PRED616
Rieducàti alla scuola di Cristo
Perché andare a scuola?
In un articolo scritto recentemente sui metodi educativi in Europa ed in America il giornalista notava come in molte grandi città, più della metà degli studenti iscritti alle scuole superiori o all’università, in un qualsiasi giorno campione, fosse di fatto assente dall’aula. Le ragioni di questo assenteismo sono complesse, notava, ma alcuni educatori credono che la risposta risieda nel fatto che molti giovani ritengono di essere costretti ad apprendere molte informazioni non utili, che non useranno mai nella pratica. Molti giovani che intendono entrare nel mondo del commercio o della tecnica, non capiscono perché sia necessario studiare l’algebra, la biologia, la letteratura, il latino... E’ vero questo? No. Anche se magari non la usi per svolgere determinati lavori, la cultura generale, la letteratura, la filosofia, l’arte, la musica classica... ci arricchisce come persone, nutre il nostro spirito, ci rende più riflessivi e maturi, apre i nostri orizzonti e ci rende meno massa di manovra di coloro che vogliono dominare e controllare noi e la società che, di fatto, ritengono che la diffusione della cultura sia un ostacolo ai loro propositi. Le masse devono rimanere ignoranti, dicono.
Allo stesso modo molti non riescono a comprendere come possa essere utile
per il loro presente ed il loro futuro l’insegnamento della Bibbia. Eppure
l’insegnamento della Bibbia ci rende persone complete, proiettate verso il
modello di umanità che Dio aveva previsto per noi fin dall’inizio. Ricordate
che cosa dice l’Apostolo Paolo? "Tutta la Scrittura infatti è ispirata
da Dio e utile per insegnare, convincere, correggere e formare alla giustizia,
perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona"
(2 Ti. 3:16).
La vita cristiana come scuola
Oggi esamineremo l’esperienza dei cristiani della città di Efeso e li considereremo in quanto studenti di una scuola biblica. Vedremo quale fosse "l’ignoranza" che li caratterizzava prima di entrare in questa scuola; in che cosa consistevano poi "i corsi" che essi avevano seguito in questa "scuola biblica" e infine come essi stavano mettendo in pratica ciò che avevano appreso.
Naturalmente allora non esisteva una "scuola biblica cristiana" formale come ne esistono oggi, ma proprio in quanto comunità cristiana era normale che tutti i credenti si considerassero iscritti e impegnati in quella che potremmo chiamare un’educazione permanente" alla vita cristiana. Questo è quanto mai importante anche oggi nella normale vita di una comunità, anche se evidentemente sarebbe quanto mai auspicabile che qualcuno di voi si iscrivesse come laico ad una scuola biblica propriamente detta.
Il testo biblico su cui rifletteremo così quest’oggi si trova in Efesini 4:17-32. Leggiamolo e poi lo suddivideremo nei tre punti che vi avevo citato: l’ignoranza di prima, l’insegnamento da essi ricevuto, e le conseguenze pratiche che essi ne avevano tratte.
La vita nuova nel Cristo
Vi dico dunque e vi scongiuro nel Signore:
non comportatevi più come i pagani nella vanità della loro mente, accecati nei
loro pensieri, estranei alla vita di Dio a causa dell'ignoranza che è in loro,
e per la durezza del loro cuore. Diventati così insensibili, si sono abbandonati
alla dissolutezza, commettendo ogni sorta di impurità con avidità insaziabile.
Ma voi non così avete imparato a conoscere
Cristo, se proprio gli avete dato ascolto e in lui siete stati istruiti,
secondo la verità che è in Gesù, per la quale dovete deporre l'uomo vecchio con
la condotta di prima, l'uomo che si corrompe dietro le passioni ingannatrici e
dovete rinnovarvi nello spirito della vostra mente e rivestire l'uomo nuovo,
creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera.
Perciò, bando alla menzogna: dite ciascuno la
verità al proprio prossimo; perché siamo membra gli uni degli altri. Nell'ira,
non peccate; non tramonti il sole sopra la vostra ira, non date occasione al
diavolo. Chi è avvezzo a rubare non rubi più, anzi si dia da fare lavorando
onestamente con le proprie mani, per farne parte a chi si trova in necessità.
Nessuna parola cattiva esca più dalla vostra bocca; ma piuttosto, parole buone
che possano servire per la necessaria edificazione, giovando a quelli che
ascoltano. E non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio, col quale foste
segnati per il giorno della redenzione. Scompaia da voi ogni asprezza, sdegno,
ira, clamore e maldicenza con ogni sorta di malignità. Siate invece
benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come
Dio ha perdonato a voi in Cristo (Ef. 4:17-32).
I. Non più come i pagani
In che modo il Signore, nella Sua Parola, considera "ignoranza" la condizione che solo come discepoli di Cristo si può superare? E’ indubbiamente una valutazione molto dura e tagliente dello stato delle cose in questo mondo. Non può essere diversamente, perché la fede cristiana -quando non è addomesticata, neutralizzata e sistemata comodamente quaggiù- si pone sempre in aspro conflitto ideologico, in contrapposizione radicale con la mentalità, gli usi e i costumi di questo mondo. Non sono certo accomodanti le espressioni usate dall’apostolo per descrivere la condizione vissuta dai cristiani di Efeso prima di venire guadagnati a Cristo: condizioni che si presentano inalterate anche oggi.
1. Vanità di pensieri. Dice: "Vi dico dunque e vi scongiuro nel Signore: non comportatevi più come i pagani nella vanità della loro mente" (17).
Paolo si rivolge ai cristiani di Efeso e a noi sottolineando fortemente l’importanza di quello che sta per dire. Li prega insistentemente e appassionatamente di purgarsi del tutto dallo stile di vita pagano. L’Evangelo di Gesù Cristo li ha chiamati fuori dal paganesimo, cioè da un modo di pensare e di vivere che Dio condanna.
La valutazione che fa della cultura di quel mondo (e notate come si trattasse di quelle che oggi vengono considerate le alte ed insuperate vette della cultura e della civiltà greco-latina occidentale, alle quali potremmo aggiungere anche le civiltà orientali, settentrionali e meridionali del mondo) è del tutto negativa.
Si tratta, egli afferma, di tutto un modo di ragionare e di comportarsi senza valore e futile, come pure ingannevoli sono i loro propositi e la loro pretesa sapienza. Con tutto questo, coloro che sono stati convertiti a Cristo non devono avere più nulla a che fare.
Dio ha dotato l’essere umano delle più alte e nobili facoltà intellettuali, esse però sono state occupate in ciò che è vuoto, fallace, menzognero, transitorio e senza profitto. In realtà -fuori dalla comunione con Dio- si tratta di facoltà del tutto sprecate.
Nella lettera ai Romani l’Apostolo scrive:
"Infatti, dalla creazione del mondo in poi, le perfezioni invisibili (di
Dio) possono essere contemplate con l'intelletto nelle opere da lui compiute,
come la sua eterna potenza e divinità; essi sono dunque inescusabili, perché,
pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria né gli hanno reso grazie come a
Dio, ma hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e si è ottenebrata la loro mente
ottusa" (Ro. 1:20-21).
Nel nostro testo l’Apostolo poi rincara la dose. Essi sono: "accecati nei loro pensieri, estranei alla vita di Dio a causa dell'ignoranza che è in loro, e per la durezza del loro cuore" (18).
I pagani, infatti, è come se camminassero al buio, hanno l’intelletto oscurato e i sentimenti confusi verso le realtà spirituali. Possono anche essere "religiosi", ma in realtà sono estranei alla "vita di Dio", cioè a quella vita che Dio comanda ed approva, e per cui Dio vive nei credenti e loro in Lui. Sono alienati da Dio (non hanno connessione con Lui, gli sono stranieri), senza autentica vita spirituale, quella che procede dal conoscere il vero Dio. Il loro cuore è divenuto del tutto insensibile e ostinato a perseguire una strada diversa da quella sovranamente stabilita da Dio, avendo soppresso in loro stessi la conoscenza naturale che di Dio pure avevano. Non sono "ignoranti" nel senso che non sapessero come dovevano comportarsi, perché Dio ha impresso la conoscenza di Lui e delle Sue leggi nella coscienza di ciascuno ed è visibile attraverso l’osservazione delle Sue opere. La loro ignoranza è conseguenza della loro ostinazione.
Come le mani di un manovale diventano callose e perdono la sensibilità a maneggiare cose fini e delicate così è l’uomo e la donna naturale. Difatti l’Apostolo dice:
2. Insensibili. "Diventati così insensibili, si sono abbandonati alla dissolutezza, commettendo ogni sorta di impurità con avidità insaziabile" (19).
Avendo perso ogni senso e consapevolezza di peccato, ogni sensibilità a ciò che a Dio appartiene, scendono sempre più in basso. Hanno tanto calpestato (soppresso) la voce della loro coscienza tanto che essa è diventata dura e callosa. Hanno messo a tacere i suoi ammonimenti e si sono così dati (cioè "si sono abbandonati", "sono diventati dediti senza più alcuno scrupolo o freno") ad una vita licenziosa e a ciò che è male (sensualità, indulgenza, indecenza e vizio, pratiche immorali, anche ciò che è mostruoso). I loro desideri sono sempre più insaziabili. Ora non ne possono più fare a meno dei loro vizi, il corpo li pretende sempre di più.
La purezza del vivere non era nemmeno considerata una virtù fra i pagani del tempo. Corinto ed Efeso erano allora ben qualificate per queste accuse. Lo è oggi?
Nella lettera ai Romani Paolo scrive: "E poiché hanno disprezzato la conoscenza di Dio, Dio li ha abbandonati in balìa d'una intelligenza depravata, sicché commettono ciò che è indegno, colmi come sono di ogni sorta di ingiustizia, di malvagità, di cupidigia, di malizia; pieni d'invidia, di omicidio, di rivalità, di frodi, di malignità; diffamatori, maldicenti, nemici di Dio, oltraggiosi, superbi, fanfaroni, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori, insensati, sleali, senza cuore, senza misericordia. E pur conoscendo il giudizio di Dio, che cioè gli autori di tali cose meritano la morte, non solo continuano a farle, ma anche approvano chi le fa" (Ro. 1:28-32). Convertiti a Cristo e venuti alla Sua scuola, voi avete abbandonato tutto questo.
La società di oggi è stata definita come sub-cristiana e neo-pagana. "La cultura cristiana, qualunque essa fosse stata, è morta. La moralità biblica viene costantemente attaccata, la libertà morale fa da padrona. Il materialismo più crasso è epidemico. L’aborto è sempre più diffuso. Abusi sessuali, droga, crimine ed istruzione pubblica pagana stanno dilagando come un fiume in piena (...) Abbiamo abbattuto ogni criterio morale e non sappiamo più figurarci che cosa sia giusto o sbagliato, non sappiamo più che cosa insegnare e come, ed abbiamo perduto il controllo dei nostri figli già nei primi anni dell’infanzia..." (J. MacArthur).
Tutto questo, dice l’Apostolo, è ora alle vostre spalle e voi lo combattete. Lo facciamo noi?
II. Ciò che da Cristo avete imparato
1. Un netto contrasto. "Ma voi non così avete imparato a conoscere Cristo" (20).
Si, c’è un netto contrasto fra il modo di pensare e di vivere pagano di prima e quello che state imparando da Cristo. Dice l’Apostolo ai cristiani di Efeso: Voi siete stati pagani per nascita, vivevate nel modo or ora descritto. Da Cristo Gesù, però, avete imparato (trovato, imparato per esperienza) un diverso modo di essere, una nuova regola di vita. Avete frequentato una scuola che vi ha insegnato altrimenti. e aggiunge: "se proprio gli avete dato ascolto e in lui siete stati istruiti, secondo la verità che è in Gesù" (21).
Non esprime qui il dubbio che avessero veramente udito ed imparato, ma dice semplicemente: "Io lo so che voi siete stati istruiti nella verità che è in Gesù".
Che bella espressione questa: "La verità è in Cristo"! E’ la verità -finalmente- com’essa è stata insegnata e vissuta da Cristo. Non si tratta semplicemente di un "udire" la dottrina di Cristo, ma lo Spirito Santo ha radicato in voi questa conoscenza in modo efficace.
2. Un chiaro insegnamento. Che cosa ha insegnato loro Cristo? "...per la quale dovete deporre l'uomo vecchio con la condotta di prima, l'uomo che si corrompe dietro le passioni ingannatrici" (22).
L’insegnamento di Cristo è che dovete svestirvi del tutto dei vecchi abiti (abitudini!), dell’"uomo vecchio", dovete buttarlo via, farla finita con esso, "metterlo in prigione". Il "vecchio uomo" è la vecchia natura (modo di vivere e condotta) depravata e impostata al peccato, in contrasto con l’"uomo nuovo" o nuova vita, impostata da Cristo.
Il vecchio modo di vivere è certo seducente, ma ti corrompe, ti distrugge, "ti porta alla malora", alla perdizione, ti fa andare sempre peggio. Ti fa sorgere desideri appassionati e irrefrenabili per ciò che è solo un inganno. E’ qualcosa che ti attira e seduce, ha apparenza di essere buono ed innocuo, promette piacere e felicità, ma ti mette nei pasticci e ti pianta in asso, ti rende più miserabile di prima.
3. Rigenerazione. "...e dovete rinnovarvi nello spirito della vostra mente" (23). Alla scuola di Cristo voi siete fatti nuovi sempre di più, perfezionati, visto che avete ora una nuova mente ed un nuovo spirito, una nuova disposizione interiore, un nuovo stato di mente.
Avete avuto accesso alle facoltà superiori dell’anima che ora dovete potenziare. I filosofi le magnificavano tanto e le consideravano così pure, ora potete avvalervene. A quale fine? Per "rivestire l'uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera" (24).
Alla scuola di Cristo voi vi rivestite di una nuova veste. Chi ha questa "mente" in sé stesso è un uomo nuovo. E’ nato di nuovo "d’acqua e di spirito" (Gv. 3:5), è creato secondo i criteri ed il modello della giustizia e della santità (in modo degno a chi appartiene ora a Dio) autentica. E’ la giustizia del compiere ogni dovere verso Dio e gli altri, e la santità che non presenta mescolanza alcuna di corruzione nel dovere verso Dio e gli altri. Questo è parte del loro "programma di studio". Alla fine sarete moralmente come Dio (puro, santo, buono, e giusto). Oggi imparate a diventarlo. E’ così anche per noi?
Non si tratta però di un insegnamento teorico, questo. Imparare queste cose comporta delle conseguenze pratiche. Ascoltiamo ancora il nostro testo: perciò...
III. Le conseguenze dell’educazione ricevuta
1. Verità. "Perciò, bando alla menzogna: dica ciascuno la verità al proprio prossimo; perché siamo membra gli uni degli altri" (25).
Dato che così vi hanno insegnato, eliminate dalla vostra vita ogni menzogna ed ipocrisia, frode e dissimulazione (ciò che non è vero, che è irreale, un’imitazione), dite la verità e siate veraci. Ai cristiani di Efeso dice: Voi tutti infatti appartenete ad un’unica famiglia, ad un solo corpo: gli interessi dei vostri fratelli e sorelle in fede sono pure i vostri. Ogni membro del corpo di Cristo ha diritto alla verità e si rivela certo è autolesionista il mentire.
La verità è un debito, pare dire l’Apostolo, un debito che dobbiamo agli altri e, se ci amiamo l’un l’altro, non ci inganneremo a vicenda. La comunità dei credenti è il luogo dove si pratica la nuova vita e le virtù sociali che Cristo ci ha insegnato. La veracità è il vostro stile?
2. Ira. "Nell'ira, non peccate; non tramonti il sole sopra la vostra ira, e non date occasione al diavolo" (26,27)
Qui l’apostolo cita dall’’A.T. nella versione dei LXX il Sl. 4:4. A volte è giusto arrabbiarsi. Però non peccate quando vi arrabbiate. Se sorgono delle circostanze che vi fanno infuriare, indignare, fate si che questo non vi conduca a peccare con gesti inconsiderati. In ogni caso non permettete che la rabbia domini la vostra mente per troppo tempo (fino al tramonto del sole e poi basta! anzi, nemmeno fino al tramonto!).
E questo soprattutto perché una persona dominata dall’ira è nello stato più favorevole ad essere tentata dal diavolo a fare ciò che Dio considera sbagliato. Come gestite voi la vostra giusta ira?
3. Onestà. "Chi è avvezzo a rubare non rubi più, anzi si dia da fare lavorando onestamente con le proprie mani, per farne parte a chi si trova in necessità" (28).
Ogni tipo di peccatori sono stati convertiti fra i pagani di Efeso, anche ladri. Nell’esortare a "svestirsi dell’uomo vecchio" l’Apostolo cita esplicitamente la necessità, per chi ne era avvezzo, a non impadronirsi di ciò che appartiene ad altri, a non defraudare.
Rubare qui è anche perseguire ad ogni costo il proprio interesse defraudando gli altri, portando via, o tenendo per noi ciò che ad altri appartiene.
Il lavoro onesto, dice l’Apostolo, è il migliore antidoto ad una vita disonesta. La pigrizia tende al furto. Ciascuno deve lavorare per potere non solo supplire ai propri bisogni, ma anche averne abbastanza da dare agli altri nel bisogno. Anche la disoccupazione non è un buon motivo per rubare.
4. Pulizia nel parlare. "Nessuna parola cattiva esca più dalla vostra bocca; ma piuttosto, parole buone che possano servire per la necessaria edificazione, giovando a quelli che ascoltano" (29).
Non è in linea con l’uomo nuovo un "parlare corrotto ed improprio", un parlare maligno, senza valore, dannoso per sé stessi e gli altri. Parlare senza il sale della sapienza è "infettivo" e corrompe la società umana (ed il nostro cuore). L’uomo nuovo in Cristo bandisce dalla propria bocca il linguaggio licenzioso "putrido", osceno ed immorale. Tutto ciò che un cristiano dice, afferma l’Apostolo, dovrebbe essere detto con il preciso proposito di edificare gli altri in Cristo, condito di espressioni sinceramente gentili, piacevoli, che benedicono (dire-bene!), concilianti ed amichevoli.
E’ il parlare del cristiano è quello che rispetta le condizioni e le necessità degli altri: un parlare che istruisce riprende, esorta, e consola, come richiedono le circostanze. Sono così il nostro proprio parlare?
5. La pace. "Scompaia da voi ogni asprezza, sdegno, ira, clamore e maldicenza con ogni sorta di malignità. Siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo" (31,32). Questi versetti rafforzano i diversi doveri essenziali per mantenere "l’unità dello Spirito nel vincolo della pace", i semplici ma importanti doveri quotidiani della vita. Al v. 31, abbiamo quelli negativi, al v. 32 quelli positivi. Dobbiamo rimuovere del tutto ogni cattiveria: l’amarezza (il sentimento di dispetto, disprezzo e rancore); l’intenso sentimento di rabbia ed avversione; il desiderio di vendetta e di retribuzione che ci spinge a dire o a pensare: "te la farò pagare!"; le grida di rabbia rivolte ad una persona; le bestemmie (insulti contro Dio), il parlare male di qualcuno, calunniarlo, insultarlo;
In positivo, però, l’Apostolo indica il carattere del cristiano come quello che rispetto agli altri esprime: gentilezza, amabilità, bontà, l’essere persone "facili da sopportare"... misericordiose; dal cuore dolce e gentile.
Questo però vuol dire anche: siate generosi, perdonate le offese, "cancellate i debiti", allo stesso modo come Dio ha trattato generosamente ciascuno di voi in Cristo, perdonandovi e rimettendovi i peccati, i debiti che avevate verso di Lui. Divergenze possono sempre sorgere fra i discepoli di Cristo, ma dobbiamo essere pronti a perdonare, assomigliando così a Dio stesso. Coloro che sono stati perdonati da Dio imparano ad avere uno spirito di perdono, e dovrebbero perdonare come Dio perdona.
Infine, e come coronamento di ogni cosa siamo chiamati a:
6. Compiacere Dio. "E non vogliate rattristare lo Spirito Santo di Dio, col quale foste segnati per il giorno della redenzione" (30).
I comportamenti negativi prima citati dispiacciono allo Spirito Santo, con il quale il cristiano è stato suggellato. L’Apostolo ci dice: "Non abituatevi a rattristarLo". In effetti chi può dire di non aver mai rattristato lo Spirito Santo? Il suggello dello Spirito Santo che è stato impresso sul cristiano è una caparra, una prova, un’assicurazione della redenzione finale. In pratica: non dobbiamo far nulla che sia contrario alla Sua santa natura e volontà; non dobbiamo rifiutarci di prestare ascolto ai Suoi consigli, né ribellarci al Suo governo. Potremmo arrivare al punto di tanto provocare lo Spirito di Dio da farGli ritirare la Sua presenza e la Sua influenza di grazia su di noi. Dio ha distinto i veri credenti dalle altre persone con un suggello. Se Dio ritirasse da noi il Suo Spirito, diventeremmo peggio di prima.
Conclusione
Ecco dunque quella speciale "scuola biblica" che è la vita cristiana nella comunità dei credenti. Abbiamo visto l’ignoranza e la corruzione del paganesimo dal quale siamo chiamati ad uscire, il contenuto della formazione permanente alla quale il cristiano è chiamato, e le conseguenze pratiche della sua istruzione. Era l’impegno dei primi cristiani. Lo è anche il nostro, oppure ci accontentiamo di una vita "sub-cristiana", accomodante e facilona? Siamo impegnati nel loro aspro conflitto ideologico, in contrapposizione radicale con la mentalità, gli usi e i costumi di questo mondo? Che il Signore ce lo conceda anche in questa nostra generazione.
(Paolo Castellina, 16 febbraio 1995. Tutte le
citazioni bibliche sono tratte, salvo diversamente indicato, dalla versione
C.E.I. su data-base).