Gli insegnamenti della vita

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Vorrei, in questa triste circostanza, comunicarvi due pensieri che il Signore ha messo sul mio cuore di portarvi quest’oggi. Sono due pensieri che hanno a che fare con due momenti della vita del nostro caro Emilio, che oggi onoriamo e al quale diamo il nostro ultimo saluto. Il primo momento quasi all’inizio della sua vita, all'età di quindici anni. Il secondo momento al termine della sua vita, all'età di 67 anni.

1. Un’impressione indelebile

Primo pensiero. Cerco di immaginare come possa essere stato il nostro Emilio, all'età di quindici anni, membro di una famiglia numerosa, nella condizione di lasciare la sua natia Casaccia per andare a "imparare un mestiere" e "guadagnarsi il pane", da solo, lontano da casa. Cerco di immaginarlo con i suoi poveri bagagli, lasciare la sicurezza di casa e avventurarsi per il mondo, un mondo duro ed ostile. Lo vedo partire un freddo dicembre, dopo aver dovuto, da solo, "fare la confermazione" perché non avrebbe neppure potuto farla con i suoi compagni, in primavera. Quali erano le sue paure, le sue aspirazioni, i suoi sogni infranti di bambino? Quali potrebbero essere stati allora i suoi sentimenti?

L’ho visto, ieri, il quadro che lui aveva ricevuto alla confermazione, e debbo confessare che mi ha veramente fatto impressione, un’impressione strana che mi ha fatto molto riflettere.

Rappresenta una figura del Cristo, straziato dalla sofferenza, che cammina portando un’enorme croce sulle spalle, un peso intollerabile: davvero "un povero Cristo". Quel quadro, mi hanno detto, lui l’aveva sempre odiato! Perché? Che impressione avrebbe potuto fare sul giovane Emilio quella sconvolgente visione?

Certo la sofferenza e la morte di Cristo sulla croce per un cristiano rappresenta l’immenso amore di Dio per la creatura umana, che si carica di tutto il nostro peccato e delle malattie per pagare Lui stesso quello che noi non avremmo potuto mai pagare per guadagnarci la salvezza.

Ma che impressione poteva avere un simile quadro su un ragazzino che si apre alla vita?

L’idea che la vita un peso intollerabile che noi dobbiamo portare, un gravoso dovere che infrange tutti i nostri migliori sogni ed aspirazioni. Quel quadro forse gli comunicava che quel "povero Cristo" siamo noi, e che il peso di quell’immane fardello la nostra vita, una vita in cui non possiamo mai veramente fare quello che vorremmo...

Non mi sorprende che odiasse quel quadro. Forse mi sbaglio, ma mi domando, associare l’idea di Dio a qualcuno che ti vorrebbe negare ogni piacere e caricarti di intollerabili fardelli forse era funzionale alla società di allora, ma certo non l’autentica immagine che di Dio offre il Salvatore Gesù Cristo come traspare dalla Bibbia e un’immagine falsa e negativa può condizionarti per tutta la vita.

Dio non ti vuole caricare di intollerabili fardelli, ma venuto in Cristo proprio per sollevartene, per liberartene. Gesù disse: "Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza" (Gv. 10:10).

Tutto questo mi pone delle serie domande su quanto possano essere sbagliate le idee che in qualche modo ci sono state comunicate della fede cristiana: l’Evangelo di Cristo libera e giammai opprime.

All’Emilio, io gli avrei dato un altro quadro di confermazione a mio giudizio pi appropriato alla circostanza, un quadro che rappresenta il Cristo che con le mani tese verso di lui gli avrebbe detto: "Venite a me, voi tutti che siete travagliati ed aggravati, e io vi dar riposo" (Mt. 11:28). Lo credo profondamente: l’Emilio avrebbe potuto trovare in Cristo, anche nei suoi momenti pi difficili, la stessa forza, consolazione, guida che Gesù dava e d ancora a tutti coloro che l’accolgono con fede, comprendendone l’immagine autentica.

Una vita ardua avrebbe accompagnato Emilio nei primi anni della sua vita, certo non priva di soddisfazioni, ma quanto importante scoprire tutte le dimensioni della grazia che Dio vuole donare in Cristo!

Non mia intenzione fare qui una biografia del nostro Emilio: non avrei neppure gli elementi per farlo adeguatamente. Sarebbe ingiusto saltare tutti i momenti felici che lo hanno visto formarsi una magnifica famiglia come la sua, ma devo passare oltre e dirvi quale sia il secondo pensiero che mi hanno ispirato gli ultimi anni della sua vita.

2. Da un altro punto di vista

Secondo pensiero. Essere costretti a separarsi definitivamente, a causa della morte, all'età di 67 anni, da una persona che ci cara, nel nostro caso come padre, marito, amico, molto doloroso, soprattutto quando avremmo desiderato che lui avesse potuto vivere ancora molti anni con noi, come si dice, "godendosi la pensione".

Emilio avrebbe potuto gi essere stato tolto dall’affetto dei suoi cari due anni fa, quando venne colpito da un attacco cardiaco. Dio volle, per, che la medicina potesse intervenire con successo e lui ristabilirsi almeno in parte continuando a prendere medicamenti appropriati e limitando lo sforzo fisico. Non avrebbe pi potuto lavorare normalmente, si sarebbe gi messo in pensione dal suo lavoro di stradino. Eccolo cos a casa, rimpiangendo certo i suoi colleghi di lavoro, ma occupato in tante piccole attività e, soprattutto, passando con i suoi famigliari molto pi tempo di quanto facesse prima.

Un altro male inesorabile, per, stava gi attentando alla sua vita, un male che l’avrebbe gradualmente consumato e alla fine resa impossibile la sua stessa sopravvivenza.

Che incomprensibile e spietato destino, potremmo dire: come non insorgere con rabbia contro qualcosa che ha infranto cos legami affettivi, sogni ed ambizioni.

Eppure, riflettendoci bene, i suoi famigliari riconoscono che questi ultimi anni, e questo stesso ultimo periodo, proprio in quelle condizioni di limitate possibilità fisiche e poi di inesorabile declino, siano stati preziosi.

Si, momenti preziosi che hanno avuto il merito di unire la famiglia come non mai. Si, perché ci può essere spesso un'unita della famiglia a livello formale, ma raramente a livello sostanziale e di qualità. Talvolta nemmeno sappiamo come possa essere la profonda comunione di un nucleo famigliare ideale (quello a cui Dio ci chiama).

In presenza della sofferenza e della malattia spesso si scoprono valori umani e spirituali che troppo spesso, quando si in salute, si ignorano. Si scoprono rapporti umani che magari si prendeva prima troppo per scontati. Si scopre di non conoscersi abbastanza bene perché prima non si erano mai abbastanza bene approfonditi questi rapporti. Attraverso esperienze come queste spesso si giunge a rimpiangere di non aver fatto prima qualcosa di cui ora si vede l’importanza.

Attraverso esperienze di sofferenza e necessaria solidarietà si scopre con imbarazzo che si può vedere periodi come questi, senza dubbio negativi e dolorosi, da un altro punto di vista: scoprire come questi sono periodi in cui si manifesta la grazia e la provvidenza di Dio.

La sofferenza non "necessaria": se ne farebbe benissimo a meno... e non necessaria nemmeno dalla prospettiva di Dio. Per può trasformarsi in un’occasione in cui si impara veramente molto, in cui si matura umanamente e spiritualmente.

Morire accidentalmente e all’improvviso certo non auspicabile, ma per molti pi tollerabile.

Sapere di dover morire entro pochi mesi una prospettiva angosciosa, ciononostante "avere il tempo" una grazia. E’ una grazia perché hai il tempo di prepararti, di risolvere le tue "pendenze", di riconciliarti con coloro con i quali sei in tensione, di riconciliarti con Dio che forse hai sempre ignorato e trascurato o peggio, bestemmiato.

Dobbiamo proprio aspettare periodi come questi per comprendere l’importanza di certi valori, l’importanza dell’amore, della pace, della solidarietà, della riconciliazione con Dio e con il nostro prossimo? Certo no, sarebbe bello che lo imparassimo prima, ma, quando avvengono sono tempi di grazia! Non voglio dire che la malattia sia necessariamente una dura misura che Dio ci manda per darci delle lezioni... Il male ha molte cause, ma quando avviene può essere una benedizione! Avete mai visto le cose da questo punto di vista?

E’ possibile ringraziare Dio perché ci ha benedetto attraverso quella che oggettivamente può essere intesa come una maledizione?

Se, attraverso la nostra esperienza noi abbiamo inteso questo; se abbiamo imparato da quella dolorosa nostra esperienza (il che non nemmeno scontato perché molti non impareranno mai nemmeno cos), allora, ci dice la Parola di Dio, noi ci troviamo nella posizione di avere ricevuto una speciale provvidenza di Dio. Noi ci rendiamo conto di aver ricevuto una chiamata personalissima da parte di Dio, di essere l’oggetto della Sua attenzione salvifica, e notate, noi ce ne rendiamo conto proprio attraverso le nostre sofferenze!

Mediante l’Epistola ai Romani il Signore Iddio ci dice: "Ora noi sappiamo che tutte le cose cooperano al bene per coloro che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il Suo proponimento" (Ro. 8:28).

Se soltanto molti potessero vedere le cose della vita con la prospettiva che ci d la Parola di Dio! Che grande benedizione sarebbe per loro! Le loro prospettive si allargherebbero tanto da contenere l’eternit, e vedrebbero persino le sofferenze e la morte tutto in un altro modo!

Se si guarda l’esistenza dalla prospettiva di Dio ci si accorge che tutto può assumere un aspetto diverso. Ci si accorge come questa vita l’arena in cui opera spesso misteriosamente un Dio santo, buono e giusto. Si scopre come le cose, ed anche gli avvenimenti negativi, possano assumere tutt’un altro valore. Scopri che in Dio l’esistenza ha un senso ed una prospettiva. Scopri che la dimensione materiale non tutto ci che esiste e che Dio ti ha promesso e riservato un futuro del tutto diverso in una dimensione che solo gli occhi della fede possono scoprire. Scopri Dio che ti parla, ti istruisce, ti guida, ti sostiene, ti da una speranza viva ben fondata. Scopri il Dio della grazia che vuole liberarti dal tuo peccato, riconciliarsi con te e manifestarti tutto l’amore che solo un Padre come Lui può dare.

Conclusione

Vedete, ho voluto prendere solo due momenti della vita del nostro Emilio e comunicare a voi tutti due pensieri che mi sembrano estremamente rilevanti.

La mia esortazione finale che possiamo veramente acquisire noi tutti un’immagine autentica del Salvatore Gesù Cristo perché Egli può veramente rispondere a tutte le pi profonde aspirazioni umane, insegnarci a vedere l’esistenza in modo diverso e costruttivo, darci le risorse per affrontare le situazioni - anche quelle pi difficili. Potremo dire di onorare e di amare veramente i nostri cari nell’ottica biblica, perché quella l’unica realtà che essi stiano ora vivendo. Ne sarebbero riconoscenti se aprissimo anche noi gli occhi su di essa.

 

(Paolo Castellina, 2 gennaio 1995. Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente indicato, sono tratte dalla versione Nuova Diodati, Ediz. La Buona Novella, Brindisi 1991).

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