempio dello Spirito Santo che è in voi e che
avete ricevuto da Dio? Quindi non appartenete a voi stessi" (1 Co.
6:19). "Noi siamo infatti il tempio del Dio vivente, come disse Dio:
Abiterò e camminerò in mezzo a loro, sarò il loro Dio ed essi saranno il mio
popolo" (2 Co. 6:16).
Potente quindi da questo intendere quanto
grandi siano le responsabilità del cristiano che porta in sé lo Spirito di Dio
e che deve onorarlo degnamente in tutto quel che fa, pensa e dice.
Un rapporto personale. Lo Spirito santo è una Persona vivente che può
essere rattristata a causa del nostro comportamento, e qualcuno magari non
vorrebbe che nessuno come Lui gli stesse accanto, magari per riprenderlo, ma la
Sua azione è grandemente salutare.
Egli è persona vivente che intercede ed
opera per il credenti, che guida, ode, ci consola nell’afflizione, parla al
nostro cuore e ci mostra le cose come stanno e le cose che verranno. Egli è
persona divina, veramente Dio, e una tale presenza spesso ci intimidisce! Un
peccato commesso contro la Sua presenza viene proclamato dalla Scrittura come
imperdonabile: ci sorprende che la Sua presenza imbarazzi molti? Mentire a Lui è
mentire a Dio! A Lui non possiamo nascondere ipocritamente nulla. Essere
cristiani seriamente è una grande responsabilità.
Gli effetti. E’ chiaro che una simile "coabitazione"
produca effetti straordinari. L’aveva promesso anche il Signore Gesù quando
disse: "Chi crede a me, come ha detto la Scrittura, fiumi d’acqua viva
sgorgheranno dal suo seno" e l’evangelista commenta: "Disse
questo dello Spirito, che dovevano ricevere quelli che avrebbero creduto in
lui" (Gv. 7:38,39).
Lo Spirito Santo in noi è agente di
purificazione della nostra vita corrotta dal peccato quando ci spinge ad
esaminare con attenzione la nostra vita per sradicarvi tutto ciò che a Dio
dispiace. Lo Spirito Santo in noi è sorgente di vita rinnovata secondo l’etica
dell’Evangelo quando coltiva in noi le virtù di Cristo. La Scrittura dice
infatti: "Il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, pazienza,
benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo" (Ga. 5:22).
Lo Spirito Santo in noi promuove il nostro dialogo con Dio e quindi la
preghiera, la lode e l’adorazione. La Scrittura dice: "Allo stesso modo
ancora, lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché non sappiamo
pregare come si conviene; ma lo Spirito intercede per noi con sospiri ineffabili;
e colui che esamina i cuori sa qual è il desiderio dello Spirito, perché egli
intercede per i santi, secondo il volere di Dio" (Ro. 8:26). Lo
Spirito Santo in noi è fonte di sapienza perché ci istruisce su Dio, su
noi stessi e sulla vita illuminando per noi le Scritture. Lo Spirito Santo in
noi è Colui che ci dà energia e talenti per servire la causa di Cristo
nel mondo. La Scrittura infatti addebita allo Spirito Santo i vari talenti che
promuovono il regno di Dio: "E’ Lui che ha dato alcuni come apostoli,
altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e dottori, per
il perfezionamento dei santi in vista dell’opera del ministero e dell’edificazione
del corpo di Cristo" (Ef. 4:11).
Conclusione
Che cosa era successo nel giorno di
Pentecoste ai discepoli di Gesù che attendono in Gerusalemme la realizzazione
delle promesse del Signore Gesù? Essi ricevono nel loro cuore la presenza
speciale e personale di Dio in loro: lo Spirito Santo. La cosa avviene in modo
spettacolare: è la prima volta che ciò accade. E’ un avvenimento che segnerà
indelebilmente la storia della chiesa cristiana, anzi, che ne è lo stesso vero
inizio.
Lo stesso miracolo sarebbe poi avvenuto
ogni qual volta gli apostoli avrebbero predicato l’Evangelo di Cristo. Segni
speciali l’avrebbero accompagnato. Ascoltate quanto ci dice l’evangelista
Marco: "Questi sono i segni che accompagneranno coloro che avranno
creduto: nel mio nome scacceranno i demoni; parleranno in nuove lingue;
prenderanno in mano dei serpenti; anche se berranno qualche veleno, non ne
avranno alcun male; imporranno le mani agli ammalati, ed essi guariranno"
(Mr. 16:17,18). Questo era avvenuto nei primi tempi della chiesa per imprimerle
l’impulso iniziale, ma la stessa promessa vale per noi. L’apostolo Pietro dice
anche a noi oggi: "Ravvedetevi, e ciascuno di voi sia battezzato nel
nome di Gesù Cristo, per il perdono dei vostri peccati, e voi riceverete il
dono dello Spirito Santo. Perché per voi è la promessa, per i vostri figli, e
per tutti quelli che sono lontani, per quanti il Signore, Dio nostro, ne
chiamerà" (At. 2:38,39).
Il Padre celeste donerà lo Spirito Santo
a coloro che glielo chiedono!
[Paolo Castellina. Tutte
le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla versione
"Nuova Riveduta", Società Biblica di Ginevra, 1994].