Tale Padre, tale Figlio
(Ro. 1:1-7)
Introduzione
Talvolta si osserva di qualcuno: "Sai
che assomigli veramente a tuo padre?". Si, noi portiamo in noi stessi
profondamente le caratteristiche della nostra famiglia. Questo vale pure per il
Signore Gesù. L’Evangelo di Giovanni dice: "Nessuno ha mai visto Dio;
l’unigenito Figlio, che nel seno del Padre, colui che Lo ha fatto
conoscere" (Gv. 1:18).
L’eterno Iddio, il nostro
Creatore e Signore, ha voluto rivelarsi, farsi conoscere a noi come essere
umano in Gesù Cristo; e se voi volete avere una vita significativa ed eterna
imparate a conoscere Dio attraverso il volto di Cristo, come sta scritto: "Ora
questa la vita eterna, che conoscano Te, il solo vero Dio, e Gesù Cristo, che
Tu hai mandato" (Gv. 17:3). Come dice il proverbio: "Tale padre,
tale figlio". Volete intendere Dio, misterioso ed occulto? Rinunciate alle
ipotesi ed alle fantasie che di Lui fanno le religioni, rinunciate alle vostre
idee preconcette: guardate Cristo, contemplate la Sua gloria, "come
gloria dell’unigenito proceduto dal Padre, piena di grazia e verità"
(Gv. 1:14).
Oggi che celebriamo la nascita
del nostro Salvatore Gesù Cristo, ascoltiamo la Parola di Dio come ci proviene
dal primo capitolo della lettera ai Romani e impariamo a conoscere Dio
conoscendo il Suo Figliolo per eccellenza.
Il testo
Dall’epistola ai Romani: "Paolo,
servo di Gesù Cristo, chiamato ad essere apostolo, appartato per l’Evangelo di
Dio, come Egli aveva gi promesso per mezzo dei Suoi profeti nelle Sante
Scritture, riguardo a Suo Figlio, nato dal seme di Davide secondo la carne,
dichiarato Figlio di Dio in potenza, secondo lo spirito di santità mediante la
risurrezione dai morti: Gesù Cristo, nostro Signore, per mezzo del quale noi
abbiamo ricevuto grazia e apostolato, per l’ubbidienza di fede fra tutte le
genti per amore del Suo nome, fra le quali anche voi siete stati chiamati da
Gesù Cristo; a voi tutti che siete in Roma, amati da Dio, chiamati santi:
grazia e pace da Dio nostro Padre e dal Signore Gesù Cristo (Ro. 1:1-7).
I. La promessa
Paolo di Tarso riceve la grazia
di vedere il Signore Gesù in tutta la Sua gloria e questo gli trasforma la vita
intera. Da bestemmiatore e avversario di Cristo egli diventa un credente: la
potenza di Dio lo trasforma radicalmente. Cos Dio prende quest’uomo e ne fa un
Suo apostolo, ciò il Suo speciale strumento per diffondere nel mondo la
conoscenza di Dio, che rifulge nel volto di Cristo. Egli diventa messaggero
della buona notizia che Dio riabilita davanti a Sé tutti coloro che, conoscendo
Cristo e la Sua opera di salvezza affidano sé stessi a Lui per essere
rigenerati a nuova vita.
Non si tratta di un messaggio che
appare improvvisamente nel mondo come un fulmine a cielo sereno. La venuta del
Salvatore Gesù Cristo, il Messia, era gi stata preannunciata da secoli tramite
i profeti di Israele e questo era rimasto scolpito nelle Sacre Scritture. La
venuta del Salvatore Gesù non era cosa inaudita, ma adempiva il proposito
eterno di Dio di salvare l’essere umano ribelle e maledetto a causa del
peccato, tramite il ravvedimento e la fede in Gesù Cristo. L’apostolo Pietro
evangelizzava con queste parole: "A Lui rendono testimonianza tutti i
profeti, che chiunque crede in Lui riceve il perdono dei peccati mediante il
Suo nome" (At. 10:43). Si, l’Evangelo di Gesù Cristo ci stato promesso
molto tempo prima che esso di fatto ci arrivasse. I profeti erano persone che
avevano ricevuto da Dio la capacita di "vedere" qualcosa prima ancora
che apparisse alla vista di tutti, e quali meraviglie di grazia e di amore
vedono in Cristo!
Al tempo della nascita di Gesù
l’interesse per la venuta del Messia promesso era molto scarso. E noi oggi,
viviamo noi in grande aspettativa per i benefici che Cristo comporta?
Immaginate una chiesa che nel
giorno di Natale tenga chiuse le porte ed un cartello davanti annunci: "A
causa della mancanza di interesse, la festa di Natale stata sospesa".
Possiamo ridere di una tale idea, ma che cosa ci attendiamo noi a Natale? Il
Natale può essere oggi molte cose, ma non certo una festa che susciti scarso
interesse! Alcune ditte commerciali lavorano per tutto l’anno solo per
prepararsi per le straordinarie vendite natalizie. Molti altri fanno gran parte
dei loro affari pi lucrativi proprio durante le feste natalizie. Questi certo
sono interessati alla stagione natalizia!... Qual il vostro atteggiamento? Come
vi sentire in occasione del Natale? Eccitati? Certo i bambini lo sono.
Annoiati, depressi? Arrabbiati? Gioiosi? Che cosa dovrebbe essere il Natale?
Era stato allora un avvenimento promesso e rimane oggi una promessa di
benedizione. Siete fra coloro che chiedono con insistenza al Signore che faccia
nascere Cristo nel loro cuore per conoscere da vicino la sostanza delle sue
meravigliose promesse?
II. L’adempimento
Che cosa associate al Natale? I
regali? Le riunioni famigliari? I pranzi e le cene speciali che si fanno in
quel giorno? La festa dei bambini? oppure il conto in banca che si assottiglia
a causa delle troppe spese? In tutto quest’agitazione natalizia dovremmo tenere
a mente quest’unico fatto: nulla ha senso a Natale se al centro della
celebrazione non c'è il Salvatore Gesù Cristo.
Cristo Gesù non solo il senso
ultimo del Natale, ma il solo senso della fede cristiana evangelica. La fede
cristiana non una morale o una particolare congerie di miti e di rituali
religiosi: la fede cristiana il rapporto esistenziale, stretto e personale che
una persona intrattiene con Gesù Cristo. Cristo Gesù non solo il senso ultimo
del Natale, ma il senso ultimo della vita umana, perché noi siamo stati creati
per avere comunione con Dio e servire Lui. Intrattenete voi uno stretto
rapporto personale con il Signore e Salvatore Gesù Cristo, un rapporto
fatto di fede e di ubbidienza? Questo il tutto della vita, il tutto della fede
cristiana, la sola cosa che d senso al Natale.
Chi Gesù di Nazareth? Il nostro
testo ce ne d una duplice identità: per quanto riguarda il Suo corpo, la Sua
carne, la Sua identità storica, Egli un essere umano ("nato dal seme di
Davide secondo la carne"), un vero essere umano come noi. Egli non un
personaggio mitologico, ma un uomo chiaramente identificabile, con un tempo ben
preciso, una cultura ed una storia ben precisa. Gesù nasce nel contesto di una
precisa tradizione religiosa e civile, anzi, come il suo coronamento: Egli spiritualmente
tutto ci che l’antico Re Davide prefigurava nella sua figura politica.
Gesù per, benché uomo nascondeva
dentro di sé ben altra identità, identità accessibile solo alla coscienza
rigenerata da Dio: "dichiarato Figlio di Dio in potenza, secondo lo
Spirito di santità mediante la risurrezione dei morti" (5). Sebbene in
forma umana egli aveva dimostrato di avere virtù che solo Dio avrebbe potuto
possedere. Egli possedeva "lo Spirito di Santità", lo Spirito
del Dio tre volte santo. Egli aveva la potenza della vita e della salute,
dimostrata dai Suoi miracoli, ma soprattutto dal miracolo ben maggiore della
Sua risurrezione dai morti. Solo la Sua risurrezione lo aveva dichiarato essere
ci che veramente Egli era e questa era stata testimoniata non solo dagli occhi
dei Suoi discepoli, ma dalla loro vita radicalmente trasformata che, in forza
di questa sconvolgente esperienza, avrebbero sfidato, come di fatto fecero, il
mondo intero. La forza di questa Sua identità divina rimane oggi di potenza
inalterata.
Vedete allora che Gesù non
entrato nella storia del mondo per darci l’occasione delle vacanze natalizie...
Non entrato nella storia umana per darci motivo di celebrare un’altra festa...
Perché venuto? Il versetto 4 ce ne d risposta. Esso parla della risurrezione di
Cristo dai morti. Il Salvatore promesso venne, fu crocifisso, e risorse dai
morti. Tutto questo influisce oggi pure sul nostro destino temporale ed eterno.
Come? Gli Evangeli ci dicono che Maria avrebbe partorito un figlio che avrebbe
ricevuto il nome Gesù perché "Egli avrebbe salvato il Suo popolo dai
loro peccati" (Mt. 1:21).
Quando lo Spirito Santo tocca la
mente e il cuore di una persona questi le d la grazia di prendere coscienza del
marcio che c'è nel cuore umano: marciume e corruzione che puzza e fa ribrezzo.
Ci d la grazia di comprendere che noi non siamo altro che creature ribelli,
maledette e condannate, che soltanto meriterebbero di essere spazzate via dalla
faccia della terra come agenti inquinanti e deleteri per il bel mondo che Dio
ha creato. Lo stesso apostolo Paolo afferma: "Non c'è alcun giusto,
neppure uno. Non c'è alcuno che abbia intendimento, non c'è alcuno che ricerchi
Dio. tutti si sono sviati... non c'è alcuno che faccia il bene, neppure
uno" (Ro. 3:12). E a scanso di equivoci afferma: "Infatti io
so che in me, ciò nella mia carne, non abita alcun bene" (Ro. 7:18).
Si, quando prendi coscienza della tragedia della condizione umana e della tua
personale situazione di inappellabile condanna (nessuno si faccia illusioni)
allora ti giunge la buona notizia dell’Evangelo che lo stesso Apostolo riassume
cos: "...prima ero un bestemmiatore, un persecutore e un violento; ma
mi stata fatta misericordia... cos la grazia del Signore nostro ha
sovrabbondato con la fede e con l’amore che in Cristo Gesù. Questa parola
sicura e degna di essere accettata, che Cristo Gesù venuto nel mondo per
salvare i peccatori, dei quali io sono il primo" (1 Ti. 1:15).
Che il Signore volesse che
ciascuno di voi qui presente potesse prendere coscienza di questo fatto e
cadere in ginocchio davanti a Dio confessando il proprio peccato ed affidando
la propria vita al Salvatore Gesù Cristo!
III. La benedizione
Com'è possibile che Dio voglia
perdonare e salvare uomini e donne come noi, accordarci la grazia e nel contempo
rimanere un giusto giudice del peccato umano? La risposta ancora identità di
Cristo.
"Io sono un’agnellino...
Gesù il mio Pastore" dice quell’inno cristiano ben conosciuto ai bambini.
Prima ancora di essere Pastore, Gesù stato Lui stesso "agnello". Quel
bambino, figlio di Maria sarebbe diventato quello che Dio aveva inteso che lui
diventasse: il Salvatore del mondo. Giovanni Battista disse di Lui: "Ecco
l’Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo!" (Gv. 1:29).
Un agnello senza difetto o
macchia era l’animale che anticamente veniva sacrificato sull’altare dai fedeli
per invocare il perdono di Dio sui loro peccati. Un agnello innocente sarebbe
stato colpito, ucciso al loro posto, al posto della persona stessa, che pure
avrebbe dovuto giustamente essere punita a causa del suo peccato. Certo un
povero animale innocente non avrebbe potuto essere il sostituto del peccatore e
ricevere lui la condanna che a quest’ultimo sarebbe stata dovuta. Gli antichi
agnelli sacrificali erano per prefigurazione di quello che sarebbe avvenuto con
Cristo, "agnello di Dio" che toglie il mio peccato, vittima
sacrificale innocente che volontariamente vuole prendere su di sé la mia
condanna affinché io ne sia liberato. Esattamente questo avvenuto con Cristo.
Ecco perché Cristo Gesù venuto: non soltanto per darci un esempio, ma per
offrire la Sua stessa vita come sacrificio espiatore del mio peccato. Forse non
ci riflettiamo mai abbastanza, ma Cristo venuto affinché io, maledetto
peccatore, potessi essere riabilitato davanti a Dio, ed al costo della Sua
vita. Come vorrei che chiunque celebra oggi il Natale potesse comprendere
questo senso ultimo della venuta di quella divina persona di cui celebra la
nascita!
Capite allora il senso della
missione apostolica di Paolo come di tutti gli altri annunciatori di questo
Evangelo? L’Apostolo chiamato ad annunciare la grazia, ciò il favore e la
misericordia di Dio e condurre uomini e donne di ogni nazione all’ubbidienza
che sorge dalla fede. "Ubbidienza" qui implica la sottomissione alla
legittima autorità e signoria di Dio. Dio il Creatore, Signore e padrone
dell’intero universo; noi siamo Sue creature e come tali possiamo trovare la
migliore realizzazione di noi stessi soltanto nella misura in cui la nostra
vita vissuta in comunione ed in armonia con Dio: questo lo scopo ultimo
dell’Evangelo.
Paolo scrive ai cristiani di Roma
con grande gioia perché Cristo Gesù nato nella loro vita: sono stati chiamati
al ravvedimento, alla fede ed alla salvezza, ed essi hanno risposto con gioia.
Si sono resi conto di essere amati da Dio di un amore senza limiti, un amore
tale che Dio ha dato la Sua stessa vita in Cristo per loro. Si sono resi conto
di essere chiamati ad essere santi, ciò chiamati ad appartenere in modo
speciale a Dio "ad essere santi ed irreprensibili davanti a Lui
nell’amore" (Ef. 1:4).
La loro vita stata cos
radicalmente cambiata ed il loro destino eterno ora quello della salvezza
accanto al Dio e Padre del Signore Gesù Cristo.
Grazia e pace il dono di Cristo
Gesù: si tratta di una grandissima benedizione: in Cristo possiamo ricevere grazia
e pace da Dio: non questo ci che ciascuno di noi desidera dal profondo del
suo cuore? Perché non rinunciare in questo stesso momento all’orgoglio che ci
tiene lontano dalla fonte della vita? Perché non rinunciare in questo stesso
momento alla nostra caparbia e stupida volontà di essere noi stessi padroni e
signori della nostra vita? Non potremo avere nulla di buono mai se non ci
sottomettiamo alla realtà delle cose: il mondo e noi stessi appartiene a Dio e
solo in comunione con Lui potremo godere di benedizioni eterne. Fra le tenebre
e la disperazione e la luce e la gioia non esiste altra alternativa. Perché ci
ostiniamo a rifiutare ci che nel nostro cuore sappiamo benissimo essere vero?
Conclusione
Ecco che cosa vediamo quando
guardiamo nella vita di Gesù: il segno di un amore eterno e sconfinato, il
segno di colui che vuole soddisfare ad ogni giustizia pagando lui stesso il
debito che noi dobbiamo a Dio.
Guardando il volto di Cristo noi
scopriamo il volto di Dio, perché "Tale Padre, tale figlio". Beati
noi quando scopriamo chi si nasconde nel volto di Colui di cui a Natale
celebriamo la venuta nel mondo. Mettiamoci anche noi nel numero di coloro che
quella notte vengono a prostrarsi davanti a Colui che nato per la nostra
salvezza.
(Paolo
Castellina, 23 dicembre 1994. Tutte le citazioni bibliche, salvo diversamente
indicato, sono tratte dalla versione Nuova Diodati, Ediz. La Buona Novella,
Brindisi 1991).