Le caratteristiche di una vita
spirituale dinamica
(Gv. 12:1-11)
Perché lo fai?
Siete con un vostro amico davanti
ad una gioielleria. La vetrina piena di oggetti preziosi vi fa pensare un po' e
poi dite al vostro amico: "Entriamo in negozio, voglio comprare un
bell'anello prezioso per mia moglie, o una bella collana d'oro". E l'amico
vi chiede: "Come mai? E' il suo compleanno?". E voi: "No, è
semplicemente un segno di affetto e di riconoscenza". "Mmm...
certamente avrai un secondo fine per farle quel regalo!", e voi: "No,
nessun secondo fine, è un segno del mio amore e della mia riconoscenza". E
l'amico di rimando: "Ma che spreco di denaro... con quei soldi si
potrebbero comprare cose più utili, o forse si potrebbe dare quei soldi a chi
veramente ne ha bisogno!".
Che rispondereste a quel vostro
amico? Forse direste che l'amore vale più di tutto l'oro del mondo. Si, molti
che riterrebbero uno spreco di denaro persino comprare un mazzo di fiori per la
loro moglie, non risparmierebbero un centesimo per compare per sé stessi quello
che tanto desiderano o li attira; e questo dimostrerebbe che amano sé stessi
più di qualunque altra persona o cosa nel mondo...
Avete udito questo stupefacente
racconto del profumo di gran prezzo comprato e versato da Maria, sui piedi e
sul capo di Gesù, come pure la questione che viene posta da Giuda: "Perché
non si è venduto quest'olio per trecento denari e non si è dato il ricavato ai
poveri?" (12:5). Non importa che sia stato il malfamato Giuda ad avere
posto la questione: essa ancora deve riceverne risposta. Perché questo
"spreco"?
Per capire meglio quest'episodio
credo che sia necessario inquadrarlo nel suo contesto.
Una storia "dietro la
storia"
La maggior parte fra noi conoscono
i personaggi di Maria e Marta da quanto ce ne dice il vangelo secondo Luca,
dove Gesù viene raffigurato come ospite nella loro casa (10:38-42). In quella
scena, come nel nostro testo, Marta è affaccendata a preparare o a servire il
pranzo. E Maria? Pare proprio che non sia portata per la cucina e sta li,
vicino a Gesù affascinata da quanto Egli sta dicendo! Ricordate la famosa
reazione di Gesù: "Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti inquieti per
molte cose; ma una cosa sola è necessaria, e Maria ha scelto la parte migliore,
che non le sarà tolta" (41,42)?
Nella scena dipinta da Luca, tanto
per prendere a prestito un personaggio di una delle parabole di Luca, Marta
sembra la sorella maggiore che si lamenta di una "figlia prodiga",
una che non ne fa' mai una giusta e che non sa quali siano i suoi doveri...
C'è forse qualcosa che qui noi
dovremmo leggere fra le righe, una "storia dietro la storia"? E'
possibile che Simone (il lebbroso, o Fariseo) nella cui casa, secondo Matteo,
Marco e Luca, si sta svolgendo la scena di quest'unzione, non sia altri che il
marito di Marta, come raccontano alcune leggende, o forse anche il padre di
queste due donne?
Forse che lei aveva in precedenza
spezzato il cuore di suo padre vivendo in Galilea una vita dissoluta e
vergognosa?
Questa Maria è forse quella Maria
Maddalena, dalla quale Gesù aveva cacciato sette demoni? Di questa Maria è
scritto che avesse seguito Gesù dalla Galilea, per la strada che portava a
Gerusalemme, fino alla stessa croce!
Tutti i quattro Evangeli dicono che
Maria Maddalena era stata accanto alla croce di Gesù in quei terribili momenti.
Forse che l'episodio che stiamo
considerando era l'episodio originale che raccontava come Maria era finalmente
ritornata a casa, pentita?
Nel racconto dell'unzione di Gesù
in Matteo, Marco e Giovanni, di Maria vien detto che già era come si
preoccupasse per il giorno della sepoltura di Gesù, dove questi sarebbe stato
unto con olio aromatico, come si usava allora. Secondo tutti e quattro i
vangeli, è lei, Maria, che si reca alla tomba di Gesù prima ancora dell'alba,
con l'intenzione di ungerne il corpo, ed infine è proprio a Maria che Gesù
appare per la prima volta il mattino di risurrezione.
Si, forse la sorella di Marta, la
Maria che versò quel giorno profumo su Gesù, e la Maria che Gesù liberò da una
vita di schiavitù a sette demoni è proprio quell'unica e stessa Maria.
E quindi la verità è che lei non
vendette il profumo per darne il ricavato ai poveri proprio perché il suo cuore
e la sua mente, in quel momento, erano fissi su Gesù, non sui poveri. In altre
occasioni essa si sarebbe presa cura dei poveri, ma ora lei esprimeva quelli
che potremmo chiamare i quattro elementi di una fede verace ed autentica, gli
elementi essenziali di una vita spirituale dinamica.
Oggi molti dicono di
"credere" in Dio, ma come dimostrano l'autenticità di questa loro
fede? Amano veramente Dio e lo dimostrano, oppure, pur affermandolo a parole,
la loro attenzione è rivolta altrove? Quali sono davvero i loro valori ultimi?
I. Un grande senso di bisogno
Pensate dapprima alla realizzazione
di un grande bisogno.
Una delle più chiare affermazioni
circa l'essere umano fin dall'inizio della Bibbia è che, davanti a Dio, noi
tutti siamo peccatori, in irreparabile difetto, e che proprio per questo noi
abbiamo bisogno di Cristo. Dice la Scrittura: "Tutti hanno peccato e
sono privi della gloria di Dio" (Ro. 3:23).
Per essere salvati ciascuno di noi
deve rinunciare alla propria ostinata volontà di vivere come meglio ci aggrada
e senza Dio, dichiarare davanti a Lui la resa della nostra volontà.
Nessuno può veramente dire di
essere venuto a _risto come proprio Signore e Salvatore senza sentire profondamente
il proprio bisogno di essere a posto con Dio e che solo Cristo può rispondere.
A volte ci rendiamo conto del
bisogno che abbiamo di Cristo quando prendiamo coscienza di non essere
all'altezza di ciò a cui ci mette di fronte la vita; non siamo in grado di
addomesticare e di conquistare, plasmare e dare forma ai nostri sogni
egoistici.
E' proprio ciò che è avvenuto nella
vita di Maria. Aveva un grande bisogno -il bisogno di essere liberata da sette
demoni (Lu. 8:2) che la opprimevano e che stavano distruggendo la sua vita. Non
sappiamo esattamente che cosa significasse per lei avere questi "sette
demoni". Per alcuni commentatori quest'espressione è un'indicazione che si
trattasse di una donna estremamente avversa a Dio e piena di vizi vergognosi.
Anche lei, però era stata toccata dalla grazia risanatrice di Cristo, non
importa quanto malvagia fosse. Anche lei aveva riformato la sua vita tramite il
ravvedimento e la fede ed era diventata una discepola di Cristo. Non c'è nulla
di impossibile per Dio.
Questa donna come il pubblicano che
si era recato al tempio per pregare, pieno del senso di peccato aver fallito
nella vita, pure da lei era sgorgato il grido: "O Signore, abbi pietà di
me peccatrice".
Senza un tal grido che sgorghi dal
profondo del nostro cuore, senza questo senso di impotenza e di bisogno, Maria
non avrebbe trovato sollievo alcuno al suo problema, e tanto meno noi.
II. Una grande salvezza
Dio però ode il grido del cuore del
peccatore e viene incontro ad un cuore pentito con una grande salvezza.
Non era invano che l'angelo disse a
Giuseppe in sogno a proposito della madre di Gesù: "Ella partorirà un
figlio e tu gli porrai nome Gesù, perché Egli salverà il suo popolo dai suoi
peccati" (Mt. 1:21), e nemmeno invano disse il profeta: "Sarà
chiamato Emanuele, cioè 'Dio con noi'". Si, perché la grande
liberazione, la salvezza che Dio ci dona, procede dalla vita, morte e dalla
risurrezione di Cristo, la quale lucra meriti eterni e virtù che possiamo fare
nostre.
Ricordate la conversazione che una
notte Nicodemo, maestro in Israele, ebbe con Gesù? In quell'occasione Gesù gli
aveva parlato del bisogno fondamentale di ogni essere umano, di essere
interiormente rigenerato, e di come il suo proprio essere sollevato da terra
come Mosè aveva issato su un palo un serpente di bronzo, avrebbe comportato
salvezza per tutti coloro che riponevano la fede in Lui (Gv. 3:14-16).
Attraverso la morte di Gesù noi
veniamo liberati, Maria dai suoi sette demoni, Paolo dalla maledizione di opere
vane e vuota moralità, quest'uomo dall'alcoolismo, quella donna dalla paura
della morte, questo giovane dall'invidia e dalla pressione dei suoi pari e quel
giovane dalla droga. Veniamo liberati da noi stessi e dalla macina di una vita
vuota e distorta.
La Bibbia ci esorta a non
trascurare una così grande salvezza, la pace interiore e la pace con Dio che
Cristo consegue per noi. Gesù disse che era venuto per cercare e per salvare
chi è perduto.
Non vi può essere alcuna grande
vita spirituale fintanto che non afferriamo quella grande salvezza che Dio ci
offre attraverso il sangue di Cristo
III. Uno spirito di grande
gratitudine
Il senso di bisogno che si protende
a ricevere una così grande salvezza, trabocca in uno spirito di gratitudine
verso Dio. Io penso che questo fosse il motivo per cui Maria, gioiosamente
"sprecò" il guadagno di un anno di lavoro per versare del profumo sul
capo e sui piedi di Gesù. Questa donna aveva fatto una profonda esperienza di
ciò che la salvezza donata da Gesù comportasse. E Dio la continuò a benedire,
perché alla stessa tavola sedeva suo fratello Lazzaro, che poche settimane
prima giaceva freddo e morto in una tomba. Vi sorprendete che ora piangesse
lacrime di gioia e di riconoscenza?
Una delle caratteristiche
essenziali della fede cristiana è la riconoscenza. Il Nuovo Testamento risuona
di lodi a Dio per la Sua bontà, dalla penna di Paolo fino agli angeli che
gridano: "Santo, santo, santo è il Signore Dio onnipotente" e ai
santi nel libro dell'Apocalisse che gettano le loro corone davanti al Suo
trono.
Nella chiesa primitiva, ciò che noi
chiamiamo Santa Cena o comunione era chiamato Eucaristia, cioè rendimento di
grazie. Le uniche vite cristiane che possano essere chiamate grandi sono quelle
vissute con il senso di profonda gratitudine verso Gesù per ciò che Egli ha
compiuto per noi!
Il cristiano che pensi che la vita
lo abbia defraudato, che la vita gli debba qualcosa, che sempre critica e
lamenta la vita, la famiglia, la chiesa, non avrà alcuna grande vita spirituale
e non sarà di benedizione alcuna per gli altri. Solo quei cristiani che -come
Maria, Zaccheo, Paolo- sentono di non poter mai fare abbastanza per ripagare
Dio, potranno essere pienamente usati da parte Sua.
L'unica vita spirituale che possa
veramente considerarsi grande è una vita che trabocca di gratitudine. Essa sola
mostrerà nel donare materiale quotidiano, il vostro amore per gli altri, la
vostra testimonianza di fede.
Mi sembra di udire Maria che, mentre
la fragranza del profumo si soffonde per la casa, incurante delle critiche,
avrebbe potuto cantare: "Mi amati, o mio Signor, quando il fuoco di vita,
che per la tua bontà si accese nel mio cuor, scoperse i nuovi cieli l'alma mia
rapita e in me fu la tua pace da santità seguita. D'immenso, eterno amore mi a
masti, o mio Signor" (I.C. 7/3).
IV. Una grande pulsione
Facciamoci ancora la domanda di
partenza: "Perché non si è venduto quest'olio per trecento denari e non
si è dato il ricavato ai poveri?" (12:5). Maria si era sentita colma
di una grande gratitudine e si era sentita così in dovere di esprimere il suo
amore per Gesù, onorarLo e servirLo in questo modo, così come aveva fatto negli
ultimi mesi viaggiando in Sua compagnia.
Una vita spirituale autentica e
dinamica è espressione di una grande pulsione interiore, della profonda
convinzione che Dio si sia fatto carico della tua vita, facendoti prendere la
risoluzione sotto l'impulso di Dio, come il re Ezechia dopo essere stato
guarito da Dio, di camminare ogni giorno alla Sua guida, cioè di vivere e di
agire per Gesù.
In Filippesi 3:7-14 Paolo dice di
proseguire con decisione il cammino che ha intrapreso "per poter
afferrare il premio, poiché anch'io sono stato afferrato da Gesù Cristo".
Maria si era sentita spinta
interiormente a versare quel profumo; Zaccheo si era sentito spinto
interiormente a dare via metà delle sue fortune; Paolo si era sentito spinto a
predicare l'Evangelo ai pagani. La stessa spinta interiore dovrebbe condurci a
camminare in modo degno di Gesù, a darGli il meglio di noi stessi e di ciò che
possediamo.
Si può dire che fosse sorto in
Maria, ed avesse preso forma in quell'occasione, un grande entusiasmo per Gesù
e il Suo movimento, un entusiasmo non passeggero, ma qualcosa che l'avrebbe
accompagnata per tutta la vita.
Chissà perché oggi si accetta
l'entusiasmo degli sportivi, ma si considera "fanatismo" il grande ed
attivo interesse per le cose che riguardano la fede cristiana? Forse per il
cattivo esempio dato da entusiasmi mal riposti e sbagliati.
Nella storia umana, però, non è mai
stato conseguito nulla senza entusiasmo. I discepoli di Gesù erano entusiasti
del loro Maestro.
Avevano grande gioia ed entusiasmo
i primi apostoli quando tornavano vittoriosi da Gesù dopo la missione. Ascoltate:
"Ora i settanta tornarono con allegrezza, dicendo: 'Signore, anche i
demoni ci sono sottoposti nel nome tuo'. Ed egli disse loro: Io vedevo Satana
cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di calpestare
serpenti e scorpioni, e su tutta la potenza del nemico; e nulla potrà farvi del
male. Tuttavia, non vi rallegrate che gli spiriti vi sono sottoposti, ma
rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli'. In quella
stessa ora Gesù giubilò nello spirito e disse: 'Io ti rendo lode, o Padre,
Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai savi ed
agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli fanciulli. Si, o Padre, perché
così ti è piaciuto" (Lu. 10:17-21).
La Maria del racconto non teme
neppure lo spreco nel suo entusiasmo per Gesù. Solo Giuda, il traditore, la
critica per il suo entusiasmo: il cuore di Giuda già non era con Gesù.
E se i Giuda, i traditori di oggi,
ti criticano per il tuo entusiasmo per Gesù e il suo movimento, lasciali
criticare. Sii fiero di essere chiamato un fanatico, perché sei in buona
compagnia!
"L'entusiasmo è una parola
meravigliosa, anzi, è un sentimento meraviglioso, è un modo di vivere. E' una
scintilla magica che trasforma l'essere in vivere. Rende facile il duro lavoro,
ed è godibile. Non c'è miglior tonico per la depressione, non c'è miglior
elisir per tutto ciò che capita momentaneamente andar male, che l'entusiasmo.
Non deve aver paura della vita chi è entusiasta per il proprio lavoro... Ho
trovato che l'entusiasmo per il lavoro e la vita è l'ingrediente più prezioso
in ogni ricetta per una vita di successo" (Samuel Goldwin).
Meglio essere fanatici che
insipidi.
Conclusione
Troviamo nella vita di Maria la
realizzazione di un grande bisogno, l'accettazione di una grande salvezza,
l'espressione di una grande gratitudine, ed una vita afferrata da una grande
pulsione interiore ed entusiasmo.
Non vi potrà mai essere una vita di
fede grande, profonda, soddisfacente e benedetta, senza questi quattro
elementi. Gran parte dell'agitazione spirituale, gran parte della
superficialità e egocentrismo del nostro tempo è dovuta alla nostra mancanza di
comprendere e sviluppare questi quattro elementi essenziali di una dinamica
vita spirituale.
Un fisico di fama internazionale e
sua moglie decisero, mentre ancora erano all'università che fare la volontà di
Dio nella loro vita sarebbe stato da allora in poi il loro interesse primario.
Poco dopo la consegna delle lauree risposero così alla chiamata di Dio a
diventare missionari nel Borneo. Pensateci! Due giovani con un futuro brillante
-lui con lauree di più università, e lei un medico, che si preparano per
lavorare fra gente primitiva e pagana.
Un eminente scienziato, udendo
della loro decisione, esclamò: "Che completa e totale perdita di tempo e
di risorse! Questo è irrazionale fanatismo!". Oggi però, questa coppia,
guardando indietro ai loro anni di servizio missionario, sono convinti di aver
scelto la strada giusta. Non solo hanno fatto l'esperienza di una vita gioiosa
al servizio del Signore, ma molte anime sono state guadagnate a Cristo. Una
perdita di tempo e di risorse? No, la loro scelta era stata di valore eterno.
[Paolo Castellina, March 29, 1995.
Tutte le citazioni bibliche qui riportate, salvo diversamente indicato, sono
tratte dalla versione "Nuova Diodati", edizione 1991, La Buona
Novella, Brindisi].