PRED634

L’unico e vero sacerdote

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Il testo biblico che oggi si pone alla nostra attenzione è tratto dal Nuovo Testamento, lettera agli Ebrei, e si esprime in questo modo:

"Avendo dunque un grande sommo sacerdote che è passato attraverso i cieli, Gesù, il Figlio di Dio, stiamo fermi nella fede che professiamo. Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, perché egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato. Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovare grazia ed essere soccorsi al momento opportuno" (Eb. 4:14-16).

Il sacerdote

Questo testo ci parla del Signore Gesù dell’unico e grande sommo sacerdote. Che cosa vi fa pensare la parola "sacerdote"? Ogni religione ha avuto ed ha la figura del sacerdote, di una persona cioè ha il compito di fungere da tramite, da intermediario tra Dio, o una divinità, e la gente comune.

Possiamo identificare più o meno in tutte le religioni, almeno quattro caratteristiche particolari che definiscono il sacerdote.

(1) Egli deve essere "santo", la sua intera vita, cioè, deve essere particolarmente dedicata e gradita alla divinità. Il suo comportamento deve essere irreprensibile ed esemplare rispetto ai canoni stabiliti.

(2) Egli deve intrattenere un rapporto speciale con Dio. La sua deve essere una vita devota fatta di preghiera, deve conoscere Dio e la Sua volontà e saperla interpretare a beneficio dei singoli e della comunità.

(3) Egli deve condurre, a nome del popolo, il culto e l’adorazione di Dio. Deve offrire a Dio dei sacrifici per propiziarLo, per guadagnarne il favore verso il popolo dei fedeli. Talvolta, ad esempio, anche oggi si incontrano persone che offrono denaro al ministro di culto o gli chiedono di pregare per loro, immaginando che questo possa avere particolare efficacia.

(4) Una quarta funzione è pure quella di custodire il sacro deposito della tradizione, dei valori morali, civili propri ad una cultura.

Nelle varie religioni i sacerdoti sono contraddistinti da particolari vesti sacerdotali o paramenti sacri e a loro si attribuisce un potere quasi magico.

La figura del sacerdote o prete pare oggi "vecchia" e "superata", ma anche fra coloro che si ritengono più "moderni" ed illuminati sussiste - anche inconfessato - un certo rispetto quasi superstizioso per il sacerdote. Inoltre il mondo moderno possiede i propri sacerdoti, ad esempio, gli scienziati che, con il loro camice bianco (che fa sempre molta impressione), fanno da mediatori fra il popolo ed i "misteri della scienza", oppure gli "esperti" in varie categorie del sapere umano (molto venerati); per non parlare poi dei "nuovi sacerdoti" che sono oggi i "maghi" ed i maestri dell’occulto e dell’astrologia.

 

Il solo sacerdote possibile

La figura del sacerdote è un dato sociologico presente dunque in ogni tempo e luogo e che fa parte della cultura umana. Essa è presente anche dove formalmente non ci dovrebbe essere: questo è ciò che mi preoccupa...

L’affermazione che sto per fare purtroppo per molti risulterà una sorpresa, ma debbo affermare con forza che la fede cristiana riformata per principio non ha, non può e non deve avere sacerdoti, la chiesa riformata non ha, non può e non deve avere sacerdoti. Come pastore io non sono un sacerdote, non ho alcuna intenzione di esserlo, e rifiuto con orrore il ruolo sacerdotale e clericale, quel ruolo in cui molti vorrebbero ricacciarmi e impormi quando pretendono da me funzioni tipiche del prete cattolico-romano o pagano che sia, quando pretendono da me riti e cerimonie in tipica mentalità clerico-dipendente, superstiziosa e ritualistica.

Io rifiuto il ruolo di sacerdote perché esso è totalmente incompatibile il Nuovo Testamento, totalmente fuori dalle intenzione dei principi dell’Evangelo di Gesù Cristo, completamente alieno alla fede cristiana riformata. Calvino non era un prete, Lutero e Zwingli hanno buttato la tonaca alle ortiche... I missionari e i promotori tutti della Riforma non erano preti, o se lo erano avevano rinunciato ad esserlo, perché? Perché la Bibbia, la Parola di Dio, annuncia con chiarezza che ogni tipo di sacerdozio umano, formale o sostanziale, è stato definitivamente abolito da Gesù Cristo, il quale è l’unico possibile sacerdote. Il Suo sacerdozio non si trasmette ad alcuno perché Egli è il vivente, il solo che possa adempiere ed adempie la funzione che tradizionalmente, ma vanamente, veniva assegnata ai sacerdoti.

Questo è il preciso messaggio che il Nuovo Testamento ci comunica specialmente nella lettera ai cristiani di origine ebraica da cui abbiamo tratto il nostro testo di apertura.

Il contesto del brano biblico

L’autore qui riprende l’argomentazione principale dell’epistola, alla quale già alludeva nel capitolo primo quando, parlando del Signore Gesù afferma: "Egli, che è splendore della sua gloria e impronta della sua essenza, e che sostiene tutte le cose con la parola della sua potenza, dopo aver fatto la purificazione dei peccati, si è seduto alla destra della Maestà nei luoghi altissimi" (1:3).

Quella del nostro testo è una parola di incoraggiamento ed una chiara risposta alle accuse dei loro fratelli increduli che volevano mettere in dubbio la validità e l’efficacia della fede cristiana, di questa "nuova" religione, sulla base che essa non aveva alcun sacerdote in grado di intercedere per i loro aderenti fuorviati.... Si, i cristiani venivano accusati a quel tempo di avere una religione ben stupida e vana, perché era priva di sacerdoti, di sacrifici, e dei rituali comuni non solo alla fede ebraica, ma anche alle altri religioni. "Poveretti, voi non avete sacerdoti che intercedano per voi davanti a Dio, i vostri leader sono privi di questo potere..." dicevano loro.

"Poveretti sarete voi," pare dire questa lettera, "voi avete i vostri sacerdoti, ma la loro opera è vuota e vana. Noi abbiamo il sacerdote per eccellenza, il nostro grande Sommo Sacerdote che ha offerto a Dio l’unico sacrificio accettevole ed efficace, quello della Sua vita e che vive sempre e sta accanto al trono di Dio per intercedere per noi. Non abbiamo bisogno di altri! In Lui possiamo trovare la pace con Dio ed il riposo dell’anima ai quali aspiriamo".

Si, afferma il testo biblico, l’opera sacerdotale di Gesù è superiore ad ogni possibile altra. L’autore aveva già dimostrato nel corso della sua lettera come Gesù sia superiore ad ogni altro profeta, agli angeli ed allo stesso Mosè. Il sacerdozio di Gesù è maggiore di quello di Aronne - diceva - è inquadrato in un’alleanza migliore, si svolge in un santuario migliore, offre un sacrificio migliore, si basa su promesse migliori. "Tutti i vostri riti religiosi non sono che vuota apparenza, noi abbiamo la realtà e la sostanza efficace".

Il messaggio del testo

Qual è il messaggio specifico del testo che stiamo esaminando? Analizziamolo con attenzione verso per verso. Dice:

1. Il solo ad essere santo. "Avendo dunque un grande sommo sacerdote che è passato attraverso i cieli, Gesù, il Figlio di Dio, stiamo fermi nella fede che professiamo".

Abbiamo un grande Sommo Sacerdote, nessuno può eguagliarlo o essergli superiore. Ogni altro sommo sacerdote sulla terra non è che una rappresentazione imperfetta di Lui. Egli è il grande e supremo sacerdote in cielo e sulla terra, il solo e vero "sommo pontefice".

Che cosa vuol dire "sommo pontefice"? Colui che, il più grande fra tutti, ha gettato un ponte fra cielo e terra, fra noi e Dio, un ponte che possiamo percorrere. Conosciamo un solo "sommo pontefice" e quello è il Signore Gesù, il quale è vivente e non ha lasciato successori. Oggi questo titolo è stato usurpato dal papa di Roma, che i riformatori non avevano paura di chiamare "l’Anticristo".

Il nostro sommo sacerdote fa opera di intercessione nel vero luogo santissimo. Il sacerdote terreno nell’antico Israele passava per le diverse camere del tempio per accedere al tabernacolo, luogo simboleggiante la presenza di Dio presentandovi le offerte del popolo a Dio ed implorare così il Suo perdono.

Gesù però non è passato attraverso un tempio terreno, figura solo di quello celeste, ma davvero è passato "attraverso i cieli" ed ha raggiunto per noi non il simbolo della presenza di Dio, ma la sua stessa realtà, lo stesso attuale trono di Dio "Egli si è seduto alla destra della maestà nei luoghi altissimi" (1:30).

L’apparizione di Gesù nella gloria dà prove convincenti che il Suo sacrificio era accettevole a Dio e assicura il Suo popolo dell’efficacia della Sua intercessione in suo favore. Non è apparenza, ma sostanza ciò che Cristo compie e per essere accettevoli a Dio non abbiamo bisogno di altro!

Questo Gesù non è altri che l’eterno Figlio di Dio. Egli non era un semplice uomo. Il sacerdote umano non è e non potrà mai essere davvero santo, irreprensibile e senza macchia per rappresentarci davanti a Dio, e se qualcuno dice altrimenti è un bugiardo. La Scrittura ci dice: "Se diciamo di non avere peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi" (1 Gv. 1:8).

I "santi" - nel senso corrente del termine - non esistono né sulla terra né in cielo. Nessun essere umano per quanto eccellente poteva essere, avrebbe potuto guadagnarsi il privilegio di stare davanti alla presenza del Dio tre volte santo. Noi abbiamo un solo e possibile "santo", cioè il Signore Gesù, l’eterno ed immacolato figliolo di Dio. Gesù non era un semplice uomo su cui era stato conferito onore divino, ma Colui che era essenzialmente l’eterno Figlio (1:1-3), Dio con noi, che prende su di Sé quello che nessuno di noi avrebbe potuto assumersi.

Per questo, dice il nostro autore, noi restiamo tenacemente attaccati a questa professione di fede, senza lasciarci confondere dai suoi avversari. Non rinneghiamolo né vergognamocene. Non lasciamoci affascinare dalle pretese di chi si fa chiamare "sua santità" e che ci esorta a pregare santi e madonne intercessori. Di santi e di intercessori non ce n’è che un solo possibile: il Signore Gesù Cristo. Dice la Scrittura: "Infatti, non c’è che un solo Dio e anche un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo, che ha dato sé stesso come prezzo di riscatto per tutti" (1 Ti. 2:5,6a)

2. Il solo che possa comprenderci. "Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre debolezze, perché egli è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato".

Questo dovere di perseveranza nella chiara proclamazione della fede cristiana è rafforzato quando si tiene conto di quanto Cristo Gesù abbia "simpatizzato" con noi.

Le uniche "spalle forti"

Un sommo sacerdote deve saper simpatizzare con coloro ai quali serve, deve essere compartecipe della stessa situazione esistenziale, deve prendere su di sé tutto il peccato del mondo e "scaricarlo nel deposito dei rifiuti"! Quale sacerdote umano avrebbe mai potuto realizzare questo? Ogni sacerdote umano ce n’ha già abbastanza dei suoi peccati, peccati che per lo più gli rimangono attaccati addosso come la pece. Cristo però, è l’unico che riuscì a prendere su di sé le nostre infermità. Solo le "spalle" di Dio potevano assumersi un tale carico.

L’unico a ben rendersi conto

Inoltre Egli può farlo ben conoscendo la nostra situazione, avendola vissuta in prima persona; egli infatti ha patito la nostra condizione nella Sua stessa carne, ma senza peccare. Il Dio misericordioso non è rimasto a guardare da lontano, ma, come dice la Scrittura: "Fu il loro salvatore in tutte le loro angosce. Non fu un inviato, né un angelo ma lui stesso a salvarli; nel suo amore e nella sua benevolenza egli li redense, se li prese sulle spalle" (Is. 63:9).

Il Figlio di Dio, se non si fosse incarnato, avrebbe potuto aver compassione, ma non simpatizzare con il Suo popolo. Egli però ha conosciuto tutte le nostre miserie, ha patito la maledizione del peccato, l’ira di Dio, l’agonia della Sua anima, violenti dolori nel corpo, afflizioni dalla culla alla croce. Attacchi del mondo e di Satana, ogni tipo di tentazione, spirituale e temporale, tutti i mali di questa vita, fame, sete, stanchezza. Egli fu provato e tentato come ognuno di noi, senza tuttavia cadere in peccato.

Gesù non aveva ceduto alle tentazioni, anzi, in Lui non c’era peccato latente che avesse potuto essere solleticato dalla tentazione, non aveva un’abitudine di peccare da dover vincere. Egli aveva le "debolezze" comuni alla nostra umana natura. Satana aveva usato le sue armi più potenti contro Gesù, ma aveva fallito. Gesù era rimasto "incontaminato": per questo Egli può lucrare autentica salvezza per tutti coloro che si affidano a Lui.

3. Se è così, allora... "Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ottenere misericordia e trovare grazia ed essere soccorsi al momento opportuno" .

Dato che Cristo Gesù - afferma il nostro autore ispirato - è ed ha compiuto esattamente l’opera che abbiamo descritto, non troveremo nessun altro come Lui.: è impossibile! Gesù non è "uno fra i tanti", ma "l’unico possibile"!

Per questo il nostro testo ci esorta dicendo: "Non tardiamo un solo istante ad accostarci a Lui con fiducia. Non gingilliamoci, non stiamo lì a perdere il nostro tempo con vane speculazioni filosofiche e confronti con i sistemi religiosi. Continuiamo ad avvicinarci (un approccio riverente ai fini del culto) a questo grande sommo sacerdote. Invece che trascurarlo, - potremmo dire - "facciamone uso quotidiano". Accostiamoci al trono dove Dio e il Suo Cristo siedono: è il trono da cui viene non una parola di giudizio, ma di grazia. Dio avrebbe potuto erigere un tribunale di stretta giustizia, ma Egli ha scelto di stabilire un trono di grazia. Là regna la grazia, ed essa opera con sovrana libertà, potenza e generosità.

E’ nostro dovere presentarci spesso davanti a questo trono di grazia, è bene per noi comparirvi. Là vi troveremo un aiuto pronto e puntuale per ogni situazione in cui possiamo venirci a trovare. Liberiamoci da ogni incredulità, - dice il nostro testo - liberiamoci da ogni dubbio, o paura nel nostro approccio a Lui, l’ammissione nostra è certa: non ricorriamo alle pretese dei sacerdoti di questo mondo. Cristo ci prende per mano e ci fa avvicinare con fiducia al trono della grazia.

Conclusione

Non abbiamo bisogno dunque di sacerdoti e mediatori: uno solo per noi svolge questo ruolo, il grande sommo sacerdote ed unico pontefice Gesù Cristo. Chiunque può avvicinarsi a Dio con l’ausilio di quest’unica mediazione. Una chiesa riformata clericale è un’aberrazione ed una contraddizione in termini.

Solo Cristo è il santo, che è degno di comparire alla presenza di Dio Padre per intercedere per noi.. Solo Cristo era in vero ed eterno colloquio con Dio Padre e Lo conosceva così intimamente da interpretare autenticamente per noi la Sua volontà. Solo Cristo ha potuto offrire a Dio un sacrificio, una volta per sempre, efficace per espiare la pena dei nostri peccati e purificarci da ogni iniquità. Solo Cristo nella Sua Parola conservata nella Bibbia può custodire il sacro deposito della verità, non proprio ad una cultura, ma retaggio dell’umanità intera.

Solo uno è il sacerdote: solo l’incorrotto messaggio evangelico può liberarci dall’oppressione del clericalismo e del ritualismo, per aprirci alla libertà dei figlioli di Dio. A noi Iddio dice: "Ma voi siete una stirpe eletta, un sacerdozio regale, una gente santa, un popolo che Dio s’è acquistato, perché proclamiate le virtù di colui che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua luce meravigliosa" (1 Pi. 2:9).

[Paolo Castellina. Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla versione "Nuova Riveduta", Società Biblica di Ginevra, 1994].

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